The Splitboard Chronichles #1

split jaffe
The Splitboard Chronicles

Con questo articolo odierno inauguro una serie dedicata alla splitboard, e alle mie esperienze/evoluzioni con la stessa … insomma voglio cercare di raccontarvi le mie sensazioni man mano che “faccio amicizia” con il nuovo mezzo, nel bene e nel male.

Oggi e’ de facto l’ultimo giorno di cui disponevo quassu’ in alta Valsusa, prima del mio rientro a Roma. Non potevo non chiudere questa seconda (e temo ultima) parentesi alpina senza un’altra gitarella “splittata“.

Come sempre quando si tratta di decidere dove andare la cosa non e’ facile, o meglio lo sarebbe se le condizioni della neve fossero ottimali. Qua siamo in una situazione di “poca ma a tratti buona” dai 1800 in su, ergo non e’ semplice trovare posti raggiungibili in macchina da cui partire immediatamente splittati. Per non tornare sull’ormai collaudato e ravanato sises, decido di rimanere vicino alle piste, approfittando dell’ottimo innevamento in zona Jafferau verificato nei giorni precedenti con la groomer. L’idea e’ quella di lasciare la macchina ai bacini di Frejusia, e salire su in qualche modo in direzione Ban, e dove arrivo arrivo.  Detto, fatto pronti a partire.
bacini start

Dopo un brevissimo tratto a piedi calzo la split e circumnavigo l’hotel jafferau. Arrivata a borodopista arriva il primo dilemma, considerato il divieto di risalire lungo le tratte battute.. il dilemma e’ decidere se attraversare la pista in diagonale in leggera discesa con le tavole in modalita’ “salita” quindi a mo’ di sci, oppure seguire una linea di uno skiaper che vedo tirare dritta lungo i piloni della seggiovia. Il mio pensiero prevalente e’ “se l’ha fatto un’altro perche’ non posso farlo io”, quindi decido la linea diretta, via sotto i piloni.

Salire con le pelli sotto la seggiovia in funzione non e’ chissa’ quanto divertente … sia il rumore, che i non faticanti paganti sono elementi di disturbo, e il mio pensiero e’ solo quello di levarmi da la sotto a breve, cosa che purtoppo non risultera’ cosi’ semplice. Visto che prendere una multa (la risalita a bordopista e’ vietata) e’ l’ultimo dei miei desideri, mi ostino a seguire la linea intrapresa, finendo su una tratta dalla pendenza non indifferente, con conseguente inizio dei problemi. Fatico a tenere la tavola di spigolo, la neve e’ una crosta coperta da uno straterellino piccolissimo di neve nuova, seguo le linee del “bipede” che mi ha preceduto ma niente da fare … scivolo ad ogni tentativo di cambio direzione.
Scivolo, derapo verso il basso, faccio due passi avanti e quattro indietro. 
Dovrei mettere i rampant” – penso – ma la posizione in cui mi trovo e’ talmente scomoda e ripida, che per mettere mano allo zaino dovrei dinuovo scendere (di culo) , trovarmi un pianetto, liberarmi dagli “assi” , trovare i rampant e montarli. Ma la capoccia per fortuna la ho molto dura, e quel poco di “istinto” rimasto del mio remoto passato da bipede viene fuori, e mi salvo tirandomi su a scaletta sfruttando un punto con neve un po’ piu’ morbida fino a raggiungere una zona di pendenza piu’ umana. 
Stremata dalla fatica fatta per tirarmi fuori dalla zona balorda finalmente raggiungo il pianetto che precede il vecchio arrivo della seggiovia, e qua se non altro le cose iniziano a fare ben sperare per la discesa :
pianetto last

Il peggio e’ passato, approfitto del bar per un caffe’ e poi riparto … seguendo sempre una linea che lascia ben sperare. Decido di non salire oltre la fine del bosco, so bene che sopra la neve e’ ventata e che sarei costretta a scendere in pista, quindi decido di risparmiare le fatiche e invertire la rotta. 

lines up skyline bar

Mi trovo dunque un pianetto strategico, e lottando contro accumuli di neve e ghiaccio riporto la split in assetto da discesa …. santa chiave a pappagallo che oltre a permettermi di ovviare alla mia poca forza delle mani per richiudere i ganci di assemblaggio delle due semitavole, si improvvisa martello per spingere la slitta dell’attacco al suo posto. Neve gelata sopratutto da rigelo e rimontaggio splitboard non vanno troppo daccordo.

Finalmente si scende. Conosco la zona come le mie tasche, so dove conduce ogni buco. Tracce in discesa zero, solo un paio di linee di salita che rimangono un utile punto di riferimento.
linedown 1 linedown2

La neve nei boschetti radi quanto basta per godersi qualche curva e’ ancora piu’ che buona, serve giusto un po’ di cautela in quanto piu’ pesante sotto e farina sopra, ma comunque surfabilissima e godibile. Rimpiango un po’ la Dupraz con il suo nasone spaccatutto, ma anhce questa Rome 154 si difende, pur essendo una tavola polivalente forse un po’ “anonima” per i miei gusti, ma il convento per ora passa questo e dobbiamo farci i conti.

way down 1 tree lines backlight down myline

La pacchia finisce una volta raggiunta la pista non battuta sopra il ristorante Belvedere, qua come gia’ appurato nei giorni scorsi abbiamo a che vedere con antipatica crosta portante spaccagambe ricoperta da un ingannevole straterello di fresca …. fortuna che sono poche curve, per poi ricongiungersi alla pista …. pista che non risulta essere di chissa’ che gradimento alla split, che conferma la sua anima da “all mountain freeride con rocker”,  ma meglio comunque il lavorato alla crosta tritatutto.

Game over, qualche passo a piedi e ritroviamo Qubo che aspetta infreddolito. Non mi lamento dell’epilogo di questa settimana un po’ anomala, ravandando tra la neve che apparentemente non c’e’ ma che ancora regala e ancora riconosce la padrona di casa. La tecnica mia di salita e’ ancora di un approssimativo assurdo, faccio errori di valutazione e ancora non ho chiari i limiti della split. C’e’ da lavorare, da apprendere cose nuove e da capire come, se e quando vanno messi i rampant per avere convenienza nell’utilizzo e non solo peso e attrito inutili. Per il resto, l’oggetto dimostra che anche una breve gitarella a ridosso delle piste puo’ riservare insperate sorprese. Adesso con il mio ritorno a Roma verra’ il difficile delle “splitboard chronicles”, ovvero riuscire a fare una gita “appenninica” senza perdersi.

Stay tuned 😉