MTB: Front o Full ? #Slayerina vs #Verdina29

Front o Full ? Questa e’ la tipica domanda che si pongono quasi tutti coloro che stanno per acquistare la loro prima mountain bike. Su questo argomento si trovano miliardi di articoli e di opinioni, oggi cerchero’ di parlarvi del mio pensiero riguardo i due mezzi facendo riferimento per la front ad una 29′ entry level con qualche piccolo upgrade e come full ovviamente a #Slayerina.

Cominciamo dal “frontino“. La bici che sto testando in questi giorni e’ una Bianchi Kuma 29 taglia M , con un paio di upgrade a cui ne seguiranno altri. La prima cosa che cambia dal setup di serie e’ il manubrio, un Race Face Riser bello largo (780 mm) nato in realta’ per bici da freeride/dh, ma in grado di dare una posizione piu’ eretta e quindi piu’ confortevole e stabile anche su una front “teoricamente” da cross country, specie se si ha problemi di schiena. Altro upgrade degno di nota anche se “economico” sono i pedali flat in composito (tipo questi) indispensabili per chi come me non ama i sistemi a sgancio rapido.

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La geometria di questa 29 e’ mediamente slopata, ovvero con il tubo orizzontale abbastanza inclinato e una posizione di guida che tende all’arretrata. Questo permette di avere una migliore maneggevolezza e precisione di guida. I ruotoni da 29 sono molto d’aiuto nello sconnesso e quasi non fanno rimpiangere l’ammortizzatore posteriore … quasi … La bici si e’ comportata benone sia in un singletrack in leggera discesa senza particolari difficolta’ che su un breve tratto ripido, ovviamente moderando bene velocita’ e freni.

Per il momento i punti deboli di questa bici sono la forcella (una suntour da 100 di escursione entry level) e i freni, che pur essendo dei shimano deore idraulici dimostrano precisione e potenza limitate se paragonate agli avid juicy 5 della mia Slayer.  Insomma, se uno non esagera ci si diverte anche con una front , a patto di evitare tratti eccessivamente tecnici e scassati. A chi consigliare una front, meglio se da 29 (puo’ sembrare strano, ma le ruotone aiutano tanto) dunque ? A chi non ha le idee chiare, a chi ha come primo obbiettivo il fitness,a chi sa di non dover affrontare dislivelli verticali eccessivi e gira in zone massimo collinari, e ovviamente a chi ha un budget limitato ma vuole restare sul nuovo per sicurezza. Anche se pure su questo argomento ci sarebbe molto da approfondire in quanto spesso le front di “marca” come appunto quella testata sono, a parita’ di prezzo, montate con componenti qualitativamente piu’ bassi rispetto ad un equivalente di brand meno noti o distribuiti solo online.

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Per quanto riguarda invece la full (biammortizzata): #Slayerina ormai sta con me da 8 anni, e comincia ad avere una “certa”, ma si difende ancora bene.

E’ una 26, e posso assicurarvi che se siete piccoletti/e la 26 va piu’ che bene. Inoltre adesso e’ facile trovare bici usate piu’ che dignitose per avvicinarsi all’enduro/freeride a prezzi accettabili. Il nuovo invece, tranne qualche eccezione online piuttosto rara tipo CRC in periodo di saldi, ha prezzi spesso improponibili per chi e’ alla prima bici e ha le idee confuse. Per cercare di fare un minimo di chiarezza, la full puo’ essere d’obbligo se:

  • Sapete gia’ che quel che vi interessa e’ scendere, e quando salite salite per scendere .
  • Avete problemi di schiena .

Inoltre, SE vi capita spesso di fare percorsi misti con rilanci e saliscendi scendisali, mettete anche ben in conto un bel reggisella telescopico…

In tutti i restanti casi il mio consiglio e’ di iniziare con un bel frontino magari da 29 😉

PS : sono una sunday biker, con orientamento all’enduro/AM/freeride fatto just4fun, solo per divertirsi al massimo. I miei consigli sono da prendere in funzione di questo e non sono da considerarsi assoluti. 

 

MTB: #scendopersalire (veio bike park – Formello)

C’e’ qualcosa che non va …. non era #salgoperscendere ????
Eh si qualcosa non torna. Oggi ho deciso di cambiare location, e anche un po’ genere, avendo piu’ tempo a disposizione. E’ una
splendida e fresca giornata, e dopo un po’ di ravanamento online decido che la cosa piu’ semplice risponde al nome di Formello (Parco di Veio), scelta dettata fondamentalemnte dal fatto di esserci gia’ stata con un amico in primavera e di ricordarmi vagamente che i trails
sono divertentima ricordo anche che c’e’ da faticare, e non poco … piu’ che altro perche’ questa location ha una peculiarita’
che puo’ mettere a dura prova chi viene da un concetto “all mountain” di vecchia scuola e alta montagna ovvero #salgoperscendere.
A Formello de facto, prima si scende e poi si sale ….. e , se non hai due gambe degne di questo nome e una buona dose di forza resistente … si spinge.

formello bikepark

Eh si, perche’ a differenza di Monte Cavo o dei tipici giri a cui ero abituata quando vivevo a Torino, qua non c’e’ “la strada” che ti porta a inizio trail.
Si tratta di una serie di anelli, tutti su singletrack, il cui accesso (o rientro) e’ piu’ o meno agibile.

Premetto che si tratta di un terreno semi “costruito”, e anche parzialmente segnalato con opportuni cartelli.

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Partiamo dal primo anello : lo Scoiattolo. Per raggiungerlo, dopo aver percorso il raccordo su uno sterrtone relativamente facile, tocca
stare attenti all’indicazione e non stranirsi vedendo il singletrack salire. Se siete pippe come me tocca spingere per un po’. Se avete
le gambe buone, beh buon divertimento. Una volta arrivati in cima nei pressi di uno slargo inizia il trail, caratterizzato da salti quasi
tutti fattibili / copiabili, una bella parabolica e un ripidone finale a cui stare attenti perche’ il terreno e’ franoso.



E poi ecco … tocca risalire … ovviamente per quanto mi riguarda a SPINTA, fino all’attacco del secondo anello, il Cinghiale.

Il Cinghiale e’ il piu’ lungo e divertente dei trails di Veio da me finora provati. Abbastanza free, con qualche facile saltino e molto
flow, alcuni rilanci un po’ antipatici per chi ama come me la sella bella bassa in discesa ma nel complesso scorrevole e veloce, senza alcuna
tecnicita’ eccessiva. Il bello di questi trails, poco frequentati dai “bicioni” da DH e’ che non son per niente scavati dalle frenata
tranne in rari punti, e quindi permettono una guida veloce e piacevole … fino a quando non arriva la fine e la salita obbligata. Ma
del cinghiale, tranne i soliti ripidi che a me tocca fare a spinta, e’ bella anche la risalita, da godersi con la giusta calma in
uno splendido e fitto bosco che pare qualcosa di incantato.

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Una volta risaliti tocca alla Volpe. E’ un trail easy, con parecchi rilanci, un po’ troppo on-off per i miei gusti , ma adatto anche
a chi e’ alle prime armi e ad essere tranquillamente percorso con una front. Saluariiamente ha qualche salto (dotato di eventuale chiken line)
e conviene specie se non si e’ allenatissimi come me cercare una via d’uscita verso la strada bianca prima di perdere troppa quota.
La volpe e’ l’unico sentiero la cui risalita si fa su facile (ma polverosa e pallosa) strada bianca che riporta al parcheggio.

Nel complesso: Il posto ha un suo fascino, specie per chi ama la solitudine e il silenzio. C’e’ del buono, ci si allena in skill a me ignote, ma richiede un po’ piu’ di forza resistente rispetto ai miei standard
per poter essere apprezzato appieno …. e sarebbe anche vivamente consigliato un reggisella telescopico, che alla prima occasione
cerchero’ di regalare a #slayerina.

MTB : Fear Of The Dark

Fear of the dark … paura del buio : a molti un po’ vecchiotti come la sottoscritta suonera’ come il titolo di una canzone degli Iron Maiden. Niente di piu’ opportuno per descrivere quanto sperimentato oggi con #slayerina. La location e’ la solita, la voglia di sgambettare e di provare nuovi trails piu’ del normale : tra lavoro, maltempo e – diciamolo – surf – #slayerina si era limitata al giro dell’isolato infrasettimanale. Gia’, maltempo, perche’ pure oggi non e’ che attorno all’antennuto monte (monte cavo, ndr) splenda il sole. Con l’autunno le giornate si accorciano, e tocca farci i conti anche a pedali. Sono quasi le 15 quando riesco a mettermi in moto … le gambe girano molto bene, e senza problemi in poco piu’ di 1 ora sono in cima a godere della splendida vista sui ripetitori …

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Bene, tempo di cambiare maglia mettere le protezioni e si scende, anche perche’ qualche nuvoletta c’e’, e sporadicamente ho pure le sensazione di sentire qualche gocciolina. Giu’ per il trail Giuliana, e poi per il 3 , abbastanza veloce fino al quadrivio dal quale decido di risalire per farmi il divertente pezzetto della variante del 6 … non mi basta, perche’ oggi le gambe stanno bene e voglio vedere qualcosa di nuovo. Salendo dall’asfalto avevo visto altri “buchi” verso il bosco, quindi decido, malgrado siano gia’ quasi le 17 di risalire ancora una volta fino a circa l’altezza dell’incrocio con la via Sacra …. bene! Gia’ alla prima discesa avevo avvertito qualche problema di visibilita’ nella parte piu’ fitta del bosco. Sono ahime’ miope, e non di poco, e vi assicuro che per un forte miope il “buio e’ piu’ buio“. Ed eccola li … dopo un inizio tranquillo il sentiero – che dovrebbe essere il 5 – inizia a presentare una bella serie di pietroni fissi, che ricordano tanto quelli dei trail Liguri. Non ho molta dimestichezza con questo terreno, ci vedo poco e male, e il principio di conservazione mi obbliga a fare qualche pezzo a piedi. Il bosco si fa sempre piu’ fitto, il GPS non prende … non riesco a capire dove sono l’unica cosa certa e’ che sto scendendo e che passato il peggio il trail diventa divertente, ma la visibiltia’ lascia a desiderare al punto da costringermi ad usare il telefono montato sul supporto da manubrio come torcia …. va un po’ meglio e finalmente arrivo sul sentiero a mezzacosta ormai noto …

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Ultimi sforzi con visibiltia’ precaria, ultimo raccordo e finalmente sono fuori dal bosco, super contenta di rivedere la luce !!

La mountain bike prevede anche questo : capacita’ di planning e di adattamento … mi sa che potrei pensare ad una bella luce a led come prossimo acquisto visto l’accorciamento delle giornate 😉 !!!!

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Per chi fosse curioso , qua sotto c’e’ la mappa del giro, a breve rendero’ anche disponibili le tracce GPS 😉

mtb monte cavo mappa

 

E infine il video, che carico solo oggi x problemi di connessione …


fearofthedark @ montecavo from WhyBeNormal KiaZ on Vimeo.

 

MTB: monte cavo 2, better ravanation

Monte Cavo, atto secondo. Pare che l’antennuto montarozzo stia permettendo alla sottoscritta di non lamentarsi per la persistente assenza di onde da surfare, e alla sua bike #Slayerina di far girare le ruote, senza fare troppi km e senza dover investire troppo tempo. L’obbiettivo di oggi e’ capire meglio i sentieri, testare il nuovo setup delle leve dei freni e ovviamente scendere con maggiore fluidita’.

Prima di partire rimetto mano alla prima traccia che avevo scaricato, cercando di visualizzare meglio il territorio e di individuare i suggerimenti che mi erano stati dati. C’e’ un trail ottimo come “riscaldamento” che parte dalla prima parte dell’asfalto, decido quindi di iniziare da li, in modo da “allungare il giro”, e da capire cosa c’e’ di proponibile anche ad amici dotati solo di front e/o alle prime armi.



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Ho scoperto che in realta’ i sentieri di Monte cavo hanno una numerazione, anche e’ totalmente teorica e quasi priva di indizi/indicazioni. Quindi il primo trail provato oggi, dopo una breve e facile risalita si chiama 6. Ho scoperto ben presto che in realta’ e’ + comodo farlo in salita, meno ripido della “via sacra” percorsa alla mia prima esperienza , permette comunque di tagliare la parte di “stradone” che collega il punto di partenza al bivio per Monte Cavo. In discesa non e’ nulla di che ma e’ adatto per prendere confidenza a chi e’ alle prime esperienze con i singletrack.

percorsimontecavo

Il 6, ha pero’ una variante piu’ ripida e divertente, scoperta alla seconda run e visibile sulla cartina ricavata dal GPS.  Non so se ha un nome, ma e’ un pezzetto carino, con belle curvette veloci e qualche dosso su cui staccare. Finalmente con le leve dei freni inclinate correttamente ho ripreso anche a fare qualche piccolo saltino …. #nientedidifficile o di spaventoso diciamo.

Dopo queste 2 run di riscaldamento decidiamo di salire fino all’antennuta cima. In poco piu’ di un ora arrivo lassu’ … altezza ben 948 mt slm, siamo quasi in montagna 🙂 🙂 😀 …. Non c’e’ nulla da vedere, se non tante antenne la cui vicinanza mi fa addirittura venir mal di testa, quindi preferisco riprendere la mia “caccia al trail”.

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Scendo un breve tratto sull’asfaltata, imbocco un raccordo e poi vedo l’attacco di un sentiero segnato da una fascetta rossa. Il GPS conferma che ci siamo, trattasi del trail “Giuliana”, davvero divertente e flow anche se breve.

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Per la parte intermedia decido di stare sul sicuro, scegliendo l’ormai noto “3”, e anche qua la differenza del nuovo setup si fa sentire. Nella parte bassa ritrovo, anche se con un po’ di fatica l’allaccio del “6” , e risalgo un pezzetto per fare l’ultima divertente discesina, parte della quale visibile nel video qua sotto, realizzato con un adattore fisheye per cellulare.



Per concludere, Monte Cavo promosso a pieni voti. Vicino, senza risalite faticose, ottimo per la modalita’ “salgoperscendere” a me tanto cara, mai troppo impegnativo, mantenendo il margine di sicurezza molto alto anche senza casco integrale e pettorina (consiglio comunque almeno le ginocchiere, non solo per le eventuali cadute ma anche per gli onnipresenti rovi). E’ un ottimo spot per chi vuole avvicinarsi al concetto di enduro/freeride pedalato senza dover lottare contro drop fuori portata e/o linee impestate/esposte/complesse.

Una bella scoperta, e di trails me ne mancano ancora tanti 😉

MTB : Monte Cavo HowTo 4 dummies

700 e rotti km mi separano dalle Alpi … #Slayerina e le mie gambe non possono stare ferme: l’idea che nel giro di pochi giorni il lavoro fatto in quota vada perduto mi terrorizza piu’ nel perdermi in zone a me ignote. Quindi, pronti via. Si parte da Google per …. Monte Cavo !!!

Breve premessa: vivo a Roma da 3 anni, e in questi 3 anni con la bici ho fatto poco o niente di vagamente comparabile a quello che si chiama “All Mountain” o “Enduro” , questo fondamentalmente per totale non conoscenza del territorio e perche’ “non conosco nessuno o quasi che va in mtb” , limitandomi a qualche scorrazzata in “criceto mode” al BikePark di Campo Felice (risalite meccanizzate in seggiovia).

Detto questo, ho deciso di farmi avanti, e potendo al giorno d’oggi sfruttare la tecnologia offerta dal GPS con qualunque smarthphone, mi sono prodigata su Google in cerca di tracce da seguire.La scelta di Monte Cavo, un antennuto collinotto alto ben 950 mt(non chiamatemelo Monte quel coso plz..) che domina il lago di Castel Gandolfo e’ dettata dal dislivello notevole che offre per essere in zona collinare e dal fatto che, almeno sulla carta e’ molto gettonato da chi pratica mtb Enduro e anche dai discesisti che risalgono in furgone. Tutte caratteristiche che mi fanno ben sperare di aver trovato un posto dove “#salgoperscendere” permettendomi il cambio di assetto a Slayerina senza continui stop. E in effetti cosi’ e’ stato.

Dopo un po’ di ricerche la mia scelta cade su una traccia di soli 12 km contro la media di super-giri da 40/50 km per me improponibili e palesemente di genere XC (Cross Country, ovvero salgo per salire e pedalo per pedalare….) poco idonei al mio stile e allenamento. Bene, carichiamo la bici, carichiamo la traccia, e raggiungiamo in macchina senza troppe sorprese il punto di partenza, riconoscibile dalla presenza di tante, troppe macchine con portabici posteriore e un viavai di bikers.

Ok, ora si tratta di capire dove andare. Sono molto vicina alla traccia, ma ho qualche difficolta’ all’inizio a trovarne l’attacco, complice anche il fatto che la zona presenta una vegetazione abbastanza fitta di latifoglie, cosa che non aiuta il GPS a mantenere il segnale. Dopo qualche avanti e indietro imbocchiamo il sentiero giusto … dove subito vengo passata da gente con gambe palesemente piu’ allenate e potenti delle mie. Il GPS conferma che la traccia e’ quella, si sale per un singletrack, piacevole finche’ non mi ritrovo ad incontrare questa cosa :

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La “cosa” in foto che ha provocato la reazione nella foto sottostante e’ una specie di strada a lastroni un po’ in stile ligure, una mulattiera di pietre fisse piatte, che sa di roba di tempi antichi …. in salita, molto in salita, con pendenze che superano palesemente il 10% e un fondo non dei piu’ semplici. Vabbeh, con le dovute pause cerco di portare su Slayerina, un po’ preoccupata dal fatto che, guardando il GPS pare che questo strappo diretto nella massima pendenza delle curve altimetriche, dorvrebbe durare per un po’ … Mi affianca per poi superarmi un’altro biker, il quale arrivati all’incrocio con l’asfalto (non pareva vero) mi rassicura che si arriva in cima anche con la strada asfaltata, che sale per fortuna in maniera molto piu’ dolce. Fine delle cose difficili, riprendo a pedalare con il mio ritmo fino alla fantastica quota di 870 mt slm !!!! Wow siamo quasi in “montagna” 😀 😀 😀 😀 … Purtroppo causa una manifestazione la strada che porta in cima all’antennuto cucuzzolo e’ interrotta, ma poco male, perche’ una coppietta con bici da Enduro mi indica dove attacca il sentiero che scende e mi rassicura che e’ a livello Campo Felice, quindi #nientedidifficile ….

La discesa e’ divertente, piacevole, senza nulla di difficile tranne il primo attacco ripido, un classico singletrack con qualche parte un po’ + tecnica ma tutto alla portata della sottoscritta e #slayerina. Insomma, non male per essere a mezz’ora da Roma. Chi si accontenta gode, anche se la Montagna, quella vera e’ tutta altra cosa e sopratutto tutt’altro belvedere ….

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Per un idea migliore, anche se di qualita’ non eccelsa causa luce rognosa, ecco il anche il video di parte della discesa :



La discesa alla fine in tutto non dura piu’ di una decina di minuti, considerate pause e velocita’ ridotta causa non conoscenza del posto. L’ultima parte del sentiero sbuca poi diretto sullo stradone dove si parcheggia, ecco forse questa e’ la cosa a cui tocca stare piu’ attenti 😉 …

Per concludere la breve gitarella (meno di 2 ore in tutto) decido di concedermi un bel bagno rinfrescante nel laghetto di Castel Gandolfo

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Tirando le somme : si fa, probabilmente ci sono altri sentieri da scoprire, l’importante e’ capire un po’ come e’ fatta la zona , il GPS e’ un grosso aiuto, anche se le valutazioni delle difficolta’ in salita/discesa sono concettualmente diverse da quanto si fa in alta montagna. Pero’ alla fine ci si diverte anche qua, tocca solo reinventare un po’ il proprio modo di concepire la MTB. Al prossimo giro !!!

Les2alpes full day : parte 2, bikepark !

Scendo dallo Jandri … stanca ma soddisfatta delle performance sulla neve (che potete leggere nella prima parte del report) mi trascino con i pesanti hardboots fino alla macchina, dove c’e’ #slayerina che mi aspetta. Un brevie break, e si cambia divisa. Via la giacca e i pantaloni da snow, su pantaloncini, protezioni da bike e casco integrale. Monto la ruota anteriore con il perno passante e #Slayerina e’ pronta a questa nuova e incognita esperienza.

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Incognita si, perche’ anche i Bikepark si sono evoluti nel tempo, e non e’ assolutamente detto che tutti i tracciati siano idonei ad una bici fondamentalmente da all-mountain. Ma leviamoci il dubbio subito. Decido di puntare al settore de le Diable, che sulla carta dovrebbe essere il piu’ idoneo ad un livello intermedio.
A dire il vero le prime difficolta’ le incontro con la seggiovia: i Francesi hanno messo a punto un sistema di carico che pare non tenere conto del fatto che ci possono essere donne e bambini che magari usano ancora bici con ruote da 26 (o peggio da 24 nel caso di un ragazzino, ricordiamo che gli standard attuali per gli adulti sono 27.5 o 29…).

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Il congegno,che vedete in foto implica di alzare la bici dal manubrio e spingerla dentro l’attacco giallo. Gia’ … peccato che io sono alta 160 , che la mia bici e’ corta e che avrei dovuto sollevare solo di braccia la bici di ben 20 cm per arrivare al gancio … il tutto con la seggiovia in lento movimento …. Fortunatamente dopo un po’ di strilli in un mix tra italiano inglese e francse sono riuscita a farmi aiutare, e a portare su il mo mezzo agricolo … e sempre per fortuna lo sgancio e’ molto piu’ facile dell’aggancio.

Finalmente si scende quindi. Dato che e’ abbastanza noto il fatto che non sempre il livello di difficolta’ indicato in Francia corrisponda al vero e visto il precedente con la seggiovia decido di provare prima la pista verde.

#Nientedidifficile come volevasi dimostrare, solo qualche tratto un po’ bucato dalle frenate, scorrevole con paraboliche e qualche rilancio, seconda parte nel bosco piu’ divertente e panorama grandioso, per un totale di circa 30 min di discesa comprese le soste per foto andando pianino.

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Arrivo in fondo abbastanza stanca, le buche da frenata comunque a me dan tanto fastidio, e la molla della forka forse un po’ dura non e’ il massimo per questo tipo di run. Malgrado tutto decido di riprovare, cambiando traccia e sperando di avere meno problemi con il sistema di carico. Stessa solfa o quasi, ma per fortuna stavolta ci vanno meno imprecazioni per ricevere aiuto.

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Per la seconda run opto per una blu, che prende il nome dall’omonimo impianto, Diable. La pista e’ leggermente piu’ ripida con tornati piu’ frequenti, la guida diventa piu’ lenta e le buche per fortuna sono di meno, e da subito il tracciato pare essere divertente, con una serie di panettoni, step up e rilanci che riescono a far staccare saltuariamente le ruote alla slayer anche se presi a velocita’ moderata. Di questa run vi propongo il video della parte centrale, la piu’ divertente.



Pista un po’ piu’ veloce che concludo in “soli” 20 minuti. Ma le gambe visto lo sforzo fatto in mattinata iniziano a dare segni di cedimento, e decido di andare a provare il divertentissimo pump track in asfalto prima di partire.

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Verdetto finale: Les2Alpes, anche rivisto a 38 anni , ha sempre qualche ricordo positivo da lasciare. L’esperienza in ghiacciaio in snow alpino ha risvegliato un vecchio demone, quello della velocita’ su pista, e il bikepark mi ha fatto venir voglia di tornarci per esplorare i tanti altri trails disponibili, anche se ammetto di preferire sentieri naturali non esplicitamente costruiti per la mtb. Indubbiamente e’ un ottima locationper chi vuole provare le discipline gravity della mtb anche da livello 0 (la verde la fa chiunque sappia stare in piedi su una bici)
Il panorama e’ notevole, ma passa da un mix di natura e opere umane che lascia un po’ interdetti, ma ci sono posti in cui l’urbanizzazione e’ peggiore. La quantita’ di surf & bike shop e’ tendente a infinito, e a fine stagione si possono anche trovare occasioni interessanti. Idem per i locali anche se mangiare e’ rimasto in media caro come un tempo, quindi nel caso di soggiorni prolungati consiglio la formula residence.
Non so se e quando mi si ripresentera’ la possibilita’ di tornarci, e proprio per questo sono estremamente soddisfatta del mio big day.

Les2Alpes full day: alpine snowboard & bikepark (parte 1 snow)

Les2alpes…. chi non ne ha mai sentito parlare alzi la mano !!
Credo che nel mondo degli action sports tutti conoscano almeno di fama il resort francese, noto sopratutto per lo sci estivo. Negli anni del boom dello snowboard e’ stata, assieme al concorrente Tignes una delle prime stazioni a credere nella parte freestyle di questo sport, dotandosi di snowpark in tempi in cui in Italia erano ancora una rarita’. Parliamo della fine anni 90 primi anni 2000, ero giovane e elastica e affascinata non solo dalla powder ma anche dalla componente freestyle dello snow. Ai tempi les2alpes era una tappa estiva pressoche’ forzata.

Ora sono passati quasi 20 anni da quell’epoca, ho tanti anni quanti ne ha il resort stesso (38 anni) ,  la mia visione dello snowboard e’ profondamente cambiata e non immaginavo di tornare lassu’ . Ma il tempo non troppo caldo, la curiosita’ di vedere anche l’enorme bikepark di cui ormai si parla quasi piu’ che del ghiacciaio mi hanno spinto a farmi 2 ore di macchina per passare una giornata in quello che resta comunque una specie di paese dei balocchi . 

Lo scheduling prevede mattinata in ghiacciaio, sperando di trovare condizioni adatte a quello che sara’ il mio mezzo di discesa : uno snowboard alpino, noto anche come hard-booting , una di quelle tavole dritte e dure che solo pochi nostalgici e appassionati conoscono e comprendono. Nel caso mio si tratta pure di una tavola rara e molto performante, una Pogo Sunshine di fine anni 90.

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L’hard e’ molto piu’ tecnico e difficile del soft. La mia prima tavola e’ stata un hard, e dicono che il primo amore non si scorda mai … infatti con l’andare del tempo l’antica fiamma e’ tornata sempre piu’ viva, complice il fatto che con gli anni che passano il mio interesse nel freestyle scemava e che le condizioni per fare freeride in fresca diventavano sempre piu’ rare. L’hard invece permette sensazioni di velocita’ e sopratutto di “accelerazione-G” che anche il piu’ rigido dei soft si sogna … A les2alpes era la prima volta con la Pogo …. dopo un inizio un po’ cosi’ cosi’ dovuto al fatto che la gran parte delle piste era occupata dai pali delle squadre agonistiche di sci finalmente con il progressivo smontaggio dei suddetti pali la Pogo ha avuto Giustizia, quella Giustizia che non aveva da tanto ..

L’ultima ora e’ stata veramente memorabile: un pistone largo, con neve di qualita’ piu’ che adatta all’hard e piu’ che accettabile per essere a fine agosto, su cui tirare curvoni in piega sfidando la forza G come solo una tavola alpina ti permette di fare …. e ti permette di ricordarti che lo snowboard dei tempi che furono esiste ancora, e che con un po’ di fortuna (e ahime’ anche un minimo di budget) si riesce ancora a praticare.

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Felice, soddisfatta, sorridente concludo l’ultima run praticamente a chiusura impianti , tornando allo Jandri (la telecabina che riporta in paese) con le gambe molli … ma determinata a ripartire nel pomeriggio per scoprire un lato a me ancora sconosciuto di Les2Alpes : l’enorme bikepark di quasi 100 km di trails …..

—- continua -> parte 2 bikepark ———->

 

MTB : Grange Rho – un divertente e panoramico singletrack (video)

vallerhocomboGiretto veloce da un paio d’ore fatto un paio di giorni fa, caratterizzato da una salita a tratti impegnativa non tanto per la pendenza quanto per il fondo molto ghiaioso e da una discesa molto panoramica con qualche parte un pelo piu’ tecnica in cui la difficolta’ maggiore e’ data da alcuni passaggi un pochino esposti anche se facili . Penso che in questo caso il video di tutto il singletrack sia piu’ esplicativo di tante parole ;), buona visione



Bardonecchia Bikepark: giochiamo a fare i criceti ? (video)

Lo devo ammettere, sono stati proprio i bikepark a farmi avvicinare al mondo della mtb, dandomi nell’ormai lontano 2007 la possibilita’ di imparare a guidare la bici su sentieri singletrack e passaggi anche tecnici, permettendomi poi in seguito di passare ad un orientamento piu’all mountain e apprezzando appieno le discese conquistate pedalando. Ma torniamo al discorso del girare su sentieri costruiti ad-hoc e utilizzare risalite meccanizzate: Bardonecchia e’ stato il primo bikepark in cui ho iniziato a confrontarmi con le discese vere, e mi fa sempre piacere farci un sopralluogo almeno una volta all’anno. Concentrato nella zona tra Campo Smith e Melezet, le due seggiovie permettono di “fare i criceti” (ovvero di girare ripetutamente sullo stesso percorso, come appunto il criceto nella ruota) su un totale di 8 percorsi piu’ un paio di collegamenti.

Le prime discese quest’anno sono state un po’ ostiche, la Slayer non e’ una bici da downhill e soffre tanto le buche causate dalle frenate dei “bicioni”. Lato campo Smith non c’e’ molto da dire, se non che in realta’ il percorso dicharato piu’ semplice, la 9D dichiarata la piu’ facile in realta’ diventa antipatica per le tante buche, meglio la classica e diretta 15D, che con quel po’ di pendenza in piu’ costringe anche le bici da DH ad andare un po’ piu’ fluide con conseguente meno scavi. Discorso simile per la 16, un po’ piu’ tecnica e lenta tutta nel bosco con un passaggio su passerelle un po’ strano ma divertente.

Spostandosi verso Melezet le cose cambiano un po’. I percorsi sono piu’ lunghi. Risalendo in seggiovia si nota subito il nuovo 27D, anche qua … dichiarato rosso, ma e’ dinuovo una traccia molto stop and go, che sarebbe anche carina se non fosse che #slayerina e la sottoscritta non amano le buche. Molto, molto molto meglio invece le tracce verso lo skilift del Bosco, in particolare il 25D, tutto tornantini , lento con qualche passeggio tecnco e rilancio, divertente nel bosco, molto vario molto adatto ad una bici da AM/enduro come la mia. Non lo ricordavo cosi’ bello, forse e’ stato migliorato nel tempo … lunghissimo almeno alla mia velocita’, un buon 15 minuti di discesa. Altra simpatica sorpresa il nuovo 24D, che de facto segue una traccia che si fa d’inverno in neve fresca con lo snow. Molto flow anche questo con qualche rilancio, peccato non aver avuto il tempo di rifarlo.

Nel video qua sotto che ho fatto ieri vedete alcune parti (quelle con le passerelle) del 15 e del 16D , e alcuni pezzi del 25D di melezet … giusto per dare un idea di cosa stiamo parlando …..


bardonecchia bikepark 2016 slow ride from WhyBeNormal KiaZ on Vimeo.

Insomma un bel pomeriggio di discese, per consolidare la tecnica e sentirsi piu’ sicuri. Credo che i bikepark siano comunque un buon sistema per promovere la mtb e permettere l’avvicinamento a queste discipline a chi e’ attratto magari in primis dalla componente adrenalinica, e non ha l’allenamento di base per permettersi di risalire in tranquillita’ senza distruggersi. Ricordiamoci che anche la discesa e’ impegnativa (si possono bruciare fino a 400 kcal/ora girando in bikepark) e che sopratutto richiede una buona prontezza di riflessi, cosa che non sempre si ha dopo una lunga salita ….

Per info su Bardonecchia Bikepark : www.bardonecchiaski.com  Dowload mappa bikepark qua

 

In MTB al colle del Sommeiller (3000 mt) La mia Grande Impresa

Arrivare in mountain bike a quota 3000 metri sul livello del mare era un obbiettvo che mi ero messa in testa di raggiungere fin dai tempi della prima bici “seria” in mio possesso, ma allenamento, logistica, meteo, e tante altre cose hanno rimandato la cosiddetta “Grande Impresa” a data da destinarsi. Ma quest’anno finalmente si son verificate le condizioni adatte per salire lassu’: bici in ordine con una forcella adatta anche a salite piuttosto scassate e gambe che paiono non spaventarsi di 1000 mt di dislivello. Il Colle del Sommeiller si trova sopra Bardonecchia, al confine con la Francia ed e’ considerata la strada carrozzabile piu’ alta d’Europa: questo puo’ essere l’unico lato negativo dell’escursione, in quanto la suddetta strada e’ notoriamente frequentata da motociclisti e fuoristrada . Pazienza, cercheremo di non respirare troppa polvere.

Considerato il mio allenamento discreto ma non da iron bike decido di partire dal parcheggio del Rifugio Scarfiotti, a circa 2136 metri di altezza. L’obbiettivo sono i 3000 metri.

Si sale lentamente senza troppi intoppi per i primi 400 metri, l’aria e’ fresca e il panorama e’ spettacolare gia’ da subito.

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Dopo un primo falsopiano la strada riprende a salire, senza rampe eccessive, tornante dopo tornante. Fino ai 2600 abbondanti fiato e gambe sono ancora abbastanza in ordine, e la temperatura tutt’altro che calda incentiva a restare in movimento. Dai 2700 circa la strada comincia a prensentare tratti piuttosto sassosi e scassati, e l’altitudine a farsi sentire, riducendo le mie capacita’ aerobiche. Questo mi costringe saltuariamente a alternare qualche breve tratto a spinta, non tanto per la difficolta’ quanto per cambiare tipologia di sforzo e dare un po’ di tregua ai quadricipiti femorali. Ma piu’ si sale e piu’ pare di essere su un’altro pianeta quindi l’incentivo a continuare e’ forte e si riprende a pedalare

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A 2900 circa inizia a vedersi la prima neve … e gli ultimi tornanti che salgono … non riesco a valutare quanto ci vorra’ a fare quelle 4 sassose rampe ma ormai l’arrivo e’ davvero vicino, l’adrenalina lascia spazio al fiatone e i quadricipiti si rimettono in moto salendo addirittura di rapporto, pur di arrivare al piu’ presto lassu’. Una volta al termine della strada, quasi incredula di avercela fatta, mi sembra di stare davvero in un altro mondo … vegetazione completamente assente, sassi, terra, neve, e una volta scollinato il dosso compare anche il laghetto in cui si specchiano le montagne circostanti .

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Fa freddo ma pare di stare sul tetto del mondo e la cosa piu’ bella e’ esserci arrivati con le proprie forze. Ora ci aspetta la discesa, che purtroppo non presenta molte varianti rispetto alla salita, solo un paio di divertenti tagli. Probablmente da meta’ strada c’e’ possibilta’ di percorrere il sentiero pedonale, ma non avendo notizie sulla ciclabilita’ dello stesso ho preferito percorrerlo solo ove era palesemente valutabile e visibile, come nell’ultima tratta che ci riporta sul retro del rifugio Scarfiotti, con le cascate di sfondo

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Per concludere, piu’ di 1000 metri di dislivello inclusi i saliscendi dei 2 falsipiani, 3 ore e mezza circa per salire. Considerata l’altitudine e tutto il resto del contesto mi ritengo davvero soddisfatta ! Il posto merita tutta la fatica e pare di essere a due passi dal cielo !

TUTTE le foto qua, sulla pagina facebook :

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