MTB: Sansicario – Champlas Seguin – Soleil Boeuf – bikepark

Secondo e purtroppo ultimo giorno in alta Valle. Il tempo fortunatamente regge, anche se la notte ha piovuto e questo condizionera’ la scelta del giro.  Tempo a disposizione piuttosto limitato in quanto dopo pranzo tocchera’ ripartire …. Dopo un po’ di ragionamenti  e consulti di cartine e tracce, decido di fare, con una variante piu’ sicura, un giro che la scorsa estate mi aveva in fondo lasciato un ricordo positivo. E’ un anello poco frequentato, con partenza da San Sicario, primo traverso verso Champlas Seguin e poi  salita abbastanza aggressiva in direzione Fraiteve, che non percorrero’ tutta ma mi limitero’ ad arrivare al collegamento per
Soleil Boef, area di arrvo della prima trance di impianti. Da qua inizia quel che una volta era l’unico trail del bikepark di  San Sicario: sulla carta un divertentissimo singletrack in gran parte naturale dove il flow la fa da padrone e i pochi passaggi un po’ piu’ tecnici sono inseriti molto bene.
La gita purtroppo inizia male. La gomma posteriore di #Slayerina e’ a terra. Si tratta di un pneumatico latticizzato, tubeless home
made. Non ho liquido anti-foratura, provo invano con il Fast. Niente da fare, la bomboletta sputa fuori il contenuto ovunque tranne che nello pneumatico e non riesce a gonfiare la gomma. Non resta che passare ai vecchi metodi: mettiamo una bella camera d’aria
e via, si parte, pronti a salire.

foratura champlas

Una bella traversata in un fresco bosco e poi iniziano le rampe, che pian piano con il 36 riesco a superare in maniera quasi completa.
Solo in 2 punti davvero tosti ho dovuto percorrere qualche metro a spinta. Ricordo che lo scorso anno i metri a spinta sono stati molti di piu’.

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Raggiunto Soleil Boeuf inizia il singletrack, che purtroppo pare presto perdersi nel nulla. Fortuna che si intravede qualche traccia tra l’erba, e riesco a ritrovare il passaggio, che pero’ piu’ di una volta risulta ostruito da alberi caduti, o da rami che rischiano di infilarsi nelle ruote e che comunque rallentano la corsa. Un vero peccato, perche’ il trail in questione e’ veramente divertente e basterebbe davvero poco a liberarlo almeno dei rami e a ricongiungere le parti mancanti. Su un passaggio un pelo tecnico ho dovuto levare i rami a mano per poter scendere in sicurezza.

finale

Spiace che anche se non servito piu’ dalla seggiovia stia messo cosi’ male. Certo e’ in una zona un po’ fine a se stessa e non perfettamentente integrabile in altri giri piu’ lunghi, ma credo che potrebbe essere oggetto di interesse per chi ha una bici elettrica e di conseguenza potrebbe ripercorrerlo piu’ di una volta anche senza risalita meccanizzata.

Qua di seguito il video realizzato con relive , che ben rende l’idea del percorso ….

E la rispettiva traccia GPS GPX  per chi si trovasse in zona e volesse ripercorrerlo.

Resta ad ora un divertente trail servito da una salita non facilissima ma panoramica e con fondo buono, e verrebbe voglia di  armarsi di rastrello e tronchesine e dargli una ripulita e renderlo piu’ agevole ….



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Si conclude cosi’ questo breve weekend o meglio anticipo d’estate nella mia Valle, sperando presto di tornare a girare in location
dove non e’ solo la tecnicita’ del trail che fa la differenza, ma anche tutto quello che sta attorno ….

MTB: Ripetitori Rotella 4 dummies

La sicurezza post infortunio aumenta, e vista la bella giornata decido di portare #slayerina a fare un ultimo giro ai Ripetitori, prima che il caldo renda questo giro proibitivo. Non amo il caldo e sopratutto faccio molta fatica a svolgere attivita’ fisica quando le temperature aumentano, e gia’ il giro di ieri in alcune salite (ma non solo) si e’ rivelato molto piu’ faticoso rispetto ai mesi invernali.

Velocita’ media da dimenticare, prima salita con le sue rampe impegnative anche se asfaltate affrontata con estrema calma. In cima come sempre pero’ si sta bene c’e’ una bella arietta fresca e il panorama anche se ormai ben noto fa sempre il suo effetto. Senza dubbio meglio quassu’ che ad oziare su una qualche spiaggia del litorale.

rip top

Iniziamo a scendere. Scelgo il Rotella, il piu’ scorrevole dei trails della zona: alcuni passaggi per me sono ancora un pelo complicati, la solita paura sui tratti rocciosi la fa da padrona, ma nel complesso a sto giro mi sembra di aver girato piu’ fluida ed essermi piantata di meno.

Rotella4Dummies from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Mucche pazze che non si spostano a parte, La parte bassa del Rotella e’sempre un mix tra parti un po’ piu’ scorrevoli e passaggi in cui tocca districarsi tra le rocce, con qualche ripidone ostico che stavolta pero’ ho quasi chiuso. Sono andata lungo solo su un tornatino senza sponda su cui mi e’ partito il posteriore.
Sante ginocchiere e santo tutore per la caviglia.

mucca rotella marangone 1 marangone 3 uscita rotella

Sbuchiamo nella sempre bella valle del Marangone , e si riprende piano a pedalare per una seconda run. Sosta obbligata alla fontana,
unica nota positiva per combattere il caldo, che nel fondovalle si fa sentire (e siamo solo a meta’ maggio … )
La risalita e’ molto dura, sia per il fondo supersecco che per le rampe che non perdonano . Fatto sta che non me la sento di salire fino
in cima e opto per riprovare il trail “Razzola“, che fara’ parte della gara di Enduro di fine mese. Questo sentiero lo avevo percorso
la prima volta che sono andata ai Ripetitori, e mi ricordavo alcuni punti abbastanza ostici.

start razzola

razzola strat 2

E’ un sentiero molto fisico, alterna tratti flow a contropendenze piuttosto antipatiche, e dulcis in fundo, un tremendo ripidone che non ho avuto (e che probabilmente mai avro’) il coraggio di affrontare in sella. Diciamo che non e’ il mio genere di trail, almeno, non tutto, ma ha il vantaggio
di essere quello che porta piu’ vicino all’uscita dalla strada bianca che si ricongiunge all’asfalto.

Strada bianca appunto, perche’ purtroppo non abbiamo finto di salire. Un ultimo tratto di carrabile sterrata per arrivare all’asfalto, estenuante sia
per la stanchezza (per chi dice che in discesa non si fatica – in certi rilanci arriviamo a 170 bpm) che per il caldo e l’assenza di vento.

Conclusione: la parte bassa dei ripetitori e’ per me game over fino a quest’autunno. Forse si puo’ fare i criceti sulla parte alta,
molto ventilata salendo fino al cancello in macchina, migliorando le skill sui passaggi tecnici … Ma una cosa e’ certa. In attesa
della trasferta alpina di Agosto tocca trovare posti piu’ freschi per girare (si accettano suggerimenti)


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TRACCIA GPX SCARICABILE NEL PRIMO ARTICOLO, QUA

MTB: Civitavecchia – Rotella – Ripetitori …

Enjoy the silnce: Civitavecchia Ripetitori trail Rotella
(traccia GPS GPX al fondo)

Finalmente una bella giornata soleggiata mi permette di riportare #Slayerina ai Ripetitori di Civitavecchia. Stavolta siamo
entrambe piu’ preparate, e l’obbiettivo e’ il trail Rotella, che non avevamo ancora percorso. La salita a sto giro non presenta
sorprese, le gambe vanno e il 36 fa il resto. In meno di un ora sono sotto al secondo ripetitore. Il vento da est/sudest e’ freschetto,
e in lontananza il mare mi fa pensare per un attimo al surf e alla mareggiata che potrebbe entrare. Lo scirocco pero’ e’ ballerino,
ha i suoi tempi, quindi ben venga la scelta di pedalare. Pochi incontri con esseri umani a sto giro, qualche motociclista, un paio
di bikers molto frettolosi, per il resto mucche, cavalli e silenzio.

mucche io cavalli top

Rimonto la mentoniera al casco Bell convertibile, accendo
la cam e giu’ per il Rotella. I sentieri di Civitavecchia han poco a che vedere con Formello o Monte Cavo. L’ambiente e’ completamente
diverso, molto piu’ selvaggio, il terreno e’ roccioso e insidioso. Non ho un buon rapporto con questo tipo di terreno, quindi vado
piano e cerco di farmelo piacere. Qualche punto dove si puo’ lasciare correre c’e’, ma questi sono i tipici trails in cui ci vuole
un po’ per capire il modo migliore per percorrerli. Ci pensa il paesaggio a compensare le mie skill un po’ limitate, e il silenzio.
La seconda parte del sentiero presenta anch’essa alcuni passaggi rognosetti, nulla di apparentemente impossibile, ma io ho una forma
di blocco psicologico per le pietre fisse, preferisco radici e canali scassati se proprio devo andare sul tecnico, ma in qualche modo si fa.

Siamo a fondovalle , e iniziamo a risalire per la sterrata, tra mucche,cavalli, margherite e fontane. Stavolta risaliamo nuovamente
ai ripetitori, e decido per il sentiero centrale classico. Anche qua pietre e pietroni, e un altro blocco psicologico su un rockgarden a passaggio obbligato. Quando la discesa e’ tecnica la fatica si fa sentire, e non abbiamo ancora finito perche’ ci aspetta il simpatico stradotto
che ci riporta all’asfalto … Un uscita tecnicamente interessante e mentalmente rilassante: tecnica, silenzio, e bei panorami, il tutto
a circa 50 km da Roma ….

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DOWNLOAD GPX

 

TEST Reggisella telescopico : basta soste inutili !

Ormai tutte le MTB full da enduro moderne montano di serie il reggisella telescopico. Slayerina ha i suoi annetti, ma gia’ da quando arrivarono i primi esemplari sul mercato la curiosita’ nei confronti di quest’oggetto dal prezzo ai tempi improponibile era alta considerato anche il fatto che il cannotto sella della Slayer e’ piuttosto corto, che la sottoscritta e’ piuttosto bassa e che per ovviare a questo problema mi ero costruita un telescopico non automatico “handmade” mettendo due tubi uno dentro l’altro con due collarini.

Il primo incontro da non-ritorno con l’oggetto in questione avviene 2 settimane fa, al Bike Test a Pineta Sacchetti, dove riesco a testare una Specialized Enduro 29 dotata del suddetto dispositivo. E in mezz’ora capisco che quel coso che permette di alzare e abbassare la sella semplicemente azionando un comando al manubrio senza scendere dalla bici e’ un oggetto geniale, indispensabile nei percorsi misti che a volte si trovano da queste parti e che e’ strettamente necessario per l’esistenza mia e di Slayerina.

Ricerche, domande, dubbi. Esistono due tipi di reggisella telescopico, ma sulla nonnetta Slayerina e’ strettamente necessario montare un dispositivo a passaggio cavo esterno. La scelta e’ caduta  su un prodotto della Specialized, con 125 mm di corsa e una posizione intermedia, che si sposa perfettamente con il corto cannotto della Slayer.

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Il montaggio e’ fattibile anche in autonomia ma implica alcuni accorgimenti e una buona tronchesina per cavi in acciaio se il vostro telaio e’ corto come il mio, quindi stavolta ho preferito rivolgermi ad un meccanico (Roberto di Bike-Store Roma, dove ho anche rimediato l’oggetto) per non fare errori su un componente comunque abbastanza delicato e costoso .

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Ma veniamo al test vero e proprio: Formello con i suoi sali e scendi e rilanci frequeinti specie sul trail della Volpe e’ risultato il banco prova ideale. Terreno pesante purtroppo, ma comunque almeno in discesa piu’ che gestibile.

Il congegno e’ facilissimo da usare. Basta schiacciare il comando al manubrio e il tubo, a seconda della posizione in cui si trova e del peso spostato sul sellino scende o sale. Nella risalita e’ possibile bloccarlo in una posizione intermedia, utile su contropendenze e su tratti in discesa ma da pedalare. Si prende subito dimestichezza, e per la prima volta non mi ritrovo a dover scendere dalla bici per una breve risalita post contropendenza …. basta premere il pulsante e il gioco e’ fatto … si riprende a pedalare !!! Si riscende ??? No problem, premi e siediti sopra e si scende !!! C’e’ un tratto da risalire ? Fuorisella non ti conosco, rialziamo il tubo e ripartiamo alla grande …. E cosi’ via , per un bel po’ di saliscendi, senza intoppi e senza scendere. Insomma un’altra vita. Slayerina conferma di non avere nulla da invidiare alle moderne 27.5, e mi porta a spasso per i fangosi trail di Formello senza problemi.

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Altro indubbio vantaggio e’ la possibilta’ – con un po’ di abilita’ – di ripartire anche sul tecnico in salita, abbassando la sella e rialzandola una volta ripreso un minimo di ritmo. Insomma un oggetto davvero utile se si gira con una full su percorsi misti.


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A chi consigliarlo ? A chiunque sia abituato ad abbassare la sella in discesa specie tecnica, sia che giri con una front che con una full. Se non vi siete mai posti il problema della doppia posizione probabilmente non riuscirete nemmeno a realizzare quello di cui sto parlando ….

E’ indispensabile ? Come tutto no, se vivete in alta montagna dove i dislivelli verticali sono importanti e prima si sale e poi si scende non e’ assolutaemente indispensabile …. ma se vi ritrovate a fare anelli piuttosto brevi con dislivelli limitati puo’ davvero cambiare la vita e l’approccio alla mtb.

Lo consiglierei ad un principiante ? Se le intenzioni sono di divertirsi sopratutto in discesa con una full senza dubbio si, anche come primo upgrade ad un’eventuale prima bici usata.

EDIT 2017: Se siete alla ricerca di un reggisella telescopico, date anche un occhiata alle offerte di PROBIKE cliccando sul banner sottostante, inoltre con il codice SALDI5 fino al 21/2 potrete avere uno sconto ulteriore 😉

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MTB: Monte di Portofino

Premessa : la circolazione in mtb sul monte di Portofino e’ stata per lungo tempo interdetta, tant’e’ che si trattava di una meta che all’inizio della programmazione di questo mini bike trip nel Levante Ligure non avevo nemmeno preso in considerazione. E invece da qualche anno a questa parte l’accesso al parco del Monte di Portofino e’ consentito anche se regolamentato: nei giorni festivi e’ consigliabile farsi accompagnare da una guida , come ho deciso di fare io, rivolgendomi a PortofinoBike .

Malgrado l’esistenza di tracce gps (i percorsi della gara nazionale di Enduro svoltasi )Ho optato per l'”investimento guida” per essere sicura di divertirmi, di non perdermi e di non rischiare di fare troppo dislivello negativo con conseguente rischio del ricadere nello “scendopersalire” , che su asfalto da Santa Margherita e’ tutt’altro che divertente.

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E quindi eccoci qua, Slayerina pronta, appuntamento a Ruta alle 10 con Beppe che sara’ la mia guida.

Tempo per un caffe’ e partiamo, arrampicandoci sull’asfalto che porta fino all’ormai semi-abbandonato hotel Portofino Kulm, niente di complesso … saliamo ancora per i sentieri pedonali, fino a raggiungere l’imbocco della prova speciale “i mulini” della gara Enduro.

Questa prima discesa presenta alcuni tratti tecnici complessi per il mio livello, e altri piu’ scorrevoli e divertenti. Con piu’ tempo a disposizione avrei potuto sicuramente studiare meglio alcuni passaggi e tentarli senza correre rischi.
Si risale poi a piedi lungo un sentiero pedonale, teoricamente pedalabile, pendenza simil-via-sacra (chi sa-sa- #montecavo …) e fondo migliore ma le mie gambe poco gradiscono le rampe e quindi si spinge … e Beppe mi fa presente che anche nella gara questo trasferimento era previsto a spinta.
Finalmente partiamo per il trail “Pollone” : e qua comincio a divertirmi a dovere … traccia divertente, con qualche pezzo un po’ piu’ tecnico ma tutta fattibile, ottima per migliorare e imparare, e con una bella parte panoramica

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Il meteo purtroppo non aiuta, ma l’importante e’ divertrsi.
Sono soddisfatta del mio riding e di aver scoperto nuovi trails e nuovi spunti tecnci su cui riflettere: in primis il come affrontare i ripidoni, puo’ sembrare strano ma vero il “culo indietro” fa perdere controllo, impedendo all’anteriore di lavorare correttamente. Bisonga imparare a portare il peso anche davanti, facendo in modo che la ruota possa rotolare e non andare in blocco. Non sara’ facile padroneggiare questa tecnica, ma faro’ di tutto per riuscirci … senza cappottoni ovviamente !!

Un ultima parte di singletrack, un po’ troppo xc a volte palloso a mezza costa ci riporta alla “civilta’” … in localita’ San Lorenzo, da dove si riprende per un breve tratto l’Aurelia fino al parcheggio.

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La traccia da un idea solo indicativa del giro, in alcuni tratti e’ incompleta ed e’ stata raccordata a mano. Giro molto bello, vario, ottimo per migliorare. Terreno piu’ che discreto malgrado l’umidita’. E ultimo e non meno importante l’idea di portare la “vecchia” gomma maxxis anteriore al posteriore ha funzionato.

Purtroppo ora tocca rientrare … Dopo questo giro e quello di Sestri #Montecavo mi sembrera’ il giro dell’isolato …

Ringrazio ancora Beppe la mia guida che pazientemente si e’ adeguato al mio ritmo da bradipo 😉 , permettendomi di divertirmi e migliorare senza sentirmi il tappo di turno.

Speriamo di ritornare presto a girare in questa splendida Terra che e’ la Liguria.


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MTB: sestri levante enduro

Sestri Levante, Liguria.
Credo che chiunque si interessi alla mtb ne abbia almeno sentito parlare e/o visto qualche foto o video sui principali portali web italiani. Per quanto mi riguarda era da un po’ che volevo provare a fare almeno un pezzo della superenduro di cui si fa tanto parlare. L’occasione dopo tanti anni di tornare in Liguria con #slayerina e’ si e’ presentata con questo breve ponte: tempo buono e mare piatto han fatto si che si verificassero le condizioni per provare questo benedetto giro. Premetto che saranno passati almeno 6 anni se non di piu’ dall’ultima volta che ho portato #slayerina a sgambettare in Liguria, e i miei ricordi erano ormai vaghi e confusi.

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L’unico ricordo concreto e’ che le salite liguri sono ripide.
Tra google e facebook riesco a rimediare una traccia affidabile da un amico. Carico su mytrails, e a guardarla non sembra #nientedidifficile,
insomma 100 mt in piu’ di monte cavo per salire su questo collinotto chiamato monte Costello, a quota 500 mt slm.
La salita e’ per l’80% su asfalto, con qualche rampa nella prima parte fino a localita’ San Bernardo, ma nulla di preoccupante, io vado
piano, molto piano ma vado. L’ultima parte, con qualche tornante su sterrato nel bosco di castagni, e’ decisamente piu’ impestata ma mai
da dover andare a spinta insomma fattibilissima anche per le mie gambine. Ci metto circa 1h e 35 minuti ad arrivare in cima, compresa una sosta per bere e una sosta foto … Prendo fiato e mi faccio spiegare da alcuni ragazzi com’e’ la discesa. Mi dicono di stare attenta ad un paio di bivi, chiedo se posso seguirli almeno a fino a dove non posso sbagliare.
Capisco subito che non sara’ ne Montecavo ne Formello ne qualunque bikepark a me noto, ne robe tipo il cotolivier in Valsusa.
Qua e’ un susseguirsi di sassi, pietre, pietroni, il sentiero non e’ mai stretto, ma e’ molto scassato ed e’ importantissimo mantenere la
linea. E sopratutto e’ – teoricamente – importante conoscere la linea. E qui casca l’asino piu’ di una volta.
Considerando la mia schiena ancora convalescente e il fatto di non avere il casco integrale e la pettorina/paraschiena (ma salire fin su con quella roba appresso non sarebbe stato semplice) decido di non rischiare e di scendere a piedi quando le linee si fanno complesse.
In compenso il panorama e’ notevole, e il giro vale solo per la vista sul golfo di Sestri levante. Il resto sono dettagli tecnici.


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Questo tipo di trails e’ stancante anche in discesa, e mette a dura prova gambe, braccia, forcella e ammo. E’ il vero test per la Pike,che si dimostra eccellente su questo terreno, e nuovamente apprezzo la precisione e sicurezza fornita dal mozzo a perno passante.
Mai una caduta per infossamento dell’anteriore. Invece le frequenti sollecitazioni mi fanno perdere il quick release posteriore in una caduta, per altro stupida causata dalla presenza di pedoni sul trail. Risistemo tutto e riparto. Il mio prossimo telaio (se e quando mai arrivera’) avra’ solo perni passanti pure al posteriore.
Per l’ultima parte del tracciato mi viene consigliato un percorso piu’ semplice, ma sempre pieno di sassi sassini sassetti pietre e pietroni.

Finalmente raggiungo l’asfalto, e la mia schiena chiede tregua. Nel complesso giro molto bello, panoramico, con un clima praticamente estivo.
Consigliato ha chi ha un buon livello tecnico, e rigorosamente con una full.
Dovessi rifarlo mi piacerebbe poterlo fare con qualcuno piu’ esperto di me su questo tipo di terreni che mi sappia indicarela via migliore nei passaggi tecnici. Di seguito mappa e …. traccia gps scaricabile 😉

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DOWNLOAD GPX SESTRI ENDURO

 

 

MTB: #scendopersalire (veio bike park – Formello)

C’e’ qualcosa che non va …. non era #salgoperscendere ????
Eh si qualcosa non torna. Oggi ho deciso di cambiare location, e anche un po’ genere, avendo piu’ tempo a disposizione. E’ una
splendida e fresca giornata, e dopo un po’ di ravanamento online decido che la cosa piu’ semplice risponde al nome di Formello (Parco di Veio), scelta dettata fondamentalemnte dal fatto di esserci gia’ stata con un amico in primavera e di ricordarmi vagamente che i trails
sono divertentima ricordo anche che c’e’ da faticare, e non poco … piu’ che altro perche’ questa location ha una peculiarita’
che puo’ mettere a dura prova chi viene da un concetto “all mountain” di vecchia scuola e alta montagna ovvero #salgoperscendere.
A Formello de facto, prima si scende e poi si sale ….. e , se non hai due gambe degne di questo nome e una buona dose di forza resistente … si spinge.

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Eh si, perche’ a differenza di Monte Cavo o dei tipici giri a cui ero abituata quando vivevo a Torino, qua non c’e’ “la strada” che ti porta a inizio trail.
Si tratta di una serie di anelli, tutti su singletrack, il cui accesso (o rientro) e’ piu’ o meno agibile.

Premetto che si tratta di un terreno semi “costruito”, e anche parzialmente segnalato con opportuni cartelli.

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Partiamo dal primo anello : lo Scoiattolo. Per raggiungerlo, dopo aver percorso il raccordo su uno sterrtone relativamente facile, tocca
stare attenti all’indicazione e non stranirsi vedendo il singletrack salire. Se siete pippe come me tocca spingere per un po’. Se avete
le gambe buone, beh buon divertimento. Una volta arrivati in cima nei pressi di uno slargo inizia il trail, caratterizzato da salti quasi
tutti fattibili / copiabili, una bella parabolica e un ripidone finale a cui stare attenti perche’ il terreno e’ franoso.



E poi ecco … tocca risalire … ovviamente per quanto mi riguarda a SPINTA, fino all’attacco del secondo anello, il Cinghiale.

Il Cinghiale e’ il piu’ lungo e divertente dei trails di Veio da me finora provati. Abbastanza free, con qualche facile saltino e molto
flow, alcuni rilanci un po’ antipatici per chi ama come me la sella bella bassa in discesa ma nel complesso scorrevole e veloce, senza alcuna
tecnicita’ eccessiva. Il bello di questi trails, poco frequentati dai “bicioni” da DH e’ che non son per niente scavati dalle frenata
tranne in rari punti, e quindi permettono una guida veloce e piacevole … fino a quando non arriva la fine e la salita obbligata. Ma
del cinghiale, tranne i soliti ripidi che a me tocca fare a spinta, e’ bella anche la risalita, da godersi con la giusta calma in
uno splendido e fitto bosco che pare qualcosa di incantato.

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Una volta risaliti tocca alla Volpe. E’ un trail easy, con parecchi rilanci, un po’ troppo on-off per i miei gusti , ma adatto anche
a chi e’ alle prime armi e ad essere tranquillamente percorso con una front. Saluariiamente ha qualche salto (dotato di eventuale chiken line)
e conviene specie se non si e’ allenatissimi come me cercare una via d’uscita verso la strada bianca prima di perdere troppa quota.
La volpe e’ l’unico sentiero la cui risalita si fa su facile (ma polverosa e pallosa) strada bianca che riporta al parcheggio.

Nel complesso: Il posto ha un suo fascino, specie per chi ama la solitudine e il silenzio. C’e’ del buono, ci si allena in skill a me ignote, ma richiede un po’ piu’ di forza resistente rispetto ai miei standard
per poter essere apprezzato appieno …. e sarebbe anche vivamente consigliato un reggisella telescopico, che alla prima occasione
cerchero’ di regalare a #slayerina.

MTB : Monte Cavo HowTo 4 dummies

700 e rotti km mi separano dalle Alpi … #Slayerina e le mie gambe non possono stare ferme: l’idea che nel giro di pochi giorni il lavoro fatto in quota vada perduto mi terrorizza piu’ nel perdermi in zone a me ignote. Quindi, pronti via. Si parte da Google per …. Monte Cavo !!!

Breve premessa: vivo a Roma da 3 anni, e in questi 3 anni con la bici ho fatto poco o niente di vagamente comparabile a quello che si chiama “All Mountain” o “Enduro” , questo fondamentalmente per totale non conoscenza del territorio e perche’ “non conosco nessuno o quasi che va in mtb” , limitandomi a qualche scorrazzata in “criceto mode” al BikePark di Campo Felice (risalite meccanizzate in seggiovia).

Detto questo, ho deciso di farmi avanti, e potendo al giorno d’oggi sfruttare la tecnologia offerta dal GPS con qualunque smarthphone, mi sono prodigata su Google in cerca di tracce da seguire.La scelta di Monte Cavo, un antennuto collinotto alto ben 950 mt(non chiamatemelo Monte quel coso plz..) che domina il lago di Castel Gandolfo e’ dettata dal dislivello notevole che offre per essere in zona collinare e dal fatto che, almeno sulla carta e’ molto gettonato da chi pratica mtb Enduro e anche dai discesisti che risalgono in furgone. Tutte caratteristiche che mi fanno ben sperare di aver trovato un posto dove “#salgoperscendere” permettendomi il cambio di assetto a Slayerina senza continui stop. E in effetti cosi’ e’ stato.

Dopo un po’ di ricerche la mia scelta cade su una traccia di soli 12 km contro la media di super-giri da 40/50 km per me improponibili e palesemente di genere XC (Cross Country, ovvero salgo per salire e pedalo per pedalare….) poco idonei al mio stile e allenamento. Bene, carichiamo la bici, carichiamo la traccia, e raggiungiamo in macchina senza troppe sorprese il punto di partenza, riconoscibile dalla presenza di tante, troppe macchine con portabici posteriore e un viavai di bikers.

Ok, ora si tratta di capire dove andare. Sono molto vicina alla traccia, ma ho qualche difficolta’ all’inizio a trovarne l’attacco, complice anche il fatto che la zona presenta una vegetazione abbastanza fitta di latifoglie, cosa che non aiuta il GPS a mantenere il segnale. Dopo qualche avanti e indietro imbocchiamo il sentiero giusto … dove subito vengo passata da gente con gambe palesemente piu’ allenate e potenti delle mie. Il GPS conferma che la traccia e’ quella, si sale per un singletrack, piacevole finche’ non mi ritrovo ad incontrare questa cosa :

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La “cosa” in foto che ha provocato la reazione nella foto sottostante e’ una specie di strada a lastroni un po’ in stile ligure, una mulattiera di pietre fisse piatte, che sa di roba di tempi antichi …. in salita, molto in salita, con pendenze che superano palesemente il 10% e un fondo non dei piu’ semplici. Vabbeh, con le dovute pause cerco di portare su Slayerina, un po’ preoccupata dal fatto che, guardando il GPS pare che questo strappo diretto nella massima pendenza delle curve altimetriche, dorvrebbe durare per un po’ … Mi affianca per poi superarmi un’altro biker, il quale arrivati all’incrocio con l’asfalto (non pareva vero) mi rassicura che si arriva in cima anche con la strada asfaltata, che sale per fortuna in maniera molto piu’ dolce. Fine delle cose difficili, riprendo a pedalare con il mio ritmo fino alla fantastica quota di 870 mt slm !!!! Wow siamo quasi in “montagna” 😀 😀 😀 😀 … Purtroppo causa una manifestazione la strada che porta in cima all’antennuto cucuzzolo e’ interrotta, ma poco male, perche’ una coppietta con bici da Enduro mi indica dove attacca il sentiero che scende e mi rassicura che e’ a livello Campo Felice, quindi #nientedidifficile ….

La discesa e’ divertente, piacevole, senza nulla di difficile tranne il primo attacco ripido, un classico singletrack con qualche parte un po’ + tecnica ma tutto alla portata della sottoscritta e #slayerina. Insomma, non male per essere a mezz’ora da Roma. Chi si accontenta gode, anche se la Montagna, quella vera e’ tutta altra cosa e sopratutto tutt’altro belvedere ….

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Per un idea migliore, anche se di qualita’ non eccelsa causa luce rognosa, ecco il anche il video di parte della discesa :



La discesa alla fine in tutto non dura piu’ di una decina di minuti, considerate pause e velocita’ ridotta causa non conoscenza del posto. L’ultima parte del sentiero sbuca poi diretto sullo stradone dove si parcheggia, ecco forse questa e’ la cosa a cui tocca stare piu’ attenti 😉 …

Per concludere la breve gitarella (meno di 2 ore in tutto) decido di concedermi un bel bagno rinfrescante nel laghetto di Castel Gandolfo

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Tirando le somme : si fa, probabilmente ci sono altri sentieri da scoprire, l’importante e’ capire un po’ come e’ fatta la zona , il GPS e’ un grosso aiuto, anche se le valutazioni delle difficolta’ in salita/discesa sono concettualmente diverse da quanto si fa in alta montagna. Pero’ alla fine ci si diverte anche qua, tocca solo reinventare un po’ il proprio modo di concepire la MTB. Al prossimo giro !!!