Short Test eMTB Alpek Ewoke

… Un’altro brand made in italy nel panorama elettrico …

Domenica 2/7 a Bardonecchia si e’ presentata l’opportunita’ di partecipare ad uno short test del marchio Alpek, azienda Torinese che dal 2018 e’ nel mondo elettrico e offre prodotti dall’interessante rapporto qualita’ prezzo. Non conoscevo direttamente il brand ne con precisione i modelli/allestimenti , e la scelta e’ caduta sulla Ewoke, bici da 150 di escursione che viene catalogata come All-Mountain.


Io sono alta 165 e ho provato una taglia S, allestita top di gamma con Lyric Ultimate e SuperDeluxe Select come sospensioni, freni magura MT7 e gommata Vittoria Mazza/Martello in setup mullet (27.5 post 29 ant).
Il mezzo ha un reach di 423 mm in taglia S, leggermente piu’ lunga delle mie abitudini ma mantiene una wheelbase (distanza ruote) relativamente compatta , con un angolo di sterzo non esagerato in linea con la destinazione d’uso (65,5) e un angolo del tubo piantone di 75°, anche questo ben bilanciato in funzione del target della bici.


La propulsione e’ affidata ad un motore Bafang, sicuramente meno diffuso dei vari Shimano, Bosch ecc, ma decisamente potente, con una coppia massima di ben 95 Nm , uno dei valori piu’ elevati reperibili sul mercato. La batteria puo’ variare dai 650 watt/ora agli 860 addirittura, senza aumenti di peso eccessivi. C’e’ da dire che non e’ una piuma , e il peso a spanne si aggirera’ minimo sui 25 kg(non ho al momento dati ufficiali) .

Vediamo un po’ come va.

Il motore ha 5 livelli selezionabili con un classico bottone +/-. Abituata al trigger shimano mi sono un po’ dovuta adattare a non scambiare il reggisella con il comando motore. La percezione che ho avuto e’ di un eco decisamente basso ed economico, gia’ le prime rampe in asfalto han richiesto un passaggio ad una tacca in piu’. L’erogazione mi sembra pero’ piu’ lineare rispetto a Shimano, anche se entrambi mantengono l’esigenza di una cadenza abbastanza elevata. Sulle rampe piu’ impegnative non si tira di certo indietro, e, sfruttando a dovere il cambio 12v che ci arriva al 52 passiamo agevolmente senza dare il massimo. E’ mancata una prova in situazioni di reale tecnico in salita per poter capire il comportamento nel superamento ostacoli, ma sicuramente avra’ le sue potenzialita’, anche grazie all’opzione di poter lasciare in “tiro” il motore per qualche istante anche senza pedalare, indubbiamente utile nel superare ostacoli corti ma importanti, a patto di imparare ad adeguare la propria tecnica a questa opzione.

In discesa la ho provata esclusivamente su un sentiero facile del bikepark. La cosa che ho piu’ apprezzato sono state le sospensioni, che sul veloce e piccoli urti tipo brake bumps ecc copiavano il terreno con una precisione estrema regalando un confort di guida molto piu’ elevato da quello a cui sono abituata. Anche l’accoppiata gomme mi e’ sembrata azzeccata con un grip ottimale. Difficile dare un giudizio sull’agilita’, in quanto il trail che abbiamo percorso non presenta curve strette o passaggi di precisione. Sarebbe molto interessante portarla in un contesto all-mountain per capire se si difende anche nel lento / guidato . I freni magura mt7 fanno il loro dovere, ci ho messo un po’ a trovare la fiducia ma sono sicuramente un buon prodotto. In questo caso il fatto di avere la leva lunga mi ha un po’ penalizzato a livello ergonomico ma dovrebbe esserci la possibilita’ di montare una leva simil-shimano. Nelle poche gobbe dove poteva presentarsi l’opportunita’ di saltare, il peso maggiore e il diverso comportamento delle sospensioni si e’ sentito tutto. Ma questo e’ un discorso che ahime’ vale per qualunque mezzo pesante quando il/la rider e’ relativamente leggero (60 kg nel mio caso)

Per concludere, un mezzo interessante, offerto con un montaggio TOP ad un prezzo decisamente concorrenziale.
Per uso park o enduro “lavorato” sicuramente ha molto da dire. Spero in un opportunita’ di nuovo test in un contesto piu’ completo, in modo da capire fin dove puo’ arrivare e se la collocazione “all mountain” e’ azzeccata. Come gia’ detto il tempo a disposizione e il contesto non permettono di esprimere un giudizio “globale” sul mezzo, ma i presupposti sono sicuramente interessanti.

Per ulteriori dettagli e per poterne provare una se siete vicino alle location dei prossimi test vi lascio al sito ufficiale :

https://alpekbike.it/

Ringrazio ancora Alpek per l’opportunita’ di testare il loro prodotto in allestimento TOP !

Test Turbo Levo SL Specialized

TURBO LEVO SL – Il Test

La mia curiosita’ per il neonato segmento delle ebike ultraleggere non e’ un segreto. Da sempre il grosso limite che trovo nelle ebike per quel che riguarda il mio stile di guida e’ il peso. Peso che influisce nella guida in discesa, nel tecnico lento, nella frenata. D’altro canto pero’ per alleggerire bisogna tagliare altrove, ovvero batteria e motore, e quindi essere pronti ad accettare compromessi in salita.
Ieri si e’ presentata l’occasione per testare una Turbo Levo SL Comp sui trail di Formello. Il maltempo e la pioggia fine non mi han fermato, troppa era la mia voglia di provare questo mezzo. Per chi non e’ troppo “tecnico”, ricordo che la LevoSL risparmia in peso montando una batteria da 320 Wh (contro le 500-600 delle ebike “pesanti”) e un motore realizzato “ad hoc” in grado di erogare una coppia di “soli” 35nm (a fronte dei 70-85 delle ebike “pesanti”). Questi accorgimenti portano il peso dell’oggetto in questione attorno ai 18.75 kg per le versioni in alluminio (da me provata) e a 17 kg per quelle in carbonio. Sono pesi comparabili alle vecchie “freeride” della prima decade degli anni 2000, con la differenza che la tecnologia si e’ evoluta e questa ha il motore.


La bici da me provata e’ in allestimento comp, monta forka fox 34 grip, ammo fox float dps, freni guide, trasmissione nx 12v, ruote da 29.

Vediamo subito come va. Intanto anche da spenta rimane pedalabile, il trascinamento e’ pari a zero e questo permette, in tratti pianeggianti, di spegnere tranquillamente il motore per guadagnare in autonomia. Una volta acceso il motore si fa sentire, ed e’ tutt’altro che silenzioso. La LevoSL ha tre livelli di assistenza, in stile shimano per intenderci. In “eco”, diciamo che lo sforzo e’ comparabile al pedalare una XC molto leggera. Su salite scorrevoli non si hanno problemi, a patto di non pretendere – a parita’ di fatica – le stesse velocita’ che si avrebbero con un ebike full-weight and full-power. Per farla molto semplice, questa trail bike mette una “toppa” alla mancanza di allenamento di un/a “sunday rider” come la sottoscritta, permettendo di faticare meno in salita e guadagnare un pelino di velocita’, ma siamo ben lontani dell’effetto “criceto elettrico” tipico delle ebike pesanti.

In discesa, e’ a tutti gli effetti molto molto piu’ vicina ad una trail bike senza motore piuttosto che ad un ebike. Per farla breve mi sembrava di essere tornata sulla mia cara vecchia stumpjumper. Quindi una bici reattiva che risponde ad ogni nostro spostamento di peso, che chiede di essere guidata , che puo’ essere facilmente alzata per saltare radici in bunnyhop , che vola nei rilanci e sulle sponde. Ho avuto giusto qualche problema di feeling con i freni: su una bici del genere vedo meglio un impianto tipo xt, anche solo a 2 pistoni, sarebbe piu’ che sufficente per il peso della sottoscritta … preferisco avere una frenata pronta e possibilita’ di cimentarmi in cose che su un ebike pesante mi sono quasi precluse, come i nosepress.

Purtroppo il meteo non ha aiutato e la gopro si e’ presto bagnata …

Facciamo un’altra risalita, stavolta proviamo ad usare un po’ piu’ di assistenza. La modalita’ trail, ovvero quella intermedia, e’ comfrontabile ad un eco “spinto” di un Shimano o di un Bosch, o ad un Trail/Tour un po’ “moscio”. Qua il motore si sente di piu’ e quindi le velocita’ aumentano senza problemi. Non ho purtroppo avuto possibilita’ di provare salite tecniche, di quelle non pedalabili (almeno da me) con la muscolare. Sarebbe molto interessante poter approfondire anche il comportamento sui “ripidoni in salita”.

Tirando le somme, di elettrico quest’attrezzo ha solo le lucine: e’ quasi una “muscolare” a tutti gli effetti, forse giusto alzarla in manual e’ – almeno per me – un po’ piu’ complesso in quanto la presenza della batteria sul tubo obliquo rende piu’ faticosa la manovra. Idem per i bunnyhop a basse velocita’, ho potuto costatatare una facilita’ maggiore di alzata sul posteriore rispetto all’anteriore. Ma credo che si tratti di farci la mano e di trovare la giusta tecnica, siamo comunque molto, molto piu’ vicini ad una Stumpjumper – o ad una Enduro come pesi – che non alla controparte elettrica, sia essa la Levo full powered, o la mia Thok o altri attrezzi ancora piu’ pesanti (penso prevalentemente alle motorizzazioni bosch e nn solo … )

Il domandone finale e’: la comprerei ? O meglio, avendola provata prima la avrei comprata al posto della thok ?
Per poter rispondere, avrei bisogno di approfondire la conoscenza del mezzo. Di certo trovando un usato (magari di qualcuno rimasto deluso dalle basse peformance del motore) ad un buon prezzo ci farei un pensierone ….. Il nuovo resta decisamente fuori dal mio budget, magari in un’altra vita, chissa’.
Aggiungo che, se avete solo amici elettrici full powered questa bici non vi permettera’ di girare con loro.
Se girate con bici a propulsione umana e rider allenati, e’ la compagna perfetta. Idem per i solitari.
E’ anche un ottimo mezzo come unica bici per chi fa il maestro di MTB, permettendo una didattica che mantiene l’approccio della “muscolare” a livello tecnico ma offre un buon risparmio di gamba nelle risalite.

Aspetto la possibilta’ di provare anche la diretta concorrente, la Orbea Rise, sperando di riuscire ad avere l’opportunita’ x farlo.

Ringrazio Marco di MTB Formello per avermi messo a disposizione questa super bici.

Test Garmin Forerunner 30 cardio da polso + GPS

Test Garmin Forerunner 30 cardio da polso + GPS

Da circa un mesetto sto provando in bici il cardiofrequenzimetro da polso Garmin Forerunner 30. Si tratta dell’entry level con gps della casa, nato in realta’ per il running ma piu’ che utilizzabile in mtb se non si hanno particolari esigenze. Al momento posso reputarmi soddisfatta del prodotto, che pare piu’ affidabile di altri di prezzo comparabile.
Premetto che il cardio da polso non funziona bene a tutti. Se come me non gradite la fascia (per le donne puo’ essere scomoda) vi consiglio
di cercare di provarlo prima di comprarlo, in quanto il sensore potrebbe avere qualche difficolta’ di lettura su polsi troppo grossi o troppo fini, e puo’ essere impreciso nel rilevamento di cambi improvvisi di ritmo. 

Veniamo al prodotto che sto usando : esteticamente è sobrio sopratutto con il cinturino grigio e puo’ essere tranquillamente usato da orologio nella vita di tutti i giorni. Ha alcune funzioni tipo smartwatch, conta i passi e le calorie bruciate. Dall’app si trova anche un interessante divisione tra le calorie consumate a riposo e quelle in attivita’.

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La lettura della fc al polso viene fatta tramite 3 sensori. questo rende il prodotto piu’ affidabile di altri. Dopo 1 mese di utilizzo in bici e 16 registrazioni, solo una volta il dispositivo ha mostrato per qualche istante valori non coerenti. I 3 sensori sono, tra l’altro, a differenza che in altri prodotti, leggermente in rilievo rispetto alla base, questo probabilmente aiuta ad evitare spostamenti accidentali e difficolta’ di lettura. Il cinturino va stretto il giusto,il cardio funziona anche se non e’ stretto a morte ma va comunque tenuto abbastanza aderente: il display si legge bene anche con forte luce ed il dispositivo funziona anche in acqua fino a 3atm, perdendo sicuramente di affidabilita’(non ho fatto ancora test in mare) .

Per quanto riguarda il tracking gps risulta preciso e la traccia puo’ essere scaricata in vari formati dal sito web garmin connect sul quale è necessario registrarsi per dare al device piena funzionalita’. Oltre a registrarsi su garmin connect è necessario installare la rispettiva app su smartphone. Questa, almeno per quanto riguarda android, è piuttosto pesante, e richiede un centinaio di mb liberi. Ammetto che avendo un telefono di fascia medio-bassa non è stato facile liberare spazio e ho dovuto fare qualche rinuncia.
L’app e l’orlologio si parlano in bluetooth: comunque durante la registrazione si puo’ tenere tranquillamente il bluetooth spento e syncare i device a fine giro. La sincronizzazione non sempre è veloce, e necessita di copertura dati per funzionare.

snap app1 snap app 2
Una volta sincronizzato possiamo visualizzare tutti i dati piu’ interessanti registrati: traccia,km,guadagno quota, kcal consumate e ovviamente i grafici della frequenza cardiaca in funzione del tempo ... avrei preferito i km come “x” ma pazienza.
Accedendo al sito da computer è tutto un po’ piu’ chiaro, si puo’ mettere come x anche la distanza, e con un po’ di smanettamento e qualche tool esterno si possono anche esportare i dati in excel e divertirsi a processarli come meglio si crede.

ggg calc

 

Concludendo, un ottimo dispositivo con un buon rapporto qualita’ prezzo per il comune mortale che vuole monitorare le prorie uscite e avere qualche dato generale in piu’ sul proprio stato di forma fisica (passi, kcal, sonno) .

PRO:
3 sensori al polso, buona precisione (dato soggettivo)
prezzo accessibile
gps integrato
export dati nei principali formati.

CONTRO
App “pesante”
necessaria rete dati x sincronizzazione
durata della batteria piuttosto limitata

 

Acquistando da amazon tramite i link sovrastanti supporti questo blog !!

Test yi discovery action cam

La gopro dei “povery” …

Da ormai un mesetto sto usando questa action cam , hardware xiaomi e sensore ccd sony , ottica wide da 150°. Ha preso il posto della ormai malfunzionante nilox f60 , e al momento posso tranquillamente affermare “minima spesa massima resa“.

La videocamera è piccola, leggera, e, cosa molto positiva, dispone di un display touchscreen per poter regolare le varie opzioni e rivedere i video appena realizzati. Le modalita’ utilizzabili prevedono un 4k a 20fps (inutile x uso action imho) e i classici hd 1080p o 720p a 60 fps, piu’ che sufficenti per un uso amatoriale su video destinati al web.

L’utilizzo che ne faccio è prevalentemente in mtb, dove ho testato sia il classico supporto da casco che quello a pettorina:

Casco

Pettorina

Senza dubbio il classico supporto da casco è piu’ stabile, da un po’ piu’ fastidio se presenti rami, privlegia una visione piu’ ampia dando pero’ una percezione minore di velocita’. La pettorina invece è piu’ indicata quando si vuole dare maggiore rilievo a velocita‘ e al trail, inquadrando il manubrio si ha anche un idea piu’ concreta del raggio delle curve e della pendenza, che comunque resta sempre falsata da questo tipo di supporti. Spendiamo anche due parole sull’audio: i video finora postati hanno il case waterproof, questo di seguito ha l’audio originale con il case montato. Sicuramente attenuato ma meno della vecchia nilox.

Pettorina, case waterproof, audio originale
e

Sostituendo il case waterproof con il supporto non impermeabile, il risultato cambia eccome. Lo ho da poco e devo ancora sperimentare sul veloce, ma giusto x avere un idea ecco un filmato senza “scafandro”.

Due parole ancora sulla capacita’ del sensore di adattarsi in situazioni critiche: quando i contrasti luce-ombra sono elevati, la velocita’ di adattamento è sicuramente superiore alla nilox, ma di poco inferiore, per quanto personalmente sperimentato , alla gopro session 5. Comunque piu’ che accettabili per una action cam il cui prezzo si aggira sui 50 euro (+ accessori).

Un ultimo paragrafo lo dedico all’uso in acqua. Ho voluto provare anche il case waterproof con il surf, e direi che la qualita’ delle riprese in mare è molto buona. Lo scafandro ha una lieve tendenza ad appannarsi ma fortunatamente ai bordi e non al centro dell’obiettivo. Non sara’ mai il mio uso primario, ma il suo lavoro lo fa.

Concludendo, un buon prodotto per chi come me non puo’ o non vuole spendere cifre da capogiro ma vuole comunque dilettarsi a documentare le prorie avventure sportive, considerando anche l’evoluzione di questi prodotti e l’oblsolescenza programmata dalla quale sono affetti, obbligando l’utente ad aggiornarsi di continuo per non incorrere in penalizzazioni da parte dei vari algoritmi. 
L’unico difetto ad oggi riscontrato da me è la durata della batteria, che non supera l’ora di utilizzo, appena sufficente per le mie necessita’ e un po’ limitante sopratutto per uso surfistico, mentre invece un buon vantaggio è la compatibilità degli attacchi con lo standard gopro (fondamentale per l’uso con la tavola da surf).

Per acquistarla, è disponibile su amazon assieme a vari accessori e supporti (consiglio il package con case e pettorina)

Test mtb: marsupio Camelback

Test marsupio idrico camelback l4

Visti i capricci della mia schiena degli ultimi tempi, ho deciso di cercare una soluzione alternativa allo zaino idrico per i giri di media durata. La scelta è caduta su un marsupio camelback dotato di sacca idrica da 1.5 litri, piu’che sufficente se sommata alla borraccia a giri di 3-4 ore.

 marsupìo

L’oggetto in questione in teoria avrebbe dovuto caricare :
– 1.5 lt h20
– Giacchetto antivento tascabile
– 2 multitool
– Chiave inglese per il perno posteriore che ha perso la leva
– Pompa sospensioni e pompa gomme (che presto sostituro’ con pompa unica doppio uso)
– camera e leve
– action cam nilox (dimensioni tipo vecchie gopro)
– portafoglio

Purtoppo, a meno di scendere a compromessi con l’acqua, non sono riuscita a farci entrare tutto. Ho sacrificato la camera d’aria, che ora sta imbragata sottosella, e la pompa gomme che ho temporaneamente sostituito con la bombola co2 (che non amo perchè di non facile utilizzo senza rischiare ustioni) .
Ho sistemato le cose imgombranti (pompa giacchetto bomboletta) nella tasca grande dove risiede anche la sacca idrica, la chiave inglese
nella tasca centrale esterna (con molti scomparti) assieme al portafoglio, i multitool e le leve nella tasca laterale destra (lato in cui non passa il tubo e si ha piu’ spazio) e la gopro nella tasca sinistra assieme al tubo.
Al momento ho provato il marsupio prima senza paraschiena in un giro di allenamento in piano, poi in un giro enduro con molti salti (cori, report a breve) di 18 km 670 d+.
Caricare l’acqua è semplice e comodo, grazie al grosso tappo comune alle sacche camelback che facilita anche l’utilizzo con eventuali integratori.
L’attrezzo si indossa comodamente sia senza che con il paraschiena, sta mediamente fermo. Con il paraschiena tende a scendermi un pelo in piu’ in basso (sono 165 di altezza) ma non ho percepito particolari fastidi se non il dover stare un poi + attenti in alcune ripartenze da fermo, specie in salita, ma è un problema che per donne o riders non alti puo’ porsi anche con alcuni zaini, quindi poco male.

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Bere mentre si pedala è + un po’ piu’ complesso che con uno zaino, no problem in pianura o su salite facili, ma su salite piu’ impervie diventa obbligatoria la sosta almeno per me. Forse provando a far passare il tubo dentro la maglia e lasciandolo al collo si puo’ risolvere in parte ma va studiato.

Nelle discese per ora assolutamente nessun problema: nei salti, anche di discrete dimensioni, è molto meno fastidioso dello zaino e ci si dimentica di averlo.

2 1 3


Aspetto di provarlo in trail piu’ tecnici e in situazioni piu’ limite … uno dei dubbi è l’eventuale pericolosita’ in caso di caduta visto l’imgombro verso l’esterno non indifferente.
Per il momento promosso, unico difetto riscontrato (se si puo’ definire tale) la difficolta’ di accesso al tubo se paraonato ad uno zaino.

Potete trovarlo su CRC e altri shop online .

MTB: test Thok Mig 2018

Test : e-mtb thok Mig 2018

Anche quest’anno a Formello si è svolto l’italian bike test tour, e malgrado il maltempo ho avuto l’occasione di riprovare l’ebike Thok Mig, gia’ “assaggiata” un anno fa. Ho scelto propio questa bici in quanto è una delle poche elettriche che mi attraggono: la geometria non troppo
esasperata e la compattezza la rendono appetibile anche a ragazze (piu’ o meno cresciute).

La bici testata è il modello Mig, allestita con gomme 27.5 plus, forcella yari, ammortizzatore superdeluxe, trasmissione sram NX 11v, freni shimanao deore con dischi da 200. L’aiutino (o meglio aiutone) elettrico è delegato ad un motore shimano.

A questo link l’allestimento preciso: https://www.thokbikes.com/thok-mig-ebike-biammortizzata-27-5-plus

Stavolta sono stata fortunata e ho potuto provare una S (sono 165 x 60kg circa), che ho subito trovato perfetta per le mie misure.

La prima cosa che si è fatta notare è il tubo sella molto basso, che permette un abbassamento notevole del sellino, cosa che rende il reggisella telescopico da 124 mm piu’ che adatto. Questa posizione bella arretrata sara’ come vedremo molto d’aiuto in salti e discese.
Purtoppo il meteo non è stato clemente ed il test è avvenuto sul bagnato, ed in parte sotto la pioggia. in poco piu’ di un ora ho percorso i trail Scoiattolo, cinghiale e parte della Volpe nel Veio bike park.

Partiamo dal punto forte: la salita. Abbiamo a che vedere con un trattore, che non si fa spaventare dalle curve strette in salita dello scoiattolo, e che in modalita’ trail ci porta in cima in due minuti e mezzo e fatica zero… pronti quindi a scendere, lo scoiattolo è il piu’ breve dei trail di Formello, ed è caratterizzato da salti e qualche curva, di cui un paio a gomito,piu’ un piccolo ripido con compressione finale. La bici è un po’ piu’ dura della mia specy, considerando anche le sospensioni non tarate al mio peso, ma globalmente molto “solida” e intuitiva.

Anche nei salti l’adeguamento di stile è minimo, e richiede solo qualche piccola accortezza nell’arretrare il peso per non perdere la bici in aria. Gli angoli non troppo estremi la rendono facile da girare anche nelle curve a gomito e l’impianto frenante
lavora in maniera adeguata al mio peso rendendo tutto abbastanza semplice.
A seguito dello scoiattolo proseguiamo in discesa sul cinghiale, e anche qua troviamo sicurezza nei salti e nei rilanci ..
Tocca risalire, inizia a piovere e mettiamo il turbo … e la noiosa risalita condivisa dai trail pecora e cinghiale diventa quasi un’altra discesa, con velocita’ oltre i 15 km h e un “uphill flow”, ovvero flow, fluidita’ in salita senza compromessi.

Chiudiamo con una breve tratta del trail Volpe, litigando con il fango e mettendo a dura prova le gomme di serie, ma l’ampia sezione fa miracoli e mi lascia in piedi anche sulle contropendenze.

thok 2

Rientro ai box bagnata e divertita … il problema, se cosi possiamo chiamarlo è che ho fatto una dozzina di km e un 200 mt di dislivello senza fare fatica … in un posto come Formello girare con una e-mtb è come andare alle giostresarebbe interessante capire quanto e come questo mezzo possa spingersi sul tecnico, in particolare in situazioni tipo scaloni e curve strette.
Altra curiosita’ riguarda la possibilita’ di affrontare salite non pedalabili con le proprie gambe, insomma arrivare la dove ci arrivi o cosi o spingismo … per il resto ogni volta che salgo su un ebike e vado in salita senza faticare mi sembra sempre un po’ di rubare qualcosa, di usare una forma di doping estremo tale per cui non sono piu’ io con i miei mezzi. Tutto molto divertente, ma finchè il fisico regge la sensazione di farcela da soli è impagabile, poi con il tempo si vedra’ ……

Pro : La piu’ simile ad una non assistita tra quelle da me provate.
Contro : come tutte le elettriche, peso, difficolta’ di trasporto se non si è Ulk, limiti in giri am che richiedano portage anche breve (ad es guadi non pedalabili) .

Ammetto che gradirei provarla in sentieri piu’ stretti e tecnici ……

Test ebike moustache Samedi 27 trail & race

Quando si propone l’occaione per testare una e-bike è difficile mancare, specie se si tratta di un brand come Moustache, che produce
soltanto ebikes. Chi mi conosce sa che sono abbastanza scettica sulla questione elettrica, e che nei precedenti test (thokturbo levo) non ho manifestato eccessivi entusiasimi per una tipologia di mezzo con cui comunque, prima o poi direttamente o indirettamente (leggi  amici … ) bisogna confrontarsi.

La giornata ahimè non è delle migliori meteorologicamete parlando. A Formello ha piovuto il giorno prima e probabilmente pure la notte, il cielo è grigio,la minaccia che possa ri-piovere è presente. Il terreno è umido e a tratti fangoso mi anticipano, quindi ci troveremo con una piccola complicazione in piu’. Meglio, cosi’ il test si fa piu’ interessante.

La sottoscritta è una ragazza un po’ cresciuta a cui manca pochissimo agli “anta”, è alta 165 x 60 kg circa, in discreta forma fisica ma non eccessivamente allenata (tempaccio maledetto). La prima bici testata è una trail bike da 140 di escursione, la Samedi 27 trail 4. L’allestimento è abbastanza base, sospensioni suntour, trasmissione e freni xt, gomme plus, motorizzata bosch.

samedi 27 trail
Si parte, risalendo verso l’inizio dei trail capra e Pecora. Le rampe su cui a pedali cmq fatico con questa sono una passeggiata di salute.
Tra le varie assistenze selezionabili con due bottoni + e – , sfrutto la nuova modalita‘ “ebike“, che ha la piacevole caratteristica di adeguare la potenza erogata alla pedalata del rider, restituendo una sensazione di fluidita’ e nauturalita’ che spesso nelle elettriche manca un po’.
Veniamo alla discesa. Malgrado il manubrio di serie davvero stretto per le mie abitudini (siamo con un 720) la bici si fa piacere da subito,
regalando una buona facilita’ di guida e maneggevolezza. Sulla pecora alta, trail tuttavia semplice le risposte sono buone, il trail è molto flow , terreno perfetto e questo semplifica le cose. I pesi sono ben bilanciati, e stavolta la sensazione è che i 10 kg in piu’ rispetto ad una bici “muscolare” aiutino a restare attaccati al terreno, con l’ausilio dal sistema di sospensione posteriore che fa il suo dovere.
Dopo questa breve ma positiva anteprima optiamo per il cinghiale, trail che offre qualche parte un pochino piu’ stretta e tecnica oltre che alcuni rilanci. Anche qui la bici va alla grande, permettendo grazie all’ausilio del motore delle medie che con la mia stumpjumper a pedali mi sogno. Il peso nei salti si sente, va gestito in un modo un po’ diverso rispetto ad una classica bici, è necessario tirare  maggiormente a se l’anteriore per restare compatti e sui pedali (uso i flat). Ma capito il trucco si fa tutto, con un ottima sicurezza.
Nello stretto no problem, almeno in uno stretto relativo come l’ultima parte del cinghiale. Diciamo che in linea di massima, su tracciati flow in cui magari occorre pure rilanciare e pedalare, è il mezzo perfetto per divertirsi come su una giostra …  

kiaz samedi 27 trail samedi 27 trail formello
Risaliamo, senza problemi malgrado il fango (e qua se fossi stata con la mia oggi avrei dovuto spingere) , e concludiamo con la prima parte della volpe. Qua sento i limiti dei 140 di escursione, evitando di fare il roccione. Buona ragione per vedere se riusciamo a  provare qualcosa di piu’ spinto. C’e’ ancora un po’ di tempo, e riesco a farmi dare un mezzo piu’ enduristico, la base della versione samedi race.

samedi race 4

Anche su questa la forka è suntour. Visto il poco tempo decido di fare un trail breve, lo scoiattolo. In questo caso forse la bici è leggermente grande per me, ma comunque si lascia guidare, nei salti devo arretrare un po’ piu’ del normale, ma  nessun problema. Anche le due ultime curve dello scoiattolo, abbastanza strette, si girano senza problemi. Dulcis in fundus, visto il confidence level veramente alto con i mezzi, mi allungo fino al roccione della volpe, uno step down di circa 1.5 mt, copiabile ma
drittino. Se con la 140 mi son tirata indietro, con questa è stato un giochino , forse addirittura piu’ facile che con la mia stupjumper.

samedi race 4 samedi race 4 volpe

Purtroppo il tempo è scaduto e si torna alla base. L’impressione stavolta è davvero positiva. Credo che con le sospensioni giuse e ben tarate potrebbe davvero essere il giocattolo del futuro. In un posto come Formello, dove i trail sono brevi e le risalite anche relativamente brevi , dove spesso prima si scende e poi si sale , l’elettrica ha un suo perche’. Sarebbe interessante per capirne i limiti provare un simile mezzo in quel di Civitavecchia, o ancor meglio in Liguria.

Una cosa è certa. Bici tradizionale e elettrica sono 2 cose diverse, la seconda richiede alcuni adeguamenti e adattamenti alla guida.
C’è da capire come si puo’ gestire nel tecnico lento, e in sentieri non prettamente preparati, oltre da – in caso di giri da 1000 d+ e oltre – fare i conti con l’autonomia e imparare a tirare al risparmio con l’assistenza.
Dal punto di vista del dispendio calorico, come gia’ detto in precedenza è minore, ma se usata con un po’ di furbizia si puo’ e un buon lavoro a livello cardio.
Certo è che se ci si vuole allenare e si usa la bici anche come sistema per mantenersi in forma – come nel mio caso – per il momento è
meglio continuare a spingere … ma non dimentichiamoci la malefica formula , FCMAX = 220 – eta’ … questo purtroppo per i sunday
bikers come me ha un solo significato: Che prima o poi se vorro’ continuare a fare quel che faccio il motore sara’ indispensabile …
ma per ora cerco ancora di farcela da sola 😉

Grazie a Hybrid MTB & Moustache per l’opportunita’ e come sempre ai trailbuilders di MTB Formello per farci divertire in ogni condizione!

Relive giro trail:

Relive ‘test ebike moustache’

Surf: first test : Seangolare beanie

Ammettiamolo : i cappucci in neoprene per praticare surf in invenrno fanno sicuramente il loro lavoro, ma dal punto di vista estetico
possono non essere un granchè, offrendo un look che va da Diabolik per i cappucci integrali tipo sub alla cuffia da pallanuoto per quelli un po’ piu’ leggeri … inoltre cappucci troppo chiusi a livello di orecchie possono influenzare negativamente il nostro equilibrio.
Da qualche tempo avevo notato che brand che puntano piu’ ai kiters e ai windsurfisti proponevano “beanies” ovvero cuffiotti in neoprene con l’aspetto di un classico berretto da montagna invernale. Da qua l’idea di contattare Cinzia di Seangolare, brand specializzato in mute e accessori di neoprene custom, e vedere se si poteva realizzare un cuffiotto esteticamente carino per surfare d’inverno.
Detto, fatto, eccolo qua.

zuccotto1


zuccotto2

Gia’ fuori dall’acqua si nota l’ottima realizzazione e il fatto che potrebbe tranquillamente essere usato per andare in snowboard o
semplicemente per andare a spasso d’inverno. Ma quel che voglio capire è se fa quel che deve in acqua, quindi procediamo.

io cuffiotto

Lo spot prescelto è Banzai, ci sono 2/3 piedi (30-90 cm) d’onda abbastanza puliti. Temperatura aria 10 gradi, acqua sui 13.
Assicuro il cuffiotto con un cordino tramite l’apposito anello alla cerniera della muta, stando attenta a non creare passaggi pericolosi,
e via in mare.
Le condizioni sono semplici, il rischio cadute è basso e il picco ben definito, con conseguente facile risalita in lineup

banzai

La prima impressione è molto buona. Le orecchie sono libere quanto basta per sentirci bene e per non influenzare l’equlibrio , la capoccia sta comunque al caldo. Certo, non è caldo come un cappuccio integrale tipo sub, ma è paragonabile a quelli tipo cuffia da pallanuoto. Certo la giornata non era impegnativa, e non ho fatto wipeout o turtle dive, ma in un ora e mezza di surf non si è mosso dalla capoccia. Andra’ riprovato con mare piu’ formato e in spot dove i canali di risalita non sono sempre diretti.
Le prime impressioni sono molto positive: non è facile trovare accessori che uniscano estetica e funzionalita’, ma stavolta questo  zuccotto pare davvero aver fatto bingo.

Per maggiori infos e eventuali ordini vi invito a visitare il sito di Seangolare 😉

Test : Specialized turbo levo w 2018

Test : Specialized turbo levo w 2018

I bike test sono sempre eventi interesanti a cui prendere parte. Stavolta l’edizione romana del  bike shop test si svolge a Formello,  quindi quale migliore occasione per farsi un’idea di “dove va” il futuro della mtb. Tanti gli stand presenti, dai grossi brand come Cannondale, Trek e Specialized ad altri un po’ meno noti, quali Thok di cui abbiamo gia’ parlato in passato. Una cosa pero’ e’ certa, che le e-bike ormai la fanno da padrona. E visto il fatto che il villaggio test non si trovava propriamente attaccato ai trails, perche’ non provare proprio un e-bike ?


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Dopo aver sbrigato un po’ di burocrazia, riesco a mettere le mani su una Specialized Turbo Levo 2018 versione da donna. Il montaggio e’ quello di serie, con sospensioni Rock Shox : forcella Revelation da 150 e ammo Monarch, con 135 mm di corsa. Diciamo che siamo nella categoria trail, la stessa della mia Stumpjumper, con 1 cm in meno di escurisione. Noto subito che la piega manubrio e’ stretta, solo 720 contro i 780 a cui sono abituata. Poco male, vedremo se puo’ aiutarmi nelle curve a corto raggio.

levo piega

L’assistenza erogata dal motore si regola con due bottoni + e – accanto alla manopola sinistra, vicino al comando del reggisella tesescopico. Non ci sono display al manubrio, trovo la cosa esteticamente molto piacevole ma forse almeno un indicatore del livello in uso poteva tornare utile. Per raggiungere i trails del Veio Bike Park ci toccano un paio di km di asfalto in salita …. poco male , con  il motore e’ facile, e in 10 minuti siamo al cancello di legno. Anche la breve risalita in sterrato e’ una passeggiata di salute,  addirittura sugli strappi il cardiofrequenzimetro non supera i 120 bpm. Facile, facile, troppo facile. Giunge l’ora di buttarci in discesa.
Opto per il trail cinghiale, che non presenta difficolta’ ma rimane un trail comunque abbastanza discesistico senza troppi rilanci, in modo da poter fare i paragoni con i mezzi non assistiti nel modo piu’ trasparente possibile.

levo 2

In discesa i 10 kg in piu’ si sentono tutti, dal primo all’ultimo. I freni sram guide RE fanno il loro lavoro, ma l’inerzia di quei 10 kg in piu’ rende il comportamento del mezzo completamente diverso dalla cuginetta a pedali con cui normalmente giro. Le sospensioni probabilmente non sono tarate a dovere per il mio peso (specie la forka, – consideriamo che la revelation rispetto alla fox 34 sta un pelo sotto), ma fatto sta che anche le curve piu’ semplici e i salti piu’ piccoli diventano difficili e mettono paura. Le gomme plus aiutano e fanno egregiamente il loro dovere perdonando quello che le sospensioni non fanno, ma comunque sto guidando faccia a faccia con la paura di cadere e di ritrovarmi i 20 e oltre kg di questo mezzo motorizzato sulle ginocchia. Non faccio errori grossolani, scendo comunque in maniera abbastanza fluida  ma sento proprio notevole difficolta’ a far girare il mezzo, sia in curve ad ampio raggio che a raggio piu’ stretto.

levo 3

Stavolta il bello arriva al fondo, quando si risale per il singletrack che riporta all’ingresso del bosco. La salita diventa piu’ divertente della discesa avendo molto piu’ controllo su quel che deve fare il mezzo e non dovendo pensare ai freni. Diventa una salita “attiva” , “guidata“, non
un semplice mulinare le gambe per guadagnare dislivello. Sono due cose diverse … l’erogazione dell’assistenza e’ sempre ottimale, si pedala comunque in modo naturale e non scattoso … si, si pedala, ma la fatica e’ tendente a zero, con il cardio che i valori piu’ alti li ha segnalati in discesa e non in salita. Ancora una volta siamo in cima, tagliando addirittura due tornanti come niente fosse …  e senza fermarci ci buttiamo giu’ per la Volpe, trail piu’ pedalato e meno pendente.
Qua l’elettrica comincia ad avere un qualche perche‘, riesco anche a fare qualche salto in maniera un pelo piu’ sicura, ma il peso continua a sentirsi eccome. In compenso sui frequenti rilanci non si fatica e non si perde velocita’ , a patto di riuscire ad imbroccare  bene il giusto rapporto e livello di assistenza.
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Risaliamo un’altra volta stavolta sul brecciolino, proviamo la modalita’ turbo ….. mai andata cosi’ forte in salita, la levo sembra uno scooter e piu’ di una volta supero i canonici 25 km/h oltre i quali la legge italiane impone il disinserimento automatico dell’assistenza.

Concludendo : ancora non ci siamo per come la vedo io … ho avuto un’impressione migliore dalla Thok testata a maggio, piu’ intuitiva e stabile. Il non faticare in salita non giustifica le grosse difficolta’ in discesa. Probabilmente che viene dalla DH o ha esperienza con le moto la pensa diversamente da me, ma per la mia idea di mtb e il tipo di sentieri che prediligo (a volte anche molto naturali) il peso eccessivo diventa un limite e un pericolo. Per non parlare del fatto che il peso non si sente solo in discesa, ma anche nelle operazioni di carico e scarico e diventa anche complicato l’eventuale passaggio a piedi su eventuali parti tecniche fuori dalla mia portata ..

Sottolineo che questo test e’ stato scritto di pancia, di getto riportando le mie sensazioni. Come tutte le cose credo che approfondendo l’argomento e testando altri mezzi si possano avere altri elementi di valutazione, ma per il momento il divertimento in discesa dato da una moderna bici senza motore da enduro/trail non ha paragoni 😉

De gustibus ….

MTB Test: Specialized Stumpjumper fsr evo carbon

First Ride : Specialized Stumpjumper fsr evo carbon 2015

Salire su una bicimoderna“, dopo quasi 10 anni con la Slayer e’ un esperienza quantomeno interessante. Oggi per la prima volta ho girato con una bici recente per una giornata intera, quanto basta per capire come sono cambiate certe cose nel tempo e cosa  e’ migliorato e quali invece sono gli aspetti da rivedere.
Cominciamo da lei, la possibile erede di #slayerina, e’ cosi’ montata :

Telaio: Stumpjumper FSR evo Carbon 2015 27.5
Forcella : Fox 34 3 steps 2016 160
Ammo: Fox Float Kashima
Freni : Sram Guide, dischi da 203
Ruote: Fulcrum Red Power 27.5, gommata Bontrager 2.5 front e 2.25 rear
Trasmissione: Guarnitura Sram GX 30T , cambio SRAM NX 11v, pignoni 11/42

specy stumpjumper

specy box

Non e’ scopo di oggi dilungarsi nel montaggio, ma diciamo che mi sono ritrovata con una 27.5 con una configurazione abbastanza standard per una bici di tale fascia.

Il test si e’ svolto con una prima fase fondamentalmente discesistica, intervallata da un bel giro pedalato (lo stesso effettuato la scorsa settimana con la Slayer), concludendo con 2 altre discese.

Bici nuova e trails nuovi. Lo sfondo e’ nuovamente monte Livata, stavolta meccanizzato dal servizio navetta offerto dai ragazzi del Libre Bike park. Stavolta si inizia girando sui trails del park, recentemente ripuliti e riaperti.

specy libre park 1

Quindi si inizia a scendere, su un sentiero che non ha #nientedidifficile tranne un mini ripidone (che fa pure piacere) e qualche contropendenza. La prima impressione e’ che, rispetto alla mia piccola 26, queste 27.5 con l’angolo di sterzo piu’ aperto abbiano una posizione di guida molto centrale anche in discesa. In pratica si sta piu’ avanti di quel che si stava sulla slayer, centrali sul movimento centrale (scusate il gioco di parole) , guadagnando in confort e stabilita’. Tocca farci un po’ l’abitudine, ma alla
seconda discesa inizio gia’ ad adeguarmi al nuovo setup. Mi ritrovo a dover sgonfiare la forcella in quanto la trovo piuttosto duretta, sistemato anche questo altro piccolo particolare la bici migliora di giro in giro, e anche i piccoli urti diventano molto meno fastidiosi. Altra cosa con cui mi ritrovo a fare i conti e ad adeguare il mio stile di guida e’ il movimento centrale basso, che dona tantissima stabilita’ sul veloce ma richiede molta piu’ attenzione nel tecnico lento o sulle rocce.

libre specy 2
Alla terza discesa, decidiamo per un intermezzo pedalato, per cercare di capire se il montaggio della trasmissione e’ adeguato alle mie piccole gambine o meno. Il dilemma che mi porto dietro da quando ho ricominciato ad interessarmi alla mtb riguarda appunto la trasmissione monocorona, che da un paio d’anni la fa da padrona su praticamente qualunque mtb degna di questo nome.
Avere una trasmissione monocorona implica in ogni caso qualche “sacrificio” : gia’ a priori mi ero calcolata lo sviluppo metrico  di questa bici (ovvero quanti metri si fanno con un giro di pedali, piu’ il rapporto e’ corto + questo valore e’ basso e vice versa) e avevo notato che il rapporto piu’ corto non sarebbe stato cosi’ agile come quello della mia vecchia slayerina da 26.  La differenza in termini metrici e’ di circa 15 cm … paiono pochi ma sulle gambe si sentono tutti. Precisiamo che non e’ che non sale anzi … ammetto che quella forcella da 160 davanti mi preoccupava sul tecnico in salita, ma invece anche sul singletrack in salita si e’ difesa piu’ che egregiamente, gambe permettendo. Dico gambe appunto perche’ pedalare si pedala ripeto , ma con il mio allenamento, il mio fisico e i giri che faccio ma sopratutto quelli che mi piacerebbe fare con un po’ di agilita’ in meno mi stanco prima, e sono costretta a piu’ soste o a
intervalli di “spingismo” (spingere la bici a piedi) .

livata risalita

specy roccetta

Torniamo a fare un po’ di discese nell’area park. Adesso che ci sto prendendo confidenza inizio a divrtirmi sempre di piu’, e la sicurezza
e la stabilita’ regalata dalle sospensioni nuove si sente. Devo ancora prendere bene le misure con la nuova geometria , non riesco a buttare bene la bici in curva come vorrei ma credo sia solo questione di tempo. Anche nel tecnico lento stretto (tornantini, slalom tra le piante) un pochino rimpiango la mia 26, Ho davanti 15 giorni abbondanti tra le “mie” montagne in alta Val di Susa per spremere a dovere questa biciclettina.

specy jump

PAGELLA TEMPORANEA (short test) :

SALITA SCORREVOLE : 8+
SALITA TECNICA : 7.5 , migliorabile modificando la trasmissione come gia’ detto.
GEOMETRIA IN SALITA : 8 1/2 : riferendosi solo alle geometrie del telaio e’ stupefacente come questa full da 160 resti ben piantata a
terra anche senza sistemi di abbassamento forka. Su questo le ruote da 27.5 (un pelo piu’ grandi) e la geometria che prevede una maggiore
centralita’ del posto di guida ha permesso passi da gigante.

DISCESA FLOW : 9
DISCESA TECNICA LENTA : 8 (qua tocca farci l’abitudine ai maggiori ingombri)
DISCESA VELOCE SCASSATA : 8 1/2 (migliorabile cambiando gomme)
GEOMETRIA IN DISCESA : 9 Nulla da eccepire, e’ molto comoda 😉

Si ringraziano :
Bike Store Ciampino (telaio e setup finale)
Livata Bike Resort , per le risalite meccanizzate che han permesso di iniziare a “spremere” la bici in tempi brevi.

E ovviamente gli sponsor del blog, CRC e Alltricks , senza i quali il mondo della MTB sarebbe molto meno accessibile 😉


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