MTB: #FrontinoGiallino Test Ride

Finalmente ci siamo ! E’ giunta l’ora di iniziare a vedere come funziona la mia creatura il #FrontinoGiallino : come pubblicato in un precedente articolo, si tratta di una bici assemblata in casa dalla sottoscritta, partendo da un telaio commencal da dirt/pump di qualche annetto fa. Il montaggio finale e’ il seguente :

Telaio: Commencal 26′ pump
Forcella: RockShox Recon Silver Solo Air 100 mm travel
Serie sterzo: Cane Creek 1 1/8 a-headset
Ruote: Mavic Crossride 26′ PP15 con adattatori QR9, gommate Maxxis Minion DHF e DHR 2.5
Freni: Sram Level con dischi 200 front e 180 rear
Trasmissione: Guarnitura singola Funn 32 denti con MC Hollowtech a calotte esterne , deragliatore SRAM x9, comandi SRAM x7
Reggisella Telescopico Brandless (apparentemente un clone KS)
Manubrio Race Face 760 mm

giallina piineta
Cominciamo con il dire che era un bel po’ di tempo che non facevo un giro con una front che non fosse il giro dell’isolato o poco piu’. Quindi la prima sensazione a cui ho dovuto fare l’abitudine appena salita su Giallina e’ stata quella di sentire molto di piu’ il terreno, e di dover stare attenta a sassi sassolini e radicette anche su tratti pianeggianti. La location scelta per il test e’ stata la pineta di Ostia, sia perche’ con il caldo riesce a mantenere una temperatura quasi accettabile grazie alla vicinanza al mare, sia per la disponibilita’ di saltini, drop, una passerella northshore e qualche passaggio tecnico.
Diciamo subito che rispetto ad una full la bici e’ molto reattiva sul posteriore e che richiede maggiore attenzione nella guida. Nei singletrack pianeggianti o saliscendi che portano ai saltini si comporta egregiamente, ma ben presto mi accorgo che “la coperta e’ corta“, ovvero che per le mie gambine il vecchio pignone da 32 di #slayerina e’ parecchio duro. Riesco comunque ad affrontare qualche salitella anche abbastnza impegnativa alzandomi sui pedali, cosa anche questa impossibile con una full. L’assetto in sella in salita e buono, e il reggisella telescopico, di cui proprio non posso piu’ fare a meno fa il suo dovere. Credo che, modificando la trasmissione (avendo una singola sarebbe da arrivare ad un 42) , Giallina possa diventare una discreta arrampicatrice.
Ma veniamo ai salti e alle discese. Trattandosi di un telaio da dirt ci si aspetta un buon comportamento, e in effetti ne ho presto conferma. La bici e’ molto stabile quando stacca le ruote, piu’ di #Slayerina, unico neo del resto ovvio e che negli atterraggi schiena e articolazioni ne risentono, e chi mi conosce sa che ho una “certa” e che sono piena di acciacchi e microtraumi. Escludendo questo la bici stacca le ruote con facilita’ e atterra con precisione. La forcella lavora bene, anche se 100 mm forse sono un po’ pochi ma credo che in questo caso sia piu’ abitudine che altro.

salti con fronitno

Proprio per i problemi di schiena ho preferito evitare di provare i salti piu’ alti, quindi ho provato qualche passaggio tecnico con radici e ripidini. In questi casi la bici si divincola bene, richiede una guida sempre piu’ precisa di una full, ma se si riesce a direzionarla in modo opportuno copia tutto e scorre via, senza far rimpiangere l’ammo posteriore (schiena a parte sempre).

radici radici 1

Nel complesso di questo breve test (7 km circa in un oretta) promuoviamo il frontino. Ci sara’ probabilmente alla prima occasione da mettere nuovamente mano alla trasmissione, ma per ora risulta essere davvero divertente e godibile, a dimostrazione del fatto che con le dovute attenzioni di montaggiio anche una bici “economica” puo’ dare soddisfazioni (oltre a quella di averla montata in autonomia) ed essere un buon mezzo per scoprire il mondo della mountain bike 😉

#FrontinoGiallino is mostly powered by CRC
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MTB: CampoCatino bis – La Gabriella

Dopo le solite elucubrazioni meteo del sabato, decido di tornare a CampoCatino per provare la Gabriella, una discesa lunga e, almeno
sulla carta, mai troppo complessa. L’idea e’ anche quella di capire se questo percorso sarebbe anche fattibile con il neonato “frontinogiallino“. Come la volta scorsa l’avventura inizia su di un autobus che ci fara’ comodamente guadagnare 1400 metri di  dislivello e almeno 5/6 gradi di temperatura in meno. In cima infatti si sta benone.

bus1 campocatino top

Fortunatamente chiedendo infos trovo 3 ragazzi di Ostia che si offrono di farmi da guida: non siamo in un bikepark “segnalato” e, esattamente come l’altra volta senza gps e’ facile perdersi. Il sentiero a sto giro e’ tutto nei boschi, con un mix terra / rocce,e tanti aghi di pino che nascondono a volte qualche insidia. Non e’ semplicissimo ma almeno la prima parte non presenta grandi difficolta’: si tratta comunque di un sentiero molto naturale, con a volte varianti da inventarsi un po’ e non particolarmente
manutenuto. Tipico sentiero da giro AM, che comunque impegna, diciamo che per il mio livello e’ un ottimo trail per migliorare la tecnica.
La discesa e’ lunga, e optiamo per una variante un po’ piu’ tecnica che permette di evitare un tratto pedalato. Non c’e’ comunque mai nulla che mi obblighi a scendere dalla bici.

gabriella bosco

Perdiamo quota e la temperatura sale, ma il sentiero nella parte bassa si stringe e diventa un pochino piu’ flow, con un fondo sempre tendente al ghiaioso ma passaggi piu’ easy e divertenti.

L’ultima parte, che al dire il vero mi era stata scosigliata in quanto “nera”, effettivamente presenta 2 passaggi ostici: un ripidone che mi ha “fregato” probabilmente per la difficolta’ del terreno e la mia tecnica non ottimale, e un’altra parte fnale piena di pietroni , che mi ha costretto stavolta a scendere dalla bici. Si sbuca quindi sull’asfalto in corrispondenza di una bella fontana dall’acqua fresca, ultimi metri e siamo ritornati alla base.

road

Nel pomeriggio non me la sento di rifare un’altro giro, e decido di risalire in macchina in cima e godermi un po’ di fresco sgambettando un po’ per i prati

saltino campocatino

campocatino top

In breve, concludendo :

PRO:
– meccanizzato con navetta low-cost
– molto lungo e in gran parte fresco
– sentiero quasi esclusivamente naturale

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CONTRO:
– Richiede un livello minimo per essere apprezzato: no beginners totali, no frontini.
– la lunghezza per chi come me non e’ allenato a far solo discesa puo’ anche risultare “pesante” per spalle e mani.

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edit al 22/7 : ho ripercorso la Gabriella , stavolta pedalando, da poco sopra Guarcino, per evitare sia la parte finale “nera” che il caldo. Il trail nella traccia presenta la linea piu’ facile, con un pezzo pedalato e senza varianti. Confermo che è un bel trail di livello intermedio… GPS indispensabile altrimenti ci si perde.

MTB: Assemblaggio Telaio Fai da Te

Lo so, mi piacciono le brugole, le chiavi inglesi e tanti altri attrezzi simpatici. Sara’ che fin da ragazzina preferivo i lego alle bambole, ancora oggi mi piace fare le cose da me, vedi la passata esperienza nel surf con Blackdog Surfboards.
Con la bici, il dover mettere mano a viti e bulloni e’ una necessita‘. Il semplice utilizzo sportivo di una bicicletta richiede comunque un minimo di conoscenza del mezzo e di autonomia nella manutenzione almeno quella base. Dopo essere stata “spennata” in passato da un paio di meccanici sono arrivata alla conclusione del “chi fa da se fa per tre” e oggi nell’era di internet mettere mano ad una bici e’ poco piu’ complesso che montare un mobile dell’ikea.
Dalla manutenzione base al montaggio di una bici da zero il passo e’ relativamente breve. Quindi ecco a voi #FrontinoGiallino , una 26 da pump track resa un minimo pedalabile e adattata ad un uso piu’ polivalente e diciamo “didattico” finalizzato all’apprendimento di qualche semplice trick che puo’ tornare poi utile sul tecnico.

frontino giallino

Giallina nasce da un telaio da dirt/pump/dual Commencal di qualche anno fa. L’upgrade della trasmissione di #Slayerina ci ha permesso  di avere subito disponibile un deragliatore sram x9 con manettino, assieme al rispettivo pacco pignoni e catena. Ad esso e’ stato  associato una guarnitura a corona singola a 32 denti.

So benissimo che la “coperta sara’ corta”, ovvero che non avremo un range di rapporti ottimale, ma al momento la bici e’ dedicata al cazzeggio, e di sicuro non sara’ usata per affrontare lunghe e tecniche salite. Se poi #FrontinoGiallino dovesse risultarmi particolarmente simpatico provvederemo a modificare la trasmissione.

giallina mc

Il montaggio di questi due pezzi e’ relativamente semplice. Unico attrezzo un po’ insolito necessario e’ la chiave per il movimento centrale, che potete trovare su CRC o da decathlon. Montare il MC (o BB in inglese, bottom brackets)in una scatola filettata e’ molto semplice, e nel nostro caso le istruzioni di montaggio allegate sono risultate chiare e semplici sul come inserire gli spessori in base alla dimensione della scatola , 68 mm nel nostro caso.

Avvitare il deragliatore al forcellino invece ha implicato qualche tribolo in piu’ ma anche qua niente di strano, un brugolone da avvitare con la dovuta attenzione facendo attenzione ad allineare bene i pezzi e alla levetta che serve diciamo da guida.

A questi punti mancavano le ruote, e per trovarne di buone ed economiche c’e’ voluto un po’, e alla fine si e’ presentata una buona
offerta per delle mavic crossride quasi nuove sul mercatino di mtb-mag, perno passante 15 con convertitori a qr9 ,dischi da 200 avanti
e 180 dietro, gommate Maxxis Minion DHf e DHR 2.5. Forse un po’ esagerate e pesanti per giallina, ma il vendor ci ha anche fornito una high roller 2.35 e un’altra minion DHF, stavolta in 2.35. Per comodita’ abbiamo lascato le 2.5 almeno per ora. Montiamo il pacco pignoni
(anche qua ci va una chiave specifica, ma l’operazione e’ davvero semplice, tocca solo stare attenti agli incastri delle rotelle
piu’ piccole) e a breve saremo pronti per iniziare a lavorare sulla regolazione della trasmissione.

Purtroppo manca ancora la forka, cosi’ decidiamo di montare sul manubrio (race face ereditato da Slayerina) il manettino
in maniera volante, e usare un qualcosa (un martello nel nostro caso) per appoggiarlo al tubo sterzo. La forcella assieme alle pinze
freno sara’ l’ultima cosa ad arrivare 🙁

Sistemato in qualche modo il manettino passiamo alla sostituzione del cavo del deragliatore e al taglio delle guaine. Con i manettini
sram e’ molto semplice, c’e’ un vitone di plastica che fa da tappo aprendolo si libera il meccanismo e si sfila il cavo. si inserisce
il nuovo cavo (lato blocco) e il gioco e’ fatto. Poi si controlla la lunghezza e si iniziano a tagliare le guaine. Nel caso di giallina ci troviamo con un sistema un po’ “vecchiotto” in cui il cavo resta libero lungo il tubo obliquo. , quindi taglieremo con
l’apposita tronchese (anche questa si trova al deca o online su CRC e altri siti) 2 trance di guaina. Incastriamo, facciamo passare
il cavo d’acciaio, blocchiamo il cavo nella vite del deragliatore seguendo le guide opportune e tagliamo anche il cavo metallico.
Controlliamo che il manettino sia scarico (ovvero sul rapporto + lungo) e che il deragliatore si muova a comando. Siamo pronti
per inserire la catena …

E qua son cominciate le prime “rogne” : siamo senza falsamaglia, e tocca imparare ad usare lo smagliacantena: aprirla e’ un gioco da ragazzi, richiuderla un po’ meno. Diciamo che non e’ stato semplice, e che e’ stato necessario togliere un paio di maglie per adeguare la vecchia catena di Slayerina alla nuova trasmissione singola. Anche la regolazione del deragliatore non e’ stata semplicissima.
Con le due viti L e H si regolano i rispettivi fondocorsa, alto e basso. In genere si parte allineando la rotellina del deragliatore al rapporto piu’ lungo, e da li si sale. Dopo svariati tentativi finalmente il cambio e’ riuscito a far salire e scendere correttamente la catena.

deragliatore post

Purtroppo mancano ancora parecchi pezzi a poter mettere la bici su strada, e quindi si torna su internet, alla ricerca di impianto frenante e forka.

Per i freni dopo un po’ di ricerche sono saltati fuori degli SRAM level ad un buon prezzo. Mi sono concentrata su Avid o Sram, in quanto sono abituata
a questi prodotti e in quanto sono montabili invertiti (stile mx) senza modifiche. La Forka e’ stato un saltellare tra siti vari ebay e mercatini. Purtroppo il cannotto dritto da 1 e 1/8 , standard che sta diventando obsoleto, ha reso le cose molto piu’ complicate.
Inoltre il tubo sterzo di questo telaio e’ piuttosto lungo, quindi mi servivano almeno 20 cm di cannotto, cosa che ha reso difficile
l’acquisto di un usato, e mi ha fatto optare per una RockShox recon silver solo air nuova su alltricks. Con l’ultimo ordine arrivano anche gli adattatori per i dischi e un po’ di distanziali per lo sterzo. Possiamo qundi finalmente assemblare la forka, e mettere in movimento la bici. Trovato chi ci taglia il tubo alla misura giusta (non ho il tool diamantato, e non credo che valga la pena comprarlo per un uso limitato) finalmente iniziamo a smanettare con serie sterzo e distanziali. Probabilmente c’e’ qualche cuscnetto mancante nella serie sterzo che ci e’ stata fornita con il telaio, cerchiamo di chiuderla arrivando a ridurre al massimo i giochi, in seguito verra’ sostituita . Intanto procediamo al montaggio delle pinze freno con i rispettivi distanziali, e qua per fortuna fila tutto liscio come l’olio e non necessitiamo nemmeno di spessori.

freni giallina
Giallina quindi e’ fatta e finita e pronta al promo mini collaudo !!!
La bici funziona, la posizione in sella mi piace e sembra molto maneggevole !!!

giallina giallina 2

kiaz su giallina
Per gli ultimissimi ritocchi (sostituzione serie sterzo che e’ risultata incompleta e taglio tubo freno) ho deciso di appoggiarmi al laboratorio specializzato di Bike Store Ciampino, in quanto sarebbe stato necessario l’acquisto di alcuni utensili costosi e, per il tubo freno, di un po’ di esperienza in piu’ su questo tipo di problematiche. Ed ecco finalmente #FrontinoGiallino nella sua versione definitiva, pronto al collaudo 😉

giallina finita

 

Gran parte dei componenti e attrezzi che mi han permesso di dare vita a #FrontinoGiallino arrivano da CRC, grazie di esistere !
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MTB: Guarcino / CampoCatino / Obaco Trail

L’avventura inizia su un autobus. Si un autobus … carico di bici e di bikers. L’insolito mezzo ci sta portando a CampoCatino,
resort sciistico in parziale disarmo sito a 1900 mt slm. Stavolta si va in alto, roba quasi da Alpi, il caldo ce lo impone.
Se tutto va bene ci aspettano quasi 1400 mt di dislivello negativo.

autobus campocatino

La maggiornaza delle bici sull’autobus sono “bicioni“, ovvero bici da dh con doppia piastra e la cosa mi preoccupa un po’. Fortunatamente
gli altri riders che usufruiscono dalla navetta conoscono la location meglio di noi, e ci consigliano un giro piu’ “All Mountain” rispetto
a quello che avevo pianificato. Quindi cerco la traccia al volo del trail noto come l’Obaco, 20 km di cui gran parte in singletrack.
Ci sara’ da pedalare un po’ ma tutti ci dicono che ne vale la pena. Il gruppetto e’ lo stesso dello scorso weekend: Guido elettrificato
con il fratello Massimo alle prese con un frontino. Ci assicurano che il giro si fa anche con le front … e che c’e’ solo un pezzo
tecnico con rocce nella prima parte. Dunque iniziamo a salire seguendo la traccia.

campocatino salita

Saliamo, su una sterrata molto ghiaiosa e sdruciolevole dalle pendenze impegnative, che mi obbligano a scendere e spingere Slayerina.
Non tanto per le pendenze, quanto per il fondo. Guardo il colle a cui dobbiamo arrivare e spero solo che ne valga la pena, perche’ lo ammetto, questo genere di salita non e’ cosa gradita ne a me ne tantomeno alla mia schiena.
Arrivati il cima il panorama ricompensa lo sforzo, e si capisce che siamo in quota (attorno ai 2000 mt) , la vegetazione e’ ormai assente e lascia spazio a rocce .

top

Ora inizia la discesa, la cui prima parte e’ piuttosto impegnativa, non per le pendenze ma per il fondo tutto ghiaioni e pietre mosse. Riesco a difendermi discretamente e lo chiudo tutto in sella. Ci troviamo quindi ad una fonte dall’acqua freschissima, e da qua dovremo ripartire e trovare il singletrack che ci portera’ a valle.

ghiaioni fonte

gruppetto

E inizano i dubbi: il sentiero non e’ piu’ tracciato correttamente, il gps ci indica una direzione anch’essa priva di tracce.
Segnali o indicazioni zero. Chiediamo a degli escurisonisti e piu’ o meno ci indicano dove scendere. In qualche modo scendiamo, anche se la ciclabilita’ del percorso da loro indicato non e’ eccelsa, in pratica stiamo tagliando per prati sperando che qualche pietra non ci crei qualche problema tecnico. In un modo o nell’altro arriviamo ad una bellissima radura al cui centro si trova un masso molto particolare, a forma di montagnetta 😉

masso prati
Ci lasciamo un po’ prendere la mano su una parte scorrevole per prati ma ben presto ci accorgiamo di essere fuori dalla traccia.
Alcuni segnali CAI bianco-rossi ci convincono a perdere ulteriormente quota, su una pseudotraccia fatta di pietre e foglie tutt’altro che semplice. Il mio GPS dice che siamo fuori, Guido e’ convinto che le tracce si ricongiungano. Ad un tratto finiamo in una specie di gola rocciosa, da cui non si prosegue, perlomeno non in bici. Niente da fare, siamo costretti a risalire a spinta con molta fatica fino ai prati, e ad affidarci al GPS per riprendere la traccia. Fortunatamente incrociamo una coppia di escursionsti che stavolta ci consigliano in maniera corretta. Effettivamente poco prima della fine dei prati bisognava salire (sempre a spinta
ahime’) su un sentiero a sx, che dopo un po’ di saliscendi comincia a perdere quota, prima con alcune parti tecniche con radici e pietre fisse ma mai niente di impossibile, poi diventa un lunghissimo, scorrevole e veloce singletrack tra i faggi, a volte forse un pochino esposto.

singletrack

Purtroppo il singletrack a breve finisce e diventa una classica strada carrabile sassosa dal fondo un po’ insidioso …….
chi mi conosce sa che non amo questo tipo di strade in discesa, ma non ho alternative e cerco di farmela piacere, fino agli ultmi km su asfalto percorsi a gran velocita’ fino al paese di Guarcino dove avevamo lasciato le macchine.

Tirando le somme : si tratta di un giro in classico stile AM di difficolta’ media, un po’ di passaggi tecnici nella parte alta la cui difficolta’ e’ data dal fondo e non da altri fattori. Poi imboccato il singletrack e’ tutta una piacevole discesa senza #nientedidifficile

PRO :
Navetta a costo irrisorio (3 euro, orari 8,30 10.30 15.00) per guadagnare quota.
Panorama eccellente che quasi ricorda alcune zone alpine.
Quota alta e singletrack all’ombra, ottimo per godersi un po’ di fresco.

CONTRO:
Indicazioni assenti : senza GPS non e’ fattibile se non si ha una guida. E anche con il gps bisogna fidarsi ciecamente di quel che dice lo strumento.
Ultima parte su sterratone un po’ noiosa per i miei gusti .

Concludendo : da tornarci, magari percorrendo altri trail piu’ bike oriented. L’Obaco e’ un classico sentiero CAI, quindi che
considera i pedoni come usufruitori primari. Di conseguenza non tutte le parti sono apprezzabili appieno in sella, ovvio dipende dal livello e dalle proprie capacita’ tecniche. Per quanto giguarda la traccia gps, essendo la mia poco chiara e molto ravanata, vi rimando a quella che ho utilizzato per trovare la giusta via su wikiloc :

https://it.wikiloc.com/wikiloc/view.do?id=13782709

Vi consiglio inoltre, se usate mytrails di scaricare la mappa offline della zona in quanto la copertura telefonica e’ molto ridotta 😉

MTB: La Faggeta di Soriano

Continua la ricerca di posti dove girare in mtb lontano dal caldo. Questa volta e’ stato il turno de “la Faggeta di Soriano“,  location di cui si leggono pareri molto positivi su gruppi facebook e forum specialistici. Anche i video su youtube lasciano immaginare un qualcosa di flow oriented senza eccessi di passaggi tecnici. Questa volta con me ci sono Guido, e-biker con un livello tecnico di poco sotto il mio, e suo fratello Massimo, neofita quasi totale dell’offroad con un frontino 29.

L’arrivo al parcheggio e’ molto piacevole: dai 29 gradi di Roma siamo passati ai 19 dei 1000 metri abbondanti di quota.

I percorsi dovrebbero diramarsi attraverso l’enorme faggeta secolare che ricopre de facto l’intero monte Cimino. Il posto ha un suo fascino, anche se a me da l’impressione di tipica destinazione da gita scolastica, complici i numerevoli cartelli esplicativi.
De facto si rimane sempre in un bosco, e non ci sono mai punti piu’ aperti o panoramici.

faggeta 1 faggeta sky

Iniziamo a ravanare alla ricerca del sentiero. L’idea inizale era di percorrere il trail chiamato “al bivio” che dovrebbe essere il piu’ semplice a detta di un local a cui avevo chiesto infos nei giorni scorsi, e poi una volta risaliti evntualmente il “cionna“, un po’  piu’ tecnico ma molto flow, almeno sulla carta. Purtroppo trovare i sentieri e’ tutt’altro che semplice. Fortunatamente il GPS prende malgrado i giganteschi faggi, ma l’assenza totale di segnaletica ci fa desistere e confondere le idee. Un ragazzo cou una e-bike ci consiglia un sentierino facile per iniziare, decidiamo di seguirlo e finalmetne si inizia a scendere. Niente di che, fondo piuttosto antipatico e parecchia vegetazione.
Risaliamo sull’asfalto, che risulta essere abbastanza pendente senza mai mollare, ma si fa.
Comincia il secondo ravanamento. Decidiamo, malgrado non sia il piu’ semplice, di cercare il Cionna: l’idea di fare “al bivio” e di  dover perdere tanta quota per ritrovarsi a risalire su asfalto non ci convince.
Anche il trovare questo benedetto sentiero non risulta facile. Alla fine grazie al gps trovo la traccia che comincia subito con alcuni passaggi tecnici su roccia, roba abbastanza in stile ligure mi viene da pensare. Le cose poi si semplificano e si passa in zone decisamente piu’ flow, ma spesso intervallate da passaggi non facili e da gradoni apparentemente non copiabili, almeno x me.
Diciamo che un paio di volte son dovuta scendere, e che parecchie volte ho dovuto mettere i piedi a terra per indirizzare la bici  verso la linea piu’ fattibile. Peccato perche’ il trail sarebbe pure bello , ma non ho un livello tale da poterlo apprezzare appieno.
Lo ho trovato addirittura piu’ complesso dei Ripetitori di Civitavecchia, e forse, per certi versi del rocciosissimo Sestri Levante in Liguria. Il sentiero non ha mai pendenze eccessive , ma ha alcuni passaggi che probabilmente andrebbero “saltati” e che affrontati a velocita’ limitata diventano molto complessi. Resta un po’ di amaro in bocca ad essere sinceri , anche se qualche piccola soddisfazione c’e’ stata, come il chiudere il ripidone finale d’uscita.

E si risale nuovamente sull’asfalto anonimo…. Ora ben capisco perche’ questo posto per capirlo appieno va fatto tramite risalite in
navetta ….

cima cimino

Una volta in cima proviamo a cercare qualche stradotto che non perda troppa quota, e decidiamo di salire in cima al monte Cimino, da cui
tento la discesa di un bel ripidone, che purtroppo si conclude con botto finale per evitare un albero. Niente di rotto per fortuna.

Scendamo ahime’ per la stessa via di salita, un singletrack senza particolarita’ … e cosi’ termina questa giornata in cui almeno
una cosa non e’ mancata : il fresco.

Mi riprometto di tornarci, magari usufruendo della navetta e di una guida per poter conoscere meglio questo posto che sicuramente le
sue potenzialta’ le ha. Per il momento Faggeta 1 KiaZ 0 …..

Non pubblico la traccia in quanto molto sporca e poco chiara visti i numerosi errori fatti per trovare il sentiero.

MTB: Vallone delle Cese – Esploriamo l’Appennino

Esploriamo l’appennino: Vallone delle Cese – Discesa Cese Trail

Il caldo la fa da padrone a Roma, e, reduce dal piacevole weekend nella mia Valle, necessito di trovare un percorso sopra i 1000 mt, che
mi permetta di pedalare un po’ al fresco. Cosa non semplicissima partendo dalla Capitale, e sopratutto con un know-how del territorio molto limitato, basato su facebook, mtb-mag e il “sentito dire” . Appunto, l’imput di questa escursione e’ partita dal sentito-dire : un local della pineta di Ostia mi ha parlato di un certo Vallone delle Cese vicino a l’Aquila e me lo consigliava come giro molto divertente e lontano dal caldo. e
Detto fatto: grazie a google e gli altri potenti mezzi offerti dal web trovo una traccia con video su youtube compreso nel prezzo. Dal video il sentiero pare proprio del mio genere: flow con tante belle curvette e panorama di una certa dignita’.
Via, scarichiamo la traccia e cominciamo a cercare di capire. Non e’ facile interpretare quali saranno le difficolta’ di un percorso di cui non sai niente, non sai nemmmeno dov’e’, ci arriverai con il navigatore e poi seguirai un puntino sullo schermo del cellulare per capire dove sei e dove devi andare. Solo quella traccia, i video e qualche consiglio via Facebook (grazie Stonati)

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Le previsioni e le varie intuizioni sul territorio mi fanno pensare che comunque s’ha da fa … che anche se relativamente alto (800-1400)
la zona non e’ delle piu’ fresche e quindi now or never, anche se da sola. Carichiamo Slayerina e via sulla Roma-L’Aquila, direzione Pizzoli, insignificante paesuncolo a pochi km dal capoluogo abbruzzese. Dal gps capisco dove devo andare e si sale. Eccome se si sale.
Prima parte da inferno, mediamente calda, secca, in un insignificante boschetto. Guardo di continuo lo schermo del telefono per capire dove sono, e quanto mi manca ad uscire da questo antipatico stradotto. In meno di un ora sbuco sull’asfalto, stavolta e’ uno stradone, nientemeno che la Statale del Gran Sasso. Asfalto bello scorrevole, ma pare che sia una sorta di pista da superbike. Ogni 5 minuti mi ritrovo a sperare che un qualche motociclista in piega non sbagli qualcosa e mi investa. Pedalo, pedalo, siam sopra i 1000 fa sempre piu’ fresco e si sta bene. Su questo stradone #slayerina si sente un po’ fuori posto, come se costretta ad un GPM del Giro D’Italia.

valico

valico fontana
Si arriva ad una specie di valico, e finalmente il panorama comincia a sapere di montagna … certo … molto diversa da quella che conosco, queste sono delle specie di grosse colline con vegetazione di conifere, ma va bene uguale. L’aria e’ buona, c’e’ un piacevole venticlello ed e’ pieno di fiori. L’ultima parte di salita torna piacevole in quanto chiusa al traffico, le gambe girano, e in circa 2 ore arriviamo all’attacco dei trail, nei pressi di una stazione di rilevamento meteo. Abbiamo percorso una decina
di km con circa 600 mt abbondanti di dislivello.

cartello

stazione meteo ultima salita

Riconosco quanto visto in video. Ora tocca vedere se mantiene le aspettative: bene, prima parte che riscende verso il valico super flow,
curve ampie e divrtenti, fondo un po’ ghiaioso ma comunque gestibile. Vado piano perche’ non conosco, ma l’ambiente e’ spettacolare e il
sentiero esattamente come lo aspettavo.


Sbuchiamo nuovamente al valico, attraversiamo la strada e alcuni cartelli indicano il proseguimento del trail.
La seconda parte e’tutta nel bosco, decisamente piu’ tecnica e con alcuni pezzi parzialmente esposti. Vado super piano ma non c’e’ niente di troppo complicato, ci son alcuni passaggi su cui devo optare per la cosiddetta chicken line ma si fa, tutto un po’ #diversamentescorrevole ma guidato e con molti tornantini dove fare pratica con le curve strette. Diciamo un trail un po’ come erano i primi comparsi nei bikepark nella mia alta Valle Susa, un mix tra naturale e costruito che comunque richiede una certa confidenza con il mezzo.

diversamentescorrevole


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diversamentescorrevole2

A meta’ tracciato incontro dei ragazzi, probabilmente risaliti in furgone, che mi guardano come un alieno e mi danno del Lei. Certo potrei essere la loro mamma, ma se anche con il casco integrale si vede la mia vecchiaia vuol dire che tra me e #slayerina facciamo davvro buon brodo … vabbeh no problem … Li lascio andare e pian piano proseguo. L’ultima parte e’ un altalenarsi di super flow, con step up e panettoni e aree quasi da pump track e qualche passaggio tecnico inaspettato da prendere con le molle, e terreno molto mutevole da una curva all’altra. Molto divertenti sopratutto le ultima battute che andrebbero conosciute meglio per staccare sugli
step-up – Una ragione per tornarci, prima o poi.

kiaz fine

curva curva

io

slayerina cartello

Finalmente il trail finisce, e un ultimo stradotto sabbioso ci riporta verso il centro abitato. Le gambe hanno retto bene, #slayerina pure. Um bel percorso All-Mountain di media difficolta’, che fa un po’ soffrire la salita per varie ragioni ma che poi diventa estremamente godibile in tante parti. Uniche note di demerito la salita poco motivante (preferisco evitare le strade statali) , specie per la prima ora abbondante e il fatto che malgrado la quota non rimane fresco come ci si aspetterebbe.

Per me e’ il primo giro sopra i 1000 in appennino, sono soddisfatta delle mie performance, e spero di trovare altri trail simili non troppo distanti da Roma. Certo, il panorama non ha nulla a che vedere con quello Alpino, ma anche questo e’ apprezzabile nella sua diversita’.

Relive :

Scarica / download la Traccia GPX (Cese Trail)

 

MTB: Sansicario – Champlas Seguin – Soleil Boeuf – bikepark

Secondo e purtroppo ultimo giorno in alta Valle. Il tempo fortunatamente regge, anche se la notte ha piovuto e questo condizionera’ la scelta del giro.  Tempo a disposizione piuttosto limitato in quanto dopo pranzo tocchera’ ripartire …. Dopo un po’ di ragionamenti  e consulti di cartine e tracce, decido di fare, con una variante piu’ sicura, un giro che la scorsa estate mi aveva in fondo lasciato un ricordo positivo. E’ un anello poco frequentato, con partenza da San Sicario, primo traverso verso Champlas Seguin e poi  salita abbastanza aggressiva in direzione Fraiteve, che non percorrero’ tutta ma mi limitero’ ad arrivare al collegamento per
Soleil Boef, area di arrvo della prima trance di impianti. Da qua inizia quel che una volta era l’unico trail del bikepark di  San Sicario: sulla carta un divertentissimo singletrack in gran parte naturale dove il flow la fa da padrone e i pochi passaggi un po’ piu’ tecnici sono inseriti molto bene.
La gita purtroppo inizia male. La gomma posteriore di #Slayerina e’ a terra. Si tratta di un pneumatico latticizzato, tubeless home
made. Non ho liquido anti-foratura, provo invano con il Fast. Niente da fare, la bomboletta sputa fuori il contenuto ovunque tranne che nello pneumatico e non riesce a gonfiare la gomma. Non resta che passare ai vecchi metodi: mettiamo una bella camera d’aria
e via, si parte, pronti a salire.

foratura champlas

Una bella traversata in un fresco bosco e poi iniziano le rampe, che pian piano con il 36 riesco a superare in maniera quasi completa.
Solo in 2 punti davvero tosti ho dovuto percorrere qualche metro a spinta. Ricordo che lo scorso anno i metri a spinta sono stati molti di piu’.

chalmettes

slayernarcisi pozza champlas sestrieres
Raggiunto Soleil Boeuf inizia il singletrack, che purtroppo pare presto perdersi nel nulla. Fortuna che si intravede qualche traccia tra l’erba, e riesco a ritrovare il passaggio, che pero’ piu’ di una volta risulta ostruito da alberi caduti, o da rami che rischiano di infilarsi nelle ruote e che comunque rallentano la corsa. Un vero peccato, perche’ il trail in questione e’ veramente divertente e basterebbe davvero poco a liberarlo almeno dei rami e a ricongiungere le parti mancanti. Su un passaggio un pelo tecnico ho dovuto levare i rami a mano per poter scendere in sicurezza.

finale

Spiace che anche se non servito piu’ dalla seggiovia stia messo cosi’ male. Certo e’ in una zona un po’ fine a se stessa e non perfettamentente integrabile in altri giri piu’ lunghi, ma credo che potrebbe essere oggetto di interesse per chi ha una bici elettrica e di conseguenza potrebbe ripercorrerlo piu’ di una volta anche senza risalita meccanizzata.

Qua di seguito il video realizzato con relive , che ben rende l’idea del percorso ….

E la rispettiva traccia GPS GPX  per chi si trovasse in zona e volesse ripercorrerlo.

Resta ad ora un divertente trail servito da una salita non facilissima ma panoramica e con fondo buono, e verrebbe voglia di  armarsi di rastrello e tronchesine e dargli una ripulita e renderlo piu’ agevole ….



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Si conclude cosi’ questo breve weekend o meglio anticipo d’estate nella mia Valle, sperando presto di tornare a girare in location
dove non e’ solo la tecnicita’ del trail che fa la differenza, ma anche tutto quello che sta attorno ….

MTB: finalmente in ValSusa

Day 0 – Prologo : Rapallo Funivia .
Il mio weekend lungo con #slayerina comincia inaspettatamente in Liguria, complici alcuni contrattempi mi ritrovo a Rapallo a salire sulla funivia di Monteallegro.

funivia montallegro

Qualche video e qualche ricerca qua e la mi portano su un tracciato denominato “jump jump”, che scende nei boschi sul versante della strada asfaltata. Se gia’ dai video la tecnicita’ del trail pareva elevata, dal vivo lo e’ ancor di piu’, mettendo a dura prova le mie capacita’ e quelle della povera Slayer che avrebbe voluto qualche cm in piu’sulla forka. Morale della favola, troppo tecnico per stare solo con le ginocchiere, la caviglia ancora protetta dal tutore e il mio spirito di conservazione mi fanno cercare il modo per abbandonare il sentiero e scendere su asfalto. Montellegro 1 Kiaz zero … ce ne ricorderemo, ma per fortuna la Valsusa ci attende ….

Day 1 – Bardonecchia – Singletrack Grange Rho Grange Frejus
Reduce dagli “sgarupi” Liguri ho bisogno di divertirmi, rilassarmi, non fare cose troppo impegnative e godermi un bel panorama.
La scelta cade sulla valle della Rho, con un giretto di cui avevo gia’ parlato. Salita con fondo piuttosto antipatico, breve proseguo lungo la valle per fare qualche foto e divertirsi con una scalinata in legno

rho scale rho slayer rho panaorama

… Poi singletrack simpaticissimo, super panoramico
e a tratti esposto ma mai complesso, eccezion fatta per un paio di tornantini che richiedono un pochino d’attenzione. Ultimo pezzo
un po’ noioso con mulattiere, ricompensato da un divertente ripidone finale che spara dritto in un prato fiorito. Gambe un po’ inchiodate, altitudine che seppur non elevata si sente ma la sgambettata si e’ fatta 😉

singletrack rho

Video :

valle rho mtb june 2017 from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

SEGUE : DAY 2

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MTB: Monte Cavo / Faete / Discesa Canada

New entry: da Monte Cavo passando per il Faete con discesa “Canada”

Diciamolo: anche se molto divertenti, i classici sentieri “numerati”
di monte cavo li conosco ormai a memoria, e viste le condizioni
sullo scassato andante del tre basso (il mio preferito..), mi sono messa alla ricerca di qualcosa di alternativo, magari piu’ flow e apprezzabile appieno anche da amici “frontizzati”.
La ricerca di nuovi sentieri e’ una delle cose che piu’ mi motivano
nell’andare in mountain bike, qua putroppo la cosa non e’ semplicissima in quanto la non-conoscenza del territorio mi ha sempre un po’ bloccato. Fortunatamente c’e’ il GPS ma a volte puo’essere complesso valutare una traccia a freddo, fidandosi dei rari commenti online, senza riuscire a capire bene quale livello tecnico richieda, sia in salita che in discesa, considerato che una cosa “facile” per un endurista puo’ essere difficile per
chi viene dall’xc/marathon, e vice versa.
In questo caso pero’ le cose sono andate diversamente, e ho potuto contare sull’aiuto di un amico “elettrico”, che mi ha segnalato questo “Canada” come molto flow, “piu’ scorrevole del 3” a detta sua.

Conoscendo bene il livello dell’e-biker che mi ha dato la dritta sapevo di andare sul sicuro. Restava solo da trovare una traccia e capire come arrivare a questa discesa per me inedita.
La traccia trovata e’ del 2016. Pronti partenza via, salita
fino al Giuliana, percorro lo stesso e poi le indicazioni
mi dicono di prendere un sentiero a sinistra che entra nel bosco.
Da qua dovrebbe essere un saliscendi/mezzacosta che dovrebbe
condurre al Monte Faete, altro collinotto dotato di ripetitori
ma molto piu’ selvaggio.

faete1 faete2 faete3

Qualche sbaglio con conseguente ravanamento e qualche pezzo a spinta tocca farlo, sentiero saliscendi con #nientedidifficile, zona molto bella e selvaggia, lontana dall’asfalto e silenziosa come piace a me. Finalmente un’altro posto con panorami e natura interessante. E’ bello andare in bici piano e guardarsi intorno, mentre ci si avvicna all’ambita discesa.
Ecco quindi il Monte Faete, da cui si gode di uno splendido panorama.

E si inizia a scendere, un po’ navigando a vista ma guardando il gps ad ogni dubbio. Siamo su un versante che non conosco, e sbagliare potrebbe costare caro portandomi dall’altro lato del monte. La prima parte risulta un po’ piu’ tecnica, ma senza particolari complicazioni, curve di ogni genere e zone con linee differenti tra cui scegliere. L’obbiettivo e’ sempre quello di evitare i pezzi troppo scassati e optare per le parti piu’ flow.

Mi ritrovo a sbucare in uno stradotto frequentato da cavalli,  la traccia dice che vado bene anche se non ho seguito palesemente quanto indicato sullo schermo … A breve dovremmo imboccare quel che e’ propriamente il suddetto “canada“. Sono un po’ disorientata ma per fortuna mi accodo a due bikers con due frontini che fanno lo stesso percorso. E le aspettative vengono mantenute: #nientedidifficile, flow, curve. Roba che si deve lasciare correre la bici.
Una seconda parte poi un po’ piu’ particolare, dinuovo a scelte multiple tra parti piu’ scassate e linee piu’ pulite. De gustibus.

Insomma un sentiero di quelli che se li si conosce c’e’ solo da  mollare i freni.
In conclusione strada bianca di collegamento fortunatamente quasi in discesa e ultimo kilometro a scelta tra asfalto o trail parallelo nel bosco. Una bella alternativa piu’ lunga al solito tre adatta anche a chi’ e’ alle prime armi e/o guida una front. Da ripetere cercando
di aprire di piu’ 😉

Traccia GPX (indispensabile se non lo conoscete)

Video “relive”


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A pedali e’ meglio ….

#Slayerina ha una nuova sella, ma in realta’ il volerla provare e’ stato solo un pretesto per rimettermi a pedalare con le mie gambe la mia amata vecchietta con le ruote da 26′. Poco tempo a disposizione, quindi lo spot scelto e’ il piu’ vicino: la sughereta di Pomezia, una piccola riserva naturale poco distante da casa che offre alcuni simpatici e semplici singletrack, niente di che ma quanto basta per sgambettare, divertirsi un po’ e concentrarsi sulla tecnica.

Dopo l’esperienza elettrica del weekend tornare ad usare le gambe in santa pace senza aiuti esterni, fa solo che bene, e vista l’erba alta che rendeva alcuni tratti di difficile accesso ho deciso di concentrarmi sulle curve cercando di migliorare tecnica e flow

sughereta1 sughereta2 sugherta3

L’erba alta blocca alcuni passaggi, ma ne rende altri molto suggestivi dal punto di vista dell’ambiente. Anche l’occhio vuole la sua parte e la sughereta nel suo piccolo ha sempre qualche scorcio carino da fotografare.

fiori1 fiori2

E la sella di cui ho parlato all’inizio dell’articolo ? Un paio d’ore scarse senza lunghe salite non sono abbastanza per trarre conclusioni, quindi il test completo arrivera’ appena avro’ piu’ elementi di valutazione. Per ora sembra andare d’accordo con le mie chiappe 🙂 ….. (TBC)

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