MTB: #scendopersalire (veio bike park – Formello)

C’e’ qualcosa che non va …. non era #salgoperscendere ????
Eh si qualcosa non torna. Oggi ho deciso di cambiare location, e anche un po’ genere, avendo piu’ tempo a disposizione. E’ una
splendida e fresca giornata, e dopo un po’ di ravanamento online decido che la cosa piu’ semplice risponde al nome di Formello (Parco di Veio), scelta dettata fondamentalemnte dal fatto di esserci gia’ stata con un amico in primavera e di ricordarmi vagamente che i trails
sono divertentima ricordo anche che c’e’ da faticare, e non poco … piu’ che altro perche’ questa location ha una peculiarita’
che puo’ mettere a dura prova chi viene da un concetto “all mountain” di vecchia scuola e alta montagna ovvero #salgoperscendere.
A Formello de facto, prima si scende e poi si sale ….. e , se non hai due gambe degne di questo nome e una buona dose di forza resistente … si spinge.

formello bikepark

Eh si, perche’ a differenza di Monte Cavo o dei tipici giri a cui ero abituata quando vivevo a Torino, qua non c’e’ “la strada” che ti porta a inizio trail.
Si tratta di una serie di anelli, tutti su singletrack, il cui accesso (o rientro) e’ piu’ o meno agibile.

Premetto che si tratta di un terreno semi “costruito”, e anche parzialmente segnalato con opportuni cartelli.

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Partiamo dal primo anello : lo Scoiattolo. Per raggiungerlo, dopo aver percorso il raccordo su uno sterrtone relativamente facile, tocca
stare attenti all’indicazione e non stranirsi vedendo il singletrack salire. Se siete pippe come me tocca spingere per un po’. Se avete
le gambe buone, beh buon divertimento. Una volta arrivati in cima nei pressi di uno slargo inizia il trail, caratterizzato da salti quasi
tutti fattibili / copiabili, una bella parabolica e un ripidone finale a cui stare attenti perche’ il terreno e’ franoso.



E poi ecco … tocca risalire … ovviamente per quanto mi riguarda a SPINTA, fino all’attacco del secondo anello, il Cinghiale.

Il Cinghiale e’ il piu’ lungo e divertente dei trails di Veio da me finora provati. Abbastanza free, con qualche facile saltino e molto
flow, alcuni rilanci un po’ antipatici per chi ama come me la sella bella bassa in discesa ma nel complesso scorrevole e veloce, senza alcuna
tecnicita’ eccessiva. Il bello di questi trails, poco frequentati dai “bicioni” da DH e’ che non son per niente scavati dalle frenata
tranne in rari punti, e quindi permettono una guida veloce e piacevole … fino a quando non arriva la fine e la salita obbligata. Ma
del cinghiale, tranne i soliti ripidi che a me tocca fare a spinta, e’ bella anche la risalita, da godersi con la giusta calma in
uno splendido e fitto bosco che pare qualcosa di incantato.

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Una volta risaliti tocca alla Volpe. E’ un trail easy, con parecchi rilanci, un po’ troppo on-off per i miei gusti , ma adatto anche
a chi e’ alle prime armi e ad essere tranquillamente percorso con una front. Saluariiamente ha qualche salto (dotato di eventuale chiken line)
e conviene specie se non si e’ allenatissimi come me cercare una via d’uscita verso la strada bianca prima di perdere troppa quota.
La volpe e’ l’unico sentiero la cui risalita si fa su facile (ma polverosa e pallosa) strada bianca che riporta al parcheggio.

Nel complesso: Il posto ha un suo fascino, specie per chi ama la solitudine e il silenzio. C’e’ del buono, ci si allena in skill a me ignote, ma richiede un po’ piu’ di forza resistente rispetto ai miei standard
per poter essere apprezzato appieno …. e sarebbe anche vivamente consigliato un reggisella telescopico, che alla prima occasione
cerchero’ di regalare a #slayerina.

MTB : Fear Of The Dark

Fear of the dark … paura del buio : a molti un po’ vecchiotti come la sottoscritta suonera’ come il titolo di una canzone degli Iron Maiden. Niente di piu’ opportuno per descrivere quanto sperimentato oggi con #slayerina. La location e’ la solita, la voglia di sgambettare e di provare nuovi trails piu’ del normale : tra lavoro, maltempo e – diciamolo – surf – #slayerina si era limitata al giro dell’isolato infrasettimanale. Gia’, maltempo, perche’ pure oggi non e’ che attorno all’antennuto monte (monte cavo, ndr) splenda il sole. Con l’autunno le giornate si accorciano, e tocca farci i conti anche a pedali. Sono quasi le 15 quando riesco a mettermi in moto … le gambe girano molto bene, e senza problemi in poco piu’ di 1 ora sono in cima a godere della splendida vista sui ripetitori …

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Bene, tempo di cambiare maglia mettere le protezioni e si scende, anche perche’ qualche nuvoletta c’e’, e sporadicamente ho pure le sensazione di sentire qualche gocciolina. Giu’ per il trail Giuliana, e poi per il 3 , abbastanza veloce fino al quadrivio dal quale decido di risalire per farmi il divertente pezzetto della variante del 6 … non mi basta, perche’ oggi le gambe stanno bene e voglio vedere qualcosa di nuovo. Salendo dall’asfalto avevo visto altri “buchi” verso il bosco, quindi decido, malgrado siano gia’ quasi le 17 di risalire ancora una volta fino a circa l’altezza dell’incrocio con la via Sacra …. bene! Gia’ alla prima discesa avevo avvertito qualche problema di visibilita’ nella parte piu’ fitta del bosco. Sono ahime’ miope, e non di poco, e vi assicuro che per un forte miope il “buio e’ piu’ buio“. Ed eccola li … dopo un inizio tranquillo il sentiero – che dovrebbe essere il 5 – inizia a presentare una bella serie di pietroni fissi, che ricordano tanto quelli dei trail Liguri. Non ho molta dimestichezza con questo terreno, ci vedo poco e male, e il principio di conservazione mi obbliga a fare qualche pezzo a piedi. Il bosco si fa sempre piu’ fitto, il GPS non prende … non riesco a capire dove sono l’unica cosa certa e’ che sto scendendo e che passato il peggio il trail diventa divertente, ma la visibiltia’ lascia a desiderare al punto da costringermi ad usare il telefono montato sul supporto da manubrio come torcia …. va un po’ meglio e finalmente arrivo sul sentiero a mezzacosta ormai noto …

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Ultimi sforzi con visibiltia’ precaria, ultimo raccordo e finalmente sono fuori dal bosco, super contenta di rivedere la luce !!

La mountain bike prevede anche questo : capacita’ di planning e di adattamento … mi sa che potrei pensare ad una bella luce a led come prossimo acquisto visto l’accorciamento delle giornate 😉 !!!!

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Per chi fosse curioso , qua sotto c’e’ la mappa del giro, a breve rendero’ anche disponibili le tracce GPS 😉

mtb monte cavo mappa

 

E infine il video, che carico solo oggi x problemi di connessione …


fearofthedark @ montecavo from WhyBeNormal KiaZ on Vimeo.

 

MTB: monte cavo 2, better ravanation

Monte Cavo, atto secondo. Pare che l’antennuto montarozzo stia permettendo alla sottoscritta di non lamentarsi per la persistente assenza di onde da surfare, e alla sua bike #Slayerina di far girare le ruote, senza fare troppi km e senza dover investire troppo tempo. L’obbiettivo di oggi e’ capire meglio i sentieri, testare il nuovo setup delle leve dei freni e ovviamente scendere con maggiore fluidita’.

Prima di partire rimetto mano alla prima traccia che avevo scaricato, cercando di visualizzare meglio il territorio e di individuare i suggerimenti che mi erano stati dati. C’e’ un trail ottimo come “riscaldamento” che parte dalla prima parte dell’asfalto, decido quindi di iniziare da li, in modo da “allungare il giro”, e da capire cosa c’e’ di proponibile anche ad amici dotati solo di front e/o alle prime armi.



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Ho scoperto che in realta’ i sentieri di Monte cavo hanno una numerazione, anche e’ totalmente teorica e quasi priva di indizi/indicazioni. Quindi il primo trail provato oggi, dopo una breve e facile risalita si chiama 6. Ho scoperto ben presto che in realta’ e’ + comodo farlo in salita, meno ripido della “via sacra” percorsa alla mia prima esperienza , permette comunque di tagliare la parte di “stradone” che collega il punto di partenza al bivio per Monte Cavo. In discesa non e’ nulla di che ma e’ adatto per prendere confidenza a chi e’ alle prime esperienze con i singletrack.

percorsimontecavo

Il 6, ha pero’ una variante piu’ ripida e divertente, scoperta alla seconda run e visibile sulla cartina ricavata dal GPS.  Non so se ha un nome, ma e’ un pezzetto carino, con belle curvette veloci e qualche dosso su cui staccare. Finalmente con le leve dei freni inclinate correttamente ho ripreso anche a fare qualche piccolo saltino …. #nientedidifficile o di spaventoso diciamo.

Dopo queste 2 run di riscaldamento decidiamo di salire fino all’antennuta cima. In poco piu’ di un ora arrivo lassu’ … altezza ben 948 mt slm, siamo quasi in montagna 🙂 🙂 😀 …. Non c’e’ nulla da vedere, se non tante antenne la cui vicinanza mi fa addirittura venir mal di testa, quindi preferisco riprendere la mia “caccia al trail”.

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Scendo un breve tratto sull’asfaltata, imbocco un raccordo e poi vedo l’attacco di un sentiero segnato da una fascetta rossa. Il GPS conferma che ci siamo, trattasi del trail “Giuliana”, davvero divertente e flow anche se breve.

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Per la parte intermedia decido di stare sul sicuro, scegliendo l’ormai noto “3”, e anche qua la differenza del nuovo setup si fa sentire. Nella parte bassa ritrovo, anche se con un po’ di fatica l’allaccio del “6” , e risalgo un pezzetto per fare l’ultima divertente discesina, parte della quale visibile nel video qua sotto, realizzato con un adattore fisheye per cellulare.



Per concludere, Monte Cavo promosso a pieni voti. Vicino, senza risalite faticose, ottimo per la modalita’ “salgoperscendere” a me tanto cara, mai troppo impegnativo, mantenendo il margine di sicurezza molto alto anche senza casco integrale e pettorina (consiglio comunque almeno le ginocchiere, non solo per le eventuali cadute ma anche per gli onnipresenti rovi). E’ un ottimo spot per chi vuole avvicinarsi al concetto di enduro/freeride pedalato senza dover lottare contro drop fuori portata e/o linee impestate/esposte/complesse.

Una bella scoperta, e di trails me ne mancano ancora tanti 😉

Les2alpes full day : parte 2, bikepark !

Scendo dallo Jandri … stanca ma soddisfatta delle performance sulla neve (che potete leggere nella prima parte del report) mi trascino con i pesanti hardboots fino alla macchina, dove c’e’ #slayerina che mi aspetta. Un brevie break, e si cambia divisa. Via la giacca e i pantaloni da snow, su pantaloncini, protezioni da bike e casco integrale. Monto la ruota anteriore con il perno passante e #Slayerina e’ pronta a questa nuova e incognita esperienza.

slayerina2alpes

Incognita si, perche’ anche i Bikepark si sono evoluti nel tempo, e non e’ assolutamente detto che tutti i tracciati siano idonei ad una bici fondamentalmente da all-mountain. Ma leviamoci il dubbio subito. Decido di puntare al settore de le Diable, che sulla carta dovrebbe essere il piu’ idoneo ad un livello intermedio.
A dire il vero le prime difficolta’ le incontro con la seggiovia: i Francesi hanno messo a punto un sistema di carico che pare non tenere conto del fatto che ci possono essere donne e bambini che magari usano ancora bici con ruote da 26 (o peggio da 24 nel caso di un ragazzino, ricordiamo che gli standard attuali per gli adulti sono 27.5 o 29…).

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Il congegno,che vedete in foto implica di alzare la bici dal manubrio e spingerla dentro l’attacco giallo. Gia’ … peccato che io sono alta 160 , che la mia bici e’ corta e che avrei dovuto sollevare solo di braccia la bici di ben 20 cm per arrivare al gancio … il tutto con la seggiovia in lento movimento …. Fortunatamente dopo un po’ di strilli in un mix tra italiano inglese e francse sono riuscita a farmi aiutare, e a portare su il mo mezzo agricolo … e sempre per fortuna lo sgancio e’ molto piu’ facile dell’aggancio.

Finalmente si scende quindi. Dato che e’ abbastanza noto il fatto che non sempre il livello di difficolta’ indicato in Francia corrisponda al vero e visto il precedente con la seggiovia decido di provare prima la pista verde.

#Nientedidifficile come volevasi dimostrare, solo qualche tratto un po’ bucato dalle frenate, scorrevole con paraboliche e qualche rilancio, seconda parte nel bosco piu’ divertente e panorama grandioso, per un totale di circa 30 min di discesa comprese le soste per foto andando pianino.

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Arrivo in fondo abbastanza stanca, le buche da frenata comunque a me dan tanto fastidio, e la molla della forka forse un po’ dura non e’ il massimo per questo tipo di run. Malgrado tutto decido di riprovare, cambiando traccia e sperando di avere meno problemi con il sistema di carico. Stessa solfa o quasi, ma per fortuna stavolta ci vanno meno imprecazioni per ricevere aiuto.

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Per la seconda run opto per una blu, che prende il nome dall’omonimo impianto, Diable. La pista e’ leggermente piu’ ripida con tornati piu’ frequenti, la guida diventa piu’ lenta e le buche per fortuna sono di meno, e da subito il tracciato pare essere divertente, con una serie di panettoni, step up e rilanci che riescono a far staccare saltuariamente le ruote alla slayer anche se presi a velocita’ moderata. Di questa run vi propongo il video della parte centrale, la piu’ divertente.



Pista un po’ piu’ veloce che concludo in “soli” 20 minuti. Ma le gambe visto lo sforzo fatto in mattinata iniziano a dare segni di cedimento, e decido di andare a provare il divertentissimo pump track in asfalto prima di partire.

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Verdetto finale: Les2Alpes, anche rivisto a 38 anni , ha sempre qualche ricordo positivo da lasciare. L’esperienza in ghiacciaio in snow alpino ha risvegliato un vecchio demone, quello della velocita’ su pista, e il bikepark mi ha fatto venir voglia di tornarci per esplorare i tanti altri trails disponibili, anche se ammetto di preferire sentieri naturali non esplicitamente costruiti per la mtb. Indubbiamente e’ un ottima locationper chi vuole provare le discipline gravity della mtb anche da livello 0 (la verde la fa chiunque sappia stare in piedi su una bici)
Il panorama e’ notevole, ma passa da un mix di natura e opere umane che lascia un po’ interdetti, ma ci sono posti in cui l’urbanizzazione e’ peggiore. La quantita’ di surf & bike shop e’ tendente a infinito, e a fine stagione si possono anche trovare occasioni interessanti. Idem per i locali anche se mangiare e’ rimasto in media caro come un tempo, quindi nel caso di soggiorni prolungati consiglio la formula residence.
Non so se e quando mi si ripresentera’ la possibilita’ di tornarci, e proprio per questo sono estremamente soddisfatta del mio big day.

Bardonecchia Bikepark: giochiamo a fare i criceti ? (video)

Lo devo ammettere, sono stati proprio i bikepark a farmi avvicinare al mondo della mtb, dandomi nell’ormai lontano 2007 la possibilita’ di imparare a guidare la bici su sentieri singletrack e passaggi anche tecnici, permettendomi poi in seguito di passare ad un orientamento piu’all mountain e apprezzando appieno le discese conquistate pedalando. Ma torniamo al discorso del girare su sentieri costruiti ad-hoc e utilizzare risalite meccanizzate: Bardonecchia e’ stato il primo bikepark in cui ho iniziato a confrontarmi con le discese vere, e mi fa sempre piacere farci un sopralluogo almeno una volta all’anno. Concentrato nella zona tra Campo Smith e Melezet, le due seggiovie permettono di “fare i criceti” (ovvero di girare ripetutamente sullo stesso percorso, come appunto il criceto nella ruota) su un totale di 8 percorsi piu’ un paio di collegamenti.

Le prime discese quest’anno sono state un po’ ostiche, la Slayer non e’ una bici da downhill e soffre tanto le buche causate dalle frenate dei “bicioni”. Lato campo Smith non c’e’ molto da dire, se non che in realta’ il percorso dicharato piu’ semplice, la 9D dichiarata la piu’ facile in realta’ diventa antipatica per le tante buche, meglio la classica e diretta 15D, che con quel po’ di pendenza in piu’ costringe anche le bici da DH ad andare un po’ piu’ fluide con conseguente meno scavi. Discorso simile per la 16, un po’ piu’ tecnica e lenta tutta nel bosco con un passaggio su passerelle un po’ strano ma divertente.

Spostandosi verso Melezet le cose cambiano un po’. I percorsi sono piu’ lunghi. Risalendo in seggiovia si nota subito il nuovo 27D, anche qua … dichiarato rosso, ma e’ dinuovo una traccia molto stop and go, che sarebbe anche carina se non fosse che #slayerina e la sottoscritta non amano le buche. Molto, molto molto meglio invece le tracce verso lo skilift del Bosco, in particolare il 25D, tutto tornantini , lento con qualche passeggio tecnco e rilancio, divertente nel bosco, molto vario molto adatto ad una bici da AM/enduro come la mia. Non lo ricordavo cosi’ bello, forse e’ stato migliorato nel tempo … lunghissimo almeno alla mia velocita’, un buon 15 minuti di discesa. Altra simpatica sorpresa il nuovo 24D, che de facto segue una traccia che si fa d’inverno in neve fresca con lo snow. Molto flow anche questo con qualche rilancio, peccato non aver avuto il tempo di rifarlo.

Nel video qua sotto che ho fatto ieri vedete alcune parti (quelle con le passerelle) del 15 e del 16D , e alcuni pezzi del 25D di melezet … giusto per dare un idea di cosa stiamo parlando …..


bardonecchia bikepark 2016 slow ride from WhyBeNormal KiaZ on Vimeo.

Insomma un bel pomeriggio di discese, per consolidare la tecnica e sentirsi piu’ sicuri. Credo che i bikepark siano comunque un buon sistema per promovere la mtb e permettere l’avvicinamento a queste discipline a chi e’ attratto magari in primis dalla componente adrenalinica, e non ha l’allenamento di base per permettersi di risalire in tranquillita’ senza distruggersi. Ricordiamoci che anche la discesa e’ impegnativa (si possono bruciare fino a 400 kcal/ora girando in bikepark) e che sopratutto richiede una buona prontezza di riflessi, cosa che non sempre si ha dopo una lunga salita ….

Per info su Bardonecchia Bikepark : www.bardonecchiaski.com  Dowload mappa bikepark qua

 

Backcountry a pedali: Cotolivier MTB

Il conoscere il territorio permette di sentirsi in qualche modo sicuri e di avventurarsi su sentieri non propriamente frequentati, e con un concetto di “ciclabile ben diverso da quello che molti immaginano. Tornare a “casa” mi permette di fare quello che in location a me sconosciute non farei mai : ravanare per sentieri senza doversi preoccupare troppo, sapendo che prima o poi una strada la si incrocia.

Ieri il protagonista e’ tornato dopo tanti anni ad essere il Cotolivier. Meta piu’ che altro invernale per backcountry e sci alpinismo, e’ molto interessante anche in mountain bike a patto di avere il mezzo giusto (una full da 120 minimo) . Visto il poco interesse in discesa per la parte bassa decido di partire da Chateaux Beaulard riducendo il dislivello totale di 350 metri circa. La salita al Cotolivier e’ relativamente agevole, con primo pezzo asfaltato fino all’abitato di Vazon, dove una bella fontana permette di rifornirsi d’acqua.

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Da Vazon la strada diventa sterrata, senza particolari difficolta’ o rampe, diciamo un po’ piu’ regolare di quella del Colomion fatta qualche giorno prima. Sara’ per il dislivello leggermente inferiore e per quel pelo di allenamento in piu’ ma raggiungere la vetta non mi ha impegnato le gambe in maniera eccessiva. Dalla cima del Cotolivier si gode di una splendida vista, purtroppo la luce non era delle migliori e le foto non rendono come dal vivo.

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Qualche minuto di meritato riposo e ora viene il bello. L’idea e’ di riscendere verso Chateaux, seguendo piu’ o meno la linea che si segue d’inverno in backcountry o ski-alp. In teoria c’e’ un sentiero, in teoria ho una traccia sul GPS, proviamo a seguirla. Il percorso e’ facile lungo la cresta spartiacque fino al bivio per le grange Pourachet , poi le cose si fanno meno chiare. La traccia che ho caricato se seguita palesemente risale, costringendo a pezzi a spinta. A “naso” parrebbe virare molto verso la zona del Rifugio Rey e delle antiche piste da sci … ma il profilo altimetrico mi scoraggia. Salire a spinta e’ una cosa che non sopporto. Quindi opto per cercare la traccia della scialpinistica, seguendo qualche indicazione sugli alberi e affidandomi ai riferimenti della cartogrfia del gps seguo una pseudotraccia molto rovinata dai cinghiali ma comunque percorribile a patto di avere il mezzo giusto e un po’ di esperienza sul tecnico. La traccia, molto divertente e addirittura a tratti flow, in pieno freeride spirit un po’ oldskool,  mi porta ad un bivio , di non semplice interpretazione ….

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Lo spirito di conservazione mi fa optare per la scelta piu’ sicura, ovvero rientrare su Vazon. Molto probabilmente seguire per il Rey mi avrebbe comunque portato ad incrociare la traccia in discesa che si ricollega a Chateaux, ma nel dubbio ho preferito restare sul sicuro … sicuro che purtroppo ha implicato un allungamento della fase di rientro, con ultima faticosa parte pedalata al freddo lungo la strada quasi in piano che riporta a Chateaux.

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Un bel giro, divertente al punto giusto, ben rappresentativo di quello che si puo’ fare con una bici da All-Mountain/Enduro. Altro grande aiuto e’ dato dal GPS: io uso myTrails su android, che anche nella versione free ha tutte le funzioni che servono a non perdersi, a patto di trovarsi in una zona supportata da una buona cartografia.