MTB: Back action camera

Per chi non ci segue su facebook, ecco il video realizzato a Formello sul trail “cinghiale”, uno dei piu’ datati ma pur sempre divertente 😉
Il percorso non presenta particolari difficolta’ come potete vedere, ed e’ apprezzabile anche con una front 😉 (chi ha effettuato le riprese . all’indietro girava con un frontino ;)) . Buon divertimento

formello curve

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Surf & Bike : la mia insolita accoppiata

Diciamolo: e’ abbastanza raro che un surfista si dedichi alla mountain bike e ci si appassioni, ma e’ ancora piu’ difficile
che un biker fissato si avvicini al surf da onda. Montagna (o cmq ambiente collinare) e mare, due realta’ molto diverse, anche
se coincidenza vuole che molte location surfisticamente interessanti siano interessanti anche per la mountain bike. Restando in
italia il miglior esempio e’ la Liguria, mentre all’estero Tenerife e Gran Canaria offrono onde di qualita’ e singletrack da paura.

Perche’ allora e’ cosi’ poco frequente trovare appassionati di entrambi questi sport, malgrado ci siano aziende che lavorano
in entrambi i settori (Dakine, ION, e se vogliamo anche Fox dato che propone boardshorts e costumi) ?

Partiamo dal presupposto che parlando di puri appassionati non agonisti la forma mentis ideale e’ estremamente diversa tra i due
sport. Iniziando dal surf, cominciamo con il dire che questo piu’ che uno sport e’ una filosofia, uno stile di vita, una ricerca
continua di un “sistema perfetto” surfista-onda, in cui si cerca il bilanciamento totale tra le forze e l’equilibrio umano e quello
della natura. Nel Surf nulla si crea e nulla si distrugge, si sfrutta un momento cercando di goderne appieno in pochi attimi
di simbiosi con il Mare. Ovvio, dietro a tutto questo c’e’ tecnica, capacita’ di lettura del mare, una buona forma fisica e preribilmente
una buona memoria muscolare. Considerando solamente surfisti “mediterranei”, quindi che surfano prevalentemente un bacino chiuso,
bisogna ricordare che la frequenza delle mareggiate in questo caso non ha nulla a che vedere con l’Oceano. Si, in Italia e nel
Mediterraneo le onde ci sono, e spesso sono pure di qualita’, ma sono esclusivamente legate a perturbazioni. E se arriva l’alta pressione
si rischia di restare a secco anche per piu’ di un mese, e se non si affianca un’altro sport o un allenamento specifico possono
essere dolori: affrontare una mareggiata magari consistente dopo un mese di stop puo’ diventare molto faticoso.

surfcarrubbo1

La mountain bike invece e’ forse tra i piu’ prevedibili e meno meteodipendenti degli action sports outdoor, basta che non piova a dirotto e un posto dove girare o anche solo allenarsi un po’ si trova. Forse e’ questa la ragione per cui ho trovato nella bike una soluzione
per poter dare un minimo di continuita’ al mio cercare di tenermi in forma. Odio le palestre e le attivita’ ripetitive e fini a
se stesse in generale, inotre ho alcuni acciacchi che mi impediscono di lavorare con i pesi, quindi la bici con il suo basso impatto
sulle articolazioni e la sua componente prettamente aerobica fa il caso mio. La mtb permette di stare all’aria aperta e scoprire
posti nuovi, goderti il silenzio e respirare aria pulita, migliorare la forma fisica e accettare nuove sfide, sia tecniche che di dislivello.

Inoltre a livello di allenamento aiuta chi come me non ama le palestre a migliorare con gambe e fiato, fattori che comunque anche nel surf tornano utili specie nel lungo termine. Quindi se percaso fate parte di quella categoria di sportivi come surfer, windsurfers, kiters, snowboarders, e altri praticanti di attivita’ meteodipendenti se non avete mai pensato alla biciclettina come passatempo provate a farci un pensiero, e se pensate che sia uno sport noioso provatelo in un bikepark con risalite meccanizzate,
potreste cambiare velocemente idea …. Idem se avete timore per l’incolumita’ delle vostre chiappe: basta una buona sella e un pantaloncino
di qualita’ per limitare notevolmente il trauma da sellino che allontana molti potenziali adepti. Se non ci credete continuate
a seguirmi, a breve vi raccontero’ della trasformazione di un giocatore di rugby anti-bici in un biker 😉 .

mike2

Proviamo invece a vedere cosa potrebbe portare in acqua un biker. Trattasi di argomento molto complicato: il surf al momento e’ di moda
e questo non e’del tutto positivo, il numero di praticanti e’ in crescita ma lo spazio in acqua resta lo stesso. E’ uno sport che nei primi
tempi richiede continuita’ per migliorare, e’ molto faticoso per chi le braccia le usa poco … ecco ribaltando la situazione
possiamo dire che permette di allenare la parte superiore del corpo, migliora comunque ulteriormente il fiato e la resistenza
e porta ad esplorare un mondo nuovo per chi e’ abituato ad andare su due ruote. Un mondo diverso, di non semplice comprensione,
ma che puo’ far provare sensazioni che nessun altro attrezzo sportivo puo’ regalare. Sensazioni che spesso hanno un prezzo
da pagare molto alto specie nel nostro mare in termini di attesa, convivenza in acqua, frustrazione per le difficolta’ di apprendimento.
Ma con una buona dose di umilta’ e pazienza si riesce ancora a tirare fuori del buono da quello che e’ secondo me il piu’ particolare e affascinante tra tutti gli action sports 😉

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MTB: Civitavecchia – Rotella – Ripetitori …

Enjoy the silnce: Civitavecchia Ripetitori trail Rotella
(traccia GPS GPX al fondo)

Finalmente una bella giornata soleggiata mi permette di riportare #Slayerina ai Ripetitori di Civitavecchia. Stavolta siamo
entrambe piu’ preparate, e l’obbiettivo e’ il trail Rotella, che non avevamo ancora percorso. La salita a sto giro non presenta
sorprese, le gambe vanno e il 36 fa il resto. In meno di un ora sono sotto al secondo ripetitore. Il vento da est/sudest e’ freschetto,
e in lontananza il mare mi fa pensare per un attimo al surf e alla mareggiata che potrebbe entrare. Lo scirocco pero’ e’ ballerino,
ha i suoi tempi, quindi ben venga la scelta di pedalare. Pochi incontri con esseri umani a sto giro, qualche motociclista, un paio
di bikers molto frettolosi, per il resto mucche, cavalli e silenzio.

mucche io cavalli top

Rimonto la mentoniera al casco Bell convertibile, accendo
la cam e giu’ per il Rotella. I sentieri di Civitavecchia han poco a che vedere con Formello o Monte Cavo. L’ambiente e’ completamente
diverso, molto piu’ selvaggio, il terreno e’ roccioso e insidioso. Non ho un buon rapporto con questo tipo di terreno, quindi vado
piano e cerco di farmelo piacere. Qualche punto dove si puo’ lasciare correre c’e’, ma questi sono i tipici trails in cui ci vuole
un po’ per capire il modo migliore per percorrerli. Ci pensa il paesaggio a compensare le mie skill un po’ limitate, e il silenzio.
La seconda parte del sentiero presenta anch’essa alcuni passaggi rognosetti, nulla di apparentemente impossibile, ma io ho una forma
di blocco psicologico per le pietre fisse, preferisco radici e canali scassati se proprio devo andare sul tecnico, ma in qualche modo si fa.

Siamo a fondovalle , e iniziamo a risalire per la sterrata, tra mucche,cavalli, margherite e fontane. Stavolta risaliamo nuovamente
ai ripetitori, e decido per il sentiero centrale classico. Anche qua pietre e pietroni, e un altro blocco psicologico su un rockgarden a passaggio obbligato. Quando la discesa e’ tecnica la fatica si fa sentire, e non abbiamo ancora finito perche’ ci aspetta il simpatico stradotto
che ci riporta all’asfalto … Un uscita tecnicamente interessante e mentalmente rilassante: tecnica, silenzio, e bei panorami, il tutto
a circa 50 km da Roma ….

cavalli2 slayerina

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top2

DOWNLOAD GPX

 

MTB: Formello, la Pecora, video e traccia GPS

In sella a Slayerina vi presento la Pecora, ultima creazione dei locals di Formello nel Veio Bike Park. La prima parte e’ molto facile, la seconda invece presenta un divertentissimo canale con saliescendi da montagne russe. Ecco il video, in fondo all’articolo troverete anche la traccia GPS.

La Pecora condivide la traccia di risalita con l’altra new entry, la Capra, sentiero un pelo piu’ tecnico con un grosso salto (evitabile) e qualche passaggio su roccia. Entrambi si sviluppano nella parte alta della macchia di Sacrofano, e possono essere percorsi anche in condizioni di discreta umidita’ (al momento della ripresa del video piovigginava a tratti) .

formello capra pecora

Formello si conferma una location spettacolare per avvicinarsi e migliorare nella MTB. I sentieri sono divertenti e davvero ben tenuti, adatti anche alle front con le dovute cautele, inoltre anche le rissalite sono su sterrato e su singletrack, tutte all’interno di un’area protetta, questo rende impossibile effettuare risalite meccanizzate (i percorsi comunque restano piu’ sul genere easy enduro/trail, raramente ho visto bici con forka a doppia piastra) rendendo il posto veramente ideale per allenarsi in tranquillita’ nel verde a pochi km da Roma.

Ieri e’ anche stata l’occasione per provare il nuovo upgrade di Slayerina, un nuovo manubrio RaceFace Riser largo ben 780 mm

slayerina manubrio

E’ ancora un po’ presto per trarre conclusioni, ma in questa prima prova posso dire che i cm in piu’ (l’originale era da 720) aiutano molto in discesa a mantenersi stabili in velocita’ e migliorano la confidenza sui salti, ma non solo: ero molto scettica sulla guida in salita con questo manubrione, invece anche qua specie nei passaggi tecnici e nei tornanti aiuta a tenere tutta la bici stabile.

manubrio race face

Si tratta di un upgrade relativamente poco costoso (su siti come crc e probike si trovano manubri di questo tipo tra i 30 e i 50 euro) che puo’ pero’ dare nuovi “imput” specie a bici un po’ datate o entry level.

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Per concludere, come anticipato ecco la traccia GPX: comprende tutta la parte alta del park di Formello, quindi Scoiattolo, Capra e appunto la neonata Pecora:

DOWNLOAD GPX

Si ringrazia MTB FORMELLO per il gran lavoro su questi sentieri 😉

 

MTB: test reggisella telescopico su Front

Del reggisella telescopico ne abbiamo gia’ parlato evidenziando l’estrema utilita‘ dell’accessorio in questione e del come puo’ semplificare notevolmente la vita e la guida della mountain bike, sopratutto ai comuni mortali. E oggi infatti voglio lasciare spazio all’opinione di Mike, amico da poco avvicinatosi alla MTB con una front Specy Stumpjumper montata con alcuni accorgimenti per renderla un po’ piu’ “cattiva” e non disdegnare anche la discesa. Tra le customizzazioni infatti spiccano pedali flat, dischi da 200 / 185 , manubrio largo (780 mm) con rise e ovviamente reggisella telescopico KS.

stumpjumper 2013

La prima uscita con questo setup e’ stata fatta a Formello, i cui sentieri ben si adattano anche ad una front incattivita grazie ai frequenti rilanci specie sui trail Cinghiale e Volpe.  Ecco il feedback di Mike riguardo al suo giochino:


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Se molti ritengono che questo accessorio abbia cambiato radicalmente il modo di andare in MTB e se in tanti hanno apprezzato questo prodotto, non posso che essere pienamente d’accordo. Oggi ho provato per la prima volta il tubo reggi sella telescopico sulla mia Spacy e devo dire che son bastati una manciata di secondi per capirne l’enorme vantaggio che ne deriva. La mia Stumpjumper front ha tutte le carte in regola per essere una bici performante e divertente. Alcune uscite precedenti mi han fatto apprezzare questa bicicletta nonostante non mi considero un biker e non ho mai avuto troppo feeling con questo mezzo. In effetti una buona bici ti mette in condizione di divertirti e se poi i giusti consigli e il giusto meccanico fanno la loro parte, ecco che il divertimento è assicurato. Oggi il mio KS ha fatto la differenza in quel di Veio Bike Park. Il posto merita e si adatta bene a chi come me non ha una grande esperienza ciclistica in fuori strada. Salite e discese si alternano a continui rilanci e il tubo sella telescopico dà quella marcia in più. Il comando al manubrio è reattivo sia in estensione che in contrazione e sopratutto in salita si sente la differenza in qunato la postura più alta agevola lo spostamento in avanti e migliora la trazione e la precisione di guida. Altra nota degna di menzione è il fatto che il reggisella telescopico KS ha un’ ampiezza tale per cui agendo sul comando si riesce ad ottimizzare l’escursione e quindi non si ha una sola posizione ( basso / alto ) ma si buò scegliere l’altezza ottimale per ogni track.
Esteticamente poi è una bomba: il cavo di comando non arriva fin sotto il sellino ma si ferma poco dopo il collarino e rende il tutto pulito e lineare con un look accattivante e minimalista anche se il passaggio dei cavi e’ esterno. 
In conclusione devo ammettere che prima era una gran rottura doversi fermare per regolare l’estensione del tubo sotto sella e ora basta una leggera pressione del pollice sinistro sull’apposito trigger e in un battito di ciglia si ottiene la perfetta regolazione della sella. Amo le salite e sicuramente questo accessorio fa la differenza permettando una regolazione precisa dell’altezza e adeguata alla tecnicita’ del percorso, mentre in discesa una volta abbassato è pressoché perfetto agevolando il fuorisella e diventa superlativo nella gestione dei rilanci dove basta rialzaro per non perdere velocita’…. .quindi promosso a pieni voti anche da uno che tutto pensava, piuttosto che appassionarsi alla MTB. 

mike1 mike2

Credo che a questi punti, a meno che uno non faccia percorsi prettamente pianeggianti (o prettamente AM con lunghe salite e conseguenti lunghe discese senza necessita’ di frequenti cambi di stance) il reggisella telescopico sia d’obbligo per ottimizzare performance e divertimento. Ad ulteriore prova ricordiamo che la medaglia d’argento femminile olimpica di Rio ha corso con una front dotata di reggisella telescopico … e se siete interessati all’acquisto di uno di questi prodotti (vi consiglio di evitare quelli troppo economici e di optare per un modello a passaggio cavo esterno se vi cimenterete nel montaggio in maniera autonoma) potete anche approfittare dell’offerta del nostro parthner PROBIKE : inserendo il codice SALDI5 avrete un ulteriore 5% sugli articoli gia’ in saldo

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In conclusione, per chi pensa che la front non sia abbastanza divertente, vi faccio vedere come se la cava dietro a #slayerina sul track Cinghiale di Formello :

Surf: fredda perfezione invernale

Nell’immaginario collettivo il surf e’ cosa che si fa d’estate, roba da spiaggie affollate da palestrati e simil top model in bikini
con tavola sottobraccio, sole che splende e onde che fanno i tubi. In italia non e’ cosi’, o meglio l’estate e’ il momento peggiore
per surfare (e anche per imparare questo sport) , le mareggiate scarseggiano e le poche volte che il mare regala qualche onda c’e’
da gestire una difficile convivenza con i bagnanti nonche’ con il numero almeno raddoppiato di surfisti, specie principianti.
Ma spesso e’ la stagione fredda a regalare le giornate piu’ interessanti, con swell di intensita’ tale da attivare alcuni spot
che richiedono quadri meteo particolari difficili da vedere nella bella stagione. Altra cosa positiva dell’inverno e’ che, tralasciando
gli spot piu’ famosi e frequentati l’affollamento si riduce, e non e’ raro restare in acqua da soli.
La swell di oggi era annunciata, con tutti i principali siti meteo che all’unaminita’ annunciavano questa potente sciroccata.
Gia’ ieri al tramonto ho potuto godere di un “prologo” di riscaldamento che mi ha colto un po’ impreparata: 1 mese senza surfare
e’ parecchio, e’ uno sport per il quale e’ molto difficile effettuare una preparazione completa a secco senza andare in palestra e
disporre di attrezzi specifici, e rientrare in condizioni gia’ da subito abbastanza impegnative (vento da terra forte che rende la
partenza piu’ faticosa) non e’ il massimo dopo un mese a secco.

violetta banzai beach

Il prologo pero’ e’ servito: oggi le braccia hanno funzionato meglio, aiutate anche dalla rip-current che si forma lungo l’antimurale
che ripara lo spot dallo scirocco attivo e facilita la risalita.

Quasi 3 ore in acqua di cui circa una 40 ina di minuti in solitudine, e poi solo in 3 a dividerci la fredda line up.

surf secret towerFreddo, vento da terra ma onde perfette sia destre che sinistre di misura attorno al metro permettevano di passare da uno stile piu’
orientato alle curve al classico sopratutto sulla destra. La perfezione fa dimenticare il freddo (che si sentiva malgrado la muta 5.3, calzari guanti e cappuccio ) e si continua a risalire  finche’ le braccia reggono. E’ difficile descrivere a parole quello che puo’ produrre lo spot surfato oggi. Probabilmente che non conosce il surf non riesce ad immaginare che anche il nostro piccolo Mediterraneo puo’ riuscire a regalare mareggiate di qualita’ oceanica.

violetta tower instagram
Ci vuole passione, costanza e qualche rudimento di meterologia per inseguire le onde nostrane, ma una volta arrivati ad un livello
stabile ci si puo’ divertire anche senza investire in viaggi in oceano. Ormai e’ assodato: Yes we surf in Italy

cold surf violetta

K2 CarveAir 149 TEST Groomer Snowboard

TEST K2 CarveAir 149

Ci siamo riusciti. Finalmente le condizioni meteo mi hanno permesso di azzardare un’uscita in snowboard a Campo Felice per provare
la K2 CarveAir, tavola appartenente alla neonata categoria “groomers“. In USA per groomer si intende pista battuta, e le tavole dedicate
a questa categoria hanno l’obbiettivo di ottimizzare le performance sul battuto/lavorato/preparato senza penalizzare il freeride.
In pratica la CarveAir e le sue parenti di altre case dovrebbero carvare come un freecarve hard anni 90 senza sacrificare l’andatura
in neve fresca. Insomma, sulla carta la tavola ideale per riportare sullo snowboard gli over 35 che hanno iniziato con questo sport
20 anni fa o piu’, magari con un hard.
Faccio parte di questa categoria. Malgrado abbia un passato da aspirante maestra di snowboard, non sono mai stata una scimmietta da park,
non ho mai amato il freestyle specie quello newschool (rail e altre cose che in montagna in natura non esistono),
e anche se qualche rotazione la chiudevo le mie passioni sono sempre state le curve, siano esse in fresca o in pista con l’hard.
Cominciamo dal perche’ una tavola del genere nel mio quiver? la risposta e’ molto semplice, perche’ con il freeridone (Dupraz D1 5.5)
senza powder (vera) fai poco e le transazioni in pista sono a volte poco divertenti, con l’hard o hai pista libera fatta nella giusta
maniera (vedi les2alpes) o rischi l’incidente, e tutte le tavole piu’ polivalenti che ho avuto dopo un po’ mi han stufato e le ho vendute.

Un mesetto fa circa mi ritrovo a vedere il video “yearing for turning” e’ stato illuminante, mi ha fatto tornare voglia di andare in snowboard, ed ecco che poco dopo ho rimediato la groomer.

k2 carveair 149

Cominciamo dall’aspetto dell’oggetto in questione. Direzionale puro, diamond tail, lamina effettiva molto lunga se proporzionata alla misura
totale, flat camber, carbonio tra i piedi. Al tatto la tavola e’ rigida, molto rigida per la misura. Angoli scelti: non e’ stato facile,
con i freeride ormai monto il duck ovunque, ma questa e’ direzionale, sembra un hard allround anni 90 allargato… che facciamo ? 0-15
e passa la paura.

flat camber

Dopo 40 minuti di coda alle casse finalmente siamo sulle piste e vediamo cosa sa fare questa tavola.

Ci vuole un attimo per prenderci le misure e per capire che il peso va tenuto mediamente piu’ avanzato rispetto ad una tavola twin
o directional twin. La prima run e’ puramente conoscitiva, ma offre un bello spunto in powder, perche’ non provarci ? E qua arriva
la sorpresa. Un 149 che gira in modo molto surfistico, richiede un po’ di arretramento rispetto alle mie abitudini, ma risulta molto
molto piacevole.

lines

Presa la mano, alla seconda run comincio a capire che non e’ un hard, che non ho gli appoggi sui boots ma devo usare le caviglie.
Ed ecco che la carveair comincia a carvare con precisione e tenuta da hard, sia front che back. La tavola richiede un adeguamento
della tecnica (che si scopre presto) al nuovo mezzo, e dimostra sopratutto su spazi ampi di media pendenza di poter arrivare molto
molto vicino a quello che riesce a fare un hard. Va lanciata , richiede velocita’ per esprimersi al meglio, ma rimane comunque piu’
tollerante e facile da svincolare in caso di sciatori o riders in rotta di collisione. Ci va un po’ di tecnica e un po’ di preparazione
a gestire i cambi , non e’ veloce come un hard ma al momento resta l’oggetto montato con attacchi morbidi che piu’ si avvicina
alle sensazioni che si possono provare solo con gli scarponi rigidi…. con il vantaggio che se percaso si incrocia powder la carveair
non si tira indietro, anzi sfodera tutta la sua velocita’ e maneggevolezza.

k2carveair campofelix

Purtroppo Campo Felice nei weekend difficilmente offre la possibilta’ di far tirare fuori tutto il potenziale a questa tavola, spero di poter approfondire l’argomento con meno traffico sulle piste.
Per il momento proviamo a tirare le somme:

Carving : 9 1/2 -> Il nome e’ un programma, la tavola non delude, a patto di adeguare la tecnica, e nemmeno le lastre di ghiaccio
la spavetano piu’ di tanto.

Powder 9 -> Un 149 che gallegga con i miei 60kg abbondanti vestita sopra e’ uno spettacolo. Necessita pero’ di velocita’ maggiore
rispetto ad un freeride puro da powder, ma una volta lanciata permette una surfata che ricorda sensazioni acquatiche.

Situazionale (gobbe o altre condizioni anomale) -> 7 1/2 . Ovviamente meglio di un hard, meglio di tavole rocker, meglio di freeridoni
da galleggiamento. Digerisce la serpentina stretta (anche qua serve un minimo di adeguamento nei cambi) ma la rigidita’ richiede
gambe altrettanto reattive per assecondarla.

Non azzardo voti “freestyle” anche se da recensioni e video si puo’ vedere come queste tavole siano adatte a staccare salti in
velocita’ … ma la mia veneranda eta’ non mi permette di dare questo tipo di feedback.

top campofelix

Nel complesso possiamo dire che questo tipo di tavola potrebbe essere un aiuto a far uscire un minimo lo snowboard dalla crisi, a far tornare sulle piste chi si stava arrendendo al cambiamento climatico, a trovare nuove motivazioni per migliorare la propria tecnica e riportare nello snowboard quell’eleganza che manca da anni e levarci quell’etichetta di scimmiette che molti ci affibbiano.

Welcome to a groomed future 😉

Riferimeni tecnici QUA

Snowboard – chi cerca trova

Local. Termine che nel surf non potra’ mai appartenermi. Ma quando torno qua, nella Valle da cui e’ iniziato tutto e trovo la neve ritrovo anche le mie origini. Ho iniziato lo snowboard nel ‘94 oltralpe con un hard, ma e’ qua, nei boschi del comprensorio di Bardonecchia che ho maggiormente sfruttato le possibilita’ di freeride servito da impianti date dal territorio. Parlo di fine anni 90 e dei primi anni 2000, anni in cui la neve non si faceva desiderare, e permetteva di spaziare dagli ampi pendii dello Jafferau ai boschi del Melezet, passando per il Vallon Cros nell’omonimo comprensorio. Conoscevo e conosco ogni albero e ogni passaggio. Poco e’ cambiato in questi anni, ma una cosa e’ cambiata. Lo snowboard e’ cambiato. A fine anni 90 eravamo tutti freeriders assatanati di fresca, capaci di ravanarla fino all’ultimo rimasuglio anche nei boschi piu’ stretti e impensabili all’occorrenza. Adesso basta osare un po’ di piu’, fare qualche metro a piedi per trovare pendii con pochi passaggi anche a piu’ di 10 giorni dall’ultima nevicata …..

Le zone del Vallon Cros e del Seba nel comprensorio di Melezet sono state favorite dalla nevicata pre-natalizia, e dopo tanto tempo li ho potuti rivedere aperti e al massimo splendore, complici anche le temperature basse che hanno permesso al manto nevoso di resistere e di ben stabilizzarsi rendendo possibili discese sicure.

 

 

 

 

 

 

Neve bella e fredda, farinosa, e stranamente nessuno che si avventura oltre le piste o i pendii piu’ evidenti e “ravanati”. Come se ci si fosse dimenticati del freeride. Del resto la maggior parte degli snowboarder (ma anche dei freeskiers) paiono essere maggiormente attratti dallo snowpark che quest’anno e’ stato costruito sul Selletta.
Due generazioni diverse. Certo una volta i park non c’erano, e se la powder non c’era esploravi percorsi un po’ piu’ fuori dalle rotte o ti dedicavi al backcountry. Ora pare esserci una distinzione decisamente piu’ netta tra le discipline, anche in termini di tipologia di materiali usati. Del resto la mia Dupraz D1, appartenete alla categoria degli snowsurf ovvero a quelle tavole da freeride con stile surf-oriented trova nella fresca e nella trasformata portante i suoi terreni preferiti, non disdegnando qualche curva in stile groomer quando la neve in pista tiene. Tutto il resto (ghiaccio e neve irregolare) e’ sofferenza, un po’ come fare un percorso da DH con una front da XC facendo un paragone con la mountain bike.

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Si conclude qua questa parentesi da “local”, in cui mi e’ parso di tornare indietro di 15 anni almeno …. ora a breve tornero’ verso la Capitale, con la buona notizia che anche in Appennino ha finalmente nevicato … che questo sia un’inverno degno di questo nome ? Una cosa e’ certa, che lo snowboard ha ancora un suo forte perche’ nel mio mondo. Never stop riding 😉


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Welcome 2017

Il 2016 si e’ chiuso tra onde di qualita’ e powder inaspettata …..

Augurando a tutti un 2017 nel segno dell’outdoor e dello sport vissuto nel migliore dei modi pubblico 2 video realizzati ieri, nella speranza che anche la neve torni protagonista (magari anche in Appennino) , che lo snowboard riprenda la sua dovuta visibilita’ e che quel minimo imput che si inizia a vedere da alcuni brand con modelli che strizzano gli occhi a chi questo sport lo ha visto nascere e crescere , riportando in montagna il sano divertimento di fare semplicemente qualche “curva”, anche in pista se la fresca manca. Buon 2017 a tutti !!!!

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Dupraz D1 snowboard carving groomer like from WhyBeNormal KiaZ on Vimeo.

Seba powder snowboard freeride bardonecchia melezet from WhyBeNormal KiaZ on Vimeo.



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Snowboard: riflessioni di fine anno …

EOY 2016 (dov’e’ andato lo snowboard)

Questo 2016, il primo anno per whybenormal, sta giungendo alla fine. E come tutti gli anni le festivita’ mi riportano qua in alta ValSusa,
dove sono cresciuta e dove ho iniziato ad apprezzare la montagna e le sue potenzialita’, dapprima invernali con lo snowboard e il
backcountry (snowboard alpinismo) e poi estive con la mountain bike. Questa fine dicembre e’ tuttavia stata abbastanza fortunata.
La neve sopra i 1800 metri e’ qualitativamente buona, con un po’ di fortuna si riesce ancora a strappare qualche curva in powder ma
piu’ facilmente si rispolvera l’hard (snowboard alpino) e si carva a velocita’ che superano i 50 km orari.


Cosa rara ormai, sia perche’ gli inverni son sempre piu’ miti e brevi (specie in Appennino), sia per il caro-skipass e la logistica divenuta
ormai per me complessa.
In questi due giorni sulla neve non ho potuto notare come la presenza degli snowboarder sulle piste rispetto a qualche anno fa si
e’ drasticamente ridotta. Del resto le aziende del settore lamentano un calo del fatturato del 20% circa. Colpa della poca neve, del
caro-skipass (sono poche le location dove si possa acquistare un giornaliero a meno di 30 euro … ) e forse anche di una inappropriata
gestione mediatica dello sport in se.
La mia generazione, quella che ha iniziato lo snowboard negli anni 90 era sia invidiata che odiata dagli sciatori.


Invidiata per la faclita’ di gestione in fresca del nostro mezzo, odiata perche’ molti riders venivano da contesti poco affini alla
montagna, inceppando a volte in atteggiamenti poco educati e apparentemente pericolosi. Le traiettorie diverse dei due tipi di mezzi ha fatto si che addirittura si prospettavano divisioni delle piste e altre amenita’ che hanno in un primo tempo considerato l'”homo snowboarder” poco interessante …
Ma … ma nel 98 lo snowboard diventa sport olimpico, e le cose un pelo cambiano. Lo sport cresce, arrivano i maestri (la cosiddetta
terza figura), arriva una sua legittimizzazione e sempre piu’ i resort si attrezzano in modo da poter accogliere anche l’homo snowboarder
con snowpark e servizi ad hoc. Intanto, lo sci “copia” dallo snow, e arrivano i freeski e gli sci da powder e freeride. Il gap
con i bipedi viene colmato, l’hard pian piano sparisce confinato a pochi appassionati spesso nostalgici (come me) e a chi intende
provare la selezione maestri (in cui almeno fino a qualche anno fa la prova con la tavola rigida era ancora obbligatoria).
Lo snowboard diventa sempre piu’ freestyle convivendo con il freeski. Le aziende paiono dimenticarsi che i loro primi clienti crescono,
e che ad una “certa” zompettare come una scimmietta non e’ piu’ cosi’ interessante. Resta il freeride, si investe sulle splitboard.
Ma anche qua, con il clima bizzarro che ci ritroviamo, che senso ha comprare un oggetto che costa piu’ di 1000 euro per usarlo poche
volte l’anno? Roba per pochi “local” ….
Alla fine vista la situazione io le poche volte che riesco ad andare sulla neve prediligo l’hard, anche se capisco che le veloctia’
che si possono raggiungere e il punto cieco nel cambio possono essere pericolose in caso di affollamento …. cosa resta allora per chi
ancora ama andare sulla neve per traverso e ha vissuto l’evoluzione di questo sport ? Le aziende forse si stanno svegliando proponendo
una nuova categoria carving oriented: si chiamano groomers, io le chiamerei soft freecarve. Sono tavole larghe quanto basta per non
toccare con i piedi, con lamina effettiva lunga quanto basta a garantire tenuta, flex medio rigido , setback e shape direzionale.
A volte sono addirittura assimmetriche. Insomma alcuni concetti dei vecchi freecarve adeguati al mondo moderno.
Non so se le groomers salveranno lo snowboard: una cosa e’ certa: gia’ con la mia Dupraz che e’ un freeridone in certe condizioni
si puo’ emulare una groomer, ma l’idea di una tavola che dia sensazioni quasi da hard faticando la meta’ e che mantegna una minima
polivalenza (una groomer bene o male galleggia, un hard no) mi fa ritornare la voglia di tornare alle origini !!

Buon anno a tutti !!!

NB: foto in action di “repertorio”, scattate prima del 2012.