MTB: Massa Marittima Reloaded

Non c’è uno senza due … e visto che la precedente esperienza in quel di Massa Marittima era stata positiva, ho ben pensato di tornarci.
Stavolta siamo con gli elettrici Guido e Giuseppe ed altri loro amici, e per ovviare ai soliti problemi di convivenza con gli elettrici inizio a pedalare con mezz’ora di anticipo, e con un mix di sterrate e singletrack in salita arrivimo stavolta fino in cima al Monte Arsenti, da cui si gode una vista non indifferente.
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La compagnia ha un buon livello, e si decide per il trail “freeride“, che scende sul versante piu’ a sud. Si tratta di un trail guidato, con qualche passaggio un po’ ostico ma nel complesso fattibile, abbastanza lento, almeno per me. Come sempre il video è piu’ esplicativo.

Si risale, non esenti da qualche imprevisto quale un cancello chiuso che rende difficile il passaggio delle elettriche, fino nuovamente alla vetta. Da qua imbocchiamo il trail Benedetto, la cui prima parte per me è inedita ed esordisce con un ripido su roccia un po’ a sorpresa, seguito da altri passaggi interessanti e non sempre banali, talvolta stretti e di precisione. Parecchi spunti per lavorare un po’ sulla tecnica dunque , che nella precedente uscita non avevo affrontato.

Prosegiamo poi con il “sequel” del Benedetto, gia’ percorso la precendente uscita. Qua torna a farla da padrona il flow, con una prima parte (primi due minuti del video a seguire) vermente divertente e ben strutturata, con alcune super compressioni da giostra.

(video)

Successivamente il flow lascia spazio a qualche tratta pedalta, senza mai scomparire, e senza grosse difficolta’ o sorpese. Trail molto lungo e stancante se affrontato quasi senza pause.
Purtoppo io non sono (ancora) motorizzata, e le gambe dopo circa 600 d+ abbondanti su 17 km chiedono gia’ pieta’.
Ma la voglia di tornare a girare in questo perfetto posto improbabile dove tutto è bike oriented rimane .. Ci sono tantissimi trail, e con le prorie gambe è molto difficile se non impossibile farli tutti in giornata.

Video realizzati sempre con Yi action cam

Traccìa GPX

Test yi discovery action cam

La gopro dei “povery” …

Da ormai un mesetto sto usando questa action cam , hardware xiaomi e sensore ccd sony , ottica wide da 150°. Ha preso il posto della ormai malfunzionante nilox f60 , e al momento posso tranquillamente affermare “minima spesa massima resa“.

La videocamera è piccola, leggera, e, cosa molto positiva, dispone di un display touchscreen per poter regolare le varie opzioni e rivedere i video appena realizzati. Le modalita’ utilizzabili prevedono un 4k a 20fps (inutile x uso action imho) e i classici hd 1080p o 720p a 60 fps, piu’ che sufficenti per un uso amatoriale su video destinati al web.

L’utilizzo che ne faccio è prevalentemente in mtb, dove ho testato sia il classico supporto da casco che quello a pettorina:

Casco

Pettorina

Senza dubbio il classico supporto da casco è piu’ stabile, da un po’ piu’ fastidio se presenti rami, privlegia una visione piu’ ampia dando pero’ una percezione minore di velocita’. La pettorina invece è piu’ indicata quando si vuole dare maggiore rilievo a velocita‘ e al trail, inquadrando il manubrio si ha anche un idea piu’ concreta del raggio delle curve e della pendenza, che comunque resta sempre falsata da questo tipo di supporti. Spendiamo anche due parole sull’audio: i video finora postati hanno il case waterproof, questo di seguito ha l’audio originale con il case montato. Sicuramente attenuato ma meno della vecchia nilox.

Pettorina, case waterproof, audio originale
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Sostituendo il case waterproof con il supporto non impermeabile, il risultato cambia eccome. Lo ho da poco e devo ancora sperimentare sul veloce, ma giusto x avere un idea ecco un filmato senza “scafandro”.

Due parole ancora sulla capacita’ del sensore di adattarsi in situazioni critiche: quando i contrasti luce-ombra sono elevati, la velocita’ di adattamento è sicuramente superiore alla nilox, ma di poco inferiore, per quanto personalmente sperimentato , alla gopro session 5. Comunque piu’ che accettabili per una action cam il cui prezzo si aggira sui 50 euro (+ accessori).

Un ultimo paragrafo lo dedico all’uso in acqua. Ho voluto provare anche il case waterproof con il surf, e direi che la qualita’ delle riprese in mare è molto buona. Lo scafandro ha una lieve tendenza ad appannarsi ma fortunatamente ai bordi e non al centro dell’obiettivo. Non sara’ mai il mio uso primario, ma il suo lavoro lo fa.

Concludendo, un buon prodotto per chi come me non puo’ o non vuole spendere cifre da capogiro ma vuole comunque dilettarsi a documentare le prorie avventure sportive, considerando anche l’evoluzione di questi prodotti e l’oblsolescenza programmata dalla quale sono affetti, obbligando l’utente ad aggiornarsi di continuo per non incorrere in penalizzazioni da parte dei vari algoritmi. 
L’unico difetto ad oggi riscontrato da me è la durata della batteria, che non supera l’ora di utilizzo, appena sufficente per le mie necessita’ e un po’ limitante sopratutto per uso surfistico, mentre invece un buon vantaggio è la compatibilità degli attacchi con lo standard gopro (fondamentale per l’uso con la tavola da surf).

Per acquistarla, è disponibile su amazon assieme a vari accessori e supporti (consiglio il package con case e pettorina)

MTB: Massa Marittima (massavecchia)

Mtb – Massa Marittima (MassaVecchia) – gpx a fine report

Posti improbabili ci risiamo … il meteo in Liguria non e’ clemente, e le secchiate d’acqua cadute dal cielo mi obbligano ad anticipare la partenza verso la Capitale. Stavolta pero’ non mi faro’ i soliti 500 km filati “sprecando” la giornata, ma mi fermero’ esattamente a meta’ strada. localita’ Massa Marittima, divenuta piu’ o meno nota tra i biker di tutto lo stivale per il gran numero di trail specifici per la mtb esistenti. A farmi da guida sara’ Francy, local conosciuta tramite il gruppo delle RagazzeFreeride (potenza del web a volte ..)
Le coordinate del punto di ritrovo, a circa 15 min. dall’Aurelia/superstrada, portano ad uno slargo in mezzo ai campi, dove molte auto parcheggiate hanno  targhe straniere. Cosa ci vengano a fare qua cosi’ tanti bikers cercheremo di scoprirlo. Di fronte a me verde campagna, ed un collinotto che risponde al nome di Monte (!!!!) Arsenti su cui suppongo dovremo inerpicarci.
Nell’attesa (sono in ampio anticipo) incrocio biker di ogni genere e eta’ prevalentemente elettrici, inaspettatamente tante donne, ed una coppia elettrica sulla 70ina. A dimostrare che questo giocattolo a due ruote puo’ davvero essere “long lasting”, permettendo, con i dovuti
adattamenti di continuare a divertirsi malgrado lo scorrere degli anni.

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Veniamo a noi. Arriva Francy con un paio di suoi amici e si parte. Ovviamente si sale. La salita, prima su strada brecciolosa e poi su un trail dedicato alla salita, lo “spaghetti uphill“, e’ abbastanza impegnativa anche se mai impossibile. Le pendenze non sono estreme,  ma il trail e’ angusto, obbliga quasi sempre almeno la sottoscritta al 46 e presenta parecchi tornantini che troverei indubbiamente piu’ interessanti a scendere. Ma questo e’ un senso unico, guai sgarare dunque. Si alterna sterrata a singletrack, con pezzi piu’ o meno impegnativi, ma comunque pedalabili, fino alla “casetta dei trailbuilders”.

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Scopro che tra i gestori di questo “bike business” c’e’ niente meno che il fratello di Nino Shurter (pluricampione mondiale xc per chi non lo sapesse – mi auguro nessuno) che gestisce scuola e servizio di risalite meccanizzate in fuoristrada. A Nino (che ogni tanto si allena su questi trail) e’ anche dedicato un sentiero … non previsto nel giro di oggi ma che conto di tornare a fare.
A breve arriviamo poco sotto la vetta, da qua partiamo per il primo trail, insoglio , flow molto curato senza niente di complesso… Quello che si nota e’ l’estrema cura nella realizzazione dei sentieri, che sono tutti bike oriented e creati apposta e quindi riservati alle biciclette. Risaliamo, stavolta soffro un po’ meno, e ripartiamo per un’altro trail, Scopine. Un po’ piu’ vario forse un pelo piu’ tecnico, con qualche passaggio stretto che mi mette in leggera difficolta’. Anche qua flow, sono trail di quelli che “vanno imparati” per poterci poi dare gas ... Per fare un qualche paragone siamo di fronte ad un livello Formello-like, ma piu’ ampio e lungo.Trovando un confronto con la Liguria invece, terreno e tracce ricordano un po’ la parte alta del Beigua, quella meno tecnica.

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Un ultima risalita ci riporta all’ultimo trail, Benedetto. Questo e’ un po’ piu’ particolare, piu’ lungo, con tantissime compressioni alternate a pezzi pedalati, sponde e quant’altro. Molto divertente e molto lungo, un po’ faticoso nei rilanci, ma anche caratteristico, si costeggia un torrente per poi uscire in un ampia radura, da cui in breve si ritorna al punto di partenza.

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Nel complesso, un pomeriggio piacevole, sopratutto per la compagnia di Francy, fa sempre piacere confrontarsi con altre donne biker, e’ per me motivo di motivazione e voglia di migliorare e migliorarsi, oltre che di non avere troppi problemi di perdere troppi metri in salita ;).
Il posto va rivisto … ed e’ la dimostrazione di come una location pressoche’ sconosciuta al resto del mondo, priva di grandi dislivelli e/o di viste da sogno, possa diventare, grazie ad un accurato lavoro, attrazione turistica per biker da tutta italia e non solo.
“Colline” come il monte Arsenti il nostro Stivale ne e’ pieno. Ci sarebbero posti e posti dove il bike-business, sopratutto nella sempre piu’ presente componenete elettrica, potrebbe avere sviluppi. Il primo esempio che mi salta in testa e’ Monte Cavo e i castelli Romani, dove ci sarebbero potenzialita’ enormi ma la fanno da padrona divieti e burocrazia. Se in liguria sono riusciti a regolamentare l’accesso bikers all’un tempo “vietatissimo” monte di Portofino, non capisco proprio perche’ 500 km piu’ a sud tutto debba essere piu’ complesso e abbandonato al suo stesso destino ….

Relive

Relive ‘Massa vecchia’


Traccia

Un immenso ringraziamento va a Francy e i suoi amici per la guida e la compagnia, e, indirettamente a Sara delle RagazzeFreeride per avermici messo in contatto tramite il gruppo “RagazzeFreeride in tour”.
Speriamo presto di rivedere un po’ di rosa sui trailz !!

MTB Riva Trigoso Punta baffe – U turiun

Punta baffe – U turiun

Ricominciamo con i conti in sospeso, quelli di un certo spessore. Stavolta l’obbiettivo è uno dei trail piu’ impegnativi della zona di Sestri Levante,o meglio nel caso specifico di Riva Trigoso. Parliamo di U turiun, conosciuto anche come Punta Baffe, un sentiero che avevo gia’ provato ad affrontare lo scorso autunno ma con scarsi risultati (50% a piedi …) .
Stavolta la mia forma fisica è migliore, la confidenza sul tecnico è risalita, dunque è giunta l’ora di cercare di fare i conti con questo tracciato.
Arrivarci è semplice, si pedala un pezzo di Aurelia in direzione Spezia, poi si stacca su una stradina a destra prima asfaltata poi sterrata, che sale senza troppi strappi. Si raggiunge uno slargo da cui la strada diventa singletrack, da qua è bene gia mettere le protezioni, e godersi il panoramico trail che ci porta verso punta Baffe.

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(foto e video)

#nientedidifficile per adesso, solo uno splendido panorama sul mare. Solo questa tratta puo’ valere la salita.

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Arrivati al bivio per “U Turiun“, si vede subito che le cose cambiano: il trail inizia a scendere tortuoso , scassato , con qualche pietra mobile, e linee da scegliere bene.
Molti passaggi sono di difficile interpretazione, e da sola la prudenza la fa da padrona, scendendo quando le cose si complicano troppo e non esitando a mettere un piede a terra se necessario. Fatto sta che stavolta sono rimasta comunque molto più in sella rispetto al primo tentativo, e gia’ questo è un grosso passo avanti. Le pendenze non sono comunque mai elevatissime, non ci sono tratti esposti o ripidi estremi , è solo tutto molto molto scassato e a tratti scavato con terreno raramente regolare, il che rende difficile il ridurre la velocita’ in maniera sicura … le asperita’ obbligano a cercare il rotolamento, e non sempre questo è ancora fattibile x me in sicurezza … il video vale piu’ di 1000 descrizioni.

video

rock mtb

Lo scassato poi lascia spazio ad un breve collegamento su sterratone, fino all’inizio dell’ultima sezione dove il genere cambia un po’.
Dopo una partenza facile e flow, le pendenze aumentano e il trail diventa da guidare con cautela a velocita’ controllata su fondo abbastanza breccioloso e dall’aderenza non perfetta, curve spondate ma ripide, qualche salto per chi se la sente. Certo rispetto a quanto visto prima è una passeggiata.

vid finale

Stanca ma comunque soddisfatta ritrovo l’asfalto fino a Riva Trigoso. Un trail molto impegnativo con cui i conti non sono ancora finiti, ogni volta che torno qua c è sempre da migliorare e imparare.
Un ultimo appunto – vale anche x altre locations – è da fare a Trailforks e/o a chi ha inserito i trail della zona. U Turiun NON PUO’ essere segnalato come blu. Minimo è black diamond, se non double black diamond.
Chi usa l’app e non conosce la zona potrebbe trovarsi leggermente spaesato da questa valutazione …. non oso immaginare cosa sia allora una “nera” per chi ha effettuato l’inserimento in trailforks …

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Relive ‘Punta baffe 2019’

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MTB argentario enduro

MTB argentario enduro

Argentario: l’isola non isola gia’ in Toscana a 140 km da Roma stava nella to-do-list dei giri da fare in mtb in centro italia da un po’. L’occasione arriva ieri, complice il meteo incerto che faceva propendere per destinazioni a bassa quota. Sono dinuovo in compagnia del gruppo di Gargasecca, gia’ conosciuto il precedente weekend, e il giro si preannuncia sui 1200 d+, molto saliscendi con trail impegnativi.
Il mio stato di forma non e’ dei migliori, complice sia il maltempo che il cambio d’ora che non ho digerito, ma viste le previsioni infauste per la domenica non voglio peredere quest’occasione.
Gia’ alla base della partenza si intuisce che, dal punto di vista paesaggistico, la zona ha molto da raccontare, con questa isola-non-isola collegata con due ponti in terra al resto del “continente”.
Partiamo da poco oltre Orbetello, e iniziamo a pedalare su una cementata che sale subito decisa, per poi trasformarsi in sterrata abbastanza scassata che in 20 minuti e con qualche parentesi spingistica ci porta al primo punto panoramico, nei pressi delle miniere abbandonate.

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Io sono gia’ mezza cotta dalla prima salita anche se breve: quando le pendenze iniziano ad essere piu’ elevate gambe e fiato fanno quello che possono. Pazienza, per fortuna c’e’ la prima discesa ad aspettarci, Miniere, un flow trail con qualche saltino e niente di difficile, divertente quanto basta per trovare la motivazione a rimettersi a pedalare in salita.
Infatti iniziamo a risalire, prima su sterrata da pendenze medio tranquille, che ben presto lasciano spazio ad alcune rampe non sempre pedalabili (almeno per me) fino al convento dei Padri passionisti, da cui possiamo godere di una splendida vista sulle particolari lagune.

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Da qua si procede su asfalto mediamente tranquillo fino al prossimo trail chiamato Noviziato. Ed e’ meglio non fraintendere il nome, perche’ il sentiero e’ tutt’altro che da novizi(indicato black diamond su trailforks), complice anche il fondo umido e viscido, che mi mette ko al primo cambio di pendenza, costringendomi a percorrerne gran parte a piedi. Le gomme liscie non sono d’aiuto (maledizione bartolini..) e alimentano la mia insicurezza, dunque meglio essere prudenti per portare a casa la pellaccia. In se, a parte alcuni passaggi, il trail non avrebbe troppe problematiche, ma il terreno argilloso e il grip nullo (non riuscivo a stare in equilibrio sulla bici) mi fanno ritrovare in una situazione paragonabile a quella vissuta sul monte Fasce d’inverno, con conseguente permanente accensione della lampadina di pericolo.
Uno stradotto ci riporta verso il convento, e da qui si risale, stavolta fino in cima al monte. Viaggio pianino con il 46 malgrado le pendenze umane, prendo il solito distacco dal gruppo, ma il paesaggio aiuta a farsi piacere la salita, stavolta siamo sull’altro versante, con vista sul mare aperto e l’isola del Giglio.

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Un ultimo sforzo, per me a spinta per raggiungere la cima del promontorio e la partenza di quello che per me sara’ l’ultimo trail, Madonnina.
Qua partiamo su roccia in stile Ligure (l’attacco puo’ ricordare Sant anna di Sestri) , ma all’ingresso del bosco la musica cambia completamente. Dopo una tratta flow guidata ma mai eccessivamente tecnica il sentiero entra in un canalone che vagamente ricorda il canyon di Formello ma piu’ lungo, con qualche droppino, saltino e passaggetto roccioso. Tutto fattibile e con un buon flow oltre che un terreno con un buon grip.

(foto)

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Le gambe e il fiato sono purtoppo al capolinea. Il giro prevederebbe un’altra risalita da 300 d+ e un’altro trail a scendere, molto tecnico a detta dei miei “soci”. Decido, vista la stanchezza, di abbandonare il gruppo e rientrare tranquillamente su asfalto, evitando possibili incidenti da stanchezza e chiudendo il giro con una bella litoranea panoramica, per un totale di 990 d+ e 34 km.

Concludendo, anche qua abbiamo aperto un conto che prima o poi dovremo saldare: parliamo sia di Noviziato che dell’ultimo trail previsto che non ho percorso. La location e’ da prediligere con il secco ma in stagioni dall’autunno alla primavera, dunque sara’ difficile tornare a saldare i conti a breve. Globalmente, un posto da rivisitare e da studiare, magari cercando il modo di, a costo di allungare il giro, rendere le risalite piu’ pedalabili.

Relive

Relive ‘Argentario ..’


Traccia mio giro (rientro su asfalto)

MTB Cervaro enduro

MTB Cervaro enduro

Sono rientrrata dalla Liguria da solo un giorno ma la scimmia e la voglia di proseguire con la strada intrapresa  sui trail tecnici e’ alta. Stavolta l’occasione si presenta pressoche’ nell’immediato, grazie a MTB-FORUM, piattaforma da molti definita obsoleta ma che secondo me continua ad avere il suo perche’ ed essere il modo migliore per trovare risposte a quesiti piu’ o meno tecnici e altri riders con cui condividere giri. Da un discorso ne nasce un’altro, e da un post nato per cercare consigli per soffrire meno in salita si e’ prospettata la possibilita’ di girare con “Gargasecca” (Andrea nel mondo reale) e il suo team.
La destinazione e’ Cervaro, provincia di Frosinone, decisamente a sud e non propriamente dietro l’angolo. So a malapena dove si trova ma pazienza, l’importante e’ andare a divertirsi. Il giro ipotizzato sara’ una “dura prova“, sia in salita per il dislivello previsto (parliamo di circa 1350 d+) che per i trail che andremo a percorrere in discesa … da qualche ricerca in rete risulta che il tutto non e’ per niente semplice, il posto e’ stato teatro di una gara di enduro lo scorso anno e i trail che andremo a percorrere corrispondono alle “speciali” dell’evento.
Comunque ormai sono in ballo e devo ballare, e sopratutto dimostrare a me stessa che sono ancora in grado di scendere sul tecnico.

Ma cominciamo dalla salita, che fortunatamente scorre abbastanza facilmente … la prima botta sono circa 600 d+ su asfalto poco trafficato, scorrevolte e panoramico, per circa 8 km di salita. Ovviamente il gruppo mi stacca il giusto, ma almeno stavolta sembra che i miei compagni d’avventura non siano troppo frettolosi e non si facciano troppi problemi ad aspettarmi.

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Ci metto circa 1h 15 ad arrivare all’inizio della prima discesa , un tempo piu’ che dignitoso per i miei standard ma sicuramente molto basso rispetto al “resto del mondo”.
Qualche istante per un paio di foto e per bardarsi a dovere e iniziamo a scendere.
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Il primo trail e’ inedito per tutto il gruppo, si tratta di una nuova variante che ci ha indicato un local incontrato sul posto. Diciamo che si iniza subito con cose “hardcore“, una sassaia molto trialistica con passaggi tutt’altro che semplici che mi costringono a scendere piu’ di una volta. Pazienza, sicuramente ci sara’ qualcosa di piu’ papabile andando avanti. Arriviamo dunque ad un bivio, da qua i sentieri diventano  un minimo piu’ lavorati ma comunque molto “grezzi”, con parecchi ripidi e passaggi non semplici. Riesco comunuque a chiuderne una buona parte, e pian piano riprendo confidenza con il tecnico. Molto divertente l’ultima parte, chiamata “tagada’“, un susseguirsi di ripidi, drop e compressioni … impegnativa ma divertente perche’ nella sua tecnicita’ mantiene un buon flow.

Terminato il trail si riprende l’asfalto e si risale, cominciando con due terribili rampe che mi costringono a procedere a spingismo nell’ultima parte … poi dinuovo la strada asfaltata, stavolta per circa 500 d+, fino a prendere uno sterrato teoricamente pedalabile ma dal fondo molto breccioloso che ci portera’ al secondo trail, chiamato Purgatory … e il nome gia’ lascia intravedere il programma….

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Il trail parte abbastanza semplice anche se con pendenze a volte importanti, molto tipo sentiero di montagna, e presenta alcuni ripidi ostici che vanno guidati. Mi difendo abbastanza bene finche’ il sentiero non si incanala in uno spettacolare canyon, dove iniziano a far da padrona ripidi rocciosi e drop , di cui un paio veramente inquietanti non solo per la pendenza ma anche per la posizione che quindi decido per stavolta di fare a piedi, o meglio … scivolando giu’ ….

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Si risale ancora una volta non troppo a lungo, stavolta anche se la pendenza non e’ importante sgambetto con il 46 risparmiando energia per l’ultima discesa. Anche stavolta si parte subito su roccia, con un mix di pietre fisse e mobili, molto impegnativo e fisico, ma malgrado tutto la sottoscritta riuesce a trovare le linee giuste e scendere, con passaggi a volte davvero al limite per la mia skill.

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Il trail poi si ricongiunge a quello percorso in mattinata, dopo una piccola variante dove troviamo altri ripidi e uno step down con passerella abbastanza inquietante ma comunque portato a casa, ritroviamo il “tagada‘” che stavolta percoro tutto con un buon flow, trovando difficolta’ solo nel ripido piu’ lungo… ritroviamo dunque l’asfalto e le rampe, stavolta le gambe sono completamente cotte e non mi resta che spingere la bici fino alla macchina.

Concludendo : forse il mio record a livello di dislivello positivo, gestito comunque abbastanza bene e senza arrivare allo stremo. Discese impegnative quanto basta a mettersi alla prova e continuare quanto “iniziato in liguria” , compagnia giusta (ringrazio Gargasecca x avermi dato questa chance)  e conseguente buona motivazione a proseguire e migliorare ancora su questo tipo di trail. Speriamo di continuare cosi’ …

Relive

Relive ‘Cervaro enduro’

Traccia gps gpx: NB: iniziare dalla bandierina rossa in quanto ho acceso il gps un po’ tardi. Prestare attenzione sopratutto sul primo anello perche’ ci sono poche indicazioni, e attenzione anche ai frequenti attraversamenti di cancelli con filo spinato. Grio difficile che valuterei double black la purgatory e black le altre secondo la scala di trailforks, necessaria una full con buona escursione,

MTB Liguria break Marzo 2018

MTB Liguria break Marzo 2018

Chi mi conosce lo sa: ogni occasione è buona per scappare nel paradiso dell mtb: pronti via, ci aspettano 4 giorni di full immiersion sui trail liguri. Purtoppo il meteo non ha aiutato al 100% ma ci si accontenta …

Day 1 / 2 Portofrino (raduno Portofino MTB)

La prima occasionie di rimiettierie le ruotine in terra ligure è data dal raduno della Portofino bike, occasione per presentare un nuovo trail che servira’ da collegamento parallelo alla sterrata da poco dopo il Kulm a Pietre strette.
Come volevasi dimostrare il mio allenamento è penoso e sulle rampe che salgono da Santa Margherita verso san Lorenzo la fatica è tanta, meglio poi una volta su asfalto sull’Aurelia e sulla strada che sale al Kulm … da qua poi faremo il trail Pollone, un technical flow con una sezione ripida un po’ lunga su cui lo spirito di conservazione ha avuto la meglio. A seguire una breve parte del River Rocks, abbastana impegnativo ma con passaggi di un livello adeguato al mio attuale.
Decido comunque di tornare sul monte anche il giorno seguente in solitaria per provare il nuovo trail bidirezionale di collegamento, facile e piuttosto caratteristico con una strettoia finale in mezzo a due massi … a seguire Salto Del lupo, anche questo flow tecnico/guidato molto fisico con parecchi rilanci e parti pedalate.

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DAy 3 : Fasce e Notturna Townhill

Il meteo non sembra essere d’aiuto e la giornata si annuncia limpida ma molto ventosa. Difficile trovare un giro adatto al clima. Decido comunque di cercare di andare a saldare un conto in sospeso, quello con il monte Fasce, sopra Nevri, con cui ho fatto conoscenza in una nebbiosa e fangosa giornata di Dicembre. Parto mettendomi nell’ordine di idee che alla peggio faro’ qualche bella foto visto il cielo terso e l’ottima visibilita’. Salgo dunque in macchina da Uscio, per la strada panoramica, scollino e scendo fino al parcheggio da cui eravamo partite per il giro fatto l’inverno scorso. Da qua riprendere la vetta saranno circa 350 d+ su 5 km. La salita, vento a parte scorre abbastanza bene… il panorama fa impressione, sembra di essere a quote decisamente piu’ alte degli 850 mt slm della cima del Fasce. L’ultimo strappo si fa un po’ sentire, ma il buon fondo permette una salita tuttavia senza eccessivi patemi. Dalle antenne si gode di una vista a 360 poco adatta a chi soffre di vertigini, e poco adatto a chi soffre di vertigini e’ anche il trail che percorreremo per ritrovare la macchina, il Topinigi.
Il trail in se non sarebbe difficile …. se non fosse in gran parte esposto e stretto. Molto stretto a tratti, qualche parte un po’ piu’ ripida ma ripeto, la difficolta’ e’ data solo dal fatto che il monte sta a picco sul mare, si gode di una vista fantastica ma ogni distrazione è proibita. Con un po’ di fatica e l’adrenalina a 1000 raggiungo il qubo pronta a ripartire per la successiva avventura.

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Night Ride experience.

La giornata continua, anche se apparentemente sono in anticipo imposto il navigatore per la prossima tappa. La sera ho in programma una nuova (per me) avventura : un uscita in notturna, in compagnia delle “local” di Genova Angela e Silvia.
Con molta fatica e non senza qualche mal di pancia raggiungo il punto d’incontro. Basta addentrarsi verso il centro e sopratutto verso l’interno per scontrarsi con strade strette e anguste, poco gradite al mio ingombrante e pigro Qubo. Fortunatamente riesco a trovare parcheggio … e trovo anche Angela. A breve ci raggiunge Silvia e partiamo, guadagnando quota con la funicolare di Righi. Ci aspetta una breve pedalata su uno stradotto mezzacosta ammirando dall’alto le luci della citta’, per poi buttarci letteralmente in una “townhill” o “urban dh” che dirsi voglia giu’ per scalinate, rampe cementate e vicoli.

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Pedalare la notte anche se su strade semplici e’ una cosa che non avevo mai fatto. Non e’ semplicissimo specie per chi come me non va daccordo con il buio, ma puo’ aiutare tantissimo a migliorare sensibilita’, propriorecettivita’ e confidenza con il mezzo.
Risolto un piccolo problema con una foratura, siamo pronte a buttarci giu’ dagli scalini. Scale, scalette, rampe, curve a gomito e chi piu’ ne ha piu’ ne metta, tutto in condizioni di visibilta’ precaria (per non farsi mancare niente il mio fanale si e’ scaricato) che incrementa la difficolta’ e rende tutto piu’ adrenalinico.
La splendida serata si conclude dopo aver attraversato i vicoli del centro storico, in zona porto antico, con birra e cartoccio di fritto di pesce. Un esperienza davvero suggestiva, che spero di ripetere nuovamente magari documentandola in video 🙂 .
Ringrazio davvero Angela e Silvia per la compagnia.

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Day 4: Sestri Levante Sant Anna

La permanenza nel paradiso della mtb si conclude con un grande classico, direi il mio trail preferito del Levante Ligure. Parliamo del Sant’Anna di Sestri levante, #diversamentescorrevole tra parti flow e rockgarden piu’ o meno impegnativi, il tutto con una vista mare che da spettacolo, da cui bisogna evitare di farsi distrarre dato che il trail non e’ di certo dei piu’ semplici. Il video vale piu’ di 1000 parole e descrizioni.

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Purtroppo anche stavolta sono dovuta tornare verso la Capitale … come sempre lasciare questa terra con il suo mare e i suoi trail e’ un pianto, resta sempre la speranza di tornarci a breve per migliorarsi su trail che impegnano il giusto e permettono di aumentare la confidenza su terreni tecnici . Speriamo di tornarci al piu’ presto ….

MTB Carsoli alone : Conciarelle e petrekte

Carsoli alone : Conciarelle e petrekte

Ci sono dei momenti in cui devi tirare il freno a mano, fare i conti con la realta’ dei fatti e fare qualche passo indientro, lasciare da parte elettrici e frettolosi, e rimettersi a pedalare con il proprio ritmo per ritrovare il puro e semplice piacere di stare all’aria aperta lontano dalla citta’ e conquistarsi un paio di bei trail in discesa.
La location scelta per questo “reset” è Carsoli, che grazie alle salite ampiamente pedalabili ben si adatta anche a monitorare le mie
“performance” cardio. Fortunatmente il meteo, che a Roma tendeva al nuvolo, pare regalare una splendida giornata, dunque si pedala, stavolta senza fretta. Senza sforzi con frequenze tra i 145 e i 155 salgo in circa 45 minuti di asfalto all’inizio della sterrata “mangia e bevi” ovvero saliscendi che porta verso il primo trail, Conciarelle. Se l’asfato si lasciava scorrere tranquillo, qua la musica cambia , i continui saliscendi spesso con strappi non indifferenti rendono la cosa, almeno per me impegnativa, talvolta dove la strada diventa particolarmente sconnessa preferisco darmi allo spingismo. Con una 40ina di minuti arrivo all’inizio del primo trail previsto, Conciarelle. Lo abbiamo gia percorso altre volte, ma stavolta , grazie al costante lavoro dei trailbuilder, è veramente tirato a lucido e presenta alcune nuove sponde.

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Molto bene direi, considerato che un paio di passaggi mi avevano dato noia. Stavolta trovo il ritmo giusto e giro bene anche le curve piu’ strette. Un buon inizio, che fa soltanto bene al morale e al “confidence level”. Anche se da soli bisogna essere piu’ prudenti la calma e l’essere saliti con il proprio ritmo sono state d’aiuto e lo saranno in tutto il giro.
Prosegiamo su uno sterrato di collegamento su cui prendere fiato, per poi risaire ancora su facile asfalto per una 20ina di minuti verso l’imbocco di quello che reputo il capolavoro di Carsoli (e forse il piu’ bel trail man made della zona), ovvero il Petrekte.
Anche di questo si è gia’ detto … un capolavoro flow, tra spondoni e northsore, tutto da guidare sfruttando il flow, in pratica una giostra:

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Purtoppo un bel gioco dura poco, ma le sensazioni che da questo trail valgono tutto il resto. Anche l’uscita finale nei prati, in cui comincia a rispuntare l’erbetta verde, ha il suo perchè … pace e silenzio solo il rumore della ruota libera.
Ogni tanto ci vuole. Sono proprio i giri e le giornate come questa in cui piu’ apprezzo la mia amata biciclettina ….

Relive

Relive ‘Carsoli alone …’

 
Traccia gps gpx

MTB: Cori Freeride

MTB Cori freeride (gpx al fondo)

Freeride, o meglio, come si diceva nell’era pre-enduro “freeride pedalato“. Chi si ricorda ha una certa, almeno over 30. Tralasciando queste digressioni da nonnetta, il buon vecchio termine “freeride“, di provenienza snowboardistica, è quello che meglio definisce Cori, location in provincia di Latina, a circa un ora da Roma Sud.
Siamo nuovamente in compagnia del team bicinatura e di alcuni local del “freeride Cori” , e io sono nuovamente pronta a soffrire in salita.
Stavolta ci si mette pure lo spingismo, in quanto, per poter capire e apprezzare quel che ci aspetta lungo il primo trail “il baretto” una ricognizione in salita è molto utile … gia’ … perche’ qua si salta, il trail è un susseguirsi di rampe di discrete dimensioni su cui prendere il volo. Freeride in stile bikepark dei primi anni 2000.

(foto by bicinatura)
jumpppp

Terminato questo trail superflow, si risale abbastanza dolcemente verso il monte Arrestino. Da qua si riesce solo a intuire il panorama purtoppo, in quanto il meteo non è stato dei piu’ clementi.

top corì

Partiamo dunque con il secondo trail, che prende il nome dal monte, e che è caratterizzato da alcune strutture tipo passerelle northsore. Tanto per cambiare io non sono tranquilla per il ritmo imposto e quindi non corro rischi.
Vista la “brevita’” dei sentieri risaliamo a ripetere “baretto” da un trail di servizio, passando vicino ad una particolare conformazione rocciosa

sasso

A seguire si ripete la seconda parte di Arrestino, quella con le rampe, che nuovamente non mi danno fiducia. Ma sono convinta che, senza fretta sono in grado di farne almeno due.
La discesa prosegue con il trail canalone, il piu’ naturale del giro, caratterizzato da fondo sconnesso lungo quello che un tempo doveva essere un corso d’acqua. Superata la parte piu’ natural, si torna sul genere flow guidato, con un un ultimo segmento chiamato “il ponte” in quanto termina con un poco rassicurante ponticello in legno. Questo trail si chiude piu’ basso rispetto ai parcheggi, quindi implica un’ultima, x me devastante risalita sulla quale sono stata “graziata” grazie allo scambio con una ebike.

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Video by Angelo (compaio al minuto 5 circa per qualche istante, riassume tutti i trail)

Nel complesso, circa 600 d+ su 17 km circa … trail flow oldstyle per chi ama saltare. Adatto anche a front (evitando salti) . Forse un po’ breve come sviluppo, richide di ripetere almeno un trail .. comunque adatto a tutti, stavolta #nientedidifficile salti a parte per chi ama volare

Traccia gps gpx

Test mtb: marsupio Camelback

Test marsupio idrico camelback l4

Visti i capricci della mia schiena degli ultimi tempi, ho deciso di cercare una soluzione alternativa allo zaino idrico per i giri di media durata. La scelta è caduta su un marsupio camelback dotato di sacca idrica da 1.5 litri, piu’che sufficente se sommata alla borraccia a giri di 3-4 ore.

 marsupìo

L’oggetto in questione in teoria avrebbe dovuto caricare :
– 1.5 lt h20
– Giacchetto antivento tascabile
– 2 multitool
– Chiave inglese per il perno posteriore che ha perso la leva
– Pompa sospensioni e pompa gomme (che presto sostituro’ con pompa unica doppio uso)
– camera e leve
– action cam nilox (dimensioni tipo vecchie gopro)
– portafoglio

Purtoppo, a meno di scendere a compromessi con l’acqua, non sono riuscita a farci entrare tutto. Ho sacrificato la camera d’aria, che ora sta imbragata sottosella, e la pompa gomme che ho temporaneamente sostituito con la bombola co2 (che non amo perchè di non facile utilizzo senza rischiare ustioni) .
Ho sistemato le cose imgombranti (pompa giacchetto bomboletta) nella tasca grande dove risiede anche la sacca idrica, la chiave inglese
nella tasca centrale esterna (con molti scomparti) assieme al portafoglio, i multitool e le leve nella tasca laterale destra (lato in cui non passa il tubo e si ha piu’ spazio) e la gopro nella tasca sinistra assieme al tubo.
Al momento ho provato il marsupio prima senza paraschiena in un giro di allenamento in piano, poi in un giro enduro con molti salti (cori, report a breve) di 18 km 670 d+.
Caricare l’acqua è semplice e comodo, grazie al grosso tappo comune alle sacche camelback che facilita anche l’utilizzo con eventuali integratori.
L’attrezzo si indossa comodamente sia senza che con il paraschiena, sta mediamente fermo. Con il paraschiena tende a scendermi un pelo in piu’ in basso (sono 165 di altezza) ma non ho percepito particolari fastidi se non il dover stare un poi + attenti in alcune ripartenze da fermo, specie in salita, ma è un problema che per donne o riders non alti puo’ porsi anche con alcuni zaini, quindi poco male.

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Bere mentre si pedala è + un po’ piu’ complesso che con uno zaino, no problem in pianura o su salite facili, ma su salite piu’ impervie diventa obbligatoria la sosta almeno per me. Forse provando a far passare il tubo dentro la maglia e lasciandolo al collo si puo’ risolvere in parte ma va studiato.

Nelle discese per ora assolutamente nessun problema: nei salti, anche di discrete dimensioni, è molto meno fastidioso dello zaino e ci si dimentica di averlo.

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Aspetto di provarlo in trail piu’ tecnici e in situazioni piu’ limite … uno dei dubbi è l’eventuale pericolosita’ in caso di caduta visto l’imgombro verso l’esterno non indifferente.
Per il momento promosso, unico difetto riscontrato (se si puo’ definire tale) la difficolta’ di accesso al tubo se paraonato ad uno zaino.

Potete trovarlo su CRC e altri shop online .