eMTB Orbea Rise – 1 mese

RiseBeyond 1 Mese DOPO – impressioni – (Orbea Rise)

E’ ormai un mesetto che giro con la mia nuova compagna di avventure e di lavoro. Come dovreste sapere dall’articolo precedente, e’ un Orbea Rise H30, quindi alluminio con allestimento base a cui ho fatto montare immediatamente la forka Yari (150 di escursione) di provenienza dalla Thok MIG e dei freni m6120 a 4 pistoni che avevo precedentemente acquistato (nell’ottica iniziale di metterli sulla mig, ma appena ho preso la decisione di prendere una bici nuova ho pensato che ci sarebbero stati bene) .


Al momento la bici ha fatto 3 uscite “lavorative” (lezione a principianti e intermedie) e una decina di brevi uscite su trail prevalentemente naturali , che hanno spaziato dal natural flow (downcountry) alla mulattiera mediamente impestata su pietra fissa all’enduro “croccante” old school.


Iniziamo subito con il dire che, anche se la versione in alluminio non e’ tra le piu’ leggere della sua categoria, la differenza di peso con una full-weight/full-power si sente immediatamente in tutto. Dal provare bunnyhop e front wheel lift ad altre manovre tipo il nosepress, fino ad arrivare ai salti anche se ho avuto poca occasione di testarla realmente su questa feature.


Bici piu’ leggera significa piu’ guidabile, ma anche piu’ reattiva, precisa, a patto pero’ di guidarla. Non ha il tipico comportamento da rullo compressore schiacciasassi di molte ebike classiche, e’ un mezzo che pretende che sia il/la rider a decidere dove mettere le ruote. Per farla breve , la scelta della linea diventa fondamentale sia sui passaggi tecnici , sia se si vuole migliorare il tempo su un segmento veloce e, non e’ un mezzo su cui basta mollare i freni e fa tutto lei (ci sarebbe da dire molto in merito a questo tipo di approccio che crea tanti riders che vanno forte e male ma non e’ questa la sede).
Dove ho particolarmente apprezzato queste doti di reattivita’ e maneggevolezza e’ nelle curve, di ogni tipo e raggio, dal tornantino alla curva da fare piu’ veloce. La precisione, se assecondata da una guida corretta, si traduce in una migliore percorrenza e mantenimento della velocita’.


Ed e’ proprio questa precisione che ho potuto apprezzare anche a basse velocita’ quando mi trovo a dover guidare in modo dimostrativo durante le lezioni o in uscite guidate per livelli base.


Se proprio dobbiamo trovare un difetto, lo troviamo nel rovescio della medaglia sulla reattivita’ del carro, che implica un po’ di attenzione nel trovare le giuste regolazioni sull’ammortizzatore posteriore. Probabilmente l’upgrade con un qualcosa di superiore rispetto al fox montato di serie potrebbe migliorare anche questo aspetto.


Un ultima nota riguarda il comportamento in salita: premesso che serve un po’ di gamba rispetto ad una full power (ma mantiene pressoche’ la stessa autonomia a patto di non avere troppa fretta…) , anche sul tecnico e’ molto piu’ progressiva, piantata e lineare nel passare eventuali scalini o ostacoli. In pratica, va su piu’ come se aveste voi piu’ gamba e una bici da xc, senza dover combattere con posteriore che strappa o sollevamento dell’anteriore. Anche qui, sale di precisione e non di watt elettrici.
Ah e non dimentichiamoci del fatto che, meno peso, sopratutto per ragazze o generalmente per chi non e’ hulk, significa piu’ facilita di togliersi dai guai in caso di situazioni di non ciclabilita’ (per dire, l’altro giorno mi son trovata con un albero caduto che se fossi state con la thok sarei dovuta tornare indietro a ritroso …)

Per chi e’ questa ebike ? Non per tutti/e.
Sicuramente e’ un ottimo acquisto per chi ha un buon background muscolare , per pesi leggeri in generale con un minimo di allenamento e per chi vuole “risposte” dal proprio mezzo , per chi fa giri all-mountain in cui ci puo’ scappare il pezzo a spinta/portage , o cmq esplorazioni di trail nuovi in cui nn si ha la certezza della ciclabilita’ e in generale per chi gira con amici muscolari o in solitaria.
Se avete un gruppo full power che “ha fretta” allora pensateci molto bene: certo si puo’ – invalidando la garanzia – riflashare con il firmware stock e portarla a 85 nm di coppia , e abbinarci un extender … a quel punto diventa pari ad un ep8 tradizionale.


Me la sentirei di consigliarla come prima ebike per un/a principiante che non ha mai avuto una “mtb” seria e che si avvicina da zero a questo sport ?
NI : dipende dal peso e allenamento/volonta’ e motivazione della persona in questione.
E’ una bici che richiede un po’ di impegno, sia in salita che in discesa. Impegno inteso sia come gamba, che come voglia di imparare le tecniche corrette.
Non e’ una bici per pigri di nessun tipo.

Nel dubbio vi consiglio di trovare il modo di provarla.
E di scegliere bene la taglia (io sono 165 e ho preferito la small)
Io la ho acquistata a Torino da BIke Lab, che dovrebbe offrire anche la possibilita’ di noleggio/test.

PS: nell’articolo ho volutamente omesso i valori di autonomia in quanto troppo soggettivi in base al peso, allenamento, e settaggio dei livelli di assistenza nell’app.

EOY 2023

Anche il 2023 sta volgendo al termine.
L’anno della Sfida con il Destino, il primo passato completamente al nord tra Liguria e Piemonte , sta rapidamente esaurendo i suoi giorni.

Un anno molto significativo, che mi ha visto protagonista di un coraggioso cambiamento radicale, decidendo di sfidare il tempo, l’eta’, gli stereotipi, i pregiudizi, facendo tutto quello che una persona normale con una vita normale con ambizioni normali non farebbe mai.

Nel giro di alcuni mesi, di un inizio di stagione difficile e poco motivante, la situazione pero’ ha preso – almeno in apparenza – una piega positiva – RidePink, il progetto dedicato ai servizi di Coaching (lezioni) MTB offerti da docenti donne nei confronti esclusivi di Bikers donne, e’ decollato con 3 camp full booked e alcune giornate di lezioni private.

Contemporaneamente, posso dire di aver trovato una Location in Liguria idonea a portare avanti le mie attivita’ didattiche, Uscio, teatro del primo Camp RidePink, dove si puo’ contare su sentieri non eccessivamente tecnici idonei anche per chi si avvicina a questa disciplina (cosa rara da queste parti) . Se tutto continuera’ come spero, arrivera’ a breve anche un area dedicata a campo scuola con qualche struttura in legno.

In tutto questo pero’ resta da portare avanti una costante battaglia per far capire che la MTB – e sopratutto la versione elettrica – e’ uno sport praticabile e accessibile e puo’ essere divertente anche senza arrivare a livelli da “atleta”, senza dover per forza dimostrare di fare salti giganti o segmenti pericolosi.
Tra le persone nell’ambiente che seguo sui social e che mi e’ di estrema ispirazione c’e’ Roxy , una delle poche full-time mtb coach professioniste in Europa. Senza entrare nel dettaglio dell’estrema utilita’ e tecnicita’ dei suoi video (link al suo canale youtube).
Quello che di piu’ condivido con lei e’ la vision di quello che e’ l’insegnamento della mtb agli adulti.
In un podcast, Roxy ha sottolineato come alcuni contenuti su Instgarm, fatti palesemente per intrattenimento, vadano a far credere che
determinate skill (ad es bunnyhop e salti), siano skill base che OGNI RIDER deve poter padroneggiare appieno per definirsi tale.

Ecco e’ importante distinguere tra quel che e’ intrattenimento e quello che puo’ avere un valore didattico nella marea di materiale da cui siamo sommersi grazie alla rete, tra quello che e’ davvero alla nostra portata e quello che e’ meglio evitare.

Questo sara’ sempre alla base di quanto intendo trasmettere con RidePink e non solo, ben cosciente anche di quelli che sono i miei limiti massimi di competenza tecnica.

Ma questa fine d’anno e’ anche stata segnata dall’arrivo dell’Orbea Rise, light ebike che mi ha fatto tornare la voglia di riprendere alcuni elementi tecnici che avevo “sospeso” in quanto resi molto complessi dal peso di una ebike full power, trovando una nuova motivazione nel migliorare ulteriormente il mio modo di guidare la mtb, fermo restando un orientamento all-mountain/trail/downcountry, distante dall’enduro agonistico.

C’e’ da lavorare, su due fronti, quello del progetto RidePink e sulla mia crescita personale/tecnica e sfida contro il tempo che scorre.

Dopo lo strappo iniziale la salita continua, sempre costante, forse un po’ piu’ regolare.
E con l’orbea Rise un po’ di piu’ si fatica (conto in futuro di fare un articolo + dettagliato in merito).

Ringrazio tutt* coloro che hanno in qualche modo contribuito e creduto nella mia follia.
In particolare la mia socia fondatrice di RidePink Barbara , e la collega Marcy con cui ho condiviso – anche se in anni diversi il percorso formativo regionale,
senza dimenticare della gia’ citata Roxy, che anche se solo virtualmente, mi ha permesso di credere che l’eccezione alla regola possa esistere e funzionare.

Un ultima ma non meno importante menzione va ai trailbuilder di Uscio, che si sono prodigati per offrire a RidePink una situazione davvero ottimale a livello di trail e non solo. Speriamo di poter continuare a far si che questo splendido territorio tra mare e monti dell’entroterra abbia la visibilita’ e promozione che merita.

Non posso che augurare a tutt* coloro che credono in un qualcosa di diverso, un 2024 pieno di soddisfazioni e di risultati, che siano in bici, in altri sport, in progetti imprenditoriali o lavorativi importanti.

Mai come ora mi sono finalmente sentita me stessa , coerente con il mio background e senza bisogno di nascondermi dietro a forme di “doppia identita’” e/o a nascondere limitare le proprie passioni e i propri sogni per colpa di terzi.

Lunga vita a RidePink, e che anche questo piccolo spazio personale continui a fare da spalla e a raccontare il backstage di questa quasi incredibile avventura.

KiaZ

MyTrails esiste ancora !!

Se sei anche tu uno/a di quelli che usano o che hanno usato questa app android per registrare tracce gpx e sopratutto per seguire quelle altrui con una cartografia davvero ben fatta, potresti aver notato che e’ sparita dal play store di android.

Non disperate perche’, basta installarla come APK abilitando le sorgenti sconosciute da qui :

https://www.frogsparks.com/mytrails/MyTrails.apk

La versione base e’ piu’ che sufficente per l’utente medio e rimane secondo me l’app piu’ leggera e intuitiva per seguire tracce da cellulare , anche come “appoggio” / sturmento di check se gia’ usate un gps tipo garmin da manubrio, sui quali pero’ non sempre la cartografia e’ ben leggibile (sopratutto se, come me, iniziate ad avere una certa eta’) …

Inoltre e’ una delle poche app che permette di creare mappe offline , limitate alla zona che intendete seguire poi come traccia, quindi e’ davvero in grado di continuare a lavorare occupando pochissime risorse e anche in assenza di segnale GSM/3-4-5G

Vi ricordo che per funzionare oltre che le sorgenti sconosciute e’ importante creare una nuova cartella e dare i permessi a MyTrails a questa. In alcuni casi potrebbe essere necessario escludere mytrails dal risparmio energetico.
Sono tutte operazioni relativamente semplici. Qui le schermate da un neonato android 12 economico, che mi e’ stato regalato con un passaggio di gestore.

De Briefing #ANNOZERO ValSusa

Fase 2 …
Alta Val di Susa, da sempre la mia seconda casa.

kiaz valle rho

Altro capitolo della Sfida con il Destino.

Partenza in salita , incontro/scontro con un mercato molto diverso da quello Ligure e un target molto diverso dalle mie esperienze regresse in centro italia.
In un precedente articolo avevo definito la ValSusa la Valle che resiste dove l’enduro non esiste.
E ancora una volta questa affermazione viene confermata.
O perlomeno, non esiste l’enduro sportivo, quello dei segmenti su strava e delle performance a tutti costi.
Del resto, escludendo Sauze, location che io adoro ma che per il park rider moderno sa di obsolescenza (non) programmata non c’e’ molto di definibile tale in zona nel senso moderno del termine.
Ne consegue che il biker sportivo, o aspirante tale, difficilmente trovi in questo posto quello che si vede in location che han puntato realmente sul bike business.
Quindi oltre all’enduro non esiste nemmeno il bike business ?
Ni.
Non sono un atleta, non ho le competenze per lavorare con atleti, e il mio discorso e’ piu’ che altro legato al tipo di pubblico che puo’ essere attratto dalla Valle: qui e’ “la valle” a proporsi, la bici e’ solo un mezzo.
Sono le montagne, i paesaggi, le location raggiungibili in sella ad un ebike che permettono il funzionamento della cosa.
Tranne rare eccezioni con nomi grossi e camp per ragazzini , oltre che all’Enduro, non esiste la didattica.
Non esiste la “cultura” del gesto tecnico nella mtb. Questa non vuole essere una critica ad un determinato tipo di clientela, ma un minimo di consapevolezza in piu’ (e di rispetto) per il mezzo che avete scelto sarebbe dovuta.
Io nel mio piccolo ho sempre cercato di dare qualche nozione tecnia ai principianti, per permettere loro una guida piu’ sicura.
Ho cercato giri che unissero i nostri fantastici paesaggi a percorsi in discesa piacevoli da guidare, nella speranza di far scattare quella scintilla del piacere di guida della mtb, senza necessariamente dover diventare atleti o pro, che poi ti lega irrimediabilmente a questo sport.
Ci sono riuscita ? In parte si. Ma c’e’ ancora tanto da fare, e sicuramente l’anno prossimo saro’ + preparata e la mia offerta cerchera’ di rispecchiare meglio il mercato.
Manca come gia’ detto un offerta ricettiva bike friendly che offra un buon rapporto qualita’ prezzo.
Sarebbe il primo punto di partenza per uscire dal loop dei weekend warriors, dei proprietari di seconda casa, degli stagionali ecc.

kiaz assietta

Posso comunque reputarmi soddisfatta di come e’ iniziata questa esperienza, e spero che con me lo siano anche coloro che ho avuto il piacere di accompagnare. Adesso e’ ora di tornare in Liguria, nuovo reset e nuovi programmi.

Short Test eMTB Alpek Ewoke

… Un’altro brand made in italy nel panorama elettrico …

Domenica 2/7 a Bardonecchia si e’ presentata l’opportunita’ di partecipare ad uno short test del marchio Alpek, azienda Torinese che dal 2018 e’ nel mondo elettrico e offre prodotti dall’interessante rapporto qualita’ prezzo. Non conoscevo direttamente il brand ne con precisione i modelli/allestimenti , e la scelta e’ caduta sulla Ewoke, bici da 150 di escursione che viene catalogata come All-Mountain.


Io sono alta 165 e ho provato una taglia S, allestita top di gamma con Lyric Ultimate e SuperDeluxe Select come sospensioni, freni magura MT7 e gommata Vittoria Mazza/Martello in setup mullet (27.5 post 29 ant).
Il mezzo ha un reach di 423 mm in taglia S, leggermente piu’ lunga delle mie abitudini ma mantiene una wheelbase (distanza ruote) relativamente compatta , con un angolo di sterzo non esagerato in linea con la destinazione d’uso (65,5) e un angolo del tubo piantone di 75°, anche questo ben bilanciato in funzione del target della bici.


La propulsione e’ affidata ad un motore Bafang, sicuramente meno diffuso dei vari Shimano, Bosch ecc, ma decisamente potente, con una coppia massima di ben 95 Nm , uno dei valori piu’ elevati reperibili sul mercato. La batteria puo’ variare dai 650 watt/ora agli 860 addirittura, senza aumenti di peso eccessivi. C’e’ da dire che non e’ una piuma , e il peso a spanne si aggirera’ minimo sui 25 kg(non ho al momento dati ufficiali) .

Vediamo un po’ come va.

Il motore ha 5 livelli selezionabili con un classico bottone +/-. Abituata al trigger shimano mi sono un po’ dovuta adattare a non scambiare il reggisella con il comando motore. La percezione che ho avuto e’ di un eco decisamente basso ed economico, gia’ le prime rampe in asfalto han richiesto un passaggio ad una tacca in piu’. L’erogazione mi sembra pero’ piu’ lineare rispetto a Shimano, anche se entrambi mantengono l’esigenza di una cadenza abbastanza elevata. Sulle rampe piu’ impegnative non si tira di certo indietro, e, sfruttando a dovere il cambio 12v che ci arriva al 52 passiamo agevolmente senza dare il massimo. E’ mancata una prova in situazioni di reale tecnico in salita per poter capire il comportamento nel superamento ostacoli, ma sicuramente avra’ le sue potenzialita’, anche grazie all’opzione di poter lasciare in “tiro” il motore per qualche istante anche senza pedalare, indubbiamente utile nel superare ostacoli corti ma importanti, a patto di imparare ad adeguare la propria tecnica a questa opzione.

In discesa la ho provata esclusivamente su un sentiero facile del bikepark. La cosa che ho piu’ apprezzato sono state le sospensioni, che sul veloce e piccoli urti tipo brake bumps ecc copiavano il terreno con una precisione estrema regalando un confort di guida molto piu’ elevato da quello a cui sono abituata. Anche l’accoppiata gomme mi e’ sembrata azzeccata con un grip ottimale. Difficile dare un giudizio sull’agilita’, in quanto il trail che abbiamo percorso non presenta curve strette o passaggi di precisione. Sarebbe molto interessante portarla in un contesto all-mountain per capire se si difende anche nel lento / guidato . I freni magura mt7 fanno il loro dovere, ci ho messo un po’ a trovare la fiducia ma sono sicuramente un buon prodotto. In questo caso il fatto di avere la leva lunga mi ha un po’ penalizzato a livello ergonomico ma dovrebbe esserci la possibilita’ di montare una leva simil-shimano. Nelle poche gobbe dove poteva presentarsi l’opportunita’ di saltare, il peso maggiore e il diverso comportamento delle sospensioni si e’ sentito tutto. Ma questo e’ un discorso che ahime’ vale per qualunque mezzo pesante quando il/la rider e’ relativamente leggero (60 kg nel mio caso)

Per concludere, un mezzo interessante, offerto con un montaggio TOP ad un prezzo decisamente concorrenziale.
Per uso park o enduro “lavorato” sicuramente ha molto da dire. Spero in un opportunita’ di nuovo test in un contesto piu’ completo, in modo da capire fin dove puo’ arrivare e se la collocazione “all mountain” e’ azzeccata. Come gia’ detto il tempo a disposizione e il contesto non permettono di esprimere un giudizio “globale” sul mezzo, ma i presupposti sono sicuramente interessanti.

Per ulteriori dettagli e per poterne provare una se siete vicino alle location dei prossimi test vi lascio al sito ufficiale :

https://alpekbike.it/

Ringrazio ancora Alpek per l’opportunita’ di testare il loro prodotto in allestimento TOP !

DE-BRIEFING FASE 1 #MTBGUIDE

Si lo so, bisognerebbe essere fighi o almeno fare finta di esserlo.
Non bisognerebbe postare pensieri personali e riflessioni su quello che e’ il “dietro alle quinte” della sfida con il destino.
Ma questo blog ha sempre voluto portare il mio punto di vista sugli sport che amo, e anche ora che ho preso la non facile e non a tutti comprensibile strada del monetizzare la mia passione per le due ruote offroad , voglio condividere una breve digressione su questo primo mese ufficiale di attivita’ come guida MTB che ha avuto come playground la Liguria di Levante.


Che sarebbe stata dura si sapeva.
Che ci si sarebbe dovuti confrontare con realta’ locali piu’ o meno “ospitali” era prevedibile.
Che il target su cui posso lavorare ha dei confini abbastanza netti sia geografici che tecnici e’ comprensibile.

Una cosa pero’, sul “capitolo Liguria” a me molto caro, la sto capendo solo ora, dopo che sono stata fisicamente presente sul territorio quanto basta – strava alla mano – a definire alcuni paletti: Se la valSusa e’ la valle che resiste dove l’enduro non esiste, o almeno lo e’ stata in passato, qua le cose si ribaltano e ci troviamo in un posto dove l’allmountain/trail e/o tutto quello che riguarda il riding al di fuori delle ben definite e ben inventariate trail areas non esiste o e’ quantomeno poco considerato dalla maggior parte dei praticanti.

E qua pero’ mi ricollego un po’ ad un’argomento + vasto. Il mio sesto senso dice che stiamo vivendo un po’ quel che e’ stato con lo snowboard nella prima decade degli anni 2000: un estremizzazione dello sport che ha portato ad un allontanamento della base di praticanti dalle aziende, un mancato ricambio generazionale e una mancanza di un offerta – in quel caso a livello di materiali – in linea con lo zoccolo duro di quelli della mia generazione , che in gran parte hanno uno spirito di conservazione tale da preferire opzioni piu’ tranquille al freestyle tecnico. Cosa centra questo con la bici ? C’entra c’entra. Basta aprire Instagram e digitare l’hashtag mtb. Verra’ fuori di tutto, di tutto tranne che l’immagine di uno sport adatto a tutti. Anche il poco all-mountain che emerge nel feed, e’ sempre estremizzato a livelli improbabili per il/la sunday biker.

Eppure anche nel “regno dell’enduro” … anzi no diciamo nel principato minore, perche’ il Regno – quello vero – sta a ponente, ci sono location e trails, non esplicitamente costruiti per le bici ma ciclabili senza dover essere degli atleti, interessanti, divertenti, e con passaggi super panoramici. Ovvio un minimo di tecnica ci vuole, ma anche quello e’ di mia competenza.

Ho avuto comunque la fortuna di effettuare alcuni tour, anche con clienti dotati di mezzi molto diversi tra loro e di poter iniziare la fase di “rodaggio” di quello che andra’ a cadere sotto l’hashtag #dazeroalsentiero, ovvero portare un’offerta per avvicinare tutt* a questo sport, con un occhio di riguardo per le donne (ridepink) e per il portafoglio, cercando anche accordi con noleggi che offano un buon rapporto mezzo offerto/prezzo e proponendo un servizio in cui nulla verra’ lasciato la caso e chi decidera’ di usufruire dei miei servizi avra’ la certezza di fare itinerari consoni al proprio livello (ovviamente in base al periodo/meteo)

Adesso le temperature implicano un trasferimento in quota, in alta ValSusa, dove la sfida sara’ tutta in salita.
Delle peculiarita’ e anomalie della “Valle che resiste dove l’enduro non esiste” ne ho parlato abbondantemente in passato. Una cosa e’ certa, di flow naturale e downcountry c’e’ n’e’ in abbondanza. Vi aspetto.

Ringrazio tutti quelli che han girato con me qui in questo mese abbondante , i volontari di Uscio Outdoor per il lavoro sui sentieri e per l’accoglienza nella loro community, i due noleggi con cui ho collaborato finora, PitStop Bikes di Chiavari e SeiFuori di Genova Nervi.

Stay tuned a breve proposte e aggiornamenti dalla Valle.

Valsusa MTB Experience is coming

… Il consueto trasferimento estivo in ValSusa si avvicina. E quest’anno finalmente si puo’ ufficializzare la mia operativita’ come Guida Cicloturistica avendo conseguito il titolo della Regione Piemonte . Da fine giugno eccomi operativa per accompagnarvi in sicurezza su tutti i giri recensiti qua con alcune novita’, e per aiutarvi a migliorare la guida del vostro mezzo se neofiti (vedi #dazeroalsentiero )

A tale scopo ho pensato di rendere un po’ piu’ comprensibili i livelli di difficolta’ dei vari giri, cosa che e’ sempre problematica confrontandosi con Trailforks quando possibile, e comunque con dei parametri che sono troppo soggettivi.

L’idea e’ di assegnare 4 macro-categorie ai sentieri, associandole con i livelli descrittivi della scala Singletrack , con 4 belle icone e esempi di giri .

NATURAL FLOW : sentiero prevalentemente Naturale, scorrevole senza particolari ostacoli o avversita’. Adatto a tutti. Verde/Blu Trailforks S0/S1 Singletrack STS. Esempi : Beaulard superFlow (area Cotolivier), il “nuovo” trail delle Grange Rho, i trail di Sansicario. I trails di questa categoria in genere si percorrono agevolmente anche con una front/hardtail

SwitchBacks Challenge ovvero la sfida dei tornantini !!
Sentiero naturale con tornanti piu’ o meno stretti spesso non spondati che richiedono la giusta tecnica. Il re di questo genere e’ ovviamente il SingleTrack de l’Infernet, ma possiamo trovare anche sezioni piu’ brevi di questo tipo in altri giri (es Millaures) . Corrispondenza trailforks non definibile con facilita’, puo’ tranquillamente andare da blu a nero. Per la Scala STS siamo tra l’S1 e l’S2 almeno per quel che concerne le offerte in Valle.

Natural Enduro : sentieri di montagna che ben si adattano alla disciplina Gravity, ovvero trails con passaggi anche tecnici ma che mantengono una buona guidabilita’ e permettono di mantenere una certa velocita’ e un certo flow. Trailforks anche qua non fa testo, perche’ in questa categoria ne troivamo da blu a nero … Per la STS singletrack anche qui S1/S2 con qualche possibile breve tratto S3. Esempi : il classico D2 da Chateau sul Cotolivier, i trail della zona di Rochemolles tra la diga e il gran Bea , alcuni trail del park di Sauze che hanno comunque una forte componente naturale/oldschool.

All Mountain Challenge: qui ci mettiamo di tutto un po’, e parliamo in generale di giri in quota, su sentieri naturali ed escursionistici, difficilmente percorribili ad alte velocita’. Ci puo’ essere di tutto un po’, passando dal flow al tecnico . Qua Trailforks non lo nomino nemmeno, e per la STS passiamo da S1 a S3. Esempi ? Il giro della Valle della Rho/Valle Stretta, il Malamot sul Moncenisio , il passo della Mulattiera.

Finale with Friends

SPOILER

Non amo le seggiovie ma ogni tanto (raramente) ne faccio uso.
Preferisco pedalare (tranquilli, anche a pile si pedala)
Non avrei mai pensato in vita mia di andare a Finale Ligure e farmi scarriolare tutto il giorno con un furgone per fare il criceto.
Ma per gli amici questo e altro.

In questo articolo fate finta che io abbia qualche anno di meno e anche meno esperienza in bici (ne bastano giusto un paio) e che la sfida con il destino non sia mai esistita. O forse si. Non lo so. Finale e’ finale e facendo un paragone con il surf e’ come surfare in oceano dopo anni nel nostro laghetto mediterraneo.

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Bici carica
Batteria carica anche se stavolta non ci serve.
Manca circa un quarto alle 7 e ho una destinazione impostata su maps.
99 ad Ovest da qui. Destinazione Finale Ligure aka La Mecca della MTB

Aspettative zero, se non quella di una bella giornata a ritrovare vecchi amici.
Perche’ e’ vero che Roma non mi manca per niente, ma mi mancano tantissimi biker con cui ho girato in questi anni.

E’ un piacere rivedere “a soli 100 km da casa” Guido, Ivano, Roberto e altri nuovi amici targati RM.
Mi mancava la loro allegria il loro far casino. Mi mancava un giro in compagnia .

Dopo i saluti di rito si va a caricare le bici sul furgone. Destinazione Base Nato, 1000 d+ circa da guadagnare a suon di tornanti … con la sottoscritta che a meta’ strada si arrende e chiede di stare davanti. Era meglio pedalare penso tra me e me.

La notte ha piovuto, e questo ci costringe ad iniziare da Base Nato , mentre io speravo di vedere il famoso RollerCoaster.
Poco male.
Finale sembra un altro pianeta. Un quantitativo di bikers, tra cui ragazze, famiglie, bambini, mai visto in nessun altra location.
Sentieri ovunque.


Attacchiamo la prima discesa , che si chiama Madre Natura , io ho le gambe molli. Non sono abituata a girare senza pedalare un po’.
Soffro la luce e gli sbalzi sole/ombra. Faccio fatica e non vado come vorrei ma almeno resto in piedi sulla bici.
Il trail sbuca sull’asfaltata, e da qui il furgone ci raccoglie e si torna su
Altro giro altro regalo .
Stavolta il trail mi pare si chiami H. Simile al precedente, io per la scarsa visibilita’ mi pianto e vado dritta ad una curva.
Ancora non ho fatto amicizia. L’unica cosa certa e’ che il setup mullet sulla thok stavolta funziona eccome.
Terza risalita. E’ l’ora del trail ingegnere, che ci portera’ fino a Feglino dove faremo pausa pranzo. Questo gia’ lo conoscevo, e infatti andiamo un pochino meglio (si fa per dire). E’ lungo, tanto lungo, ed e’ mediamente tecnico. Non ha nulla di impossibile ma c’e’ sempre da guidare e stare attenti. Io vado con calma , senza uscire dalla mia comfort zone. Cerco di goderemelo e di sfruttare al meglio il nuovo setup dell’ormai datata thok. Vi lascio il video di questo , dovrete accontentarvi, non sono una pro, ma se qualcuno vuole farsi l’idea di un Finale al rallentatore, questo fa per voi 😀 😀

L’ingegnere e’ lungo, fisico, 5 km di carico continuo su braccia e gambe, ma nel mio caso sono sopratutto le seconde che soffrono.
Pausa pranzo meritata e decisamente allegra in un posto carino in quel di Feglino …

La mia povera thok e’ piena di fango. Le mie gambe sono sempre piu’ molli . Alla faccia di quelli che dicono “ah ma tanto fai solo discesa se vai con il furgone”. Si, diciamo che io sono piu’ reattiva dopo una bella e non eccessiva salita pedalata.
Ripartiamo , e io decido di saltare un trail e mantenere le (poche) forze per il finale della giornata, Rollercoaster , che era un po’ la ragione di questo giro, trail di cui tutti parlano e che io “non ho mai fatto anche se ci sto a 100 km”.

100 km … che erano realativamente pochi quando vivevo a Roma qua diventano tanti. Si , certo la qualita’ dei trail e’ molto elevata, e sopratutto se si ama l’Enduro valgono tutti i km . Ma io so (e devo) anche accontentarmi delle mulattiere che ho a pochi km.

Arriviamo dunque a sto benedetto RollerCoaster, sul quale Guido si offre di accompagnarmi e aspettarmi . Prima parte easy e flow senza davvero niente di strao o di difficile, un lungo drittone in leggera discesa con qualche saltino. Il trail si fa divertente quando inizia ad essere guidato, con una successione di compressioni molto ritmiche e ben concatenate tra loro, che se fatte ad una velocita’ ben diversa dalla mia diventano tutt’altro che banali. Diciamo che fino all’incrocio con la sterratona e’ un trail quasi per tutti.
Diversa e’ l’ultima sezione dove l’ignoranza torna padrona e infatti cado come un sacco di patate su un cambio di terreno da umido a secco. C’e’ molto piu’ da guidare e un ultima sezione multilinea un po’ stile “Rive Rosse” , su cui Guido mi ha gentilmente indicato dove mettere le ruote.
Felice di rivedere l’asfalto … soddisfatta di essere intera … contenta di aver passato una giornata in compagnia .

Mi mancherete ragazzi, come mi siete mancati. Spero di girare ancora con voi … Ora tocca rimettersi a lavorare. La sfida con il destino non e’ finita, e’ appena iniziata ….

MTB – Uscio, reloaded

Di Uscio, location che troviamo a 10 km da Recco salendo verso l’entroterra, avevamo gia’ parlato qualche anno fa. L’esigenza di trovare qualche trail che non sia spaccabici (ogni riferimento a Sestri Levante e’ puramente casuale…) su cui girare e allenarmi senza dovermi allontanare troppo da casa mi ha riportato a riscoprire tale localita’ e i suoi trail.
In zona operano vari gruppi di trail builders, e su Trailforks sono comparse alcune nuove tracce che vale la pena conoscere (e ancora ne mancano …)
Ma andiamo per ordine . Il primo trail di cui vi parlo si chiama Batagna 1. Salendo dal centro di Uscio, scollinato Colle Caprile proseguiamo sulla strada per Gattorna prestando attenzione ai cartelli a sinistra. Troveremo un apertura con indicazioni Batagna 1/2 e Costa Lunga che conduce su una mulattiera mezzacosta di collegamento. Il primo e ben indicato bivio a sx che incontriamo e’ Batagna 1: un trail di media difficolta’, senza niente di particolarmente complesso, che unisce drop naturali, guidato, e parti flow piu’ veloci.
Il sentiero scende sul versante ovest verso l’entroterra, terminando in un avvallamento attraversato da un bellissimo ruscello, che dovremo guadare. Con l’ebike e’ consigliato spingere la bici qualche metro piu’ a valle del guado “ufficiale”, e sfruttare un abbastanza evidente
punto con acqua piu’ bassa e sassi su cui fare affidamento .

NB : video registrato come 1st ride , quindi discesa blind senza conoscere ancora il sentiero

Il trail non ha pendenze accentuate ed ha un buon fondo, il che permette di percorrerlo in maniera sicura anche con il bagnato (nei limiti ovviamente delle proprie capacita’ ).
A fine trail ci aspetta una risalita un po’ impegnativa ma tutta pedalabile in ebike (ma anche in muscolare, se si e’ allenati e si possiede una buona tecnica) , fino a ritrovare l’asfalto che seguiremo fino a Calcinara. Da qui possiamo sfruttare un breve trail di collegamento per tagliare un pezzo d’asfalto e riportarci a Colle Caprile. Da qui possiamo salire verso il gia’ noto trail Polveriera, che ci riporta ad Uscio passando per il punto panoramico della panchina gigante ….

big bench uscio

….. oppure ricollegarci allo start di Batagna e degli altri trail sul lato entroterra, tramite Chiapparino, un breve ma divertente trail prevalentemente in terra con qualche passaggio su roccia fissa.

chiapparino

Proseguendo invece oltre l’ingresso di Batagna/Costalunga, troviamo l’ultimo nato trai i trail della zona. Si chiama Calabroni, ed e’ il piu’ facile dei trail sul versante entroterra. E’ un trail mediamente facile per almeno 3/4 della sua percorrenza, con qualche sporadica parte un po’ piu’ stretta e scavata all’inizio, qualche semplice drop e un ultima parte piu’ ripida. Soltanto la parte finale, con un traverso esposto e stretto e successivo ripido in contropendenza e compressione possono riusltare problematiche. Ma parliamo di pochi metri e comunque l’ambiente ripaga con la vista di questo particolare ruscello che si fa strada attraverso una ripida gola.

E’ doveroso ahime’ segnalare che l’uscita del trail presenta una sbarra non apribile, di non facile passaggio con l’ebike se si e’ da soli. Per risalire, troviamo subito la strada che porta a PiandeiPreti, un po’ ripida ma sempre asfaltata, panoramica verso la val fontanabuona.

(video calabroni)

Spendiamo ancora due parole su Costa Lunga e Batagna 2. Il primo , come suggerisce il nome, segue il costone della cresta spartiacque, senza presentare difficolta’ alcuna fino a quando le pareti non si inaspriscono verticalizzandosi verso il fondovalle. Da qua la musica cambia: un lungo ripido guidato, molto ripido con punte oltre il 40% ci portera’ fino ad un traverso lungo il torrente dove il lepego (umido viscido) e’ in agugato e occorre prestare attenzione anche se si tratta di una sezione facile. Il trail si conclude in una caratteristica gola dove un ponticello che dimostra “una certa eta’” ci permette l’attraversamento. Anche per questo trail suggerisco la risalita via pian de preti. Su trailforks e’ blu, ma il ripido finale e’ decisamente nero.

Batagna due invece e’ forse il piu’ hard dei trail della zona. Non tanto per le pendenze, quanto per il fatto che passa in una parete nord estremamente umida, o meglio lepega, ricca di corsi d’acqua. Attraversa un ambiente a tratti singolare, passando accanto a costruzioni abbandonate e terminando anch’esso nei pressi del torrente con un caratteristico ponticello. Su trailforks e’ indicato blu ma IMHO e’ da segnare nero.

Un ultima menzione va anche fatta per N.S del Bosco, ancora in fase di manutenzione e pulizia nella seconda parte: trail xc/flow nella prima parte con poi una serie di rilanci e strappi in salita non banali. Molto interessante per chi vuole mettersi alla prova anche sul tecnico in salita. Termina all’omonimo santuario, da dove su strada asfaltata risaliamo tranquillamente verso Calcinara/Colle caprile.

In ogni caso, se abbiamo iniziato il giro partendo da Uscio, a fine giro e’ consigliato il rientro sul classico Polveriera.

Tutti i trail indicati, tranne Calabroni NS del Bosco e Chiapparino, sono ben indicati su trailforks. Per questi altri vi linko le mie attivita’ su Strava,ma tutti i percorsi sono ben segnalati da cartelli e indicazioni.

CALABRONI + CHIAPPARINO
COSTA LUNGA/NS BOSCO

Per concludere: location davvero bella, che merita sicuramente piu’ visibilita’, posizione strategica tra costa e entroterra, terreno che regge piu’ che bene l’umido e che sul lato mare drena rapidamente. Ci ho girato anche con il bagnato, e con la dovuta cautela i trail meno ripidi sono fattibilissimi. I local del gruppo “Uscio outdoor” si danno da fare per mantenere e aprire nuove linee, andando a riscoprire antiche vie di comunicazione e evitando di creare strutture dal nulla rispettando al massimo l’ambiente. E ultimo ma per me importante, qua ci sono trail adatti a tutti, anche a chi sta iniziando a scoprire questo mondo, cosa non sempre semplice da trovare in Liguria. Inoltre il comprensorio e’ ben collegato , ognuno puo’ scegliere l’anello piu’ idoneo alla propria preparazione tecnica e atletica (e al mezzo) e le risalite sono tutte ben pedalabili .

Vi invito anche a leggere il post del 2020, e ovviamente a venire a girare su questi trail!

eMTB AM Genova Mte Fasce 2 Sori

A volte mi si chiede se non ho paura a girare in mtb da sola.
La risposta e’ si, a volte si, ma se dovessi sempre trovare qualcuno per fare un determinato giro sarei piu’ sul divano che in bici.
E questa cosa vale sopratutto in questa fase personale di ricostruzione. Lasciata alle spalle la Capitale, ora la mia concentrazione e’ sull’arrivare a termine del corso regionale ACT e sul portare avanti i miei progetti in quello che voglio che sia il mio mondo.
Per arrivare indenni all’esame finale, farsi male e’ severamente vietato. Ed e’ x questo che negli ultimi tempi mi avete visto fare anche molti km, (cosa che comunque evito di fare con frequenza) pur di avere compagnia, sopratutto in giri piu’ lunghi e magari dallo stampo piu’ AM.
Ma le belle giornate e il richiamo dell’esplorazione del meraviglioso territorio che ho a pochi km dalla mia base invernale (attualmente sono a Rapallo e ci restero’ fino al disgelo) stavolta mi hanno convinto a rimettermi a “ravanare” in un giro piu’ lungo di stampo all-mountain. L’idea arriva da un post su facebook di un uscita effettuata dal CAI di Savona, alla quale ha partecipato una biker che ho tra i contatti. Mi informo e ottengo il gpx. Si tratta di un alternativa alla gia’ nota Porcilaia , che dalla strada del monte Fasce scende su St.Ilario. Stavolta invece ci si stacca poco prima, e sulla carta dovremo affrontre una serie di creste, fino a scendere a Sori passando per la localita’ Teriasca , il tutto seguendo uno spettacolare crinale , sul quale si alterneranno sezioni esposte ad altre piu’ aperte, per concludersi con uno splendido sentiero a tornantini (minuto 7.49 del video sottostante x i piu’ impazienti) .

Quindi pronti … VIA . Vi lascio subito il vlog del giro ….

Ma procediamo con ordine. Dislivello e kilometraggio ignoti, in quanto la traccia che ho parte da Nervi e sale per la classica risalita che in genere si utilizza per i trail lato antenne (Geometra, Topinigi, Tupango) , mentre per me, arrivando da Levante conviene lasciare la macchina a Sori e salire da qua. 9km per alzare circa 620 d+, ad incrociare la strada del Fasce che arriva da Uscio in localita’ Case Cornua. Da qua ancora 2km e 100 d+ per lasciare poi l’asfalto in corrispondenza di uno slargo, e seguire una visibile e sempre pedalabile linea di cresta che porta ad una stazione metereologica. Inutile dire che il panorama lascia senza parole.

Raggiunta la cresta piu’ alta inizia la discesa. La prima parte, dopo un poco visibile attacco a valle di una lastra rocciosa, e’ un lungo traverso con un paio di tornantini, il tutto fattibile ma decisamente esposto. Serve prudenza e cautela sopratutto se si e’ in solitaria; il traverso poi conduce ad un altra serie di creste con qualche rilancio e qualche scalino in salita, fino ad un ultimo ripido molto smosso (che non mi vergogno ad aver fatto a piedi vista la situazione) . Da qua il sentiero cambia totalmente, si entra nel bosco in una classica mulattiera che talvolta presenta qualche restringimento e qualche passaggio su pietra fissa a rischio rotture, terminando con uno stretto tornante che conduce in una altrettanto stretta linea racchiusa tra muretti a secco. Superata questa sezione, possiamo dire di esserci lasciati alle spalle la parte piu’ ostica del trail, indicata come nera su trailforks. Finalmente possiamo mollare un po’ i freni, immettendoci sul divertentissimo “Cortino DH“, blu su trailforks: una discesa sempre panoramica con una prima parte natural flow in cui il sentiero trova il suo percorso tra la bassa vegetazione mediterranea, per poi diventare piu’ tortuoso aggrovigliandosi in una divertente e sfidante serie di tornantini. Il fondo breccioloso non e’ dei miei preferiti e richiede cautela, ma a parte questo dettaglio la discesa e’ davvero TOP ! Un ultima “S” ci porta nuovamente a contatto con la civilta’, sbucando in una cementata al servizio di qualche abitazione.
Ancora pochi metri in lieve salita e ci troviamo in localita’ Teriasca.

Da qui possiamo rientrare a Sori su asfalto, o in alternativa fare un ultimo trail, purtroppo non pulitissimo sopratutto nella parte finale che ci porta rapidamente nel fondovalle sulla cementata che costeggia il torrente e che conduce con piacevoli passaggi tra le tipiche abitazioni, fino al mare.

CONCLUSIONI: giro bellissimo, abbinabile volendo ad altri elementi nella zona del Fasce. (Il giro in se come lo ho fatto io sono poco meno di 20 km e 830 d+) Paesaggi e terreni che ricordano l’alta montagna, ma sotto c’e’ il mare …. esposizione sud quindi ben drenante . Peccato che l’ultima sezione (CORTINO) non abbia una via d’accesso semplice e alternativa al lungo traverso, in quanto meriterebbe la possibilita’ di una risalita dedicata essendo molto divertente dal punto di vista della guida e della pratica sui tornantini stretti.

STRAVA: https://www.strava.com/activities/8548438525
TRAILFORKS : https://www.trailforks.com/ridelog/view/49008744/

Relive:
https://www.relive.cc/view/vQvxpMXjR9v