TEST Reggisella telescopico : basta soste inutili !

Ormai tutte le MTB full da enduro moderne montano di serie il reggisella telescopico. Slayerina ha i suoi annetti, ma gia’ da quando arrivarono i primi esemplari sul mercato la curiosita’ nei confronti di quest’oggetto dal prezzo ai tempi improponibile era alta considerato anche il fatto che il cannotto sella della Slayer e’ piuttosto corto, che la sottoscritta e’ piuttosto bassa e che per ovviare a questo problema mi ero costruita un telescopico non automatico “handmade” mettendo due tubi uno dentro l’altro con due collarini.

Il primo incontro da non-ritorno con l’oggetto in questione avviene 2 settimane fa, al Bike Test a Pineta Sacchetti, dove riesco a testare una Specialized Enduro 29 dotata del suddetto dispositivo. E in mezz’ora capisco che quel coso che permette di alzare e abbassare la sella semplicemente azionando un comando al manubrio senza scendere dalla bici e’ un oggetto geniale, indispensabile nei percorsi misti che a volte si trovano da queste parti e che e’ strettamente necessario per l’esistenza mia e di Slayerina.

Ricerche, domande, dubbi. Esistono due tipi di reggisella telescopico, ma sulla nonnetta Slayerina e’ strettamente necessario montare un dispositivo a passaggio cavo esterno. La scelta e’ caduta  su un prodotto della Specialized, con 125 mm di corsa e una posizione intermedia, che si sposa perfettamente con il corto cannotto della Slayer.

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Il montaggio e’ fattibile anche in autonomia ma implica alcuni accorgimenti e una buona tronchesina per cavi in acciaio se il vostro telaio e’ corto come il mio, quindi stavolta ho preferito rivolgermi ad un meccanico (Roberto di Bike-Store Roma, dove ho anche rimediato l’oggetto) per non fare errori su un componente comunque abbastanza delicato e costoso .

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Ma veniamo al test vero e proprio: Formello con i suoi sali e scendi e rilanci frequeinti specie sul trail della Volpe e’ risultato il banco prova ideale. Terreno pesante purtroppo, ma comunque almeno in discesa piu’ che gestibile.

Il congegno e’ facilissimo da usare. Basta schiacciare il comando al manubrio e il tubo, a seconda della posizione in cui si trova e del peso spostato sul sellino scende o sale. Nella risalita e’ possibile bloccarlo in una posizione intermedia, utile su contropendenze e su tratti in discesa ma da pedalare. Si prende subito dimestichezza, e per la prima volta non mi ritrovo a dover scendere dalla bici per una breve risalita post contropendenza …. basta premere il pulsante e il gioco e’ fatto … si riprende a pedalare !!! Si riscende ??? No problem, premi e siediti sopra e si scende !!! C’e’ un tratto da risalire ? Fuorisella non ti conosco, rialziamo il tubo e ripartiamo alla grande …. E cosi’ via , per un bel po’ di saliscendi, senza intoppi e senza scendere. Insomma un’altra vita. Slayerina conferma di non avere nulla da invidiare alle moderne 27.5, e mi porta a spasso per i fangosi trail di Formello senza problemi.

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Altro indubbio vantaggio e’ la possibilta’ – con un po’ di abilita’ – di ripartire anche sul tecnico in salita, abbassando la sella e rialzandola una volta ripreso un minimo di ritmo. Insomma un oggetto davvero utile se si gira con una full su percorsi misti.


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A chi consigliarlo ? A chiunque sia abituato ad abbassare la sella in discesa specie tecnica, sia che giri con una front che con una full. Se non vi siete mai posti il problema della doppia posizione probabilmente non riuscirete nemmeno a realizzare quello di cui sto parlando ….

E’ indispensabile ? Come tutto no, se vivete in alta montagna dove i dislivelli verticali sono importanti e prima si sale e poi si scende non e’ assolutaemente indispensabile …. ma se vi ritrovate a fare anelli piuttosto brevi con dislivelli limitati puo’ davvero cambiare la vita e l’approccio alla mtb.

Lo consiglierei ad un principiante ? Se le intenzioni sono di divertirsi sopratutto in discesa con una full senza dubbio si, anche come primo upgrade ad un’eventuale prima bici usata.

EDIT 2017: Se siete alla ricerca di un reggisella telescopico, date anche un occhiata alle offerte di PROBIKE cliccando sul banner sottostante, inoltre con il codice SALDI5 fino al 21/2 potrete avere uno sconto ulteriore 😉

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GPS su Android : guida rapida per non perdersi in MTB

Il GPS (global positioning system) e’ stato il sistema che mi ha permesso di riprendere a pedalare senza conoscere percorsi in zona e/o disporre di amici bikers volenterosi di fare da guida. Non ho un gran senso dell’orientamento, quindi vi posso assicurare che se lo uso io lo puo’ usare chiunque.

Come funziona e cosa serve ? In questo articolo utilizzeremo uno smartphone Android e l’app MyTrails, e ovviamente la traccia GPS che ci interessa in formato GPX.

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Trovare le tracce non e’ difficile. Certo dobbiamo avere almeno una vaga idea di dove vogliamo andare. Ad esempio sul sito di MTB Formello trovate quelle dei simpatici e facili trails enduro Scoiattolo, Cinghiale e Volpe, per la Liguria su PortofinoBike ci sono alcune tracce delle prove speciali della gara di SuperEnduro, tornando qua a pochi km da Roma e in particolare al mio amato Montecavo la cosa e’ stata un po’ + complessa, e vi offro io la traccia del Giuliana + 3 + piccola variante , che e’ una buona base di partenza per chi vuole divertirsi in modalita’ #salgoperscendere sull’antennuto montarozzo.

In primis pero’ dobbiamo installare MyTrails : lo trovate sul play store qua.  Le tracce possiamo scaricarle direttamente sul telefono oppure copiarle dal computer al telefono in bluetooth o come preferiamo, l’importante e’ che il file abbia estensione .GPX . Una volta che scarichiamo – o apriamo dal cellulare un file GPX Mytrails chiedera’ immediatamente di dargli un nome e importarlo.

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Nell’esempio sto usando la traccia di montecavo, quindi daro’ un nome di conseguenza. Ora MyTrails ci fa vedere la traccia, e se abbiamo la posizione attiva (e siamo in zona) ci mostrera’ la nosra posizione con un pallino rosso nei confronti della traccia.  Automaticamente, sempre se abbiamo la posizione attiva l’app comincera’ a registrare i nostri spostamenti, generando una nuova traccia di un altro colore. Guardando sullo schermo possiamo capire la nostra posizione nei confronti della traccia, e di conseguenza riuscire a seguire la strada giusta.

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Di default mytrails utilizza le mappe militari IGM. Vi consiglio dal menu mappa (disegnino mappa in alto alla vostra dx) di usare openhiking map, al momento la piu’ adatta alla bike tra quelle disponibili.

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durante il giro oltre che vedere la nostra posizione possiamo anche accedere alle statistiche, in cu ci viene indicata velocita’ istantanea, media, km percorsi e dislivello.

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A fine giro dobbiamo salvare la nostra traccia, spingendo il bottone rosso “stop”. Mytrails ci chiedera’ un nome e salvera’ la traccia in locale sul telefono.

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Se vogliamo possiamo poi copiarla su computer e usare strumenti di analisi piu’ precisi per vedere il nostro percorso (ad esempio l’app gpx viewver per il browser google chrome, o lo stesso Google Earth).


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Surf : il sesto senso che porta a Marines

In un paese che si affaccia su un mare chiuso come il Mediterraneo, previsioni meteo online (quasi) sempre piu’ affidabili e webcam sono diventate una manna dal cielo per i surfisti italici. Il rovescio della medaglia di questa abbondanza di informazioni e’ il riversamento delle stesse sui social network, con interpretazioni piu’ o meno veritiere da parte dei surfisti del web, dovee concetti come “glassy” ovvero liscio, la misura delle onde e la qualita’ delle stesse sono molto soggettivi in base al tipo di tavola usata e al livello del surfer che ha fornito un certo tipo di informazone.

Io stessa ieri sono stata bombardata da infos di dubbia attendibilita’ anche se il mio piano, complice il poco tempo a disposizione, lo avevo gia’ in mente: Marins , aka Marinaretti, aka la baia di levante di Anzio in condizioni di scaduta da wsw e rotazione a nord puo’ ancora mandare qualche ondina, e se il vento da nord dovesse essere troppo intenso c’e’ sempre il Belevedere di Nettuno qualche km oltre.

E infatti, dopo la conferma o meglio smentita di una molto dubbia opportunita’ di surfare al Circeo, mi sono fiondata a Marines. A dire il vero temevo il peggio, visto che qualcuno in mattinata parlava di piatto … e invece eccole le ondine ….

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Aria fresca, acqua piu’ che tiepida. Leggero vento da terra. Certo misura piccolina, ma quanto basta a far scivolare #violetta . Poche persone in acqua. Niente di meglio era da un po’ che non vedevo finalmente un Marinaretti  con un fondale quasi buono , in grado di produrre onde destre che con un po’ di timing e fortuna permettono anche qualche passeggiata in nose. L’ora solare e le giornate corte hanno i loro difetti, e alle 16.30 il sole inizia a calare, dopo 2 ore esco dall’acqua ma lo spettacolo delle luci al tramonto in questo periodo non ha uguali .

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Finalmente una surfata piu’ che dignitosa. Micro ondine in buona compagnia, temperatura piacevole quasi fino all’ultimo e bei colori.
E ora torniamo nell’attesa della prossima mareggiata, sperando di poter surfare nel momento migliore, ragionando con la propria testa senza badare a quel che si scrive sui social, e non solo accontentarsi degli ultimi refoli regalati da Nettuno.

MTB: Monte di Portofino

Premessa : la circolazione in mtb sul monte di Portofino e’ stata per lungo tempo interdetta, tant’e’ che si trattava di una meta che all’inizio della programmazione di questo mini bike trip nel Levante Ligure non avevo nemmeno preso in considerazione. E invece da qualche anno a questa parte l’accesso al parco del Monte di Portofino e’ consentito anche se regolamentato: nei giorni festivi e’ consigliabile farsi accompagnare da una guida , come ho deciso di fare io, rivolgendomi a PortofinoBike .

Malgrado l’esistenza di tracce gps (i percorsi della gara nazionale di Enduro svoltasi )Ho optato per l'”investimento guida” per essere sicura di divertirmi, di non perdermi e di non rischiare di fare troppo dislivello negativo con conseguente rischio del ricadere nello “scendopersalire” , che su asfalto da Santa Margherita e’ tutt’altro che divertente.

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E quindi eccoci qua, Slayerina pronta, appuntamento a Ruta alle 10 con Beppe che sara’ la mia guida.

Tempo per un caffe’ e partiamo, arrampicandoci sull’asfalto che porta fino all’ormai semi-abbandonato hotel Portofino Kulm, niente di complesso … saliamo ancora per i sentieri pedonali, fino a raggiungere l’imbocco della prova speciale “i mulini” della gara Enduro.

Questa prima discesa presenta alcuni tratti tecnici complessi per il mio livello, e altri piu’ scorrevoli e divertenti. Con piu’ tempo a disposizione avrei potuto sicuramente studiare meglio alcuni passaggi e tentarli senza correre rischi.
Si risale poi a piedi lungo un sentiero pedonale, teoricamente pedalabile, pendenza simil-via-sacra (chi sa-sa- #montecavo …) e fondo migliore ma le mie gambe poco gradiscono le rampe e quindi si spinge … e Beppe mi fa presente che anche nella gara questo trasferimento era previsto a spinta.
Finalmente partiamo per il trail “Pollone” : e qua comincio a divertirmi a dovere … traccia divertente, con qualche pezzo un po’ piu’ tecnico ma tutta fattibile, ottima per migliorare e imparare, e con una bella parte panoramica

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Il meteo purtroppo non aiuta, ma l’importante e’ divertrsi.
Sono soddisfatta del mio riding e di aver scoperto nuovi trails e nuovi spunti tecnci su cui riflettere: in primis il come affrontare i ripidoni, puo’ sembrare strano ma vero il “culo indietro” fa perdere controllo, impedendo all’anteriore di lavorare correttamente. Bisonga imparare a portare il peso anche davanti, facendo in modo che la ruota possa rotolare e non andare in blocco. Non sara’ facile padroneggiare questa tecnica, ma faro’ di tutto per riuscirci … senza cappottoni ovviamente !!

Un ultima parte di singletrack, un po’ troppo xc a volte palloso a mezza costa ci riporta alla “civilta’” … in localita’ San Lorenzo, da dove si riprende per un breve tratto l’Aurelia fino al parcheggio.

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La traccia da un idea solo indicativa del giro, in alcuni tratti e’ incompleta ed e’ stata raccordata a mano. Giro molto bello, vario, ottimo per migliorare. Terreno piu’ che discreto malgrado l’umidita’. E ultimo e non meno importante l’idea di portare la “vecchia” gomma maxxis anteriore al posteriore ha funzionato.

Purtroppo ora tocca rientrare … Dopo questo giro e quello di Sestri #Montecavo mi sembrera’ il giro dell’isolato …

Ringrazio ancora Beppe la mia guida che pazientemente si e’ adeguato al mio ritmo da bradipo 😉 , permettendomi di divertirmi e migliorare senza sentirmi il tappo di turno.

Speriamo di ritornare presto a girare in questa splendida Terra che e’ la Liguria.


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MTB: sestri levante enduro

Sestri Levante, Liguria.
Credo che chiunque si interessi alla mtb ne abbia almeno sentito parlare e/o visto qualche foto o video sui principali portali web italiani. Per quanto mi riguarda era da un po’ che volevo provare a fare almeno un pezzo della superenduro di cui si fa tanto parlare. L’occasione dopo tanti anni di tornare in Liguria con #slayerina e’ si e’ presentata con questo breve ponte: tempo buono e mare piatto han fatto si che si verificassero le condizioni per provare questo benedetto giro. Premetto che saranno passati almeno 6 anni se non di piu’ dall’ultima volta che ho portato #slayerina a sgambettare in Liguria, e i miei ricordi erano ormai vaghi e confusi.

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L’unico ricordo concreto e’ che le salite liguri sono ripide.
Tra google e facebook riesco a rimediare una traccia affidabile da un amico. Carico su mytrails, e a guardarla non sembra #nientedidifficile,
insomma 100 mt in piu’ di monte cavo per salire su questo collinotto chiamato monte Costello, a quota 500 mt slm.
La salita e’ per l’80% su asfalto, con qualche rampa nella prima parte fino a localita’ San Bernardo, ma nulla di preoccupante, io vado
piano, molto piano ma vado. L’ultima parte, con qualche tornante su sterrato nel bosco di castagni, e’ decisamente piu’ impestata ma mai
da dover andare a spinta insomma fattibilissima anche per le mie gambine. Ci metto circa 1h e 35 minuti ad arrivare in cima, compresa una sosta per bere e una sosta foto … Prendo fiato e mi faccio spiegare da alcuni ragazzi com’e’ la discesa. Mi dicono di stare attenta ad un paio di bivi, chiedo se posso seguirli almeno a fino a dove non posso sbagliare.
Capisco subito che non sara’ ne Montecavo ne Formello ne qualunque bikepark a me noto, ne robe tipo il cotolivier in Valsusa.
Qua e’ un susseguirsi di sassi, pietre, pietroni, il sentiero non e’ mai stretto, ma e’ molto scassato ed e’ importantissimo mantenere la
linea. E sopratutto e’ – teoricamente – importante conoscere la linea. E qui casca l’asino piu’ di una volta.
Considerando la mia schiena ancora convalescente e il fatto di non avere il casco integrale e la pettorina/paraschiena (ma salire fin su con quella roba appresso non sarebbe stato semplice) decido di non rischiare e di scendere a piedi quando le linee si fanno complesse.
In compenso il panorama e’ notevole, e il giro vale solo per la vista sul golfo di Sestri levante. Il resto sono dettagli tecnici.


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Questo tipo di trails e’ stancante anche in discesa, e mette a dura prova gambe, braccia, forcella e ammo. E’ il vero test per la Pike,che si dimostra eccellente su questo terreno, e nuovamente apprezzo la precisione e sicurezza fornita dal mozzo a perno passante.
Mai una caduta per infossamento dell’anteriore. Invece le frequenti sollecitazioni mi fanno perdere il quick release posteriore in una caduta, per altro stupida causata dalla presenza di pedoni sul trail. Risistemo tutto e riparto. Il mio prossimo telaio (se e quando mai arrivera’) avra’ solo perni passanti pure al posteriore.
Per l’ultima parte del tracciato mi viene consigliato un percorso piu’ semplice, ma sempre pieno di sassi sassini sassetti pietre e pietroni.

Finalmente raggiungo l’asfalto, e la mia schiena chiede tregua. Nel complesso giro molto bello, panoramico, con un clima praticamente estivo.
Consigliato ha chi ha un buon livello tecnico, e rigorosamente con una full.
Dovessi rifarlo mi piacerebbe poterlo fare con qualcuno piu’ esperto di me su questo tipo di terreni che mi sappia indicarela via migliore nei passaggi tecnici. Di seguito mappa e …. traccia gps scaricabile 😉

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DOWNLOAD GPX SESTRI ENDURO

 

 

Occhi e action sport : 5 cose da sapere

La vista è senz’ombra di dubbio il piu’ importante dei nostri sensi. Per quanto si leggano di casi di persone affette da gravi deficit visivi o addirittura da cecita’ che praticano snowboard o surf sotto la guida di istruttori , senza ombra di dubbio la possibilita’ di apprezzare questi sport senza occhi scende vertiginosamente. Per non parlare delle discipline gravity della mtb, che credo siano tecnicamente impossibili da praticare senza poterci vedere.

Quindi, lasciando da parte il terrorismo psicologico, parliamo un attimo di cosa si puo’ fare per prevenire problemi che potrebbero compromettere in parte il nostro sistema visivo. Nella vita oltre che divertirmi con biciclettina e tavola da surf sono un Ottico Optometrista e al momento sto collaborando con uno Studio Oculistico. Mi sono inoltre dovuta confrontare con una serie di problematiche che possono sembrare stupide ma che se ignorate potrebbero portare gravi conseguenze.

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Cominciamo dai soggetti maggiormente a rischio : i miopi. La miopia, e’ l’incapacita’ di mettere a fuoco oggetti distanti . Tale deficit e’ dovuto ad un eccessiva lunghezza del bulbo oculare, con conseguente immagine che si forma prima della retina e qundi viene percepita sfuocata. Conseguenza di questo allungamento del bulbo e’ , al crescere dell’entita’ del difetto, un possibile indebolimento e assottigliamento della zona retinica con aumento della predisposizione a fenomeni piuttosto spiacevoli quali il distacco del vitreo(la palla gelatinosa che abbiamo dentro l’occhio) e il distacco di retina. Si tratta di fenomeni che se riconosciuti possono essere trattati chirurgicamente, ma diciamo che evitare sarebbe molto meglio.

Gli impatti di testa e le vibrazioni possono aumentare la predisposizione a questo tipo di fenomeni. Quindi regola numero 1, per gli sport sulla neve o a rotelle o ruote, indossare SEMPRE IL CASCO, meglio se di buona qualita’, e se siamo bikers e ci lanciamo in percorsi discesistici impegnativi optiamo per un casco INTEGRALE .

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Regola numero 2 , riguardante sopratutto i miopi forti (per forte intendo sopra le 5 diottrie) o chi in seguito ad un OCT (esame non invasivo che consiste in una specie di TAC all’occhio) ha ricevuto segnalazioni di problematiche a livello retinico: se andate in mountain bike FULL IS BETTER !!! Anche se non fate cose folli , se vi limitate a qualche singletrack un po’ sconnesso o qualche mulattiera, l’avere l’ammo posteriore potrebbe prevenire distacchi parziali del vitreo o di retina. Indecisi con la bici o volete iniziare ? A meno che non facciate asfalto per l’80% meglio una full un po’ datata (con l’avvento delle 27.5 e’ possibile trovare tante 26 usate anche top gamma a prezzi ridicoli) che una front moderna.

Regola numero 3 : Negli sport acquatici, surf, windsurf, sup, kite e chi piu’ ne ha piu’ ne metta imparate a non cadere di testa o di faccia !!!! cercate sempre di cadere di culo, di schiena, alla peggio di lato, ma non di testa !! E anche i tuffi di testa in piscina o al mare specie da altezze superiori al bordo vasca sono da evitare come la peste, come tutte le attivita’ sportive che implicano posizioni “invertite”, tipo certe branche dello yoga e nuove discipline fitness quali cross-fit e calisthenic .

Regola numero 4 : evitare allenamenti puramente di forza ad alto carico, in particolare lo squat con bilancere e’ da sconsigliarsi ad un miope od altro soggetto predisposto. Non e’ raro sentire di personaggi che hanno avuto un distacco di retina dopo aver sollevato pesi. Anche in allenamenti piu’ light, tipo funzionale o pilates, fate presente la vostra miopia al trainer.

Regola numero 5 : sottoponetevi a visita oculistica almeno 1 volta l’anno, meglio se comprensiva di OCT (tomografia a coerenza ottica: e’ un esame non invasivo che valuta il fondo dell’occhio come se fosse una TAC), in modo da poter trattare eventuali sintomi in maniera precoce.

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Ultima regola che vale per tutti …. bere tanta acqua,almeno 2 litri al giorno, aiuta a prevenire distacchi del vitreo e a ridurre le cosidette “mosche volanti” , prima avvisaglia di vitreo non perfetto. Se le “mosche volanti” sono una costante, esistono alcuni intgeratori che aiutano ad aumentare l’idratazione del vitreo (e che spesso sono anche utili per miglorare le proprie prestazioni atletiche ;))

Vi chiederete perche’ vi scrivo questo : sono miope di piu’ di 10 diottrie, e esattamente un anno fa sono stata vittima di un emorragia sub-retinica da sbalzo pressorio, che mi ha messo ko per piu’ di 1 mese e che fortunatamente si e’ risolta nel quasi migliore dei modi. Quest’episodio mi ha fatto aprire gli occhi e diventare un pochino piu’ prudente. Perche’ di occhi ne abbiamo solo due, e vorrei continuare a non essere normale finche’ campo 😉 

MTB: Front o Full ? #Slayerina vs #Verdina29

Front o Full ? Questa e’ la tipica domanda che si pongono quasi tutti coloro che stanno per acquistare la loro prima mountain bike. Su questo argomento si trovano miliardi di articoli e di opinioni, oggi cerchero’ di parlarvi del mio pensiero riguardo i due mezzi facendo riferimento per la front ad una 29′ entry level con qualche piccolo upgrade e come full ovviamente a #Slayerina.

Cominciamo dal “frontino“. La bici che sto testando in questi giorni e’ una Bianchi Kuma 29 taglia M , con un paio di upgrade a cui ne seguiranno altri. La prima cosa che cambia dal setup di serie e’ il manubrio, un Race Face Riser bello largo (780 mm) nato in realta’ per bici da freeride/dh, ma in grado di dare una posizione piu’ eretta e quindi piu’ confortevole e stabile anche su una front “teoricamente” da cross country, specie se si ha problemi di schiena. Altro upgrade degno di nota anche se “economico” sono i pedali flat in composito (tipo questi) indispensabili per chi come me non ama i sistemi a sgancio rapido.

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La geometria di questa 29 e’ mediamente slopata, ovvero con il tubo orizzontale abbastanza inclinato e una posizione di guida che tende all’arretrata. Questo permette di avere una migliore maneggevolezza e precisione di guida. I ruotoni da 29 sono molto d’aiuto nello sconnesso e quasi non fanno rimpiangere l’ammortizzatore posteriore … quasi … La bici si e’ comportata benone sia in un singletrack in leggera discesa senza particolari difficolta’ che su un breve tratto ripido, ovviamente moderando bene velocita’ e freni.

Per il momento i punti deboli di questa bici sono la forcella (una suntour da 100 di escursione entry level) e i freni, che pur essendo dei shimano deore idraulici dimostrano precisione e potenza limitate se paragonate agli avid juicy 5 della mia Slayer.  Insomma, se uno non esagera ci si diverte anche con una front , a patto di evitare tratti eccessivamente tecnici e scassati. A chi consigliare una front, meglio se da 29 (puo’ sembrare strano, ma le ruotone aiutano tanto) dunque ? A chi non ha le idee chiare, a chi ha come primo obbiettivo il fitness,a chi sa di non dover affrontare dislivelli verticali eccessivi e gira in zone massimo collinari, e ovviamente a chi ha un budget limitato ma vuole restare sul nuovo per sicurezza. Anche se pure su questo argomento ci sarebbe molto da approfondire in quanto spesso le front di “marca” come appunto quella testata sono, a parita’ di prezzo, montate con componenti qualitativamente piu’ bassi rispetto ad un equivalente di brand meno noti o distribuiti solo online.

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Per quanto riguarda invece la full (biammortizzata): #Slayerina ormai sta con me da 8 anni, e comincia ad avere una “certa”, ma si difende ancora bene.

E’ una 26, e posso assicurarvi che se siete piccoletti/e la 26 va piu’ che bene. Inoltre adesso e’ facile trovare bici usate piu’ che dignitose per avvicinarsi all’enduro/freeride a prezzi accettabili. Il nuovo invece, tranne qualche eccezione online piuttosto rara tipo CRC in periodo di saldi, ha prezzi spesso improponibili per chi e’ alla prima bici e ha le idee confuse. Per cercare di fare un minimo di chiarezza, la full puo’ essere d’obbligo se:

  • Sapete gia’ che quel che vi interessa e’ scendere, e quando salite salite per scendere .
  • Avete problemi di schiena .

Inoltre, SE vi capita spesso di fare percorsi misti con rilanci e saliscendi scendisali, mettete anche ben in conto un bel reggisella telescopico…

In tutti i restanti casi il mio consiglio e’ di iniziare con un bel frontino magari da 29 😉

PS : sono una sunday biker, con orientamento all’enduro/AM/freeride fatto just4fun, solo per divertirsi al massimo. I miei consigli sono da prendere in funzione di questo e non sono da considerarsi assoluti. 

 

surf: le 7 cose da sapere se sei un neofita

Troppo spesso quando per forza di cose mi tocca frequentare (malvolentieri come stamattina) spot affollati mi ritrovo ad assistere a situazioni poco piacevoli che sarebbe meglio evitare. Credo che in acqua sia diritto di tutti divertirsi e stare bene, ma il numero di praticanti
e’ in crescita, le mareggiate da noi non sono super frequenti quindi quando c’e’ da surfare nei weekend tocca prestare
molta attenzione. Se hai iniziato questo sport da poco e sei determinato nel voler continuare questi consigli possono esserti d’aiuto 😉

1) Cerca di capire il livello delle persone in acqua e il tipo di tavola prevalente. Se sei agli inizi o se hai gia’ le idee chiare e
sai di essere un (futuro) longboarder, evita gli spot frequentati esclusivamente da tavolette. Con il long si parte piu’ al largo, e
bisogna saper manovrare bene per evitare scontri con gli shortboarder nell’inside. Se sei un principiante evita spot con onde ripide
palesemente da tavoletta. Perderai solo tempo e sarai considerato ospite indesiderato.

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2) Informati sul tipo di fondale, correnti ed eventuali altri pericoli presenti nello spot in cui intendi entrare. La presenza
di surfisti in acqua in un certo punto non e’ sinonimo di spot per tutti.

3) Spesso dall’alto le onde sembrano piu’ belle e piu’ facili di quel che realmente sono. Se stai osservando uno spot dall’alto
scendi in spiaggia per capire meglio con che tipo di onde hai a che fare .

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4) Quando cadi o hai problemi a risalire in lineup, impara a restare il piu’ possibile attaccato alla tavola. Mollarla puo’ essere molto pericoloso sia per gli altri che per la tavola stessa che per te . Non uscire con misura eccessiva in beach break che non hanno un chiaro canale d’uscita se non hai il pieno controllo di turtle con il long e duck dive con tavole corte.

5) Rispetta le regole, sempre ! Il surfista piu’ vicino al picco ha la precedenza, SEMPRE !! Non partire su un onda su cui qualcuno sta
gia’ surfando !!

6) A volte qualche km in piu’ puo’ permetterti di trovare spot meno affollati e piu’ idonei al tuo livello e divertirti di piu’ 😉
Impara a conoscere la costa che frequenti , potrebbe riservare gradite sorprese 😉

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7) Approfitta delle scadute anche con mare molto piccolo : e’ un occasione per migliorare nel takeoff (l’80% del surf sta in quello) e
lavorare sulla ripetibilita’ senza preoccuparsi dell’affollamento !!!

Ci vuole tanta pazienza umilta’ , costanza e determinazione per apprendere questo sport e trovare la propria dimensione per sentirsi tutt’uno con il Mare.
Non bastano un corso di 4 giorni e tavola e muta sottobraccio per essere surfisti: quello puo’ dare solo una vaga idea di quel che e’ il surf ….
Buone onde a tutti (quando torneranno)

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MTB: #scendopersalire (veio bike park – Formello)

C’e’ qualcosa che non va …. non era #salgoperscendere ????
Eh si qualcosa non torna. Oggi ho deciso di cambiare location, e anche un po’ genere, avendo piu’ tempo a disposizione. E’ una
splendida e fresca giornata, e dopo un po’ di ravanamento online decido che la cosa piu’ semplice risponde al nome di Formello (Parco di Veio), scelta dettata fondamentalemnte dal fatto di esserci gia’ stata con un amico in primavera e di ricordarmi vagamente che i trails
sono divertentima ricordo anche che c’e’ da faticare, e non poco … piu’ che altro perche’ questa location ha una peculiarita’
che puo’ mettere a dura prova chi viene da un concetto “all mountain” di vecchia scuola e alta montagna ovvero #salgoperscendere.
A Formello de facto, prima si scende e poi si sale ….. e , se non hai due gambe degne di questo nome e una buona dose di forza resistente … si spinge.

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Eh si, perche’ a differenza di Monte Cavo o dei tipici giri a cui ero abituata quando vivevo a Torino, qua non c’e’ “la strada” che ti porta a inizio trail.
Si tratta di una serie di anelli, tutti su singletrack, il cui accesso (o rientro) e’ piu’ o meno agibile.

Premetto che si tratta di un terreno semi “costruito”, e anche parzialmente segnalato con opportuni cartelli.

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Partiamo dal primo anello : lo Scoiattolo. Per raggiungerlo, dopo aver percorso il raccordo su uno sterrtone relativamente facile, tocca
stare attenti all’indicazione e non stranirsi vedendo il singletrack salire. Se siete pippe come me tocca spingere per un po’. Se avete
le gambe buone, beh buon divertimento. Una volta arrivati in cima nei pressi di uno slargo inizia il trail, caratterizzato da salti quasi
tutti fattibili / copiabili, una bella parabolica e un ripidone finale a cui stare attenti perche’ il terreno e’ franoso.



E poi ecco … tocca risalire … ovviamente per quanto mi riguarda a SPINTA, fino all’attacco del secondo anello, il Cinghiale.

Il Cinghiale e’ il piu’ lungo e divertente dei trails di Veio da me finora provati. Abbastanza free, con qualche facile saltino e molto
flow, alcuni rilanci un po’ antipatici per chi ama come me la sella bella bassa in discesa ma nel complesso scorrevole e veloce, senza alcuna
tecnicita’ eccessiva. Il bello di questi trails, poco frequentati dai “bicioni” da DH e’ che non son per niente scavati dalle frenata
tranne in rari punti, e quindi permettono una guida veloce e piacevole … fino a quando non arriva la fine e la salita obbligata. Ma
del cinghiale, tranne i soliti ripidi che a me tocca fare a spinta, e’ bella anche la risalita, da godersi con la giusta calma in
uno splendido e fitto bosco che pare qualcosa di incantato.

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Una volta risaliti tocca alla Volpe. E’ un trail easy, con parecchi rilanci, un po’ troppo on-off per i miei gusti , ma adatto anche
a chi e’ alle prime armi e ad essere tranquillamente percorso con una front. Saluariiamente ha qualche salto (dotato di eventuale chiken line)
e conviene specie se non si e’ allenatissimi come me cercare una via d’uscita verso la strada bianca prima di perdere troppa quota.
La volpe e’ l’unico sentiero la cui risalita si fa su facile (ma polverosa e pallosa) strada bianca che riporta al parcheggio.

Nel complesso: Il posto ha un suo fascino, specie per chi ama la solitudine e il silenzio. C’e’ del buono, ci si allena in skill a me ignote, ma richiede un po’ piu’ di forza resistente rispetto ai miei standard
per poter essere apprezzato appieno …. e sarebbe anche vivamente consigliato un reggisella telescopico, che alla prima occasione
cerchero’ di regalare a #slayerina.

MTB : Fear Of The Dark

Fear of the dark … paura del buio : a molti un po’ vecchiotti come la sottoscritta suonera’ come il titolo di una canzone degli Iron Maiden. Niente di piu’ opportuno per descrivere quanto sperimentato oggi con #slayerina. La location e’ la solita, la voglia di sgambettare e di provare nuovi trails piu’ del normale : tra lavoro, maltempo e – diciamolo – surf – #slayerina si era limitata al giro dell’isolato infrasettimanale. Gia’, maltempo, perche’ pure oggi non e’ che attorno all’antennuto monte (monte cavo, ndr) splenda il sole. Con l’autunno le giornate si accorciano, e tocca farci i conti anche a pedali. Sono quasi le 15 quando riesco a mettermi in moto … le gambe girano molto bene, e senza problemi in poco piu’ di 1 ora sono in cima a godere della splendida vista sui ripetitori …

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Bene, tempo di cambiare maglia mettere le protezioni e si scende, anche perche’ qualche nuvoletta c’e’, e sporadicamente ho pure le sensazione di sentire qualche gocciolina. Giu’ per il trail Giuliana, e poi per il 3 , abbastanza veloce fino al quadrivio dal quale decido di risalire per farmi il divertente pezzetto della variante del 6 … non mi basta, perche’ oggi le gambe stanno bene e voglio vedere qualcosa di nuovo. Salendo dall’asfalto avevo visto altri “buchi” verso il bosco, quindi decido, malgrado siano gia’ quasi le 17 di risalire ancora una volta fino a circa l’altezza dell’incrocio con la via Sacra …. bene! Gia’ alla prima discesa avevo avvertito qualche problema di visibilita’ nella parte piu’ fitta del bosco. Sono ahime’ miope, e non di poco, e vi assicuro che per un forte miope il “buio e’ piu’ buio“. Ed eccola li … dopo un inizio tranquillo il sentiero – che dovrebbe essere il 5 – inizia a presentare una bella serie di pietroni fissi, che ricordano tanto quelli dei trail Liguri. Non ho molta dimestichezza con questo terreno, ci vedo poco e male, e il principio di conservazione mi obbliga a fare qualche pezzo a piedi. Il bosco si fa sempre piu’ fitto, il GPS non prende … non riesco a capire dove sono l’unica cosa certa e’ che sto scendendo e che passato il peggio il trail diventa divertente, ma la visibiltia’ lascia a desiderare al punto da costringermi ad usare il telefono montato sul supporto da manubrio come torcia …. va un po’ meglio e finalmente arrivo sul sentiero a mezzacosta ormai noto …

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Ultimi sforzi con visibiltia’ precaria, ultimo raccordo e finalmente sono fuori dal bosco, super contenta di rivedere la luce !!

La mountain bike prevede anche questo : capacita’ di planning e di adattamento … mi sa che potrei pensare ad una bella luce a led come prossimo acquisto visto l’accorciamento delle giornate 😉 !!!!

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Per chi fosse curioso , qua sotto c’e’ la mappa del giro, a breve rendero’ anche disponibili le tracce GPS 😉

mtb monte cavo mappa

 

E infine il video, che carico solo oggi x problemi di connessione …


fearofthedark @ montecavo from WhyBeNormal KiaZ on Vimeo.