MTB: Sentiero dei Cannoni

Sentiero dei Cannoni – Gran Bosco – Col Blegier – Col Lauson

Continua la ricerca qua in alta Valsusa di trail divertenti e non troppo conosciuti. Stavolta andiamo a scoprire il Sentiero dei Cannoni, nel parco naturale Gran Bosco di Salbertrand. Si tratta di un singletrack che stacca dal piu’ noto GTA(che scende su Montagne Seu e poi Salbetrand nel fondovalle), e che permette un giro ad anello partendo, nel mio caso, da poco sopra Sauze D’Oulx, nei pressi dell’istiuto zootecnico.
Si pedala nel parco, tra boschi di larici, al fresco, e nel silenzio piu’ totale (e’ vietata la circolazione di mezzi a motore), salendo verso la strada dell’Assietta. La salita presenta qualche strappo che preferisco affrontare a spinta, ma rimane in gran parte scorrevole e con un buon fondo, rendendola molto piacevole e rilassante. In un paio d’ore arrivo al Col Blegier, fuori dal bosco, e gia’ qua le praterie la fanno da padrone, per la gioia delle mucche al pascolo.

bleegier mucchee blegier bike blegier

Da qua si scollina sul versante della Val Chisone , e si esce temporaneamenete dal parco. Siamo sulla strada dell’Assitta, aperta anche al traffico, e qua qualche incrocio con jeep e moto e’ da mettere in conto. Tra falsipiani e leggere salite, con sempre uno sfondo spettacolare, si arriva al col Lauzon, che ci riporta sul versante della Val Susa. Da qua gia’ si vede il singletrack che si snoda tra i prati, promettendo una bella discesa flow come da aspettative.

lago lauzon col lauzon skyline lauzon 2 lauzon bike
#Nientedidifficile stavolta, solo far scorrere le ruote tra le praterie, godendosi lo spettacolo della natura e il silenzio. Un sentiero naturale, tutto flow che sembra pero’ fatto apposta per le mtb … Il sentiero poi prosegue nel bosco, sempre restando scorrevole eccezion fatta per alcuni piccoli guadi e qualche tratto pedalato, ma sempre veloce e scorrevole.


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Il trail termina sulla strada che abbiamo percorso in salita, e da qua si puo’ decidere se rienetrare verso Sauze o se allungare con una variante, risalendo di circa 100 mt per prendere il bivio per l’alpe Laune e omonimo lago. Malgrado la fatica si faccia sentire decido di fare quest’ultimo sforzo, quasi tutto a spinta, per poi ridiscendere su uno stradotto sopra il laghetto, e terminare con un breve singletrack fin sulle rive. Grazie alle luci del tramonto anche questo piccolo lago fa la sua figura, meritando i 100 mt di risalita in piu’. Da qui ora non resta che scendere verso l’istituto zootecnico e la macchina, lungo una classica sterrata molto polverosa.

lago launee 1 lago laune 2

Giro molto bello, che unisce panorami, salite mai impegnative e una gran bella discesa, affrontabile questa senza problemi anche con una front.
All mountain per tutti direi, ma stavolta credo che il video possa essere piu’ esplicativo di 1000 parole

-> video 2017

SentieroCannoniSound from Green Specy on Vimeo.

video 2019

-> traccia gps gpx

NB: Ricordo che siamo in zona parco e che – teoricamente – alcuni sentieri sono vietati alle bici. Il percorso proposto non dovrebbe comportare divieti, ma la sottoscritta si esula dalla responsabilita’ di evntuali variazioni delibrate dall’ente parco. L’uso della traccia e’  vostro rischio e pericolo.


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MTB: Singletrack de l’Infernet

Singletrack de l’infernet (Briancon)

Il Singletrack de l’Infernet, o meglio nome corretto “La Batterie de la lame“, ma noto online sotto vari nomiGondrand“, giro dei forti  ecc ecc ecc. e’ un sentiero a traccia singola che dalla zona del Gondrands e che scende verso Briancon passando per il bosco dell’Infernet.
E’ uno di quei trail di cui si fa un gran parlare, con pareri molto differenti nelle varie recensioni riguardo la difficolta’.  La FFC, federazione Francese di Ciclismo, lo classifica nero (difficile), alcuni siti italiani lo giudicano addirittura “percorribile con una front”. Come scoprire chi ha ragione ? Andando a vedere, alla peggio se dovesse essere davvero nero dove non si passa si scende.

Il progetto dell’impresa parte dalla salita: siamo di fronte ad un 1000+, da affrontarsi su sterrate e asfalto chiuso al traffico …
1000 e piu’ metri di dislivello in circa 14 km . Sono numeri per me impegnativi, da affrontare con calma, ma non impossibile.
Quindi ci si prova.

fontenil forte

Si parte da localita’ Fontenil, sotto Briancon , e si sale per una sterrata che presenta qualche strappo da “spingismo”, teoricamente tutta pedalabile, ma con il 42 io non ce la faccio. E’ necessario prestare attenzione ai bivi, la zona dei forti di Briancon e’ piena di strade e straducole, e senza traccia o cartina e idee chiare e’ facile sbagliarsi. Una volta arrivati alla strada militare asfaltata, sbaglarsi e’ impossibile. Ricordo che e’ una strada vietata al traffico, e che in alcuni periodi dell’anno e’ chiusa per tutti in quanto attraversa un poligono di tiro.

Il panorama, come sempre da queste parti, fa la sua parte per rendere anche la salita interessante, alternando la Barre des Ecrins
e la valle di Cervieres.

barre ecrins 1 barre 2 cervieres

La salita pare a tratti eterna, mai troppo faticosa ma eterna. Ogni tanto controllo il GPS, sperando di essere a buon punto, ma sembra
sempre esserci un tornante in piu’ … finalmente, dopo 4 eterne ore di pedalata siamo al colle del Gondrand. C’e’ un vento gelido,
il panorama e’ spettacolare, ma il freddo incita a rimettersi in moto… Metto le protezioni , monto la mentonira al casco e via,
giu’ prima da un mezzacosta sassosissimo e poi eccolo che ci aspetta, il singletrack de l’infernet o meglio La Batterie de la Lame. 

gondrand 1 gondrand 1

Abbiamo detto chela FFC lo definisce NERO : e posso assicurarvi che nero e’ : non tanto per le pendenze, quanto per l’essere stretto con tornantini che questa specy 27.5 fa molta fatica a chiudere. Certo, mettiamoci pure che ho questa bici tra le mani  da appena 1 settimana, e che vengo da una 26, ma gli ingombri si fanno senetire. Nello stretto non riesco a girarla, molto probabilmente manca la tecnica, ma anche dicamo che l’essere in completa solitaria diminuisce molto il mio “confidence level”, fatico ad uscire dall’aree di confort, sapendo che devo tornare giu’ intera (E pure la bici) e mantenere la giusta lucidita’.

singletrack de l infernet
Lucidita‘, perche’ questo trail da poca tregua, si qualche punto in cui torna un piacevole flow c’e’, ma sempre con gli occhi apereti,  perche’ il tornantino stretto puo’ essere dietro l’angolo …. Diciamo che considerata la mia preparazione e l’istinto di sopravvivenza ne ho chiuso in sella circa l’80% , piantandomi sui tornatini piu’ stretti (specie a dx) e su un paio di parti particolarmente scassate in cui il rischio di caduta poteva esseere alto. Non e’ un bikepark, anche se palinato e catalogato FFV e’ un sentiero naturale, e come tale non ha sponde o quasi . Una bella palestra, per rendeersi ben conto del proprio livello e delle proprie paure (cheonei tratti esposti crescono a dismisura) e delle skill su cui dovro’ lavorare … Insomma tra me e l’infernet resta un conto aperto ….


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Concludendo : un trail per enduristi con la E maiuscola, che probabilmente puo’ anche diventare parzialmente meccanizzabile (navette
da briancon, poi volendo impianti) , la maggiore difficolta’ e’ data dai tornantini stretti, da alcuni tratti esposti e dal fatto che il singletrack e’ davveero singletrack, spesso scavato e con il mc basso delle bici moderne ci sono parti che possono essere problematiche. La salita se fa, ma la prossima volta penso che sarebbe piu’ divertente scendere dalla blu, insomma per il mio livello e preparazione non e’ cosa da fare dopo 14 km di salita. In ogni caso se vi trovate da queste parti e avetee una full, vale la pena provarci 😉

Relive :

Traccia (versione col gondrand, senza salita al forte)

Per piu’ infos e altri giri nel briancconais :
https://www.espace-vtt-brianconnais.com/brian%C3%A7on-villar-st-pancrace/brian%C3%A7on/

MTB: Caccia al tesoro

Dopo 3 “Classiche” (Cima Bosco, Passo Mulattiera, Lago dei 7 Colori) dell’alta Valle e una giornata in bikepark a sauze volevo trovare un itinerario un po’ alternativo, non eccessivamente lungo (percorribile in circa 4 ore max al mio lentissimo ritmo) ma con una discesa divertente il giusto. Non e’mai facile stimare la difficolta’ o la scorrevolezza di un trail guardando solo tracce sui vari siti,  spesso con descrizioni molto sommarie o prive di descrizioni.
L’idea era comunque quella di scovare qualcosa nell’area del Cotolivier,
abbondantemente ricca di sentieri e stradotti. Ravanando online mi imbatto in una fotografia di una mappa cartacea, con indicati  a pennarello alcuni percorsi e segnalazioni di tratte richiedenti “spingismo” o passaggi reputati tecnici dall’autore. Peccato che la mappa e’ su un immagine jpg, quindi non usabile come cartografia su mytrails. Tra i vari trail indicati sulla mappa cartacea c’e’ n’e’ uno evidenziato in arancione che mi attrae particolarmente: stacca dal sentiero che conduce verso il lago Desertes prima del tratto in salita, all’altezza del bivio per la croce di San Giuseppe. Il sentiero appare con simpatici tornantini e un lungo traverso che termina al paesino di Millaures.

bike pierre menaud
Opto per partire da PierreMenaud, quota 1450 circa. Da qua si sale verso il Cotolivier, prima su asfalto poi su sterrato, sempre agevole e pedalabile anche con il mio malefico 42. Poco prima della cappelletta in cima, si segue il cartello per Pourachet. Da qua una strada mezzacosta scende leggermente, per poi trasformarsi in sentiero e risalire, costringendomi ad un po’ di sano spingismo causa fondo breccioloso e instabile (in realta’ con piu’ allenamento e/o rapporti piu’ corti e’ pedalabilissima tutta). Come molti  sentieri mezzacosta anche questo gode di uno splendido panorama con vista sulla punta Clotesse e l’immancabile Chaberton (3000+)

chaberton

Finalmente un cartello con le indicazioni per la croce di san Giuseppe e il lago Desertes … e un sentiero anonimo, non segnalato, che scende verso valle …. Confrontando le mappe parrebbe proprio essere lui, il “mio” singletrack.

clotss


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Pronti si scende: come da programma il sentierino non delude: tanti simpatici tonrantini, ottimi per migliorare la tecnica, che mi mettono a volte in leggera difficolta’ con gli ingombri della specy .. fondo un po’ smosso , non perfetto ma comunque godibile.

La parte tortuosa finisce in una radura, da cui riprende la traccia dai prati, diventando molto flow interrotta solo da un albero caduto e da recinzioni…. qualche piccolo torrentino da guadare, una parte un po’ fangosa, un paio di divertenti gradoni su pietre fisse.
C’e’ quasi tutto …. ancora singletrack e poi un’ultima parte su mulattiera scassata e abbastanza ripida, ma non tanto da spavnetare la specy e la sottoscritta. Siamo a Millaures, e da qua un altro singletrack mezzacosta con qualche rilancio ci ricondurra’ a Lauzet e da qui a Vazon su carrabile. Ultimi tagli nel bosco (molto divertenti) e ritroviamo il punto di partenza.

vrso loze

Cercare, esplorare, rischiar di perdersi fa parte del gioco. A volte pochi elementi portano discese super belle e divertenti. Questa era davvero inedita, e senza la conoscenza del territorio dei miei genitori non sarebbe stata cosi’ a colpo sicuro. Infatti e’ grazie a loro, veri local, che han preventivamente percorso il sentiero in salita a piedi che ho potuto avere la certezza della ciclabilita’ della traccia.
E chissa’ quanti altri sentieri da scoprire o riscoprire ci sono quassu’. Bisogna solo saperli cercare …. 


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MTB: Lago dei 7 Colori e Col Saurel

Lago dei 7 colori e col Saurel (Giro Clavierissima)

Il giro del lago dei 7 Colori e’ una classica dell’alta Valsusa che gia’ sconfina nel Brianconnais, partendo gia’ in territorio Francese
da Monginevro. E’ un giro a me abbastanza noto, gia’ fatto parecchi anni fa addirittura con la Decathlon. Era da tempo che volevo tornarci, e per varie ragioni gli scorsi anni i miei tentativi erano stati fallimentari, con varie complicanze che vanno dalla foratura al roaming che impediva al gps di scaricare le mappe. Finalmente sembra arrivare la giornata giusta, con tempo buono anche se non perfetto, traccia GPS ufficiale della marathon Clavierissima , mappa scaricata in locale in modo da evitare problemi con il roaming.
Dunque si parte, da Monginevro si pedala sulla strada che sale al Gondrand, che sale dolcemente senza troppe difficolta’. Terreno
compatto dall’ottima tenuta, e qua finalmente nessun problema di rapporti.

La bici e’ comoda e si fa pedalare con tranquillita’. In meno di 2 ore arriviamo a Gondrand, purtroppo il tempo inizia a cambiare, ma malgrado tutto voglio concludere il giro e non ripiegare su una scontatissima discesa per il bikepark.

specy gondrand

Quindi prendiamo il singletrack, a volte piuttosto scassato che ci condurra’ fino al lago dei 7 colori attraverso un paeesaggio alieno con la Valle di Cervieres come sfondo. Il singletrack presenta alcuni passaggi tecnici, parti scassate su roccia, qualche zona esposta. Prima si scende poi si risale, e un breve tratto richiede spingismo. Dopo un ultimo
saliscendi ecco il lago dei 7 colori, deseerto visto il tempo instabile. La giornata purtroppo non rende giustizia alla location.

specy 7 colori specy saurel servier

lago 7 coloriUn ultimo (o quasi) sforzo a spingismo, si passa il Col Saurel e siamo in territorio italiano. Da qua inizia il singletrack della Clavierissima, che per essere parte di una Marathon posso assicurarvi che e’ tutt’altro che esente da parti tecniche.
Infatti si attacca subito con un ripido scassato, due tornantini stretti, la stumpy ha qualche esitazione ma riesco a tenerla a bada. Un’altro tornante superstretto con scaloni, che stavolta evito (Quando sono sola alla minima incertezza vado a piedi) , passaggio sotto la seggiovia del Saurel e si prosegue. Il singletrack diventa un lungo mezzacosta nel bosco, con molti rilanci da pedalare e qualche pietra/radice/passaggio tecnico che non spaventano ne me ne la stumpy, bici che in questo terreno che definirei misto si trova molto a suo agio.

Val gimont from Green Specy on Vimeo.

Il tempo si mantiene minaccioso ma non piove. Sbuchiamo all’arrivo della seggiovia che conduce alla pista nota come “Gialla”, che de facto si percorre fino a costeggiare il campo da golf. Da qua purtroppo ci tocca un’altra risalita a spinta, fino a ritrovare lo stradotto a mezzacosta che riconduce al centro di Monginevro.


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Giro molto bello e non eccessivamente impeegnativo dal punto di vista fisico , adatto anche a chi non e’ eccessivamente allenato o si avvicina alle discipline all-mountain, discesa con alcuni interessanti spunti tecnici, forse pecca un po’ di flow rispetto ad altri sentieri naturali (spesso le parti scorrevoli sono da pedalare) , ma nel complesso molto completo e paesaggisticamente notevole .

Relive:

Traccia GPS:

 

MTB: Cima Bosco

MTB: Cima Bosco (Val Susa)

Cima bosco e’ sopratutto nota come classica facile gita scialpinistica/snowalp invernale. Si tratta di un bel panettone alto
circa 2400 mt slm, situato tra Sauze di Cesana e Thures,con un versante boscoso e un’altro piu’ aperto, con un pendio “surfabile”/sciabile in inverno e affrontabile in mtb in estate, grazie ad un singletrack che sulla carta dovrebbe essere molto flow e divertente.
Per conquistarsi questo bel sentiero pero’ ci aspettano 14 km di salita e circa 1000 metri di dislivello. Sono i primi 1000 dell’anno
per me e per questa Specy Stumpjumper verde con cui sto facendo amicizia.

cima bosko 1
La salita e’ nel bosco, sempre ombrosa su carrabile mai troppo difficile e mai troppo pendente, ma con fondo a volte irregolare, breccioloso e comunque poco scorrevole. Le difficolta’ per me con il 42 si fanno sentire come c’era da aspettarsi, e tocca alternare pezzi pedalati a pezzi di “spingismo”, ma posso assicurare che con una gamba migliore o con rapporti piu’ consoni si pedala al 100%, tranne forse l’ultimo brevissimo strappo. Il guadagno di quota e gli scorci panoramici comunque invogliano a continuare a salire, pronti a godersi la ricompensa finale.

cima bosko1

Questo e’ un classico giro “salgoperscendere“, di quelli che piacciono a me. Quelli in cui la dicesa te la conquisti, quelli in cui non importa se hai il reggisella telescopico o meno, tanto una volta in cima l’assetto e’ quello da discesa fino in fondo.

cimabosco 3

Gia’ dall’alto si intuisce che il flow ci sara’ : un bel sentiero naturale si snoda nel bosco rado, con curve mai troppo strette, qualche
tratta vagamente piu’ tecnica ma sempre all’insegna di una piacevole e guidabile scorrevolezza. Flow. Dovendo forzare un paragone
con qualcosa di appenninico, possiamo tranquillamente paragonarlo alla parte alta del Vallone delle Cese.

cima bosco singletrack

cima bosco 6 cima bosco cartello
Saltuariamente qualche tronco obbliga a qualche deviazione, ma de facto non e’ mai stato necessario scendere dalla bici. Peccato solo per l’ultima parte, una mulattiera mediamente ripida e scassata che richiede una certa attenzione, ma niente di difficile.


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Nel complesso un classico giro “premio”, con discesa da conquistare e che vale tutta la pedalata in salita. Vivamente consigliato a chi ama il flow naturale, tutto da conquistare pero’ 😉

Relive:


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Traccia GPS GPX

MTB: Specy Stumpjumper : prime esperienze “alpine”

Primi giorni sopra i 1000 in Val di Susa per la sottoscritta e la Specy Stumpjumper Verde. Il tempo per il momento non e’ molto d’aiuto e per ora ho fatto due brevi giri per testare ulteriormente le potenzialita’ del mezzo. Partiamo da ieri, primo giorno quassu’, meteo incerto: optiamo per una salita relativamente breve ma non esente da tratte ripide, che ci porta fino all’arrivo della seggiovia che da Campo Smith (Bardonecchia) arriva a pian del Sole. Da li si staccano i principali trails artificiali del bikepark. Prima di lanciarci giu’ per la D15 proviamo un po’ di salti sui piccoli drop accanto alla stazione di monte della seggiovia: confermiamo che e’ tutta un’altra storia, e che la sicurezza che infonde questa bici e’ notevole.
Per intenderci, con la Slayer faccio solo il salto piccolo. Con questa specy mi sono tranquillamente spinta su quello intermedio.

In salita si e’ difesa, anche se, come gia’ precisato, il 42 per me e’ poco, e andra’ valutata un opportuna modifica per renderla meno stancante.

La discesa dal D15 invece liscia come l’olio. Questa bici fa davvero tutto lei, anche se il sentiero rispetto al passato e’ stato notevolmente semplificato e spianato ….

Bardo Bikepark D15 Specy from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Oggi invece, sempre causa meteo poco clemente optiamo per un breve ma panoramico giro. Restiamo in zona Bardonecchia, salendo alle Grange Rho e scendendo dal simpatico SingleTrack gia’ affrontato parecchie volte con Slayerina. Per la salita confermo quanto detto finora, il rapporto attualmente montato non e’ sufficentemente agile per le mie gambine. Finche’si tratta di giri brevi si gestisce, ma dovendo pensare a raddoppiare il dislvello temo che le cose si complicheranno. In compenso in discesa arrivano solo conferme all’agilita’ e facilita’ di questa bici. Anche in un singletrack stretto e esposto infonde sicurezza, difendendosi bene pure in un bel tornantino stretto

GrangeRhoSpecy from Green Specy on Vimeo.

La seconda parte del trail prevede invece qualche rilancio, dove ahime’ la specy si pianta, e mi richiede di spingerla su tratte che con la Slayer passavo tranquillamente. Credo che comunque anche questo sia risolvibile almeno in parte con le modifiche alla trasmissione di cui abbiamo gia’ parlato.
Sara’ interessante vedere come me la cavero’ con questa bici in giri con un dislvello piu’ importante …. Stay tuned …

specy fiori

 


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MTB Test: Specialized Stumpjumper fsr evo carbon

First Ride : Specialized Stumpjumper fsr evo carbon 2015

Salire su una bicimoderna“, dopo quasi 10 anni con la Slayer e’ un esperienza quantomeno interessante. Oggi per la prima volta ho girato con una bici recente per una giornata intera, quanto basta per capire come sono cambiate certe cose nel tempo e cosa  e’ migliorato e quali invece sono gli aspetti da rivedere.
Cominciamo da lei, la possibile erede di #slayerina, e’ cosi’ montata :

Telaio: Stumpjumper FSR evo Carbon 2015 27.5
Forcella : Fox 34 3 steps 2016 160
Ammo: Fox Float Kashima
Freni : Sram Guide, dischi da 203
Ruote: Fulcrum Red Power 27.5, gommata Bontrager 2.5 front e 2.25 rear
Trasmissione: Guarnitura Sram GX 30T , cambio SRAM NX 11v, pignoni 11/42

specy stumpjumper

specy box

Non e’ scopo di oggi dilungarsi nel montaggio, ma diciamo che mi sono ritrovata con una 27.5 con una configurazione abbastanza standard per una bici di tale fascia.

Il test si e’ svolto con una prima fase fondamentalmente discesistica, intervallata da un bel giro pedalato (lo stesso effettuato la scorsa settimana con la Slayer), concludendo con 2 altre discese.

Bici nuova e trails nuovi. Lo sfondo e’ nuovamente monte Livata, stavolta meccanizzato dal servizio navetta offerto dai ragazzi del Libre Bike park. Stavolta si inizia girando sui trails del park, recentemente ripuliti e riaperti.

specy libre park 1

Quindi si inizia a scendere, su un sentiero che non ha #nientedidifficile tranne un mini ripidone (che fa pure piacere) e qualche contropendenza. La prima impressione e’ che, rispetto alla mia piccola 26, queste 27.5 con l’angolo di sterzo piu’ aperto abbiano una posizione di guida molto centrale anche in discesa. In pratica si sta piu’ avanti di quel che si stava sulla slayer, centrali sul movimento centrale (scusate il gioco di parole) , guadagnando in confort e stabilita’. Tocca farci un po’ l’abitudine, ma alla
seconda discesa inizio gia’ ad adeguarmi al nuovo setup. Mi ritrovo a dover sgonfiare la forcella in quanto la trovo piuttosto duretta, sistemato anche questo altro piccolo particolare la bici migliora di giro in giro, e anche i piccoli urti diventano molto meno fastidiosi. Altra cosa con cui mi ritrovo a fare i conti e ad adeguare il mio stile di guida e’ il movimento centrale basso, che dona tantissima stabilita’ sul veloce ma richiede molta piu’ attenzione nel tecnico lento o sulle rocce.

libre specy 2
Alla terza discesa, decidiamo per un intermezzo pedalato, per cercare di capire se il montaggio della trasmissione e’ adeguato alle mie piccole gambine o meno. Il dilemma che mi porto dietro da quando ho ricominciato ad interessarmi alla mtb riguarda appunto la trasmissione monocorona, che da un paio d’anni la fa da padrona su praticamente qualunque mtb degna di questo nome.
Avere una trasmissione monocorona implica in ogni caso qualche “sacrificio” : gia’ a priori mi ero calcolata lo sviluppo metrico  di questa bici (ovvero quanti metri si fanno con un giro di pedali, piu’ il rapporto e’ corto + questo valore e’ basso e vice versa) e avevo notato che il rapporto piu’ corto non sarebbe stato cosi’ agile come quello della mia vecchia slayerina da 26.  La differenza in termini metrici e’ di circa 15 cm … paiono pochi ma sulle gambe si sentono tutti. Precisiamo che non e’ che non sale anzi … ammetto che quella forcella da 160 davanti mi preoccupava sul tecnico in salita, ma invece anche sul singletrack in salita si e’ difesa piu’ che egregiamente, gambe permettendo. Dico gambe appunto perche’ pedalare si pedala ripeto , ma con il mio allenamento, il mio fisico e i giri che faccio ma sopratutto quelli che mi piacerebbe fare con un po’ di agilita’ in meno mi stanco prima, e sono costretta a piu’ soste o a
intervalli di “spingismo” (spingere la bici a piedi) .

livata risalita

specy roccetta

Torniamo a fare un po’ di discese nell’area park. Adesso che ci sto prendendo confidenza inizio a divrtirmi sempre di piu’, e la sicurezza
e la stabilita’ regalata dalle sospensioni nuove si sente. Devo ancora prendere bene le misure con la nuova geometria , non riesco a buttare bene la bici in curva come vorrei ma credo sia solo questione di tempo. Anche nel tecnico lento stretto (tornantini, slalom tra le piante) un pochino rimpiango la mia 26, Ho davanti 15 giorni abbondanti tra le “mie” montagne in alta Val di Susa per spremere a dovere questa biciclettina.

specy jump

PAGELLA TEMPORANEA (short test) :

SALITA SCORREVOLE : 8+
SALITA TECNICA : 7.5 , migliorabile modificando la trasmissione come gia’ detto.
GEOMETRIA IN SALITA : 8 1/2 : riferendosi solo alle geometrie del telaio e’ stupefacente come questa full da 160 resti ben piantata a
terra anche senza sistemi di abbassamento forka. Su questo le ruote da 27.5 (un pelo piu’ grandi) e la geometria che prevede una maggiore
centralita’ del posto di guida ha permesso passi da gigante.

DISCESA FLOW : 9
DISCESA TECNICA LENTA : 8 (qua tocca farci l’abitudine ai maggiori ingombri)
DISCESA VELOCE SCASSATA : 8 1/2 (migliorabile cambiando gomme)
GEOMETRIA IN DISCESA : 9 Nulla da eccepire, e’ molto comoda 😉

Si ringraziano :
Bike Store Ciampino (telaio e setup finale)
Livata Bike Resort , per le risalite meccanizzate che han permesso di iniziare a “spremere” la bici in tempi brevi.

E ovviamente gli sponsor del blog, CRC e Alltricks , senza i quali il mondo della MTB sarebbe molto meno accessibile 😉


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MTB: Livata 2: monte Autore e piana di Campo Secco

Monte Autore e piana di Campo Secco

Viste le buone potenzialita’ che gia’ nel giro dello scorso weekend pareva riservare la zona di Monte Livata, ho pensato di tornarci, con l’obbiettivo di trovare un giro che preveda un bel sigletrack in discesa. Fatte le dovute ricerche, opto per un mix tra due tracce, una offerta da Bicinatura, l’altra trovata su wikilok. Il giro prevede la salita verso il monte autore, e poi la discesa verso la piana di campo secco. Da li tocchera’ risalire ahime’in quanto la perdita di quota sara’ maggiore di quella guadagnata, ma per il momento conoscendo ancora relativamente poco il territorio ho preferito impostare il giro includendo aree gia’ viste in precedenza.


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Quindi, si parte dinuovo da passo dell’osso, pedalando prima su asfalto e poi su un semplice sterratone fino alle pendici del monte Autore. Esattamente come lo scorso weekend la zona e’ zeppa di merenderos in fuga dal caldo. Spero solo di trovare un bel sentiero, che mi allontani dalla folla e che mi faccia godere un po’ di silenzio e solitudine. Gia’, solitudine, perche’ a volte ho bisogno di girare da sola, potendo cosi’ seguire con certezza le indicazioni del GPS, senza ansia da prestazione ne in salita ne in discesa, fermandomi tutte le volte che lo reputo necessario, per godersi la natura e fare foto.
Arrivati in cima a quota 1800 dopo aver maturato circa 250 mt di dislivello, ci fermiamo un attimo alle cosiddette “Vedute di monte autore“, punto panoramico poco sotto le pendici dell’omonimo monte.Giusto il tempo per due foto e poi via veloci cerchiamo di allontanarci dalla folla, imboccando il singletrack che ci condurra’ fino alla piana di Campo Secco.

vedute monte autore

Ed ecco che bastano pochi metri per ritrovare l’amato silenzio, in uno splendido bosco che ci regala anche qualche buonissima fragolina. Il sentiero e’ naturale, divertente, senza #nientedidifficile , qualche pietra fissa, qualche punto dove scegliere bene dove mettere le ruote, ma ci sono sempre linee multiple per evitare i passaggi piu’ complessi.

fragolina

singletrack 1 singletrack 2

Qualche dosso e qualche pietra strategica permettono anche di staccare le ruote da terra. Divertimento al naturale direi. Il sentiero si trasforma poi in double, e poi ancora in carrabile abbastanza scassata che infine sbuca nella splendida piana di Campo secco .

L’enorme pianoro fa la sua figura: enormi praterie costellate da sassi danno a questo posto una connotazione quasi extraterrestre.

campo secco 1 campo secco 2 campo secco 3 slayer campo secco

Purtroppo, abbiamo perso come da programma parecchia quota, siamo a 1200 circa, e ora tocca risalre con pazienza verso i 1500 di passo dell’osso. La salita e’ per meta’ su singletrack, mai troppo tecnico e mai troppo ripido, diciamo che eccezion fatta per un paio di passaggi si lascia pedalare … viene da pensare a come potrebbe essere percorrerlo in discesa. Il sentiero finisce in uno stradotto carrabile, che risultera’ poi essere lo stesso percorso il weekend precedente. Ecco che ritroviamo il mini laghetto gia’ visto, stavolta in compagnia di alcune mucche al pascolo.

laghetto 1 laghetto 2

Da qua la strada la avevamo gia’ fatta in discesa, ma ora e’ tutta salita, senza niente di complesso, solo far girare i pedali …
un ultima breve discesetta e ci ritroviamo nuovamente nei prati popolati dai merenderos, e poc’anzi il parcheggio e la macchina.


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Un bel giro che conferma che la zona e’ un ottimo antidoto per il caldo. Diciamo che preferirei trovare un sistema per sfruttarla cercando di partire da un punto piu’ basso: dal punto di vista mentale, mi piace vedere la discesa come un premio, mi fa apprezzare di piu’ il giro, che non come un passaggio obbligato che ti portera’ ad una salita obbligata. A parte questo piccolo dettaglio il giro e’ piu’ che divertnte. Forse qualche passaggio tecnico in piu’, tipo ripidoni non avrebbe guastato. Ma non si puo’ avere tutto …

Relive

Traccia GPS GPX

MTB: Monte Livata

Monte livata (MTB con GPX)

La fuga dal caldo questa domenica e’ stata pressoche’ obbligata. Ecco che quindi tocca guadagnare quota e cercare temperature piu’ accettabili e aria buona. Continuando l’esplorazione dell’appennino a me quasi ignoto, La scelta stavolta cade su monte Livata, ski resort semi-dismesso ad un ora e mezza di macchin dall’EUR.
La stazione, seppur ormai di limitato interesse per gli sport invernali, rimane invece molto frequentata d’estate da merenderos di  ogni genere e sorta che cercano un po’ di refrigerio dalle elevate temperature che in questi giorni caratterizzano la capitale.


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Se non altro si respira, e si spera che addentrandosi nei boschi si trovi un po’ di pace. Stavolta sono dinuovo in compagnia di  Guido (elettrico) e suo fratello Massimo con il frontino. Il problema, quando non si conosce una location e si hanno svariate tracce a disposizione e’ valutare quale sara’ piu’ adatta al nostro livello e apprezzabile da tutti, visto che il nostro gruppo e’ piuttosto eterogeneo, come mezzi, tecnica e preparazione. Un maestro di mtb local ci consiglia un giro che potrebbe fare il caso nostro,
vedremo se troveremo qualche trail interessante. Ci viene consigliato di lasciare le macchine leggermente piu’ in alto, al passo dell’Osso, io sono un po’ scettica sulla cosa e gia’ mi sento che andremo a finire con un #scendopersalire o una via di mezzo.

radura2

Dal passo dell’Osso finalmente in sella si sale prima su asfalto e poi su sterrata fino ad un punto panoramico. Breve discesa in singletrack facendo lo slalom tra i merenderos, poi dinuovo in discesa nel bosco, stavolta su una sterrata piuttosto larga, con #nientedidifficile che presenta qualche variante simil singletrack a tratti e qualche taglio nei prati. Piacevole comunque e sopratutto fresco. Ci fermiamo ad una radura con un piccolo laghetto, poi si risale un pezzo, stavolta su singletrack verso un’altra
piana, e qua dinuovo triboliamo un po’ a ritrovare la traccia.

livata laghetto radura

Ci troviamo a scegliere tra l’opzione di un discreto tratto a spinta (per me, non per chi ha il motore ….) e una discesa tecnica.
Io sono senza protezioni (sulla carta il giro doveva essere superfacile e il caldo mi ha fatto desistere dal metterle) ma decido di optare per scendere. Ci troviamo su un singletrack molto scassato, tutto pietre sia fisse che mosse con alcuni passaggi tecnici teoricamente fattibili con manico e protezioni, ma cosi’ prevale lo spirito di conservazione e ne chiudo circa il 70% in sella.

tratto finale

Rientrati al resort di Livata, tocca risalire fino al passo dell’Osso per riprendere la macchina. Guido Elettrico vorrebbe risalire per uno sterrato, piu’ breve ma sicuramente impegnativo per chi non ha il motore o delle super gambe da pro dell’xco (e non rientro in nessuno
dei due casi) . Io faccio l’asfalto, alla fine no way out, mi seguono anche gli altri, anche se Guido appena addocchia un singletrack parallelo alla strada ci si infila e da l’ennesima dimostrazione di quel che puo’ fare il suo mezzo motorizzato.


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Alla fine anche io , nemmeno troppo stanca arrivo al piazzale. Non amo le salite (specie se gia’ di una certa lunghezza, nello specifico
stiamo parlando di circa 4km) a fine giro, preferisco l’idea di conquistare una cima e godermi la discesa. La prossima volta
faremo in modo da partire direttamente da Livata.

Relive :

 

Traccia GPX 

 

MTB: #FrontinoGiallino Test Ride

Finalmente ci siamo ! E’ giunta l’ora di iniziare a vedere come funziona la mia creatura il #FrontinoGiallino : come pubblicato in un precedente articolo, si tratta di una bici assemblata in casa dalla sottoscritta, partendo da un telaio commencal da dirt/pump di qualche annetto fa. Il montaggio finale e’ il seguente :

Telaio: Commencal 26′ pump
Forcella: RockShox Recon Silver Solo Air 100 mm travel
Serie sterzo: Cane Creek 1 1/8 a-headset
Ruote: Mavic Crossride 26′ PP15 con adattatori QR9, gommate Maxxis Minion DHF e DHR 2.5
Freni: Sram Level con dischi 200 front e 180 rear
Trasmissione: Guarnitura singola Funn 32 denti con MC Hollowtech a calotte esterne , deragliatore SRAM x9, comandi SRAM x7
Reggisella Telescopico Brandless (apparentemente un clone KS)
Manubrio Race Face 760 mm

giallina piineta
Cominciamo con il dire che era un bel po’ di tempo che non facevo un giro con una front che non fosse il giro dell’isolato o poco piu’. Quindi la prima sensazione a cui ho dovuto fare l’abitudine appena salita su Giallina e’ stata quella di sentire molto di piu’ il terreno, e di dover stare attenta a sassi sassolini e radicette anche su tratti pianeggianti. La location scelta per il test e’ stata la pineta di Ostia, sia perche’ con il caldo riesce a mantenere una temperatura quasi accettabile grazie alla vicinanza al mare, sia per la disponibilita’ di saltini, drop, una passerella northshore e qualche passaggio tecnico.
Diciamo subito che rispetto ad una full la bici e’ molto reattiva sul posteriore e che richiede maggiore attenzione nella guida. Nei singletrack pianeggianti o saliscendi che portano ai saltini si comporta egregiamente, ma ben presto mi accorgo che “la coperta e’ corta“, ovvero che per le mie gambine il vecchio pignone da 32 di #slayerina e’ parecchio duro. Riesco comunque ad affrontare qualche salitella anche abbastnza impegnativa alzandomi sui pedali, cosa anche questa impossibile con una full. L’assetto in sella in salita e buono, e il reggisella telescopico, di cui proprio non posso piu’ fare a meno fa il suo dovere. Credo che, modificando la trasmissione (avendo una singola sarebbe da arrivare ad un 42) , Giallina possa diventare una discreta arrampicatrice.
Ma veniamo ai salti e alle discese. Trattandosi di un telaio da dirt ci si aspetta un buon comportamento, e in effetti ne ho presto conferma. La bici e’ molto stabile quando stacca le ruote, piu’ di #Slayerina, unico neo del resto ovvio e che negli atterraggi schiena e articolazioni ne risentono, e chi mi conosce sa che ho una “certa” e che sono piena di acciacchi e microtraumi. Escludendo questo la bici stacca le ruote con facilita’ e atterra con precisione. La forcella lavora bene, anche se 100 mm forse sono un po’ pochi ma credo che in questo caso sia piu’ abitudine che altro.

salti con fronitno

Proprio per i problemi di schiena ho preferito evitare di provare i salti piu’ alti, quindi ho provato qualche passaggio tecnico con radici e ripidini. In questi casi la bici si divincola bene, richiede una guida sempre piu’ precisa di una full, ma se si riesce a direzionarla in modo opportuno copia tutto e scorre via, senza far rimpiangere l’ammo posteriore (schiena a parte sempre).

radici radici 1

Nel complesso di questo breve test (7 km circa in un oretta) promuoviamo il frontino. Ci sara’ probabilmente alla prima occasione da mettere nuovamente mano alla trasmissione, ma per ora risulta essere davvero divertente e godibile, a dimostrazione del fatto che con le dovute attenzioni di montaggiio anche una bici “economica” puo’ dare soddisfazioni (oltre a quella di averla montata in autonomia) ed essere un buon mezzo per scoprire il mondo della mountain bike 😉

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