Pasqua Rossa

Le restrizioni pasquali permettono la visita ad un amico o parente, anche fuori comune, ma non di spostarsi con mezzo privato per svolgere qualsivoglia attivita’ outdoor in solitaria. Certo, sta al buon senso di chi eventualmente dovrebbe imbattersi nel “pericoloso trasgressore“, ma sulla carta, de facto, allontanarsi di una 30ina di km in auto dalla propria residenza per infilarsi in un bosco da SOLI con una bicicletta e’ perseguibile.
Come questa azione possa essere considerata un “rischio di contagio” me lo devono raccontare. Forse i cinghiali sono positivi al covid.

La triste questione e’ che invece basta affacciarsi in qualunque parco o area verde cittadina, raggiungibile magari a pedali, per trovarci il mondo intero, una sfilza di bikers, trail runners e trekkers piu’ o meno improvvisati che rendono anche insidiosa e pericolosa l’attivita’ in se. Se solo fosse ammesso lo spostamento, anche a livello provinciale/citta’ metropolitana, i parchi resterebbero risorsa per chi non dispone di un mezzo privato per allontanersi dalla citta’, fermo restando che all’aria aperta il contagio resta improbabile.

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Ci dicono che dobbiamo distanziarci ma non ci permettono di farlo.
Ci vogliono reclusi, meri consumatori di prodotti e servizi, preferibilmente senza testa pensante.

Certo qualcuno potrebbe obiettare dicendo che l’italiano e’ furbo, che se apri alle attivita’ outdoor de facto rischi di aprire ai merenderos. Basterebbe vietare lo stazionamento (come e’ stato fatto x le spiagge in Australia nel primo lockdown) , anche se pure qua, un pic nic all’aperto e’ sicuramente meno pericoloso di un pranzo al chiuso dal punto di vista epidemiologico.

Lo sport all’aperto individuale non e’ veicolo di contagio, fa solo bene. Anche solo la semplice passeggiata nel verde, respirando aria pulita e godendo della vista di ampi spazi, fa bene.

Eh no, l’unica cosa che fa bene (e va bene) e’ rintanarsi in casa davanti a netflix e comprare oggetti mai piu’ senza su Amazon.

Usiamo la testa, continuiamo a girare nel rispetto della sicurezza nostra e altrui. Tanto con questa patologia dovremmo ancora conviverci per un po’.


Giriamo in solitaria o con famigliari, al massimo con un amico/a fidato. Usciamo: poter usufruire di quel che la Natura ci offre e’ un diritto, anche per chi ha la sfortuna di vivere in una grigia metropoli.

PS: Un’ultimo pensiero riguarda il discorso delle tessere, tesserine, tesserone ecc ecc: se ci si tessera come Atleta presso una Federazione (non un ente) e si dimostra di essere iscritti a gare di interesse nazionale si possono bypassare tutti i divieti. Inclusa la possibilita’ di andare a fare surf per i surfisti landlocked. Trovo questa cosa l’ennesima “italiotata” , che dimostra come lo sport amatoriale o comunque l’attivita’ motoria/ludica non faccia parte della nostra cultura e non venga considerata azione atta al mantenimento della nostra salute fisica e mentale, ma, senza nulla togliere agli Atleti, quelli veri, non i nonni elettrici che si tesserano FCI, venga relegata ad un discorso puramente agonistico e di performance. L’attivita’ outdoor deve essere LIBERA e ACCESSIBILE a tutti, senza discriminazioni di tessere, enti e Federazioni.

#ridesafe #ridealone #nocovidhere

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La bicicletta ci salvera’

La bicicletta ci salvera’ … o forse no ?

Lasciata alle spalle l’estate, sono purtroppo ripresi a salire i “numeri” relativi ai positivi al covid. Uso il termine positivi, e non “contagiati” o “infetti” in quanto credo sia piu’ corretto parlare di positivita’ ad un test, il che non implica che questi soggetti per forza poi sviluppino la patologia in forma sintomatica.
Si e’ fatto un gran parlare di trasporto individuale e bonus bici (che chissa’ che fine fara’).
Adesso c’e’ lo spettro di un nuovo lockdown che incombe. La mia speranza e’ che dopo tutto questo gran parlare, la bicicletta e i suoi effetti benefici non vengano dimenticati.
Quando il tempo e gli orari me lo permettono, sto usando l’ebike anche per andare a lavorare. Non posso farlo quando chiudo con il buio, perche’ purtroppo ho da fare un pezzettino, anche se corto, di una strada che reputo molto pericolosa gia’ di giorno. Mi rendo pero’ conto che, siamo ben lontani da essere in un mondo che permetta una reale sostituzione della macchina o di un altro mezzo a motore. Al lavoro sono riuscita a “negoziare” un parcheggio per l’ebike all’interno di uno stanzino inutilizzato attualmente in ristrutturazione, ma non e’ detto che questa situazione possa venire accettata per sempre, in quanto e’ in progetto di adibire tale stanza ad altro utilizzo.
Non parliamo poi del fatto che, se rientrando verso casa volessi fermarmi a fare la spesa, questo diventa pressoche’ impossibile, un rischio che non vale la pena di correre, in quanto incatenare in modo idoneo e sicuro un ebike non e’ ne semplice ne comodo, e il rischio anche solo di ritrovarla senza ruota anteriore e’ concreto.
Come si puo’ parlare di bicicletta, elettrica o meno, come alternativa ad altri mezzi ed in particolare ai mezzi pubblici, che in questo difficile periodo andrebbero riservati a chi non ha proprio alternative, se non esistono le infrastrutture per usarle in modo sicuro?
Si parla del problema del trasporto x le scuole superiori. Se anche solo la meta’ degli studenti iniziasse ad andare a scuola in bici, se gli istituti scolastici facessero qualcosa in merito in termini di sensibilizzazione, si riuscirebbe a limitare almeno in parte il carico sui mezzi pubblici, e, ad avvicinare le nuove generazioni ad uno stile di vita piu’ sano e sostenibile. Ma la vedo dura. Tanto fumo e niente arrosto. Se qualcuno prendera’ il bonus bici, ammesso e non concesso che arrivi, per molti sara’ – o e’ gia’ stato visto che e’ retroattivo – il pretesto per avvicinarsi a questo sport o per rinnovare il proprio mezzo, piuttosto che l’acquisto di un ebike ad uso commuting.
Ci sara’ sicuramente chi sul discorso ebike per adolescenti andra’ a puntare il ditino sul costo di questi mezzi. E non avrebbe tutti i torti, in quanto un ebike vera, con motore centrale e non al mozzo, ha dei costi dai 2000 euro a salire per una front. Parlo di mezzi affidabili e non di “cinesate” la cui manutenzione puo’ diventare problematica. Quindi l’incentivo del “bonus bici” risulterebbe piuttosto limitato, e, forse andrebbero pensate altre formule (magari un noleggio a lungo termine agevolato, con possibilta’ di riscatto, o una maggiore diffusione di servizi in sharing free floating)

Ma manca, di base, un concetto di “sicurezza” a 360 per quel che concerne la mobilita’ sostenibile, che e’ lontano anni luce dal poter essere realizzato.

Un ultima ma non meno importante osservazione riguarda le nuove restrizioni in arrivo: si e’ puntato il dito contro le palestre e i bar/pub. Per quel che concerne le prime, anche se sono una persona che detesta tutto quello che e’ indoor, riconosco che per molti e’ l’unico (triste) sistema per praticare attivita’ sportiva. Le palestre hanno molta possibilita’ di controllo degli accessi, di monitoring degli iscritti e delle entrate/uscite, quindi l’eventuale contact tracing in caso di positivita’ sarebbe sicuramente piu’ gestibile che non per altri tipi di attivita’.
Non leviamo lo sport. Ne va del benessere psicologico di tante persone. Pare che l’unica malattia esistente ormai sia questo covid, mentre tutte le patologie cardiovscolari, spesso legate all’inattivita’ sono come magicamente scomparse.

Le chiusure dei bar e i limiti alla cosiddetta “movida” … beh la mia “vita sociale” di quel tipo e’ pari a zero, non e’ un problema che mi riguarda, se non per una questione di “solidarieta’” essendo un’autonoma nei confronti di chi ha un’attivita’ di quel tipo e ha puntato il suo business sulla fascia dell’happy hour.
Non sono un’addetta ai lavori, e non ci capisco un granche’ di questo virus. Faccio x fortuna una vita abbastanza solitaria,se corro rischi li corro sul lavoro (dove comunque siamo protetti a dovere), evito di incontrare persone al chiuso, e anche in bici prediligo le uscite in solitaria o con pochi amici mantenendo le giuste distanze. Non ho paura del virus in se, ma di quello che implicherebbe una quarantena, sia in termini di mancato introito che di problemi logistici e psicologici, vivendo appunto da sola senza familiari vicino.

Non so se tra chi mi legge ci sono persone che si sentono “danneggiate” o limitate dalle nuove restrizioni. Forse si, forse no. In ogni caso credo che ora come ora, per evitare di farne le spese tutti, si tratti di tenere duro, di trovare nuovi modi e spazi per divertirsi (magari e’ la volta che qualcuno si avvicina a qualche attivita’ all’aria aperta, sicuramente piu’ salutare di una sbronza…) , nella speranza che comunque venga data qualche forma di sostegno a chi ha investito in attivita’ al momento danneggiate da questa brutta situazione.

Basterbbbe un po’ piu’ buon senso, e un po’ meno cattiveria, per cercare di sopravvivere responsabilmente a questa brutta situazione, che viene sicuramente esasperata con terrorismo psicologico mediatico esagerato, ma che non deve essere sottovalutata, anche solo nel semplice rispetto di chi non puo’ assolutamente permettersi un altro lockdown o un periodo di quarantena.

Chissa’ se la bicicletta ci salvera’ … per davvero ?

Outdoor is not a Crime

Siamo ad un mese abbondante ormai di arresti domiciliari (si, per me la definizione piu’ appropriata e’ questa) e, se negli scorsi giorni si intravedeva qualche spiraglio di apertura alle attivita’ motorie in solitaria all’aria aperta rimuovendo i vincoli di prossimita’, ora chi ci comanda sembra fare passi indietro. Io vorrei tanto una spiegazione scientifica a queste insensate richieste.
Molti usano la motivazione del “non bisogna sovraccaricaricare il sistema sanitario e quindi se fai attivita’ outdoor puoi farti male” per giustificare questo provvedimento, ma forse, dico FORSE, questo aveva senso a inizio emergenza e probabilmente ha senso nelle regioni in cui il rischio e’ maggiore, ma uno ci si puo’ fare male anche vicino a casa, uno si puo’ fare male amche facendo lavori domestici improvvisati magari non di sua competenza. In quasi 42 anni di esistenza, non ho mai avuto traumi importanti al punto da dovermi rivolgere al 118 per mia fortuna, si, tanti microtraumi, distorsioni, striamenti a caviglie e ginocchia, i problemi di schiena, ma mai cose che mi impedissero di tornare a casa con i miei mezzi. Questo anche perche’ vivo da sola in una citta’ che non e’ la mia, sono padrona di me stessa (leggi partita iva) quindi non ho tutele, dunque, covid o non covid A ME L’INFORTUNIO NON E’ PERMESSO. E come sono riuscita io a non essere mai un “costo per il SSN” causa trauma sportivo credo che con le giuste cautele e limitandosi ad attivita’ che non ci portino fuori dalla zona di confort chiunque altro, pur di ritornare alla propria passione, sia in grado di auto-limitarsi.
Ipotizzando anche x un momento di essere un positivo asintomatico, vorrei proprio sapere chi contagio se vado a spasso nei boschi da sola? I cinghiali ?
In anni di MTB sono tante le uscite volutamente in solitaria durante le quali non ho incontrato NESSUNO. Credo che i bikers dalle ruote grasse siano assolutamente capaci di autoregolarsi, di evitare uscite impegnative (eh gia’, perche’ si vocifera che poco sport fa bene, mentre l’eccesso puo’ indebolire il sistema immunitario e quindi puoi prenderti il COVID) e di accettare una normativa (come in altri Paesi piu’ Civili) che limiti l’orario delle uscite alla prima mattinata e al tardo pomeriggio, in modo da scoraggiare i “merenderos” a fingersi bikers o trail runners.
Ormai, nel mio caso, e come in quello di tanti altri appassionati immagino, e’ diventata anche una questione di salute mentale. Sto lavorando ad un progetto virtuale (qua piu’ infos) per creare un software, un app, un simulatore che potrebbe renderci periodi simili meno noiosi, ma l’aria aperta, i boschi, il verde, i prati, le montagne, non potranno mai sostituire lo schermo di un pc.

mtb is not a crime

Non e’ solo questione di muoversi, e’ questione di poter apprezzare quel poco di bello che c’e’ ancora su questo Pianeta a cui non vogliamo abbastanza bene. Lo so, per la maggior parte della gente (e probabilmente anche x i nostri politici) la massima ambizione e’ stare sul divano e mangiare come una fogna. La maggior parte degli italiani in questo lockdown si e’ rifugiata in cucina. Gli sportivi vengono visti come pericolosi untori o egoisti irrispettosi “di chi sta a casa” o “dei medici eroi in prima linea”. A nessuno importa che invece la popolazione diventi sempre piu’ in sovrappeso e che aumenti il rischio di patologie cardiovascolari legate alla sedentarieta’. Adesso si parla anche di incentivi per utilizzare la bicicletta come mezzo di spostamento, sopratutto nell’ottica di alternativa ai mezzi pubblici. Ovviamente da biker (che gia’ sta usando quando il meteo lo permette la bici per andare a lavorare) non posso che essere interessata a questo approccio, ma, sarebbe anche bello vedere che tutte queste forze dell’ordine, spiegate in assetto quasi bellico per andare alla caccia dell’untore che corre o va in bici, venissero utilizzate per contrastare la microcriminalita’, rendendo “sicuro” non solo lo spostamento in bici, ma anche la possibilta’ di parcheggio/stallo del proprio mezzo. Le aziende che dispongono di spazi privati appositi sono poche, io stessa nel momento in cui il lavoro dovesse tornare al volume normale, avrei dei problemi.


Ma torniamo al nostro amato outdoor. Da qualche parte bisognera’ ripartire. Sono stati vietati gli spostamenti “non necessari”. Non tutti abitano in zone che consentano di fare attivita’ fisica all’aperto in modo piacevole per non pensare anche ai bambini che in questo regime a lungo non possono durare. Non tutti hanno un giardino o un cortile privato in cui poter comunque far qualcosa. Ma non ci si puo’ limitare al cortile. In questo periodo mi sento come se avessi 12 anni, e scendessi a giocare da sola, con l’ordine di “non allontanarsi dal cortile e non andare sullo stradone …”.


Non patisco la solitudine. Ci sono ormai abituata. Patisco la reclusione, questo si. Sono due cose molto diverse. La soppressione della liberta’ e delle proprie passioni in nome di un virus e’ una cosa che mi fa pensare di essere finita in un bruttissimo film. Una prova generale di sottomissione e omologazione, a cui non posso piu’ resistere a lungo. Una prova di controllo totale tramite un’app spiona (mi direte anche i social sono spioni, si certo, ma i fini sono differenti e inoltre la funzionalita’ dei social e’ basata su un concetto di scambio, i tuoi dati in cambio di un servizio) dalle dubbie funzionalita’ e implementazioni. Dicono che installando l’app si avranno meno vincoli. Vedremo con la dovuta attenzione.
Resta il fatto che del benessere psico-fisico di quella fetta, probabilmente troppo piccola, di popolazione che non e’ uno sportivo da divano (o al massimo da palestra) non importa niente.


Eppure, concedendo gli spostamenti, si farebbe in modo che la gente si disperda, che non si accumuli nei supermercati aperti (al supermercato non si prende il virus, nei boschi si, pure questo spiegatemelo) e che, nel rispetto del social distancing ripartano cmq i consumi di carburante (che sono scesi del 90% in questo periodo) il cui contributo al PIL e’ significativo.
Facendo due conti stupidi, in questo periodo ho risparmiato circa 200 euro di gasolio non potendo allontanarmi per uscire in bici nei boschi. Chi vive in citta’ fa anche molti km per andare a fare un bel giro e scoprire nuovi sentieri. A differenza di quel che probabilmente pensano ai piani alti la mtb non e’ fare il giretto nel boschetto dietro casa. Certo, per chi ce l’ha e’ pure quello, ma tutti i biker con un minimo di vena esplorativa spesso si allontanano in macchina per affrontare nuovi giri e scoprire nuovi posti.
Ritrovarsi privati di tutto questo, che vale anche per altri sport, e’ come sentirsi completamente svuotati, rendendo completamente inutile e insensata la propria esistenza.
E penso che tanti la pensino come me.
Spostandoci su altri sport, aggiungo due righe riguardanti il surf, gli sport acquatici individuali e l’accesso al mare in generale. Qua la cosa, sopratutto x il surf potrebbe essere piu’ complessa, ma con il buon senso credo che si possa tranquillamente evitare di affollare le line up, e magari accontentarsi di surfare spot con una qualita’ dell’onda un po’ piu’ “sporca” mantenendo per bene le distanze. Per l’accesso alla spiaggia basterebbe vietare lo stazionamento, consentendo solo il passaggio per fare il bagno, sport, o attivita’ motorie di allenamento a secco in spiaggia.

surf is not a crime
Ma pure qua, in fondo, vale il discorso di cui sopra: della salute psicofisica delle persone poco importa. Ci vogliono tutti grassi, con il colesterolo alto, ipertesi e pronti ad essere vaccinati contro un virus con un vaccino probabilmente fasullo (sono tante le fonti scientifiche che riferiscono che la profonda instabilita’ di questo virus ne rende difficile lo sviluppo di un vaccino efficace).
Questo non e’ il mio mondo, questo non e’ il mio paese. Una vita a queste condizioni non vale la pena di essere vissuta. Spero fortemente di vedere qualche segnale di comprensione a maggio, altrimenti la mia sopravvivenza (come quella di tanti altri) sara’ davvero dura. E non aggiungo altro perche’ se iniziamo ad analizzare anche la situazione economica la cosa si fa ancora piu’ preoccupante.

NON SIAMO CRIMINALI
SIAMO SOLO INDIVIDUI CHE AMANO L’OUTDOOR E LE LORO PASSIONI.