Test E-Bike Thok MIG

Quella di ieri e’ stata una domenica “elettrica“. A Formello infatti c’e’ stata l’opportunita’ di provare le neonate e-bike “Thok“,
sviluppate dal campione di downhill Stefano Migliorini. Non e’ cosa da tutti i giorni poter provare gratuitamente un mezzo simile, e
quindi malgrado io non sia una fan sfegatata delle elettriche (ne avevo gia’ parlato in passato) mi sono cimentata in questo test,
complice anche la ancora non perfetta forma fisica post infortunio.
Il test prevedeva di poter usare la bici per 20/30 minuti, effettuando quindi una salita e una discesa lungo uno dei piu’ divertenti
trail di Formello: la Pecora: trattasi di un percorso molto flow, con paraboliche, rilanci e qualche saltino. Niente di diffiicile,
per permettere a chiunque di prendere confidenza con un mezzo che, ci tengo a sottolinearlo fin da subito, ha uno spettro di utenza
veramente ampio che va dall’ex discesista al pensionato sportivo, passando per chiunque sia attratto dalla mtb ma che non abbia voglia/
tempo/allenamento per pedalare, fidanzate di bikers incluse.
Le caratteristiche tecniche della bici da me provata (il modello base MIG) le trovate sul sito ufficiale. Non mi dilunghero’ in analisi dettagliate della componentistica: per farla breve abbiamo a che fare con una full da 150 di escursione con gomme plus, ovvero 2.8 di sezione, cosa che secondo me da molta sicurezza in piu’ in discesa senza compromessi su un mezzo assistito .

thok mig ebike

thok mig ebike 2

Veniamo a noi. Finalmente salgo su questo mostro elettrificato. Forse la M e’ un pelo grande di taglia, ma per farci un giretto no problem.

ebike test

Per regolare l’assistenza si usa un manettino in stile cambio, non molto intuitivo a dire il vero. Sul display viene poi indicato il livello di assistenza e la velocita’. L’attrezzo, come del resto mi aspettavo, cammina da solo, mantenendo pero’ un’assistenza molto fluida e meno scattosa rispetto ad altre bici elettriche su cui ero salita in passato. Fatto sta che cammina da solo e non si lascia intimorire dalla prima rampetta, malgrado la modalita’ eco, ovvero quella base.

Rapidamente raggiungiamo l’inizio della discesa. La bici cammina, le sospensioni sono un pelo rigide forse per il mio peso ma siamo su un sentiero easy quindi no problem grazie anche ai gommoni plus. Ho fatto tutta la discesa in modalita’ eco, e comunque il fatto di avere un motore, un qualcosa che spinge si sente, non stiamo lavorando piu’ solo con la forza di gravita’. Difficile spiegare questa sensazione, fatto sta che basta mezza pedalata e riparte subito, non hai il fiatone negli strappi, ma vista la facile accelerazione richiede una guida molto attiva.

kiaz ebike mig

Nei salti malgrado i 20 kg abbondanti di peso riesco a tenerla benino anche se qualche volta ho rschiato di perdere i pedali, probabilmente
per tecnica errata. E fin qui tutto bene.

Ma il vero potenziale di questi mezzi e’ la salita. La risalita nella macchia condivisa dai trail cinghiale/pecora/picchio , che pedalata puo’ essere tanto rilassante quanto pallosa (dipende dai punti di vista)
diventa un divertimento, perche’ de facto e’ … non dico un altra discesa ma un singletrack pianeggiante con curvette e passaggi divertenti. Ecco che quindi la guida diventa attiva anche in salita, e da qua capisci che e’ qualcosa di diverso, qualcosa che puo’ cambiare il concetto di bikepark. Usando la modalita’piu’ potente, la boost, arriviamo a superare tranquillamente i 20 km/h in salita, velocita’ che normalmente io faccio in discesa, e quindi potete capire come un sentiero possa diventare divertente anche al contrario. De facto, cambia il modo di concepire alcuni aspetti della mtb. E’ un mezzo orientato prettamente alle abilita’ di guida e dove il motore da un grosso aiuto. Insomma una cosa diversa. Molto divertente ma diversa.



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Cerchiamo di trarre qualche conclusione, anche se sull’argomento si potrebbero scrivere megabytes di caratteri.

Ci sono due aspetti da tenere in considerazione.

Uno filosofico/emozionale, l’altro tecnico. E ancora un’altro aspetto IMHO, legato alla salute e alla forma fisica.

Partiamo dalla questione tecnica: al mezzo testato non si puo’ dire niente. E’ semplicemente pereftta e credo che se presa di una taglia in meno e con le sospensioni tarate giuste diventi un gran bel giocattolo, ottimo per fare i criceti anche senza  la seggiovia, per divertirsi senza faticare troppo (lo sforzo diventa molto simile a quello che si fa facnedo solo discesa,
tipo bikepark meccanizzato per intenderci) e magari per esplorare la montagna a caccia di nuovi trails ampliando il range di  dislivello e km percorribili. E tutto questo non e’ poco, a patto di poterselo permettere in termini economici (i prezzi partono da poco meno di 4000 Euro…) .

Unico scetticismo la gestione di un mezzo di tale peso in percorsi piu’ tecnici e meno scorrevoli come possono essere i  Ripetitori di Civitavecchia. Molto probabilmente tocca adeguare la tecnica al mezzo, ma al momento non ho elementi per addentrarmi nella questione.

Ma ma ma ma …. #Slayerina ??… ecco. Nel pomeriggio risalgo sul mio mezzo a pedali veri,che mi aspettava un po’ triste in un cantuccio.

slayerna

Eccolo,salgo sul mio cancellino vintage e mi sparo una run su scoiattolo + cinghiale. Niente da fare. Il fare da me continua a piacermi di piu’ almeno in discesa. Sono piu’ sicura sui salti, conosco bene il mio mezzo con i suoi pregi e i suoi difetti. E dopo aver portato un attrezzo da 20kg con il motore …
Slayerina sembra una bicicletta.
MA SLAYERINA e’ una BICICLETTA !!!!!
Mi da piu’ sicurezza … certo avesse le gomme plus … ma poi come salgo ?
Slayerina e la sua ferraglia meccanica. I suoi rumori.

Nessun fruscio di motore. Enjoy the silence.

Slayerina che nei rilanci vuole che io usi le gambe …. si si le gambe i prosciuttini. I miei quadricipiti femorali che tanto sto faticando ad allenare.
E ora che c’e’ la salita … che si fa . Facile. Si pedala. E ci si guarda intorno, finamente. Vado piano ma almeno mi godo la  natura e l’ambiente.

Per me la bici e’ uno sport e finche’ FCMAX=220-ETA’ sara’ sufficente a farmi pedalare pedalero’. Con i miei  limiti e la mia velocita’. Al momento non ho sogni elettrici. Arriveranno quando la vecchiaia mi imporra’ questa scelta, fermo  restando che magari la possibilita’ di affittarne una in determinate situazioni puo’ essere divertente.
Surf a parte, che come gia’ osservato in passato non e’ sufficiente a manenersi in forma, la bici e’ l’unico sport che pratico con
costanza. Odio le palestre e ho dei problemini fisici che mi proibiscono attivita’ con i pesi. Ben venga allora quel po’ di fatica
che faccio nei weekend 😉 . A pedali , finche’ girano le gambe.

C’e’ da dire una cosa pero’: queste bici elettriche danno una grande speranza, quella di potersi continuare a divertire anche con gli anni che passano. Il poter continuare comunque a stare all’aria aperta, sgambettare senza farsi venire le traveggole significa poter andare in bici anche con gli anni che passano.

Ed e’ sempre piu’ frequente vedere persone “grandi” ma felici di poter tornare bambini grazie a queste e-bike. Quindi … lunga vita alle e-bike e all’evoluzione tecnologica al servizio di una vita piu’ lunga e migliore 😉

Never stop riding, even with an engine 😉

Si ringraziano Thock Bikes di Stefano Migliorini, Bike Store Ciampino, il gruppo Stonati MTB enduro (che ringrazio anche per il video da cui sono catturate alcune immagini incluse in questo post), e ovviamente i locals di
Formello per i trail sempre perfetti e la location 😉
https://www.facebook.com/groups/StonatiEnduroMtb
https://www.facebook.com/BikeStore.srl/
http://www.mtbformello.it/
http://www.thokbikes.com/
Al prossimo test !


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MTB: Ripetitori Rotella 4 dummies

La sicurezza post infortunio aumenta, e vista la bella giornata decido di portare #slayerina a fare un ultimo giro ai Ripetitori, prima che il caldo renda questo giro proibitivo. Non amo il caldo e sopratutto faccio molta fatica a svolgere attivita’ fisica quando le temperature aumentano, e gia’ il giro di ieri in alcune salite (ma non solo) si e’ rivelato molto piu’ faticoso rispetto ai mesi invernali.

Velocita’ media da dimenticare, prima salita con le sue rampe impegnative anche se asfaltate affrontata con estrema calma. In cima come sempre pero’ si sta bene c’e’ una bella arietta fresca e il panorama anche se ormai ben noto fa sempre il suo effetto. Senza dubbio meglio quassu’ che ad oziare su una qualche spiaggia del litorale.

rip top

Iniziamo a scendere. Scelgo il Rotella, il piu’ scorrevole dei trails della zona: alcuni passaggi per me sono ancora un pelo complicati, la solita paura sui tratti rocciosi la fa da padrona, ma nel complesso a sto giro mi sembra di aver girato piu’ fluida ed essermi piantata di meno.

Rotella4Dummies from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Mucche pazze che non si spostano a parte, La parte bassa del Rotella e’sempre un mix tra parti un po’ piu’ scorrevoli e passaggi in cui tocca districarsi tra le rocce, con qualche ripidone ostico che stavolta pero’ ho quasi chiuso. Sono andata lungo solo su un tornatino senza sponda su cui mi e’ partito il posteriore.
Sante ginocchiere e santo tutore per la caviglia.

mucca rotella marangone 1 marangone 3 uscita rotella

Sbuchiamo nella sempre bella valle del Marangone , e si riprende piano a pedalare per una seconda run. Sosta obbligata alla fontana,
unica nota positiva per combattere il caldo, che nel fondovalle si fa sentire (e siamo solo a meta’ maggio … )
La risalita e’ molto dura, sia per il fondo supersecco che per le rampe che non perdonano . Fatto sta che non me la sento di salire fino
in cima e opto per riprovare il trail “Razzola“, che fara’ parte della gara di Enduro di fine mese. Questo sentiero lo avevo percorso
la prima volta che sono andata ai Ripetitori, e mi ricordavo alcuni punti abbastanza ostici.

start razzola

razzola strat 2

E’ un sentiero molto fisico, alterna tratti flow a contropendenze piuttosto antipatiche, e dulcis in fundo, un tremendo ripidone che non ho avuto (e che probabilmente mai avro’) il coraggio di affrontare in sella. Diciamo che non e’ il mio genere di trail, almeno, non tutto, ma ha il vantaggio
di essere quello che porta piu’ vicino all’uscita dalla strada bianca che si ricongiunge all’asfalto.

Strada bianca appunto, perche’ purtroppo non abbiamo finto di salire. Un ultimo tratto di carrabile sterrata per arrivare all’asfalto, estenuante sia
per la stanchezza (per chi dice che in discesa non si fatica – in certi rilanci arriviamo a 170 bpm) che per il caldo e l’assenza di vento.

Conclusione: la parte bassa dei ripetitori e’ per me game over fino a quest’autunno. Forse si puo’ fare i criceti sulla parte alta,
molto ventilata salendo fino al cancello in macchina, migliorando le skill sui passaggi tecnici … Ma una cosa e’ certa. In attesa
della trasferta alpina di Agosto tocca trovare posti piu’ freschi per girare (si accettano suggerimenti)


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TRACCIA GPX SCARICABILE NEL PRIMO ARTICOLO, QUA

Surf: si ritorna a scivolare al Circeo

Le premesse per passare una bella giornata di surf al Circeo c’erano tutte. Le previsioni meteo erano abbastanza chiare e concordi, e sulla carta c’era da aspettarsi una situazione ottimale per ricominciare a muoversi anche in acqua e vedere come si comporta la caviglia a 15 giorni dall’infortunio. In effetti le promesse vengono mantenute, e il Carrubbo mi accoglie con una splendida giornata e piccole e lisce ondine, l’ideale per riprendere confidenza con il mare.

circeo vertcirceo h

Vista la giornata easy decidiamo di portare in mare anche la action cam, e documentare questo ritorno al surf dopo quasi 20 giorni di stop. La caviglia e’ ancora convalescente, il tutore aiuta ma nel surf comunque i movimenti sono molto piu’ particolari e orientati alla torsione, quindi alcuni passaggi risultano un pelo complessi. In particolare la disciplina da me praticata, il longboard, implica il camminare avanti e indietro sulla tavola per mantenere la velocita’, cosa che con una caviglia dai movimenti ancora un po’ limitati nn e’ facilissima.

nilox1

nilox1

Malgrado tutto e’ sempre divertente e piacevole scivolare con la mia #Violetta , anche quando non ci si resce a muovere in modo ottimale. Qualche ondina carina pero’ e’ arrivata, come da video :

Circeo Longboard Surfing Small Waves from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Unica nota se possiamo dire “negativa” della giornata, la non facile convivenza con alcuni principianti. L’attesa a volte lunga tra una serie e l’altra faceva si che le onde di un certo rilievo non erano molto frequenti, e conseguentemente molto ambite da tutti. Premesso che in teoria andrebbe rispettata la regola “1 onda 1 surfista” e che ha la precedenza chi parte per primo piu’ internamente nel caso di un onda solo destra (o solo sinistra) , se non si e’ in grado di tagliare correttamente l’onda sarebbe bene evitare di provare a partire se altri remano sulla stessa onda. Tutti siamo stati principianti, non tutti si ricordano di esserlo stati. Una cosa pero’ mi sento di dirla. Se si cerca di posizionarsi in maniera opportuna e non si rema forsennatamente su qualunque cosa arrivi allora forse l’onda buona arrivera’ ….

Alla prossima swell, sperando che la caviglia guarisca del tutto 😉

 

 

Microtraumi ….

Cadere rialzarsi ripartire … cadere farsi male recuperare ripartire … Praticare action sports o attivita’ outdoor in generale
significa anche imparare a convivere con traumi piu’ o meno importanti.

Fa parte del gioco , e piu’ vai avanti con gli anni piu’ diventi consapevole che non sei piu’ di gomma, e che a volte bisogna dare ascolto allo spirito di conservazione.
Ma non e’ detto che i microtraumi siano per forza legati alla bici o ad altro attrezzo sportivo. Poco piu’ di una settimana fa durante un giro esplorativo in una poco nota e battuta zona delle mie terre d’origine in provincia di Torino sono stupidamente inciampata in un sasso, cadendo rovinosamente e ritrovandomi con una brutta distorsione  alla caviglia destra.

colle forchetta val di lanzo colle forchetta val di lanzo colle forchetta val di lanzo colle forchetta val di lanzo

Risultato ? Niente di rotto, ma qualche giorno con le stampelle non me lo ha levato nessuno. Poi tutore(simpaticamente soprannominato robocop) e pian piano si riprende confidenza con i pedali, dato che la bici ha un gran vantaggio: dal punto di vista impatto sulle articolazioni e’ un attrezzo molto tranquillo, certo, vietato fare i salti o cercare guai tra gli sgarupi.

tutore robocop

E cosi’ prendo il coraggio a 4 mani e rientrata a Roma inizio con qualcosa di semplice: la sughereta di Pomezia e’ un parco pieno
di singletrack senza niente di difficile ma divertenti quanto basta per passare un paio d’ore in tranquillita’ a 15 minuti dall’EUR. Stringiamo bene il tutore e si parte pedalando. Le gambe funzionano il fiato tocca rifarlo un pelo ma dolori non ne sento. Proviamo anche qualche passaggio un pochino piu’ tecnico, devo evitare di caricare la gamba destra ma dove si riesce a scegliere bene la linea problemi non ce ne sono. Unico
fastidio le vibrazioni, devo evitare percorsi troppo scassati per il momento. Ma 2 belle orette a pedali senza sforzo eccessivo  le abbiamo fatte.

sughereta pomezia sughereta pomezia fiori sughereta pomezia

Visto che mi sento abbastanza sicura decido di replicare a Formello. Anche qua la scelta e’ di stare tranquilli, non fare nientedidifficile, guidare con il massimo flow evitando i salti e scegliendo linee pulite senza eccedere nella velocita’.
Certo se si poteva saltare era piu’ divertente, ma una guida piu’ rilassata mi permette di essere stranamente piu’ performante sulle salite.
Cinghiale, pecora bassa e poi Volpe. Senza correre copiando i salti obbligati rimanendo in sicurezza. Tempi di percorrenza e medie piu’ che dignitose per il mio poco e incostante allenamento. Ma gia’ solo il sapere che in bici ci posso andare, e che riesco pure a divertirmi e’ una gran cosa.

cinghialepecoravolpedati volpestart

Per tornare a fare surf ci vorra’ ancora tempo, ma per ora concentriamoci su #Slayerina e sulle piccole grandi soddisfazioni che mi da 😉

Never stop riding 😉


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Mtb: pineta di ostia mini bikepark

La Pineta di Ostia , seppur tendenzialmente pianeggiante puo’ diventare un interessante posto per migliorare la tecnica nei salti in mountain bike. Infatti grazie ad alcuni volenterosi locals sono comparse rampette e nortshore nell’area circoscritta tra la ferrovia e il canale dei pescatori. Diciamo che non e’ un posto apprezzabile dal punto di vista ambientale, anzi purtroppo il degrado e’ piu’ che evidente (un peccato per un posto che comunque permette a chi sta a Roma Sud un minimo di allenamento divertente) , ma la bella giornata di ieri e i saltini costruiti piu’ che bene mi hanno permesso un oretta di sano divertimento in modalita’ criceto 😉

ostia northshore

ostia jump

Il modo piu’ facile (e anche piu’ sicuro se si e’ in macchina) e’ quello di entrare in pineta all’altezza dell’incrocio tra Via di CastelFusano e il canale dei Pescatori. Seguendo poi la traccia gps gpx o semplicemente riferendosi alla mappa qua sotto dovreste riuscire a trovare la zona con i passaggi costruiti.

mappa pineta

Il terreno regge molto bene la pioggia, quindi e’ un posto ottimo per divertirsi un pochino anche in caso di maltempo. Inoltre essendo tendenzialmente morbido (in questo aiutano anche gli aghi di pino) e’ davvero facile avvicinarsi ai salti in discreta sicurezza.

Dowload traccia GPS GPX


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Forcella vecchia fa buon brodo … o no ?

Se andiamo a vedere il setup originale della mia biciclettina (#slayerina x gli amici) noteremo che montava una forcella ad aria marzocchi AM 1 con escursione di 150 mm, sulla carta superiore alla attuale rockshox Pike a molla da 140. Il principale abbandono della Marzocchi lo scorso anno e’ stato causato dal prematuro smarrimento del pomello del sistema ETA, ovvero del congegno che permette la riduzione della corsa a 120 mm in modo da agevolare la salita. Senza tale feature #slayerina somiglia ad una bici da freeride old-school, e in saliita non si pedala.

slayerina

Lo scorso we, convinta da un’amico abbiamo provato a rimontare la Marzocchi, dopo essere riusciti a costruire un pomello altrnativo per rimettere in funzione l’ETA. E’ stata occasione anche per montare il nuovo attacco corto del manubrio , altra piccola utile modifica utile per migliorare le performance in discesa di bici datate o entry level.

attacco40mm

Geometricamente parlando, le differenze si sentono. Il solito Formello e’ stato il banco di prova per queste modifiche, e la migliore confidenza sui salti e’ un dato di fatto :

Purtroppo non e’ tutto oro quel che luccica. La vecchia Marzocchi, seppur piu’ leggera e con maggiore escursione si e’ rivelata inaffidabile sui piccoli urti, mostrando ancora problemi sul rebound (ritorno). Probabilmente una revisione approfondita potrebbe riportarla agli antichi splendori o decretarne definitivamente la fine. Vedremo se riusciremo nell’impresa.

Quindi il giorno dopo rimontiamo la pike a molla. 1 cm in meno di escursione, peso maggiore e la sicurezza del perno passante, oltre al sistema meccanico di riduzione della corsa, meno sofisticato dell’ETA ma sicuramente piu’ semplice e affidabile. Manteniamo l’attacco corto del manubrio, e si va immediatamente a testare la bici sui saltini della pineta di Ostia …

pineta

La bici e’ OK, e qualcosa geometricamente abbiamo comunque guadagnato senza perdere in salita, l’attacco corto permette una maggiore facilita’ a stare arretrati, aumentando la sicurezza sui salti malgrado il cm in meno e il conseguente sterzo piu’ chiuso.
Concludendo , con una bici dalle geometrie un po’ datate qualche accorgimento a basso costo puo’ migliorare un pelo le performance, i limiti purtroppo nel caso Slayerina arrivano dalla forcella: il cambio dello standard per i cannotti sterzo (da dritto da 1 pollice e 1/8 a conico) ha ridotto notevolente le scelte per gli upgrade, a meno di non ravanare nei mercatini dell’usato sperando in un po’ di fortuna. Tranquillli cmq, per ora #slayerina resta con me 😉


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Quante calorie si bruciano con il surf ?

Quante calorie si bruciano facendo surf ?

Quante calorie si bruciano facendo surf ? Meno di quanto molti immaginano.
due session di longboard molto simili come intensita’ mare piccolo, liscio e divertente, periodo lungo affollamento medio-alto.
Insomma una tipica situazione italiana. Al cardiofrequenzimetro l’ardua sentenza :

cardio surfcardio surf 2
Come potete vedere nella migliore delle ipotesi siamo attorno a poco piu’ di 300 kcal/h … insomma una passeggiata un po’ veloce 😉
La sottoscritta ha comunque un buon allenamento a livello di remata, e remare mi impegna poco piu’ che camminare.
Abbiamo un po’ di picchi esplosivi nel momento dei takeoff , ma considerati i notevoli tempi morti il dispendio e’ tutt’altro che
elevato. Lavorare comunque si lavora, standup e controllo della tavola richiedono una buona base atletica.

Con questi dati alla mano sottolineo il fatto che il surf come unico sport – praticato magari solo nei weekend – non e’ sufficente per mantenersi in forma, a meno che non si segua anche un qualche programma di preparazione atletica a secco …

Sarebbe interessante confrontare i miei dati con quelli di qualcuno che surfa con la shortboard, per avere un termine di paragone e
per capire se la diversa galleggiabilita’ della tavola influisce sul dispendio energetico.

Insomma stare in acqua fa bene, sopratutto dal punto di vista psicofisico, ma considerata anche la discontinuita’ delle condizioni
meteomarine nostrane non possiamo affidarci al surf per restare in forma o ancor peggio perdere peso.

Altro parametro da tenere in considerazione e’ il livello del surfista : molto probabilmente un principiante alle prime armi , magari poco allenato dal punto di vista aerobico avra’ un dispendio maggiore, facendo piu’ fatica nel compiere movimenti nuovi . Allo stesso modo utilizzare una tavola a cui non siamo abituati. Dubito fortemente che dovendo remare una tavola corta riuscirei a mantenere la frequenza cardiaca media a 108 bpm …. insomma surf 4 fun, not 4 fitness 😉

circeo sliding circeo turn

Tutti i rilevamenti sono stati fatti con il cardio waterproof da polso MIO ALPHA2

mio alpha su crc

Test Cardiofrequenzimetro da polso MIO Alpha 2

Da un po’ di tempo volevo ricomprare un cardiofrequenzimetro. Ho usato per un breve periodo un paio di modelli decathlon economici
dotati di fascia, il loro dovre lo facevano ma il sistema puo’risultare piuttosto scomodo per una donna, almeno per la mia esperienza.
Quindi mi sono orientata su un prodotto con sensore al polso, sempre piu’ diffusi e accessibili. Volendo usare il dispositivo anche
in acqua la scelta si restringeva a modelli impermeabili almeno a 3 ATM. Con il mio budget limitato i modelli appetibili non sono tantissimi, e la scelta e’ caduta sul MIO Alpha 2, che gia’ avevo addocchiato da un po’ su alcuni siti web.

mioalpha2

Il MIO Alpha 2 e’ un orologio/cardio “puro” . Non e’ una fitness band/smartwatch , quindi non ha funzionalita’ extra oltre a quello
per cui e’ stato concepito, ovvero rilevare la frequenza cardiaca, calcolare le calorie consumate e gestire le zone target. Queste
tre cose le fa in maniera piu’ che dignitosa.

Il device e’ un pochino macchinoso da programmare la prima volta, l’assenza di touchscreen e la presenza di due soli pulsanti rende
un po’ complesso il primo setup, ma poi una volta capito e imparata la sequenza di tasti tutto va per il meglio. Dopo aver inserito
i propri dati e la frequenza cardiaca massima (calcolata automaticamente con la forumula 220-eta’, ma modificabile manualmente)
vengono calcolate le zone target, ed e’ possibile scegliere tra il sistema piu’ semplice e classico a 3 zone e quello piu’ preciso a 5 zone.
Il primo rilevamento dei battiti richiede di tenere per alcuni secondi il device fermo, le prime volte potrebbe essere un po’ lento
e richiedere di ripetere l’operazione, ma ho notato che con l’utilizzo quest’operazione si velocizza. Appena ottenuta la frequenza
cardiaca sul display possiamo avviare il timer e iniziare la nostra attivita’: solo in questa modalita’ il device registrera’ i
dati relativi all’allenamento e potra’ fornirci statistiche alla fine.

La prima prova la ho effettuata in mare, con una sessione di surf di 2 ore. Ho tenuto il cardio sotto la muta, la temperatura dell’acqua
era sui 15 gradi e il dispositivo non ha mai smesso di rilevare la FC. Il cinturino, disponibile in piu’ misure sta ben fermo anche
su polsi stretti come il mio senza essere troppo fastidioso . La variazione di zona target viene indicata con il led luminoso (che sotto
la muta non potevo vedere) ma anche con un segnale acusitico. Dopo 2 ore con mare abbastanza impegnativo (non tanto per la misura
ma quanto per la freuqenza delle serie e la difficolta’ a risalire in lineup) ecco le statistiche, che mi sembrano abbastanza prcise:
lo scorso anno avevo usato anche uno smartwatch samsung, e i dati del MIO sono compatibili con quanto avevo ottenuto con il samsung.

Ho voluto provare anche il device durante la stessa giornata in un breve e tranquillo giro in bici. Anche qua nessun problema particolare.
Unica nota negativa rispetto ai prodotti a fascia e’ che a volte il device tende a “laggare” inteso che la frequenza cardiaca mostrata sul display non sempre e’ mostrata in tempo reale, ma richiede probabilmente un tempo di calcolo di alcuni secondi.
A tal proposito consiglio di non fermare il timer appena finito l’allenamento, ma di aspettare qualche minuto in modo di avere la certezza di aver raccolto tutti i dati.


Nel complesso un buon prodotto di fascia econocmica adatto sopratutto per chi fa sport acquatici :

PRO :
Comodita’ e funzionaliita’
rapporto qualita’ prezzo
impermeabilita’ fino a 3 atm
durata della batteria
CONTRO :
leggero lag nel rilevamento della FC
app per smartphone un po’ limitata (ma e’ possibile interfacciare il device ad altre fitness app)
display piccolo, impossibilita’ di vedere contemporanemanete ora e frequenza cardiaca .

Il Mio Alpha 2 e’ acquistabile su CRC

mio alpha su crc

 

MTB: cadute e nuovi traguardi

Cadere, rialzarsi, ripartire. Senza paura.

Provare un nuovo passaggio tecnico o un salto un po’ piu’ alto. Queste piccole sfide personali fanno parte di quella che per me e’ la parte piu’ divertente della mountain bike.
Spesso e’ piu’ facile superare i propri limiti quando si e’ in compagnia di qualcuno con un livello superiore al proprio. E cosi’ e’ stato lo scorso weekend in cui ho avuto la possibilita’ (finalmente) di girare in gruppo con Fabio, Sara e Simone: quest’ultimo in particolare e’ un biker di alto livello, con ottima tecnica e allenamento, e la sua presenza e’ stata determinate nel farmi trovare il coraggio di affrontare salti mai provati in precedenza e di aumentare la velocita’ sullo scorrevole riuscendo addirittura a chiudere i “doppi” (salti in cui c’e’ un “vuoto” tra dente e atterraggio) presenti sull’ormai ben noto trail “la pecora” di Formello

salita pecora

Poter seguire un biker esperto e’ molto utile per capire come impostare le curve e come ottimizzare le traiettorie perperdere meno velocita’ possibile. Purtroppo non e’ cosa semplice quando il gap di livello e’ alto, ma la fortuna di non essere l’unica ragazza del gruppetto e di essere in un gruppo con altri biker di livello eterogeneo ha reso la cosa piu’ semplice. Purtroppo la pazienza non e’ dote da tutti, non ho ancora l’allenamento ottimale per seguire gruppi organizzati senza fare la figura del “tappo”.

fine pecora

Quindi domenica e’ stata una grande occasione di darci dentro e affrontare cose mai fatte prima, come il saltone della “Capra”

saltocapra saltocapra1

Il primo tentativo e’ andato alla grande, poi la scimmia mi ha fatto riprovare, e il risultato e’ stato un po’ meno soddisfacente:
carico eccessivo sull’anteriore con splendido volo in avanti … risultato un paio di bei lividi …

botto

Ma poco importa. Il casco Bell (qui il mio TEST) mi ha risparmiato un incontro ravvicinato con il dentista, e per il resto i lividi passano …
ci si rialza e si riparte, senza paura. Certo, bisogna accettare il rischio e sapere che qualche livido e’ da mettere in conto, sempre e comunque.

La paura ci aiuta a conoscere i nostri limiti. E’ normale aver paura affrontando un nuovo passaggio.

scoiattolo start pecora linea hard

Meglio comunque evitare di fare cose che non ci sentiamo di affrontare, specie se siamo da sole/i. E anche quando si cade, conviene
cercare di liberarsi dalla bici quando possibile, sfruttare le protezioni per attutire l’impatto , e se andiamo lungo preferibilmente rotolare piuttosto che infossarsi. In mtb e in particolare nelle discipline gravity si cade, quindi consiglio a chiunque voglia avvicinarsi a questo tipo di tracciati di dotarsi di protezioni (almeno ginocchiere, gomitiere e casco meglio se full face)


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Ringrazio ancora Simone, Sara e Fabio x la compagnia e la pazienza 😉 speriamo che ci siano altre occasioni per girare assieme. 



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