MtB Liguria : Monte Gazzo (GE)

MtB Liguria : Monte Gazzo (GE)

L’occasione di girare in Liguria va sempre sfruttata, dunque perche’ non approfittare del meteo favorevole sulla via del ritorno e lanciarsi alla scoperta di qualche nuovo percorso?
Detto, fatto, un breve scambio di messaggi con Sara delle #ragazzeFreeride e siamo pronte ad avventurarci alla scoperta del monte Gazzo, o meglio di “Gazzolandia” come lo chiama Sara. Ci riferiamo all’ennesima altura sopra Genova, stavolta siamo sul versante di ponente, in una zona con un ottima esposizione e ventilazione che dovrebbe aver ben drenato la pioggia e la neve dei giorni precedenti.
Giunta con qualche complicazione al punto di partenza, iniziamo a pedalare lungo una tranquilla strada secondaria asfaltata, molto panoramica e godibile, insomma una di quelle strade che fanno apprezzare anche la salita. Qualche strappo ma nulla di che, la vista verso il mare come sempre in questi giri ripaga la fatica. La temperatura e’ ottima, un po’ di venticello da nord ma un cielo super limpido e soleggiato mettono i presupposti per una giornata perfetta.

up cz
Scolliniamo verso l’entroterra, e dopo una breve discesa arriviamo al primo trail,chiamato “Muskat” una new entry a detta di Matteo, la nostra guida. Anche per lui e’ la prima run su questo trail che scende nel bosco, che dovrebbe essere come genere un enduro abbastanza easy con qualche rilancio pedalato. Mettiamo le protezioni e via, si scende tranquilli tra curve abbastanza strette e rilanci, ma tutto molto apprezzabile e guidabile.

sara
Il sentiero finisce su una strada asfaltata in una vallata interna, ho perso un po’ il senso dell’orientamento ma ci fidiamo della guida. Ora c’e’ da pedalare nuovamente per un po’, dobbiamo scollinare e riportarci verso il mare. La salita fortunatamente anche qua e’ sempre tranquilla, panoramica e appagante: si costeggia un torrente abbastanza impervio, con cascatelle e canyon, che all’altezza dei paesini molto caratteristici dell’entroterra, viene attraversato da una serie di ponticelli abbastanza particolari, che presentano al centro cappellette e piloni votivi.

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Lasciato il fondovalle si sale verso un colle, qua il vento si fa sentire, ma passata un’ultima rampa dopo una breve discesa su asfalto imbocchiamo il primo trail della lunga discesa che ci riportera’ nel fondovalle.
Questo primo sterrato in realta’ e’ un po’ un collegamento tra i versanti, ma presenta comunque qualche passaggetto su roccia a cui prestare attenzione, per poi attraversare una radura molto panoramica e ritrovare l’asfalto gia’ percorso all’andata.

sun mtb
Un breve falsopiano e entriamo nel bello del giro, ci aspettano due trail lato mare da leccarsi i baffi : Cippo e Fortini.

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Sono due trail molto panoramici, a tratti tecnici senza mai sfociare nel troppo difficile, con curve piu’ o meno strette, qualche passaggio su roccia e qualche gradone un po’ piu’ ostico. Tutto molto fattibile anche con una front con la giusta cautela, un trail ben calibrato per divertirsi e progredire, senza mai sfociare nel banale o nel “cuocifreni”, restano infatti abbastanza frequenti i rilanci o comunque tratte in cui tocca dare qualche giro di pedale. Con Sara ci motiviamo a vicenda sui passaggi piu’ ostici, e’ divertente ed e’ piu’ motivante mettersi in gioco tra ragazze.
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L’ultima sezione e’ un po’ piu’ flow e veloce, per il resto un bellissimo tracciato, di quelli che solo la Liguria riesce a regalare, unendo splendidi panorami a sentieri che hanno sempre qualcosa di bello per cui valga la pena farti venire la voglia di ripeterli .
Una regione, una citta’ (Genova) ed un territorio incredibile per i bikers, con innumerevoli versanti e comprensori sfruttabili al meglio in base al clima. Percorsi mai banali, mai ripetitivi, per tutti gli stili e i livelli. Davvero un paradiso per chi ci abita e per chi, come la sottoscritta, ha occasione di andarci abbastanza di frequente 😉
Concludendo, una gran giornata, un grosso grazie a Sara che all’ultimo mi ha “organizzato” questo super giro che in numeri si traduce in 23km con 800 d+. Promosse anche le mie gambe, che han girato bene probabilmente grazie all'”allenamento” fatto in quota con la splitboard.
Non posso che sperare di tornare prestissimo a girare in Liguria !!!

Traccia:

The Splitboard Chronichles #1

The Splitboard Chronicles

Con questo articolo odierno inauguro una serie dedicata alla splitboard, e alle mie esperienze/evoluzioni con la stessa … insomma voglio cercare di raccontarvi le mie sensazioni man mano che “faccio amicizia” con il nuovo mezzo, nel bene e nel male.

Oggi e’ de facto l’ultimo giorno di cui disponevo quassu’ in alta Valsusa, prima del mio rientro a Roma. Non potevo non chiudere questa seconda (e temo ultima) parentesi alpina senza un’altra gitarella “splittata“.

Come sempre quando si tratta di decidere dove andare la cosa non e’ facile, o meglio lo sarebbe se le condizioni della neve fossero ottimali. Qua siamo in una situazione di “poca ma a tratti buona” dai 1800 in su, ergo non e’ semplice trovare posti raggiungibili in macchina da cui partire immediatamente splittati. Per non tornare sull’ormai collaudato e ravanato sises, decido di rimanere vicino alle piste, approfittando dell’ottimo innevamento in zona Jafferau verificato nei giorni precedenti con la groomer. L’idea e’ quella di lasciare la macchina ai bacini di Frejusia, e salire su in qualche modo in direzione Ban, e dove arrivo arrivo.  Detto, fatto pronti a partire.
bacini start

Dopo un brevissimo tratto a piedi calzo la split e circumnavigo l’hotel jafferau. Arrivata a borodopista arriva il primo dilemma, considerato il divieto di risalire lungo le tratte battute.. il dilemma e’ decidere se attraversare la pista in diagonale in leggera discesa con le tavole in modalita’ “salita” quindi a mo’ di sci, oppure seguire una linea di uno skiaper che vedo tirare dritta lungo i piloni della seggiovia. Il mio pensiero prevalente e’ “se l’ha fatto un’altro perche’ non posso farlo io”, quindi decido la linea diretta, via sotto i piloni.

Salire con le pelli sotto la seggiovia in funzione non e’ chissa’ quanto divertente … sia il rumore, che i non faticanti paganti sono elementi di disturbo, e il mio pensiero e’ solo quello di levarmi da la sotto a breve, cosa che purtoppo non risultera’ cosi’ semplice. Visto che prendere una multa (la risalita a bordopista e’ vietata) e’ l’ultimo dei miei desideri, mi ostino a seguire la linea intrapresa, finendo su una tratta dalla pendenza non indifferente, con conseguente inizio dei problemi. Fatico a tenere la tavola di spigolo, la neve e’ una crosta coperta da uno straterellino piccolissimo di neve nuova, seguo le linee del “bipede” che mi ha preceduto ma niente da fare … scivolo ad ogni tentativo di cambio direzione.
Scivolo, derapo verso il basso, faccio due passi avanti e quattro indietro. 
Dovrei mettere i rampant” – penso – ma la posizione in cui mi trovo e’ talmente scomoda e ripida, che per mettere mano allo zaino dovrei dinuovo scendere (di culo) , trovarmi un pianetto, liberarmi dagli “assi” , trovare i rampant e montarli. Ma la capoccia per fortuna la ho molto dura, e quel poco di “istinto” rimasto del mio remoto passato da bipede viene fuori, e mi salvo tirandomi su a scaletta sfruttando un punto con neve un po’ piu’ morbida fino a raggiungere una zona di pendenza piu’ umana. 
Stremata dalla fatica fatta per tirarmi fuori dalla zona balorda finalmente raggiungo il pianetto che precede il vecchio arrivo della seggiovia, e qua se non altro le cose iniziano a fare ben sperare per la discesa :
pianetto last

Il peggio e’ passato, approfitto del bar per un caffe’ e poi riparto … seguendo sempre una linea che lascia ben sperare. Decido di non salire oltre la fine del bosco, so bene che sopra la neve e’ ventata e che sarei costretta a scendere in pista, quindi decido di risparmiare le fatiche e invertire la rotta. 

lines up skyline bar

Mi trovo dunque un pianetto strategico, e lottando contro accumuli di neve e ghiaccio riporto la split in assetto da discesa …. santa chiave a pappagallo che oltre a permettermi di ovviare alla mia poca forza delle mani per richiudere i ganci di assemblaggio delle due semitavole, si improvvisa martello per spingere la slitta dell’attacco al suo posto. Neve gelata sopratutto da rigelo e rimontaggio splitboard non vanno troppo daccordo.

Finalmente si scende. Conosco la zona come le mie tasche, so dove conduce ogni buco. Tracce in discesa zero, solo un paio di linee di salita che rimangono un utile punto di riferimento.
linedown 1 linedown2

La neve nei boschetti radi quanto basta per godersi qualche curva e’ ancora piu’ che buona, serve giusto un po’ di cautela in quanto piu’ pesante sotto e farina sopra, ma comunque surfabilissima e godibile. Rimpiango un po’ la Dupraz con il suo nasone spaccatutto, ma anhce questa Rome 154 si difende, pur essendo una tavola polivalente forse un po’ “anonima” per i miei gusti, ma il convento per ora passa questo e dobbiamo farci i conti.

way down 1 tree lines backlight down myline

La pacchia finisce una volta raggiunta la pista non battuta sopra il ristorante Belvedere, qua come gia’ appurato nei giorni scorsi abbiamo a che vedere con antipatica crosta portante spaccagambe ricoperta da un ingannevole straterello di fresca …. fortuna che sono poche curve, per poi ricongiungersi alla pista …. pista che non risulta essere di chissa’ che gradimento alla split, che conferma la sua anima da “all mountain freeride con rocker”,  ma meglio comunque il lavorato alla crosta tritatutto.

Game over, qualche passo a piedi e ritroviamo Qubo che aspetta infreddolito. Non mi lamento dell’epilogo di questa settimana un po’ anomala, ravandando tra la neve che apparentemente non c’e’ ma che ancora regala e ancora riconosce la padrona di casa. La tecnica mia di salita e’ ancora di un approssimativo assurdo, faccio errori di valutazione e ancora non ho chiari i limiti della split. C’e’ da lavorare, da apprendere cose nuove e da capire come, se e quando vanno messi i rampant per avere convenienza nell’utilizzo e non solo peso e attrito inutili. Per il resto, l’oggetto dimostra che anche una breve gitarella a ridosso delle piste puo’ riservare insperate sorprese. Adesso con il mio ritorno a Roma verra’ il difficile delle “splitboard chronicles”, ovvero riuscire a fare una gita “appenninica” senza perdersi.

Stay tuned 😉

 

 

MTB: Circeo

Circeo MTB

Anche a Roma puo’ capitare che faccia freddo. Le massime sembrano non superare i 6 gradi nelle location “vicine” (vicino molto tra virgolette, perchè, diciamolo, di vicino all’eur non c’è un bel niente … ). Dato chie si avvicinano le festivita’ Natalizie una persona normale  trascorrerebbe la domenica al calduccio in un qualche centro commerciale. Ma io normale non sono, e malgrado l’assenza di “volontari” decido di approfittare del fatto che a Sud il termometro dovrebbe segnare qualche grado in piu’ , per lanciarmi in un giretto esplorativo in solitaria sui panoramici trails del Circeo. La meta era da un po’ nella to-do-list, ma in genere per me Circeo è sinonimo di surf, dunque era rimasta in sospeso.

Qubo “rotola” verso sud su una strada che conosce a memoria. Stavolta la dietro c’è la specy al posto di Violetta (la mia tavola da surf).
Lascio la macchina all’imbocco di San Felice e iniziamo l’ascesa sul promontorio della Maga Circe. La temperatura non è di certo ottimale,
ma sicuramente piu’ gradevole che a Roma. La traccia che sto seguendo prevede una serie di trail piu’ enduristici intervallati dal pezzo
forte della giornata, il famoso sentiero panoramico. Dato che sono sola decido di evitare a priori i trail descritti come troppo tecnici.

Si sale dunque, prima fino al borgo alto di San Felice e poi si prosegue … sempre asfalto con qualche strappo, ma pendenza tuttavia costante. Niente di eccessivo anche se il mio scarso allenamento si fa sentire …

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Durante la risalita incrocio un breve trail, il Ciclamino, che decido di provare per saggiare il terreno. Corto ma simpatico, questo piccolo “diversivo” offre un terreno molto “ligure”, con scalini e pietre fisse. Proseguendo, in poco piu’ di un ora siamo in cima, o quasi. Da qua ci allunghiamo qualche metro a piedi fino ad un punto panoramico da cui si puo’ ammirare la costa sottostante.

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La salita non è ancora finita, la traccia indica di proseguire sulla strada che segue la linea della cresta spartiacque, sempre asfaltata con
qualche saliscendi un po’ fastidioso. Giunti sotto alle antenne del monte Circello attraversiamo un cancello che ci conduce al trail.
Monto la mentoniera sul casco integrale e inizia la giostra.

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Avevo visto alcuni video di questa famosa panoramica e letto alcune recensioni. Ci troviamo di fronte ad un trail dalle pendenze dolci, caratterizzato da un fondo sassoso smosso che varia dal brecciolino a veri e propri ghiaioni e alcuni tornanti sempre decisamente larghi.

De facto, a parte il fondo che cmq è gestibilissimo vista la pendenza non eccessiva, la scarica di adrenalina proviene dal fatto che il  trail è davvero esposto, e che cadere di sotto significherebbe fare una brutta fine. Ma basta fare un po’ di attenzione e non farsi distrarre dalla spettacolarita’ del panorama a picco sul mare per concluderlo senza problemi. Questa parte del percorso è adatta a tutti, frontini inclusi, e credo che valga la pena farla almeno una volta nella propria “vita” di biker.
Le immagini valgono piu’ di 1000 parole ….

gopro 1

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Dopo un ultima parte un po’ meno esposta in cui si possono lasciare i freni, il trail termina in una sterrata saliscendi mezzacosta, che ci riporta al paese alto di San Felice con qualche saliscendi.

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Da qua, dopo una breve pausa, decido di risalire, malgrado il cielo si sia ingrigito e la temperatura in ribasso, fino all’imbocco del trail Peretto, che ci riportera’ a quota zero attraversando i boschi del lato “nord” del monte. La seconda risalita, seppur parziale, non è esente da fatica, che peroi verra’ ricompensata da un terreno degno di nota: il sottobosco del Circeo è caratterizzato da un terreno molto somigliante a quello della Pineta di ostia, capace di drenare l’acqua e mantenere il grip malgrado l’umidita‘… questo permette di godere appieno  di questo trail, forse un po’ piu’ “xco” che non enduro visti i frequenti rilanci pedalati, ma comunque molto divertente, adattissimo ad ebike, e non esente da segmenti tecnici in cui è importante scegliere bene la linea…il tutto in un ambiente caratterizzato da una fittissima vegetazione e alcuni particolari passaggi come questo misterioso tunnel.

buco

Come tutti i giri anche questo si conclude, ancora qualche colpo di pedale su asfalto e ritroviamo il Qubo parcheggiato.
Grazie, Maga Circe … non solo surf ma anche MTB in questa zona che meritera’ sicuramente qualche approfondimento (ci sono altri trailz sul lato nord … )

Relive

Relive ‘Circeo’

traccia

EDIT : Giro 2020 con sentiero “Cereselle”, divertente trail con alcune parti piu’ tecniche:

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MTB: Zi chiccu 3 + San Francesco (Antrodoco-Borgo Velino)

MTB: Zi chiccu 3 + San Francesco (Antrodoco-Borgo Velino)

Finalmente il meteo concede un po’ di clemenza e possiamo nuovamente avventurarci a scoprire nuovi trail e a ripercorrerne altri gia’ apprezzati. Da un po’ d’ tempo volevo tornare in quel di Antrodoco, con l’obbiettivo di unire parte del giro della cicloturistica alla parte finale del noto e tanto osannato trail Zi Chiccu, ma tra il meteo instabile e la mancanza di “volontari” la missione continuava a venire rinviata. L’occasione si presta nel giorno di San Martino, confermando la tradizione di bel tempo quasi estivo. Stavolta i volontari ci sono eccome, tutti elettrici ahimè: Franco alla prima esperienza con un ebike, Guido che ormai è una presenza abbastanza costante nei miei giri esplorativi e Giuseppe, new entry che avevo gia’ incrociato a Carsoli.

|l programma prevede il trail San Francesco, gia’ esplorato circa 1 mese fa, a cui abbineremo la parte finale di Zi Chiccu … poi si vedrà.

Si parte dunque per la prima salita su asfalto e poi sterrato, di circa 300 d+ su 5km, sempre pedalabile senza troppi impegni …i colori autunnali la fanno da padrona, rendendo il paesaggio ancora piu’ bello.

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Meno di un ora e siamo all’attacco del singletrack San Francesco, da me gia’ percorso ma nuovo per il resto del gruppo. Per chi si fosse perso il precedente articolo, il trail è uno spettacolare susseguirsi di curve di diverso raggio e sponde naturali che regalano un flow pazzesco senza interventi “man made”. Uno di quei sentieri che potresti ripetere ad oltranza … ha un solo difetto, è breve.

Arrivati a valle cambiamo versante, costeggiamo il torrente con un piacevole singletrack e poi si ricomincia a salire in parete Sud, prima verso la localita’ Ville su asfalto, che presto abbandoneremo per inerpicarci per la ripida sterrata/cementata che guadagna quotavattraversando bellissimi e curatissimi castagneti.

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gruppo

Qua viste le pendenze arriva anche per me l’aiutino elettrico, grazie al provvidenziale gancio da traino … traino che riduce la fatica senza ombra di dubbio, ma, fatti i debiti confronti con il precendente giro, non riduce
chissa’ quanto i tempi di percorrenza viste le pendenze importanti. Ci mettiamo infatti un ora abbondante ad arrivare all’inizio della sezione finale del famoso Zi Chiccu (che in realta’ è fatto di 3 tronconi e sviluppa 11km di discesa per 1400d+, maggiori infos su bicinatura).

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gruppo top zì kìkku 3

Via, si scende, vediamo se mantiene le promesse: il trail purtoppo è molto sporco, “condito” di rami e rametti, sassi, e altre amenita’ che ne complicano la percorrenza … malgrado questo non tradisce, offrendo tornantini, S a volte impegnative e qualche passaggio ostico.
Niente di impossibile ma i freni della mia specy cominciano a comportarsi in modo poco modulabile e troppo stop and go, complicandomi la
vita non poco. Malgrado tutto riesco a restare in sella per quasi tutto il percorso, evitando soltanto una terribile canalina che mi riporta la mente al giorno dell’infortunio. Nelle fasi finali, ho l’occasione di provare la Turbo Levo di Giuseppe, che si rivela sorprendentemente stabile sullo scassato, anche se un po’ impacciata in curva stretta e in eventuali ripartenze in punti un po’ critici.

turbo l3vo dh zìkìkku

Di seguito un breve video delle “parti salienti” di Zi Kikku 3 :

Ci ritroviamo nel fondo valle, e abbiamo percorso “solo” 700 d+ con 17 km. Dato che c’è ancora tempo decidiamo di risalire un’ultima volta per ripetere il trail San Francesco, che per il mio stato attuale di “confidence level” resta di un livello ideale. De facto meccanizziamo la mia risalita per guadagnare tempo, e ci godiamo un’ultima spettacolare discesa tra sponde e tornantini.

Concludendo : la zona di Antrodoco-Borgo Velino si sta rivelando sempre piu’ interessante per il mio modo di intendere la MTB . Peccato solo per la mia non ottimale forma fisica e per alcuni problemi tecnici sulla bici, freni in primis,che hanno influenzato la mia sicurezza in discesa e non mi hanno permesso di chiudere Zi Kikku come avrei voluto. Poco male abbiamo un conto in sospeso e sara’ dunque occasione per tornarci e migliorare la performance (magari facendo il giro che comprende anche la parte intermedia del trail).

Relive

Relive ‘San Francesco zi kikku 3’

Traccia

MTB: Antrodoco Le Vie del Marrone

Le vie del marrone
Test Ride del tracciato della omonima Cicloturistica Mtb in programma l’1/11 ad Antrodoco(Rieti)

Dal sottotitolo qualcuno potrebbe temere che la sottoscritta abbia cambiato specialita’ strizzando l’occhio all xc …
Bene non è certamente cosi, in quanto il desiderio di provare questo giro nasce da un paio di video visti su facebook che ben si discostavano da quello che si trova nella gran parte degli eventi dedicati ai pedalatori … a questo si aggiunge una gia’ maturata curiosita‘ per la zona (in particolare per il noto trail zi chiccu … ) , quindi eccoci qua, stavolta da sola in compagnia del GPS a provare questo giro.

Sulla carta siamo di fronte a poco meno di 30 km e circa 1000 d+ , divisi in 3 salite con rispettive discese.
La mia analisi sara’ come sempre da endurista easy non agonista, amante delle discese come “premio produzione” per la fatica in salita (#salgoperscendere).

Cominciamo dal primo trail, segmento Strava Rocchetta .
Si sale per guadagnare 150 d+ prima su asfalto, poi sterrato un po’ polveroso dal grip non ottimale … pendenze sempre mediamente da 46 per me, con qualche piccola tregua, ma caldo a parte, almeno si ha la piacevole sensazione di salire, cosa che sugli appennini non è mai scontata .

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Non esenti da fatica arriviamo all‘attacco del trail, che parte molto flow e facile, ma che si inasprisce nella parte finale con tornantini strettissimi e grip scarso, grazie al quale perdo aderenza e non riesco a chiudere la piu’ stretta delle curve.

Attraversiamo dunque il paese di Antrodoco, e ci avviamo verso la seconda salita, stavolta sul versante opposto, piu’ fresco e anche piu’ pedalabile … qua troviamo un mix asfalto sterrato, che dopo qualche tornante ci conduce ad una bella e panoramica radura.

antrodoco 1 antrodoco2 antrodoco 3 antrodoco mtb

La strada e la traccia, dopo aver guadagnato circa 270 d+ in 4km, iniziano a perdere quota … su asfalto …
La cosa non mi convince, vedo un attacco di trail ma il gps dice di andare dritti … mi fermo, ritrovo il video su facebook e osservo bene. L’attacco è segnato con una palina bianca e rossa devo trovare quella. Chiedo a dei passanti, e mi confermano che purtoppo devo perdere ancora quota su asfalto. Dopo altri due tornanti asfaltati ecco l’attacco del trail San Francesco.
Lo riconosco dal video … promette davvero bene peccato per il quantitativo abnorme di ricci di castagne, che coprendo quasi in toto la traccia rendono la guida difficoltosa e lenta. A parte questo imghippo il trail è tutto curve e controcurve con sponde naturali, qualcosa di veramente raro da vedere in giro … da ripetere sicuramente con un terreno meno sporco.

(video)

Sbuchiamo su asfalto in quel di Borgo Velino, ci prendiamo una breve pausa nella piazza del paese e ci prepariamo ad affrontare la seconda parte del giro, che risultera’ essere la piu’ impegnativa.

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Si inizia tranquilli con un rilassante singletrack in piano, che costeggia il torrente Velino. Si attacca poi a salire, prima su asfalto poi su sterrata/cementata … e dovremo guadagnare poco piu’ di 500 mt d+ in 6 km. La salita attraversa tutta una serie di castgneti, che hanno la peculiare caratteristica di essere tutt’altro che fitti, regalando all’ambiente un qualcosa di particolare che ricorda alcune zone della Liguria. La salita è sempre pedalabile ma non molla mai, il 46 è d’obbligo, le pendenze sono sempre attorno al 10% , costringendomi ad una velocita’ davvero ridotta. Dopo quasi due ore e molta fatica arriviamo nel punto piu’ alto.

top top mtb

Da qua si scende … su strada sterrata per un bel po’ purtoppo … fino ad una breve risalita (fatta a spinta per stanchezza) da cu’ comincia il penultimo simgletrack, che non presenta particolari difficolta’ o caratteristiche salienti . Un’altro collegamento noioso su tratturabile double track , poi finalmente l’ultimo trail, molto bello , che inizia con un traverso in lieve contropendenza e poi scende deciso, con un paio di ripidi, parti strette un po’ esposte, qualche rilancio, una parte flow e un paio di immancabii tornanti per chiudere.

(video)

Di tutti i trail questo è il piu’ vario ma è dura dire se sia valsa la fatica fatta per arrivarci … Si chiude rientrando ad Antrodoco e al parcheggio, dopo quasi 6 ore di cui 4 e mezzo in movimento.

Tirando le somme da appassionata di enduro e comunque di discese divertenti, quel che posso dire è che il secondo trail, San Francesco, vale assolutamente il giro. Non è lungo, ma presenta tutta una serie di caratteristiche che raramente si vedono in trail naturali. Uno di quei trail che vorresti rifare subito, per capirlo meglio e affrontarlo in modo piu’ scorrevole. Anche il primo trail si difende, con un ultima parte che puo’ mettere in crisi se non si dispone delle giuste tecniche.
Nella seconda parte invece, rispetto a tutta la salita i singletrack interessanti sono limitati, riducendosi circa a 3.5 km su 6 totali di discesa, con stradotti di collegamento “inutili” .
Sarebbe molto interessante cercare di capire se si puo’ escogitare in zona qualche giro piu’ “enduro” , limitando al massimo i “trasferimenti in discesa”. Comunque l’impressione resta positiva, sia per l’ambiente e il paesaggio (che ricorda a tratti l’entroterra ligure) che per la qualita’ dei sentieri. Resta la considerazione che il percorso da me provato è stato concepito per un evento di tipo cicloturistico, quindi orientato ad un pubblico molto eterogeneo, e in tale ottica (dopo l’esperienza fatta a Formello) posso capire la presenza di tratte di collegamento atte a sfoltire il gruppo.

Un particolare ringraziamento va al local Enrico dell asd Monte Giano – Antrodoco per la traccia. Da segnalare anche le ottime e precise indicazioni lungo il tracciato ;). 
Da tornarci sicuro, peccato solo per la notevole distanza da Roma Sud.

Per chi fosse interessato/a alla cicloturistica contattare mtbmontegiano@gmail.com

Volantino evento 

Traccia gps gpx

Relive

Relive ‘Vie del marrone Antrodoco’

MTB: Monte Autore da Camerata Nuova

Monte Autore da Camerata Nuova …Scatenato …

Le temperature piuttosto alte e le giornate ancora decentemente lunghe mi hanno fatto optare per un giro che andasse oltre quota 1000…
L’idea iniziale era, visto lo stato di allenamento piuttosto buono per i miei standard, di affrontare il famoso Zi Chiccu, nella to do list appenninica da un po’. Purtoppo il tempo (fisico, non metereologico) e la lontananza del suddetto trail mi hanno fatto optare per qualcosa di piu’ vicino, dunque assieme all’elettrico Guido abbiamo deciso per un giro gia’ piuttosto lunghetto, ovvero la salita al Monte Autore da Camerata nuova via CampoSecco (che gia’ abbiamo conosciuto con i giri che partono da Livata) con un lungo anello in discesa che dal Monte autore scende a Fosso Fioio e seguendo quest’ultimo ci riporta a Camerata Nuova.

Totale 34 km circa con 1000 d+, di cui 15 in salita e quasi una ventina in discesa. Almeno sulla carta.

Anche per questo giro, facciamo affidamento alle tracce di Bicinatura, ormai punto di riferimento online per i giri in centro Italia.

Ci ritroviamo a Camerata Nuova, quota 788 mt slm, altro paesuncolo improbabile con le case di pietra dove pare che il tempo si sia fermato, e dove parcheggiare non e’ semplicissimo, alla fine troviamo qualche slargo al campo sportivo.

Iniziamo la salita, che attacca subito abbastanza cattivella, dopo un breve pezzo d’asfalto inizia uno sterratone poco pendente ma anche poco scorrevole, molto ciottoloso e breccioloso, che mi impone di farlo tutto con il 46 a velocita’ inferiori ai 5km/b. Im questo modo  guadagnamo i primi 500 mt positivi, fino a Camposecco, quota 1300 slm circa, la grande piana dall’aspetto extraterrestre con cui abbiamo gia’ fatto conoscenza nei giri estivi.

campo secco 1 campo secco2

lago campo secco

Da qua, la salita e’ nota e piu’ scorrevole, prima parte in singletrack nel bosco, mai troppo pendente quasi sempre pedalabile con il 39,
a seguire ultmi km di sterrata facile fino alle Vedute dell’Autore … da cui apprezziamo uno scorcio panoramico tra i piu’ belli della  zona.
Totale, tre ore e mezza per guaragnare poco piu’ di 1000 mt in circa 15 km. Il cielo e’ scuro, minaccia pioggia, decidiamo di non perdere tempo e di avventurarci alla scoperta di questo singletrack.

autore croce croce bk tratto espsto me autore autore specy autorevedute

Si inizia con una parte esposta, a volte non pedalabile in leggera salita, poi una prima parte flow nel bosco che in breve diventa piu’ tecnica, intervallata da qualche rockgarden (teoricamente tutti fattibili, ma non conoscendo la linea e con i nuvoloni alle spalle  ho preferito evitare esperimenti), fino ad una radura in cui si perde un po’ la traccia nei prati, ma si ritrova con facilita’ un singletrack strettino ma molto flow, che ci conduce ad un’altra sezione tecnica nel bosco un po’ sporca …

Sezione tecnica che risulta per me fatale: un ramo mi si incastra tra ruota e deragliatore e distrugge quest’ultimo.
Unica soluzione: togliere la catena e scendere “scatenati” finche’ si puo’ ….

Gia’ … finche’ si puo’ …
L’esperienza di girare senza catena e’ tuttavia divertente … una sensazione unica, in cui non si sente il rumore della ruota libera e che obbliga ad usare i freni il meno possibile per non perdere velocita’. Peccato che l’ultima parte del trail presenti non pochi saliscendi, che per quanto vuoi non frenare non sono fattibili di slancio. Pazienza si Spinge.

Sbuchiamo su uno stradone, non capiamo molto bene dove siamo, alla fine seguendo la traccia riusciamo a trovare la sterrata che costeggia
Fosso Fioio. Purtoppo qua iniziano per me i dolori … la strada e’ piuttosto pianeggiante, e lo sara’ per circa 5km. Sono costretta
a farmi tirare da Guido per un lungo tratto … in qualche modo ci arrabattiamo, ogni tanto la strada diventa piu’ pendente e si riesce a far scorrere la bici, ma questo Fosso Fioio che attraversa in maniera piu’ o meno scassata e fastidiosa la sterrata che scende senza nessuna particolarita’ sembra eterno, mettiamoci pure che ha anche iniziato a piovicccicare e che le frequenti pozze non aiutano, insomma gli ultimi km anche se privi di difficolta’ sono stati una sofferenza unica.

fosso

Finalmente ritroviamo una stradina asfaltata, in leggera salita ahime’, e poco dopo la “civilta‘” …. con il solito contorno di nerissimi nuvoloni che sovrasta il centro abitato di questo paesino senza tempo.

camerata nuova

Premesso che il mio giudizio sul giro puo’ essere influenzato dall’incidente con il cambio traiamo le conclusioni :

Salita: medio-lunga, pendenza appropriata al dislivello, ma sempre fattibile e pedalabile senza troppi patemi. La prima parte oltre ad essere scassata, e’ pallosa, sempre uguale, chiusa in una valle senza scorci panoramici. Da Camposecco la cosa si fa piu’ facile e piacevole, grazie anche al terreno migliore.

Discesa : panoramica, molto per gli standard appenninici, nella prima parte, poi varia e variabile, passando dal super flow al tecnico con
roccia fissa, ad alcune tratte con fondo un po’ piu’ instabile su cui scegliere la linea.
Unico neo per me fatale gli innumerevoli rami nella seconda parte, che hanno messo ko il mio deragliatore posteriore. Tutto questo godimento
dura circa 4 km.

Il seguito, fosso Fioio, a parte il particolare paesaggio della prima parte, lo ho trovato davvero “inutile” … certo senza catena e’ stato particolarmente pesante, ma trattasi di stradotto senza difficolta’, largo, senza curve, in cui l’unica particolarita’, che puo’ piacere o no, sono alcuni attraversamenti del gretto del torrente, piu’ o meno lunghi, piu’ o meno fattibili in sella a seconda della tecnica del rider.

Da rifare ? Sicuramente si prima o poi, magari senza rompere il cambio e in compagnia di qualcuno che gia’ conosce i rockgarden in modo da provare ad affrontarli seguendo la giusta linea 😉

E adesso tocca aspettare l’arrivo del deragliatore e giocare al piccolo meccanico ….

Relive

Relive ‘Autore scatenato..’

 

Traccia

Un ringraziamento particolare va a Guido, senza il suo supporto elettrico nella parte pianeggiante sarei rientrata con il buio probabilmente …..

MTB: la torretta del Morrone

La Torretta del Morrone
(o di Monte Gennaro o dei Tornantini)

Riprendiamo la rassegna “posti improbabili“, ovvero quelle location in cui, se non ti ci portasse la bicicletta, di certo non ci andresti  di tua spontanea volonta’. Stavolta vi parlo di un giro che stava nella mia to-do-list da prima delle ferie a Nord … la Torretta del  Morrone, o di Monte Gennaro o semplicemente dei 25 tornantini.

I tornantini gia’ … quelli stretti. Quelli che 1 anno fa mi facevano scendere dalla bici e mi facevano maledire il giorno in cui e’ arrivata la Specy Stumpjumper. Ma grazie alle lezioni e all’esperienza quest’anno la musica e’ cambiata . Dai 12 tornantini di Millaures, al singletrack de l’infernet, ad un inedita traccia sul Monte di Portofino, insomma diciamo che abbiamo fatto esercizio.

Sulla salita, si legge di tutto e di piu’. Una cosa e’ certa: a meno di non avere un mezzo motorizzato, lo spingismo sara’ d’obbligo per almeno un paio di km e circa 250 d+.
Vediamo come si e’ evoluta la giornata dunque: Arrivati al parcheggio di Palombara Sabina, nei pressi del campo sportivo, si vede gia’
piuttosto chiaramente dove dobbiamo andare a parare … lassu’ … si lassu’, e’ proprio lei, la Torretta.

lassu'

No pain no gain, ormai siamo qua e questa Torretta s’ha da fa …

Iniziamo con una poco promettente discesa su asfalto … se si scende vuol dire che poi si sale … brr … In breve si lascia l’asfalto per una sterrata brecciolosa piuttosto pianeggiante per il momento, che si addentra in una valle piuttosto calda e poco ventilata. Pian piano si comincia a prendere quota, alternando tratte piu’ pedalabili ad altre piu’ ripide… diciamo che nei primi 8 km il guadagno di dislivello e’ piuttosto limitato. E di km ne dobbiamo fare circa 18/19, di cui circa altri 4/5 in salita, fino a raggiungere appunto la fantomatica Torretta che ci aspetta a quota 1030 circa. La traccia ci crea qualche difficolta’ nel trovare un taglio, che risultera’ l’unico pezzo in cui sara’ a tratti necessario sollevare la bici … unico intoppo un filo spinato che ci separa dalla strada che andrebbe ripresa… per fortuna siamo in due e riusciamo a ingegnarci per riportarci allo stradotto passando attraverso una specie di vasca abbandonata.

Da sola forse sarei tornata indietro.


Ripresa la traccia si riprende a pedalare, alternando qualche tratta a spinta dove lo stradotto diventa piu’ ripido e scassato …avanti cosi’ per un po’, fino circa a quota 800 mt slm dove arriva la resa allo spingismo. Spingismo che ci accompagnera’ per un paio di km e 200 mt di dislivello, fino a raggiungere, finalmente la mitica Torretta che domina le pianure, con sotto di noi un dirupo non indifferente.

torretta1 torretta3

Qualche minuto di meritato riposo, e poi pronti a mettere le protezioni e a lanciarci alla scoperta dei 25 tornantini.

m3 trail trail top

Il trail parte con qualche pietra mossa e fissa, poi diventa con fondo in terra e prevalentemente scorrevole e pulito. Unica difficolta’ i famosi tornantini, che sono cmq il piatto forte del giro. Quelli a destra sono tutti fattibili, a patto di anticipare e allargare la linea il piu’ possibile, quelli a sinistra sono un po’ piu’ complessi sopratutto i primi, su cui ci scappa qualche piede in terra ma mai reali problemi . Sono in tutto 25, collegati tra loro da traversi molto flow quasi privi di ostacoli, giusto nella parte finale qualche roccia rende un po’ piu’ vivace il tutto. Terreno perfetto, questa probabilmente e’ la stagione ottimale per girarci, evitando presenza di foglie o fondo viscido, che renderebbe tutto decisamente piu’ complesso. Come sempre un bel gioco dura poco, e anche qua il 25esimo tornantino fa presto ad arrivare, portandoci ad un cancello da cui si prosegue con un ultima parte prima su singletrack e poi su stradone con fondo smosso.
Insomma la salita faticosissima vale questo discesone, a patto di essere amanti del genere. Ottima palestra per migliorare nello stretto, non essendoci punti particolarmente esposti o pericolosi. Con le dovute cautele e il fondo trovato oggi a mio avviso puo’ essere portato a casa anche con una front e un po’ di tecnica 😉

Da tornarci (Con la telecamera) …. e comunque raccomandato a tutti i bikers di medio livello che vogliono conquistarsi (faticando) una discesa con cui pendersi qualche bella soddisfazione … un classico giro #salgoperscendere in cui la cosa piu’ importante e’ il premio finale …

Relive

Relive ‘La torretta del morrone’

Traccia gps gpx

 

Un ringraziamento va a Bicinatura, per aver reso disponibile la traccia e avermi permesso grazie al gruppo facebook di trovare compagnia per il giro. Qua – link – il loro report con video .

Mio Video 2019:

Col Saurel e lago dei 7 colori da Sagnalonga

Col Saurel e lago dei 7 Colori

…..
nulla di nuovo per la destinazione del giro, gia’ raggiunta lo scorso anno con il classico giro della Clavierissima da Monginevro/Gondrand.

Per quest’anno l’idea era di replicare ma con salita e discesa dal vesante italiano, ovvero Bousson,strada del Lago Nero, Sagnalonga, Colle Bercia, Col Saurel, lago 7 Colori, Capanna Mautino, discesa per il trail gia’ esplorato in un precedente giro.
Partendo da Bousson sono circa 950 d+, che io ho scontato a 600 guadagnando la parte piu’ scassata grazie alla panda 4×4 dei miei.
Preciso che la scelta di guadagnare quota in macchina è dovuto al tempo instabile di questo agosto, che mi ha costretto ad optare spesso e volentieri per giri piu’ brevi del previsto.
Lasciata la strada del lago Nero, si continua mezzacosta con saliscendi tranquilli ottimi per scaldare le gambe (o per riprendere fiato
nel caso partiti dal basso) fino a SagnaLonga, il tutto attraversando freschi boschi di larici dai quali si intravedono come sempre paesaggi notevoli … si incrocia anche un piccolo laghetto i cui riflessi meritano una foto.

pozza

Da SagnaLonga si sale, sempre tranquilli, lungo una strada che d’inverno è una pista verde, fino al Colle Bercia. Mi fa un certo effetto
rivedere d’estate posti che ho sempre conosciuto in versione invernale, compresi i paravalanghe da cui inizia un noto taglio fuoripista …
Si guadagna facilmente il colle Bercia, dove inaspettatamente trovo una fontana da cui ricaricare acqua. inutile dire che da qua in su la vista su Dormillouse, Pic de Rochebroune, Fournier, Giassez la fa da padrona.

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Si prosegue verso il Saurel, da qua il fondo peggiora e arriva anche qualche rampa, tutto comunque pedalabile tranne una breve rampa dal fondo
smosso … Scolliniamo il Saurel e memorizziamo la palina che indica il trail di discesa.

Discesa e foto di rito al gia’ noto lago dei 7 colori, risalita a spingismo fino al colle e siamo pronti ad imboccare il singletrack.

m3 lago 7 colors lago 7 col

Come da aspettative, eccoci di fronte ad un bel flow trail che scende tra le praterie con ampie curve e poche difficolta’ … terreno un pelo
brecciolino ma con una discreta tenuta, anche se addirittura la perdita di tenuta diventa divertente in certe circostanze … uniche  cose a cui prestare attenzione sono le immancabili canaline tipiche dei natural trails oltre che gli escursionisti in salita, poco abituati alle presenza delle bici . L’ultima sezione che si imbocca dopo aver attraversato lo sterratone che sale da Capanna Mautino è un po’ piu’ tecnica, e si chiude con un divertente step-up su cui staccare le ruote proprio dietro al rifugio.

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Dopo una brevissima pausa decido di allungare il giro inserendo un breve anello attorno al lago di Fontana Fredda, a circa 1.5 km dalla Capanna Mautino … Un paio di rampe ci introducono su un singletrack quasi pianeggiante che costeggia il laghetto, qua non c’è niente di tecnico, ma un panorama di alta montagna come pochi altri ….

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Rientriamo alla Capanna Mautino girando attorno al laghetto e da qua impostiamo la discesa del rientro, seguendo per un po’ il percorso
della Clavierissima per poi tagliare verso Bousson, sul trail gia’ percorso in precedenza, molto naturale con qualche sezione tecnica gudata
nella prima parte, poi flow nei prati per concludere con qualche tratta un po’ cuocifreni ma sempre floweggiante

Giro apprezzabile a 360, sia per la location che x i trail percorsi, un pelo meno impegnativo nella prima discesa rispettto alla versione Monginevro-Val Gimont

Relive –>

Relive ‘Saurel versante it’


Traccia –>

Bikepark vs elettrica in Valsusa

Bikepark vs elettrica in Valsusa
… tra passato, presente e futuro della MTB

Questa vuole essere una riflessione di ampio spettro, scritta in un giorno piovoso agli sgoccioli del mio summer break in alta val Susa
in alcuni precedenti scritti ho definito ironicamente questa location al confine con la Franciala valle che resiste dove l’enduro non esiste“, riferendomi principalmente al fatto che la reperibilita’ di informazioni relative a trail con caratteristiche “enduro” è  davvero scarsa, eccezion fatta per qualche “classica” dal dislivello gia’ importante.
Malgrado in passato (2014 l’ultimo evento di rilievo) la ValSusa e in particolare Sauze d’oulx siano stati teatro di importanti manifestazioni quali la superenduro, ad oggi non è facile, sopratutto per un ipotetico “foresto”, scovare giri “salgoperscendere“, ovvero in cui la discesa è “il premio” per il dislivello maturato, rischiando di fossilizzarsi nei due bikepark superstiti (Bardonecchia e Sauze) dove, sopratutto a Bardonecchia, è stato fatto un gran lavoro, ma continua comunque a mancare quell’add-on pedalato in grado di completare l’offerta per elettrici o per chi comunque vuole alternare qualche pedalata alle seggiovie.

Abbiamo detto gran lavoro a Bardo, sintetizziamo un po’ la situazione. Ci ho girato con le #ragazzefreeride e da sola. Vengono dichiarati
85 km di percorsi free-ride, ma secondo me se la cifra viene dimezzata è gia’ tanto. Parliamo cmq di 9 trail serviti da 2 seggiovie:

Zona Campo Smith-Pian del Sole
In ordine di difficolta’:

9D : flow trail per tutti, frontini inclusi, tante curve spondate qualche panettone e un ampia zona tra i prati dove lasciare correre .. #nientedidifficile. Definito rosso ma direi piu’ che altro blu
15D : il trail storico di Campo Smith, migliorato negli anni sopratutto come scorrevolezza.. Lo preferivo quando era piu’ grezzo e richiedeva una guida un po’ piu’ precisa … adesso, passerelle in legno e saltino a parte, lo trovo semplicemente un cuocifreni, almeno per il mio stile di guida
16D : Parallelo al 15 troviamo il 16. Piu’ ripido e tecnico, ma comunque artificiale, tutto spondato ma costruito da movimenti terra. Include alcuni ripidi abbastanza impegnativi e un paio di S strettine ma spondate. C’e’ anche un passaggio molto tecnico su un roccione con uscita su un ripido, passaggio che, se avesse avuto un uscita meno impegnativa avrei azzardato, ma il contesto in cui è inserito non ispira sicurezza. Ciliegina sulla torta e’ la simpatica struttura tipo northsore in legno, con wallride e rampa in uscita. Dal punto di vista tecnico, con il terreno giusto questo trail è quello che offre di piu’.
12D : simile al 16, ma non offre le strutture in legno. Anche qua troviamo alcune S abbastanza ripide non semplicissime.
14D : Trail enduro vero e proprio, naturale. Inizia come un classico sentiero nei boschi, poi due difficili ripidi in sequenza su cui ogni errore non è perdonabile. Consigliato solo agli amanti del genere. Diciamo che questa e’ una vera “nera”. 

turn northshore jump2 jump1

Zona Melezet-Chesal, sempre in ordine di difficolta’.

27D : lunghissimo flow trail, parte con qualche insidia (mezzacosta sui ghiaini un pochino esposto) ma poi diventa un bel sentiero flow, con tante sponde lungo e divertente. Trail completamente “man made” con movimento terra (leggi bobcat), si snoda lungo la pista olimpica. Anche questo è fattibile anche con una front con la dovuta cautela.

24D : Tra Melezet e Les Arnauds, si fa strada uno degli ultimi arrivati .. Anche il 24 D è man made, un tutto sponde che attacca un po’ ripido ma che lascia ampio respiro sopratutto nella parte finale, spaziando tra boschi e prati. Trail di livello medio con curve di diverso raggio, ottimo per migliorare nella tecnica di curva 😉

25D : Il primo nato in zona melezet, mantiene ancora discretamente la componente naturale che aveva un tempo. Anch’esso migliorato negli anni , parte con un bel flow su terreno abbastanza naturale, poi diventa piu’ tecnico con un paio di ripidi da prendere con attenzione, per tornare flow nella parte finale.
26D : altra new entry. Simile al 25, ma un po’ piu’ ripido e tecnico, abbastanza enduristico come genere, alternando parti piu’ scorrevoli a discreti ripidi. Anche questo e’ una bella palestra per fare i conti con un certo tipo di pendenze.

Tutto molto bello …. poco naturale (14d a parte) ma bello e divertente soprautto in compagnia (tnx #ragazzefreeride) ; inoltre è l’unico park in zona che prevede una linea facile (9D) adatta anche a chi prova per la prima volta la mtb gravity …. eh si perchè Sauze, che resta il mio preferito per tipologia dei trails, comunque non è per tutti, e alcuni punti nelle parti basse potrebbero essere per niente intuitivi e scoraggiare un ipotetico/a principiante. Per il resto i trail sono tutti di livello medio, abbastanza naturali ad eccezione di tippy’s witch e offrono un bel mix di flow naturale con qualche elemento tecnico ma sempre fattibili per tutti (anzi come ripidi direi piu’ ripidi a bardo) …

sauzejump

Detto questo … ma se ho un elettrica da enduro e non voglio pagare lo skipass cosa posso fare in alta Valsusa ?
Premesso che sia a Sauze che a Bardo si puo’ – piu o meno agevolmente – risalire pedalando le linee dei park questo lascia un po’ il tempo che trova , si puo’ fare un paio di volte (io stessa che pedalo #conlemiegmbe senza motore lo ho fatto a volte quando tempo e/o fantasia sono limitati) ma poi appunto lascia il tempo che trova … se ci spostiamo pochi km oltre il confine andando in Francia nel Brianconnais troveremo tutt’altra situazione e offerta … dove alle linee dei park si integrano trail naturali e itinerari segnati di diversa difficolta’ che contemplano sia semplici anelli nel fondovalle che cose piu’ impegnative , senza necessariamente superare i 1000 d+ e introdurre elemvnti di “cicloalpinismo” quali lunghe tratte in portage.
Ho tirato fuori l’elettrica perchè, turisticamente parlando, volenti o nolenti il futuro sta li.  Tralasciando gli agonisti di ogni disciplina, gli amanti dell’AM estremo/cicloalpinismo che qua possono trovare un discreto repertorio, ci sara’ sempre di piu’ un concentrato di “sunday bikerselettrici che non cerca soltanto la passeggiata panoramica senza fatica (… tipicamente l’offerta dei noleggi ebike con guida è questa …) ma anche qualcosa con cui divertirsi nella guida, sia essa in discesa o in percorsi misti.

A Sauze ci sarebbe tutta la parte alta ben adattabile ad un uso elettrico (Rocce nere, Supersauze alta , e altre se ne potrebbero aprire)
A Bardonecchia si potrebbe creare/ripristinare qualcosa sul versante Jafferau oltre che meglio segnalare un paio di altri giretti a quote medio-basse …. Per non parlare di zone non servite da impianti, come tutto il Cotolivier, dove qualcuno che prova ad inventariare e tracciare
qualcosa c’è …ma spostandoci di poco ci sarebbe tanto tanto tanto ancora … tipo il divertentissimo trail dimenticato di Sansicario … anche li ci sarebbe margine per ulteriori linee …..  e tanto ci sarebbe ancora …

sansìcarìo Strutture abbandonate …

Nel post olimpico (estate 2006 e anni a venire fin circa al 2012 indicativamente) la MTB ma sopratutto lo sviluppo dei bikepark, tra i primi in italia, ha aiutato la Valsusa a farsi conoscere un po’ anche d’estate andando oltre il turismo delle seconde case a cui è troppo legata … 

Adesso da una parte l’offerta turistica dei park si è ampliata con soluzioni molto piu’ interessanti per gli amanti del genere, dall’altra per essere competitivi serve budget … quindi non bisogna solo focalizzarsi sulla presenza delle seggiovie, trovando un’offerta per una categoria di bikers molto ampia, in gran parte elettrica, che puo’ e vuole divertirsi sui sentieri anche senza risalite meccanizzate ……

C’è da meditare e ci sarebbe tanto da fare …

MTB: Moncenisio – Col sollieres

Moncenisio – Col sollieres

10-8-2018
..il meteo pare clemente e risparmiare il classico temporale pomeridiano che sta simpaticamente caratterizzando questo break estivo,
quindi proviamo ad affrontare un giro tutto sopra i 2000 mt slm in zona colle del Moncenisio. L’obbiettivo è l’anello del col Sollieres,
con salita sul versante Francese seguendo in gran parte le strade di serizio degli impianti di Termignon per poi scollinare verso il piccolo Moncenisio.
Appena arrivati al colle in prossimità del lago, purtoppo si notano nuvole sulle cime piu’alte. la nebbia pare avvolgere il col sollieres, con il rischio di dover affidare la discesa esclusivamente al GPS. Dopo una breve valutazione meteo e di eventuali cambi programma (l’alternativa – indubbiamente piu’ dura – sarebbe il malamote, ma questo è un obbiettivo futuro …) decido comunque di avventurarmi.

Mi faccio dunque lasciare all’altezza dello skilift Ramasse di Val Cenis, subito dopo il colle, dove, in prossimità di una margheria inizia lo sterrato che conduce verso gli impianti di Termignon.

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Si attacca con qualche rampa su fondo sassoso ma compatto, salendo fino all’altezza del bivio per il forte Turra (raggiungibile volendo in circa 1h con 300 d+), da qua si prosegue in leggera discesa per una piacevole forestale di servizio, fino alla località Replat de Cannons.
Qui inizia la salita, sempre lungo una sterrata di servizio, che tranquilla guadagna quota fino alle ampie praterie che caratterizzano la parte alta del piccolo resort sciistico. La vista , purtoppo un po’ limitata dalle nuvole, è gia’ notevole, spaziando dai ghiacciai della Vanoise a quelli della Casse e della Motte verso il fondovalle.

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Salendo ulteriormente troviamo un bivio, circa al km 6.5, ove le indicazioni per il Col Sollieres consiglierebbero di andare dritto.
La traccia da me scaricata invece suggerisce di prendere a sx la strada che sale. Mi fido dunque della traccia, continuando a guadagnare quota … le pendenze restano docili e ben pedalabili, il fondo invece peggiora un po’, ma la fatica viene ricompensata dagli spettacolari scenari che si aprono ad ogni metro guadagnato.

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Presto la strada si stringe, trasformandosi in un sentiero, che con un lungo mezzacosta ci condurra’ al col sollieres. La quota inizia a farsi sentire, si intravedono alcuni nevai, e ormai l’obbiettivo del colle è ben visibile …
ma il mezzacosta pare eterno … è im buona parte pedalabile, ha qualche sezione esposta e qualche zona con fondo piu’ scassato che per comodita’ supero a spinta … non ci sono comunque cose pericolose o tratte da richiedere portage vero e proprio …

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Finalmente, dopo circa 35 minuti di traverso, siamo al colle, e godiamo di una vista a 360 su entrambi i versanti.

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Siamo a quota 2635, il freddo si fa sentire, mi preparo dunque a scendere verso il Piccolo Moncenisio. Lo splendido singletrack che si snoda tra le praterie non presenta difficoltà, è un natural flow con qualche semplice ostacolo, l’unica cosa a cui prestare attenzione sono alcune sezioni un po’ strette e scavate … e a non farsi distrarre dal panorama veramente importante …

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Si lascia ancora correre la bici giu’ per i prati, il trail ha un flow naturale che lo rende molto divertente, con ampie curve su dolci pendii, #nientedidifficile , ma cerchiamo di non farci prendere dalla voglia di correre, in quanto il sentiero, anche se palinato e inventariato vtt ffc (federazione francese ciclismo) è prevalentemente frequentato da escurionisti a piedi.

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A breve imcrociamo uno stradotto trattorabile, che ci condurra’ sulla strada del piccolo moncenisio. Da qua non resta che godersi ancora un po’ di lungolago, che lascia sempre senza parole, per poi concludere lo splendido giro.

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Colcudendo circa 20 km (qualcosa in piu’ se si chiude l’anello completo, io ho avuto la fortuna di farmi accompagnare dai miei che hanno fatto una passeggiata in zona) , 700 mt di dislivello, salita tranquilla, panorami da urlo. Discesa per tutti, frontini inclusi, ottimo
itinerario estivo in quota per scappare dal caldo … molto interessante anche come prima esperienza di guida su sentiero naturale per chi è agli inizi 😉

Traccia (nb anello non chiuso, ma facile da chiudere seguendo l’asfalto)

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Relive ‘Col sollieres’