De Briefing #ANNOZERO ValSusa

Fase 2 …
Alta Val di Susa, da sempre la mia seconda casa.

kiaz valle rho

Altro capitolo della Sfida con il Destino.

Partenza in salita , incontro/scontro con un mercato molto diverso da quello Ligure e un target molto diverso dalle mie esperienze regresse in centro italia.
In un precedente articolo avevo definito la ValSusa la Valle che resiste dove l’enduro non esiste.
E ancora una volta questa affermazione viene confermata.
O perlomeno, non esiste l’enduro sportivo, quello dei segmenti su strava e delle performance a tutti costi.
Del resto, escludendo Sauze, location che io adoro ma che per il park rider moderno sa di obsolescenza (non) programmata non c’e’ molto di definibile tale in zona nel senso moderno del termine.
Ne consegue che il biker sportivo, o aspirante tale, difficilmente trovi in questo posto quello che si vede in location che han puntato realmente sul bike business.
Quindi oltre all’enduro non esiste nemmeno il bike business ?
Ni.
Non sono un atleta, non ho le competenze per lavorare con atleti, e il mio discorso e’ piu’ che altro legato al tipo di pubblico che puo’ essere attratto dalla Valle: qui e’ “la valle” a proporsi, la bici e’ solo un mezzo.
Sono le montagne, i paesaggi, le location raggiungibili in sella ad un ebike che permettono il funzionamento della cosa.
Tranne rare eccezioni con nomi grossi e camp per ragazzini , oltre che all’Enduro, non esiste la didattica.
Non esiste la “cultura” del gesto tecnico nella mtb. Questa non vuole essere una critica ad un determinato tipo di clientela, ma un minimo di consapevolezza in piu’ (e di rispetto) per il mezzo che avete scelto sarebbe dovuta.
Io nel mio piccolo ho sempre cercato di dare qualche nozione tecnia ai principianti, per permettere loro una guida piu’ sicura.
Ho cercato giri che unissero i nostri fantastici paesaggi a percorsi in discesa piacevoli da guidare, nella speranza di far scattare quella scintilla del piacere di guida della mtb, senza necessariamente dover diventare atleti o pro, che poi ti lega irrimediabilmente a questo sport.
Ci sono riuscita ? In parte si. Ma c’e’ ancora tanto da fare, e sicuramente l’anno prossimo saro’ + preparata e la mia offerta cerchera’ di rispecchiare meglio il mercato.
Manca come gia’ detto un offerta ricettiva bike friendly che offra un buon rapporto qualita’ prezzo.
Sarebbe il primo punto di partenza per uscire dal loop dei weekend warriors, dei proprietari di seconda casa, degli stagionali ecc.

kiaz assietta

Posso comunque reputarmi soddisfatta di come e’ iniziata questa esperienza, e spero che con me lo siano anche coloro che ho avuto il piacere di accompagnare. Adesso e’ ora di tornare in Liguria, nuovo reset e nuovi programmi.

Short Test eMTB Alpek Ewoke

… Un’altro brand made in italy nel panorama elettrico …

Domenica 2/7 a Bardonecchia si e’ presentata l’opportunita’ di partecipare ad uno short test del marchio Alpek, azienda Torinese che dal 2018 e’ nel mondo elettrico e offre prodotti dall’interessante rapporto qualita’ prezzo. Non conoscevo direttamente il brand ne con precisione i modelli/allestimenti , e la scelta e’ caduta sulla Ewoke, bici da 150 di escursione che viene catalogata come All-Mountain.


Io sono alta 165 e ho provato una taglia S, allestita top di gamma con Lyric Ultimate e SuperDeluxe Select come sospensioni, freni magura MT7 e gommata Vittoria Mazza/Martello in setup mullet (27.5 post 29 ant).
Il mezzo ha un reach di 423 mm in taglia S, leggermente piu’ lunga delle mie abitudini ma mantiene una wheelbase (distanza ruote) relativamente compatta , con un angolo di sterzo non esagerato in linea con la destinazione d’uso (65,5) e un angolo del tubo piantone di 75°, anche questo ben bilanciato in funzione del target della bici.


La propulsione e’ affidata ad un motore Bafang, sicuramente meno diffuso dei vari Shimano, Bosch ecc, ma decisamente potente, con una coppia massima di ben 95 Nm , uno dei valori piu’ elevati reperibili sul mercato. La batteria puo’ variare dai 650 watt/ora agli 860 addirittura, senza aumenti di peso eccessivi. C’e’ da dire che non e’ una piuma , e il peso a spanne si aggirera’ minimo sui 25 kg(non ho al momento dati ufficiali) .

Vediamo un po’ come va.

Il motore ha 5 livelli selezionabili con un classico bottone +/-. Abituata al trigger shimano mi sono un po’ dovuta adattare a non scambiare il reggisella con il comando motore. La percezione che ho avuto e’ di un eco decisamente basso ed economico, gia’ le prime rampe in asfalto han richiesto un passaggio ad una tacca in piu’. L’erogazione mi sembra pero’ piu’ lineare rispetto a Shimano, anche se entrambi mantengono l’esigenza di una cadenza abbastanza elevata. Sulle rampe piu’ impegnative non si tira di certo indietro, e, sfruttando a dovere il cambio 12v che ci arriva al 52 passiamo agevolmente senza dare il massimo. E’ mancata una prova in situazioni di reale tecnico in salita per poter capire il comportamento nel superamento ostacoli, ma sicuramente avra’ le sue potenzialita’, anche grazie all’opzione di poter lasciare in “tiro” il motore per qualche istante anche senza pedalare, indubbiamente utile nel superare ostacoli corti ma importanti, a patto di imparare ad adeguare la propria tecnica a questa opzione.

In discesa la ho provata esclusivamente su un sentiero facile del bikepark. La cosa che ho piu’ apprezzato sono state le sospensioni, che sul veloce e piccoli urti tipo brake bumps ecc copiavano il terreno con una precisione estrema regalando un confort di guida molto piu’ elevato da quello a cui sono abituata. Anche l’accoppiata gomme mi e’ sembrata azzeccata con un grip ottimale. Difficile dare un giudizio sull’agilita’, in quanto il trail che abbiamo percorso non presenta curve strette o passaggi di precisione. Sarebbe molto interessante portarla in un contesto all-mountain per capire se si difende anche nel lento / guidato . I freni magura mt7 fanno il loro dovere, ci ho messo un po’ a trovare la fiducia ma sono sicuramente un buon prodotto. In questo caso il fatto di avere la leva lunga mi ha un po’ penalizzato a livello ergonomico ma dovrebbe esserci la possibilita’ di montare una leva simil-shimano. Nelle poche gobbe dove poteva presentarsi l’opportunita’ di saltare, il peso maggiore e il diverso comportamento delle sospensioni si e’ sentito tutto. Ma questo e’ un discorso che ahime’ vale per qualunque mezzo pesante quando il/la rider e’ relativamente leggero (60 kg nel mio caso)

Per concludere, un mezzo interessante, offerto con un montaggio TOP ad un prezzo decisamente concorrenziale.
Per uso park o enduro “lavorato” sicuramente ha molto da dire. Spero in un opportunita’ di nuovo test in un contesto piu’ completo, in modo da capire fin dove puo’ arrivare e se la collocazione “all mountain” e’ azzeccata. Come gia’ detto il tempo a disposizione e il contesto non permettono di esprimere un giudizio “globale” sul mezzo, ma i presupposti sono sicuramente interessanti.

Per ulteriori dettagli e per poterne provare una se siete vicino alle location dei prossimi test vi lascio al sito ufficiale :

https://alpekbike.it/

Ringrazio ancora Alpek per l’opportunita’ di testare il loro prodotto in allestimento TOP !

DE-BRIEFING FASE 1 #MTBGUIDE

Si lo so, bisognerebbe essere fighi o almeno fare finta di esserlo.
Non bisognerebbe postare pensieri personali e riflessioni su quello che e’ il “dietro alle quinte” della sfida con il destino.
Ma questo blog ha sempre voluto portare il mio punto di vista sugli sport che amo, e anche ora che ho preso la non facile e non a tutti comprensibile strada del monetizzare la mia passione per le due ruote offroad , voglio condividere una breve digressione su questo primo mese ufficiale di attivita’ come guida MTB che ha avuto come playground la Liguria di Levante.


Che sarebbe stata dura si sapeva.
Che ci si sarebbe dovuti confrontare con realta’ locali piu’ o meno “ospitali” era prevedibile.
Che il target su cui posso lavorare ha dei confini abbastanza netti sia geografici che tecnici e’ comprensibile.

Una cosa pero’, sul “capitolo Liguria” a me molto caro, la sto capendo solo ora, dopo che sono stata fisicamente presente sul territorio quanto basta – strava alla mano – a definire alcuni paletti: Se la valSusa e’ la valle che resiste dove l’enduro non esiste, o almeno lo e’ stata in passato, qua le cose si ribaltano e ci troviamo in un posto dove l’allmountain/trail e/o tutto quello che riguarda il riding al di fuori delle ben definite e ben inventariate trail areas non esiste o e’ quantomeno poco considerato dalla maggior parte dei praticanti.

E qua pero’ mi ricollego un po’ ad un’argomento + vasto. Il mio sesto senso dice che stiamo vivendo un po’ quel che e’ stato con lo snowboard nella prima decade degli anni 2000: un estremizzazione dello sport che ha portato ad un allontanamento della base di praticanti dalle aziende, un mancato ricambio generazionale e una mancanza di un offerta – in quel caso a livello di materiali – in linea con lo zoccolo duro di quelli della mia generazione , che in gran parte hanno uno spirito di conservazione tale da preferire opzioni piu’ tranquille al freestyle tecnico. Cosa centra questo con la bici ? C’entra c’entra. Basta aprire Instagram e digitare l’hashtag mtb. Verra’ fuori di tutto, di tutto tranne che l’immagine di uno sport adatto a tutti. Anche il poco all-mountain che emerge nel feed, e’ sempre estremizzato a livelli improbabili per il/la sunday biker.

Eppure anche nel “regno dell’enduro” … anzi no diciamo nel principato minore, perche’ il Regno – quello vero – sta a ponente, ci sono location e trails, non esplicitamente costruiti per le bici ma ciclabili senza dover essere degli atleti, interessanti, divertenti, e con passaggi super panoramici. Ovvio un minimo di tecnica ci vuole, ma anche quello e’ di mia competenza.

Ho avuto comunque la fortuna di effettuare alcuni tour, anche con clienti dotati di mezzi molto diversi tra loro e di poter iniziare la fase di “rodaggio” di quello che andra’ a cadere sotto l’hashtag #dazeroalsentiero, ovvero portare un’offerta per avvicinare tutt* a questo sport, con un occhio di riguardo per le donne (ridepink) e per il portafoglio, cercando anche accordi con noleggi che offano un buon rapporto mezzo offerto/prezzo e proponendo un servizio in cui nulla verra’ lasciato la caso e chi decidera’ di usufruire dei miei servizi avra’ la certezza di fare itinerari consoni al proprio livello (ovviamente in base al periodo/meteo)

Adesso le temperature implicano un trasferimento in quota, in alta ValSusa, dove la sfida sara’ tutta in salita.
Delle peculiarita’ e anomalie della “Valle che resiste dove l’enduro non esiste” ne ho parlato abbondantemente in passato. Una cosa e’ certa, di flow naturale e downcountry c’e’ n’e’ in abbondanza. Vi aspetto.

Ringrazio tutti quelli che han girato con me qui in questo mese abbondante , i volontari di Uscio Outdoor per il lavoro sui sentieri e per l’accoglienza nella loro community, i due noleggi con cui ho collaborato finora, PitStop Bikes di Chiavari e SeiFuori di Genova Nervi.

Stay tuned a breve proposte e aggiornamenti dalla Valle.

Valsusa MTB Experience is coming

… Il consueto trasferimento estivo in ValSusa si avvicina. E quest’anno finalmente si puo’ ufficializzare la mia operativita’ come Guida Cicloturistica avendo conseguito il titolo della Regione Piemonte . Da fine giugno eccomi operativa per accompagnarvi in sicurezza su tutti i giri recensiti qua con alcune novita’, e per aiutarvi a migliorare la guida del vostro mezzo se neofiti (vedi #dazeroalsentiero )

A tale scopo ho pensato di rendere un po’ piu’ comprensibili i livelli di difficolta’ dei vari giri, cosa che e’ sempre problematica confrontandosi con Trailforks quando possibile, e comunque con dei parametri che sono troppo soggettivi.

L’idea e’ di assegnare 4 macro-categorie ai sentieri, associandole con i livelli descrittivi della scala Singletrack , con 4 belle icone e esempi di giri .

NATURAL FLOW : sentiero prevalentemente Naturale, scorrevole senza particolari ostacoli o avversita’. Adatto a tutti. Verde/Blu Trailforks S0/S1 Singletrack STS. Esempi : Beaulard superFlow (area Cotolivier), il “nuovo” trail delle Grange Rho, i trail di Sansicario. I trails di questa categoria in genere si percorrono agevolmente anche con una front/hardtail

SwitchBacks Challenge ovvero la sfida dei tornantini !!
Sentiero naturale con tornanti piu’ o meno stretti spesso non spondati che richiedono la giusta tecnica. Il re di questo genere e’ ovviamente il SingleTrack de l’Infernet, ma possiamo trovare anche sezioni piu’ brevi di questo tipo in altri giri (es Millaures) . Corrispondenza trailforks non definibile con facilita’, puo’ tranquillamente andare da blu a nero. Per la Scala STS siamo tra l’S1 e l’S2 almeno per quel che concerne le offerte in Valle.

Natural Enduro : sentieri di montagna che ben si adattano alla disciplina Gravity, ovvero trails con passaggi anche tecnici ma che mantengono una buona guidabilita’ e permettono di mantenere una certa velocita’ e un certo flow. Trailforks anche qua non fa testo, perche’ in questa categoria ne troivamo da blu a nero … Per la STS singletrack anche qui S1/S2 con qualche possibile breve tratto S3. Esempi : il classico D2 da Chateau sul Cotolivier, i trail della zona di Rochemolles tra la diga e il gran Bea , alcuni trail del park di Sauze che hanno comunque una forte componente naturale/oldschool.

All Mountain Challenge: qui ci mettiamo di tutto un po’, e parliamo in generale di giri in quota, su sentieri naturali ed escursionistici, difficilmente percorribili ad alte velocita’. Ci puo’ essere di tutto un po’, passando dal flow al tecnico . Qua Trailforks non lo nomino nemmeno, e per la STS passiamo da S1 a S3. Esempi ? Il giro della Valle della Rho/Valle Stretta, il Malamot sul Moncenisio , il passo della Mulattiera.

Finale with Friends

SPOILER

Non amo le seggiovie ma ogni tanto (raramente) ne faccio uso.
Preferisco pedalare (tranquilli, anche a pile si pedala)
Non avrei mai pensato in vita mia di andare a Finale Ligure e farmi scarriolare tutto il giorno con un furgone per fare il criceto.
Ma per gli amici questo e altro.

In questo articolo fate finta che io abbia qualche anno di meno e anche meno esperienza in bici (ne bastano giusto un paio) e che la sfida con il destino non sia mai esistita. O forse si. Non lo so. Finale e’ finale e facendo un paragone con il surf e’ come surfare in oceano dopo anni nel nostro laghetto mediterraneo.

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Bici carica
Batteria carica anche se stavolta non ci serve.
Manca circa un quarto alle 7 e ho una destinazione impostata su maps.
99 ad Ovest da qui. Destinazione Finale Ligure aka La Mecca della MTB

Aspettative zero, se non quella di una bella giornata a ritrovare vecchi amici.
Perche’ e’ vero che Roma non mi manca per niente, ma mi mancano tantissimi biker con cui ho girato in questi anni.

E’ un piacere rivedere “a soli 100 km da casa” Guido, Ivano, Roberto e altri nuovi amici targati RM.
Mi mancava la loro allegria il loro far casino. Mi mancava un giro in compagnia .

Dopo i saluti di rito si va a caricare le bici sul furgone. Destinazione Base Nato, 1000 d+ circa da guadagnare a suon di tornanti … con la sottoscritta che a meta’ strada si arrende e chiede di stare davanti. Era meglio pedalare penso tra me e me.

La notte ha piovuto, e questo ci costringe ad iniziare da Base Nato , mentre io speravo di vedere il famoso RollerCoaster.
Poco male.
Finale sembra un altro pianeta. Un quantitativo di bikers, tra cui ragazze, famiglie, bambini, mai visto in nessun altra location.
Sentieri ovunque.


Attacchiamo la prima discesa , che si chiama Madre Natura , io ho le gambe molli. Non sono abituata a girare senza pedalare un po’.
Soffro la luce e gli sbalzi sole/ombra. Faccio fatica e non vado come vorrei ma almeno resto in piedi sulla bici.
Il trail sbuca sull’asfaltata, e da qui il furgone ci raccoglie e si torna su
Altro giro altro regalo .
Stavolta il trail mi pare si chiami H. Simile al precedente, io per la scarsa visibilita’ mi pianto e vado dritta ad una curva.
Ancora non ho fatto amicizia. L’unica cosa certa e’ che il setup mullet sulla thok stavolta funziona eccome.
Terza risalita. E’ l’ora del trail ingegnere, che ci portera’ fino a Feglino dove faremo pausa pranzo. Questo gia’ lo conoscevo, e infatti andiamo un pochino meglio (si fa per dire). E’ lungo, tanto lungo, ed e’ mediamente tecnico. Non ha nulla di impossibile ma c’e’ sempre da guidare e stare attenti. Io vado con calma , senza uscire dalla mia comfort zone. Cerco di goderemelo e di sfruttare al meglio il nuovo setup dell’ormai datata thok. Vi lascio il video di questo , dovrete accontentarvi, non sono una pro, ma se qualcuno vuole farsi l’idea di un Finale al rallentatore, questo fa per voi 😀 😀

L’ingegnere e’ lungo, fisico, 5 km di carico continuo su braccia e gambe, ma nel mio caso sono sopratutto le seconde che soffrono.
Pausa pranzo meritata e decisamente allegra in un posto carino in quel di Feglino …

La mia povera thok e’ piena di fango. Le mie gambe sono sempre piu’ molli . Alla faccia di quelli che dicono “ah ma tanto fai solo discesa se vai con il furgone”. Si, diciamo che io sono piu’ reattiva dopo una bella e non eccessiva salita pedalata.
Ripartiamo , e io decido di saltare un trail e mantenere le (poche) forze per il finale della giornata, Rollercoaster , che era un po’ la ragione di questo giro, trail di cui tutti parlano e che io “non ho mai fatto anche se ci sto a 100 km”.

100 km … che erano realativamente pochi quando vivevo a Roma qua diventano tanti. Si , certo la qualita’ dei trail e’ molto elevata, e sopratutto se si ama l’Enduro valgono tutti i km . Ma io so (e devo) anche accontentarmi delle mulattiere che ho a pochi km.

Arriviamo dunque a sto benedetto RollerCoaster, sul quale Guido si offre di accompagnarmi e aspettarmi . Prima parte easy e flow senza davvero niente di strao o di difficile, un lungo drittone in leggera discesa con qualche saltino. Il trail si fa divertente quando inizia ad essere guidato, con una successione di compressioni molto ritmiche e ben concatenate tra loro, che se fatte ad una velocita’ ben diversa dalla mia diventano tutt’altro che banali. Diciamo che fino all’incrocio con la sterratona e’ un trail quasi per tutti.
Diversa e’ l’ultima sezione dove l’ignoranza torna padrona e infatti cado come un sacco di patate su un cambio di terreno da umido a secco. C’e’ molto piu’ da guidare e un ultima sezione multilinea un po’ stile “Rive Rosse” , su cui Guido mi ha gentilmente indicato dove mettere le ruote.
Felice di rivedere l’asfalto … soddisfatta di essere intera … contenta di aver passato una giornata in compagnia .

Mi mancherete ragazzi, come mi siete mancati. Spero di girare ancora con voi … Ora tocca rimettersi a lavorare. La sfida con il destino non e’ finita, e’ appena iniziata ….

MTB – Uscio, reloaded

Di Uscio, location che troviamo a 10 km da Recco salendo verso l’entroterra, avevamo gia’ parlato qualche anno fa. L’esigenza di trovare qualche trail che non sia spaccabici (ogni riferimento a Sestri Levante e’ puramente casuale…) su cui girare e allenarmi senza dovermi allontanare troppo da casa mi ha riportato a riscoprire tale localita’ e i suoi trail.
In zona operano vari gruppi di trail builders, e su Trailforks sono comparse alcune nuove tracce che vale la pena conoscere (e ancora ne mancano …)
Ma andiamo per ordine . Il primo trail di cui vi parlo si chiama Batagna 1. Salendo dal centro di Uscio, scollinato Colle Caprile proseguiamo sulla strada per Gattorna prestando attenzione ai cartelli a sinistra. Troveremo un apertura con indicazioni Batagna 1/2 e Costa Lunga che conduce su una mulattiera mezzacosta di collegamento. Il primo e ben indicato bivio a sx che incontriamo e’ Batagna 1: un trail di media difficolta’, senza niente di particolarmente complesso, che unisce drop naturali, guidato, e parti flow piu’ veloci.
Il sentiero scende sul versante ovest verso l’entroterra, terminando in un avvallamento attraversato da un bellissimo ruscello, che dovremo guadare. Con l’ebike e’ consigliato spingere la bici qualche metro piu’ a valle del guado “ufficiale”, e sfruttare un abbastanza evidente
punto con acqua piu’ bassa e sassi su cui fare affidamento .

NB : video registrato come 1st ride , quindi discesa blind senza conoscere ancora il sentiero

Il trail non ha pendenze accentuate ed ha un buon fondo, il che permette di percorrerlo in maniera sicura anche con il bagnato (nei limiti ovviamente delle proprie capacita’ ).
A fine trail ci aspetta una risalita un po’ impegnativa ma tutta pedalabile in ebike (ma anche in muscolare, se si e’ allenati e si possiede una buona tecnica) , fino a ritrovare l’asfalto che seguiremo fino a Calcinara. Da qui possiamo sfruttare un breve trail di collegamento per tagliare un pezzo d’asfalto e riportarci a Colle Caprile. Da qui possiamo salire verso il gia’ noto trail Polveriera, che ci riporta ad Uscio passando per il punto panoramico della panchina gigante ….

big bench uscio

….. oppure ricollegarci allo start di Batagna e degli altri trail sul lato entroterra, tramite Chiapparino, un breve ma divertente trail prevalentemente in terra con qualche passaggio su roccia fissa.

chiapparino

Proseguendo invece oltre l’ingresso di Batagna/Costalunga, troviamo l’ultimo nato trai i trail della zona. Si chiama Calabroni, ed e’ il piu’ facile dei trail sul versante entroterra. E’ un trail mediamente facile per almeno 3/4 della sua percorrenza, con qualche sporadica parte un po’ piu’ stretta e scavata all’inizio, qualche semplice drop e un ultima parte piu’ ripida. Soltanto la parte finale, con un traverso esposto e stretto e successivo ripido in contropendenza e compressione possono riusltare problematiche. Ma parliamo di pochi metri e comunque l’ambiente ripaga con la vista di questo particolare ruscello che si fa strada attraverso una ripida gola.

E’ doveroso ahime’ segnalare che l’uscita del trail presenta una sbarra non apribile, di non facile passaggio con l’ebike se si e’ da soli. Per risalire, troviamo subito la strada che porta a PiandeiPreti, un po’ ripida ma sempre asfaltata, panoramica verso la val fontanabuona.

(video calabroni)

Spendiamo ancora due parole su Costa Lunga e Batagna 2. Il primo , come suggerisce il nome, segue il costone della cresta spartiacque, senza presentare difficolta’ alcuna fino a quando le pareti non si inaspriscono verticalizzandosi verso il fondovalle. Da qua la musica cambia: un lungo ripido guidato, molto ripido con punte oltre il 40% ci portera’ fino ad un traverso lungo il torrente dove il lepego (umido viscido) e’ in agugato e occorre prestare attenzione anche se si tratta di una sezione facile. Il trail si conclude in una caratteristica gola dove un ponticello che dimostra “una certa eta’” ci permette l’attraversamento. Anche per questo trail suggerisco la risalita via pian de preti. Su trailforks e’ blu, ma il ripido finale e’ decisamente nero.

Batagna due invece e’ forse il piu’ hard dei trail della zona. Non tanto per le pendenze, quanto per il fatto che passa in una parete nord estremamente umida, o meglio lepega, ricca di corsi d’acqua. Attraversa un ambiente a tratti singolare, passando accanto a costruzioni abbandonate e terminando anch’esso nei pressi del torrente con un caratteristico ponticello. Su trailforks e’ indicato blu ma IMHO e’ da segnare nero.

Un ultima menzione va anche fatta per N.S del Bosco, ancora in fase di manutenzione e pulizia nella seconda parte: trail xc/flow nella prima parte con poi una serie di rilanci e strappi in salita non banali. Molto interessante per chi vuole mettersi alla prova anche sul tecnico in salita. Termina all’omonimo santuario, da dove su strada asfaltata risaliamo tranquillamente verso Calcinara/Colle caprile.

In ogni caso, se abbiamo iniziato il giro partendo da Uscio, a fine giro e’ consigliato il rientro sul classico Polveriera.

Tutti i trail indicati, tranne Calabroni NS del Bosco e Chiapparino, sono ben indicati su trailforks. Per questi altri vi linko le mie attivita’ su Strava,ma tutti i percorsi sono ben segnalati da cartelli e indicazioni.

CALABRONI + CHIAPPARINO
COSTA LUNGA/NS BOSCO

Per concludere: location davvero bella, che merita sicuramente piu’ visibilita’, posizione strategica tra costa e entroterra, terreno che regge piu’ che bene l’umido e che sul lato mare drena rapidamente. Ci ho girato anche con il bagnato, e con la dovuta cautela i trail meno ripidi sono fattibilissimi. I local del gruppo “Uscio outdoor” si danno da fare per mantenere e aprire nuove linee, andando a riscoprire antiche vie di comunicazione e evitando di creare strutture dal nulla rispettando al massimo l’ambiente. E ultimo ma per me importante, qua ci sono trail adatti a tutti, anche a chi sta iniziando a scoprire questo mondo, cosa non sempre semplice da trovare in Liguria. Inoltre il comprensorio e’ ben collegato , ognuno puo’ scegliere l’anello piu’ idoneo alla propria preparazione tecnica e atletica (e al mezzo) e le risalite sono tutte ben pedalabili .

Vi invito anche a leggere il post del 2020, e ovviamente a venire a girare su questi trail!

eMTB AM Genova Mte Fasce 2 Sori

A volte mi si chiede se non ho paura a girare in mtb da sola.
La risposta e’ si, a volte si, ma se dovessi sempre trovare qualcuno per fare un determinato giro sarei piu’ sul divano che in bici.
E questa cosa vale sopratutto in questa fase personale di ricostruzione. Lasciata alle spalle la Capitale, ora la mia concentrazione e’ sull’arrivare a termine del corso regionale ACT e sul portare avanti i miei progetti in quello che voglio che sia il mio mondo.
Per arrivare indenni all’esame finale, farsi male e’ severamente vietato. Ed e’ x questo che negli ultimi tempi mi avete visto fare anche molti km, (cosa che comunque evito di fare con frequenza) pur di avere compagnia, sopratutto in giri piu’ lunghi e magari dallo stampo piu’ AM.
Ma le belle giornate e il richiamo dell’esplorazione del meraviglioso territorio che ho a pochi km dalla mia base invernale (attualmente sono a Rapallo e ci restero’ fino al disgelo) stavolta mi hanno convinto a rimettermi a “ravanare” in un giro piu’ lungo di stampo all-mountain. L’idea arriva da un post su facebook di un uscita effettuata dal CAI di Savona, alla quale ha partecipato una biker che ho tra i contatti. Mi informo e ottengo il gpx. Si tratta di un alternativa alla gia’ nota Porcilaia , che dalla strada del monte Fasce scende su St.Ilario. Stavolta invece ci si stacca poco prima, e sulla carta dovremo affrontre una serie di creste, fino a scendere a Sori passando per la localita’ Teriasca , il tutto seguendo uno spettacolare crinale , sul quale si alterneranno sezioni esposte ad altre piu’ aperte, per concludersi con uno splendido sentiero a tornantini (minuto 7.49 del video sottostante x i piu’ impazienti) .

Quindi pronti … VIA . Vi lascio subito il vlog del giro ….

Ma procediamo con ordine. Dislivello e kilometraggio ignoti, in quanto la traccia che ho parte da Nervi e sale per la classica risalita che in genere si utilizza per i trail lato antenne (Geometra, Topinigi, Tupango) , mentre per me, arrivando da Levante conviene lasciare la macchina a Sori e salire da qua. 9km per alzare circa 620 d+, ad incrociare la strada del Fasce che arriva da Uscio in localita’ Case Cornua. Da qua ancora 2km e 100 d+ per lasciare poi l’asfalto in corrispondenza di uno slargo, e seguire una visibile e sempre pedalabile linea di cresta che porta ad una stazione metereologica. Inutile dire che il panorama lascia senza parole.

Raggiunta la cresta piu’ alta inizia la discesa. La prima parte, dopo un poco visibile attacco a valle di una lastra rocciosa, e’ un lungo traverso con un paio di tornantini, il tutto fattibile ma decisamente esposto. Serve prudenza e cautela sopratutto se si e’ in solitaria; il traverso poi conduce ad un altra serie di creste con qualche rilancio e qualche scalino in salita, fino ad un ultimo ripido molto smosso (che non mi vergogno ad aver fatto a piedi vista la situazione) . Da qua il sentiero cambia totalmente, si entra nel bosco in una classica mulattiera che talvolta presenta qualche restringimento e qualche passaggio su pietra fissa a rischio rotture, terminando con uno stretto tornante che conduce in una altrettanto stretta linea racchiusa tra muretti a secco. Superata questa sezione, possiamo dire di esserci lasciati alle spalle la parte piu’ ostica del trail, indicata come nera su trailforks. Finalmente possiamo mollare un po’ i freni, immettendoci sul divertentissimo “Cortino DH“, blu su trailforks: una discesa sempre panoramica con una prima parte natural flow in cui il sentiero trova il suo percorso tra la bassa vegetazione mediterranea, per poi diventare piu’ tortuoso aggrovigliandosi in una divertente e sfidante serie di tornantini. Il fondo breccioloso non e’ dei miei preferiti e richiede cautela, ma a parte questo dettaglio la discesa e’ davvero TOP ! Un ultima “S” ci porta nuovamente a contatto con la civilta’, sbucando in una cementata al servizio di qualche abitazione.
Ancora pochi metri in lieve salita e ci troviamo in localita’ Teriasca.

Da qui possiamo rientrare a Sori su asfalto, o in alternativa fare un ultimo trail, purtroppo non pulitissimo sopratutto nella parte finale che ci porta rapidamente nel fondovalle sulla cementata che costeggia il torrente e che conduce con piacevoli passaggi tra le tipiche abitazioni, fino al mare.

CONCLUSIONI: giro bellissimo, abbinabile volendo ad altri elementi nella zona del Fasce. (Il giro in se come lo ho fatto io sono poco meno di 20 km e 830 d+) Paesaggi e terreni che ricordano l’alta montagna, ma sotto c’e’ il mare …. esposizione sud quindi ben drenante . Peccato che l’ultima sezione (CORTINO) non abbia una via d’accesso semplice e alternativa al lungo traverso, in quanto meriterebbe la possibilita’ di una risalita dedicata essendo molto divertente dal punto di vista della guida e della pratica sui tornantini stretti.

STRAVA: https://www.strava.com/activities/8548438525
TRAILFORKS : https://www.trailforks.com/ridelog/view/49008744/

Relive:
https://www.relive.cc/view/vQvxpMXjR9v

eMTB: Andora/Diano e il salto nel blu

Ancora un invito a girare a Ponente. Stavolta arriva da Luca di ebiketour.net . Non do nemmeno troppo peso al giro, mi dice zona Andora/Diano, chiedo se si fara’ il salto nel blu e la risposta e’ affermativa. Il Salto Nel blu e’ forse, dopo i sentieri di Finale, il trail piu’ famoso, fotografato e documentato su Youtube del Ponente o forse della Liguria in generale.
La curiosita’ quindi c’era … ma stavolta arrivare al traguardo non sara’ semplice.
Si preannunciano una 40ina di km e circa 1300 d+- Diciamo che so da subito che con la pila sto al limite e che non sara’ facile chiudere il giro esenti da fatica. Ma ci proviamo.
Chiedo perdono se daro’ + spazio alle mie sensazioni che non ad una precisa descrizione della location, il Ponente lo conosco solo per il surf, e anche il ridelog su Trailforks non mi aiuta al 100%. Iniziamo dunque … simpatico gruppetto elettrico in cui siamo ben due donne, livello … livello .. gia’ il livello. Quella cosa che non so piu’ come definire perche’ e’ troppo relativa. Facciamo prima a dire livello compatibile con il mio, almeno in discesa …
In salita pero’ … o sul mangiaebevi con cui e’ esordito il giro … lasciamo perdere.
La sottoscritta ha scomodato tutti i santi a lei noti, maledicendo fango e “LEPEGO**” in generale, per un lungo e poco piacevole mangia-e-bevi che ci ha condotto al primo trail.
E si attacca subito con una nera. Si chiama “i tecci”, e mena. Mai esposta e mai pericolosa, le difficolta’ maggiorni sono le canale e alcuni punti scavati. Nulla di impossibile ma impegnativa e continuamente scassata.


Dopo una breve pausa in un bar nel fondovalle, risaliamo sul versante opposto. Altro giro altro regalo, un altro trail scassato il giusto, un po’ + guidato e scorrevole con alternanza di pezzi veloci e alcuni tagli mezzacosta di collegamento. Direi piu’ xc moderno che enduro, ma comunque interessante e ignorante quanto basta. Qua sotto il video, trattasi di un mix di varie linee e quindi non so darvi un nome di riferimento.

Anche se le gambe sono decisamente cedevoli, mi convinco a fare – a fatica – l’ultima risalita per arrivare a queste famose antenne. Oltre alle gambe inizia a cedere anche la batteria, che va in rosso a circa 100 d+ dalla fine. Fortunatamente l’ultima salita mena meno delle altre e finalmente siamo in prossimita’ delle antenne gia’ viste in svariati video online.


Da qua, inizia il vero piatto forte della giornata: antenne/salto nel blu, un flow trail che alterna scorrevolezza a elementi tecnici tutt’altro che banali. Anzi forse il piu’ banale e’ proprio il famoso salto … a seguire c’e’ di tutto e vanno conosciute alcune chickens in quanto la linea principale ha alcuni drop che richiedono tanto manico e zero paura. A contorno di tutto una bella vista mare che lo rende ancora piu’ spettacolare. Forse il trail tra quelli “costruiti” piu’ bello che ho mai fatto in Liguria … e uno dei piu’ belli in generale se parliamo di Enduro.

Stremata mi trascino al qubo. 40 km abbondanti e quasi 1400 d+. Non so se sono + ko io o la pila della bici. Una bella prova e sopratutto un uscita che mi ha riportato il mood in bike positivity, in buona compagnia e con in piu’ la motivazione di avere nel gruppo un’altra ragazza, Marcella, di livello compatibile con il mio.

Ringrazio ancora tutto il bel gruppetto elettrico e in particolare Luca x l’invito e l’ideatore della traccia, Marzio, quasi local in questa zona dove l’ignoranza la fa da padrona (come del resto in gran parte della Liguria)

Relive:
https://www.relive.cc/view/vPv4AP32XRO

Strava:
https://www.strava.com/activities/8347791439

** LEPEGO = umido viscido in Genovese.

eMTB Liguria – Spotorno Monte Mao (e dintorni)

Primo post ufficiale lontana ormai da un paio di mesi abbondanti dalla Capitale. Tra impegni vari correlati al corso (leggere qua se siete nuovi qui o se vi siete persi le puntate precedenti) e meteo sfavorevole le occasioni per vedere posti nuovi degni di recensione non ci sono state. Finalmente location, meteo e compagnia riescono a quadrare, e decido di spingermi a Ponente (NB: attualmente sono abbastanza stabile a Rapallo, sul levante ligure) per incontrare Daniele (mio “collega” al corso di cui sopra) e andare a provare alcuni trail, tra cui Mao Crest , gia’ PS EWS nel 2018, del quale avevo visto qualche interessante video.
Ma andiamo con ordine.
Purtroppo uscire la mattina in un giorno feriale anche qua non e’ cosa, Genova non e’ Roma, ma la coda GE EST/GE OVEST e’ comunque una garanzia. Non finisce qua, un ulteriore strettoia la trovo poco dopo Savona, ma per fortuna il tutto si risolve in “soli” 15 minuti di ritardo.
Finalmente quindi si pedala. Prima risalita va via abbastanza scorrevole, come il primo trail, “Resident Evil” su trailforks, non fatevi ingannare dal nome perche’ non e’ niente di che, in realta’ un traverso di trasferimento. Soffro molto il passaggio luce/ombra con la luce bassa, e questa sofferenza si traduce in insicurezza sui successivi trail: Zak, un mangia-e-bevi sul genere xc moderno,che si innesta sull’ultima parte de “la folia”, uno scassatone breccioloso su cui prendo qualche pietra rotolante non so bene dove, fatto sta che la bici comincia a fare strani rumori di dubbia provenienza. Rumori che spariscono per miracolo dopo la prima risalita su asfalto pedalando agile.
Purtroppo l’asfalto dura poco , e lascia spazio ad una sterratona relativamente fattibile in ebike, e a seguire un trail in salita a tratti un po’ ostico. Il tutto ci porta all’inizio de “La Rete”, bellissimo trail dalle pendenze piu’ accentuate che mixa sezioni guidate e spondate a rockgarden su pietra fissa, mai banale ma mai impossibile. Lo definirei sul genere del st Anna, ma decisamente piu’ pulito. Dal punto di vista della guidabilita’ direi il trail + interessante di tutta la giornata.

cresta mao
vista su savona
bergeggi


Ci tocca risalire nuovamente per il percorso precedente, fino stavolta a portarci oltre, per prendere un taglio su singletrack verso il Monte Mao, ultimo obbiettivo della giornata e “pezzo forte”: Mao Crest, PS EWS nel 2018, un lungo e panoramico singletrack su fondo smosso che alterna sezioni piu’ guidate con curve a traversi, il tutto partendo da una cresta, mai esposta che punta dritta sull’isolotto di Bergeggi, lasciandoci da un lato Savona e dall’altro Spotorno. Molto molto bello e panoramico, mai difficile mai ripido a patto di avere una buona familiarita’ con lo smosso e l’esposto (mai eccessivo, sempre in zona di confort almeno x me, grazie anche all’onnipresente vegetazione). La bici purtroppo su questo trail riprende a fare “i rumori”, ma mi porta indenne alla macchina. Concludendo, 1270 d+ e 28 km, zero biker incontrati. Giro che sicuramente si adatta a varianti e ad ulteriori modifiche/integrazioni, ma Mao Crest e “la Rete” IMHO sono un must.

Ridelog su trailforks

https://www.trailforks.com/ridelog/view/47000547/

NB: da qualche settimana, ho attivato i ridelog su trailforks. Tutte le mie uscite saranno su questa piattaforma (oltre che su strava) e sara’ mia premura segnalare eventuali problematiche riscontrate sui trail e/o livelli incongruenti di difficolta’. Per dirne una , anche in questo giro i colori sono un po’ incongruenti. Mao Crest non e’ nero ma un po’ meno (S2-), La Rete non e’ blu ma qualcosa in piu’ (S2 pieno), Resident Evil potrebbe addirittura essere verde (S1). Il blu puo’ starci per “zak”. La questione difficolta’ dei sentieri contunua ad essere un tema spinoso , servirebbe una classificazione che vada un po’ oltre i colori.. ma questo e’ un altro discorso …

Relive:

Sfidiamo il destino su un frontino

Questo post e’ un po’ diverso dal solito, di parlare del #frontinorosso abbiamo gia’ avuto occasione in lungo e in largo, e questo non e’ il solito articolo tecnico o la recensione di un itinerario. Stavolta vi porto un po’ dentro la mia vita, anche se a dire il vero lo avevo gia’ fatto circa un anno fa, con questo articolo :
http://whybenormal.net/la-bicicletta-a-pile-e-non-mi-salvera

In realta’ le cose in quel momento non sono andate esattamente come speravo. E’ stata comunque occasione per confrontarsi con altre realta’, per capire come gira il mondo del bike business altrove, e per acquisire la consapevolezza che c’e’ ancora tanto, tantissimo da fare e che ahime’ in questo mondo essere donna (o forse sarebbe meglio dire “diversamente donna“**) rende le cose piu’ complicate. Ma da questa consapevolezza di complicazione puo’ uscire motivazione, e da qui nasce RidePink, primo “caposaldo” della mia sfida al destino.
Il secondo punto ha un carattere piu’ burocratico e amministrativo: nel paese dei cavilli e dei balzelli (Italia), i titoli rilasciati dalla federazione non hanno valore universale. Nella regione in cui risiedo (Piemonte) e in cui intendo portare avanti un buon 50% del mio progetto , serve un abilitazione regionale da Guida Cicloturistica per poter lavorare sui sentieri (ambiente ostile) con adulti a scopo turistico/ricreativo (leggesi: poter offrire servizio di escursioni guidate nei confronti di soggetti sprovvisti di qualsivoglia tesseramento/certificato medico) senza dover ricorrere, appunto, al burocratico accrocchio chiamato ASD. Chi mi segue su Strava avra’ visto che ho girato tanto con il frontinorosso cercando di spingere il + possibile con le mie gambette. Ebbene si, questo serviva a superare la prova di ammissione al corso in oggetto, prova che ho superato qualche giorno fa. Non sara’ una passeggiata perche’ la “convivenza” con il frontino dovra’ continuare per buona parte del corso, e io, se devo scegliere, preferisco andare a pile (del resto, il potenziale pubblico di una guida e’ al 90% elettrico, ma questo e’ un altro discorso…)


E quindi eccoci qua, avevo giurato che non sarei piu’ tornata a “scuola”, che non mi sarei piu’ impegolata in corsi, slide, tesine e altre cose dalla dubbia utilita’ e invece ci sono ricascata. Perche’ io ci credo, io so che il mio posto e’ li tra le mie montagne, non rinchiusa al buio vestita da scema . Il destino, in questi ultimi 10 anni e’ stato molto strano con me. E’ successo di tutto e di piu’, parzialmente intuibile scorrendo indietro questo blog, o guardando i miei profili social. C’e’ ovviamente dell’altro, non di pubblico dominio e interesse, ma tirando le somme questo lungo periodo passato nella Capitale, e’ stato, nel bene e nel male fondamentale per capire almeno in parte #tuttiimieisbagli, purtroppo fortemente influenzati dal fatto di avere un difetto refrattivo all’occhio sinistro poco diffuso, e correggibile appieno solo con particolari lenti a contatto (non da banco x intenderci).
Molto probabilmente se non avessi avuto “sfig-occhio” (come lo chiamavo) a alterarmi il sistema nervoso, ora come ora sarei maestra di snowboard, e probabilmente sarei gia’ gct/mmb da un po’ , ma pazienza, indietro non si torna, e – ahime’ – l’esperienza e il senno si acquisiscono solo con il tempo, a suo malgrado tiranno.


Tempo tiranno perche’ per molti probabilmente sono solo una “zitella” che trova consolazione nei suoi giocattoli perche’ non e’ stata capace di realizzarsi in maniera “normale”, creandosi una vita e una famiglia come tutta la gente “normale”. Gente “normale” che mi auguro in futuro di poter accompagnare nel mio mondo, regalando qualche attimo di spensieratezza e liberta’ in mezzo alla natura o – perche’ no – un po’ di adrenalina lungo un bel singletrack in discesa.
La mia famiglia sono le mie due biciclettine. Non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo le stesse fortune (o sfortune), e la propria unicita’ va accettata, coltivata, e rispettata. Ho motivazione e passione da vendere, e penso di poter avere qualcosa da offrire nel mondo delle due ruote turistico/ricreativo. Stavolta tiro avanti dritta, senza influenze esterne, solo con la mia testa. E forse, anche se con qualche anno di ritardo, finalmente avro’ ragione.

Se siete arrivati fino alla fine di questo pippone vi ringrazio, nel limite del possibile cerchero’ di tenervi aggiornati sull’evoluzione del corso che seguiro’, che, ricordo essere di ben 280 ore, molte di piu’ di quelle di Federazione o peggio di alcuni enti. Sara’ il tempo a dirci se questa formazione sara’ davvero utile per poter operare sul campo in maniera professionale e sicura e per diventare una biker migliore.

Stay Tuned

KiaZ

** quando uso questo termine mi riferisco al fatto che non sono riconoscibile per niente in un classico stereotipo femminile, ma che ho sempre fatto senza pormi troppi problemi cose “da maschi” e che credo che se le ho fatte io sia tutto alla portata di chiunque e che gender e caxxate simili siano solo frutto del voler per forza etichettare e stereotipare ogni essere vivente in una certa categoria standardizzata.