eMTB Orbea Rise – 1 mese

RiseBeyond 1 Mese DOPO – impressioni – (Orbea Rise)

E’ ormai un mesetto che giro con la mia nuova compagna di avventure e di lavoro. Come dovreste sapere dall’articolo precedente, e’ un Orbea Rise H30, quindi alluminio con allestimento base a cui ho fatto montare immediatamente la forka Yari (150 di escursione) di provenienza dalla Thok MIG e dei freni m6120 a 4 pistoni che avevo precedentemente acquistato (nell’ottica iniziale di metterli sulla mig, ma appena ho preso la decisione di prendere una bici nuova ho pensato che ci sarebbero stati bene) .


Al momento la bici ha fatto 3 uscite “lavorative” (lezione a principianti e intermedie) e una decina di brevi uscite su trail prevalentemente naturali , che hanno spaziato dal natural flow (downcountry) alla mulattiera mediamente impestata su pietra fissa all’enduro “croccante” old school.


Iniziamo subito con il dire che, anche se la versione in alluminio non e’ tra le piu’ leggere della sua categoria, la differenza di peso con una full-weight/full-power si sente immediatamente in tutto. Dal provare bunnyhop e front wheel lift ad altre manovre tipo il nosepress, fino ad arrivare ai salti anche se ho avuto poca occasione di testarla realmente su questa feature.


Bici piu’ leggera significa piu’ guidabile, ma anche piu’ reattiva, precisa, a patto pero’ di guidarla. Non ha il tipico comportamento da rullo compressore schiacciasassi di molte ebike classiche, e’ un mezzo che pretende che sia il/la rider a decidere dove mettere le ruote. Per farla breve , la scelta della linea diventa fondamentale sia sui passaggi tecnici , sia se si vuole migliorare il tempo su un segmento veloce e, non e’ un mezzo su cui basta mollare i freni e fa tutto lei (ci sarebbe da dire molto in merito a questo tipo di approccio che crea tanti riders che vanno forte e male ma non e’ questa la sede).
Dove ho particolarmente apprezzato queste doti di reattivita’ e maneggevolezza e’ nelle curve, di ogni tipo e raggio, dal tornantino alla curva da fare piu’ veloce. La precisione, se assecondata da una guida corretta, si traduce in una migliore percorrenza e mantenimento della velocita’.


Ed e’ proprio questa precisione che ho potuto apprezzare anche a basse velocita’ quando mi trovo a dover guidare in modo dimostrativo durante le lezioni o in uscite guidate per livelli base.


Se proprio dobbiamo trovare un difetto, lo troviamo nel rovescio della medaglia sulla reattivita’ del carro, che implica un po’ di attenzione nel trovare le giuste regolazioni sull’ammortizzatore posteriore. Probabilmente l’upgrade con un qualcosa di superiore rispetto al fox montato di serie potrebbe migliorare anche questo aspetto.


Un ultima nota riguarda il comportamento in salita: premesso che serve un po’ di gamba rispetto ad una full power (ma mantiene pressoche’ la stessa autonomia a patto di non avere troppa fretta…) , anche sul tecnico e’ molto piu’ progressiva, piantata e lineare nel passare eventuali scalini o ostacoli. In pratica, va su piu’ come se aveste voi piu’ gamba e una bici da xc, senza dover combattere con posteriore che strappa o sollevamento dell’anteriore. Anche qui, sale di precisione e non di watt elettrici.
Ah e non dimentichiamoci del fatto che, meno peso, sopratutto per ragazze o generalmente per chi non e’ hulk, significa piu’ facilita di togliersi dai guai in caso di situazioni di non ciclabilita’ (per dire, l’altro giorno mi son trovata con un albero caduto che se fossi state con la thok sarei dovuta tornare indietro a ritroso …)

Per chi e’ questa ebike ? Non per tutti/e.
Sicuramente e’ un ottimo acquisto per chi ha un buon background muscolare , per pesi leggeri in generale con un minimo di allenamento e per chi vuole “risposte” dal proprio mezzo , per chi fa giri all-mountain in cui ci puo’ scappare il pezzo a spinta/portage , o cmq esplorazioni di trail nuovi in cui nn si ha la certezza della ciclabilita’ e in generale per chi gira con amici muscolari o in solitaria.
Se avete un gruppo full power che “ha fretta” allora pensateci molto bene: certo si puo’ – invalidando la garanzia – riflashare con il firmware stock e portarla a 85 nm di coppia , e abbinarci un extender … a quel punto diventa pari ad un ep8 tradizionale.


Me la sentirei di consigliarla come prima ebike per un/a principiante che non ha mai avuto una “mtb” seria e che si avvicina da zero a questo sport ?
NI : dipende dal peso e allenamento/volonta’ e motivazione della persona in questione.
E’ una bici che richiede un po’ di impegno, sia in salita che in discesa. Impegno inteso sia come gamba, che come voglia di imparare le tecniche corrette.
Non e’ una bici per pigri di nessun tipo.

Nel dubbio vi consiglio di trovare il modo di provarla.
E di scegliere bene la taglia (io sono 165 e ho preferito la small)
Io la ho acquistata a Torino da BIke Lab, che dovrebbe offrire anche la possibilita’ di noleggio/test.

PS: nell’articolo ho volutamente omesso i valori di autonomia in quanto troppo soggettivi in base al peso, allenamento, e settaggio dei livelli di assistenza nell’app.

Short Test eMTB Alpek Ewoke

… Un’altro brand made in italy nel panorama elettrico …

Domenica 2/7 a Bardonecchia si e’ presentata l’opportunita’ di partecipare ad uno short test del marchio Alpek, azienda Torinese che dal 2018 e’ nel mondo elettrico e offre prodotti dall’interessante rapporto qualita’ prezzo. Non conoscevo direttamente il brand ne con precisione i modelli/allestimenti , e la scelta e’ caduta sulla Ewoke, bici da 150 di escursione che viene catalogata come All-Mountain.


Io sono alta 165 e ho provato una taglia S, allestita top di gamma con Lyric Ultimate e SuperDeluxe Select come sospensioni, freni magura MT7 e gommata Vittoria Mazza/Martello in setup mullet (27.5 post 29 ant).
Il mezzo ha un reach di 423 mm in taglia S, leggermente piu’ lunga delle mie abitudini ma mantiene una wheelbase (distanza ruote) relativamente compatta , con un angolo di sterzo non esagerato in linea con la destinazione d’uso (65,5) e un angolo del tubo piantone di 75°, anche questo ben bilanciato in funzione del target della bici.


La propulsione e’ affidata ad un motore Bafang, sicuramente meno diffuso dei vari Shimano, Bosch ecc, ma decisamente potente, con una coppia massima di ben 95 Nm , uno dei valori piu’ elevati reperibili sul mercato. La batteria puo’ variare dai 650 watt/ora agli 860 addirittura, senza aumenti di peso eccessivi. C’e’ da dire che non e’ una piuma , e il peso a spanne si aggirera’ minimo sui 25 kg(non ho al momento dati ufficiali) .

Vediamo un po’ come va.

Il motore ha 5 livelli selezionabili con un classico bottone +/-. Abituata al trigger shimano mi sono un po’ dovuta adattare a non scambiare il reggisella con il comando motore. La percezione che ho avuto e’ di un eco decisamente basso ed economico, gia’ le prime rampe in asfalto han richiesto un passaggio ad una tacca in piu’. L’erogazione mi sembra pero’ piu’ lineare rispetto a Shimano, anche se entrambi mantengono l’esigenza di una cadenza abbastanza elevata. Sulle rampe piu’ impegnative non si tira di certo indietro, e, sfruttando a dovere il cambio 12v che ci arriva al 52 passiamo agevolmente senza dare il massimo. E’ mancata una prova in situazioni di reale tecnico in salita per poter capire il comportamento nel superamento ostacoli, ma sicuramente avra’ le sue potenzialita’, anche grazie all’opzione di poter lasciare in “tiro” il motore per qualche istante anche senza pedalare, indubbiamente utile nel superare ostacoli corti ma importanti, a patto di imparare ad adeguare la propria tecnica a questa opzione.

In discesa la ho provata esclusivamente su un sentiero facile del bikepark. La cosa che ho piu’ apprezzato sono state le sospensioni, che sul veloce e piccoli urti tipo brake bumps ecc copiavano il terreno con una precisione estrema regalando un confort di guida molto piu’ elevato da quello a cui sono abituata. Anche l’accoppiata gomme mi e’ sembrata azzeccata con un grip ottimale. Difficile dare un giudizio sull’agilita’, in quanto il trail che abbiamo percorso non presenta curve strette o passaggi di precisione. Sarebbe molto interessante portarla in un contesto all-mountain per capire se si difende anche nel lento / guidato . I freni magura mt7 fanno il loro dovere, ci ho messo un po’ a trovare la fiducia ma sono sicuramente un buon prodotto. In questo caso il fatto di avere la leva lunga mi ha un po’ penalizzato a livello ergonomico ma dovrebbe esserci la possibilita’ di montare una leva simil-shimano. Nelle poche gobbe dove poteva presentarsi l’opportunita’ di saltare, il peso maggiore e il diverso comportamento delle sospensioni si e’ sentito tutto. Ma questo e’ un discorso che ahime’ vale per qualunque mezzo pesante quando il/la rider e’ relativamente leggero (60 kg nel mio caso)

Per concludere, un mezzo interessante, offerto con un montaggio TOP ad un prezzo decisamente concorrenziale.
Per uso park o enduro “lavorato” sicuramente ha molto da dire. Spero in un opportunita’ di nuovo test in un contesto piu’ completo, in modo da capire fin dove puo’ arrivare e se la collocazione “all mountain” e’ azzeccata. Come gia’ detto il tempo a disposizione e il contesto non permettono di esprimere un giudizio “globale” sul mezzo, ma i presupposti sono sicuramente interessanti.

Per ulteriori dettagli e per poterne provare una se siete vicino alle location dei prossimi test vi lascio al sito ufficiale :

https://alpekbike.it/

Ringrazio ancora Alpek per l’opportunita’ di testare il loro prodotto in allestimento TOP !

DE-BRIEFING FASE 1 #MTBGUIDE

Si lo so, bisognerebbe essere fighi o almeno fare finta di esserlo.
Non bisognerebbe postare pensieri personali e riflessioni su quello che e’ il “dietro alle quinte” della sfida con il destino.
Ma questo blog ha sempre voluto portare il mio punto di vista sugli sport che amo, e anche ora che ho preso la non facile e non a tutti comprensibile strada del monetizzare la mia passione per le due ruote offroad , voglio condividere una breve digressione su questo primo mese ufficiale di attivita’ come guida MTB che ha avuto come playground la Liguria di Levante.


Che sarebbe stata dura si sapeva.
Che ci si sarebbe dovuti confrontare con realta’ locali piu’ o meno “ospitali” era prevedibile.
Che il target su cui posso lavorare ha dei confini abbastanza netti sia geografici che tecnici e’ comprensibile.

Una cosa pero’, sul “capitolo Liguria” a me molto caro, la sto capendo solo ora, dopo che sono stata fisicamente presente sul territorio quanto basta – strava alla mano – a definire alcuni paletti: Se la valSusa e’ la valle che resiste dove l’enduro non esiste, o almeno lo e’ stata in passato, qua le cose si ribaltano e ci troviamo in un posto dove l’allmountain/trail e/o tutto quello che riguarda il riding al di fuori delle ben definite e ben inventariate trail areas non esiste o e’ quantomeno poco considerato dalla maggior parte dei praticanti.

E qua pero’ mi ricollego un po’ ad un’argomento + vasto. Il mio sesto senso dice che stiamo vivendo un po’ quel che e’ stato con lo snowboard nella prima decade degli anni 2000: un estremizzazione dello sport che ha portato ad un allontanamento della base di praticanti dalle aziende, un mancato ricambio generazionale e una mancanza di un offerta – in quel caso a livello di materiali – in linea con lo zoccolo duro di quelli della mia generazione , che in gran parte hanno uno spirito di conservazione tale da preferire opzioni piu’ tranquille al freestyle tecnico. Cosa centra questo con la bici ? C’entra c’entra. Basta aprire Instagram e digitare l’hashtag mtb. Verra’ fuori di tutto, di tutto tranne che l’immagine di uno sport adatto a tutti. Anche il poco all-mountain che emerge nel feed, e’ sempre estremizzato a livelli improbabili per il/la sunday biker.

Eppure anche nel “regno dell’enduro” … anzi no diciamo nel principato minore, perche’ il Regno – quello vero – sta a ponente, ci sono location e trails, non esplicitamente costruiti per le bici ma ciclabili senza dover essere degli atleti, interessanti, divertenti, e con passaggi super panoramici. Ovvio un minimo di tecnica ci vuole, ma anche quello e’ di mia competenza.

Ho avuto comunque la fortuna di effettuare alcuni tour, anche con clienti dotati di mezzi molto diversi tra loro e di poter iniziare la fase di “rodaggio” di quello che andra’ a cadere sotto l’hashtag #dazeroalsentiero, ovvero portare un’offerta per avvicinare tutt* a questo sport, con un occhio di riguardo per le donne (ridepink) e per il portafoglio, cercando anche accordi con noleggi che offano un buon rapporto mezzo offerto/prezzo e proponendo un servizio in cui nulla verra’ lasciato la caso e chi decidera’ di usufruire dei miei servizi avra’ la certezza di fare itinerari consoni al proprio livello (ovviamente in base al periodo/meteo)

Adesso le temperature implicano un trasferimento in quota, in alta ValSusa, dove la sfida sara’ tutta in salita.
Delle peculiarita’ e anomalie della “Valle che resiste dove l’enduro non esiste” ne ho parlato abbondantemente in passato. Una cosa e’ certa, di flow naturale e downcountry c’e’ n’e’ in abbondanza. Vi aspetto.

Ringrazio tutti quelli che han girato con me qui in questo mese abbondante , i volontari di Uscio Outdoor per il lavoro sui sentieri e per l’accoglienza nella loro community, i due noleggi con cui ho collaborato finora, PitStop Bikes di Chiavari e SeiFuori di Genova Nervi.

Stay tuned a breve proposte e aggiornamenti dalla Valle.

Valsusa MTB Experience is coming

… Il consueto trasferimento estivo in ValSusa si avvicina. E quest’anno finalmente si puo’ ufficializzare la mia operativita’ come Guida Cicloturistica avendo conseguito il titolo della Regione Piemonte . Da fine giugno eccomi operativa per accompagnarvi in sicurezza su tutti i giri recensiti qua con alcune novita’, e per aiutarvi a migliorare la guida del vostro mezzo se neofiti (vedi #dazeroalsentiero )

A tale scopo ho pensato di rendere un po’ piu’ comprensibili i livelli di difficolta’ dei vari giri, cosa che e’ sempre problematica confrontandosi con Trailforks quando possibile, e comunque con dei parametri che sono troppo soggettivi.

L’idea e’ di assegnare 4 macro-categorie ai sentieri, associandole con i livelli descrittivi della scala Singletrack , con 4 belle icone e esempi di giri .

NATURAL FLOW : sentiero prevalentemente Naturale, scorrevole senza particolari ostacoli o avversita’. Adatto a tutti. Verde/Blu Trailforks S0/S1 Singletrack STS. Esempi : Beaulard superFlow (area Cotolivier), il “nuovo” trail delle Grange Rho, i trail di Sansicario. I trails di questa categoria in genere si percorrono agevolmente anche con una front/hardtail

SwitchBacks Challenge ovvero la sfida dei tornantini !!
Sentiero naturale con tornanti piu’ o meno stretti spesso non spondati che richiedono la giusta tecnica. Il re di questo genere e’ ovviamente il SingleTrack de l’Infernet, ma possiamo trovare anche sezioni piu’ brevi di questo tipo in altri giri (es Millaures) . Corrispondenza trailforks non definibile con facilita’, puo’ tranquillamente andare da blu a nero. Per la Scala STS siamo tra l’S1 e l’S2 almeno per quel che concerne le offerte in Valle.

Natural Enduro : sentieri di montagna che ben si adattano alla disciplina Gravity, ovvero trails con passaggi anche tecnici ma che mantengono una buona guidabilita’ e permettono di mantenere una certa velocita’ e un certo flow. Trailforks anche qua non fa testo, perche’ in questa categoria ne troivamo da blu a nero … Per la STS singletrack anche qui S1/S2 con qualche possibile breve tratto S3. Esempi : il classico D2 da Chateau sul Cotolivier, i trail della zona di Rochemolles tra la diga e il gran Bea , alcuni trail del park di Sauze che hanno comunque una forte componente naturale/oldschool.

All Mountain Challenge: qui ci mettiamo di tutto un po’, e parliamo in generale di giri in quota, su sentieri naturali ed escursionistici, difficilmente percorribili ad alte velocita’. Ci puo’ essere di tutto un po’, passando dal flow al tecnico . Qua Trailforks non lo nomino nemmeno, e per la STS passiamo da S1 a S3. Esempi ? Il giro della Valle della Rho/Valle Stretta, il Malamot sul Moncenisio , il passo della Mulattiera.

Finale with Friends

SPOILER

Non amo le seggiovie ma ogni tanto (raramente) ne faccio uso.
Preferisco pedalare (tranquilli, anche a pile si pedala)
Non avrei mai pensato in vita mia di andare a Finale Ligure e farmi scarriolare tutto il giorno con un furgone per fare il criceto.
Ma per gli amici questo e altro.

In questo articolo fate finta che io abbia qualche anno di meno e anche meno esperienza in bici (ne bastano giusto un paio) e che la sfida con il destino non sia mai esistita. O forse si. Non lo so. Finale e’ finale e facendo un paragone con il surf e’ come surfare in oceano dopo anni nel nostro laghetto mediterraneo.

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Bici carica
Batteria carica anche se stavolta non ci serve.
Manca circa un quarto alle 7 e ho una destinazione impostata su maps.
99 ad Ovest da qui. Destinazione Finale Ligure aka La Mecca della MTB

Aspettative zero, se non quella di una bella giornata a ritrovare vecchi amici.
Perche’ e’ vero che Roma non mi manca per niente, ma mi mancano tantissimi biker con cui ho girato in questi anni.

E’ un piacere rivedere “a soli 100 km da casa” Guido, Ivano, Roberto e altri nuovi amici targati RM.
Mi mancava la loro allegria il loro far casino. Mi mancava un giro in compagnia .

Dopo i saluti di rito si va a caricare le bici sul furgone. Destinazione Base Nato, 1000 d+ circa da guadagnare a suon di tornanti … con la sottoscritta che a meta’ strada si arrende e chiede di stare davanti. Era meglio pedalare penso tra me e me.

La notte ha piovuto, e questo ci costringe ad iniziare da Base Nato , mentre io speravo di vedere il famoso RollerCoaster.
Poco male.
Finale sembra un altro pianeta. Un quantitativo di bikers, tra cui ragazze, famiglie, bambini, mai visto in nessun altra location.
Sentieri ovunque.


Attacchiamo la prima discesa , che si chiama Madre Natura , io ho le gambe molli. Non sono abituata a girare senza pedalare un po’.
Soffro la luce e gli sbalzi sole/ombra. Faccio fatica e non vado come vorrei ma almeno resto in piedi sulla bici.
Il trail sbuca sull’asfaltata, e da qui il furgone ci raccoglie e si torna su
Altro giro altro regalo .
Stavolta il trail mi pare si chiami H. Simile al precedente, io per la scarsa visibilita’ mi pianto e vado dritta ad una curva.
Ancora non ho fatto amicizia. L’unica cosa certa e’ che il setup mullet sulla thok stavolta funziona eccome.
Terza risalita. E’ l’ora del trail ingegnere, che ci portera’ fino a Feglino dove faremo pausa pranzo. Questo gia’ lo conoscevo, e infatti andiamo un pochino meglio (si fa per dire). E’ lungo, tanto lungo, ed e’ mediamente tecnico. Non ha nulla di impossibile ma c’e’ sempre da guidare e stare attenti. Io vado con calma , senza uscire dalla mia comfort zone. Cerco di goderemelo e di sfruttare al meglio il nuovo setup dell’ormai datata thok. Vi lascio il video di questo , dovrete accontentarvi, non sono una pro, ma se qualcuno vuole farsi l’idea di un Finale al rallentatore, questo fa per voi 😀 😀

L’ingegnere e’ lungo, fisico, 5 km di carico continuo su braccia e gambe, ma nel mio caso sono sopratutto le seconde che soffrono.
Pausa pranzo meritata e decisamente allegra in un posto carino in quel di Feglino …

La mia povera thok e’ piena di fango. Le mie gambe sono sempre piu’ molli . Alla faccia di quelli che dicono “ah ma tanto fai solo discesa se vai con il furgone”. Si, diciamo che io sono piu’ reattiva dopo una bella e non eccessiva salita pedalata.
Ripartiamo , e io decido di saltare un trail e mantenere le (poche) forze per il finale della giornata, Rollercoaster , che era un po’ la ragione di questo giro, trail di cui tutti parlano e che io “non ho mai fatto anche se ci sto a 100 km”.

100 km … che erano realativamente pochi quando vivevo a Roma qua diventano tanti. Si , certo la qualita’ dei trail e’ molto elevata, e sopratutto se si ama l’Enduro valgono tutti i km . Ma io so (e devo) anche accontentarmi delle mulattiere che ho a pochi km.

Arriviamo dunque a sto benedetto RollerCoaster, sul quale Guido si offre di accompagnarmi e aspettarmi . Prima parte easy e flow senza davvero niente di strao o di difficile, un lungo drittone in leggera discesa con qualche saltino. Il trail si fa divertente quando inizia ad essere guidato, con una successione di compressioni molto ritmiche e ben concatenate tra loro, che se fatte ad una velocita’ ben diversa dalla mia diventano tutt’altro che banali. Diciamo che fino all’incrocio con la sterratona e’ un trail quasi per tutti.
Diversa e’ l’ultima sezione dove l’ignoranza torna padrona e infatti cado come un sacco di patate su un cambio di terreno da umido a secco. C’e’ molto piu’ da guidare e un ultima sezione multilinea un po’ stile “Rive Rosse” , su cui Guido mi ha gentilmente indicato dove mettere le ruote.
Felice di rivedere l’asfalto … soddisfatta di essere intera … contenta di aver passato una giornata in compagnia .

Mi mancherete ragazzi, come mi siete mancati. Spero di girare ancora con voi … Ora tocca rimettersi a lavorare. La sfida con il destino non e’ finita, e’ appena iniziata ….

eMTB AM Genova Mte Fasce 2 Sori

A volte mi si chiede se non ho paura a girare in mtb da sola.
La risposta e’ si, a volte si, ma se dovessi sempre trovare qualcuno per fare un determinato giro sarei piu’ sul divano che in bici.
E questa cosa vale sopratutto in questa fase personale di ricostruzione. Lasciata alle spalle la Capitale, ora la mia concentrazione e’ sull’arrivare a termine del corso regionale ACT e sul portare avanti i miei progetti in quello che voglio che sia il mio mondo.
Per arrivare indenni all’esame finale, farsi male e’ severamente vietato. Ed e’ x questo che negli ultimi tempi mi avete visto fare anche molti km, (cosa che comunque evito di fare con frequenza) pur di avere compagnia, sopratutto in giri piu’ lunghi e magari dallo stampo piu’ AM.
Ma le belle giornate e il richiamo dell’esplorazione del meraviglioso territorio che ho a pochi km dalla mia base invernale (attualmente sono a Rapallo e ci restero’ fino al disgelo) stavolta mi hanno convinto a rimettermi a “ravanare” in un giro piu’ lungo di stampo all-mountain. L’idea arriva da un post su facebook di un uscita effettuata dal CAI di Savona, alla quale ha partecipato una biker che ho tra i contatti. Mi informo e ottengo il gpx. Si tratta di un alternativa alla gia’ nota Porcilaia , che dalla strada del monte Fasce scende su St.Ilario. Stavolta invece ci si stacca poco prima, e sulla carta dovremo affrontre una serie di creste, fino a scendere a Sori passando per la localita’ Teriasca , il tutto seguendo uno spettacolare crinale , sul quale si alterneranno sezioni esposte ad altre piu’ aperte, per concludersi con uno splendido sentiero a tornantini (minuto 7.49 del video sottostante x i piu’ impazienti) .

Quindi pronti … VIA . Vi lascio subito il vlog del giro ….

Ma procediamo con ordine. Dislivello e kilometraggio ignoti, in quanto la traccia che ho parte da Nervi e sale per la classica risalita che in genere si utilizza per i trail lato antenne (Geometra, Topinigi, Tupango) , mentre per me, arrivando da Levante conviene lasciare la macchina a Sori e salire da qua. 9km per alzare circa 620 d+, ad incrociare la strada del Fasce che arriva da Uscio in localita’ Case Cornua. Da qua ancora 2km e 100 d+ per lasciare poi l’asfalto in corrispondenza di uno slargo, e seguire una visibile e sempre pedalabile linea di cresta che porta ad una stazione metereologica. Inutile dire che il panorama lascia senza parole.

Raggiunta la cresta piu’ alta inizia la discesa. La prima parte, dopo un poco visibile attacco a valle di una lastra rocciosa, e’ un lungo traverso con un paio di tornantini, il tutto fattibile ma decisamente esposto. Serve prudenza e cautela sopratutto se si e’ in solitaria; il traverso poi conduce ad un altra serie di creste con qualche rilancio e qualche scalino in salita, fino ad un ultimo ripido molto smosso (che non mi vergogno ad aver fatto a piedi vista la situazione) . Da qua il sentiero cambia totalmente, si entra nel bosco in una classica mulattiera che talvolta presenta qualche restringimento e qualche passaggio su pietra fissa a rischio rotture, terminando con uno stretto tornante che conduce in una altrettanto stretta linea racchiusa tra muretti a secco. Superata questa sezione, possiamo dire di esserci lasciati alle spalle la parte piu’ ostica del trail, indicata come nera su trailforks. Finalmente possiamo mollare un po’ i freni, immettendoci sul divertentissimo “Cortino DH“, blu su trailforks: una discesa sempre panoramica con una prima parte natural flow in cui il sentiero trova il suo percorso tra la bassa vegetazione mediterranea, per poi diventare piu’ tortuoso aggrovigliandosi in una divertente e sfidante serie di tornantini. Il fondo breccioloso non e’ dei miei preferiti e richiede cautela, ma a parte questo dettaglio la discesa e’ davvero TOP ! Un ultima “S” ci porta nuovamente a contatto con la civilta’, sbucando in una cementata al servizio di qualche abitazione.
Ancora pochi metri in lieve salita e ci troviamo in localita’ Teriasca.

Da qui possiamo rientrare a Sori su asfalto, o in alternativa fare un ultimo trail, purtroppo non pulitissimo sopratutto nella parte finale che ci porta rapidamente nel fondovalle sulla cementata che costeggia il torrente e che conduce con piacevoli passaggi tra le tipiche abitazioni, fino al mare.

CONCLUSIONI: giro bellissimo, abbinabile volendo ad altri elementi nella zona del Fasce. (Il giro in se come lo ho fatto io sono poco meno di 20 km e 830 d+) Paesaggi e terreni che ricordano l’alta montagna, ma sotto c’e’ il mare …. esposizione sud quindi ben drenante . Peccato che l’ultima sezione (CORTINO) non abbia una via d’accesso semplice e alternativa al lungo traverso, in quanto meriterebbe la possibilita’ di una risalita dedicata essendo molto divertente dal punto di vista della guida e della pratica sui tornantini stretti.

STRAVA: https://www.strava.com/activities/8548438525
TRAILFORKS : https://www.trailforks.com/ridelog/view/49008744/

Relive:
https://www.relive.cc/view/vQvxpMXjR9v

eMTB: Andora/Diano e il salto nel blu

Ancora un invito a girare a Ponente. Stavolta arriva da Luca di ebiketour.net . Non do nemmeno troppo peso al giro, mi dice zona Andora/Diano, chiedo se si fara’ il salto nel blu e la risposta e’ affermativa. Il Salto Nel blu e’ forse, dopo i sentieri di Finale, il trail piu’ famoso, fotografato e documentato su Youtube del Ponente o forse della Liguria in generale.
La curiosita’ quindi c’era … ma stavolta arrivare al traguardo non sara’ semplice.
Si preannunciano una 40ina di km e circa 1300 d+- Diciamo che so da subito che con la pila sto al limite e che non sara’ facile chiudere il giro esenti da fatica. Ma ci proviamo.
Chiedo perdono se daro’ + spazio alle mie sensazioni che non ad una precisa descrizione della location, il Ponente lo conosco solo per il surf, e anche il ridelog su Trailforks non mi aiuta al 100%. Iniziamo dunque … simpatico gruppetto elettrico in cui siamo ben due donne, livello … livello .. gia’ il livello. Quella cosa che non so piu’ come definire perche’ e’ troppo relativa. Facciamo prima a dire livello compatibile con il mio, almeno in discesa …
In salita pero’ … o sul mangiaebevi con cui e’ esordito il giro … lasciamo perdere.
La sottoscritta ha scomodato tutti i santi a lei noti, maledicendo fango e “LEPEGO**” in generale, per un lungo e poco piacevole mangia-e-bevi che ci ha condotto al primo trail.
E si attacca subito con una nera. Si chiama “i tecci”, e mena. Mai esposta e mai pericolosa, le difficolta’ maggiorni sono le canale e alcuni punti scavati. Nulla di impossibile ma impegnativa e continuamente scassata.


Dopo una breve pausa in un bar nel fondovalle, risaliamo sul versante opposto. Altro giro altro regalo, un altro trail scassato il giusto, un po’ + guidato e scorrevole con alternanza di pezzi veloci e alcuni tagli mezzacosta di collegamento. Direi piu’ xc moderno che enduro, ma comunque interessante e ignorante quanto basta. Qua sotto il video, trattasi di un mix di varie linee e quindi non so darvi un nome di riferimento.

Anche se le gambe sono decisamente cedevoli, mi convinco a fare – a fatica – l’ultima risalita per arrivare a queste famose antenne. Oltre alle gambe inizia a cedere anche la batteria, che va in rosso a circa 100 d+ dalla fine. Fortunatamente l’ultima salita mena meno delle altre e finalmente siamo in prossimita’ delle antenne gia’ viste in svariati video online.


Da qua, inizia il vero piatto forte della giornata: antenne/salto nel blu, un flow trail che alterna scorrevolezza a elementi tecnici tutt’altro che banali. Anzi forse il piu’ banale e’ proprio il famoso salto … a seguire c’e’ di tutto e vanno conosciute alcune chickens in quanto la linea principale ha alcuni drop che richiedono tanto manico e zero paura. A contorno di tutto una bella vista mare che lo rende ancora piu’ spettacolare. Forse il trail tra quelli “costruiti” piu’ bello che ho mai fatto in Liguria … e uno dei piu’ belli in generale se parliamo di Enduro.

Stremata mi trascino al qubo. 40 km abbondanti e quasi 1400 d+. Non so se sono + ko io o la pila della bici. Una bella prova e sopratutto un uscita che mi ha riportato il mood in bike positivity, in buona compagnia e con in piu’ la motivazione di avere nel gruppo un’altra ragazza, Marcella, di livello compatibile con il mio.

Ringrazio ancora tutto il bel gruppetto elettrico e in particolare Luca x l’invito e l’ideatore della traccia, Marzio, quasi local in questa zona dove l’ignoranza la fa da padrona (come del resto in gran parte della Liguria)

Relive:
https://www.relive.cc/view/vPv4AP32XRO

Strava:
https://www.strava.com/activities/8347791439

** LEPEGO = umido viscido in Genovese.

eMTB Liguria – Spotorno Monte Mao (e dintorni)

Primo post ufficiale lontana ormai da un paio di mesi abbondanti dalla Capitale. Tra impegni vari correlati al corso (leggere qua se siete nuovi qui o se vi siete persi le puntate precedenti) e meteo sfavorevole le occasioni per vedere posti nuovi degni di recensione non ci sono state. Finalmente location, meteo e compagnia riescono a quadrare, e decido di spingermi a Ponente (NB: attualmente sono abbastanza stabile a Rapallo, sul levante ligure) per incontrare Daniele (mio “collega” al corso di cui sopra) e andare a provare alcuni trail, tra cui Mao Crest , gia’ PS EWS nel 2018, del quale avevo visto qualche interessante video.
Ma andiamo con ordine.
Purtroppo uscire la mattina in un giorno feriale anche qua non e’ cosa, Genova non e’ Roma, ma la coda GE EST/GE OVEST e’ comunque una garanzia. Non finisce qua, un ulteriore strettoia la trovo poco dopo Savona, ma per fortuna il tutto si risolve in “soli” 15 minuti di ritardo.
Finalmente quindi si pedala. Prima risalita va via abbastanza scorrevole, come il primo trail, “Resident Evil” su trailforks, non fatevi ingannare dal nome perche’ non e’ niente di che, in realta’ un traverso di trasferimento. Soffro molto il passaggio luce/ombra con la luce bassa, e questa sofferenza si traduce in insicurezza sui successivi trail: Zak, un mangia-e-bevi sul genere xc moderno,che si innesta sull’ultima parte de “la folia”, uno scassatone breccioloso su cui prendo qualche pietra rotolante non so bene dove, fatto sta che la bici comincia a fare strani rumori di dubbia provenienza. Rumori che spariscono per miracolo dopo la prima risalita su asfalto pedalando agile.
Purtroppo l’asfalto dura poco , e lascia spazio ad una sterratona relativamente fattibile in ebike, e a seguire un trail in salita a tratti un po’ ostico. Il tutto ci porta all’inizio de “La Rete”, bellissimo trail dalle pendenze piu’ accentuate che mixa sezioni guidate e spondate a rockgarden su pietra fissa, mai banale ma mai impossibile. Lo definirei sul genere del st Anna, ma decisamente piu’ pulito. Dal punto di vista della guidabilita’ direi il trail + interessante di tutta la giornata.

cresta mao
vista su savona
bergeggi


Ci tocca risalire nuovamente per il percorso precedente, fino stavolta a portarci oltre, per prendere un taglio su singletrack verso il Monte Mao, ultimo obbiettivo della giornata e “pezzo forte”: Mao Crest, PS EWS nel 2018, un lungo e panoramico singletrack su fondo smosso che alterna sezioni piu’ guidate con curve a traversi, il tutto partendo da una cresta, mai esposta che punta dritta sull’isolotto di Bergeggi, lasciandoci da un lato Savona e dall’altro Spotorno. Molto molto bello e panoramico, mai difficile mai ripido a patto di avere una buona familiarita’ con lo smosso e l’esposto (mai eccessivo, sempre in zona di confort almeno x me, grazie anche all’onnipresente vegetazione). La bici purtroppo su questo trail riprende a fare “i rumori”, ma mi porta indenne alla macchina. Concludendo, 1270 d+ e 28 km, zero biker incontrati. Giro che sicuramente si adatta a varianti e ad ulteriori modifiche/integrazioni, ma Mao Crest e “la Rete” IMHO sono un must.

Ridelog su trailforks

https://www.trailforks.com/ridelog/view/47000547/

NB: da qualche settimana, ho attivato i ridelog su trailforks. Tutte le mie uscite saranno su questa piattaforma (oltre che su strava) e sara’ mia premura segnalare eventuali problematiche riscontrate sui trail e/o livelli incongruenti di difficolta’. Per dirne una , anche in questo giro i colori sono un po’ incongruenti. Mao Crest non e’ nero ma un po’ meno (S2-), La Rete non e’ blu ma qualcosa in piu’ (S2 pieno), Resident Evil potrebbe addirittura essere verde (S1). Il blu puo’ starci per “zak”. La questione difficolta’ dei sentieri contunua ad essere un tema spinoso , servirebbe una classificazione che vada un po’ oltre i colori.. ma questo e’ un altro discorso …

Relive:

Che budget per avvicinarsi alla MTB ?

Avvicinarsi alla MTB/eMTB – opportunita’ e budget –

Diciamolo apertamente : quando qualche amico/parente/conoscente non biker mi chiede quanto costa la mia bici rimane negativamente colpito e vede questo sport come inavvicinabile. E sottolineo che la mia Thok e’ un entry level come montaggio, e, nel mondo elettrico, e’ poco piu’ del “minimo sindacale” che serve ad avvicinarsi ad un uso offroad sportivo/enduristico.

thok mig sauze

Questo “costo di strartup” e’ un gran deterrente per tanti che vorrebbero provare, avvicinarsi a questo mondo , capire di che si tratta e se puo’ essere il loro sport. Purtroppo anche le formule di leasing o long term rental (noleggio a lungo termine) non sono sempre attuabili e/o convenienti , e implicano un impegno minimo di 1 anno, e sono rare le offerte dedicate a privati che permettono la restituzione del mezzo senza penali.

Tutto questo scoraggia il semplice sportivo curioso, magari praticante di altre attivita’ outdoor, anche solo nei confronti di un noleggio giornaliero , timoroso del “e se poi mi piace come faccio ?”

Facciamo dunque due passi indietro. Le eMTB non sono sempre esistite, e anche senza il motore questo sport puo’ avere il suo perche’ , a patto di mettere a budget – prevalentemente nella stagione estiva – qualche uscita in bikepark , quindi usando le seggiovie o altro mezzo di risalita, per poter migliorare rapidamente in discesa e avere l’opportunita’ di non stancarsi in salita e perdere lucidita’.

Il periodo ideale per avvicinarsi a questo sport con un budget ridotto, e’ secondo me, prima dell’estate , in modo da poter approfittare della stagione di apertura dei bikepark per farci un idea globale di quello che vogliamo fare con la bicicletta.

In ogni caso, il budget minimo per una full (ovvero bici con sospensione sia anteriore che posteriore) usata puo’ variare tra i 1000 e i 1500 euro.
Sotto questa cifra si rischia di tornare molto “indietro nel tempo” , trovando mezzi ormai decisamente obsoleti sui quali puo’ risultare anche difficile reperire i ricambi.

E … se a questa cifra non ci arrivo ?

Se proprio si vuole provare, il mio consiglio e’ di affittare un enduro muscolare in un bikepark e cercare di capire se questo mondo fa per noi. Meglio se accompagnati da un maestro o almeno da un amico/a esperto/a . Il costo di una giornata puo’ variare – incluso skipass e noleggio – dai 70 ai 120 euro a seconda della location scelta.

… Basta una giornata a capire ?

Non e’ detto. In questo caso – ahime’ – il mezzo e il tipo di sentieri fa la differenza. Per questo, nel dubbio meglio affidarsi ad un esperto/a .

… Non ho bikepark accessibili, so a priori che dovro’ pedalare, posso iniziare con una buona front ?

La risposta e’ ASSOLUTAMENTE SI !! Il “frontino”, sopratutto se moderno , e’ un mezzo divertente, allenanete e didattico. E’ piu’ agile e meno faticoso in salita di una full pari peso, in discesa e’ agile e reattivo sul veloce. Richiede pero’ maggiore controllo, scelta di linea e skill a bassa velocita’ sul tecnico. Tutte cose che possono essere imparate, e che sono anche motivanti e divertenti da acquisire.

frontino manual
frontino chiesetta

Dunque, che caratteristiche deve avere un frontino divertente ? All’incirca quelle del mio FrontinoRosso: telaio in alluminio (alcuni propongono l’accaio, sinceramente lo sconsiglio ad un principiante poco allenato, l’aumento di peso non e’ trascurabile), sterzo mediamente aperto (66-67 gradi), ruote da 29 e escursione della forcella intorno ai 120-130 mm. Ci sono front da enduro con escursioni maggiori, ma fidatevi, sopratutto se dovete pedalarci ed e’ la vostra prima bici e’ solo peso in piu’ . Un mezzo del genere permette di iniziare a divertirsi e di imparare solidamente i fondamentali della guida offroad.

E ricordatevi che gran parte delle volte, se non riuscite a chiudere un passaggio , non e’ colpa “della bici” …. La guida attiva in mtb richiede tecnica, che non tutti riescono ad apprendere in modo autonomo e intuitivo. Qualche lezione puo’ essere piu’ utile di un inutile upgrade …

E vi ricordo che se vi trovate in alta Valsusa, per tutto Agosto sono disponibile per lezioni per livello principiante/intermedio in bikepark e non solo, sia per ebike che non.

maestra mtb

eMTB Malamot 2.0 (beta)

Domenica 3 luglio 2022: a distanza di quasi due anni si torna sul Malamot, quota 2914, con l’intenzione stavolta di testare una linea inedita, almeno per me e per Daniele, mio “socio” in questa uscita di scouting, Da qui la definizione di “beta”, rubata all’IT, ovvero di un qualcosa di non ancora stabile e utilizzabile (nel caso specifico) percorribile in sicurezza.

Ma cominciamo dall’inizio. Partenza dal piccolo lago di Moncenisio paese, con il meteo che ci assistera’ (cosa non scontata con le altitudini in questione) per tutta la giornata. Sulla carta ci aspettano 1500 d+, il massimo attualmente sperimentato dalla batteria della Thok, andando al risparmio.

Saliamo dalla strada del lago Arpon, fino ad incrociare il bivio per il Malamot. Da qua la salita e’ identica a quella del precedente giro effettuato nel 2020.

Andiamo piano, molto piano, diciamo che reggo bene il primo “millino” in eco, ogni tanto in caso di (rari) passaggi tecnici preferisco scendere e spingere la bici, sia per cambiare tipo di sforzo (si, si fatica anche con l’ebike, sopratutto se si deve arrivare a compromessi per risparmiare) che per conservare la batteria. Il paesaggio e’ quello caratteristico del Moncenisio, che come sempre da l’idea di trovarsi su di un’altro pianeta.
Dopo circa 4 ore e mezza siamo in cima , e finalmente si recupera fiato e energia.

Iniziano le valutazioni per la discesa. La traccia che intendiamo seguire e’ stata scaricata da Trailforks, e punta verso il lago bianco tagliando diretta tra i sassi. Non ci sono ridelog recenti. Guardando verso il basso, tra le pietre si scorge una specie di camminamento relativamente vicino, che potrebbe semplificare la discesa. Decidiamo quindi di seguire una specie di scalinata segnata da alcuni “ometti” che punta verso il camminamento intravisto. Qualche gradone sarebbe teoricamente anche ciclabile, ma evitiamo inutili rischi, trovandoci nel nulla a quasi 3000 mt slm.

top malamot

Dopo un po’ di ravanaggi inizia il divertimento. Freeride tra prato e pietra fissa molto divertente, con lo sfondo del lago bianco e del monte Giusalet a fare da piacevole contorno.

Purtroppo un bel gioco dura poco, e si ricomincia a ravanare per cercare un passaggio che ci permetta di superare indenni alcuni “cliff” e trovare la strada sterrata che arriva dal basso.
Morale della favola: un ora circa di ravanaggio per 10 minuti di piacevole discesa. Ma questo fa parte dell’all-moutain, sopratutto in fase di “beta test” o scouting che dirsi voglia.

Inizia quindi la seconda parte di discesa, quella che, almeno sulla carta dovrebbe essere piu’ flow e semplice. Seguiamo una traccia segnata sulle mappe come strada, effettivamente ha l’aspetto e la larghezza di una strada in disuso, ma il fondo e’ comunque insidioso e di strada ha ben poco. In ogni caso niente di difficile, circondati sempre da un contesto naturalistico e paesaggistico spettacolare da cui non bisogna lasciarsi distrarre troppo. La presunta strada diventa poi singletrack, a tratti decisamente esposto, con simpatici passaggi tecnici su roccia, e man mano che perdiamo quota iniziano a comparire anche divertenti tornantini. Insomma, il trail sembra valere il giro, unendo perfettamente piacere di guida della bici in discesa e ambiente alpino mozzafiato.

Ma anche qui purtroppo ritroviamo un’uscita non semplice. Poco prima di ritrovare la strada del lago Arpon, dobbiamo nuovamente “combattere” contro un passaggio non ciclabile e difficilmente percorribile anche a piedi dovendoci trascinare dietro le pesanti ebike. In qualche modo ne usciamo, sperando che le insidie siano finite.

out


In teoria ci aspetta un ultima piacevole discesa fino alla piana di St Nicolas e a seguire verso Moncenisio via sentiero dei Monaci … ma come si poteva immaginare c’e’ ancora da tribolare. Una frana interrompe il sentiero, dobbiamo tornare indietro (santa ebike) e trovare una traccia alternativa. In qualche modo scendiamo e incrociamo quella che una volta era la base della Ferrovia Fell, che nell’800 collegava la val di Susa alla Maurienne. Ultimi metri tritabraccia sul lastricato del sentiero dei monaci, dopodiche’ finalmente troviamo una fontana e poco dopo le macchine.
Tirando le somme, 1650 d+, il record per la mia Thok. Malgrado i problemi di “ravanaggio” giro bellissimo, ma da rivedere per trovare passaggi piu’ agevoli (dovrebbero esistere) . E’ davvero un peccato che la sezione finale del trail che dal lago bianco scende alla strada dell’Arpon sia cosi’ complessa da superare. Sulle mappe e sulle strava heatmap risulta esistere un passaggio alternativo. Forse vale la pena tornare ad indagare ………

A questo link :
https://www.facebook.com/media/set?vanity=mtbexplorer360&set=a.3287690804889674
potete trovare tutte le foto di Daniele, (mtbexplorer360), che ringrazio per aver condiviso questa esperienza per me “epica”.
Il Moncenisio e’ sempre affascinante, un posto unico come ce ne sono pochi e che vale davvero la pena visitare. Vedremo se ci sara’ una release “3.0” del Malamot !!!

PS: un ultima nota sul comportamento di motore e batteria. La mia thok ha una batteria da 504 watt/h, al giorno d’oggi considerata “piccola” per una ebike “classica”. Eco e’ regolato dall’app a medio, tutto il resto a basso. Durante il giro ho usato trail solo nella fase finale e quando siamo dovuti risalire causa frana. Ovviamente la velocita’ di crociera e’ comparabile ad un muscolare allenato. Ma con un po’ di pazienza anche senza le “megapile” si possono fare giri di tutto rispetto.