MTB: Monte Cavo / Faete / Discesa Canada

New entry: da Monte Cavo passando per il Faete con discesa “Canada”

Diciamolo: anche se molto divertenti, i classici sentieri “numerati”
di monte cavo li conosco ormai a memoria, e viste le condizioni
sullo scassato andante del tre basso (il mio preferito..), mi sono messa alla ricerca di qualcosa di alternativo, magari piu’ flow e apprezzabile appieno anche da amici “frontizzati”.
La ricerca di nuovi sentieri e’ una delle cose che piu’ mi motivano
nell’andare in mountain bike, qua putroppo la cosa non e’ semplicissima in quanto la non-conoscenza del territorio mi ha sempre un po’ bloccato. Fortunatamente c’e’ il GPS ma a volte puo’essere complesso valutare una traccia a freddo, fidandosi dei rari commenti online, senza riuscire a capire bene quale livello tecnico richieda, sia in salita che in discesa, considerato che una cosa “facile” per un endurista puo’ essere difficile per
chi viene dall’xc/marathon, e vice versa.
In questo caso pero’ le cose sono andate diversamente, e ho potuto contare sull’aiuto di un amico “elettrico”, che mi ha segnalato questo “Canada” come molto flow, “piu’ scorrevole del 3” a detta sua.

Conoscendo bene il livello dell’e-biker che mi ha dato la dritta sapevo di andare sul sicuro. Restava solo da trovare una traccia e capire come arrivare a questa discesa per me inedita.
La traccia trovata e’ del 2016. Pronti partenza via, salita
fino al Giuliana, percorro lo stesso e poi le indicazioni
mi dicono di prendere un sentiero a sinistra che entra nel bosco.
Da qua dovrebbe essere un saliscendi/mezzacosta che dovrebbe
condurre al Monte Faete, altro collinotto dotato di ripetitori
ma molto piu’ selvaggio.

faete1 faete2 faete3

Qualche sbaglio con conseguente ravanamento e qualche pezzo a spinta tocca farlo, sentiero saliscendi con #nientedidifficile, zona molto bella e selvaggia, lontana dall’asfalto e silenziosa come piace a me. Finalmente un’altro posto con panorami e natura interessante. E’ bello andare in bici piano e guardarsi intorno, mentre ci si avvicna all’ambita discesa.
Ecco quindi il Monte Faete, da cui si gode di uno splendido panorama.

E si inizia a scendere, un po’ navigando a vista ma guardando il gps ad ogni dubbio. Siamo su un versante che non conosco, e sbagliare potrebbe costare caro portandomi dall’altro lato del monte. La prima parte risulta un po’ piu’ tecnica, ma senza particolari complicazioni, curve di ogni genere e zone con linee differenti tra cui scegliere. L’obbiettivo e’ sempre quello di evitare i pezzi troppo scassati e optare per le parti piu’ flow.

Mi ritrovo a sbucare in uno stradotto frequentato da cavalli,  la traccia dice che vado bene anche se non ho seguito palesemente quanto indicato sullo schermo … A breve dovremmo imboccare quel che e’ propriamente il suddetto “canada“. Sono un po’ disorientata ma per fortuna mi accodo a due bikers con due frontini che fanno lo stesso percorso. E le aspettative vengono mantenute: #nientedidifficile, flow, curve. Roba che si deve lasciare correre la bici.
Una seconda parte poi un po’ piu’ particolare, dinuovo a scelte multiple tra parti piu’ scassate e linee piu’ pulite. De gustibus.

Insomma un sentiero di quelli che se li si conosce c’e’ solo da  mollare i freni.
In conclusione strada bianca di collegamento fortunatamente quasi in discesa e ultimo kilometro a scelta tra asfalto o trail parallelo nel bosco. Una bella alternativa piu’ lunga al solito tre adatta anche a chi’ e’ alle prime armi e/o guida una front. Da ripetere cercando
di aprire di piu’ 😉

Traccia GPX (indispensabile se non lo conoscete)

Video “relive”


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Test E-Bike Thok MIG

Quella di ieri e’ stata una domenica “elettrica“. A Formello infatti c’e’ stata l’opportunita’ di provare le neonate e-bike “Thok“,
sviluppate dal campione di downhill Stefano Migliorini. Non e’ cosa da tutti i giorni poter provare gratuitamente un mezzo simile, e
quindi malgrado io non sia una fan sfegatata delle elettriche (ne avevo gia’ parlato in passato) mi sono cimentata in questo test,
complice anche la ancora non perfetta forma fisica post infortunio.
Il test prevedeva di poter usare la bici per 20/30 minuti, effettuando quindi una salita e una discesa lungo uno dei piu’ divertenti
trail di Formello: la Pecora: trattasi di un percorso molto flow, con paraboliche, rilanci e qualche saltino. Niente di diffiicile,
per permettere a chiunque di prendere confidenza con un mezzo che, ci tengo a sottolinearlo fin da subito, ha uno spettro di utenza
veramente ampio che va dall’ex discesista al pensionato sportivo, passando per chiunque sia attratto dalla mtb ma che non abbia voglia/
tempo/allenamento per pedalare, fidanzate di bikers incluse.
Le caratteristiche tecniche della bici da me provata (il modello base MIG) le trovate sul sito ufficiale. Non mi dilunghero’ in analisi dettagliate della componentistica: per farla breve abbiamo a che fare con una full da 150 di escursione con gomme plus, ovvero 2.8 di sezione, cosa che secondo me da molta sicurezza in piu’ in discesa senza compromessi su un mezzo assistito .

thok mig ebike

thok mig ebike 2

Veniamo a noi. Finalmente salgo su questo mostro elettrificato. Forse la M e’ un pelo grande di taglia, ma per farci un giretto no problem.

ebike test

Per regolare l’assistenza si usa un manettino in stile cambio, non molto intuitivo a dire il vero. Sul display viene poi indicato il livello di assistenza e la velocita’. L’attrezzo, come del resto mi aspettavo, cammina da solo, mantenendo pero’ un’assistenza molto fluida e meno scattosa rispetto ad altre bici elettriche su cui ero salita in passato. Fatto sta che cammina da solo e non si lascia intimorire dalla prima rampetta, malgrado la modalita’ eco, ovvero quella base.

Rapidamente raggiungiamo l’inizio della discesa. La bici cammina, le sospensioni sono un pelo rigide forse per il mio peso ma siamo su un sentiero easy quindi no problem grazie anche ai gommoni plus. Ho fatto tutta la discesa in modalita’ eco, e comunque il fatto di avere un motore, un qualcosa che spinge si sente, non stiamo lavorando piu’ solo con la forza di gravita’. Difficile spiegare questa sensazione, fatto sta che basta mezza pedalata e riparte subito, non hai il fiatone negli strappi, ma vista la facile accelerazione richiede una guida molto attiva.

kiaz ebike mig

Nei salti malgrado i 20 kg abbondanti di peso riesco a tenerla benino anche se qualche volta ho rschiato di perdere i pedali, probabilmente
per tecnica errata. E fin qui tutto bene.

Ma il vero potenziale di questi mezzi e’ la salita. La risalita nella macchia condivisa dai trail cinghiale/pecora/picchio , che pedalata puo’ essere tanto rilassante quanto pallosa (dipende dai punti di vista)
diventa un divertimento, perche’ de facto e’ … non dico un altra discesa ma un singletrack pianeggiante con curvette e passaggi divertenti. Ecco che quindi la guida diventa attiva anche in salita, e da qua capisci che e’ qualcosa di diverso, qualcosa che puo’ cambiare il concetto di bikepark. Usando la modalita’piu’ potente, la boost, arriviamo a superare tranquillamente i 20 km/h in salita, velocita’ che normalmente io faccio in discesa, e quindi potete capire come un sentiero possa diventare divertente anche al contrario. De facto, cambia il modo di concepire alcuni aspetti della mtb. E’ un mezzo orientato prettamente alle abilita’ di guida e dove il motore da un grosso aiuto. Insomma una cosa diversa. Molto divertente ma diversa.



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Cerchiamo di trarre qualche conclusione, anche se sull’argomento si potrebbero scrivere megabytes di caratteri.

Ci sono due aspetti da tenere in considerazione.

Uno filosofico/emozionale, l’altro tecnico. E ancora un’altro aspetto IMHO, legato alla salute e alla forma fisica.

Partiamo dalla questione tecnica: al mezzo testato non si puo’ dire niente. E’ semplicemente pereftta e credo che se presa di una taglia in meno e con le sospensioni tarate giuste diventi un gran bel giocattolo, ottimo per fare i criceti anche senza  la seggiovia, per divertirsi senza faticare troppo (lo sforzo diventa molto simile a quello che si fa facnedo solo discesa,
tipo bikepark meccanizzato per intenderci) e magari per esplorare la montagna a caccia di nuovi trails ampliando il range di  dislivello e km percorribili. E tutto questo non e’ poco, a patto di poterselo permettere in termini economici (i prezzi partono da poco meno di 4000 Euro…) .

Unico scetticismo la gestione di un mezzo di tale peso in percorsi piu’ tecnici e meno scorrevoli come possono essere i  Ripetitori di Civitavecchia. Molto probabilmente tocca adeguare la tecnica al mezzo, ma al momento non ho elementi per addentrarmi nella questione.

Ma ma ma ma …. #Slayerina ??… ecco. Nel pomeriggio risalgo sul mio mezzo a pedali veri,che mi aspettava un po’ triste in un cantuccio.

slayerna

Eccolo,salgo sul mio cancellino vintage e mi sparo una run su scoiattolo + cinghiale. Niente da fare. Il fare da me continua a piacermi di piu’ almeno in discesa. Sono piu’ sicura sui salti, conosco bene il mio mezzo con i suoi pregi e i suoi difetti. E dopo aver portato un attrezzo da 20kg con il motore …
Slayerina sembra una bicicletta.
MA SLAYERINA e’ una BICICLETTA !!!!!
Mi da piu’ sicurezza … certo avesse le gomme plus … ma poi come salgo ?
Slayerina e la sua ferraglia meccanica. I suoi rumori.

Nessun fruscio di motore. Enjoy the silence.

Slayerina che nei rilanci vuole che io usi le gambe …. si si le gambe i prosciuttini. I miei quadricipiti femorali che tanto sto faticando ad allenare.
E ora che c’e’ la salita … che si fa . Facile. Si pedala. E ci si guarda intorno, finamente. Vado piano ma almeno mi godo la  natura e l’ambiente.

Per me la bici e’ uno sport e finche’ FCMAX=220-ETA’ sara’ sufficente a farmi pedalare pedalero’. Con i miei  limiti e la mia velocita’. Al momento non ho sogni elettrici. Arriveranno quando la vecchiaia mi imporra’ questa scelta, fermo  restando che magari la possibilita’ di affittarne una in determinate situazioni puo’ essere divertente.
Surf a parte, che come gia’ osservato in passato non e’ sufficiente a manenersi in forma, la bici e’ l’unico sport che pratico con
costanza. Odio le palestre e ho dei problemini fisici che mi proibiscono attivita’ con i pesi. Ben venga allora quel po’ di fatica
che faccio nei weekend 😉 . A pedali , finche’ girano le gambe.

C’e’ da dire una cosa pero’: queste bici elettriche danno una grande speranza, quella di potersi continuare a divertire anche con gli anni che passano. Il poter continuare comunque a stare all’aria aperta, sgambettare senza farsi venire le traveggole significa poter andare in bici anche con gli anni che passano.

Ed e’ sempre piu’ frequente vedere persone “grandi” ma felici di poter tornare bambini grazie a queste e-bike. Quindi … lunga vita alle e-bike e all’evoluzione tecnologica al servizio di una vita piu’ lunga e migliore 😉

Never stop riding, even with an engine 😉

Si ringraziano Thock Bikes di Stefano Migliorini, Bike Store Ciampino, il gruppo Stonati MTB enduro (che ringrazio anche per il video da cui sono catturate alcune immagini incluse in questo post), e ovviamente i locals di
Formello per i trail sempre perfetti e la location 😉
https://www.facebook.com/groups/StonatiEnduroMtb
https://www.facebook.com/BikeStore.srl/
http://www.mtbformello.it/
http://www.thokbikes.com/
Al prossimo test !


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MTB: Ripetitori Rotella 4 dummies

La sicurezza post infortunio aumenta, e vista la bella giornata decido di portare #slayerina a fare un ultimo giro ai Ripetitori, prima che il caldo renda questo giro proibitivo. Non amo il caldo e sopratutto faccio molta fatica a svolgere attivita’ fisica quando le temperature aumentano, e gia’ il giro di ieri in alcune salite (ma non solo) si e’ rivelato molto piu’ faticoso rispetto ai mesi invernali.

Velocita’ media da dimenticare, prima salita con le sue rampe impegnative anche se asfaltate affrontata con estrema calma. In cima come sempre pero’ si sta bene c’e’ una bella arietta fresca e il panorama anche se ormai ben noto fa sempre il suo effetto. Senza dubbio meglio quassu’ che ad oziare su una qualche spiaggia del litorale.

rip top

Iniziamo a scendere. Scelgo il Rotella, il piu’ scorrevole dei trails della zona: alcuni passaggi per me sono ancora un pelo complicati, la solita paura sui tratti rocciosi la fa da padrona, ma nel complesso a sto giro mi sembra di aver girato piu’ fluida ed essermi piantata di meno.

Rotella4Dummies from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Mucche pazze che non si spostano a parte, La parte bassa del Rotella e’sempre un mix tra parti un po’ piu’ scorrevoli e passaggi in cui tocca districarsi tra le rocce, con qualche ripidone ostico che stavolta pero’ ho quasi chiuso. Sono andata lungo solo su un tornatino senza sponda su cui mi e’ partito il posteriore.
Sante ginocchiere e santo tutore per la caviglia.

mucca rotella marangone 1 marangone 3 uscita rotella

Sbuchiamo nella sempre bella valle del Marangone , e si riprende piano a pedalare per una seconda run. Sosta obbligata alla fontana,
unica nota positiva per combattere il caldo, che nel fondovalle si fa sentire (e siamo solo a meta’ maggio … )
La risalita e’ molto dura, sia per il fondo supersecco che per le rampe che non perdonano . Fatto sta che non me la sento di salire fino
in cima e opto per riprovare il trail “Razzola“, che fara’ parte della gara di Enduro di fine mese. Questo sentiero lo avevo percorso
la prima volta che sono andata ai Ripetitori, e mi ricordavo alcuni punti abbastanza ostici.

start razzola

razzola strat 2

E’ un sentiero molto fisico, alterna tratti flow a contropendenze piuttosto antipatiche, e dulcis in fundo, un tremendo ripidone che non ho avuto (e che probabilmente mai avro’) il coraggio di affrontare in sella. Diciamo che non e’ il mio genere di trail, almeno, non tutto, ma ha il vantaggio
di essere quello che porta piu’ vicino all’uscita dalla strada bianca che si ricongiunge all’asfalto.

Strada bianca appunto, perche’ purtroppo non abbiamo finto di salire. Un ultimo tratto di carrabile sterrata per arrivare all’asfalto, estenuante sia
per la stanchezza (per chi dice che in discesa non si fatica – in certi rilanci arriviamo a 170 bpm) che per il caldo e l’assenza di vento.

Conclusione: la parte bassa dei ripetitori e’ per me game over fino a quest’autunno. Forse si puo’ fare i criceti sulla parte alta,
molto ventilata salendo fino al cancello in macchina, migliorando le skill sui passaggi tecnici … Ma una cosa e’ certa. In attesa
della trasferta alpina di Agosto tocca trovare posti piu’ freschi per girare (si accettano suggerimenti)


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TRACCIA GPX SCARICABILE NEL PRIMO ARTICOLO, QUA

Microtraumi ….

Cadere rialzarsi ripartire … cadere farsi male recuperare ripartire … Praticare action sports o attivita’ outdoor in generale
significa anche imparare a convivere con traumi piu’ o meno importanti.

Fa parte del gioco , e piu’ vai avanti con gli anni piu’ diventi consapevole che non sei piu’ di gomma, e che a volte bisogna dare ascolto allo spirito di conservazione.
Ma non e’ detto che i microtraumi siano per forza legati alla bici o ad altro attrezzo sportivo. Poco piu’ di una settimana fa durante un giro esplorativo in una poco nota e battuta zona delle mie terre d’origine in provincia di Torino sono stupidamente inciampata in un sasso, cadendo rovinosamente e ritrovandomi con una brutta distorsione  alla caviglia destra.

colle forchetta val di lanzo colle forchetta val di lanzo colle forchetta val di lanzo colle forchetta val di lanzo

Risultato ? Niente di rotto, ma qualche giorno con le stampelle non me lo ha levato nessuno. Poi tutore(simpaticamente soprannominato robocop) e pian piano si riprende confidenza con i pedali, dato che la bici ha un gran vantaggio: dal punto di vista impatto sulle articolazioni e’ un attrezzo molto tranquillo, certo, vietato fare i salti o cercare guai tra gli sgarupi.

tutore robocop

E cosi’ prendo il coraggio a 4 mani e rientrata a Roma inizio con qualcosa di semplice: la sughereta di Pomezia e’ un parco pieno
di singletrack senza niente di difficile ma divertenti quanto basta per passare un paio d’ore in tranquillita’ a 15 minuti dall’EUR. Stringiamo bene il tutore e si parte pedalando. Le gambe funzionano il fiato tocca rifarlo un pelo ma dolori non ne sento. Proviamo anche qualche passaggio un pochino piu’ tecnico, devo evitare di caricare la gamba destra ma dove si riesce a scegliere bene la linea problemi non ce ne sono. Unico
fastidio le vibrazioni, devo evitare percorsi troppo scassati per il momento. Ma 2 belle orette a pedali senza sforzo eccessivo  le abbiamo fatte.

sughereta pomezia sughereta pomezia fiori sughereta pomezia

Visto che mi sento abbastanza sicura decido di replicare a Formello. Anche qua la scelta e’ di stare tranquilli, non fare nientedidifficile, guidare con il massimo flow evitando i salti e scegliendo linee pulite senza eccedere nella velocita’.
Certo se si poteva saltare era piu’ divertente, ma una guida piu’ rilassata mi permette di essere stranamente piu’ performante sulle salite.
Cinghiale, pecora bassa e poi Volpe. Senza correre copiando i salti obbligati rimanendo in sicurezza. Tempi di percorrenza e medie piu’ che dignitose per il mio poco e incostante allenamento. Ma gia’ solo il sapere che in bici ci posso andare, e che riesco pure a divertirmi e’ una gran cosa.

cinghialepecoravolpedati volpestart

Per tornare a fare surf ci vorra’ ancora tempo, ma per ora concentriamoci su #Slayerina e sulle piccole grandi soddisfazioni che mi da 😉

Never stop riding 😉


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Forcella vecchia fa buon brodo … o no ?

Se andiamo a vedere il setup originale della mia biciclettina (#slayerina x gli amici) noteremo che montava una forcella ad aria marzocchi AM 1 con escursione di 150 mm, sulla carta superiore alla attuale rockshox Pike a molla da 140. Il principale abbandono della Marzocchi lo scorso anno e’ stato causato dal prematuro smarrimento del pomello del sistema ETA, ovvero del congegno che permette la riduzione della corsa a 120 mm in modo da agevolare la salita. Senza tale feature #slayerina somiglia ad una bici da freeride old-school, e in saliita non si pedala.

slayerina

Lo scorso we, convinta da un’amico abbiamo provato a rimontare la Marzocchi, dopo essere riusciti a costruire un pomello altrnativo per rimettere in funzione l’ETA. E’ stata occasione anche per montare il nuovo attacco corto del manubrio , altra piccola utile modifica utile per migliorare le performance in discesa di bici datate o entry level.

attacco40mm

Geometricamente parlando, le differenze si sentono. Il solito Formello e’ stato il banco di prova per queste modifiche, e la migliore confidenza sui salti e’ un dato di fatto :

Purtroppo non e’ tutto oro quel che luccica. La vecchia Marzocchi, seppur piu’ leggera e con maggiore escursione si e’ rivelata inaffidabile sui piccoli urti, mostrando ancora problemi sul rebound (ritorno). Probabilmente una revisione approfondita potrebbe riportarla agli antichi splendori o decretarne definitivamente la fine. Vedremo se riusciremo nell’impresa.

Quindi il giorno dopo rimontiamo la pike a molla. 1 cm in meno di escursione, peso maggiore e la sicurezza del perno passante, oltre al sistema meccanico di riduzione della corsa, meno sofisticato dell’ETA ma sicuramente piu’ semplice e affidabile. Manteniamo l’attacco corto del manubrio, e si va immediatamente a testare la bici sui saltini della pineta di Ostia …

pineta

La bici e’ OK, e qualcosa geometricamente abbiamo comunque guadagnato senza perdere in salita, l’attacco corto permette una maggiore facilita’ a stare arretrati, aumentando la sicurezza sui salti malgrado il cm in meno e il conseguente sterzo piu’ chiuso.
Concludendo , con una bici dalle geometrie un po’ datate qualche accorgimento a basso costo puo’ migliorare un pelo le performance, i limiti purtroppo nel caso Slayerina arrivano dalla forcella: il cambio dello standard per i cannotti sterzo (da dritto da 1 pollice e 1/8 a conico) ha ridotto notevolente le scelte per gli upgrade, a meno di non ravanare nei mercatini dell’usato sperando in un po’ di fortuna. Tranquillli cmq, per ora #slayerina resta con me 😉


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MTB: cadute e nuovi traguardi

Cadere, rialzarsi, ripartire. Senza paura.

Provare un nuovo passaggio tecnico o un salto un po’ piu’ alto. Queste piccole sfide personali fanno parte di quella che per me e’ la parte piu’ divertente della mountain bike.
Spesso e’ piu’ facile superare i propri limiti quando si e’ in compagnia di qualcuno con un livello superiore al proprio. E cosi’ e’ stato lo scorso weekend in cui ho avuto la possibilita’ (finalmente) di girare in gruppo con Fabio, Sara e Simone: quest’ultimo in particolare e’ un biker di alto livello, con ottima tecnica e allenamento, e la sua presenza e’ stata determinate nel farmi trovare il coraggio di affrontare salti mai provati in precedenza e di aumentare la velocita’ sullo scorrevole riuscendo addirittura a chiudere i “doppi” (salti in cui c’e’ un “vuoto” tra dente e atterraggio) presenti sull’ormai ben noto trail “la pecora” di Formello

salita pecora

Poter seguire un biker esperto e’ molto utile per capire come impostare le curve e come ottimizzare le traiettorie perperdere meno velocita’ possibile. Purtroppo non e’ cosa semplice quando il gap di livello e’ alto, ma la fortuna di non essere l’unica ragazza del gruppetto e di essere in un gruppo con altri biker di livello eterogeneo ha reso la cosa piu’ semplice. Purtroppo la pazienza non e’ dote da tutti, non ho ancora l’allenamento ottimale per seguire gruppi organizzati senza fare la figura del “tappo”.

fine pecora

Quindi domenica e’ stata una grande occasione di darci dentro e affrontare cose mai fatte prima, come il saltone della “Capra”

saltocapra saltocapra1

Il primo tentativo e’ andato alla grande, poi la scimmia mi ha fatto riprovare, e il risultato e’ stato un po’ meno soddisfacente:
carico eccessivo sull’anteriore con splendido volo in avanti … risultato un paio di bei lividi …

botto

Ma poco importa. Il casco Bell (qui il mio TEST) mi ha risparmiato un incontro ravvicinato con il dentista, e per il resto i lividi passano …
ci si rialza e si riparte, senza paura. Certo, bisogna accettare il rischio e sapere che qualche livido e’ da mettere in conto, sempre e comunque.

La paura ci aiuta a conoscere i nostri limiti. E’ normale aver paura affrontando un nuovo passaggio.

scoiattolo start pecora linea hard

Meglio comunque evitare di fare cose che non ci sentiamo di affrontare, specie se siamo da sole/i. E anche quando si cade, conviene
cercare di liberarsi dalla bici quando possibile, sfruttare le protezioni per attutire l’impatto , e se andiamo lungo preferibilmente rotolare piuttosto che infossarsi. In mtb e in particolare nelle discipline gravity si cade, quindi consiglio a chiunque voglia avvicinarsi a questo tipo di tracciati di dotarsi di protezioni (almeno ginocchiere, gomitiere e casco meglio se full face)


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Ringrazio ancora Simone, Sara e Fabio x la compagnia e la pazienza 😉 speriamo che ci siano altre occasioni per girare assieme. 



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Casco Bell integrale convertibile e action cam : 1st impressions

Un freddo pomeriggio non ha impedito di passare un paio d’ore a Montecavo a provare due nuovi giochini: si tratta del casco
integrale convertibile Bell MIPS R2 e dell’action cam Mediacom, in realta’ perfetto clone del modello base Nilox.
La scelta e’ ricaduta su Montecavo in quanto mi interessava sopratutto pedalare con il suddetto casco indosso, per capire se
e’ usabile o fastidioso. Premetto che faceva piuttosto freddino, le temperature non hanno mai superato i 10 gradi, e al ritorno
il termometro del mio Qubo segnava 5 gradi. Questo per dire che il test sara’ da ripetere con temperature piu’ opportune.

Il casco e’ una M, a vista pare molto aerato, con sistema di chiusura posteriore a rotellina che permette di avere un range
di misure abbastanza ampio. Per essere una M comunque arriva a coprire fino ad un 58, io sono 54-56, avevo provato anche la S ma risultava
stretta sulle tempie. Ho comunque usato un bandana tipo buff sotto casco per stabilizzarlo meglio e ripararmi le orecchie (fa freddo e
e le fessure di aereazione sono davvero tante) .

casco bell r2 mipscasco mips r2

La prima cosa , passando da un casco tipo snow/skate ad un integrale che ho vuoluto verificare e’ stata la visbilita’ verso il basso,
che fortunatamente risulta ampia quanto basta.
La mentoniera non da particolarmente fastidio, l’apertura e’ grande e non si ha la sensazione di stare ingabbiati come in alcuni caschi da dh o mx.

Ho pedalato 2 volte la risalita fino in cima al monte, durata massima della risalita pedalata una 40ina di minuti. In tali condizioni e con
il freddo averlo o non averlo cambia veramente poco. Quello che un po’ cambia purtroppo e’ l’aerodinamica e i pesi mettendoci
sopra la telecamerina. Infatti sopratutto in salita e a basse velocita’ si sente di avere un qualcosa sopra la testa. Converrebbe
smontarla, ma il tipo di attacco a vite (uguale per tutte le cam gopro inclusa) rende questa opzione non velocissima. Certo, in un giro
che prevede un unica risalita piu’ lunga il problema non si pone.

kiaz casco bell e telecamera mediacom

La telecamera pur non essendo una gopro, e’ risultata perfettamente compatibile con la predisposisione a vite
presente sul casco e viene fornita con un app per gestirla da telefono e un telecomando,  accessori molto utili in quanto comandare
i pulsantini senza togliersi il casco e’ risultato macchinoso. Dal primo test di oggi la qualita’, per essere un prodotto di fascia
super economica, risulta paragonabile alle entry level di brand piu’ conosciuti o ai modelli vecchi degli stessi.
Io non ho pretese (e nemmeno l’hardware adatto ad editare video in 4k) , mi basta poter documentare qualche giro, e magari in futuro
portarla anche in mare sulla tavola da surf (previa realizzazione e resinatura supporto) .

Tornando al casco, anche in discesa non delude le aspettative e l’ampio visierone e’ anche utile per proteggersi da rami e altre
amenita’ provenienti dalla a volte fitta vegetazione di montecavo e di location simlari.

Per il momento non sono ancora riuscita a provarlo in modalita’ aperta, le risalite piuttosto brevi non giustificavano la cosa.
Vedremo al primo giro piu’ lungo di testarlo in maniera piu’ completa.Ultimo ma non meno importante, se preso online su CRC, il rapporto qualita’ prezzo del suddetto casco e’ ottimo. Vedremo durante le prossime uscite di metterlo sotto stress per bene.



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MTB: Una strana coppia a Formello – Slayerina vs E-Bike Cube

#Slayerina e’ vecchia lo sappiamo : e’ una 26, e’ pesantina, il pignone piu’ grande e’ il 32 …. Pedalarla richiede un po’ di pazienza e un po’ di fatica. Il reggisella telescopico ha fatto tanto, e altrettanto fara’ l’imminente arrivo del pignone da 36 al posteriore, ma resta comunque un oggetto che pesa 15 kg, e che per salire ha bisogno del suo tempo … mettiamoci anche che la padrona non e’ di certo sto mostro come gambe …. insomma abbiamo capito. Per portare su la Slayer ci vanno fiato, gambe e tanta buona volonta’, specie su tracciati vagamente tecnici con qualche strappo …. stiamo parlando del solito Formello, che di questi tempi causa meteo avverso e’ diventato il mio spot primario in mtb, grazie al terreno che drena facilmente.

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Credo che a qualunque biker prima o poi capiti di imbattersi nell'”amico che si e’ preso la bici elettrica o meglio e-bike.
Bene nel mio caso si tratta di un amico surfista, felice possessore di una e-cube front 29. Da un po’ avevamo in mente un giro assieme, e gli avevo proposto Formello, vista l’accessibilita’ dei trails anche alle front e la presenza di salitelle piuttosto simpatiche dove l’avere il motore fa la differenza. Finalmente oggi riusciamo a beccarci e farci questo divertente giretto.

Io ho le gambe molli: e’ stata una settimana piuttosto intensa per le mie gambine: anche ieri pomeriggio ero a Formello, facendo le corse
contro il tempo ho girato i 3 trails nel mio tempo record di 1h 35 minuti … ma no problem, tanto sapevo che il confronto con una
bici elettrica in salita e’ improponibile. E come volevasi dimostrare su per le rampe di salita allo scoiattolo la e-cube scatta
mentre io annaspo con slayerina, vagamente invidando l’amico elettrificato.

Comincia la prima discesa, e per me il divertimento … anche l’elettrica pare cavarsela e il mio distacco non e’ mai eccessivo.

Tra curve e saltini siamo al fondo del Cinghiale e tocca risalire … ovviamente io fatico, il mio amico no, ma decide cmq di lasciare
il rapportino e mantenere il mio lento passo. Slayerina arranca nei boschi, le gambe credevo peggio ma vanno. Certo lui potrebbe
scattare e metterci la meta’ (se non di meno) del mio tempo per arrivare in cima …. ma ne approfittiamo per chiacchierare e fare
qualche foto.

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Terminata la piu’ lunga delle risalite, il fatidico momento. Decido di provare il mezzo motorizzato. Avevo gia’ provato un paio di e-bike,
ma solo in pianura e su asfalto, quindi in pratica non ho termini di confronto. Salgo sulla cube, e’ una M come taglia, ci sto abbastanza bene,
non e’ troppo grande. Scendo un pelo in basso, e in discesa la presenza del motore che scatta subito e ti fa camminare di brutto un po’
mi spaventa, complice anche il fatto di aver a che vedere con un frontino da 29 che in realta’ a livello di inerzia e’ piuttosto
pesante. Al primo slagro decido di fare inversione di marcia e vedere quel che piu’ mi interessa: la salita.

Bene … la bici e’ a un livello di assistenza intermedio …. e basta girare i pedali e questa va su da sola … senza il minimo
sforzo … cammina al punto di doverla piegare in salita, cambiando totalmente la tecnica per fare i tornantini.
Impressionante … e non oso immaginare cosa fa una full … un vero giocattolo per criceti ….

Riprendiamo il giro con ultimo strappo sulla Volpe, trail che piace all’elettrica ma un po’ meno a slayerina
(e alle mie gambe) nelle parti da rilanciare…. fatta eccezione per i divertenti salti dell’ultima parte….

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Io sono vagamente stanca, il mio socio elettrico pare abbia fatto il giro dell’isolato.
Riprovo l’elettrica anche per lo stradotto di rientro al parcheggio …. inutile dire che sulla salita scorrevole va da sola arrivando anche a velocita’ vergognose.

La particolare giornata mi ha fatto riflettere sul mondo “elettrico”, capendone un po’ meglio il funzionamento e il suo perche’.
Per me la MTB e’ uno sport, un modo per stare all’aria aperta ma anche un modo per mantenermi in forma e migliorare fisicamente e/o contrastare la vecchiaia che avanza. Odio le palestre e tutte le cose fini a se stesse, l’outdoor per me e’ una necessita’ e approfitto delle opportunita’ che ci danno gli elementi naturali per allenarmi e migliorare.

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In quest’ottica, al momento, la bici elettrica non mi interessa. Ammetto che e’ un bel giochino, ma e’ un giochino per cricetare. Puo’ aver un senso in un contesto alpino con giri molto lunghi con molto sviluppo verticale (sopra i 1000 mt di dislivello)…. a patto di imparare a guidarla a dovere perche’ il comportamnto (e il peso) rispetto ad una bici a propulsione muscolare e’ differente e richiede un adattamento alla guida.
Io non mi vergogno di andare piu’ piano. Non accetterei una bici elettrica come regalo da un ipotetico fidanzato biker per stargli dietro.
Qualcuno dice che la e-bike e’ un modo per avvicinare alla mtb il gentil sesso …. beh forse e’ un modo per avvicinarsi alla montagna. Ma non alla mtb intesa in quanto sport. Ovvio che poi con l’avanzare della vecchiaia e il conseguente abbassamento delle performance del sistema cardio-vascolare si vuole ancora stare all’aria aperta … ben venga la e-bike, ma finche’ ci son le gambe … chi va piano va sano e va lontano ….
con la propria forza esclusivamente umana e muscolare.

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TEST Reggisella telescopico : basta soste inutili !

Ormai tutte le MTB full da enduro moderne montano di serie il reggisella telescopico. Slayerina ha i suoi annetti, ma gia’ da quando arrivarono i primi esemplari sul mercato la curiosita’ nei confronti di quest’oggetto dal prezzo ai tempi improponibile era alta considerato anche il fatto che il cannotto sella della Slayer e’ piuttosto corto, che la sottoscritta e’ piuttosto bassa e che per ovviare a questo problema mi ero costruita un telescopico non automatico “handmade” mettendo due tubi uno dentro l’altro con due collarini.

Il primo incontro da non-ritorno con l’oggetto in questione avviene 2 settimane fa, al Bike Test a Pineta Sacchetti, dove riesco a testare una Specialized Enduro 29 dotata del suddetto dispositivo. E in mezz’ora capisco che quel coso che permette di alzare e abbassare la sella semplicemente azionando un comando al manubrio senza scendere dalla bici e’ un oggetto geniale, indispensabile nei percorsi misti che a volte si trovano da queste parti e che e’ strettamente necessario per l’esistenza mia e di Slayerina.

Ricerche, domande, dubbi. Esistono due tipi di reggisella telescopico, ma sulla nonnetta Slayerina e’ strettamente necessario montare un dispositivo a passaggio cavo esterno. La scelta e’ caduta  su un prodotto della Specialized, con 125 mm di corsa e una posizione intermedia, che si sposa perfettamente con il corto cannotto della Slayer.

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Il montaggio e’ fattibile anche in autonomia ma implica alcuni accorgimenti e una buona tronchesina per cavi in acciaio se il vostro telaio e’ corto come il mio, quindi stavolta ho preferito rivolgermi ad un meccanico (Roberto di Bike-Store Roma, dove ho anche rimediato l’oggetto) per non fare errori su un componente comunque abbastanza delicato e costoso .

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Ma veniamo al test vero e proprio: Formello con i suoi sali e scendi e rilanci frequeinti specie sul trail della Volpe e’ risultato il banco prova ideale. Terreno pesante purtroppo, ma comunque almeno in discesa piu’ che gestibile.

Il congegno e’ facilissimo da usare. Basta schiacciare il comando al manubrio e il tubo, a seconda della posizione in cui si trova e del peso spostato sul sellino scende o sale. Nella risalita e’ possibile bloccarlo in una posizione intermedia, utile su contropendenze e su tratti in discesa ma da pedalare. Si prende subito dimestichezza, e per la prima volta non mi ritrovo a dover scendere dalla bici per una breve risalita post contropendenza …. basta premere il pulsante e il gioco e’ fatto … si riprende a pedalare !!! Si riscende ??? No problem, premi e siediti sopra e si scende !!! C’e’ un tratto da risalire ? Fuorisella non ti conosco, rialziamo il tubo e ripartiamo alla grande …. E cosi’ via , per un bel po’ di saliscendi, senza intoppi e senza scendere. Insomma un’altra vita. Slayerina conferma di non avere nulla da invidiare alle moderne 27.5, e mi porta a spasso per i fangosi trail di Formello senza problemi.

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Altro indubbio vantaggio e’ la possibilta’ – con un po’ di abilita’ – di ripartire anche sul tecnico in salita, abbassando la sella e rialzandola una volta ripreso un minimo di ritmo. Insomma un oggetto davvero utile se si gira con una full su percorsi misti.


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A chi consigliarlo ? A chiunque sia abituato ad abbassare la sella in discesa specie tecnica, sia che giri con una front che con una full. Se non vi siete mai posti il problema della doppia posizione probabilmente non riuscirete nemmeno a realizzare quello di cui sto parlando ….

E’ indispensabile ? Come tutto no, se vivete in alta montagna dove i dislivelli verticali sono importanti e prima si sale e poi si scende non e’ assolutaemente indispensabile …. ma se vi ritrovate a fare anelli piuttosto brevi con dislivelli limitati puo’ davvero cambiare la vita e l’approccio alla mtb.

Lo consiglierei ad un principiante ? Se le intenzioni sono di divertirsi sopratutto in discesa con una full senza dubbio si, anche come primo upgrade ad un’eventuale prima bici usata.

EDIT 2017: Se siete alla ricerca di un reggisella telescopico, date anche un occhiata alle offerte di PROBIKE cliccando sul banner sottostante, inoltre con il codice SALDI5 fino al 21/2 potrete avere uno sconto ulteriore 😉

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