MTB: Torriglia (GE) Amazzonica e Santa Maria

Torriglia b side – Santa Maria e Amazzonica

Primo di settembre, un ulteriore piccolo break lavorativo mi ha permesso di tornare nella mia amata Liguria per alcuni giorni.
Previsioni meteo molto incerte e ballerine, l’autunno e’ alle porte (era ora), e con esso il tempo instabile e le prime mareggiate …
a dispetto del meteo che dava piu’ o meno brutto fin dalla mattinata, mi sveglio sotto un cielo limpido, e approfitto per fiondarmi al mare e surfare qualche onda. Purtoppo l’affollamento in mare impedisce di divertirsi a dovere, e le mie speranze sono tutte riposte nel pomeriggio in MTB. Siamo dinuovo a Torriglia, a circa 800 mt slm sopra Genova, e assieme ad Angela e Monica percorreremo due trail sul versante meno battuto di  Torriglia, all’interno del parco dell’Antola. A seguire è prevista un’uscita diciamo serale sui gia’ noti trail Toro.
Come ogni volta che torno quassu’ o che comunque ho la possibilita’ di girare con le #ragazzefreeride , tutto questo non mi sembra vero.
Non mi sembra vero che possa esistere questa dimensione, in cui la mia anormalita’ da neo quarantenne che vive da eterna ragazzina viene
compresa e condivisa.

ragazzefreeride
Quando si pedala in compagnia tutte le “rogne” vanno via … e si inizia a salire su una scorrevole asfaltata che ci porta poco sopra quota 1000, con bellissimi panorami sui monti circostanti.

road to trails start sta maria

A breve si giunge all’attacco del primo trail, Santa Maria. E’ un flow trail con qualche compressione e qualche ripidino, molto divertente non presenta particolari difficolta’, se non nella parte finale (in comune con il secondo sentiero che percorremo) dove ci sono un paio
di ripidi scassati di cui uno in contropendenza. Per il resto, un super trail tutto da guidare che meritera’ indubbiamente una seconda
visita. Caratteristica l’ultima parte, prima di ritrovare l’asfalto, che costeggia un piccolo torrente.

valle clouds chiesetta

Risaliamo, prima con un brutto strappo su asfalto spaccagambe, poi un tranquillo panoramico saliscendi su sterrata che ci conduce ad un colletto caratterizzato dalla presenza di una chiesetta. Da qua, dinuovo asfalto fino a ritrovare il mezzacosta a quota 1000 circa, dal quale stacca il secondo trail in programma : Amazzonica. Questo e’ diverso, sempre flow un po’ piu’ naturale nella prima parte caratterizzato da alcuni salti nella parte centrale. Da rifare con piu’ calma per studiarsi un po’ bene i salti e capire come vanno affrontati.
L’ultima parte e’ in comune tra i due trail, e ritroviamo il ripido in contropendenza che stavolta mi mette ko.

Da qui, ripreso l’asfalto decidiamo con la dovuta calma di spostarci sul versante delle “Toro“. Il tempo si fa piu’ grigio, ma non
ci arrendiamo. A meta’ risalita inizia a piovere … ma noi non ci arrendiamo sperando che si tratti di una nuvoletta passeggera.
Purtoppo non e’ cosi’, la pioggia si intensifica e ci ripariamo sotto un’altbero … a breve ci raggiunge un’altro rider, mentre
altri che stanno risalendo imperterriti (comprese Monica e Laura ..) ci avvisano che e’ in arrivo il furgone con il carrello ….
la nostra salvezza, sopratutto la mia, in quanto il mio k-way e’ di quelli da emergenza e non di certo un 10k colonne d’acqua …
Raggiungiamo quindi la cima meccanizzando, provo a mettere il naso fuori ma inizio a tremare del freddo. Continua a piovere.

Non me la sento di scendere, e nemmeno Angela. Non posso permettermi ne di ammalarmi e non intendo trasformare me e la bici in un ammasso di fango dal quale avrei poi dovuto cercare di liberarmi al buio.

Restiamo quindi nel furgone, che ci riportera’ al paese e in particolare al Bar Garitta, dove ci aspetta una bella festa di fine giro,
con birra, salsiccia patate e ottima compagnia. Da un certo punto di vista mi sento un po’ “da meno”, nei confronti di Monica e Laura
che comunque se la sono pedalata sotto la pioggia. Ma la mia logistica attuale mi impone di non rischiare ulteriormente ….

Per concludere , che dire : siamo di fronte ad una realta’ da cui prendere esempio. Un paesino sui bricchi liguri, da cui difficilmente
uno ci passerebbe se non per caso, sta creando sempre piu’ interesse tra i bikers. Sentieri ottimamente curati, divertenti e
fattibili se paragonati allo standard ligure medio, abbordabili anche da chi si avvicina al mondo gravity. A corollario del tutto
la possibilta’ di usufruire del servizio di risalite meccanizzate ( https://www.facebook.com/MtbAntola/ )

Un particolare ringraziamento va al Garitta Bar per la super cena e sopratutto le birre 😉 https://www.facebook.com/Garitta-BAR-1429460233967160/ (e per le pile del fanalino che purtoppo non e’ servito … ci sara’ altra occasione)

Last but not least, un doveroso e grandissimo grazie ad Angela e alle #RagazzeFreeride : una “creatura virtuale” che unisce nel mondo reale in cui ho trovato amicizia e possibilta’ di confronto, senza contare il fatto di sentirmi “meno sola nell’universo” grazie a questa realta’.

Relive

Relive ‘Torriglia amazzonica santa Maria’

 

Traccia GPS GPX S.Maria e Amazzonica

 

Surf: Al cospetto della Maga Circe 2018

…. cronache di una antisurfista (o “anta”surfista) ?

26-8-2018 … secondo giorno da quarantenne … da qualche giorno rientrata a Roma …….
da un po’ di tempo mancavo dal Mare o meglio dal surf, e le previsioni meteo erano sotto stretta osservazione.
Le premesse per tornare in acqua e ritrovare quella sensazione di scivolamento sulle onde che mancava all’appello da mesi ormai, c’erano tutte. Mareggiata dal quadrante ovest che avrebbe attivato il mio spot preferito, tempo instabile quanto basta per allontanare i  bagnanti.

Malgrado tutto, decido di essere pronta per un piano B, e di caricare in macchina anche la bici. Il Circeo è ricco di trail, e nel caso di mare inconsistente, sovraffollamento o altri disguidi che possono rovinare la giornata la Specy sarebbe stata li, pronta a a portarmi  a spasso sul promontorio della Maga Circe ….

surf + bìk3

“Rotolando verso sud” in poco meno di due ore siamo allo spot del Carrubbo. Tutto come da programma, il cielo e’ grigio, i bagnanti
desistono ma in compenso in acqua c’è una folla che pare di stare all’Ikea.

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Dato che miracolosamente trovo parcheggio quasi subito vicino allo spot, decido di buttarmi malgrado la folla a mollo. Le condizioni sono buone, non ancora perfette ma comunque piu’ che accettabili considerato che non surfavo in maniera degna di questo nome da un bel po’ di mesi .

Il mio aspetto e outfit è un po’ in contrasto con la tendenza alla figheria/poseria che ormai regna sovrana tra i surfers veri e presunti tali: mutino smanicato a pantaloncino, accoppiato con licra mista neoprene decatlon reparto sub. L’anti surfista … dato che ormai
trovare un mutino estivo di buona qualita’ che non lasci il culo di fuori, ripari un po’ dalla paraffina e che sia vagamente sobrio e adatto anche ad una vecchietta come me pare un impresa d’altri tempi, quando ancora l’abbigliamento tecnico era orientato alla funzionalita’prima che alla moda (NB il mutino in questione e’ fatto su misura da seangolare) … La tavola e’ la ormai datata Violetta long handmade la cui storia e’ fatta di gioie e dolori, ormai pieno di bozze e riparazioni anche piuttosto agricole nastro americano incluso, ma lei e’ la mia tavola e finche’ galleggia surfera’ con me.

nonnasurf

Raggiungo senza difficolta’ la lineup. Le braccia girano senza fatica, probabilmente le 3 settimane in quota si sentono su tutto quel che e’
aerobico. Noto subito che lo spot non lavora come un tempo … il primo piuttosto ovvio tentativo di prendere una destra si concretizza
in un bel tuffo … il fondale e’ cambiato e ora l’onde piu’ lunga e’ una sinistra, che dal centro della baia srotola verso la zona  piu’ rocciosa . Purtoppo c’e’ davvero tanta gente, e i miei sforzi per mettermi in precedenza vengono mal interpretati da un soggetto che cercava di partire sulla spalla… Non entro nei dettagli, lascio perdere perche’ non e’ casa mia, vengo da un posto a 200 km dal mare e non amo questi battibecchi … certo e’ che il problema affollamento c’e’, e che quando su una serie di 3/4 onde ne esce solo una ben surfabile non e’ cosa. Dopo aver preso comunque un paio di sinistre dignitose, il vento inizia ad aumentare, facendomi spostare nell’inside.

Sulla risacca l’Apoteosi: principianti d’ogni genere e mezzo, impossibile prendere una parete con il long senza rischiare di mandare qualcuno in ospedale.
Del resto pure loro han diritto di imparare, anche se potrebbero tranquillamente imparare sulle schiume anche altrove, ma e’ ancora stagione balneare, quindi perdonati (un conflitto surfista incapace bagnante e’ peggio che un conflitto tra surfisti e danneggia la categoria intera) …

Basta, la situazione e’ diventata ingestibile: e’ ora di pranzo, decido di uscire e cambiare mezzo di locomozione, se non altro per non perdere il parcheggio e spostarmi a pedali verso il paese alla ricerca di cibo.
Dopo un break e un caffe’ torno allo spot, che continua ad essere affollato anche se la qualita’ pare migliorata. Decido di aspettare e ingannare il tempo andando alla ricerca di qualche trail sul monte. Indosso le scarpe e le protezioni, e inizio a pedalare verso il misterioso promontorio. Si sale su asfalto con qualche rampa, il 46 e le gambe a livello del mare fanno il loro dovere. Appena superato il centro storico di San Felice Circeo, il cielo si fa scuro, e comincia in un attimo a venire giu’ acqua … non sono due goccie ma piove bene …

raìn

Niente da fare, la Maga Circe ha deciso che per me oggi e’ giornata di surf e surf sia. Torniamo al volo alla macchina, la pioggia ha spaventato  molti dei “sunday surfers” e la lineup si e’ svuotata. Cambiamo abbigliamento e mezzo, stavolta boardshorts di 10 anni fa (altro capo di abbigliamento pressoche’ sparito dal guardaroba dellA surfistA) e giacchetto retro’ a manica lunga.

folla

Di corsa in mare, dopo un periodo di attesa nell’inside noto un sup sulla secca piu’ esterna che ha ricominciato a fare sinistre.
C’e’ anche un altro longboarder, remo fuori e finalmente si ragiona. In tre sul picco per una quarantina di minuti, ricomincio a prendere onde, tutte sinistre una piu’ bella dell’altra. Riprendo confidenza con la tavola e tento qualche approccio al nose, non perfetto ma ci si avvicina. Il tipo di onda mi costringe anche a tentare qualche cutback per non perdere la sezione portante, traballo un po’, saro’ sicuramente goffa e scattosa ma l’importante e’ divertirsi. Torna il sole e la lineup si ri-affolla progressivamente … da 3 5, poi 7, 9 , 11… ecc ecc ecc … tutti dinuovo all’ikea … e tutti con facce incazzate pronti a sgomitare per qualche secondo di scivolata …
Esco con l’ultima buona onda e il sorriso, prima che il sangue marcio torni a galla.

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E’ stata una bella giornata di surf … Grazie Maga Circe per avermi regalato 40 minuti di godimento … ricordati di me ogni tanto 😉

Col Saurel e lago dei 7 colori da Sagnalonga

Col Saurel e lago dei 7 Colori

…..
nulla di nuovo per la destinazione del giro, gia’ raggiunta lo scorso anno con il classico giro della Clavierissima da Monginevro/Gondrand.

Per quest’anno l’idea era di replicare ma con salita e discesa dal vesante italiano, ovvero Bousson,strada del Lago Nero, Sagnalonga, Colle Bercia, Col Saurel, lago 7 Colori, Capanna Mautino, discesa per il trail gia’ esplorato in un precedente giro.
Partendo da Bousson sono circa 950 d+, che io ho scontato a 600 guadagnando la parte piu’ scassata grazie alla panda 4×4 dei miei.
Preciso che la scelta di guadagnare quota in macchina è dovuto al tempo instabile di questo agosto, che mi ha costretto ad optare spesso e volentieri per giri piu’ brevi del previsto.
Lasciata la strada del lago Nero, si continua mezzacosta con saliscendi tranquilli ottimi per scaldare le gambe (o per riprendere fiato
nel caso partiti dal basso) fino a SagnaLonga, il tutto attraversando freschi boschi di larici dai quali si intravedono come sempre paesaggi notevoli … si incrocia anche un piccolo laghetto i cui riflessi meritano una foto.

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Da SagnaLonga si sale, sempre tranquilli, lungo una strada che d’inverno è una pista verde, fino al Colle Bercia. Mi fa un certo effetto
rivedere d’estate posti che ho sempre conosciuto in versione invernale, compresi i paravalanghe da cui inizia un noto taglio fuoripista …
Si guadagna facilmente il colle Bercia, dove inaspettatamente trovo una fontana da cui ricaricare acqua. inutile dire che da qua in su la vista su Dormillouse, Pic de Rochebroune, Fournier, Giassez la fa da padrona.

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Si prosegue verso il Saurel, da qua il fondo peggiora e arriva anche qualche rampa, tutto comunque pedalabile tranne una breve rampa dal fondo
smosso … Scolliniamo il Saurel e memorizziamo la palina che indica il trail di discesa.

Discesa e foto di rito al gia’ noto lago dei 7 colori, risalita a spingismo fino al colle e siamo pronti ad imboccare il singletrack.

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Come da aspettative, eccoci di fronte ad un bel flow trail che scende tra le praterie con ampie curve e poche difficolta’ … terreno un pelo
brecciolino ma con una discreta tenuta, anche se addirittura la perdita di tenuta diventa divertente in certe circostanze … uniche  cose a cui prestare attenzione sono le immancabili canaline tipiche dei natural trails oltre che gli escursionisti in salita, poco abituati alle presenza delle bici . L’ultima sezione che si imbocca dopo aver attraversato lo sterratone che sale da Capanna Mautino è un po’ piu’ tecnica, e si chiude con un divertente step-up su cui staccare le ruote proprio dietro al rifugio.

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Dopo una brevissima pausa decido di allungare il giro inserendo un breve anello attorno al lago di Fontana Fredda, a circa 1.5 km dalla Capanna Mautino … Un paio di rampe ci introducono su un singletrack quasi pianeggiante che costeggia il laghetto, qua non c’è niente di tecnico, ma un panorama di alta montagna come pochi altri ….

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Rientriamo alla Capanna Mautino girando attorno al laghetto e da qua impostiamo la discesa del rientro, seguendo per un po’ il percorso
della Clavierissima per poi tagliare verso Bousson, sul trail gia’ percorso in precedenza, molto naturale con qualche sezione tecnica gudata
nella prima parte, poi flow nei prati per concludere con qualche tratta un po’ cuocifreni ma sempre floweggiante

Giro apprezzabile a 360, sia per la location che x i trail percorsi, un pelo meno impegnativo nella prima discesa rispettto alla versione Monginevro-Val Gimont

Relive –>

Relive ‘Saurel versante it’


Traccia –>

Bikepark vs elettrica in Valsusa

Bikepark vs elettrica in Valsusa
… tra passato, presente e futuro della MTB

Questa vuole essere una riflessione di ampio spettro, scritta in un giorno piovoso agli sgoccioli del mio summer break in alta val Susa
in alcuni precedenti scritti ho definito ironicamente questa location al confine con la Franciala valle che resiste dove l’enduro non esiste“, riferendomi principalmente al fatto che la reperibilita’ di informazioni relative a trail con caratteristiche “enduro” è  davvero scarsa, eccezion fatta per qualche “classica” dal dislivello gia’ importante.
Malgrado in passato (2014 l’ultimo evento di rilievo) la ValSusa e in particolare Sauze d’oulx siano stati teatro di importanti manifestazioni quali la superenduro, ad oggi non è facile, sopratutto per un ipotetico “foresto”, scovare giri “salgoperscendere“, ovvero in cui la discesa è “il premio” per il dislivello maturato, rischiando di fossilizzarsi nei due bikepark superstiti (Bardonecchia e Sauze) dove, sopratutto a Bardonecchia, è stato fatto un gran lavoro, ma continua comunque a mancare quell’add-on pedalato in grado di completare l’offerta per elettrici o per chi comunque vuole alternare qualche pedalata alle seggiovie.

Abbiamo detto gran lavoro a Bardo, sintetizziamo un po’ la situazione. Ci ho girato con le #ragazzefreeride e da sola. Vengono dichiarati
85 km di percorsi free-ride, ma secondo me se la cifra viene dimezzata è gia’ tanto. Parliamo cmq di 9 trail serviti da 2 seggiovie:

Zona Campo Smith-Pian del Sole
In ordine di difficolta’:

9D : flow trail per tutti, frontini inclusi, tante curve spondate qualche panettone e un ampia zona tra i prati dove lasciare correre .. #nientedidifficile. Definito rosso ma direi piu’ che altro blu
15D : il trail storico di Campo Smith, migliorato negli anni sopratutto come scorrevolezza.. Lo preferivo quando era piu’ grezzo e richiedeva una guida un po’ piu’ precisa … adesso, passerelle in legno e saltino a parte, lo trovo semplicemente un cuocifreni, almeno per il mio stile di guida
16D : Parallelo al 15 troviamo il 16. Piu’ ripido e tecnico, ma comunque artificiale, tutto spondato ma costruito da movimenti terra. Include alcuni ripidi abbastanza impegnativi e un paio di S strettine ma spondate. C’e’ anche un passaggio molto tecnico su un roccione con uscita su un ripido, passaggio che, se avesse avuto un uscita meno impegnativa avrei azzardato, ma il contesto in cui è inserito non ispira sicurezza. Ciliegina sulla torta e’ la simpatica struttura tipo northsore in legno, con wallride e rampa in uscita. Dal punto di vista tecnico, con il terreno giusto questo trail è quello che offre di piu’.
12D : simile al 16, ma non offre le strutture in legno. Anche qua troviamo alcune S abbastanza ripide non semplicissime.
14D : Trail enduro vero e proprio, naturale. Inizia come un classico sentiero nei boschi, poi due difficili ripidi in sequenza su cui ogni errore non è perdonabile. Consigliato solo agli amanti del genere. Diciamo che questa e’ una vera “nera”. 

turn northshore jump2 jump1

Zona Melezet-Chesal, sempre in ordine di difficolta’.

27D : lunghissimo flow trail, parte con qualche insidia (mezzacosta sui ghiaini un pochino esposto) ma poi diventa un bel sentiero flow, con tante sponde lungo e divertente. Trail completamente “man made” con movimento terra (leggi bobcat), si snoda lungo la pista olimpica. Anche questo è fattibile anche con una front con la dovuta cautela.

24D : Tra Melezet e Les Arnauds, si fa strada uno degli ultimi arrivati .. Anche il 24 D è man made, un tutto sponde che attacca un po’ ripido ma che lascia ampio respiro sopratutto nella parte finale, spaziando tra boschi e prati. Trail di livello medio con curve di diverso raggio, ottimo per migliorare nella tecnica di curva 😉

25D : Il primo nato in zona melezet, mantiene ancora discretamente la componente naturale che aveva un tempo. Anch’esso migliorato negli anni , parte con un bel flow su terreno abbastanza naturale, poi diventa piu’ tecnico con un paio di ripidi da prendere con attenzione, per tornare flow nella parte finale.
26D : altra new entry. Simile al 25, ma un po’ piu’ ripido e tecnico, abbastanza enduristico come genere, alternando parti piu’ scorrevoli a discreti ripidi. Anche questo e’ una bella palestra per fare i conti con un certo tipo di pendenze.

Tutto molto bello …. poco naturale (14d a parte) ma bello e divertente soprautto in compagnia (tnx #ragazzefreeride) ; inoltre è l’unico park in zona che prevede una linea facile (9D) adatta anche a chi prova per la prima volta la mtb gravity …. eh si perchè Sauze, che resta il mio preferito per tipologia dei trails, comunque non è per tutti, e alcuni punti nelle parti basse potrebbero essere per niente intuitivi e scoraggiare un ipotetico/a principiante. Per il resto i trail sono tutti di livello medio, abbastanza naturali ad eccezione di tippy’s witch e offrono un bel mix di flow naturale con qualche elemento tecnico ma sempre fattibili per tutti (anzi come ripidi direi piu’ ripidi a bardo) …

sauzejump

Detto questo … ma se ho un elettrica da enduro e non voglio pagare lo skipass cosa posso fare in alta Valsusa ?
Premesso che sia a Sauze che a Bardo si puo’ – piu o meno agevolmente – risalire pedalando le linee dei park questo lascia un po’ il tempo che trova , si puo’ fare un paio di volte (io stessa che pedalo #conlemiegmbe senza motore lo ho fatto a volte quando tempo e/o fantasia sono limitati) ma poi appunto lascia il tempo che trova … se ci spostiamo pochi km oltre il confine andando in Francia nel Brianconnais troveremo tutt’altra situazione e offerta … dove alle linee dei park si integrano trail naturali e itinerari segnati di diversa difficolta’ che contemplano sia semplici anelli nel fondovalle che cose piu’ impegnative , senza necessariamente superare i 1000 d+ e introdurre elemvnti di “cicloalpinismo” quali lunghe tratte in portage.
Ho tirato fuori l’elettrica perchè, turisticamente parlando, volenti o nolenti il futuro sta li.  Tralasciando gli agonisti di ogni disciplina, gli amanti dell’AM estremo/cicloalpinismo che qua possono trovare un discreto repertorio, ci sara’ sempre di piu’ un concentrato di “sunday bikerselettrici che non cerca soltanto la passeggiata panoramica senza fatica (… tipicamente l’offerta dei noleggi ebike con guida è questa …) ma anche qualcosa con cui divertirsi nella guida, sia essa in discesa o in percorsi misti.

A Sauze ci sarebbe tutta la parte alta ben adattabile ad un uso elettrico (Rocce nere, Supersauze alta , e altre se ne potrebbero aprire)
A Bardonecchia si potrebbe creare/ripristinare qualcosa sul versante Jafferau oltre che meglio segnalare un paio di altri giretti a quote medio-basse …. Per non parlare di zone non servite da impianti, come tutto il Cotolivier, dove qualcuno che prova ad inventariare e tracciare
qualcosa c’è …ma spostandoci di poco ci sarebbe tanto tanto tanto ancora … tipo il divertentissimo trail dimenticato di Sansicario … anche li ci sarebbe margine per ulteriori linee …..  e tanto ci sarebbe ancora …

sansìcarìo Strutture abbandonate …

Nel post olimpico (estate 2006 e anni a venire fin circa al 2012 indicativamente) la MTB ma sopratutto lo sviluppo dei bikepark, tra i primi in italia, ha aiutato la Valsusa a farsi conoscere un po’ anche d’estate andando oltre il turismo delle seconde case a cui è troppo legata … 

Adesso da una parte l’offerta turistica dei park si è ampliata con soluzioni molto piu’ interessanti per gli amanti del genere, dall’altra per essere competitivi serve budget … quindi non bisogna solo focalizzarsi sulla presenza delle seggiovie, trovando un’offerta per una categoria di bikers molto ampia, in gran parte elettrica, che puo’ e vuole divertirsi sui sentieri anche senza risalite meccanizzate ……

C’è da meditare e ci sarebbe tanto da fare …

MTB: Moncenisio – Col sollieres

Moncenisio – Col sollieres

10-8-2018
..il meteo pare clemente e risparmiare il classico temporale pomeridiano che sta simpaticamente caratterizzando questo break estivo,
quindi proviamo ad affrontare un giro tutto sopra i 2000 mt slm in zona colle del Moncenisio. L’obbiettivo è l’anello del col Sollieres,
con salita sul versante Francese seguendo in gran parte le strade di serizio degli impianti di Termignon per poi scollinare verso il piccolo Moncenisio.
Appena arrivati al colle in prossimità del lago, purtoppo si notano nuvole sulle cime piu’alte. la nebbia pare avvolgere il col sollieres, con il rischio di dover affidare la discesa esclusivamente al GPS. Dopo una breve valutazione meteo e di eventuali cambi programma (l’alternativa – indubbiamente piu’ dura – sarebbe il malamote, ma questo è un obbiettivo futuro …) decido comunque di avventurarmi.

Mi faccio dunque lasciare all’altezza dello skilift Ramasse di Val Cenis, subito dopo il colle, dove, in prossimità di una margheria inizia lo sterrato che conduce verso gli impianti di Termignon.

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Si attacca con qualche rampa su fondo sassoso ma compatto, salendo fino all’altezza del bivio per il forte Turra (raggiungibile volendo in circa 1h con 300 d+), da qua si prosegue in leggera discesa per una piacevole forestale di servizio, fino alla località Replat de Cannons.
Qui inizia la salita, sempre lungo una sterrata di servizio, che tranquilla guadagna quota fino alle ampie praterie che caratterizzano la parte alta del piccolo resort sciistico. La vista , purtoppo un po’ limitata dalle nuvole, è gia’ notevole, spaziando dai ghiacciai della Vanoise a quelli della Casse e della Motte verso il fondovalle.

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Salendo ulteriormente troviamo un bivio, circa al km 6.5, ove le indicazioni per il Col Sollieres consiglierebbero di andare dritto.
La traccia da me scaricata invece suggerisce di prendere a sx la strada che sale. Mi fido dunque della traccia, continuando a guadagnare quota … le pendenze restano docili e ben pedalabili, il fondo invece peggiora un po’, ma la fatica viene ricompensata dagli spettacolari scenari che si aprono ad ogni metro guadagnato.

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Presto la strada si stringe, trasformandosi in un sentiero, che con un lungo mezzacosta ci condurra’ al col sollieres. La quota inizia a farsi sentire, si intravedono alcuni nevai, e ormai l’obbiettivo del colle è ben visibile …
ma il mezzacosta pare eterno … è im buona parte pedalabile, ha qualche sezione esposta e qualche zona con fondo piu’ scassato che per comodita’ supero a spinta … non ci sono comunque cose pericolose o tratte da richiedere portage vero e proprio …

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Finalmente, dopo circa 35 minuti di traverso, siamo al colle, e godiamo di una vista a 360 su entrambi i versanti.

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Siamo a quota 2635, il freddo si fa sentire, mi preparo dunque a scendere verso il Piccolo Moncenisio. Lo splendido singletrack che si snoda tra le praterie non presenta difficoltà, è un natural flow con qualche semplice ostacolo, l’unica cosa a cui prestare attenzione sono alcune sezioni un po’ strette e scavate … e a non farsi distrarre dal panorama veramente importante …

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Si lascia ancora correre la bici giu’ per i prati, il trail ha un flow naturale che lo rende molto divertente, con ampie curve su dolci pendii, #nientedidifficile , ma cerchiamo di non farci prendere dalla voglia di correre, in quanto il sentiero, anche se palinato e inventariato vtt ffc (federazione francese ciclismo) è prevalentemente frequentato da escurionisti a piedi.

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A breve imcrociamo uno stradotto trattorabile, che ci condurra’ sulla strada del piccolo moncenisio. Da qua non resta che godersi ancora un po’ di lungolago, che lascia sempre senza parole, per poi concludere lo splendido giro.

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Colcudendo circa 20 km (qualcosa in piu’ se si chiude l’anello completo, io ho avuto la fortuna di farmi accompagnare dai miei che hanno fatto una passeggiata in zona) , 700 mt di dislivello, salita tranquilla, panorami da urlo. Discesa per tutti, frontini inclusi, ottimo
itinerario estivo in quota per scappare dal caldo … molto interessante anche come prima esperienza di guida su sentiero naturale per chi è agli inizi 😉

Traccia (nb anello non chiuso, ma facile da chiudere seguendo l’asfalto)

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Relive ‘Col sollieres’

Singletrack de l’infernet 2018

Singletrack de l’infernet 2018 (da Monginevro)

A 1 anno di distanza ritorniamo a percorrere il singletrack de l’Infernet… Giusto per rinfrescarci la memoria stiamo parlando di un trail
classificato come nero da FFC-VTT, che dalla zona del fort du Gondrand (Monginevro) scende con piu’ o meno stretti tornanti verso Briancon.
Lo scorso anno, con la Specy da appena 1 settimana, il suddetto trail si era rivelato parecchio ostico su molti tornantini .

STavolta non sono sola, ma in compagnia di Angela delle #ragazzefreeride , con cui ho gia’ avuto occasione di condividere alcuni splendidi giri in Liguria 😉

Per rendere la salita piu’ accettabile partiamo da Monginevro. Da qua in un paio d’ore maciniamo circa 650 d+ , fino al fort du Gondrand,  da cui devieremo per l’infernet.

gondrand 1

Come da ricordi, si inizia con un lungo e veloce attraversamento di ghiaioni in mezzacosta. Poi la musica cambia completamente, ed eccoci entrare nel famoso singletrack. Il sentiero si snoda serpeggiando nei boschi, con un infinita’ di curve di diverso raggio intervallate da qualche sezione piu’ flow.

ghìaìonì

curvaaaa

flow...
Stavolta, sara’ per la presenza di Angela che ha fatto sempre da apripista, le difficolta‘, pur essendo presenti, non sembrano essere cosi insormontabili, e il lungo trail scorre alla grande sotto le nostre ruote, impegnandoci quanto basta e regalandoci grande gioia e soddisfazione ad ogni tornante chiuso.
Anche in questo caso il video è piu’ eloquente di 1000 parole ….


Come tutte le cose belle anche questo trail ha un lieto fine … o quasi … La partenza da Monginevro ci ha scontato 500 mt di dislivello sul giro fatto da briancon e 300 sulla prima salita … ma comunque abbiamo perso 300 mt nei confronti di Monginevro, e dunque ci tocca un’ultimo, apparentemente eterno sforzo per risalire, inseguite dalle nuvole sempre piu’ nere …

Scampiamo il temporale e concludiamo con birretta di rito e caffè (inastpettataamente italianissimo e ottimo) .

Sintetizzando, la partenza dal Mongi permette fondamentalmente di arrivare sul lungo trail piu’ lucidi rispetto alla salita da briancon effettuata lo scorso anno. Certo risalire non è stata – almeno per me una passeggiata di salute, ma senza dubbio meglio questa versione che non quella da 1200 d+ e 14 km di interminabile salita.
Non posso non essere super soddisfatta dei progressi fatti nello stretto. Ben inteso che le “condizioni al contorno”, ovvero compangia super, terreno,
sentiero mai pericoloso hanno fatto la loro, ma le curve le abbiamo fatte io e la biciona verdina …

Un grandissimo ringraziamento va ad Angela, super Ragazza Freeride senza paura, che ha condiviso com me questo giro ed è coraggiosamente sempre stata avanti . Speriamo di ritrovarci presto sui trail 😉

Traccia versione Monginevro

MTB: Traversata Valle Stretta Nevache

Dalla Valle Stretta a Nevache passando per il lago Thures

L’ispirazione per questo giro nasce da una traccia vista su vtt-brianconnais, sito francese che offre svariate idee per giri vicino al confine … Del resto nella “valle che resiste”  l’enduro non esiste , o meglio al di fuori di quanto concerne i bikepark è difficile trovare informazioni e tracce aggiornate e sicure sulla ciclabilita’ in discesa dei tanti trail esistenti.

Con il lago thures e il sentiero d’accesso da risalire rigorosamente a spingismo , avevo gia’ fatto conoscenza tanti anni fa, percorrendo una variante di questo giro ma con discesa piu’ breve sul colle della Scala.

Stavolta invece l’obbiettivo è lo scollinamento su versante Francese, con eventuale pickup in caso di maltempo …… Sempre su vtt-brianconnais un video lascia ben sperare in una discesa che dovrebbe valere la fatica della salita: in soldoni 400 mt di dislivello positivo in 3 km tutti da fare a spinta, lungo un sentiero raramente pedalabile, non tanto per le pendenze, quanto per le frequenti radici … sentiero che potrebbe essere carino in discesa, ma questa è un’altra storia da affrontare magari fuori stagione, essendo il trail frequentatissimo da escursionisti sia italiani che Francesi.

spingismo 1 spingismo 2

Dopo 1h e 10 minuti di fatica, raggiungiamo finalmente la splendida piana del lago Thures, che fa bella mostra di se , riflettendo nella sua limpida acqua le alture circostanti e le nuvole che iniziano minacciose a poplare il cielo …

nuvoloni 1 nuvoloni 2

Non solo nuvole … ahimè il cielo inizia anche a tuonare, ma la voglia di completare il giro è alta … Si iniziano ad attraversare le praterie su un scorrevole e veloce singletrack, lungo cui il telefono riprende segnale e riesco ad organizzare il pickup in macchina con i miei sul versante Francese. Il singletrack facile e tranquillo attraversa un colle, e da qua la musica cambia … lasciando spazio ad un infinita’ di tornanti su fondo smosso a tratti esposto.

curva esposta

Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo trail non facile, tutto da guidare, a tratti esposto e con terreno a volte ostico, pendenze mai estreme ma una bella serie di tornanti a gomito fortunatamente non troppo stretti … Il video vale piu’ di 1000 parole …..

Verso il fondovalle l’ultima difficolta’ è data da un guado, che affronto ormai sotto la pioggia battente. Guado la cui osticita’ non è causata dall’acqua, ma dal “salto” tra la strada e il letto del fiume, non indifferente, che mi costringe ad uno scivolone lungo una ripida rampa argillosa di difficile accesso (non cicalbile in maniera alcuna) …. ultimi metri su uno stradotto ormai largo e compatto, sempre sotto la pioggia, fino al termine dell’avventura in un piccolo slargo accessibile alle auto in cui mi aspetta la mitica Panda 4×4 .

Un giro che merita, che rimarrebbe comunque fattibile (meteo e tempistiche permettendo…)  anche come anello sul Colle della Scala (si aggiungono circa 200 mt d+ di tranquillo asfalto) che in tal caso aggiungerebbe un’altro simpatico singletrack a mezzacosta in discesa, oltre che ulteriori possibilita’ di allungo integrandolo nel precedente giro in Valle Stretta.

Concludo con il Relive, mentre per la traccia vi lascio a quella di VTT Brianconnais(giro num 47) … ultima nota, molto probabilmente – meglio se fuori stagione – gli elettrici potrebbero effettuare il giro in senso opposto, pedalandolo al 100% ….

Relive ‘Laghi thures traversata’

MTB: Valle Stretta Flow

Valle Stretta flow trail

Per divertirsi con la bici non sempre sono necessari tanti km e tanto dislivello (Formello docet per chi conosce …) , come non sono necessari percorsi eccessivamente tecnici. Le previsioni meteo parlavano di temporali al pomeriggio, quindi necessitava tirare fuori un giro breve e divertente, da chiudere in un paio d’ore. Cosa non sempre facile in alta montagna, dove il dislivello ha molto piu’ peso dei km.

Mi ricordo quindi di un trail trovato su un sito francese che gia’ lo scorso anno mi ha lasciato un bel ricordo. Parliamo del sentiero pedonale di Valle stretta, sopra Bardonecchia, appena passato il confine con la Francia.

Dopo una piacevole salita quasi esclusivamente su scorrevole asfalto, superati i rifugi Terzo Alpini e Re Magi, proseguiamo per circa ancora 1km su sterrato, guadagnando in tutto circa 400 mt d+. All’altezza di una grangia inizia il singletrack, che ha svariati attacchi, io opto per il piu’ tecnico e meno percorso dai pedoni.

3o alp 3o alp 2 strada rifugio valle stretta

Superata una prima parte un po’ scassata si passa su prati in maniera molto free e veloce, il trail poi si restringe e con un po’ di cautela ci porta ad un ponticello che si attraversa in sella.  Il sentiero prosegue nel bosco, con qualche rilancio e qualche spunto tecnico mantenendo comunque un buon flow, flow che va in crescendo man mano che usciamo dal bosco e attraversiamo il lungo falsopiano, per culminare ad un’altro ponte che, attraversando una piccola diga ci riporta all’asfalto.

(video 1)

vallestretta 1st part from Not4 Normals on Vimeo.

(video 2)

In teoria il sentiero proseguirebbe sempre sull’altro lato del fiume, ma un cartello FFC VTT (il trail è inventariato dalla federazione francese ciclistica) con la X mi fa desistere da esperimenti .

diga

Poco male perchè l’asfalto si evita al 95% con dei divertenti e a volte un po’ piu’ tecnici tagli su fondo un po’ smosso ma gestibilissimo, sempre tra i pini e sempre con un buon flow.

Giro facile, veloce e divertente, adatto anche alle front e a chi si avvicina alla MTB sui sentieri. Unico neo, i tanti escursionisti a piedi sopratutto nella parte alta a cui va prestata massima attenzione. Ottimo percorso anche per gli elettrici, in quanto i rilanci della parte intermedia diventerebbero un divertimento e non un ostacolo 😉

Relive

Relive ‘Valle stretta 2018’

Traccia

MTB: Capanna Mautino

Capanna Mautino – anello da Bousson

Ancora una volta in alta Valsusa, e a sto giro ci resteremo per 3 settimane, quanto basta per girare in lungo e in largo su nuovi e vecchi trail.

Cominciamo con un giro apparentemente corto e facile, in zona Lago NeroMonti della Luna. Trattasi di una versione ridotta di una traccia alternativa per il Col saurel, limitando il giro a poco meno di 700 mt d+ , piu’ che sufficenti a riprendere confidenza con il terreno alpino, ben diverso da quello appenninico.

La salita fino al Lago Nero la abbiamo gia’ conosciuta un mesetto fa : 7 km noiosi quanto bastano con un fondo instabile e breccioloso duro da digerire. Mai pendenze eccessive, tutto pedalbile, ma non propriamente scorrevole. Anche il clima, decisamente caldo per il range di quota (1400-2000) non concilia la pedalata, che procede scattosa e non esente da soste.

In compenso, come sempre il panorama sul lago e la sua conca ha sempre il suo perchè .

lago nero 3 lago nero 2 lago nero 1

Dal lago Nero si guadagnano ancora circa 70 mt d+ con una mezz’ora di spingismo, fino alla Capanna Mautino. Anche da qui la vista sul Fournier e col Begino ricompensa della fatica.

capanna mautino

Finalmente, dopo 8km totali di salita e 670 d+  si inizia a percorrere dei singletrack . Si attacca con un mezzacosta saliscendi parte della marathon Clavierissima, un po’ spaccafiato ma piacevole, panoramico e comunque divertente. Il fondo è molto secco e presenta qualche antipatica pietra mobile, ma nel complesso #nientedidifficile.

bivio

Incrociamo un bivio da cui inizia la discesa vera e propria, verso la strada di collegamento a SagnaLonga. Il sentiero attacca con una pendenza costante mai eccessiva, terreno sempre molto secco e a volte sporco, linee multiple da scegliere, qualche passaggio su radici. Tutto molto da guidare e da leggere le linee, su trail naturale senza sponde o altre amenita’.

trail dh

Il trail attraversa poi nuovamente la strada di sagnalonga , e da qua cambia genere. I boschi lasciano spazio ad ampie praterie, in cui la traccia – che in origine doveva essere una double o una trattorabile – spesso scompare o quasi, e ci costringe ad un divertente freeride in erba alta, il tutto condito da panorami non indifferenti da cui non farsi distrarre troppo 😉

trail 2 trail prati pratoni

Si alterna ancora qualche parte piu’ stretta nei boschi ad altre in cui destreggiarsi tra erba alta e ortiche, concludendo nella strada di salita.

Manca ancora un’ultima parte che risulta purtoppo molto sporca, consiglio di evitarla e di seguire la traccia di salita sulla larga sterrata.

Concludendo, una discesa lunga (6km circa ), varia, sempre naturale e mai troppo complessa. Un giro all-mountain facile senza eccessi ne in salita ne in discesa, ottimo per chi si avvicina o deve riprendere confidenza con la disciplina.

Relive

Relive ‘Capanna mautino’

Traccia

 

Origins – Origini

Non si dimenticano e non si cambiano

All’alba degli anta, in un annata che ha visto molti cambiamenti sul profilo lavoratvo, mi ritrovo a sfogliare a ritroso il mio profilo facebook (facebook.com/kiazsurf ) ritrovando foto di momenti perduti, che adesso come non mai sogno di ritrovare e rivivere ….

snow origins

il mondo cambia … non di certo in meglio … si guarda indietro … si guarda una serie di scelte
il surf … un sogno divenuto realta’, che ora per tanti motivi è rimasto un po’ li … tra acciacchi fisici e possibilita’ limitate di decidere del proprio tempo, crescita esponenziale dei praticanti sta lasciando nuovamente il posto alle mie vere origini.

snow jump

Non si puo’ negare … se cresci sui monti questo ti segna.
Magari per un po’ neghi, rifiuti, vuoi scappare, vuoi conoscere l’elemento liquido ….

elemento liquido che dopo 11 anni ti porta al capolinea, perchè quello che potevi fare lo hai fatto …
a 40 anni non hai piu’ voglia di sgomitare.
A 40 anni preferisci rincorrere il silenzio piuttosto che le onde, anche perchè ormai le onde semi deserte sono un utopia ….

Ricompare lei … con le sue ruote e i suoi pedali … la mia biciclettina … un mezzo eclettico che unisce esplorazione, avventura,
adrenalina e perchè no – fitness …

slay4r

Grazie a Slayerina prima e poi alla Specy ho ritrovato le mie origini …
quelle origini che hanno un elemento ben preciso : la neve, lo snowboard, il backcountry.

bc

Dopo tutto è solo acqua gelata, ma è il meglio dei due mondi. Lo snowboard mi ha portato ad apprezzare la montagna non solo come elemento
da sfruttare in senso gravity, ma per tutto quello che circonda. Ma la neve non è eterna, l’evoluzione delle mountain bike han permesso di ritrovare anche d’estate alcuni concetti -quali il #salgoperscendere – tipici degli sport invernali.

Il concetto di freeride in senso lato è quanto piu’ mi appartiene. Che si tratti di tavola o di bici, di neve o di trails, c’è sempre una linea … e volendo si puo’ anche staccare da terra … interpretare il terreno.

Nel surf il freeride non esiste. Il surf mi ha dato tanto, mi ha insegnato la pazienza.

Ma il tempo passa, e non ci si puo’ permettere di aspettare.
Sono fatta per stare all’aria aperta.
Muoversi è necessario per poter continuare a farlo il piu’ lungo possibile.
Il surf specie in italia non puo’ essere uno sport unico specie da grandi, necessita di una buona preparazione atletica che è difficile mantenere da adulti senza doversi rivolgere ad una palestra. Ma le palestre e la noiosa ripetitivita’ non fanno per me.

Meglio pedalare.
O, se possibile, inerpicarsi tavola a spalle alla ricerca di neve perfetta.

La pazienza è finita. Mountails are my playgrounds, le montagne sono il mio parco giochi … Gravity and my legs are my engine, gravita’
e gambe sono il mio motore.

Anche i trails si “surfano”. Surfing trails is possible.

That’s it … that’s all … ready to get back in my mountains for a while … Pronta per tornare sulle mie montagne per un po’.