MTB: Torninparte enduro

Torninparte enduro (prove speciali Casello e Canalone)

15/10/17: La giornata si preannuncia con una temperatura tutt’altro che autunnale e cielo sereno, quindi quale migliore occasione per tornare sopra i 1000 metri? Stavolta andiamo ad esplorare i trails appositamente costruiti per la gara di Enduro svoltasi a Torninparte circa un mesetto fa. Stavolta a farmi da guida c’e’ Alessandro, mio “compagno di scuola di MTB”. A dire il vero sulla carta la destinazione mi aveva gia’ incuriosito, anche se gli elementi in mio possesso lasciavano intuire una noiosa risalita su asfalto lungo la strada che porta a Campo Felice. Fortunatamente Alessandro con alcuni amici ha scovato un’alternativa, che limita l’asfalto a 3km, dopodiche’ si sale su una piacevole sterrata, mai troppo ripida e molto panaoramica: la vegetazione e’ a prevalenza di faggi che in questa stagione assumono colori spettacolari che spaziano dal giallo al rossiccio.

torni 1 torni 11

Arriviamo all’imbocco della prima speciale, chiamata Canalone. Questi trail sono stati appositamente creati per un evento, ma fortunatamente si e’ cercato di mantenere il piu’ possibile il terreno naturale, senza grossi sconvolgimenti e strutture improbabili. E’ la piu’ corta delle speciali (meno di 2km) , presenta qualche elemento tecnico compresi alcuni scalini all’inizio che mi mettono subito in difficolta’ , poi la cosa diventa piu’ flow, con alcuni ripidi abbastanza dritti che non spaventano per nulla la specy. Il trail si chiude con un complicato canyon tra le rocce, poco piu’ largo di un manubrio da 800 mm …. canyon che ne io ne Alessandro riusciamo a chiudere in sella.

torninparte enduro from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Si risale una seconda volta, stavolta piu’ alti, per imboccare la speciale chiamata il Casello, nome dovuto al fatto che termina proprio attaccata al casello autostradale. Le gambe vanno quasi meglio che al primo giro, e i faggi colorati continuano a dominare il paesaggio,rendendo il tragitto sempre piacevole.

salita stradotto stumpy

Partiamo quindi per la seconda ed ultima per oggi discesa. Un bel sentiero natural flow, che purtroppo per me si conclude con una serie di strettissimi tornantini, e mi riprende il flashback del famoso singletrack de l’infernet, gioie e dolori di quest’estate … e contestualmente anche l’idea che sullo stretto la slayer girava meglio (penso che con la vecchia 26 li avrei chiusi non dico tutti ma quasi) … continuo a non arrendermi e a pensare che sia una questione di tecnica … se ci scende gente con bici con taglie piu’ grandi della mia perche’ non ci devo scendere io ????


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Purtroppo il giro e’ finito, tutto molto divertente anche se si aggiunge un nuovo “conto in sospeso” ai miei problemi tecnici e ritorna un po’ di nostalgia per Slayerina, che e’ tornata a sgambettare e a zompare a Formello con il nuovo proprietario: un 13enne senza paura …

nik

Concludo con il solito relive e link alla traccia. Al prossimo giro !
Relive:


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Traccia GPX :

Surf & MTB in Liguria …

…. le condizioni al contorno …

Le condizioni al contorno … mi piace chiamare cosi’ tutto quello che non e’ prettamente tecnica, performance, mezzo, ma che rende una giornata outdoor vicina alla perfezione. Puo’ esseere la giusta compagnia, oppure nel mio caso parliamo di una location e un meteo perfetti, che hanno reso questa giornata sul levante Ligure davvero superlativa.

Iniziamo con il surf. Webcam check alle 7 del mattino, previsioni confermate. A Recco entrano piccole ondine da mare lungo da Maestrale, perfette per scivolare con #violettablackdog . Attorno alle 8 sono sullo spot, ci sono 3 persone in acqua, e dal vivo la situazione e’ meglio che in webcam. L’aria e’ bella fredda (il termometro del qubo segna 11 gradi), il cielo limpido … un leggero vento da terra rende le piccole onde ancora piu’ liscie e invitanti. Quando e’ cosi’ non si sa mai quanto puo’ durare, quindi metto la muta di corsa e mi butto. L’acqua e’ apparentemente calda, almeno con la muta 3.2 . Il periodo e’ lungo, c’e’ molto da aspettare per prendere la serie “buona”, ma l’affollamento quasi nullo e le “condizioni al contorno” perfette rendono quest’attesa piacevole. Non c’e’ una nuvola, l’acqua e’ pulita e si intravede addirittura in lontanaza l’estremo ponente ligure …. Ormai e’ settembre inoltrato, la spiaggia semi deserta, gli stabilimenti iniziano a dimezzare il numero di sdraie e ombrelloni. E’ finita l’estate dei bagnanti, inizia l’autunno del surf. Le onde sono a-frame, la luce bassa mi costringe nella prima ora a prediligere le sinistre. Appena la visibilita’ migliora mi sposto a cercare le destre, piu’ lunghe e portanti, anche se parliamo di misura molto piccola, dal mezzo in metro in giu’, ma davvero divertenti e ottime per il long.

Recco surf

Dopo un paio d’ore la frequenza delle serie buone va scemando, quindi esco, e finalmente mi godo un po’ di aria buona e sole in riva al mare,
in attesa di cambiare giocattolo nel pomeriggio . Questa e’ la mia stagione preferita per godersi il mare .. ci scappa pure un bagnetto ma l’acqua e’ tutt’altro che calda , ormai l’autunno e’ arrivato.


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Giunge di dare spazio alla biciclettina, chissa’ se alla Specy piaceranno i sentieri del monte di Portofino ?
Unico modo per saperlo e’ andare a pedalarci !!
Superato il primo problema ovvero dove parcheggiare, si parte per un pezzo di aurelia, poi si sale su asfalto fino al Portofino Kulm, hotel
abbandonato. Il giro e’ piu’ o meno quello dello scorso anno, con l’aggiunta di una parte molto panoramica su trail naturale. Pietre fisse
due malefici tornanti che la specy non gradisce (ci risiamo, leggere il report del singletrack de l’infernet per capire) , un tratto di spingismo per risalire, ma nel complesso valuterei la Specy 8 e mezzo in questa prima parte che ben rispecchia quello che dovrebbe fare una moderna trail bike.

porofino 2

ruta
portofino 1

Risaliamo dallo stradotto principale per un po’, fino a ritrovare il bivio per il Pollone, gia’ percorso con la Slayer lo scorso anno.
Il trail in molte sue parti e’ stato sicuramente risistemato, aggiunte sponde e alcuni divertenti salti

ni. Purtroppo la parte tecnica che con la slayer non mi aveva creato piu’ di tanti problmi, qua si e’ rivelata complessa, e un po’ complice la scarsa visibilta’ (malgrado la splendida giornata mi ritrovavo nella parte in ombra) non sono riuscita a chiuderla in sella. Pazienza , sara’ motivo per tornarci. In compenso poi il sentiero ritorna flow, con uno splendido salto nella parte finale.

salto portofino

Un ultimo sforzo per passare il sentiero mezzacosta in leggera salita che arriva a San Lorenzo, anche qua qualche sporadico ma simpatico
scalone e passaggio tecnico, la specy si difende bene su scalini e scalette , confermando invece l’avversita‘ per alcune tipologie di passaggi tecnici … ma molto probabilmente sono io la causa : devo ancora prendere bene le misure con il nuovo telaio ….

san lornzo

In conclusione una giornata quasi perfetta, la Liguria in questa stagione non ha rivali, e ritrovarsi con la fortuna di avere a pochi km da casa sia sentieri che spot surfabili non ha prezzo ….

Traccia GPS (ricordo che la circolazione nel Parco è regolamentata)


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Relive video : https://www.relive.cc/view/1193124189

La Specy alla prova

Primo weekend a Roma dopo le ferie:temperature in ribasso e prima mareggiata che ha regalato qualche onda surfabile.
Insomma finalmenete si intravede l’autunno, anche se le temperature dell’acqua sono ancora molto alte, con conseguente sovraffollamento degli spot sia da parte dei praticanti del surf che dei bagnanti. Le onde di sabato al Circeo erano davvero belle, ma 1h di attesa per parcheggiare e 40 persone in line up tra cui molti principianti hanno reso la mia session meno piacevole del dovuto.

crowdedcarrubbo
Beninteso che di onde ne ho prese e pure alcune belle, ma confesso che tra me e me, mentre nel “traffico” cercavo il mio spazio pensavo “avrei fatto meglio ad andare in bici, domani vado in bici sia ben chiaro … “

Detto fatto: domenica, malgrado la mattina molti spot regalassero ancora onde di qualita’, decido di prendermela comoda e di portare la Specy in un posto che le potrebbe piacere : i Ripetitori di Civitavecchia .

Ci sono 23 gradi quando esco, attorno alle 11, e alle 13 appena 24 alla partenza in bici dalla Coop. C’e’ vento da WNW che rende la  salita piacevole malgrado sia tutta al sole e con le solite rampe ammazzagambe, che con il malefico 42 della specy diventano ancora piu’ dure, ma sempre fattibili, non essendo per fortuna mai troppo lunghe. Il terreno e’ buono anche sulla parte finale, il temporale di sabato notte ha dato una grossa mano per consolidare il tutto.

In cima e’ sempre uno spettacolo, il maestrale ha ripulito il cielo e si vede benissimo tutta la costa …. Peccato solo per il terreno ultra secco, anche qua la siccita’ si e’ fatta sentire e non poco.

ripetitori top
Mi metto le protezioni, monto la mentoniera al casco bell convertibile e finalmente si parte giu’ per il Rotella.
E’ la vera prova della Specy, per capire se davvero passa dove la Slayer non passava . Le conferme arrivano ben presto, chiudo parecchi passaggi in piu‘ e non sono costretta ad usare sempre le chicken lines. La biciona va giu’ tranquila, mangiandosi tutti i sassi che vede, copiando tutto, e dandomi molta confidenza su un terreno dove con  la vecchia slayer avevo molte difficolta’. Giusto in alcuni passaggi dove c’e’ da girare un po’ piu’ stretto si e’ piantata, confermando quanto gia’ “diagnosticato” in alta montagna, ma probabilmente a monte c’e’ un impostazione di guida diversa e un  mio deficit tecnico che spero di riuscire a colmare.

fine rotella kiaz

rotella

Si risale per la valle del Marangone quindi, tra mucche e cavalli come sempre, per andare stavolta a prendere il trail Ripetitori, che attacca con 3 bei passaggi su pietre fisse che con la slayer proprio avevo paura anche solo a provare. E invece con questa stumpjumper me li mangio non dico tranquilla, ma in sicurezza e senza troppa paura di cadere in modi terribili. Le sospensioni fanno egregiamente il loro dovere, e le varie pietre e pietrne, passaggi passaggini e passaggetti diventano quasi flow, chiudendo il trail con una fludita’ mai vista con la slayer e stancandomi molto meno. Grande soddisfazione: finalmente sento effettivamente
la differenza e le potenzialita’ di questa cosidetta “forward geometry” con sterzo piu’ aperto e posizione di guida piu’ centrale.

mukkapazzaa fontana

io

I ripetitori, vista l’ottima performance, diventano forse la location n1 tra quelle a meno di 1h da Roma per come intendo io la MTB: contesto naturale e panorami piacevoli e sentieri molto naturali ma ben fatti dove si e’ intervenuto, dove occorre comunque un minimodi capacita’ di lettura del terreno e il motto “se sei incerto tieni aperto” non e’ sufficente a chiudere alcuni passaggi.
Con queste premesse, ho una gran voglia di tornare in liguria e provarla in quel di Sestri Levante (chi conosce la location sa di cosa parlo)..

Relive:

Traccia :


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MTB : Passo Mulattiera

Concludiamo ahime’ queste vacanze con il report del piu’ bel giro effettuato in questi 15 giorni : il Passo della Mulattiera, un target che mi ero prefissata prima di partire e che ho portato a casa.

Passo della Mulattiera (Bardonecchia)

La montagna, quella vera, quella sopra i 2000 e’ sempre in un certo modo sinonimo di sfide. Ogni volta che torno quassu’, nei luoghi dove sono cresciuta e dove ho iniziato ad apprezzare le attivita’ outdoor mi impongo di aggiungere un giro, un qualcosa, un obiettivo una piccola conquista. L’anno scorso e’ stata la volta del Sommeiler, quest’anno la mia scelta e’ caduta su un itinerario di cui avevo visto tracce e foto, il passo della Mulattiera, un 1000 d+ di tutto rispetto che resta comunque accessibile anche ai sunday bikers come me che difficimente superano i “K” nel weekend. Ma quassu’ si sale per scendere, e la discesa si conquista. Le premesse sono molto flow anche per questo giro, e la fortuna vuole che qua a Bardonecchia ritrovo Ale Di Pezza, biker gasatissima fondatrice del progetto Pink Freeride.
E quindi si va, due donne, una piccola grande impresa.
Si decide per una breve scorciatoia: la seggiovia di Pian del Sole ci “scontera’” circa 300 mt di dislivello e un oretta di sgambettamento.
Da Pian del Sole si sale verso il Colomion, la salita e’ abbastanza scorrevole anche se ripida, il fondo e’ buono e i miei ricorsi  allo spingismo sono piuttosto sporadici. Malgrado il 42 in qualche modo vado su. Arriviamo in cima all’arrivo dello skilift in circa 1h30 , il cielo e’ perturbato e fa freddo. Una breve pausa caffe’ approfittando del baretto e si ricomincia a pedalare lungo la sterrata che sale dolcemente a mezzacosta verso il passo della Mulattiera. La maestosita’ della Grand Hoche e della Clotesse verso il versante di Beaulard non puo’ essere ignorata, e Ale malgrado la luce dispettosa ne approfitta per qualche scatto con la reflex (nb non ancora disponibili al momento della stesura, il materiale che pubblico e’ tutto opera di cellulare e action cam…) 

mulattiera uphill mulattira quasi in cima
Si sale, si sale, piu’ o meno pedalando, qualche breve tratto di spingismo per me nei punti dove il sentiero e’ piu’ scassato e dove faccio fatica a far scorrere le ruote di questa specy che fortunatamente e’ leggera. Il paesaggio e’ sempre piu’ imponente e malgrado la fatica non indifferente la motivazione e’ fortissima, coscienti che in cima ci aspettera’ una vista mozzafiato e una super discesa su singletrack . Ultimo tratto di spingismo obbligato prima dello scollinamento.

Immense praterie, rocce, sfasciumi, un piccolo nevaio.

E uno splendido singletrack che si snoda giu’ tra prati e pietraie.
Notevole. Senza parole. Indubbiamente uno dei posti piu’ belli e piu’ selvaggi mai visti, luoghi dove la Natura e’ ancora padrona e dove
la traccia di sentiero non e’ stata creata con un bobcat.

top spepcy traccia nevaio ale e kiaz sentiero

Una breve pausa, foto e si scende. Notevole sia il sentiero che il contesto, prima parte super flow tra praterie e pietraie senza complicazioni. La specy conferma la sua vocazione discesistica. Continuiamo la discesa, entrando nel bosco e seguendo le indicazioni per pian del Colle. Qua il sentiero si fa piu’ tecnico, con tratti anche parecchio sassosi e qualche guado. Alcuni pezzi particolarmente viscidi e smossi ci costringono a scendere, ma nel complesso la discesa resta piu’ che godibile.
Ultimo pezzo in direzione Chesal su facile e rilassante singletrack mezzacosta, poi ricongiungimento al comprensorio del colomion
grazie al “20” del bikepark che attraversando un tranquillo bosco di larici ci riporta a Pian Del Sole senza fatica.

28 km in tutto, 863 mt D+ assoluto, 1109 la salita effettiva.

 

Ancora qualche curva giu’ dal bikepark ed eccoci al parcheggio ……. Stanche ma soddisfatte.

Un super giro, in ottima compagnia, a dimostrazione che con la dovuta calma e un minimo sindacale di preparazione anche imprese che appaiono fuori portata si fanno. Certo ci va passione, determinazione e anche voglia di esplorare location inedite difficilmente raggiungibili senza fatica….


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MTB: Sentiero dei Cannoni

Sentiero dei Cannoni – Gran Bosco – Col Blegier – Col Lauson

Continua la ricerca qua in alta Valsusa di trail divertenti e non troppo conosciuti. Stavolta andiamo a scoprire il Sentiero dei Cannoni, nel parco naturale Gran Bosco di Salbertrand. Si tratta di un singletrack che stacca dal piu’ noto GTA(che scende su Montagne Seu e poi Salbetrand nel fondovalle), e che permette un giro ad anello partendo, nel mio caso, da poco sopra Sauze D’Oulx, nei pressi dell’istiuto zootecnico.
Si pedala nel parco, tra boschi di larici, al fresco, e nel silenzio piu’ totale (e’ vietata la circolazione di mezzi a motore), salendo verso la strada dell’Assietta. La salita presenta qualche strappo che preferisco affrontare a spinta, ma rimane in gran parte scorrevole e con un buon fondo, rendendola molto piacevole e rilassante. In un paio d’ore arrivo al Col Blegier, fuori dal bosco, e gia’ qua le praterie la fanno da padrone, per la gioia delle mucche al pascolo.

bleegier mucchee blegier bike blegier

Da qua si scollina sul versante della Val Chisone , e si esce temporaneamenete dal parco. Siamo sulla strada dell’Assitta, aperta anche al traffico, e qua qualche incrocio con jeep e moto e’ da mettere in conto. Tra falsipiani e leggere salite, con sempre uno sfondo spettacolare, si arriva al col Lauzon, che ci riporta sul versante della Val Susa. Da qua gia’ si vede il singletrack che si snoda tra i prati, promettendo una bella discesa flow come da aspettative.

lago lauzon col lauzon skyline lauzon 2 lauzon bike
#Nientedidifficile stavolta, solo far scorrere le ruote tra le praterie, godendosi lo spettacolo della natura e il silenzio. Un sentiero naturale, tutto flow che sembra pero’ fatto apposta per le mtb … Il sentiero poi prosegue nel bosco, sempre restando scorrevole eccezion fatta per alcuni piccoli guadi e qualche tratto pedalato, ma sempre veloce e scorrevole.


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Il trail termina sulla strada che abbiamo percorso in salita, e da qua si puo’ decidere se rienetrare verso Sauze o se allungare con una variante, risalendo di circa 100 mt per prendere il bivio per l’alpe Laune e omonimo lago. Malgrado la fatica si faccia sentire decido di fare quest’ultimo sforzo, quasi tutto a spinta, per poi ridiscendere su uno stradotto sopra il laghetto, e terminare con un breve singletrack fin sulle rive. Grazie alle luci del tramonto anche questo piccolo lago fa la sua figura, meritando i 100 mt di risalita in piu’. Da qui ora non resta che scendere verso l’istituto zootecnico e la macchina, lungo una classica sterrata molto polverosa.

lago launee 1 lago laune 2

Giro molto bello, che unisce panorami, salite mai impegnative e una gran bella discesa, affrontabile questa senza problemi anche con una front.
All mountain per tutti direi, ma stavolta credo che il video possa essere piu’ esplicativo di 1000 parole

-> video 2017

SentieroCannoniSound from Green Specy on Vimeo.

video 2019

-> traccia gps gpx

NB: Ricordo che siamo in zona parco e che – teoricamente – alcuni sentieri sono vietati alle bici. Il percorso proposto non dovrebbe comportare divieti, ma la sottoscritta si esula dalla responsabilita’ di evntuali variazioni delibrate dall’ente parco. L’uso della traccia e’  vostro rischio e pericolo.


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MTB: Caccia al tesoro

Dopo 3 “Classiche” (Cima Bosco, Passo Mulattiera, Lago dei 7 Colori) dell’alta Valle e una giornata in bikepark a sauze volevo trovare un itinerario un po’ alternativo, non eccessivamente lungo (percorribile in circa 4 ore max al mio lentissimo ritmo) ma con una discesa divertente il giusto. Non e’mai facile stimare la difficolta’ o la scorrevolezza di un trail guardando solo tracce sui vari siti,  spesso con descrizioni molto sommarie o prive di descrizioni.
L’idea era comunque quella di scovare qualcosa nell’area del Cotolivier,
abbondantemente ricca di sentieri e stradotti. Ravanando online mi imbatto in una fotografia di una mappa cartacea, con indicati  a pennarello alcuni percorsi e segnalazioni di tratte richiedenti “spingismo” o passaggi reputati tecnici dall’autore. Peccato che la mappa e’ su un immagine jpg, quindi non usabile come cartografia su mytrails. Tra i vari trail indicati sulla mappa cartacea c’e’ n’e’ uno evidenziato in arancione che mi attrae particolarmente: stacca dal sentiero che conduce verso il lago Desertes prima del tratto in salita, all’altezza del bivio per la croce di San Giuseppe. Il sentiero appare con simpatici tornantini e un lungo traverso che termina al paesino di Millaures.

bike pierre menaud
Opto per partire da PierreMenaud, quota 1450 circa. Da qua si sale verso il Cotolivier, prima su asfalto poi su sterrato, sempre agevole e pedalabile anche con il mio malefico 42. Poco prima della cappelletta in cima, si segue il cartello per Pourachet. Da qua una strada mezzacosta scende leggermente, per poi trasformarsi in sentiero e risalire, costringendomi ad un po’ di sano spingismo causa fondo breccioloso e instabile (in realta’ con piu’ allenamento e/o rapporti piu’ corti e’ pedalabilissima tutta). Come molti  sentieri mezzacosta anche questo gode di uno splendido panorama con vista sulla punta Clotesse e l’immancabile Chaberton (3000+)

chaberton

Finalmente un cartello con le indicazioni per la croce di san Giuseppe e il lago Desertes … e un sentiero anonimo, non segnalato, che scende verso valle …. Confrontando le mappe parrebbe proprio essere lui, il “mio” singletrack.

clotss


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Pronti si scende: come da programma il sentierino non delude: tanti simpatici tonrantini, ottimi per migliorare la tecnica, che mi mettono a volte in leggera difficolta’ con gli ingombri della specy .. fondo un po’ smosso , non perfetto ma comunque godibile.

La parte tortuosa finisce in una radura, da cui riprende la traccia dai prati, diventando molto flow interrotta solo da un albero caduto e da recinzioni…. qualche piccolo torrentino da guadare, una parte un po’ fangosa, un paio di divertenti gradoni su pietre fisse.
C’e’ quasi tutto …. ancora singletrack e poi un’ultima parte su mulattiera scassata e abbastanza ripida, ma non tanto da spavnetare la specy e la sottoscritta. Siamo a Millaures, e da qua un altro singletrack mezzacosta con qualche rilancio ci ricondurra’ a Lauzet e da qui a Vazon su carrabile. Ultimi tagli nel bosco (molto divertenti) e ritroviamo il punto di partenza.

vrso loze

Cercare, esplorare, rischiar di perdersi fa parte del gioco. A volte pochi elementi portano discese super belle e divertenti. Questa era davvero inedita, e senza la conoscenza del territorio dei miei genitori non sarebbe stata cosi’ a colpo sicuro. Infatti e’ grazie a loro, veri local, che han preventivamente percorso il sentiero in salita a piedi che ho potuto avere la certezza della ciclabilita’ della traccia.
E chissa’ quanti altri sentieri da scoprire o riscoprire ci sono quassu’. Bisogna solo saperli cercare …. 


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MTB: Cima Bosco

MTB: Cima Bosco (Val Susa)

Cima bosco e’ sopratutto nota come classica facile gita scialpinistica/snowalp invernale. Si tratta di un bel panettone alto
circa 2400 mt slm, situato tra Sauze di Cesana e Thures,con un versante boscoso e un’altro piu’ aperto, con un pendio “surfabile”/sciabile in inverno e affrontabile in mtb in estate, grazie ad un singletrack che sulla carta dovrebbe essere molto flow e divertente.
Per conquistarsi questo bel sentiero pero’ ci aspettano 14 km di salita e circa 1000 metri di dislivello. Sono i primi 1000 dell’anno
per me e per questa Specy Stumpjumper verde con cui sto facendo amicizia.

cima bosko 1
La salita e’ nel bosco, sempre ombrosa su carrabile mai troppo difficile e mai troppo pendente, ma con fondo a volte irregolare, breccioloso e comunque poco scorrevole. Le difficolta’ per me con il 42 si fanno sentire come c’era da aspettarsi, e tocca alternare pezzi pedalati a pezzi di “spingismo”, ma posso assicurare che con una gamba migliore o con rapporti piu’ consoni si pedala al 100%, tranne forse l’ultimo brevissimo strappo. Il guadagno di quota e gli scorci panoramici comunque invogliano a continuare a salire, pronti a godersi la ricompensa finale.

cima bosko1

Questo e’ un classico giro “salgoperscendere“, di quelli che piacciono a me. Quelli in cui la dicesa te la conquisti, quelli in cui non importa se hai il reggisella telescopico o meno, tanto una volta in cima l’assetto e’ quello da discesa fino in fondo.

cimabosco 3

Gia’ dall’alto si intuisce che il flow ci sara’ : un bel sentiero naturale si snoda nel bosco rado, con curve mai troppo strette, qualche
tratta vagamente piu’ tecnica ma sempre all’insegna di una piacevole e guidabile scorrevolezza. Flow. Dovendo forzare un paragone
con qualcosa di appenninico, possiamo tranquillamente paragonarlo alla parte alta del Vallone delle Cese.

cima bosco singletrack

cima bosco 6 cima bosco cartello
Saltuariamente qualche tronco obbliga a qualche deviazione, ma de facto non e’ mai stato necessario scendere dalla bici. Peccato solo per l’ultima parte, una mulattiera mediamente ripida e scassata che richiede una certa attenzione, ma niente di difficile.


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Nel complesso un classico giro “premio”, con discesa da conquistare e che vale tutta la pedalata in salita. Vivamente consigliato a chi ama il flow naturale, tutto da conquistare pero’ 😉

Relive:


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Traccia GPS GPX

MTB: Specy Stumpjumper : prime esperienze “alpine”

Primi giorni sopra i 1000 in Val di Susa per la sottoscritta e la Specy Stumpjumper Verde. Il tempo per il momento non e’ molto d’aiuto e per ora ho fatto due brevi giri per testare ulteriormente le potenzialita’ del mezzo. Partiamo da ieri, primo giorno quassu’, meteo incerto: optiamo per una salita relativamente breve ma non esente da tratte ripide, che ci porta fino all’arrivo della seggiovia che da Campo Smith (Bardonecchia) arriva a pian del Sole. Da li si staccano i principali trails artificiali del bikepark. Prima di lanciarci giu’ per la D15 proviamo un po’ di salti sui piccoli drop accanto alla stazione di monte della seggiovia: confermiamo che e’ tutta un’altra storia, e che la sicurezza che infonde questa bici e’ notevole.
Per intenderci, con la Slayer faccio solo il salto piccolo. Con questa specy mi sono tranquillamente spinta su quello intermedio.

In salita si e’ difesa, anche se, come gia’ precisato, il 42 per me e’ poco, e andra’ valutata un opportuna modifica per renderla meno stancante.

La discesa dal D15 invece liscia come l’olio. Questa bici fa davvero tutto lei, anche se il sentiero rispetto al passato e’ stato notevolmente semplificato e spianato ….

Bardo Bikepark D15 Specy from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Oggi invece, sempre causa meteo poco clemente optiamo per un breve ma panoramico giro. Restiamo in zona Bardonecchia, salendo alle Grange Rho e scendendo dal simpatico SingleTrack gia’ affrontato parecchie volte con Slayerina. Per la salita confermo quanto detto finora, il rapporto attualmente montato non e’ sufficentemente agile per le mie gambine. Finche’si tratta di giri brevi si gestisce, ma dovendo pensare a raddoppiare il dislvello temo che le cose si complicheranno. In compenso in discesa arrivano solo conferme all’agilita’ e facilita’ di questa bici. Anche in un singletrack stretto e esposto infonde sicurezza, difendendosi bene pure in un bel tornantino stretto

GrangeRhoSpecy from Green Specy on Vimeo.

La seconda parte del trail prevede invece qualche rilancio, dove ahime’ la specy si pianta, e mi richiede di spingerla su tratte che con la Slayer passavo tranquillamente. Credo che comunque anche questo sia risolvibile almeno in parte con le modifiche alla trasmissione di cui abbiamo gia’ parlato.
Sara’ interessante vedere come me la cavero’ con questa bici in giri con un dislvello piu’ importante …. Stay tuned …

specy fiori

 


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MTB Test: Specialized Stumpjumper fsr evo carbon

First Ride : Specialized Stumpjumper fsr evo carbon 2015

Salire su una bicimoderna“, dopo quasi 10 anni con la Slayer e’ un esperienza quantomeno interessante. Oggi per la prima volta ho girato con una bici recente per una giornata intera, quanto basta per capire come sono cambiate certe cose nel tempo e cosa  e’ migliorato e quali invece sono gli aspetti da rivedere.
Cominciamo da lei, la possibile erede di #slayerina, e’ cosi’ montata :

Telaio: Stumpjumper FSR evo Carbon 2015 27.5
Forcella : Fox 34 3 steps 2016 160
Ammo: Fox Float Kashima
Freni : Sram Guide, dischi da 203
Ruote: Fulcrum Red Power 27.5, gommata Bontrager 2.5 front e 2.25 rear
Trasmissione: Guarnitura Sram GX 30T , cambio SRAM NX 11v, pignoni 11/42

specy stumpjumper

specy box

Non e’ scopo di oggi dilungarsi nel montaggio, ma diciamo che mi sono ritrovata con una 27.5 con una configurazione abbastanza standard per una bici di tale fascia.

Il test si e’ svolto con una prima fase fondamentalmente discesistica, intervallata da un bel giro pedalato (lo stesso effettuato la scorsa settimana con la Slayer), concludendo con 2 altre discese.

Bici nuova e trails nuovi. Lo sfondo e’ nuovamente monte Livata, stavolta meccanizzato dal servizio navetta offerto dai ragazzi del Libre Bike park. Stavolta si inizia girando sui trails del park, recentemente ripuliti e riaperti.

specy libre park 1

Quindi si inizia a scendere, su un sentiero che non ha #nientedidifficile tranne un mini ripidone (che fa pure piacere) e qualche contropendenza. La prima impressione e’ che, rispetto alla mia piccola 26, queste 27.5 con l’angolo di sterzo piu’ aperto abbiano una posizione di guida molto centrale anche in discesa. In pratica si sta piu’ avanti di quel che si stava sulla slayer, centrali sul movimento centrale (scusate il gioco di parole) , guadagnando in confort e stabilita’. Tocca farci un po’ l’abitudine, ma alla
seconda discesa inizio gia’ ad adeguarmi al nuovo setup. Mi ritrovo a dover sgonfiare la forcella in quanto la trovo piuttosto duretta, sistemato anche questo altro piccolo particolare la bici migliora di giro in giro, e anche i piccoli urti diventano molto meno fastidiosi. Altra cosa con cui mi ritrovo a fare i conti e ad adeguare il mio stile di guida e’ il movimento centrale basso, che dona tantissima stabilita’ sul veloce ma richiede molta piu’ attenzione nel tecnico lento o sulle rocce.

libre specy 2
Alla terza discesa, decidiamo per un intermezzo pedalato, per cercare di capire se il montaggio della trasmissione e’ adeguato alle mie piccole gambine o meno. Il dilemma che mi porto dietro da quando ho ricominciato ad interessarmi alla mtb riguarda appunto la trasmissione monocorona, che da un paio d’anni la fa da padrona su praticamente qualunque mtb degna di questo nome.
Avere una trasmissione monocorona implica in ogni caso qualche “sacrificio” : gia’ a priori mi ero calcolata lo sviluppo metrico  di questa bici (ovvero quanti metri si fanno con un giro di pedali, piu’ il rapporto e’ corto + questo valore e’ basso e vice versa) e avevo notato che il rapporto piu’ corto non sarebbe stato cosi’ agile come quello della mia vecchia slayerina da 26.  La differenza in termini metrici e’ di circa 15 cm … paiono pochi ma sulle gambe si sentono tutti. Precisiamo che non e’ che non sale anzi … ammetto che quella forcella da 160 davanti mi preoccupava sul tecnico in salita, ma invece anche sul singletrack in salita si e’ difesa piu’ che egregiamente, gambe permettendo. Dico gambe appunto perche’ pedalare si pedala ripeto , ma con il mio allenamento, il mio fisico e i giri che faccio ma sopratutto quelli che mi piacerebbe fare con un po’ di agilita’ in meno mi stanco prima, e sono costretta a piu’ soste o a
intervalli di “spingismo” (spingere la bici a piedi) .

livata risalita

specy roccetta

Torniamo a fare un po’ di discese nell’area park. Adesso che ci sto prendendo confidenza inizio a divrtirmi sempre di piu’, e la sicurezza
e la stabilita’ regalata dalle sospensioni nuove si sente. Devo ancora prendere bene le misure con la nuova geometria , non riesco a buttare bene la bici in curva come vorrei ma credo sia solo questione di tempo. Anche nel tecnico lento stretto (tornantini, slalom tra le piante) un pochino rimpiango la mia 26, Ho davanti 15 giorni abbondanti tra le “mie” montagne in alta Val di Susa per spremere a dovere questa biciclettina.

specy jump

PAGELLA TEMPORANEA (short test) :

SALITA SCORREVOLE : 8+
SALITA TECNICA : 7.5 , migliorabile modificando la trasmissione come gia’ detto.
GEOMETRIA IN SALITA : 8 1/2 : riferendosi solo alle geometrie del telaio e’ stupefacente come questa full da 160 resti ben piantata a
terra anche senza sistemi di abbassamento forka. Su questo le ruote da 27.5 (un pelo piu’ grandi) e la geometria che prevede una maggiore
centralita’ del posto di guida ha permesso passi da gigante.

DISCESA FLOW : 9
DISCESA TECNICA LENTA : 8 (qua tocca farci l’abitudine ai maggiori ingombri)
DISCESA VELOCE SCASSATA : 8 1/2 (migliorabile cambiando gomme)
GEOMETRIA IN DISCESA : 9 Nulla da eccepire, e’ molto comoda 😉

Si ringraziano :
Bike Store Ciampino (telaio e setup finale)
Livata Bike Resort , per le risalite meccanizzate che han permesso di iniziare a “spremere” la bici in tempi brevi.

E ovviamente gli sponsor del blog, CRC e Alltricks , senza i quali il mondo della MTB sarebbe molto meno accessibile 😉


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MTB: Livata 2: monte Autore e piana di Campo Secco

Monte Autore e piana di Campo Secco

Viste le buone potenzialita’ che gia’ nel giro dello scorso weekend pareva riservare la zona di Monte Livata, ho pensato di tornarci, con l’obbiettivo di trovare un giro che preveda un bel sigletrack in discesa. Fatte le dovute ricerche, opto per un mix tra due tracce, una offerta da Bicinatura, l’altra trovata su wikilok. Il giro prevede la salita verso il monte autore, e poi la discesa verso la piana di campo secco. Da li tocchera’ risalire ahime’in quanto la perdita di quota sara’ maggiore di quella guadagnata, ma per il momento conoscendo ancora relativamente poco il territorio ho preferito impostare il giro includendo aree gia’ viste in precedenza.


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Quindi, si parte dinuovo da passo dell’osso, pedalando prima su asfalto e poi su un semplice sterratone fino alle pendici del monte Autore. Esattamente come lo scorso weekend la zona e’ zeppa di merenderos in fuga dal caldo. Spero solo di trovare un bel sentiero, che mi allontani dalla folla e che mi faccia godere un po’ di silenzio e solitudine. Gia’, solitudine, perche’ a volte ho bisogno di girare da sola, potendo cosi’ seguire con certezza le indicazioni del GPS, senza ansia da prestazione ne in salita ne in discesa, fermandomi tutte le volte che lo reputo necessario, per godersi la natura e fare foto.
Arrivati in cima a quota 1800 dopo aver maturato circa 250 mt di dislivello, ci fermiamo un attimo alle cosiddette “Vedute di monte autore“, punto panoramico poco sotto le pendici dell’omonimo monte.Giusto il tempo per due foto e poi via veloci cerchiamo di allontanarci dalla folla, imboccando il singletrack che ci condurra’ fino alla piana di Campo Secco.

vedute monte autore

Ed ecco che bastano pochi metri per ritrovare l’amato silenzio, in uno splendido bosco che ci regala anche qualche buonissima fragolina. Il sentiero e’ naturale, divertente, senza #nientedidifficile , qualche pietra fissa, qualche punto dove scegliere bene dove mettere le ruote, ma ci sono sempre linee multiple per evitare i passaggi piu’ complessi.

fragolina

singletrack 1 singletrack 2

Qualche dosso e qualche pietra strategica permettono anche di staccare le ruote da terra. Divertimento al naturale direi. Il sentiero si trasforma poi in double, e poi ancora in carrabile abbastanza scassata che infine sbuca nella splendida piana di Campo secco .

L’enorme pianoro fa la sua figura: enormi praterie costellate da sassi danno a questo posto una connotazione quasi extraterrestre.

campo secco 1 campo secco 2 campo secco 3 slayer campo secco

Purtroppo, abbiamo perso come da programma parecchia quota, siamo a 1200 circa, e ora tocca risalre con pazienza verso i 1500 di passo dell’osso. La salita e’ per meta’ su singletrack, mai troppo tecnico e mai troppo ripido, diciamo che eccezion fatta per un paio di passaggi si lascia pedalare … viene da pensare a come potrebbe essere percorrerlo in discesa. Il sentiero finisce in uno stradotto carrabile, che risultera’ poi essere lo stesso percorso il weekend precedente. Ecco che ritroviamo il mini laghetto gia’ visto, stavolta in compagnia di alcune mucche al pascolo.

laghetto 1 laghetto 2

Da qua la strada la avevamo gia’ fatta in discesa, ma ora e’ tutta salita, senza niente di complesso, solo far girare i pedali …
un ultima breve discesetta e ci ritroviamo nuovamente nei prati popolati dai merenderos, e poc’anzi il parcheggio e la macchina.


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Un bel giro che conferma che la zona e’ un ottimo antidoto per il caldo. Diciamo che preferirei trovare un sistema per sfruttarla cercando di partire da un punto piu’ basso: dal punto di vista mentale, mi piace vedere la discesa come un premio, mi fa apprezzare di piu’ il giro, che non come un passaggio obbligato che ti portera’ ad una salita obbligata. A parte questo piccolo dettaglio il giro e’ piu’ che divertnte. Forse qualche passaggio tecnico in piu’, tipo ripidoni non avrebbe guastato. Ma non si puo’ avere tutto …

Relive

Traccia GPS GPX