Sfidiamo il destino su un frontino

Questo post e’ un po’ diverso dal solito, di parlare del #frontinorosso abbiamo gia’ avuto occasione in lungo e in largo, e questo non e’ il solito articolo tecnico o la recensione di un itinerario. Stavolta vi porto un po’ dentro la mia vita, anche se a dire il vero lo avevo gia’ fatto circa un anno fa, con questo articolo :
http://whybenormal.net/la-bicicletta-a-pile-e-non-mi-salvera

In realta’ le cose in quel momento non sono andate esattamente come speravo. E’ stata comunque occasione per confrontarsi con altre realta’, per capire come gira il mondo del bike business altrove, e per acquisire la consapevolezza che c’e’ ancora tanto, tantissimo da fare e che ahime’ in questo mondo essere donna (o forse sarebbe meglio dire “diversamente donna“**) rende le cose piu’ complicate. Ma da questa consapevolezza di complicazione puo’ uscire motivazione, e da qui nasce RidePink, primo “caposaldo” della mia sfida al destino.
Il secondo punto ha un carattere piu’ burocratico e amministrativo: nel paese dei cavilli e dei balzelli (Italia), i titoli rilasciati dalla federazione non hanno valore universale. Nella regione in cui risiedo (Piemonte) e in cui intendo portare avanti un buon 50% del mio progetto , serve un abilitazione regionale da Guida Cicloturistica per poter lavorare sui sentieri (ambiente ostile) con adulti a scopo turistico/ricreativo (leggesi: poter offrire servizio di escursioni guidate nei confronti di soggetti sprovvisti di qualsivoglia tesseramento/certificato medico) senza dover ricorrere, appunto, al burocratico accrocchio chiamato ASD. Chi mi segue su Strava avra’ visto che ho girato tanto con il frontinorosso cercando di spingere il + possibile con le mie gambette. Ebbene si, questo serviva a superare la prova di ammissione al corso in oggetto, prova che ho superato qualche giorno fa. Non sara’ una passeggiata perche’ la “convivenza” con il frontino dovra’ continuare per buona parte del corso, e io, se devo scegliere, preferisco andare a pile (del resto, il potenziale pubblico di una guida e’ al 90% elettrico, ma questo e’ un altro discorso…)


E quindi eccoci qua, avevo giurato che non sarei piu’ tornata a “scuola”, che non mi sarei piu’ impegolata in corsi, slide, tesine e altre cose dalla dubbia utilita’ e invece ci sono ricascata. Perche’ io ci credo, io so che il mio posto e’ li tra le mie montagne, non rinchiusa al buio vestita da scema . Il destino, in questi ultimi 10 anni e’ stato molto strano con me. E’ successo di tutto e di piu’, parzialmente intuibile scorrendo indietro questo blog, o guardando i miei profili social. C’e’ ovviamente dell’altro, non di pubblico dominio e interesse, ma tirando le somme questo lungo periodo passato nella Capitale, e’ stato, nel bene e nel male fondamentale per capire almeno in parte #tuttiimieisbagli, purtroppo fortemente influenzati dal fatto di avere un difetto refrattivo all’occhio sinistro poco diffuso, e correggibile appieno solo con particolari lenti a contatto (non da banco x intenderci).
Molto probabilmente se non avessi avuto “sfig-occhio” (come lo chiamavo) a alterarmi il sistema nervoso, ora come ora sarei maestra di snowboard, e probabilmente sarei gia’ gct/mmb da un po’ , ma pazienza, indietro non si torna, e – ahime’ – l’esperienza e il senno si acquisiscono solo con il tempo, a suo malgrado tiranno.


Tempo tiranno perche’ per molti probabilmente sono solo una “zitella” che trova consolazione nei suoi giocattoli perche’ non e’ stata capace di realizzarsi in maniera “normale”, creandosi una vita e una famiglia come tutta la gente “normale”. Gente “normale” che mi auguro in futuro di poter accompagnare nel mio mondo, regalando qualche attimo di spensieratezza e liberta’ in mezzo alla natura o – perche’ no – un po’ di adrenalina lungo un bel singletrack in discesa.
La mia famiglia sono le mie due biciclettine. Non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo le stesse fortune (o sfortune), e la propria unicita’ va accettata, coltivata, e rispettata. Ho motivazione e passione da vendere, e penso di poter avere qualcosa da offrire nel mondo delle due ruote turistico/ricreativo. Stavolta tiro avanti dritta, senza influenze esterne, solo con la mia testa. E forse, anche se con qualche anno di ritardo, finalmente avro’ ragione.

Se siete arrivati fino alla fine di questo pippone vi ringrazio, nel limite del possibile cerchero’ di tenervi aggiornati sull’evoluzione del corso che seguiro’, che, ricordo essere di ben 280 ore, molte di piu’ di quelle di Federazione o peggio di alcuni enti. Sara’ il tempo a dirci se questa formazione sara’ davvero utile per poter operare sul campo in maniera professionale e sicura e per diventare una biker migliore.

Stay Tuned

KiaZ

** quando uso questo termine mi riferisco al fatto che non sono riconoscibile per niente in un classico stereotipo femminile, ma che ho sempre fatto senza pormi troppi problemi cose “da maschi” e che credo che se le ho fatte io sia tutto alla portata di chiunque e che gender e caxxate simili siano solo frutto del voler per forza etichettare e stereotipare ogni essere vivente in una certa categoria standardizzata.

Test Turbo Levo SL Specialized

TURBO LEVO SL – Il Test

La mia curiosita’ per il neonato segmento delle ebike ultraleggere non e’ un segreto. Da sempre il grosso limite che trovo nelle ebike per quel che riguarda il mio stile di guida e’ il peso. Peso che influisce nella guida in discesa, nel tecnico lento, nella frenata. D’altro canto pero’ per alleggerire bisogna tagliare altrove, ovvero batteria e motore, e quindi essere pronti ad accettare compromessi in salita.
Ieri si e’ presentata l’occasione per testare una Turbo Levo SL Comp sui trail di Formello. Il maltempo e la pioggia fine non mi han fermato, troppa era la mia voglia di provare questo mezzo. Per chi non e’ troppo “tecnico”, ricordo che la LevoSL risparmia in peso montando una batteria da 320 Wh (contro le 500-600 delle ebike “pesanti”) e un motore realizzato “ad hoc” in grado di erogare una coppia di “soli” 35nm (a fronte dei 70-85 delle ebike “pesanti”). Questi accorgimenti portano il peso dell’oggetto in questione attorno ai 18.75 kg per le versioni in alluminio (da me provata) e a 17 kg per quelle in carbonio. Sono pesi comparabili alle vecchie “freeride” della prima decade degli anni 2000, con la differenza che la tecnologia si e’ evoluta e questa ha il motore.


La bici da me provata e’ in allestimento comp, monta forka fox 34 grip, ammo fox float dps, freni guide, trasmissione nx 12v, ruote da 29.

Vediamo subito come va. Intanto anche da spenta rimane pedalabile, il trascinamento e’ pari a zero e questo permette, in tratti pianeggianti, di spegnere tranquillamente il motore per guadagnare in autonomia. Una volta acceso il motore si fa sentire, ed e’ tutt’altro che silenzioso. La LevoSL ha tre livelli di assistenza, in stile shimano per intenderci. In “eco”, diciamo che lo sforzo e’ comparabile al pedalare una XC molto leggera. Su salite scorrevoli non si hanno problemi, a patto di non pretendere – a parita’ di fatica – le stesse velocita’ che si avrebbero con un ebike full-weight and full-power. Per farla molto semplice, questa trail bike mette una “toppa” alla mancanza di allenamento di un/a “sunday rider” come la sottoscritta, permettendo di faticare meno in salita e guadagnare un pelino di velocita’, ma siamo ben lontani dell’effetto “criceto elettrico” tipico delle ebike pesanti.

In discesa, e’ a tutti gli effetti molto molto piu’ vicina ad una trail bike senza motore piuttosto che ad un ebike. Per farla breve mi sembrava di essere tornata sulla mia cara vecchia stumpjumper. Quindi una bici reattiva che risponde ad ogni nostro spostamento di peso, che chiede di essere guidata , che puo’ essere facilmente alzata per saltare radici in bunnyhop , che vola nei rilanci e sulle sponde. Ho avuto giusto qualche problema di feeling con i freni: su una bici del genere vedo meglio un impianto tipo xt, anche solo a 2 pistoni, sarebbe piu’ che sufficente per il peso della sottoscritta … preferisco avere una frenata pronta e possibilita’ di cimentarmi in cose che su un ebike pesante mi sono quasi precluse, come i nosepress.

Purtroppo il meteo non ha aiutato e la gopro si e’ presto bagnata …

Facciamo un’altra risalita, stavolta proviamo ad usare un po’ piu’ di assistenza. La modalita’ trail, ovvero quella intermedia, e’ comfrontabile ad un eco “spinto” di un Shimano o di un Bosch, o ad un Trail/Tour un po’ “moscio”. Qua il motore si sente di piu’ e quindi le velocita’ aumentano senza problemi. Non ho purtroppo avuto possibilita’ di provare salite tecniche, di quelle non pedalabili (almeno da me) con la muscolare. Sarebbe molto interessante poter approfondire anche il comportamento sui “ripidoni in salita”.

Tirando le somme, di elettrico quest’attrezzo ha solo le lucine: e’ quasi una “muscolare” a tutti gli effetti, forse giusto alzarla in manual e’ – almeno per me – un po’ piu’ complesso in quanto la presenza della batteria sul tubo obliquo rende piu’ faticosa la manovra. Idem per i bunnyhop a basse velocita’, ho potuto costatatare una facilita’ maggiore di alzata sul posteriore rispetto all’anteriore. Ma credo che si tratti di farci la mano e di trovare la giusta tecnica, siamo comunque molto, molto piu’ vicini ad una Stumpjumper – o ad una Enduro come pesi – che non alla controparte elettrica, sia essa la Levo full powered, o la mia Thok o altri attrezzi ancora piu’ pesanti (penso prevalentemente alle motorizzazioni bosch e nn solo … )

Il domandone finale e’: la comprerei ? O meglio, avendola provata prima la avrei comprata al posto della thok ?
Per poter rispondere, avrei bisogno di approfondire la conoscenza del mezzo. Di certo trovando un usato (magari di qualcuno rimasto deluso dalle basse peformance del motore) ad un buon prezzo ci farei un pensierone ….. Il nuovo resta decisamente fuori dal mio budget, magari in un’altra vita, chissa’.
Aggiungo che, se avete solo amici elettrici full powered questa bici non vi permettera’ di girare con loro.
Se girate con bici a propulsione umana e rider allenati, e’ la compagna perfetta. Idem per i solitari.
E’ anche un ottimo mezzo come unica bici per chi fa il maestro di MTB, permettendo una didattica che mantiene l’approccio della “muscolare” a livello tecnico ma offre un buon risparmio di gamba nelle risalite.

Aspetto la possibilta’ di provare anche la diretta concorrente, la Orbea Rise, sperando di riuscire ad avere l’opportunita’ x farlo.

Ringrazio Marco di MTB Formello per avermi messo a disposizione questa super bici.

EOY 2020

EOY 2020

In questo strano anno che a brevissimo si concludera’ non e’ assolutamente semplice scrivere la consueta riflessione.
La speranza per tutti e’ in un 2021 che ci riporti verso la normalita’, intesa come il recupero completo delle proprie liberta‘.
Forse, per una volta, in questo strano 2020, gli anormali come la sottoscritta hanno avuto una marcia in piu’.
I solitari, quelli che alle 22 sono gia’ a letto, quelli che preferiscono gli elementi della Natura a centri commerciali e palestre, hanno indubbiamente retto meglio dal punto di vista psicologico alle limitazioni imposte dai vari dcpm, con buona pace di coloro che durante il primo lockdown additavano runner e bikers come untori.
Ho avuto la fortuna di cambiare casa in tempo, e di passare i due mesi di “arresti domiciliari” avendo a disposizione un cortile di discrete dimensioni nel quale giocare come se fossi tornata bambina (ma forse lo sono sempre stata), con la bici, i pattini e lo skate. Proprio come quando, da bambini, ci venivano “imposti” dei confini oltre i quali non allontanarsi (“non andare sullo stradone che ci sono le macchine”).

surplace

lockdown inline skates

E’ stato l’anno in cui poco prima del lockdown ho rimesso sulla neve la Dupraz, e’ stato l’anno in cui ho preso le distanze dal surf, l’anno in cui ho dimostrato a me stessa che allenandomi posso essere meno pippa in bici in salita, ma che senza costanza si ritorna pippa alla velocita’ della luce.
E’ stato l’anno in cui e’ arrivata la prima ebike, con la quale ho un rapporto ancora controverso, controverso al punto da volere a tutti i costi anche un mezzo a “propulisione umana” e di assemblare una front un po’ cattivella (il #frontinorosso) in cucina.

frontinorosso
rho ebike


E’ stato l’anno in cui l’ignoranza e la cattiveria sui social la han fatta da padrone, consolidando ancor di piu’ la mia avversita’ per l’omologazione e rendendomi sempre piu’ fiera della mia non normalita’. Ed e’ appunto per questo che i non normali, quelli strani, quelli che trovano piacere e soddisfazione da cose diverse, quelli per cui la famiglia del mulino bianco e’ l’ultimo dei desideri, quelli per cui conta di piu’ la sostanza che l’apparenza, quelli che vogliono essere apprezzati per quel che fanno e pensano e non per il loro aspetto fisco(indipendentemente dal genere), quelli che fanno dell’indipendenza sia economica che affettiva che intellettiva il proprio credo, forse stavolta sono stati addirittura invidiati da quel resto del mondo a noi incompreso.
Da quel resto del mondo che forse, almeno in parte, ha provato, per forza di cose ad uscire dai centri commerciali e a fare due passi nel verde, ad avvicinarsi a sport diversi dai soliti.

Fermo restando che spero, come tutti, in un rapido ritorno alla liberta‘, questo periodo credo abbia portato tutti quanti a riflettere, e a capire cosa sono le cose davvero importanti per ciascuno, e magari a ricominciare ad apprezzare le cose semplici.

Sono cosciente che piu’ passa il tempo piu’ sara’ difficile “resistere”, lottare contro la vecchiaia che avanza, e contro gli stereotipi che mi vorrebbero in ben altra situazione e non in quella di continuare a seguire le proprie passioni, sognando magari di riuscire un giorno a renderle “autosostenibili“.

C’e’ tanto da fare, e se non sono sola nell’universo poco ci manca.

Let’s go out and ride.
Buon 2021 a tutti.

La bicicletta ci salvera’

La bicicletta ci salvera’ … o forse no ?

Lasciata alle spalle l’estate, sono purtroppo ripresi a salire i “numeri” relativi ai positivi al covid. Uso il termine positivi, e non “contagiati” o “infetti” in quanto credo sia piu’ corretto parlare di positivita’ ad un test, il che non implica che questi soggetti per forza poi sviluppino la patologia in forma sintomatica.
Si e’ fatto un gran parlare di trasporto individuale e bonus bici (che chissa’ che fine fara’).
Adesso c’e’ lo spettro di un nuovo lockdown che incombe. La mia speranza e’ che dopo tutto questo gran parlare, la bicicletta e i suoi effetti benefici non vengano dimenticati.
Quando il tempo e gli orari me lo permettono, sto usando l’ebike anche per andare a lavorare. Non posso farlo quando chiudo con il buio, perche’ purtroppo ho da fare un pezzettino, anche se corto, di una strada che reputo molto pericolosa gia’ di giorno. Mi rendo pero’ conto che, siamo ben lontani da essere in un mondo che permetta una reale sostituzione della macchina o di un altro mezzo a motore. Al lavoro sono riuscita a “negoziare” un parcheggio per l’ebike all’interno di uno stanzino inutilizzato attualmente in ristrutturazione, ma non e’ detto che questa situazione possa venire accettata per sempre, in quanto e’ in progetto di adibire tale stanza ad altro utilizzo.
Non parliamo poi del fatto che, se rientrando verso casa volessi fermarmi a fare la spesa, questo diventa pressoche’ impossibile, un rischio che non vale la pena di correre, in quanto incatenare in modo idoneo e sicuro un ebike non e’ ne semplice ne comodo, e il rischio anche solo di ritrovarla senza ruota anteriore e’ concreto.
Come si puo’ parlare di bicicletta, elettrica o meno, come alternativa ad altri mezzi ed in particolare ai mezzi pubblici, che in questo difficile periodo andrebbero riservati a chi non ha proprio alternative, se non esistono le infrastrutture per usarle in modo sicuro?
Si parla del problema del trasporto x le scuole superiori. Se anche solo la meta’ degli studenti iniziasse ad andare a scuola in bici, se gli istituti scolastici facessero qualcosa in merito in termini di sensibilizzazione, si riuscirebbe a limitare almeno in parte il carico sui mezzi pubblici, e, ad avvicinare le nuove generazioni ad uno stile di vita piu’ sano e sostenibile. Ma la vedo dura. Tanto fumo e niente arrosto. Se qualcuno prendera’ il bonus bici, ammesso e non concesso che arrivi, per molti sara’ – o e’ gia’ stato visto che e’ retroattivo – il pretesto per avvicinarsi a questo sport o per rinnovare il proprio mezzo, piuttosto che l’acquisto di un ebike ad uso commuting.
Ci sara’ sicuramente chi sul discorso ebike per adolescenti andra’ a puntare il ditino sul costo di questi mezzi. E non avrebbe tutti i torti, in quanto un ebike vera, con motore centrale e non al mozzo, ha dei costi dai 2000 euro a salire per una front. Parlo di mezzi affidabili e non di “cinesate” la cui manutenzione puo’ diventare problematica. Quindi l’incentivo del “bonus bici” risulterebbe piuttosto limitato, e, forse andrebbero pensate altre formule (magari un noleggio a lungo termine agevolato, con possibilta’ di riscatto, o una maggiore diffusione di servizi in sharing free floating)

Ma manca, di base, un concetto di “sicurezza” a 360 per quel che concerne la mobilita’ sostenibile, che e’ lontano anni luce dal poter essere realizzato.

Un ultima ma non meno importante osservazione riguarda le nuove restrizioni in arrivo: si e’ puntato il dito contro le palestre e i bar/pub. Per quel che concerne le prime, anche se sono una persona che detesta tutto quello che e’ indoor, riconosco che per molti e’ l’unico (triste) sistema per praticare attivita’ sportiva. Le palestre hanno molta possibilita’ di controllo degli accessi, di monitoring degli iscritti e delle entrate/uscite, quindi l’eventuale contact tracing in caso di positivita’ sarebbe sicuramente piu’ gestibile che non per altri tipi di attivita’.
Non leviamo lo sport. Ne va del benessere psicologico di tante persone. Pare che l’unica malattia esistente ormai sia questo covid, mentre tutte le patologie cardiovscolari, spesso legate all’inattivita’ sono come magicamente scomparse.

Le chiusure dei bar e i limiti alla cosiddetta “movida” … beh la mia “vita sociale” di quel tipo e’ pari a zero, non e’ un problema che mi riguarda, se non per una questione di “solidarieta’” essendo un’autonoma nei confronti di chi ha un’attivita’ di quel tipo e ha puntato il suo business sulla fascia dell’happy hour.
Non sono un’addetta ai lavori, e non ci capisco un granche’ di questo virus. Faccio x fortuna una vita abbastanza solitaria,se corro rischi li corro sul lavoro (dove comunque siamo protetti a dovere), evito di incontrare persone al chiuso, e anche in bici prediligo le uscite in solitaria o con pochi amici mantenendo le giuste distanze. Non ho paura del virus in se, ma di quello che implicherebbe una quarantena, sia in termini di mancato introito che di problemi logistici e psicologici, vivendo appunto da sola senza familiari vicino.

Non so se tra chi mi legge ci sono persone che si sentono “danneggiate” o limitate dalle nuove restrizioni. Forse si, forse no. In ogni caso credo che ora come ora, per evitare di farne le spese tutti, si tratti di tenere duro, di trovare nuovi modi e spazi per divertirsi (magari e’ la volta che qualcuno si avvicina a qualche attivita’ all’aria aperta, sicuramente piu’ salutare di una sbronza…) , nella speranza che comunque venga data qualche forma di sostegno a chi ha investito in attivita’ al momento danneggiate da questa brutta situazione.

Basterbbbe un po’ piu’ buon senso, e un po’ meno cattiveria, per cercare di sopravvivere responsabilmente a questa brutta situazione, che viene sicuramente esasperata con terrorismo psicologico mediatico esagerato, ma che non deve essere sottovalutata, anche solo nel semplice rispetto di chi non puo’ assolutamente permettersi un altro lockdown o un periodo di quarantena.

Chissa’ se la bicicletta ci salvera’ … per davvero ?

Outdoor is not a Crime

Siamo ad un mese abbondante ormai di arresti domiciliari (si, per me la definizione piu’ appropriata e’ questa) e, se negli scorsi giorni si intravedeva qualche spiraglio di apertura alle attivita’ motorie in solitaria all’aria aperta rimuovendo i vincoli di prossimita’, ora chi ci comanda sembra fare passi indietro. Io vorrei tanto una spiegazione scientifica a queste insensate richieste.
Molti usano la motivazione del “non bisogna sovraccaricaricare il sistema sanitario e quindi se fai attivita’ outdoor puoi farti male” per giustificare questo provvedimento, ma forse, dico FORSE, questo aveva senso a inizio emergenza e probabilmente ha senso nelle regioni in cui il rischio e’ maggiore, ma uno ci si puo’ fare male anche vicino a casa, uno si puo’ fare male amche facendo lavori domestici improvvisati magari non di sua competenza. In quasi 42 anni di esistenza, non ho mai avuto traumi importanti al punto da dovermi rivolgere al 118 per mia fortuna, si, tanti microtraumi, distorsioni, striamenti a caviglie e ginocchia, i problemi di schiena, ma mai cose che mi impedissero di tornare a casa con i miei mezzi. Questo anche perche’ vivo da sola in una citta’ che non e’ la mia, sono padrona di me stessa (leggi partita iva) quindi non ho tutele, dunque, covid o non covid A ME L’INFORTUNIO NON E’ PERMESSO. E come sono riuscita io a non essere mai un “costo per il SSN” causa trauma sportivo credo che con le giuste cautele e limitandosi ad attivita’ che non ci portino fuori dalla zona di confort chiunque altro, pur di ritornare alla propria passione, sia in grado di auto-limitarsi.
Ipotizzando anche x un momento di essere un positivo asintomatico, vorrei proprio sapere chi contagio se vado a spasso nei boschi da sola? I cinghiali ?
In anni di MTB sono tante le uscite volutamente in solitaria durante le quali non ho incontrato NESSUNO. Credo che i bikers dalle ruote grasse siano assolutamente capaci di autoregolarsi, di evitare uscite impegnative (eh gia’, perche’ si vocifera che poco sport fa bene, mentre l’eccesso puo’ indebolire il sistema immunitario e quindi puoi prenderti il COVID) e di accettare una normativa (come in altri Paesi piu’ Civili) che limiti l’orario delle uscite alla prima mattinata e al tardo pomeriggio, in modo da scoraggiare i “merenderos” a fingersi bikers o trail runners.
Ormai, nel mio caso, e come in quello di tanti altri appassionati immagino, e’ diventata anche una questione di salute mentale. Sto lavorando ad un progetto virtuale (qua piu’ infos) per creare un software, un app, un simulatore che potrebbe renderci periodi simili meno noiosi, ma l’aria aperta, i boschi, il verde, i prati, le montagne, non potranno mai sostituire lo schermo di un pc.

mtb is not a crime

Non e’ solo questione di muoversi, e’ questione di poter apprezzare quel poco di bello che c’e’ ancora su questo Pianeta a cui non vogliamo abbastanza bene. Lo so, per la maggior parte della gente (e probabilmente anche x i nostri politici) la massima ambizione e’ stare sul divano e mangiare come una fogna. La maggior parte degli italiani in questo lockdown si e’ rifugiata in cucina. Gli sportivi vengono visti come pericolosi untori o egoisti irrispettosi “di chi sta a casa” o “dei medici eroi in prima linea”. A nessuno importa che invece la popolazione diventi sempre piu’ in sovrappeso e che aumenti il rischio di patologie cardiovascolari legate alla sedentarieta’. Adesso si parla anche di incentivi per utilizzare la bicicletta come mezzo di spostamento, sopratutto nell’ottica di alternativa ai mezzi pubblici. Ovviamente da biker (che gia’ sta usando quando il meteo lo permette la bici per andare a lavorare) non posso che essere interessata a questo approccio, ma, sarebbe anche bello vedere che tutte queste forze dell’ordine, spiegate in assetto quasi bellico per andare alla caccia dell’untore che corre o va in bici, venissero utilizzate per contrastare la microcriminalita’, rendendo “sicuro” non solo lo spostamento in bici, ma anche la possibilta’ di parcheggio/stallo del proprio mezzo. Le aziende che dispongono di spazi privati appositi sono poche, io stessa nel momento in cui il lavoro dovesse tornare al volume normale, avrei dei problemi.


Ma torniamo al nostro amato outdoor. Da qualche parte bisognera’ ripartire. Sono stati vietati gli spostamenti “non necessari”. Non tutti abitano in zone che consentano di fare attivita’ fisica all’aperto in modo piacevole per non pensare anche ai bambini che in questo regime a lungo non possono durare. Non tutti hanno un giardino o un cortile privato in cui poter comunque far qualcosa. Ma non ci si puo’ limitare al cortile. In questo periodo mi sento come se avessi 12 anni, e scendessi a giocare da sola, con l’ordine di “non allontanarsi dal cortile e non andare sullo stradone …”.


Non patisco la solitudine. Ci sono ormai abituata. Patisco la reclusione, questo si. Sono due cose molto diverse. La soppressione della liberta’ e delle proprie passioni in nome di un virus e’ una cosa che mi fa pensare di essere finita in un bruttissimo film. Una prova generale di sottomissione e omologazione, a cui non posso piu’ resistere a lungo. Una prova di controllo totale tramite un’app spiona (mi direte anche i social sono spioni, si certo, ma i fini sono differenti e inoltre la funzionalita’ dei social e’ basata su un concetto di scambio, i tuoi dati in cambio di un servizio) dalle dubbie funzionalita’ e implementazioni. Dicono che installando l’app si avranno meno vincoli. Vedremo con la dovuta attenzione.
Resta il fatto che del benessere psico-fisico di quella fetta, probabilmente troppo piccola, di popolazione che non e’ uno sportivo da divano (o al massimo da palestra) non importa niente.


Eppure, concedendo gli spostamenti, si farebbe in modo che la gente si disperda, che non si accumuli nei supermercati aperti (al supermercato non si prende il virus, nei boschi si, pure questo spiegatemelo) e che, nel rispetto del social distancing ripartano cmq i consumi di carburante (che sono scesi del 90% in questo periodo) il cui contributo al PIL e’ significativo.
Facendo due conti stupidi, in questo periodo ho risparmiato circa 200 euro di gasolio non potendo allontanarmi per uscire in bici nei boschi. Chi vive in citta’ fa anche molti km per andare a fare un bel giro e scoprire nuovi sentieri. A differenza di quel che probabilmente pensano ai piani alti la mtb non e’ fare il giretto nel boschetto dietro casa. Certo, per chi ce l’ha e’ pure quello, ma tutti i biker con un minimo di vena esplorativa spesso si allontanano in macchina per affrontare nuovi giri e scoprire nuovi posti.
Ritrovarsi privati di tutto questo, che vale anche per altri sport, e’ come sentirsi completamente svuotati, rendendo completamente inutile e insensata la propria esistenza.
E penso che tanti la pensino come me.
Spostandoci su altri sport, aggiungo due righe riguardanti il surf, gli sport acquatici individuali e l’accesso al mare in generale. Qua la cosa, sopratutto x il surf potrebbe essere piu’ complessa, ma con il buon senso credo che si possa tranquillamente evitare di affollare le line up, e magari accontentarsi di surfare spot con una qualita’ dell’onda un po’ piu’ “sporca” mantenendo per bene le distanze. Per l’accesso alla spiaggia basterebbe vietare lo stazionamento, consentendo solo il passaggio per fare il bagno, sport, o attivita’ motorie di allenamento a secco in spiaggia.

surf is not a crime
Ma pure qua, in fondo, vale il discorso di cui sopra: della salute psicofisica delle persone poco importa. Ci vogliono tutti grassi, con il colesterolo alto, ipertesi e pronti ad essere vaccinati contro un virus con un vaccino probabilmente fasullo (sono tante le fonti scientifiche che riferiscono che la profonda instabilita’ di questo virus ne rende difficile lo sviluppo di un vaccino efficace).
Questo non e’ il mio mondo, questo non e’ il mio paese. Una vita a queste condizioni non vale la pena di essere vissuta. Spero fortemente di vedere qualche segnale di comprensione a maggio, altrimenti la mia sopravvivenza (come quella di tanti altri) sara’ davvero dura. E non aggiungo altro perche’ se iniziamo ad analizzare anche la situazione economica la cosa si fa ancora piu’ preoccupante.

NON SIAMO CRIMINALI
SIAMO SOLO INDIVIDUI CHE AMANO L’OUTDOOR E LE LORO PASSIONI.

EOY 2019

EOY 2019 – End of Year 2019

Se c’e’ una cosa che ha fatto da padrona in quest’anno e’ la paura di invecchiare.
La paura di essere troppo vecchia per fare questo, quest’altro, quest’altro ancora.
Dove questo e’ la bici, quest’altro e’ il surf, quest’altro ancora e’ lo snowboard, e poi aggiungiamoci ancora la crisi di infantilismo con i pattini in linea.
Mi fa profondamente male dirmelo, ma sto vivendo una seconda adolescenza.
Da over 40, sto rivivendo in un altra ottica e con problematiche diverse (ma sostanzialmente simili) gli stessi problemi che avevo quando avevo 15 anni.
Per farla breve, l’essere semplicemente me stessa, peccato che questa “me stessa” sia un qualcosa di diverso da quello che la societa’ vuole farci essere e da quello che e’ il comune conformismo.

Aggiungiamoci l’essere attualmente prigioniera in una citta’ con cui non ho nulla da spartire se non il fatto che ho un lavoro che cmq mi piace ed e’ coerente con i miei studi.

Ma non e’ cmq il lavoro della mia vita … o meglio diciamo che se potessi riprodurre la mia situazione attuale in uno dei due posti che chiamo casa (uno e’ la liguria di Levante, l’altro e’ qua, l’alta Valsusa) potrei tranquillamente continuare a vivere felice godendo delle bellezze offerte dal territorio e raccontandole qua sul blog.

Purtoppo, non e’ cosi’, o non lo e’ al momento. In questo 2019 che sta per concludersi ho fatto alcune scelte, ho cercato di lavorare sul mio livello in bici, ho anche raggiunto un certo traguardo che consideriamo per ora “congelato”, continuando a fare continuamente i conti con il mondo circostante e una realta’ che non mi appartiene.
Sono tante piccole cose, che messe tutte assieme creano una situazione di non facile (di)gestione.

La maggior parte dei miei coentanei e’ “sistemata”. Molti sono “sistemati a dovere”, ovvero hanno figli. Molti fanno “salti mortali” per continuare a dedicarsi alle proprie passioni.
Alcuni cercano, quando possibile, di trasmetterle alla nuova generazione. Cambiano le esigenze, posso capirlo credo cambi tutto.

E invece io sono ancora qua, a giocare con la biciclettina, con il surf, con “lo snowboard che si trasforma in due sci” e con i pattini.
E voglio continuare a giocarci piu’ a lungo possibile. Ho la sindrome di peter pan, lo so, mi piacerebbe prima o poi che uno di questi giochini (quello che so utilizzare meglio …) potesse permettermi di fare un qualcosa di diverso anche lavorativamente parlando, ma la cosa non e’ cosi’ semplice e, inoltre, lo spettro di “non essere piu’ in tempo” continua a infastidirmi con la sua presenza.

Ad ora non posso fare altro che giocare il piu’ possibile all’aria aperta nei miei playground; le montagne per quanto riguarda bici e snowboard, e il mare per quel poco surf che continuo a fare.

Gia’ il surf, e il mio rapporto di amore e odio per questa attivita’. Ho concluso l’anno con un periodo “surf positive”, dove sono stata fortunata con alcune belle giornate di onde adatte al longboard e a quel che cerco di farci. Sto cercando, per quanto possibile, di darmi degli obiettivi tecnici per trovare uno stimolo a migliorarmi e entrare in acqua, cercando di dimostrare che anche una vechia gallina, a tratti goffa e senza il fisico da top model, puo’ fare surf (longboard) in maniera dignitosa.
Il fisico da top-model ecco: ne avevo gia’ parlato su facebook, ma questo estremismo sessista che caratterizza l’immagine che viene propinata mediaticamente del surf, proprio non riesco ad ingurgitarlo.
Nel nostro mare non e’ considerabile uno sport, la frequenza delle mareggiate e l’affollamento fanno si che l’energia necessaria per surfare con un longboard, una volta apprese le basi, sia davvero poca.
Un discreto nuotatore con un buon equilibrio e una discreta forza esplosiva impara a surfare tranquillamente senza troppi impedimenti. Ma poi tocca scontrarsi con tutta una serie di cose e di meccanismi poco compatibili con chi, come me, ha bisogno in primis di pace e di trovare la giusta sintonia con gli elementi. Se fare surf deve essere come andare all’ikea, allora non ci siamo. E non mi dilungo in ulteriori analisi perche’ tanto, quello dell’affollamento e’ un problema senza soluzione.
surf

Passiamo alla bici: annata che definirei con alti e bassi, fortunatamente senza infortuni. La nota positiva e’ stata quella di aver trovato, finalmente, anche in centro Italia un’altra ragazza (Laura) con cui condividere buona parte delle mie follie e a cui cercare di trasmettere il mio know how (foto) e addirittura far conoscere la mia Valle.

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Tecnicamente parlando, e’ stata una fase un po’ a corrente alternata, sia per la forma fisica che per la tecnica in discesa. C’e’ tanto da lavorare, e vorrei riuscire ad avere una maggiore continuita’ sui tracciati tecnici tipo quelli Liguri. La cosa finche’ saro’ a Roma, costretta a macinare km, senza essere “local” di un bel niente, non sara’ semplice per 1000 ragioni legate piu’ che altro alla logistica e al fatto che serve fare tanti km per arrivare sui trail “giusti”. Forse se trovassi qualcuno pari livello – o meglio poco piu’ bravo/a di me – con cui mettersi in gioco e motivarsi a vicenda potrei fare qualche passetto avanti. Un ultima considerazione e’ quella “elettrica”. Puo’ sembrare una sconfitta ma potrebbe essere una rinascita, spero cmq a breve di avere il budget per “elettrificarmi”. Ormai la direzione della mtb “just 4 fun” e’ quella elettrica, chi continua a pedalare con le proprie gambe e’ sempre piu’ spesso un atleta, ex atleta o cmq persone con un certo tipo di allenamento e di background. E dato che per me il divertimento e il piacere di stare all’aria aperta viene prima di ogni cosa, cash permettendo, il futuro e’ segnato.

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(playlist best of 2019)

Apro una breve parentesi sull’ultimo giochino riscoperto, i pattini in linea: riesumati un po’ per caso e un po’ per impossibilita’ di usare lo skateboard causa mal di schiena, sono stati una piacevole riscoperta: basta davvero poco spazio e qualche conetto per mettersi in gioco cercando di imparare qualche trick. Ok, ovvio, ci andavo da ragazzina ad alti livelli, ma considerati tutti gli infortuni alle ginocchia che mi han fatto dimenticare le 8 ruote per piu’ di 20 anni direi che e’ un buon risultato. Inoltre il cimentarsi nei trick aiuta a migliorare equilibrio e propriorecettivita’ in generale, trovando delle utili applicazioni ad esempio, quasi per assurdo, nel surf da onda (longboard)

(video coni ista chiavari)

Terminiamo la rassegna con la protagonista di questi ultimi giorni, ovvero lei, la Splitboard. E qua, ancora una volta sento piu’ che mai il forte legame che ho con queste montagne. L’aver assistito nei giorni scorsi ad un breve corso di sicurezza in caso di valanga ha ulteriormente aumentato in me la consapevolezza che e’ solo grazie alla conoscenza che ho del territorio che mi posso permettere di andare a spasso da sola con una tavola che si divide in due e ti permette di salire per pendii incontaminati alla ricerca di pace, e di una bella linea da tracciare in discesa. Anche qua, la priorita’ e’ il divertimento e l’outdoor, l’immergersi nella natura, l’andare per boschi. Per quel che mi riguarda ha poca importanza “quanti” d+ riesco a guadagnare, meglio poco ma buono e in sicurezza che andare a correre inutili rischi. Non parlo solo delle valanghe, ma di tanti altri piccoli inconvenienti che possono capitare girando in terre sconosciute, dallo sbagliare strada (d’inverno il gps aiuta ma non e’ garanzia di non perdersi) al finire in un fosso al ritrovarsi con qualche problema tecnico alla split in posti dove il cellulare non prende. D’accordo, molti mi dicono che sono matta a girare da sola nel backcountry. Intanto mi fido di piu’ di me stessa e delle mie montagne che non di inserirmi in gruppi di sconosciuti, di cui reciprocamente non conosciamo il livello reale, con il duplice rischio di essere “problematica” in quanto lenta (anche qua il mio allenamento e’ quel che e’, siamo su una VAM di circa 300-350 d+/ora a seconda del terreno) e sopratutto di non saper gestire certe situazioni e certi tipi di neve, oltre al non aver alcuna intenzione di confrontarmi con componenti piu’ prettamente “alpinistiche” ove diventa necessario l’uso di ramponi e talvolta pure picche. Bene, saro’ anche una “montanara della mutua”, ma non sono assolutamente attratta da quel tipo di discorso, come non sono attratta da canali, ripido ecc. Lo snowboard per me e’ surfare linee di neve. La splitboard e’ uno strumento per raggiungere la “mia” lineup innevata. Il resto lasciamolo ai pro. Thats’it, that’s all.

(video insta split champlas)

Tirando le somme, questo 2019 e’ stato un anno di transizione. Di consapevolezza che devo trovare una strada che mi porti via dalla Capitale. Il mio mondo e’ outdoor, prevalentmente tra i monti.
Mi piace esplorare, conoscere posti nuovi, lo stare a Roma cmq mi ha dato opportunita’ di vedere, sopratutto in bici, localita’ improbabili e molto diverse dal contesto alpino con comunque un certo fascino, di surfare onde qualitativamente alte senza fare piu’ di 1h di macchina, di fare snowboard in un contesto completamente diverso da quello che conosco e in cui sono cresciuta.
Non riesco a concepire un evoluzione quando sei costretto a passare gran parte del tempo in macchina per poterti dedicare alle tue passioni. Per non parlare del fatto che tutti questi spostamenti “inutili” di certo non fanno bene al pianeta. Ricordiamoci che se nevica sempre meno e se gli inverni sono sempre piu’ caldi e’ anche grazie ai km che facciamo usando veicoli che inquinano.
Poter uscire in bici a km0, surf quasi a km0, e dovermi spostare solo d’inverno per fare snow ma potendo comunque contare su una “base” qua in Valle e’ ben diverso.E’ un piccolo passo, di difficile attuazione, ma da qualche parte bisognera’ pure cominciare.

Buon 2020 a tutti, piu’ o meno “non normali”, nell’augurio di poter continuare il piu’ a lungo possibile ad inseguire le proprie passioni.
Life is too short, dont’waste it, go riding !

Inline Skating – Back2theRoots

Quest’ultimo mese di Novembre che si è appena concluso e’ stato veramente pesante dal punto di vista climatico. Ok, mi ha offerto la possibilta’ di tornare a fare surf con una certa continuita’, ma non sempre si ha il tempo e la possibilta’ di entrare in acqua, per non parlare delle giornate a rischio, quelle in cui le condizioni del mare sono dubbie e mutevoli  nelle quali puo’ capitare di fare tanti km a vuoto.
Mi serviva un giochino, un passatempo per riempire “le ore buche”, chiamiamole cosi’. Un tempo riempivo queste ore andando in skateboard, o meglio in surfskate (carver). La mia schiena pero’ non va piu’ molto d’accordo con i movimenti del surfskate, e inoltre quest’ultimo per essere davvero divertente va praticato su apposite strutture (bowl o onda di legno) poco diffuse e non sempre di accesso libero. Svuotando un box, mia madre a fine estate ritrovo’ i miei pattini in linea che usavo da adolescente. Roba di 25 anni fa se non di piu’. Avevo smesso di andarci perche’ mi ero lesionata il legamento collaterale interno del gniocchio (mi pare il dx) , e da quell’incidente ho sempre avuto paura, anche di farci solo il giro dell’isolato.
Sono ormai passati tanti anni, l’incidente e’ cosa ormai antica, la curiosita’ di capire se so ancora starci sopra ha la meglio. In un pomeriggio di fine estate prendo i suddetti strani attrezzi e provo ad indossarli. Dopo un primo momento spaesato, scopro di saperci ancora andare, sia in avanti che all’indietro come se non avessi mai smesso … e se non avessi i problemini con la schiena sarei pure in grado di saltare.

1st ride

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Dato che mi sento abbastanza sicura decido di approfondire l’argomento, indagando su youtube sul come si e’ evoluto questo sport e sul cosa posso riuscire a fare con questi pattini oltre che girare sulle ciclabili e sui lungomare. Tra i vari video rimango incuriosita da quelli di freestyleslalom, disciplina che consiste nell’eseguire “flat tricks” lungo una serie di coni distanti circa 80 cm tra loro.
Roba di questo tipo ad esampio:

(video freestyleslalom)

Ovvio che ci vorranno anni-luce per arrivare a meno della meta’ di quanto sopra, ma inaspettatamente sembra che le ginocchia reggano,e pian piano inizio a fare qualche passo tra i coni.

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inline church

Certo, al momento i movimenti sono ancora sul goffo e lento, ma sento di avere dei buoni margini di miglioramento.
Diciamo che ho trovato un passatempo curioso, divertente, che richiede spazi anche limitati e impegna corpo e testa quanto basta per distrarsi e sentiirsi un po’ piu’ ragazzini. Per trovare la giusta motivazione e possibilta’ di confronto, ho anche deciso di seguire un corso specifico, grazie a FreestyleSlalomRoma. L’essere un minimo seguiti puo’ essere d’aiuto per comprendere meglio alcuni trick, non essendoci quasi assolutamente alcun video didattico in italiano in rete (In inglese si trova molto invece)

Questo nuovo percorso, o meglio questo ritorno alle origini, ha in ogni caso alcui risvolti positivi sugli altri sport che pratico: in particolare, da quando ho ripreso con i pattini in linea, ho trovato piu’ sicurezza sul surf, sopratutto quando si tratta di camminare verso il nose incrociando i passi (cross step), nonche’ un miglioramento della propriorecettivita’ e una miglior capacita’ di controllare i propri movimenti in relazione al timing richiesto. Questo per dire che i concetti di multilateralita’ e multidisciplinarieta’ di cui ho tanto sentito parlare durante il corso TM1 hanno effettivamente un loro perche’, in quanto due sport completamente diversi possono trovare delle capacita’ motorie (coordinative ovviamente) molto affini.

Un’ultima osservazione sugli attrezzi utilizzati: purtoppo i miei storici pattini K2Fatty del lontano 1996 (se non antecedenti) mi hanno abbandonato, le plastiche dello scafo hanno ceduto autodistruggendosi. Ormai pero’ la scimmia di imparare aveva preso il sopravvento, dunque ho attraversato Roma per comprare un paio di pattini specifici per lo slalom. Il costo di questi oggetti puo’ essere stimato tra i 120 e i 150 euro, si differenziano dai pattini ad uso fitness/recreational per la possibilita’ di “rockering” delle ruote (centrali piu’ basse per facilitare le manovre nello stretto) , per l’assenza del freno e per il gambaletto piu’ basso. La chiusura nei modelli entry level e’ cricchetto + lacci + strap e le plastiche usate hanno una buona rigidita’ laterale.

skates

Il mio consiglio a chi vuole provare a cimentarsi tra i conetti e’ di partire subito con un modello specifico (perlomeno con il rockering), tenendo conto che prima di dedicarsi allo slalom vanno conosciute le basi, quali andarea avanti, indietro e sapersi fermare in sicurezza.

Ovviamente il blog non sara’ lo strumento primario per registrare i miei progressi con questo nuovo giochino. A tal proposito credo che il canale piu’ idoneo allo scopo sara’ instagram, quindi se gia’ non lo state facendo e volete seguire una over40 che sfida l’eta’ , vi consiglio di seguirmi sul mio profilo: https://www.instagram.com/kiazsurfbike/

Off Topic: Video editing a km0

Il computer … questo sconosciuto ….

Sono vecchia e questo e’ un dato di fatto. Sono uno di quei dinosauri che ancora ama quell’affare con i bottoni per scrivere, insomma il computer, questo coso ormai sconosciuto relegato ad uffici o a superprofessionisti quali programmatori e grafici. Io sono un ex informatica, ho lavorato nell’IT per una decina d’anni e non posso fare a meno della tastiera. Come non posso fare a meno di uno schermo di dimensioni accettabili, e talvolta, del topo (mouse).
Il pc mi serve per scrivere su codesto blog, per fare due conti e le fatture in quanto lavoratrice autonoma, e per montare i video che posto quassopra, quelli realizzati con “la gopro dei povery” di cui abbiamo gia’ potuto parlare.

Bene oggi piove quindi vi racconto un po’ di cosa utilizzo per fare quel minimo di taglia e cuci che serve a rendere presentabili le registrazioni in helmet cam. Come premesso sono un ex informatica (settore networking) e in quanto tale sono rimasta legata al sistema che piu’ mi ha dato soddsifazioni sul lavoro ai tempi: Linux. Per chi non lo sapesse Linux e’ un sistema operativo opensource, a sorgente aperto, quindi nato dal contributo volontario di tanti sviluppatori, il cui kernel (nucleo funzionale del sistema) ad oggi e’ usato in parecchie applicazioni fra cui la base del sistema operativo android che gira su gran parte degli smartphone in commercio.

Se negli anni degli “strafalcioni” di microsoft Linux aveva guadagnato sempre piu’ visibilita‘ anche tra i non addetti ai lavori, la crescita delle capacita’ degli smartphone di fare di tutto e di piu’ ha oscurato i pc ad uso domestico eccezion fatta per applicazioni molto di nicchia (gaming ad esempio, ma anche qua ormai sono le console a fare il bello e il cattivo tempo) o per appassionati di grafica e video editing, categoria in cui comunque il sistema dominante e’ il Mac. Mac che io ho anche usato per alcuni anni (ne ho avuti due di cui uno migrato a Linux nel momento in cui per poter aggiornare il sistema avrei dovuto pagare) ma sempre con quel “fastidio” di doversi appropriare di software senza licenza d’uso per, appunto, modificare i video registrati con una action camera.

Cosi’ sono tornata al mondo opensource, trovando in esso quanto mi basta per fare quel che mi serve fare con un computer ovvero:
– editare i video della gopro dei povery
– visualizzare e tracciare file gpx
– modificare e tagliare qualche foto
– Realizzare/modificare loghi e scritte in grafica vettoriale
– fare i conti e le fatture per la mia partita iva

Tutto questo utilizzando solo software opensource o freeware su una cpu celeron con 4gb di ram, sistema operativo Linux Ubuntu 18.04 LTS.
Il pc che uso e’ uno dei piu’ leggeri e sottili nella sua fascia di prezzo, nasce un po’ scarso di harddisk ma grazie allo slot ssd e’ facilmente espandibile con pochi euro in piu’. Lo trovate su amazon al link sottostante, so che si puo’ reperire di equivalente anche a meno, ma ci tenevo ad avere un prodotto assemblato da un azienda italiana garantito compatibile con Linux (nasce preinstallato, disponibile cmq anche win10 con sovrapprezzo) , per non aver problemi di garanzie e quant’altro.

ultrabook linux

Entriamo nel dettaglio del discorso video edit. Al momento sto usando due applicazioni, una è openshot, l’altra flowblade.
Nello specifico uso openshot per tagliare e mettere i titoli. E’ un software molto intuitivo che ricorda le vecchie versioni di imovie su mac. Purtoppo la release che sto usando mi sta dando problemi con alcuni file audio in formato mp3, quindi per ovviare sto testando Flowblade, applicazione piu’ leggera e stabile ma molto meno semplice nell’utilizzo.
Ribadisco che non sono un addetta ai lavori e nemmeno un’appassionata del genere, ma volendo far vedere i miei trail credo che un minimo di montaggio sia indispensabile.

video edit linux

Altra cosa per cui torna utile un computer e’ poter visualizzare, modificare e creare ex novo tracce gps GPX. A questi scopi ci pensa Viking, software cartografico che si appoggia alle openstreetmap e che consente di visualizzare tracce, unirle, dividerle, modificare i punti, crearne di nuove. Molto utile per programmare e nel caso “inventare” un giro ad hoc .
Il programma non e’ tra i piu’ intuitivi ma nessun editor gpx lo e’. Tuttavia lo ho trovato piu’ semplice dei vari ComEGps Land per windows, oltre che avere un importante caratteristica: essere gratuito e opensource (escludendo le app online, non ho al momento trovato alternative free altrettanto potenti)

viking gps

Venendo a quel poco di grafica con cui a volte capita di scontrarsi: uso il famosissimo gimp (ormai ben noto anche su altre piattaforme come photoshop replacement) per le immagini raster e per aggiustare qualche foto, mentre ho utilizzato inkscape per la grafica vettoriale, in particolare per la realizzazione del logo del blog.

logoinkscape

Anche inkscape e’ multipiattaforma, abbastanza noto anche su altri sistemi mac incluso. Molto semplice da usare anche per chi e’ totalmente negato per queste cose come la sottoscritta.

Arriviamo in ultima istanza alla cosiddetta “produttivita’” : per office & derivati abbiamo i noti openoffice/libreoffice ecc ecc su cui non mi dilungo essendo ben noti e multipiattaforma, mentre per i miei adempimenti burocratici ovvero la fatturazione uso invoicex: programma italiano multipiattaforma, freeware ma non open, credo sia l’unico nel suo genere che supporti la fattura elettronica anche nella versione free con funzionalita’ di base.

Concludendo, perche’ tutto questo sermone su un blog che parla di bici e outdoor ? Un po’ perche’ piove, un po’ perche’ credo sia giusto cercare di combattere l’analfebitizzazione informatica che si fa avanti, e contribuire a far conoscere Linux, sistema opensource ultimo baluardo del rispetto della privacy in rete. Ricordo che ormai e’ un sistema davvero per tutti, con un interfaccia che e’ un mix tra win e osx, anzi a dirla tutta e’ molto piu’ facile e accessibile di windows10 (prova tecnica effettuata con mia madre ultrasettantenne ….)

A presto sui trail e non davanti ad un pc !!

Test Garmin Forerunner 30 cardio da polso + GPS

Test Garmin Forerunner 30 cardio da polso + GPS

Da circa un mesetto sto provando in bici il cardiofrequenzimetro da polso Garmin Forerunner 30. Si tratta dell’entry level con gps della casa, nato in realta’ per il running ma piu’ che utilizzabile in mtb se non si hanno particolari esigenze. Al momento posso reputarmi soddisfatta del prodotto, che pare piu’ affidabile di altri di prezzo comparabile.
Premetto che il cardio da polso non funziona bene a tutti. Se come me non gradite la fascia (per le donne puo’ essere scomoda) vi consiglio
di cercare di provarlo prima di comprarlo, in quanto il sensore potrebbe avere qualche difficolta’ di lettura su polsi troppo grossi o troppo fini, e puo’ essere impreciso nel rilevamento di cambi improvvisi di ritmo. 

Veniamo al prodotto che sto usando : esteticamente è sobrio sopratutto con il cinturino grigio e puo’ essere tranquillamente usato da orologio nella vita di tutti i giorni. Ha alcune funzioni tipo smartwatch, conta i passi e le calorie bruciate. Dall’app si trova anche un interessante divisione tra le calorie consumate a riposo e quelle in attivita’.

cardIo1 cardIo2

La lettura della fc al polso viene fatta tramite 3 sensori. questo rende il prodotto piu’ affidabile di altri. Dopo 1 mese di utilizzo in bici e 16 registrazioni, solo una volta il dispositivo ha mostrato per qualche istante valori non coerenti. I 3 sensori sono, tra l’altro, a differenza che in altri prodotti, leggermente in rilievo rispetto alla base, questo probabilmente aiuta ad evitare spostamenti accidentali e difficolta’ di lettura. Il cinturino va stretto il giusto,il cardio funziona anche se non e’ stretto a morte ma va comunque tenuto abbastanza aderente: il display si legge bene anche con forte luce ed il dispositivo funziona anche in acqua fino a 3atm, perdendo sicuramente di affidabilita’(non ho fatto ancora test in mare) .

Per quanto riguarda il tracking gps risulta preciso e la traccia puo’ essere scaricata in vari formati dal sito web garmin connect sul quale è necessario registrarsi per dare al device piena funzionalita’. Oltre a registrarsi su garmin connect è necessario installare la rispettiva app su smartphone. Questa, almeno per quanto riguarda android, è piuttosto pesante, e richiede un centinaio di mb liberi. Ammetto che avendo un telefono di fascia medio-bassa non è stato facile liberare spazio e ho dovuto fare qualche rinuncia.
L’app e l’orlologio si parlano in bluetooth: comunque durante la registrazione si puo’ tenere tranquillamente il bluetooth spento e syncare i device a fine giro. La sincronizzazione non sempre è veloce, e necessita di copertura dati per funzionare.

snap app1 snap app 2
Una volta sincronizzato possiamo visualizzare tutti i dati piu’ interessanti registrati: traccia,km,guadagno quota, kcal consumate e ovviamente i grafici della frequenza cardiaca in funzione del tempo ... avrei preferito i km come “x” ma pazienza.
Accedendo al sito da computer è tutto un po’ piu’ chiaro, si puo’ mettere come x anche la distanza, e con un po’ di smanettamento e qualche tool esterno si possono anche esportare i dati in excel e divertirsi a processarli come meglio si crede.

ggg calc

 

Concludendo, un ottimo dispositivo con un buon rapporto qualita’ prezzo per il comune mortale che vuole monitorare le prorie uscite e avere qualche dato generale in piu’ sul proprio stato di forma fisica (passi, kcal, sonno) .

PRO:
3 sensori al polso, buona precisione (dato soggettivo)
prezzo accessibile
gps integrato
export dati nei principali formati.

CONTRO
App “pesante”
necessaria rete dati x sincronizzazione
durata della batteria piuttosto limitata

 

Acquistando da amazon tramite i link sovrastanti supporti questo blog !!

Test yi discovery action cam

La gopro dei “povery” …

Da ormai un mesetto sto usando questa action cam , hardware xiaomi e sensore ccd sony , ottica wide da 150°. Ha preso il posto della ormai malfunzionante nilox f60 , e al momento posso tranquillamente affermare “minima spesa massima resa“.

La videocamera è piccola, leggera, e, cosa molto positiva, dispone di un display touchscreen per poter regolare le varie opzioni e rivedere i video appena realizzati. Le modalita’ utilizzabili prevedono un 4k a 20fps (inutile x uso action imho) e i classici hd 1080p o 720p a 60 fps, piu’ che sufficenti per un uso amatoriale su video destinati al web.

L’utilizzo che ne faccio è prevalentemente in mtb, dove ho testato sia il classico supporto da casco che quello a pettorina:

Casco

Pettorina

Senza dubbio il classico supporto da casco è piu’ stabile, da un po’ piu’ fastidio se presenti rami, privlegia una visione piu’ ampia dando pero’ una percezione minore di velocita’. La pettorina invece è piu’ indicata quando si vuole dare maggiore rilievo a velocita‘ e al trail, inquadrando il manubrio si ha anche un idea piu’ concreta del raggio delle curve e della pendenza, che comunque resta sempre falsata da questo tipo di supporti. Spendiamo anche due parole sull’audio: i video finora postati hanno il case waterproof, questo di seguito ha l’audio originale con il case montato. Sicuramente attenuato ma meno della vecchia nilox.

Pettorina, case waterproof, audio originale
e

Sostituendo il case waterproof con il supporto non impermeabile, il risultato cambia eccome. Lo ho da poco e devo ancora sperimentare sul veloce, ma giusto x avere un idea ecco un filmato senza “scafandro”.

Due parole ancora sulla capacita’ del sensore di adattarsi in situazioni critiche: quando i contrasti luce-ombra sono elevati, la velocita’ di adattamento è sicuramente superiore alla nilox, ma di poco inferiore, per quanto personalmente sperimentato , alla gopro session 5. Comunque piu’ che accettabili per una action cam il cui prezzo si aggira sui 50 euro (+ accessori).

Un ultimo paragrafo lo dedico all’uso in acqua. Ho voluto provare anche il case waterproof con il surf, e direi che la qualita’ delle riprese in mare è molto buona. Lo scafandro ha una lieve tendenza ad appannarsi ma fortunatamente ai bordi e non al centro dell’obiettivo. Non sara’ mai il mio uso primario, ma il suo lavoro lo fa.

Concludendo, un buon prodotto per chi come me non puo’ o non vuole spendere cifre da capogiro ma vuole comunque dilettarsi a documentare le prorie avventure sportive, considerando anche l’evoluzione di questi prodotti e l’oblsolescenza programmata dalla quale sono affetti, obbligando l’utente ad aggiornarsi di continuo per non incorrere in penalizzazioni da parte dei vari algoritmi. 
L’unico difetto ad oggi riscontrato da me è la durata della batteria, che non supera l’ora di utilizzo, appena sufficente per le mie necessita’ e un po’ limitante sopratutto per uso surfistico, mentre invece un buon vantaggio è la compatibilità degli attacchi con lo standard gopro (fondamentale per l’uso con la tavola da surf).

Per acquistarla, è disponibile su amazon assieme a vari accessori e supporti (consiglio il package con case e pettorina)