Test Turbo Levo SL Specialized

TURBO LEVO SL – Il Test

La mia curiosita’ per il neonato segmento delle ebike ultraleggere non e’ un segreto. Da sempre il grosso limite che trovo nelle ebike per quel che riguarda il mio stile di guida e’ il peso. Peso che influisce nella guida in discesa, nel tecnico lento, nella frenata. D’altro canto pero’ per alleggerire bisogna tagliare altrove, ovvero batteria e motore, e quindi essere pronti ad accettare compromessi in salita.
Ieri si e’ presentata l’occasione per testare una Turbo Levo SL Comp sui trail di Formello. Il maltempo e la pioggia fine non mi han fermato, troppa era la mia voglia di provare questo mezzo. Per chi non e’ troppo “tecnico”, ricordo che la LevoSL risparmia in peso montando una batteria da 320 Wh (contro le 500-600 delle ebike “pesanti”) e un motore realizzato “ad hoc” in grado di erogare una coppia di “soli” 35nm (a fronte dei 70-85 delle ebike “pesanti”). Questi accorgimenti portano il peso dell’oggetto in questione attorno ai 18.75 kg per le versioni in alluminio (da me provata) e a 17 kg per quelle in carbonio. Sono pesi comparabili alle vecchie “freeride” della prima decade degli anni 2000, con la differenza che la tecnologia si e’ evoluta e questa ha il motore.


La bici da me provata e’ in allestimento comp, monta forka fox 34 grip, ammo fox float dps, freni guide, trasmissione nx 12v, ruote da 29.

Vediamo subito come va. Intanto anche da spenta rimane pedalabile, il trascinamento e’ pari a zero e questo permette, in tratti pianeggianti, di spegnere tranquillamente il motore per guadagnare in autonomia. Una volta acceso il motore si fa sentire, ed e’ tutt’altro che silenzioso. La LevoSL ha tre livelli di assistenza, in stile shimano per intenderci. In “eco”, diciamo che lo sforzo e’ comparabile al pedalare una XC molto leggera. Su salite scorrevoli non si hanno problemi, a patto di non pretendere – a parita’ di fatica – le stesse velocita’ che si avrebbero con un ebike full-weight and full-power. Per farla molto semplice, questa trail bike mette una “toppa” alla mancanza di allenamento di un/a “sunday rider” come la sottoscritta, permettendo di faticare meno in salita e guadagnare un pelino di velocita’, ma siamo ben lontani dell’effetto “criceto elettrico” tipico delle ebike pesanti.

In discesa, e’ a tutti gli effetti molto molto piu’ vicina ad una trail bike senza motore piuttosto che ad un ebike. Per farla breve mi sembrava di essere tornata sulla mia cara vecchia stumpjumper. Quindi una bici reattiva che risponde ad ogni nostro spostamento di peso, che chiede di essere guidata , che puo’ essere facilmente alzata per saltare radici in bunnyhop , che vola nei rilanci e sulle sponde. Ho avuto giusto qualche problema di feeling con i freni: su una bici del genere vedo meglio un impianto tipo xt, anche solo a 2 pistoni, sarebbe piu’ che sufficente per il peso della sottoscritta … preferisco avere una frenata pronta e possibilita’ di cimentarmi in cose che su un ebike pesante mi sono quasi precluse, come i nosepress.

Purtroppo il meteo non ha aiutato e la gopro si e’ presto bagnata …

Facciamo un’altra risalita, stavolta proviamo ad usare un po’ piu’ di assistenza. La modalita’ trail, ovvero quella intermedia, e’ comfrontabile ad un eco “spinto” di un Shimano o di un Bosch, o ad un Trail/Tour un po’ “moscio”. Qua il motore si sente di piu’ e quindi le velocita’ aumentano senza problemi. Non ho purtroppo avuto possibilita’ di provare salite tecniche, di quelle non pedalabili (almeno da me) con la muscolare. Sarebbe molto interessante poter approfondire anche il comportamento sui “ripidoni in salita”.

Tirando le somme, di elettrico quest’attrezzo ha solo le lucine: e’ quasi una “muscolare” a tutti gli effetti, forse giusto alzarla in manual e’ – almeno per me – un po’ piu’ complesso in quanto la presenza della batteria sul tubo obliquo rende piu’ faticosa la manovra. Idem per i bunnyhop a basse velocita’, ho potuto costatatare una facilita’ maggiore di alzata sul posteriore rispetto all’anteriore. Ma credo che si tratti di farci la mano e di trovare la giusta tecnica, siamo comunque molto, molto piu’ vicini ad una Stumpjumper – o ad una Enduro come pesi – che non alla controparte elettrica, sia essa la Levo full powered, o la mia Thok o altri attrezzi ancora piu’ pesanti (penso prevalentemente alle motorizzazioni bosch e nn solo … )

Il domandone finale e’: la comprerei ? O meglio, avendola provata prima la avrei comprata al posto della thok ?
Per poter rispondere, avrei bisogno di approfondire la conoscenza del mezzo. Di certo trovando un usato (magari di qualcuno rimasto deluso dalle basse peformance del motore) ad un buon prezzo ci farei un pensierone ….. Il nuovo resta decisamente fuori dal mio budget, magari in un’altra vita, chissa’.
Aggiungo che, se avete solo amici elettrici full powered questa bici non vi permettera’ di girare con loro.
Se girate con bici a propulsione umana e rider allenati, e’ la compagna perfetta. Idem per i solitari.
E’ anche un ottimo mezzo come unica bici per chi fa il maestro di MTB, permettendo una didattica che mantiene l’approccio della “muscolare” a livello tecnico ma offre un buon risparmio di gamba nelle risalite.

Aspetto la possibilta’ di provare anche la diretta concorrente, la Orbea Rise, sperando di riuscire ad avere l’opportunita’ x farlo.

Ringrazio Marco di MTB Formello per avermi messo a disposizione questa super bici.

Test : Specialized turbo levo w 2018

Test : Specialized turbo levo w 2018

I bike test sono sempre eventi interesanti a cui prendere parte. Stavolta l’edizione romana del  bike shop test si svolge a Formello,  quindi quale migliore occasione per farsi un’idea di “dove va” il futuro della mtb. Tanti gli stand presenti, dai grossi brand come Cannondale, Trek e Specialized ad altri un po’ meno noti, quali Thok di cui abbiamo gia’ parlato in passato. Una cosa pero’ e’ certa, che le e-bike ormai la fanno da padrona. E visto il fatto che il villaggio test non si trovava propriamente attaccato ai trails, perche’ non provare proprio un e-bike ?


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Dopo aver sbrigato un po’ di burocrazia, riesco a mettere le mani su una Specialized Turbo Levo 2018 versione da donna. Il montaggio e’ quello di serie, con sospensioni Rock Shox : forcella Revelation da 150 e ammo Monarch, con 135 mm di corsa. Diciamo che siamo nella categoria trail, la stessa della mia Stumpjumper, con 1 cm in meno di escurisione. Noto subito che la piega manubrio e’ stretta, solo 720 contro i 780 a cui sono abituata. Poco male, vedremo se puo’ aiutarmi nelle curve a corto raggio.

levo piega

L’assistenza erogata dal motore si regola con due bottoni + e – accanto alla manopola sinistra, vicino al comando del reggisella tesescopico. Non ci sono display al manubrio, trovo la cosa esteticamente molto piacevole ma forse almeno un indicatore del livello in uso poteva tornare utile. Per raggiungere i trails del Veio Bike Park ci toccano un paio di km di asfalto in salita …. poco male , con  il motore e’ facile, e in 10 minuti siamo al cancello di legno. Anche la breve risalita in sterrato e’ una passeggiata di salute,  addirittura sugli strappi il cardiofrequenzimetro non supera i 120 bpm. Facile, facile, troppo facile. Giunge l’ora di buttarci in discesa.
Opto per il trail cinghiale, che non presenta difficolta’ ma rimane un trail comunque abbastanza discesistico senza troppi rilanci, in modo da poter fare i paragoni con i mezzi non assistiti nel modo piu’ trasparente possibile.

levo 2

In discesa i 10 kg in piu’ si sentono tutti, dal primo all’ultimo. I freni sram guide RE fanno il loro lavoro, ma l’inerzia di quei 10 kg in piu’ rende il comportamento del mezzo completamente diverso dalla cuginetta a pedali con cui normalmente giro. Le sospensioni probabilmente non sono tarate a dovere per il mio peso (specie la forka, – consideriamo che la revelation rispetto alla fox 34 sta un pelo sotto), ma fatto sta che anche le curve piu’ semplici e i salti piu’ piccoli diventano difficili e mettono paura. Le gomme plus aiutano e fanno egregiamente il loro dovere perdonando quello che le sospensioni non fanno, ma comunque sto guidando faccia a faccia con la paura di cadere e di ritrovarmi i 20 e oltre kg di questo mezzo motorizzato sulle ginocchia. Non faccio errori grossolani, scendo comunque in maniera abbastanza fluida  ma sento proprio notevole difficolta’ a far girare il mezzo, sia in curve ad ampio raggio che a raggio piu’ stretto.

levo 3

Stavolta il bello arriva al fondo, quando si risale per il singletrack che riporta all’ingresso del bosco. La salita diventa piu’ divertente della discesa avendo molto piu’ controllo su quel che deve fare il mezzo e non dovendo pensare ai freni. Diventa una salita “attiva” , “guidata“, non
un semplice mulinare le gambe per guadagnare dislivello. Sono due cose diverse … l’erogazione dell’assistenza e’ sempre ottimale, si pedala comunque in modo naturale e non scattoso … si, si pedala, ma la fatica e’ tendente a zero, con il cardio che i valori piu’ alti li ha segnalati in discesa e non in salita. Ancora una volta siamo in cima, tagliando addirittura due tornanti come niente fosse …  e senza fermarci ci buttiamo giu’ per la Volpe, trail piu’ pedalato e meno pendente.
Qua l’elettrica comincia ad avere un qualche perche‘, riesco anche a fare qualche salto in maniera un pelo piu’ sicura, ma il peso continua a sentirsi eccome. In compenso sui frequenti rilanci non si fatica e non si perde velocita’ , a patto di riuscire ad imbroccare  bene il giusto rapporto e livello di assistenza.
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Risaliamo un’altra volta stavolta sul brecciolino, proviamo la modalita’ turbo ….. mai andata cosi’ forte in salita, la levo sembra uno scooter e piu’ di una volta supero i canonici 25 km/h oltre i quali la legge italiane impone il disinserimento automatico dell’assistenza.

Concludendo : ancora non ci siamo per come la vedo io … ho avuto un’impressione migliore dalla Thok testata a maggio, piu’ intuitiva e stabile. Il non faticare in salita non giustifica le grosse difficolta’ in discesa. Probabilmente che viene dalla DH o ha esperienza con le moto la pensa diversamente da me, ma per la mia idea di mtb e il tipo di sentieri che prediligo (a volte anche molto naturali) il peso eccessivo diventa un limite e un pericolo. Per non parlare del fatto che il peso non si sente solo in discesa, ma anche nelle operazioni di carico e scarico e diventa anche complicato l’eventuale passaggio a piedi su eventuali parti tecniche fuori dalla mia portata ..

Sottolineo che questo test e’ stato scritto di pancia, di getto riportando le mie sensazioni. Come tutte le cose credo che approfondendo l’argomento e testando altri mezzi si possano avere altri elementi di valutazione, ma per il momento il divertimento in discesa dato da una moderna bici senza motore da enduro/trail non ha paragoni 😉

De gustibus ….

MTB: Torninparte enduro

Torninparte enduro (prove speciali Casello e Canalone)

15/10/17: La giornata si preannuncia con una temperatura tutt’altro che autunnale e cielo sereno, quindi quale migliore occasione per tornare sopra i 1000 metri? Stavolta andiamo ad esplorare i trails appositamente costruiti per la gara di Enduro svoltasi a Torninparte circa un mesetto fa. Stavolta a farmi da guida c’e’ Alessandro, mio “compagno di scuola di MTB”. A dire il vero sulla carta la destinazione mi aveva gia’ incuriosito, anche se gli elementi in mio possesso lasciavano intuire una noiosa risalita su asfalto lungo la strada che porta a Campo Felice. Fortunatamente Alessandro con alcuni amici ha scovato un’alternativa, che limita l’asfalto a 3km, dopodiche’ si sale su una piacevole sterrata, mai troppo ripida e molto panaoramica: la vegetazione e’ a prevalenza di faggi che in questa stagione assumono colori spettacolari che spaziano dal giallo al rossiccio.

torni 1 torni 11

Arriviamo all’imbocco della prima speciale, chiamata Canalone. Questi trail sono stati appositamente creati per un evento, ma fortunatamente si e’ cercato di mantenere il piu’ possibile il terreno naturale, senza grossi sconvolgimenti e strutture improbabili. E’ la piu’ corta delle speciali (meno di 2km) , presenta qualche elemento tecnico compresi alcuni scalini all’inizio che mi mettono subito in difficolta’ , poi la cosa diventa piu’ flow, con alcuni ripidi abbastanza dritti che non spaventano per nulla la specy. Il trail si chiude con un complicato canyon tra le rocce, poco piu’ largo di un manubrio da 800 mm …. canyon che ne io ne Alessandro riusciamo a chiudere in sella.

torninparte enduro from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Si risale una seconda volta, stavolta piu’ alti, per imboccare la speciale chiamata il Casello, nome dovuto al fatto che termina proprio attaccata al casello autostradale. Le gambe vanno quasi meglio che al primo giro, e i faggi colorati continuano a dominare il paesaggio,rendendo il tragitto sempre piacevole.

salita stradotto stumpy

Partiamo quindi per la seconda ed ultima per oggi discesa. Un bel sentiero natural flow, che purtroppo per me si conclude con una serie di strettissimi tornantini, e mi riprende il flashback del famoso singletrack de l’infernet, gioie e dolori di quest’estate … e contestualmente anche l’idea che sullo stretto la slayer girava meglio (penso che con la vecchia 26 li avrei chiusi non dico tutti ma quasi) … continuo a non arrendermi e a pensare che sia una questione di tecnica … se ci scende gente con bici con taglie piu’ grandi della mia perche’ non ci devo scendere io ????


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Purtroppo il giro e’ finito, tutto molto divertente anche se si aggiunge un nuovo “conto in sospeso” ai miei problemi tecnici e ritorna un po’ di nostalgia per Slayerina, che e’ tornata a sgambettare e a zompare a Formello con il nuovo proprietario: un 13enne senza paura …

nik

Concludo con il solito relive e link alla traccia. Al prossimo giro !
Relive:


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Traccia GPX :

La Specy verdina …. eccola ….

GreenSpecyStumpy … eccola …

e’ giunta l’ora di far entrare ufficialmente anche lei nel “parco giocattoli per bambini cresciuti“.

Con me da Agosto 2017, nata nel mio box, non e’ stato amore a prima vista ma stiamo iniziando a piacerci parecchio a vicenda.

specy box

Partiamo dal come e’ montata:

Telaio: Stumpjumper FSR evo carbon 2015 taglia S
Forka : Fox 34 da 160 (su ALLTRICKS)
Ammo : Fox float Kashima incluso con il telaio, 140 mm travel
Freni : Sram GUIDE (mercatino mtbmag), dischi da 203. 
Ruote : Fulcrum Red Power 27,5(da CRC)
Gomme : Bontrager 2,5 front 2,25 rear, le cambiero' presto (regalo) 
Trasmissione : Mix Sram : deragliatore e comando NX, guarnitura GX 30t per movimento centrale PressFit 30, pignoni 11-42 (sto valutando update), questa presa in negozio per non sbagliare con i nuovi standard su MC e pignoni. 
Manubrio : Race Face (da CRC che gia' montavo sulla slayer) evolve 780 mm , attacco da 60. 
Sella : selle italia (sempre dalla slayer) 
Reggisella telescopico di serie specy command post

specy fiori

Ai non addetti ai lavori questi numeretti non diranno un granche’.
E’ piu’ interessante parlare delle sensazioni e soddisfazioni che mi sta dando questa biciclettona verdina.

Il primo impatto non e’ stato dei migliori, sia in salita per il passaggio ad un diametro superiore e monocorona che ha reso un po’ meno agile il rapporto corto (sto valutando eventuali modifiche alla trasmissione, budget permettendo) , sia in discesa, dove e’ stato subito piacevole l’approccio con le nuove geometrie in presenza di salti e grossi scaloni, ma un po’ piu’ difficile invece l’approccio con lo stretto e il tecnico lento e le curve di precisione in generale. Il tutto e’ un po’ dovuto alle geometrie moderne che impongono una guida piu’ spostata verso l’avantreno e une posizione piu’ centrale sul tecnico. Sto pian piano risolvendo anche questo tipo di problematiche grazie ad un Maestro di MTB (si, sto prendendo lezioni) che mi sta impostando la giusta tecnica.
Dove la specy comunque supera abissalmente la Slayer e’ sulle pietre fisse. Tra la Liguria e Civitavecchia la “biciona” ha ben fatto vedere di che pasta e’ fatta e qual’e’ il suo terreno preferito, facendo diventare flow sentieri che con la Slayer risultavano parecchio ostici.
E’ una bici che diverte e permette di osare, anche sui salti, dove stacca bene anche a velocita’ ridotte, rimandendo bilanciatissima  in aria. Sensazione di perdere i pedali dimenticata. E nell’atterraggio le sospensioni fanno egregiamente il loro lavoro.

salto portofino

specy jump

Insomma, salire sulla specy mi fa tornare ragazzina, mi fa dimenticare i miei acciacchi anche nei salti (cosa che invece altri sport come skate, snow, e in parte pure surf mi fan ben ricordare) e su trail giocosi e flow come quelli di Formello mi sembra di essere tornata
ad avere 12 anni e l’atala zompafossi, con la differenza che questa e’ molto piu’ sicura e facile.

stp down

La mtb ha questo di bello … le moderne tecnologie hanno permesso di costruire mezzi con sospensioni ottimali, permettendo di abbattere molto alcuni limiti che in altre attivita’ eta’ e traumi regressi possono limitare . Certo, i conti con le cadute ci saranno sempre e comunque, qualche livido e sbucciatura e’ all’ordine del giorno, ma io continuo ad andarne fiera, esattamente come quando avevo 12 anni . L’importante e’ affrontare percorsi e ostacoli con la dovuta conoscenza delle proprie skill e dei propri limiti.

Quindi … benvenuta “#BicionaVerdina” o #greenstumpy , ho deciso di chiamarti cosi’ !!!
Ci divertiremo un sacco assieme, abbiamo tanti giri da fare e posti da scoprire … e sopratutto sassi da schiacciare !!!

 



 

MTB: Sestri Levante con la Specy

Sestri … enduro dream …

Lo abbiamo gia’ appurato in altri giri : la specy ama le pietre, meglio se fisse. “Copiare” qualunque cosa pare essere la sua specialita’.

Questo mini anomalo weekend infrasettimanale ligure aveva uno scopo: portare la Specy a Sestri, e passare dove la Slayer si era fermata.

Detto, fatto, si sale su per San Bernardo senza particolari difficolta. Sono decisamente piu’ allenata rispetto a quando ho fatto lo stesso giro con la Slayer, e la salita resta molto agevole finche’ siamo su asfalto. Durante il tracciato conosco Maurizio, un simpatico e gentile “elettrico” che si offre di farmi da guida (e di prestarmi il fast permettendomi di risolvere rapidamente una foratura).

san bernardo specy san bernardo

Comincia la discesa, il terreno e’ parecchio rovinato dall’acqua, e l’avere davanti qualcuno che mi fa vedere le linee e’ davvero un grande aiuto. La specy trita, schiaccia, copia. Un autentico rullo compressore, il cui limite arriva solo dalle mie skill.
Per chi non conoscesse il posto, stiamo parlando di un percorso enduro con la E maiuscola, prevalentemente naturale fatto di roccia, roba che probabilmente un comune mortale a piedi non immaginerebbe come terreno ideale per scendere in bici. E invece il divertimento e’ assicurato, si impara a scegliere le linee giuste, a passare dove non pensi che una bici possa passare. Il tutto aiutato da spazi mai stretti e mai esposti, cosa che garantisce una certa sicurezza e permette di “osare” anche a chi come me non e’ un pro e non ha molta dimestichezza con questi tipi di terreni. Con le linee giuste anche le pietre diventano flow, cosa che non credevo possibile.


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Solo due passaggi molto rovinati dall’erosione mi hanno imposto di scendere, ma piu’ per mia sicurezza che per altro.
Senza dimenticare che anche qua le “condizioni al contorno” sono notevoli, con un panorama sul Golfo del Tigullio che vale il passaggio,
indipendentemente da come si affrontera’ poi il trail.

sestri enduro 1 sestri 2 sestri 3 sestri 4

L’avere un rider davanti che sa adeguare la sua velocita’ alla mia e che conosce bene il tracciato e’ una gran cosa, credo infatti che da sola qualche problemino in piu’ lo avrei avuto 🙂 .

Concludendo, per il poco che lo conosco Sestri Levante resta un baluardo dell’Enduro, una location che qualunque biker dovrebbe prima o poi visitare. Se si impara a girare sulle rocce liguri, si puo’ andare ovunque …
Ringrazio ancora Maurizio per le dritte e la pazienza, sperando di tornare presto in Liguria, provando magari anche altri trails .

Relive :

Traccia GPS GPX:

 


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La Specy alla prova

Primo weekend a Roma dopo le ferie:temperature in ribasso e prima mareggiata che ha regalato qualche onda surfabile.
Insomma finalmenete si intravede l’autunno, anche se le temperature dell’acqua sono ancora molto alte, con conseguente sovraffollamento degli spot sia da parte dei praticanti del surf che dei bagnanti. Le onde di sabato al Circeo erano davvero belle, ma 1h di attesa per parcheggiare e 40 persone in line up tra cui molti principianti hanno reso la mia session meno piacevole del dovuto.

crowdedcarrubbo
Beninteso che di onde ne ho prese e pure alcune belle, ma confesso che tra me e me, mentre nel “traffico” cercavo il mio spazio pensavo “avrei fatto meglio ad andare in bici, domani vado in bici sia ben chiaro … “

Detto fatto: domenica, malgrado la mattina molti spot regalassero ancora onde di qualita’, decido di prendermela comoda e di portare la Specy in un posto che le potrebbe piacere : i Ripetitori di Civitavecchia .

Ci sono 23 gradi quando esco, attorno alle 11, e alle 13 appena 24 alla partenza in bici dalla Coop. C’e’ vento da WNW che rende la  salita piacevole malgrado sia tutta al sole e con le solite rampe ammazzagambe, che con il malefico 42 della specy diventano ancora piu’ dure, ma sempre fattibili, non essendo per fortuna mai troppo lunghe. Il terreno e’ buono anche sulla parte finale, il temporale di sabato notte ha dato una grossa mano per consolidare il tutto.

In cima e’ sempre uno spettacolo, il maestrale ha ripulito il cielo e si vede benissimo tutta la costa …. Peccato solo per il terreno ultra secco, anche qua la siccita’ si e’ fatta sentire e non poco.

ripetitori top
Mi metto le protezioni, monto la mentoniera al casco bell convertibile e finalmente si parte giu’ per il Rotella.
E’ la vera prova della Specy, per capire se davvero passa dove la Slayer non passava . Le conferme arrivano ben presto, chiudo parecchi passaggi in piu‘ e non sono costretta ad usare sempre le chicken lines. La biciona va giu’ tranquila, mangiandosi tutti i sassi che vede, copiando tutto, e dandomi molta confidenza su un terreno dove con  la vecchia slayer avevo molte difficolta’. Giusto in alcuni passaggi dove c’e’ da girare un po’ piu’ stretto si e’ piantata, confermando quanto gia’ “diagnosticato” in alta montagna, ma probabilmente a monte c’e’ un impostazione di guida diversa e un  mio deficit tecnico che spero di riuscire a colmare.

fine rotella kiaz

rotella

Si risale per la valle del Marangone quindi, tra mucche e cavalli come sempre, per andare stavolta a prendere il trail Ripetitori, che attacca con 3 bei passaggi su pietre fisse che con la slayer proprio avevo paura anche solo a provare. E invece con questa stumpjumper me li mangio non dico tranquilla, ma in sicurezza e senza troppa paura di cadere in modi terribili. Le sospensioni fanno egregiamente il loro dovere, e le varie pietre e pietrne, passaggi passaggini e passaggetti diventano quasi flow, chiudendo il trail con una fludita’ mai vista con la slayer e stancandomi molto meno. Grande soddisfazione: finalmente sento effettivamente
la differenza e le potenzialita’ di questa cosidetta “forward geometry” con sterzo piu’ aperto e posizione di guida piu’ centrale.

mukkapazzaa fontana

io

I ripetitori, vista l’ottima performance, diventano forse la location n1 tra quelle a meno di 1h da Roma per come intendo io la MTB: contesto naturale e panorami piacevoli e sentieri molto naturali ma ben fatti dove si e’ intervenuto, dove occorre comunque un minimodi capacita’ di lettura del terreno e il motto “se sei incerto tieni aperto” non e’ sufficente a chiudere alcuni passaggi.
Con queste premesse, ho una gran voglia di tornare in liguria e provarla in quel di Sestri Levante (chi conosce la location sa di cosa parlo)..

Relive:

Traccia :


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MTB: Specy Stumpjumper : prime esperienze “alpine”

Primi giorni sopra i 1000 in Val di Susa per la sottoscritta e la Specy Stumpjumper Verde. Il tempo per il momento non e’ molto d’aiuto e per ora ho fatto due brevi giri per testare ulteriormente le potenzialita’ del mezzo. Partiamo da ieri, primo giorno quassu’, meteo incerto: optiamo per una salita relativamente breve ma non esente da tratte ripide, che ci porta fino all’arrivo della seggiovia che da Campo Smith (Bardonecchia) arriva a pian del Sole. Da li si staccano i principali trails artificiali del bikepark. Prima di lanciarci giu’ per la D15 proviamo un po’ di salti sui piccoli drop accanto alla stazione di monte della seggiovia: confermiamo che e’ tutta un’altra storia, e che la sicurezza che infonde questa bici e’ notevole.
Per intenderci, con la Slayer faccio solo il salto piccolo. Con questa specy mi sono tranquillamente spinta su quello intermedio.

In salita si e’ difesa, anche se, come gia’ precisato, il 42 per me e’ poco, e andra’ valutata un opportuna modifica per renderla meno stancante.

La discesa dal D15 invece liscia come l’olio. Questa bici fa davvero tutto lei, anche se il sentiero rispetto al passato e’ stato notevolmente semplificato e spianato ….

Bardo Bikepark D15 Specy from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Oggi invece, sempre causa meteo poco clemente optiamo per un breve ma panoramico giro. Restiamo in zona Bardonecchia, salendo alle Grange Rho e scendendo dal simpatico SingleTrack gia’ affrontato parecchie volte con Slayerina. Per la salita confermo quanto detto finora, il rapporto attualmente montato non e’ sufficentemente agile per le mie gambine. Finche’si tratta di giri brevi si gestisce, ma dovendo pensare a raddoppiare il dislvello temo che le cose si complicheranno. In compenso in discesa arrivano solo conferme all’agilita’ e facilita’ di questa bici. Anche in un singletrack stretto e esposto infonde sicurezza, difendendosi bene pure in un bel tornantino stretto

GrangeRhoSpecy from Green Specy on Vimeo.

La seconda parte del trail prevede invece qualche rilancio, dove ahime’ la specy si pianta, e mi richiede di spingerla su tratte che con la Slayer passavo tranquillamente. Credo che comunque anche questo sia risolvibile almeno in parte con le modifiche alla trasmissione di cui abbiamo gia’ parlato.
Sara’ interessante vedere come me la cavero’ con questa bici in giri con un dislvello piu’ importante …. Stay tuned …

specy fiori

 


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MTB Test: Specialized Stumpjumper fsr evo carbon

First Ride : Specialized Stumpjumper fsr evo carbon 2015

Salire su una bicimoderna“, dopo quasi 10 anni con la Slayer e’ un esperienza quantomeno interessante. Oggi per la prima volta ho girato con una bici recente per una giornata intera, quanto basta per capire come sono cambiate certe cose nel tempo e cosa  e’ migliorato e quali invece sono gli aspetti da rivedere.
Cominciamo da lei, la possibile erede di #slayerina, e’ cosi’ montata :

Telaio: Stumpjumper FSR evo Carbon 2015 27.5
Forcella : Fox 34 3 steps 2016 160
Ammo: Fox Float Kashima
Freni : Sram Guide, dischi da 203
Ruote: Fulcrum Red Power 27.5, gommata Bontrager 2.5 front e 2.25 rear
Trasmissione: Guarnitura Sram GX 30T , cambio SRAM NX 11v, pignoni 11/42

specy stumpjumper

specy box

Non e’ scopo di oggi dilungarsi nel montaggio, ma diciamo che mi sono ritrovata con una 27.5 con una configurazione abbastanza standard per una bici di tale fascia.

Il test si e’ svolto con una prima fase fondamentalmente discesistica, intervallata da un bel giro pedalato (lo stesso effettuato la scorsa settimana con la Slayer), concludendo con 2 altre discese.

Bici nuova e trails nuovi. Lo sfondo e’ nuovamente monte Livata, stavolta meccanizzato dal servizio navetta offerto dai ragazzi del Libre Bike park. Stavolta si inizia girando sui trails del park, recentemente ripuliti e riaperti.

specy libre park 1

Quindi si inizia a scendere, su un sentiero che non ha #nientedidifficile tranne un mini ripidone (che fa pure piacere) e qualche contropendenza. La prima impressione e’ che, rispetto alla mia piccola 26, queste 27.5 con l’angolo di sterzo piu’ aperto abbiano una posizione di guida molto centrale anche in discesa. In pratica si sta piu’ avanti di quel che si stava sulla slayer, centrali sul movimento centrale (scusate il gioco di parole) , guadagnando in confort e stabilita’. Tocca farci un po’ l’abitudine, ma alla
seconda discesa inizio gia’ ad adeguarmi al nuovo setup. Mi ritrovo a dover sgonfiare la forcella in quanto la trovo piuttosto duretta, sistemato anche questo altro piccolo particolare la bici migliora di giro in giro, e anche i piccoli urti diventano molto meno fastidiosi. Altra cosa con cui mi ritrovo a fare i conti e ad adeguare il mio stile di guida e’ il movimento centrale basso, che dona tantissima stabilita’ sul veloce ma richiede molta piu’ attenzione nel tecnico lento o sulle rocce.

libre specy 2
Alla terza discesa, decidiamo per un intermezzo pedalato, per cercare di capire se il montaggio della trasmissione e’ adeguato alle mie piccole gambine o meno. Il dilemma che mi porto dietro da quando ho ricominciato ad interessarmi alla mtb riguarda appunto la trasmissione monocorona, che da un paio d’anni la fa da padrona su praticamente qualunque mtb degna di questo nome.
Avere una trasmissione monocorona implica in ogni caso qualche “sacrificio” : gia’ a priori mi ero calcolata lo sviluppo metrico  di questa bici (ovvero quanti metri si fanno con un giro di pedali, piu’ il rapporto e’ corto + questo valore e’ basso e vice versa) e avevo notato che il rapporto piu’ corto non sarebbe stato cosi’ agile come quello della mia vecchia slayerina da 26.  La differenza in termini metrici e’ di circa 15 cm … paiono pochi ma sulle gambe si sentono tutti. Precisiamo che non e’ che non sale anzi … ammetto che quella forcella da 160 davanti mi preoccupava sul tecnico in salita, ma invece anche sul singletrack in salita si e’ difesa piu’ che egregiamente, gambe permettendo. Dico gambe appunto perche’ pedalare si pedala ripeto , ma con il mio allenamento, il mio fisico e i giri che faccio ma sopratutto quelli che mi piacerebbe fare con un po’ di agilita’ in meno mi stanco prima, e sono costretta a piu’ soste o a
intervalli di “spingismo” (spingere la bici a piedi) .

livata risalita

specy roccetta

Torniamo a fare un po’ di discese nell’area park. Adesso che ci sto prendendo confidenza inizio a divrtirmi sempre di piu’, e la sicurezza
e la stabilita’ regalata dalle sospensioni nuove si sente. Devo ancora prendere bene le misure con la nuova geometria , non riesco a buttare bene la bici in curva come vorrei ma credo sia solo questione di tempo. Anche nel tecnico lento stretto (tornantini, slalom tra le piante) un pochino rimpiango la mia 26, Ho davanti 15 giorni abbondanti tra le “mie” montagne in alta Val di Susa per spremere a dovere questa biciclettina.

specy jump

PAGELLA TEMPORANEA (short test) :

SALITA SCORREVOLE : 8+
SALITA TECNICA : 7.5 , migliorabile modificando la trasmissione come gia’ detto.
GEOMETRIA IN SALITA : 8 1/2 : riferendosi solo alle geometrie del telaio e’ stupefacente come questa full da 160 resti ben piantata a
terra anche senza sistemi di abbassamento forka. Su questo le ruote da 27.5 (un pelo piu’ grandi) e la geometria che prevede una maggiore
centralita’ del posto di guida ha permesso passi da gigante.

DISCESA FLOW : 9
DISCESA TECNICA LENTA : 8 (qua tocca farci l’abitudine ai maggiori ingombri)
DISCESA VELOCE SCASSATA : 8 1/2 (migliorabile cambiando gomme)
GEOMETRIA IN DISCESA : 9 Nulla da eccepire, e’ molto comoda 😉

Si ringraziano :
Bike Store Ciampino (telaio e setup finale)
Livata Bike Resort , per le risalite meccanizzate che han permesso di iniziare a “spremere” la bici in tempi brevi.

E ovviamente gli sponsor del blog, CRC e Alltricks , senza i quali il mondo della MTB sarebbe molto meno accessibile 😉


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