Finale with Friends

SPOILER

Non amo le seggiovie ma ogni tanto (raramente) ne faccio uso.
Preferisco pedalare (tranquilli, anche a pile si pedala)
Non avrei mai pensato in vita mia di andare a Finale Ligure e farmi scarriolare tutto il giorno con un furgone per fare il criceto.
Ma per gli amici questo e altro.

In questo articolo fate finta che io abbia qualche anno di meno e anche meno esperienza in bici (ne bastano giusto un paio) e che la sfida con il destino non sia mai esistita. O forse si. Non lo so. Finale e’ finale e facendo un paragone con il surf e’ come surfare in oceano dopo anni nel nostro laghetto mediterraneo.

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Bici carica
Batteria carica anche se stavolta non ci serve.
Manca circa un quarto alle 7 e ho una destinazione impostata su maps.
99 ad Ovest da qui. Destinazione Finale Ligure aka La Mecca della MTB

Aspettative zero, se non quella di una bella giornata a ritrovare vecchi amici.
Perche’ e’ vero che Roma non mi manca per niente, ma mi mancano tantissimi biker con cui ho girato in questi anni.

E’ un piacere rivedere “a soli 100 km da casa” Guido, Ivano, Roberto e altri nuovi amici targati RM.
Mi mancava la loro allegria il loro far casino. Mi mancava un giro in compagnia .

Dopo i saluti di rito si va a caricare le bici sul furgone. Destinazione Base Nato, 1000 d+ circa da guadagnare a suon di tornanti … con la sottoscritta che a meta’ strada si arrende e chiede di stare davanti. Era meglio pedalare penso tra me e me.

La notte ha piovuto, e questo ci costringe ad iniziare da Base Nato , mentre io speravo di vedere il famoso RollerCoaster.
Poco male.
Finale sembra un altro pianeta. Un quantitativo di bikers, tra cui ragazze, famiglie, bambini, mai visto in nessun altra location.
Sentieri ovunque.


Attacchiamo la prima discesa , che si chiama Madre Natura , io ho le gambe molli. Non sono abituata a girare senza pedalare un po’.
Soffro la luce e gli sbalzi sole/ombra. Faccio fatica e non vado come vorrei ma almeno resto in piedi sulla bici.
Il trail sbuca sull’asfaltata, e da qui il furgone ci raccoglie e si torna su
Altro giro altro regalo .
Stavolta il trail mi pare si chiami H. Simile al precedente, io per la scarsa visibilita’ mi pianto e vado dritta ad una curva.
Ancora non ho fatto amicizia. L’unica cosa certa e’ che il setup mullet sulla thok stavolta funziona eccome.
Terza risalita. E’ l’ora del trail ingegnere, che ci portera’ fino a Feglino dove faremo pausa pranzo. Questo gia’ lo conoscevo, e infatti andiamo un pochino meglio (si fa per dire). E’ lungo, tanto lungo, ed e’ mediamente tecnico. Non ha nulla di impossibile ma c’e’ sempre da guidare e stare attenti. Io vado con calma , senza uscire dalla mia comfort zone. Cerco di goderemelo e di sfruttare al meglio il nuovo setup dell’ormai datata thok. Vi lascio il video di questo , dovrete accontentarvi, non sono una pro, ma se qualcuno vuole farsi l’idea di un Finale al rallentatore, questo fa per voi 😀 😀

L’ingegnere e’ lungo, fisico, 5 km di carico continuo su braccia e gambe, ma nel mio caso sono sopratutto le seconde che soffrono.
Pausa pranzo meritata e decisamente allegra in un posto carino in quel di Feglino …

La mia povera thok e’ piena di fango. Le mie gambe sono sempre piu’ molli . Alla faccia di quelli che dicono “ah ma tanto fai solo discesa se vai con il furgone”. Si, diciamo che io sono piu’ reattiva dopo una bella e non eccessiva salita pedalata.
Ripartiamo , e io decido di saltare un trail e mantenere le (poche) forze per il finale della giornata, Rollercoaster , che era un po’ la ragione di questo giro, trail di cui tutti parlano e che io “non ho mai fatto anche se ci sto a 100 km”.

100 km … che erano realativamente pochi quando vivevo a Roma qua diventano tanti. Si , certo la qualita’ dei trail e’ molto elevata, e sopratutto se si ama l’Enduro valgono tutti i km . Ma io so (e devo) anche accontentarmi delle mulattiere che ho a pochi km.

Arriviamo dunque a sto benedetto RollerCoaster, sul quale Guido si offre di accompagnarmi e aspettarmi . Prima parte easy e flow senza davvero niente di strao o di difficile, un lungo drittone in leggera discesa con qualche saltino. Il trail si fa divertente quando inizia ad essere guidato, con una successione di compressioni molto ritmiche e ben concatenate tra loro, che se fatte ad una velocita’ ben diversa dalla mia diventano tutt’altro che banali. Diciamo che fino all’incrocio con la sterratona e’ un trail quasi per tutti.
Diversa e’ l’ultima sezione dove l’ignoranza torna padrona e infatti cado come un sacco di patate su un cambio di terreno da umido a secco. C’e’ molto piu’ da guidare e un ultima sezione multilinea un po’ stile “Rive Rosse” , su cui Guido mi ha gentilmente indicato dove mettere le ruote.
Felice di rivedere l’asfalto … soddisfatta di essere intera … contenta di aver passato una giornata in compagnia .

Mi mancherete ragazzi, come mi siete mancati. Spero di girare ancora con voi … Ora tocca rimettersi a lavorare. La sfida con il destino non e’ finita, e’ appena iniziata ….

eMTB: Andora/Diano e il salto nel blu

Ancora un invito a girare a Ponente. Stavolta arriva da Luca di ebiketour.net . Non do nemmeno troppo peso al giro, mi dice zona Andora/Diano, chiedo se si fara’ il salto nel blu e la risposta e’ affermativa. Il Salto Nel blu e’ forse, dopo i sentieri di Finale, il trail piu’ famoso, fotografato e documentato su Youtube del Ponente o forse della Liguria in generale.
La curiosita’ quindi c’era … ma stavolta arrivare al traguardo non sara’ semplice.
Si preannunciano una 40ina di km e circa 1300 d+- Diciamo che so da subito che con la pila sto al limite e che non sara’ facile chiudere il giro esenti da fatica. Ma ci proviamo.
Chiedo perdono se daro’ + spazio alle mie sensazioni che non ad una precisa descrizione della location, il Ponente lo conosco solo per il surf, e anche il ridelog su Trailforks non mi aiuta al 100%. Iniziamo dunque … simpatico gruppetto elettrico in cui siamo ben due donne, livello … livello .. gia’ il livello. Quella cosa che non so piu’ come definire perche’ e’ troppo relativa. Facciamo prima a dire livello compatibile con il mio, almeno in discesa …
In salita pero’ … o sul mangiaebevi con cui e’ esordito il giro … lasciamo perdere.
La sottoscritta ha scomodato tutti i santi a lei noti, maledicendo fango e “LEPEGO**” in generale, per un lungo e poco piacevole mangia-e-bevi che ci ha condotto al primo trail.
E si attacca subito con una nera. Si chiama “i tecci”, e mena. Mai esposta e mai pericolosa, le difficolta’ maggiorni sono le canale e alcuni punti scavati. Nulla di impossibile ma impegnativa e continuamente scassata.


Dopo una breve pausa in un bar nel fondovalle, risaliamo sul versante opposto. Altro giro altro regalo, un altro trail scassato il giusto, un po’ + guidato e scorrevole con alternanza di pezzi veloci e alcuni tagli mezzacosta di collegamento. Direi piu’ xc moderno che enduro, ma comunque interessante e ignorante quanto basta. Qua sotto il video, trattasi di un mix di varie linee e quindi non so darvi un nome di riferimento.

Anche se le gambe sono decisamente cedevoli, mi convinco a fare – a fatica – l’ultima risalita per arrivare a queste famose antenne. Oltre alle gambe inizia a cedere anche la batteria, che va in rosso a circa 100 d+ dalla fine. Fortunatamente l’ultima salita mena meno delle altre e finalmente siamo in prossimita’ delle antenne gia’ viste in svariati video online.


Da qua, inizia il vero piatto forte della giornata: antenne/salto nel blu, un flow trail che alterna scorrevolezza a elementi tecnici tutt’altro che banali. Anzi forse il piu’ banale e’ proprio il famoso salto … a seguire c’e’ di tutto e vanno conosciute alcune chickens in quanto la linea principale ha alcuni drop che richiedono tanto manico e zero paura. A contorno di tutto una bella vista mare che lo rende ancora piu’ spettacolare. Forse il trail tra quelli “costruiti” piu’ bello che ho mai fatto in Liguria … e uno dei piu’ belli in generale se parliamo di Enduro.

Stremata mi trascino al qubo. 40 km abbondanti e quasi 1400 d+. Non so se sono + ko io o la pila della bici. Una bella prova e sopratutto un uscita che mi ha riportato il mood in bike positivity, in buona compagnia e con in piu’ la motivazione di avere nel gruppo un’altra ragazza, Marcella, di livello compatibile con il mio.

Ringrazio ancora tutto il bel gruppetto elettrico e in particolare Luca x l’invito e l’ideatore della traccia, Marzio, quasi local in questa zona dove l’ignoranza la fa da padrona (come del resto in gran parte della Liguria)

Relive:
https://www.relive.cc/view/vPv4AP32XRO

Strava:
https://www.strava.com/activities/8347791439

** LEPEGO = umido viscido in Genovese.

eMTB Liguria – Spotorno Monte Mao (e dintorni)

Primo post ufficiale lontana ormai da un paio di mesi abbondanti dalla Capitale. Tra impegni vari correlati al corso (leggere qua se siete nuovi qui o se vi siete persi le puntate precedenti) e meteo sfavorevole le occasioni per vedere posti nuovi degni di recensione non ci sono state. Finalmente location, meteo e compagnia riescono a quadrare, e decido di spingermi a Ponente (NB: attualmente sono abbastanza stabile a Rapallo, sul levante ligure) per incontrare Daniele (mio “collega” al corso di cui sopra) e andare a provare alcuni trail, tra cui Mao Crest , gia’ PS EWS nel 2018, del quale avevo visto qualche interessante video.
Ma andiamo con ordine.
Purtroppo uscire la mattina in un giorno feriale anche qua non e’ cosa, Genova non e’ Roma, ma la coda GE EST/GE OVEST e’ comunque una garanzia. Non finisce qua, un ulteriore strettoia la trovo poco dopo Savona, ma per fortuna il tutto si risolve in “soli” 15 minuti di ritardo.
Finalmente quindi si pedala. Prima risalita va via abbastanza scorrevole, come il primo trail, “Resident Evil” su trailforks, non fatevi ingannare dal nome perche’ non e’ niente di che, in realta’ un traverso di trasferimento. Soffro molto il passaggio luce/ombra con la luce bassa, e questa sofferenza si traduce in insicurezza sui successivi trail: Zak, un mangia-e-bevi sul genere xc moderno,che si innesta sull’ultima parte de “la folia”, uno scassatone breccioloso su cui prendo qualche pietra rotolante non so bene dove, fatto sta che la bici comincia a fare strani rumori di dubbia provenienza. Rumori che spariscono per miracolo dopo la prima risalita su asfalto pedalando agile.
Purtroppo l’asfalto dura poco , e lascia spazio ad una sterratona relativamente fattibile in ebike, e a seguire un trail in salita a tratti un po’ ostico. Il tutto ci porta all’inizio de “La Rete”, bellissimo trail dalle pendenze piu’ accentuate che mixa sezioni guidate e spondate a rockgarden su pietra fissa, mai banale ma mai impossibile. Lo definirei sul genere del st Anna, ma decisamente piu’ pulito. Dal punto di vista della guidabilita’ direi il trail + interessante di tutta la giornata.

cresta mao
vista su savona
bergeggi


Ci tocca risalire nuovamente per il percorso precedente, fino stavolta a portarci oltre, per prendere un taglio su singletrack verso il Monte Mao, ultimo obbiettivo della giornata e “pezzo forte”: Mao Crest, PS EWS nel 2018, un lungo e panoramico singletrack su fondo smosso che alterna sezioni piu’ guidate con curve a traversi, il tutto partendo da una cresta, mai esposta che punta dritta sull’isolotto di Bergeggi, lasciandoci da un lato Savona e dall’altro Spotorno. Molto molto bello e panoramico, mai difficile mai ripido a patto di avere una buona familiarita’ con lo smosso e l’esposto (mai eccessivo, sempre in zona di confort almeno x me, grazie anche all’onnipresente vegetazione). La bici purtroppo su questo trail riprende a fare “i rumori”, ma mi porta indenne alla macchina. Concludendo, 1270 d+ e 28 km, zero biker incontrati. Giro che sicuramente si adatta a varianti e ad ulteriori modifiche/integrazioni, ma Mao Crest e “la Rete” IMHO sono un must.

Ridelog su trailforks

https://www.trailforks.com/ridelog/view/47000547/

NB: da qualche settimana, ho attivato i ridelog su trailforks. Tutte le mie uscite saranno su questa piattaforma (oltre che su strava) e sara’ mia premura segnalare eventuali problematiche riscontrate sui trail e/o livelli incongruenti di difficolta’. Per dirne una , anche in questo giro i colori sono un po’ incongruenti. Mao Crest non e’ nero ma un po’ meno (S2-), La Rete non e’ blu ma qualcosa in piu’ (S2 pieno), Resident Evil potrebbe addirittura essere verde (S1). Il blu puo’ starci per “zak”. La questione difficolta’ dei sentieri contunua ad essere un tema spinoso , servirebbe una classificazione che vada un po’ oltre i colori.. ma questo e’ un altro discorso …

Relive:

Che budget per avvicinarsi alla MTB ?

Avvicinarsi alla MTB/eMTB – opportunita’ e budget –

Diciamolo apertamente : quando qualche amico/parente/conoscente non biker mi chiede quanto costa la mia bici rimane negativamente colpito e vede questo sport come inavvicinabile. E sottolineo che la mia Thok e’ un entry level come montaggio, e, nel mondo elettrico, e’ poco piu’ del “minimo sindacale” che serve ad avvicinarsi ad un uso offroad sportivo/enduristico.

thok mig sauze

Questo “costo di strartup” e’ un gran deterrente per tanti che vorrebbero provare, avvicinarsi a questo mondo , capire di che si tratta e se puo’ essere il loro sport. Purtroppo anche le formule di leasing o long term rental (noleggio a lungo termine) non sono sempre attuabili e/o convenienti , e implicano un impegno minimo di 1 anno, e sono rare le offerte dedicate a privati che permettono la restituzione del mezzo senza penali.

Tutto questo scoraggia il semplice sportivo curioso, magari praticante di altre attivita’ outdoor, anche solo nei confronti di un noleggio giornaliero , timoroso del “e se poi mi piace come faccio ?”

Facciamo dunque due passi indietro. Le eMTB non sono sempre esistite, e anche senza il motore questo sport puo’ avere il suo perche’ , a patto di mettere a budget – prevalentemente nella stagione estiva – qualche uscita in bikepark , quindi usando le seggiovie o altro mezzo di risalita, per poter migliorare rapidamente in discesa e avere l’opportunita’ di non stancarsi in salita e perdere lucidita’.

Il periodo ideale per avvicinarsi a questo sport con un budget ridotto, e’ secondo me, prima dell’estate , in modo da poter approfittare della stagione di apertura dei bikepark per farci un idea globale di quello che vogliamo fare con la bicicletta.

In ogni caso, il budget minimo per una full (ovvero bici con sospensione sia anteriore che posteriore) usata puo’ variare tra i 1000 e i 1500 euro.
Sotto questa cifra si rischia di tornare molto “indietro nel tempo” , trovando mezzi ormai decisamente obsoleti sui quali puo’ risultare anche difficile reperire i ricambi.

E … se a questa cifra non ci arrivo ?

Se proprio si vuole provare, il mio consiglio e’ di affittare un enduro muscolare in un bikepark e cercare di capire se questo mondo fa per noi. Meglio se accompagnati da un maestro o almeno da un amico/a esperto/a . Il costo di una giornata puo’ variare – incluso skipass e noleggio – dai 70 ai 120 euro a seconda della location scelta.

… Basta una giornata a capire ?

Non e’ detto. In questo caso – ahime’ – il mezzo e il tipo di sentieri fa la differenza. Per questo, nel dubbio meglio affidarsi ad un esperto/a .

… Non ho bikepark accessibili, so a priori che dovro’ pedalare, posso iniziare con una buona front ?

La risposta e’ ASSOLUTAMENTE SI !! Il “frontino”, sopratutto se moderno , e’ un mezzo divertente, allenanete e didattico. E’ piu’ agile e meno faticoso in salita di una full pari peso, in discesa e’ agile e reattivo sul veloce. Richiede pero’ maggiore controllo, scelta di linea e skill a bassa velocita’ sul tecnico. Tutte cose che possono essere imparate, e che sono anche motivanti e divertenti da acquisire.

frontino manual
frontino chiesetta

Dunque, che caratteristiche deve avere un frontino divertente ? All’incirca quelle del mio FrontinoRosso: telaio in alluminio (alcuni propongono l’accaio, sinceramente lo sconsiglio ad un principiante poco allenato, l’aumento di peso non e’ trascurabile), sterzo mediamente aperto (66-67 gradi), ruote da 29 e escursione della forcella intorno ai 120-130 mm. Ci sono front da enduro con escursioni maggiori, ma fidatevi, sopratutto se dovete pedalarci ed e’ la vostra prima bici e’ solo peso in piu’ . Un mezzo del genere permette di iniziare a divertirsi e di imparare solidamente i fondamentali della guida offroad.

E ricordatevi che gran parte delle volte, se non riuscite a chiudere un passaggio , non e’ colpa “della bici” …. La guida attiva in mtb richiede tecnica, che non tutti riescono ad apprendere in modo autonomo e intuitivo. Qualche lezione puo’ essere piu’ utile di un inutile upgrade …

E vi ricordo che se vi trovate in alta Valsusa, per tutto Agosto sono disponibile per lezioni per livello principiante/intermedio in bikepark e non solo, sia per ebike che non.

maestra mtb

Amiata Freeride in eBike

Ha senso andare in un bikepark “famoso” con l’ebike ?
—- Ottima operazione di marketing o trail davvero al top ?

Provero’ a dire la mia, ovviamente fuori dal coro …. (per chi legge questo articolo senza conoscere il mio blog: sono un appassionata di all-mountain e enduro non competitivo e piu’ in generale amo la montagna)

Partiamo da un dato di fatto: il mainstream del mondo mtb spara di continuo video made in usa, dove c’e’ un territorio e una situazione ben diversa dalla media europea, e dove in pratica, quasi tutti i sentieri per mtb sono stati costruiti al puro scopo del divertimento, e non risistemando e pulendo linee pedonali gia’ esistenti (magari talvolta di valore storico) . Bene … l’Amiata e’ un park costruito con mezzi meccanici, una ombrosa faggeta seggiovia-dotata con 300 d- (vi potrebbero sembrare pochi, e effettivamente lo sono, ma su questo fronte il lavoro dei trail builder e’ stato esemplare) dove si snodano 4 linee con alcune varianti, dalla piu’ easy (8 volante) alla + hard (Dirty Sanchez).
Tutte queste linee, ma in particolare le due piu’ facili, hanno panettoni da saltare ovunque. In pratica, se non sei uno/una che salta – come la sottoscritta che comunque per quel poco che salta preferisce salti di tipo drop o step down che non i panettoni, sui quali alzare l’ebike e’ veramente difficile – sulle due linee flow non ti resta che cercare di andare forte. Cercare, perche’ ho beccato un terreno secchissimo che di certo non favoriva il grip. Su 8 volante, ma anche su red jack, c’e’ poco da “guidare”, nel senso enduro o AM del termine, qualunque punto per mettere le ruote – secco permettendo – e’ buono. Non c’e’ nessun passaggio che obblighi ad una “line choice” , ovvero scelta della linea un po’ ragionata. E anche le pendenze sono sempre moderate , tranne qualche curva un po’ + ripida ma sempre decisamente pulita. Per fare un paragone con la mia Valle, Red Jack e Ottovolante sono quello che avrebbe dovuto essere a Sauze Tippy’s witch, se ci fosse un approccio differente al bike business.

E se non si salta ? Ho provato le nere, che forse risultano un po’ “troppo nere”. L’idea di fondo e’ buona, Black Garden ricorda un po’ – tornando al mio NordOvest – concettualmente Rocca della Madonna sul San Giorgio, riprodotto in grande stile e con passaggi un pelo + ostici al primo giro blind. Forse l’unico trail per cui – almeno per il mio modo di intendere la mtb – puo’ aver senso tornarci, anche perche’ mi sono “piantata” piu’ di una volta. Dirty Sancez invece e’ off limits, sopratutto con il secco. Ripidi eccessivi – in particolare uno – con uscite in contropendenza.

Tirando le somme: 7 ore di macchina per 4 ore in bici.
Sicuramente un ottima operazione di marketing, in quanto far pagare un giornaliero alla sottoscritta da quando va a pile e’ un impresa non da poco.
Ma il discorso e’ un altro: la mtb e’ un mondo molto vasto, dalle mille sfaccettature. Quella del “park riding” e’ forse quella piu’ “influence marketing” di tutte queste , che trova ahime’ un parallelo in una storia gia’ vista e vissuta, ovvero quella dello snowboard quando, all’inizio della prima decade degli anni 2000, le aziende avevano perso di vista il loro “cliente reale”, puntando su un freestyle sempre piu’ estremo e lontano dalle capacita’ di un comune mortale. L’Amiata resta un resort per chi ama – e d e’ capace di – stare con le ruote per aria , poco attraente in fin dei conti per un’amante della guida su terreno naturale o comunque il piu’ naturale possibile.
Dal punto di vista didattico … . Ottovolante e’ buono per un total beginner che vuole avvicinarsi a questo sport , meglio se muscolare, red jack puo’ definirsi un enduro “facilitato” , un trail un po’ alla francese (ora che ci ripenso mi ricorda uno dei trail di Serre Chevalier) …
Ovviamente il discorso cambia se non si ha un ebike. In questo caso, indipendentemente dal livello, c’e’ da divertirsi , perche’ la seggiovia permette di ripetere i trail ad oltranza e di trovarsi anche a potar affrontare delle “vere nere” usando un mezzo di risalita. Manca comunque qualcosa di piu’ guidato, con curve strette ecc, molto utile per chi comunque punta all’AM o a determinati tracciati enduro (anche a livello racing).
Per il mio attuale livello, per i miei attuali obbiettivi , per il mio modo di intendere la mtb, il rapporto costi/benefici e’ sfavorevole. Forse potendoci accostare un giro enduro/am puo’ tornare interessante, ma la location e’ davvero lontana.

PS: un ultimo appunto sui salti: io non stravedo per il saltare e basta, pero’ salticchio, in posti tipo l’ Insane Bike Park mi diverto pure. Ma all’Amiata manca una linea “intermedia”, magari con anche qualche drop/step down e non soltanto panettoni che richiedono – se non altro con l’ebike – l’uso forzato del bunnyhop per riuscire ad alzare (poco) la pesante bici a pile.

bunny amiata



Lascio a voi le ultime valutazioni, quanto scritto riguarda esclusivamente la mia esperienza “elettrica”. Ribadisco che il posto e’ fatto e gestito molto bene, ben curato e manutenuto (e da qua i park superstiti della mia valle dovrebbero prendere esempio) , con segnalazione ottima e coerente con il livello reale dei sentieri (le verdi sono verdi, le nere sono nere …) . Ma se siete ebikers “nemmeno troppo salterini” e non lo avete vicino valutate bene … per fare un altro paragone con una trail area nota, Massa Marittima e’ tutta altra storia .

eMTB: Sestri All Mountain

Sestri Levante All Mountain

Sestri Levante e’ ben nota per i trail enduro, tra cui il famoso St.Anna, e questo ormai lo sanno pure i muri.
Ma non c’e’ solo “enduro” inteso come “prove speciali” , ma altri interessantissimi itinerari all-mountain, piu’ naturali (btw, st.Anna e’ a prevalenza naturale, ma la sua particolare conformazione lo rende molto enduristico) e molto meno conosciuti. Grazie alla disponibilita’ della guida MTB Gabriele ho avuto l’opportunita’ di fare un bel giro alternativo sulle alture che sovrastano Sestri e Cavi di Lavagna.

Partiamo dall’inizio: la salita e’ la solita che si fa per i classici St’Anna, ma stavolta proseguiamo per una sterrata, che poi diventera’ sentiero, direzione Cavi quindi verso ponente , fino a raggiungere la cima del monte Capenardo, poco sotto i 700 mt slm. Da qua proseguiamo ancora fino, tramite un trail a scalette, a raggiungere il sentiero di cresta.
Le salite sono a tratti impegnative e l’ebike e’ d’obbligo per i comuni mortali. Si parte quindi con uno spettacolare sentiero in cresta, con vista mare che spazia su tutto l’intero golfo del Tigullio, da Sestri fino al monte di Portofino.

Dopo questo breve incipit molto easy , lasciamo la cresta per immetterci nel bosco in parete nord. Attacchiamo quindi con il primo trail un po’ piu’ tecnico della giornata, “ciappea“, da “ciappe”, ovvero il termine con cui venivano chiamate le lastre di ardesia, caratteristiche di queste alture. E il trail e’ quindi un susseguirsi di punti piu’ flow a qualche passaggio tecnico su roccia fissa mai impegnativo.

Ci ritroviamo allo slargo da cui partono alcuni trail e da cui abbiamo iniziato a salire su singletrack . Da qua prendiamo uno stretto trail, a tratti nascosto dalla vegetazione. Scorrevole e divertente, e’ il sentiero piu’ flow del giro, e molto probabilmente il piu’ flow della zona (su trailforks e’ indicato come verde …). Attraversando bellissimi boschi e alternando zone piu’ aperte da cui si scorge nuovamente il mare, a tratti circondati dalle ginestre, sbuchiamo su asfalto dal versante ovest, verso Cavi, e dunque ci tocca risalire, per l’ultima volta.

flow trail

Stavolta lasciato l’asfalto la salita si fa impervia, tanto da mandare in crisi la thok su un ripido anche in boost. Fortunatamente e’ breve, pochi metri a spingismo (walk) e andiamo ad incrociare l’ultima parte del trail “i cani” che con un mezzacosta ci portera’ sul famoso Sant’Anna, circa alla fine del Toboga. Il resto, lo conosciamo ormai bene, dai paesaggi ai passaggi tecnici su roccia fissa Sant’Anna non delude mai, e stavolta, cigliegina sulla torta, una nuova variante un pelo piu’ easy che bypassa il roccione e porta a meta’ del trail finale dei ponti Romani. Interessante e utile per chi non ha ancora fiducia sui drop rocciosi ma non vuole perdersi l’opportunita’ di girare su uno dei trail piu’ “unici” della Liguria.

Si conclude cosi’ questo bellissimo giro. Ringrazio la guida Gabriele Grasso per avermi fatto scoprire questo itinerario AM che aggiunge un motivo in piu’ per girare a Sestri. Il territorio ligure conferma ancora una volta di avere la conformazione perfetta per la MTB, e l’elettrica amplia ulteriormente il range di sfruttamento del territorio. Spero presto di tornare qua, avere questi trail a poca distanza da casa non ha prezzo.

st anna guide

relive

Un frontino per amico

Sono ormai circa un paio di mesi che vado a spasso con il #frontinorosso da me assemblato. Non credevo che una bicicletta cosi’ semplice potesse farmi ritrovare tutta una serie di sensazioni positive che l’ebike mi aveva fatto dimenticare.
La pedalabilita‘ in salita, che nn fa rimpiangere troppo l’assenza del motore, sommata alla precisione nella guida , rende questa hardtail un mezzo che puo’ spingersi su trail anche di una certa tecnicita’.Gia’ a Formello, sul neonato “Picchietto“, un breve trail mediamente ripido e guidato, aveva dimostrato precisione e manovrabilita’ pure in presenza di S discretamente strette che invece han mandato in crisi l’ebike.

Ma e’ nel caso del Marshall del TTC di Tivoli, un sentiero enduro dove tratti piu’ scorrevoli si alternano a qualche ripido e passaggio tecnico non sempre banale che questa semplice bicicletta ha avuto la sua “consacrazione“.
Una geometria moderna con un angolo di sterzo aperto ma senza esagerazioni (66.5) e la precisone di guida non mi hanno fatto rimpiangere ne’ la sospensione poseriore ne’ l’escursione di “soli” 120 mm della forcella Suntour Aion, che mi sta dando buone sensazioni, a conferma dell’ottimo rapporto qualita’ prezzo del prodotto (che tra l’altro pare essere facilmente modificabile per variare la corsa, fino a 140 mm) e del fatto che talvolta anche brand meno “top” possono avere in catalogo materiale performante, sopratutto per chi non e’ pro o cmq racer. Ovviamente non ci si puo’ aspettare di andare “a fuoco”, ma non sono e mai saro’ un amante delle velocita’ estreme, quindi ben venga un mezzo che, magari piu’ piano, possa andare ovunque.

ripoli ttc frontino

Il #frontinorosso e’ anche un ottimo giocattolo da cortile: la pachidermica full a batterie di certo non mi permetteva di dilettarmi con la pratica del bunnyhop e di ricominciare ad approcciarmi al manual. Per me la bici e’ anche gioco, tecnica, piccole (grandi) sfide.

manual frontino
bunnyhop frontino

Dunque in questo tempo di covid con il quale temo che dovremo convivere ancora per un (bel) po’, tanti nuovi adepti si stanno interessando alla bicicletta. Puo’ essere un frontino come quello che ho assemblato una buona entry level polivalente?
Secondo me si, sopratutto se il target e’ pedalare e approcciarsi a qualche singletrack mantenendo una buona sicurezza. Ricordo che la front e’ scattante reattiva e precisa, ma chiede molto a chi ci sta sopra in discesa. Non e’ una bici da “molla tutto e via” , serve una buona dinamicita’ di gambe per fare quello che farebbe la sospensione. Di contro se si impara a fare qualche passaggio tecnico si sara’ poi agevolati con un eventuale full. In ogni caso , anche nell’eventuale passaggio ad un ebike, confrontarsi con un mezzo cosi’ semplice ma preciso puo’ dare un grosso aiuto per imparare a scegliere correttamente le linee in discesa. C’e’ pero’ da evidenziare che il peso molto superiore di un elettrica cambia tantissimo il modo di guidare, quindi la mia opinione e’ che se un potenziale neo-biker ha gia’ anche solo una vaga idea di prendersi un ebike, perche’ magari la ha provata ecc ecc, e’ meglio fare lo sforzo economico e inizare facendo subito i conti con il mezzo definitvo.
Ma per un indeciso che vuole farci un uso allround come prima bici , che non ha budget per una full nuova e non e’ in grado di valutare la bonta’ di un usato, una di queste front cattive puo’ essere davvero un bel mezzo per innamorarsi delle ruote grasse ;). Per avere dei “valori di riferimento” ecco la tabella con le misure del telaio Octane One Prone che ho scelto in tagla S (mia altezza 165)

geometria prone
frontinoonthebeach

eMTB: Valle Stretta – lago Thures – Nevache

Valle Stretta – Lago Thures – Nevache 2020

L’avere un ebike implica una nuova prospettiva e un nuovo approccio alla salita. Sopratutto se trattasi di salita tecnica, da farsi quasi totalmente a spinta in caso di bici senza motore.
La salita in questione e’ quella del giro della traversata Valle Stretta Nevache via colle di Thures, gia’ affrontata un paio d’anni fa con la Specy. Parliamo di una tratta da circa 450 d+
che si sviluppano in circa 3km, con una pendenza media del 13% e punte fino al 24%, tutta su singletrack non propriamente definibile “uphill flow”. Parliamo di un sentiero non eccessivamente stretto,
ma spesso tortuoso, cosparso di radici fisse e con stretti tornanti in salita. e sopratutto, super frequentato da pedoni.
Ovviamente l’obiettivo era di farne il piu’ possibile in sella. Impresa tutt’altro che semplice, non tanto per le pendenze, tutte a portata di ebike, ma per la relativa esposizione di alcuni tratti e la presenza, come anticipato, di ogni tipo di ostacoli fissi, che ancora non sono capace a superare. Aggiungiamoci il fatto di dover convivere con i pedoni, che non sono assolutamente abituati a vedere una biciclettona a motore che si inerpica per i sentieri, e che sono completamente incapaci di spostarsi in maniera sicura, sia per loro incolumita’ che per quella di chi sale in bici.
Sottolineo che l’itinerario in questione, al confine tra Italia e Francia, e’ inventariato VTT FFC (Federazione Francese Ciclistica) e ne e’ segnalato l’uso promiscuo.
In ogni caso, sono riuscita a pedalare gran parte dei traversi, salendo la tratta incriminata in 43 minuti, contro 1h15 di quel che ci si mette spingendo a piedi una bici muscolare.
Rimane un bel risparmio di tempo, di energia non saprei, in quanto i fuori soglia si sprecaano, sia nelle tratte pedalate che nel superamento in walk delle radici + grosse.

In cima pero’ lo spettacolo e’ sempre degno della salita, sia essa stata compiuta piu’ o meno in sella o a piedi.

lago thures

Il giro prosegue prima per l’ampia prateria per facile singletrack, fino ad imboccare la discesa che ci portera’ a Nevache sul versante Francese. Questa, da me soprannominata “Beethoven” per il fatto che la prima volta che la ho fatta ero inseguita dal maltempo, che rendeva ancora piu’ inquietante l’attacco del trail, e ben si sposava con le note della 5a sinfonia come sountrack.
Stavolta pero’ il meteo ci aiuta, il panorama e’ un po’ meno cupo, ma altrettanto spettacolare. La prima sezione esposta del “Beethoven Trail” e’ sempre da affrontare con cautela, e l’attenzione va mantenuta comunque alta per tutto il serpentone a tornanti discendente, sia per il fondo smosso e a tratti cosparso di pietre fisse e radici, sia per la possibile presenza pedonale in direzione opposta anche su questa linea. Resta sempre un bel trail, un enduro naturale che richede una discreta concentrazione e scelta delle linee.

Arrivati a Nevache, si risale per 2km di asfalto scorrevole fino al Colle della Scala. Scollinato verso l’Italia, al secondo tornante della discesa imbocchiamo un trail che 2 anni fa era ostruito da una frana. Stavolta e’ percorribile, anche qua con cautela: e’ un mezzacosta a tratti molto esposto, fortunatamente poco frequentato. Per sicurezza preferisco passare a piedi i punti piu’ critici. Superata la fase piu’ rocciosa e ricca di sfasciumi, un singletrack senza difficolta’ ci riporta alla strada di Valle Stretta.

Visto che abbiamo il motore, risaliamo ancora una volta gli ultimi 2 tornanti su asfalto per goderci il trail finale, sulla sinistra orografica della valle. Noto anche come “sentiero Lucianina”, questo singletrack presenta molti rilanci e saliscendi, molto divertenti con un ebike, abbinati a parti piu’ guidate con qualche stretto tornante e curve di diverso raggio, snodandosi tra i pini e lasciando intravedere qualche scorcio panoramico sul fondovalle.
Un ottima conclusione per uno dei giri “natural enduro” secondo me piu’ interessanti dell’alta Valsusa, sia per elettrici che non.

(video)

Per concludere, un grande classico che l’ebike rende percorribile in tempi molto ragionevoli, ma che, spingismo a parte vale la pena fare anche con una bella full da trail/enduro.
1000 d+ abbondanti e 26 km, da non perdere se si passa da questa valle.

Relive e traccia:


(traccia)
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EMTB: Traversata Colle della Rho – Colle di Valle stretta

eMTB Valsusa: dal Colle della Rho al Colle di Valle Stretta.

Ci sono dei giri “epici“, quasi irraggiungibili per il comune mortale. Questo e’ uno di quelli, uno di quei giri che avresti sempre voluto fare, ma che non avresti mai portato a termine con la giusta lucidita’ senza un ebike, rischiando di trasformare un attivita’ piacevole in una lotta alla sopravvivenza. Gia’ negli anni passati mi era balenata l’idea di affittare un ebike e azzardarlo, ma per svariati motivi (in primis quello di non trovare compagni di avventura) avevo rinunciato. Ora l’elettrica ce l’abbiamo, e il giro epico del colle della Rho era all’inizio della to-do-list estiva valsusina. Restava comunque da trovare un socio/a disposto a condividere questa lunga traversata e a mettere alla prova le doti arrampicatrici dell’ebike e l’autonomia della batteria.
Grazie a Facebook riesco a intercettare Daniele (MTB Explorer360), guida mtb e emtb local delle Rive Rosse ma che opera un po’ in tutto il NordOvest, curioso anche lui di verificare la fattibilta’ del giro con un elettrica.

Ci troviamo quindi alle 9.30 a Bardonecchia, e iniziamo la lenta salita verso il Colle della Rho. Si procede in eco fino a GrangeRho, poi le pendenze aumentano, e devo portare il mio Bosch in modalita’ Tour. Il fondo e’ mediamente buono, e senza fatica prendiamo quota, attraversando ampie praterie, fino a raggiungere la famosa galleria del colle della Rho. Il particolare passaggio e’ stato restaurato di recente, e il suo attraversamento regala un ulteriore tocco di originalita’ al giro.

Lasciato il tunnel ci troviamo nei pressi della Caserma Pian dei Morti, da qua il paesaggio diventa sempre piu’ maestoso, e con qualche sforzo in piu’ arriviamo al Colle della Rho, punto piu’ alto del giro (2540 slm) e confine tra Italia e Francia. Abbiamo tirato su gia’ 1200 d+ abbondanti, e la mia bici ha consumato due tacche di batteria.

Iniziamo quindi la prima discesa del giro, sul versante Francese. La giornata limpida e’ perfetta, e permette di godere di un ampia vista fino ai ghiacciai della Vanoise. Ma bisogna restare concentrati, in quanto il primo pezzo della discesa e’ abbastanza tecnico e prevede un fondo ampiamente breccioloso e smosso, qualche tornante stretto e passaggi su roccia mix tra fisso e smosso, per poi diventare piu’ flow nell’ultima sezione. Non mancano le sorprese, quali un nevaio ad interrompere la traccia, facilmente aggirabile.

(video)

Proseguiamo poi tenendoci a sinistra, e percorrendo uno spettacolare e panoramico flow trail a mezzacosta che attraversa siepi di rododendri (la stagione ahime’ non e’ quella giusta) dal fondo perfetto, quasi a sembrare una linea di bikepark, fino a raggiungere un avvallamento dal quale la pendenza si inverte, portandoci ad affrontare poi il pezzo piu’ arduo della giornata ovvero la salita al colle della Replanette.


La salita alla Replanette e’, teoricamente, pedalabile con ebike. Dico teoricamente perche’ le pendenze non sono fuori portata, ma il fondo e’ bruttissimo, pieno di ciotoloni, a tratti scavato, e ci costringe ben presto ad utilizzare la modalita’ walk. A tal proposito mi permetto di consigliare questo giro solo con ebike che abbiano un buon walk mode, altrimenti questa sezione rischia di diventare veramente complessa da oltrepassare.
Con molta fatica scolliniamo nuovamente: non e’ facile trovare le parole per descrivere l’immensita’ delle vette che ci circondano. Intravediamo il refuge du Thabor e il colle di Valle Stretta, nostro prossimo target prima di affrontare l’ultima discesa verso il versante Italiano. Un’altro traverso, in leggera salita sempre pedalabile ci porta al Colle: siamo circondati da cime dall’aspetto dolomitico, e vediamo gia’ il flow trail che ci aspetta in discesa attraversare ampie praterie dove le mucche al pascolo sono di casa.

Si scende, divincolandosi un po’ tra mucche e qualche pedone (siamo vicini alla frequentatissima Valle Stretta e il numero di escursionisti e’ consistente, prestare attenzione) , con prima parte molto flow naturale intervallata da passaggi su roccia fissa, poi una sezione in cui siamo costretti a scendere in quanto decisamente erosa e non ciclabile, poi , passato un torrentello, ci aspetta una zona con frequenti passaggi su roccia quasi in piano, tecnica e mentalmente impegnativa, ma ottima per sfruttare appieno le potenzialita’ del mezzo elettrico. Purtroppo ci aspetta ancora un tratto che ci obbliga a smontare dal mezzo, che attacca con un rockgarden su pietra fissa ancora quasi fattibile, poi traccia inesistente e sfasciumi di ogni genere rendono impossibile il passaggio almeno per un rider di medio livello. Ancora qualche curva, e siamo al Piano della Fonderia, al fondo della Valle Stretta.

(video)

I giochi non sono ancora chiusi pero’, e ci aspetta l’ultimo classico flow trail che discende la valle. Molto interessante la seconda parte, che non avevo mai fatto , ma che con ebike diventa davvero divertente , offrendo una sezione guidata nel bosco niente male, una gradita sorpresa a fine giro.

Con un elasped time di 6.50 h , e quasi 1600 d+ affrontati concludiamo questa splendida grande impresa elettrica.

Concludendo: un giro spaziale, con lunghe discese e/o tratti pedalabili e piacevoli sempre sopra i 2000 mt slm, eccezion fatta per l’ultima discesa di Valle Stretta tutti i sentieri sono in alta quota, girando in un contesto grandioso di alta montagna, tra sfasciumi, praterie e guglie imponenti. Anche con ebike necessita di un discreto allenamento, le salite sono sempre impegnative e chiedono lavoro al motore. Una cosa e’ certa, senza il mezzo motorizzato il giro sarebbe stato fuori portata e poco godibile. Ovvio che chi ha buona gamba e non ha problemi a spingere e/o a portarsi a spalle la bici puo’ effettuare il giro anche con una bici tradizionale muscolare.

Relive

Traccia gps gpx (da usarsi sotto la propria responsabilita’ itinerario in alta quota con copertura cellulare limitata)

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Ringrazio Daniele x aver condiviso con me questo super giro e per le foto .

MTB: DuneMosse – Miralago

Carsoli – Lago del Turano – Dune Mosse

Il countdown che ci riportera’ finalmente a Nordovest e’ iniziato, e questo che e’ appena trascorso e’ l’ultimo weekend che passo nella capitale, prima della pausa estiva. Luglio e’ il mese che forse piu’ odio trascorrere in una grande citta’ come Roma… fa caldo, e fare attivita’ all’aria aperta implica fare tanti kilometri in macchina… e non sempre questo e’ possibile, sopratutto infrasettimanalmente quando il traffico, ormai tornato alla normalita’, puo’ trasformare un’uscita fuori porta in una lunga permanenza sul GRA (Grande Raccordo Anulare per chi legge da fuori).La conseguenza e’ che quell’ottimo stato di forma che avevo raggiunto dopo il lockdown, sta pian piano lasciando il posto alla mia consueta pippaggine e lentezza. Non sono un atleta, la genetica non mi ha aiutato, allenarmi in maniera sistematica quando ho “altre cose piu’ divertenti” da fare non e’ cosa per me … il futuro sara’ elettrico questo ormai e’ chiaro. Ma in attesa di trovare un mezzo motorizzato compatibile con le mie esigenze anatomiche e finanziarie, continuo a spingere la specy e a esplorare nuove location. E proprio per concludere questo luglio malefico scelgo di tornare con i ragazzi di Bicinatura a provare un giro inedito per tutti. Siamo poco oltre Carsoli, sulle sponde del lago del Turano, e da qua saliremo ad affrontare un sentiero chiamato dune mosse. Il nome non mi ispira fiducia, ma ho voglia di posti nuovi, e poi se non sono troppo lontani da casa ancora meglio.

L’appuntamento e’ alle 8.30 , prestino per i miei standard, ma oggi comunque preferisco non fare troppo tardi visto che ormai sono nell’ottica della partenza. Ormai ho capito che maps non conosce Qubo e le sue limitate performance in salita, e che 10 minuti in piu’ di quel che dice il navigatore van sempre presi in conto. Alle 7.15 circa sono in macchina, e arrivo giusto puntuale all’appuntamento.

L’itinerario prevede una primo avvicinamento su asfalto pressoche’ pianeggiante, e poi si inizia a salire, sempre su asfalto, tranquillo e poco trafficato. Non fatico piu’ di tanto ma non riesco a tenere il ritmo del gruppo, o meglio potrei anche provare a forzare un pelo ma il rischio di crollare e’ alto. Gia’ cosi’ la mia media non supera i 6.1 km/h , con una VAM di 414 d+/h. Insomma sono tornata ai miei standard “medi”. Lasciato l’asfalto, ci si inerpica su una carrereccia dal fondo smosso che fortunatamente resta sempre all’ombra di una pineta: eccezion fatta per una breve tratta, sarebbe tutta pedalabile o quasi, ma le mie gambe non sono in grado, quindi non resta che la solita soluzione: spingismo.

E a spingismo con poche interruzioni raggiungiamo il punto piu’ alto, attorno a quota 1200: l’arietta e fresca e si gode di un bel panorama.

dunemosse top


Ancora pochi metri ci separano dalla discesa: si parte con un tratto nel sottobosco, che ben presto lasciamo in favore di spazi piu’ aperti, ma con un terreno smosso tipo stradotto dismesso e privo di manutenzione che mi crea non pochi problemi. Le pietre mobili fanno da padrona spesso e volenteiri, mettendomi paura e impedendomi di apprezzare appieno il trail. Fortunatamente a rendere il tutto piacevole c’e’ la vista sul lago del Turano che non lascia indifferenti.

top
lake
down

Ma serve concentrazione e fiducia per riuscire a superare queste sassaie. Fiducia che non ho, in queste situazioni a me ancora ingestibili, il mio confidence level scende sottozero, e la fiducia nel mezzo e’ nulla. In pratica sono spesso costretta a scendere, anche in tratti dove le pendenze non sono di certo il pericolo, ma l’imprevedibilita‘ della guida sullo smosso non fa parte del mio repertorio e non so se mai lo fara’ … non con questo mezzo almeno.

Scendendo si alterna qualche tratto piu’ “scorrevole” a qualche passaggio piu’ tecnico, il caldo non aiuta e non riesco a concentrarmi. Gestire la bici che “scapretta” (termine coniato nella giornata odierna) non e’ cosa semplice e l’idea di andare in terra sulle pietre rotolanti non mi alletta piu’ di tanto. Non e’ il mio trail e forse nemmeno la mia giornata, ma non sempre le aspettative vengono mantenute. E poi questa discesa era “blind” per tutti. L’unica certezza erano i paesaggi indubbiamente piacevoli e l’arrivo sulle sponde del lago che quasi inviterebbe ad un bagno.

lago

Per concludere … ci sono trail che mi lasciano conti in sospeso e che mi fan venire voglia di ritornarci a “risolvere i conti in sospeso”. Questo no. La mia poca affinita’ con il fondo smosso fa si che, almeno finche’ la stumpjumper sara’ la mia bici, queste pietre che rotolano e’ meglio lasciarle da parte. Vedremo se in un futuro “elettrico” , quindi con un mezzo indubbiamente piu’ stabile in queste circostanze potro’ cambiare opinione su questo tipo di terreno.

Video : ho apprezzato i panorami piu’ rivedendo la discesa che non dal vivo … tanto era la mia preoccupazione per le pietre rotolanti …

Traccia
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Si ringraziano gli amici di Bicinatura per la guida, la compagnia e sopratutto la pazienza.

NB: il giudizio sul trail e’ estremamente soggettivo. Io non ho mai avuto un buon rapporto con il terreno smosso. Forse nel futuro elettrico con un mezzo piu’ stabile diventero’ in grado di apprezzare di piu’. Per il momento diciamo proprio che non e’ il mio genere di percorso …