Montagna Libera!

Ci vuole Accesso LIBERO alla MONTAGNA ! (e alla collina, campagna, e qualunque spazio aperto dove vi siano sentieri e strade bianche)

La telenovela degli arresti domiciliari continua. Dal 4 corrente mese si potra’ uscire a fare attivita’ sportiva individuale “anche lontano da casa”.
La bici e nello specifico la Mountain Bike (traduzione letterale BICI DA MONTAGNA) e’ uno sport individuale.
La normativa e’ pero’ assolutamente POCO CHIARA sulla possibilta’ di spostarsi con un’altro mezzo privato(leggi veicolo a combustione termica), ovviamente DA SOLA, in luogo piu’ consono all’utilizzo di una BICI DA MONTAGNA.
Qualcuno potra’ farmi notare che i francesi la chiamano VTT ovvero Velo’ tout terrein ovvero, piu’ genericamente, bicicletta fuoristrada.
Va bene allora prendiamo atto che non e’ necessariamente “da montagna” ma semplicemente “da fuoristrada”, “da sterrato”.
Non abito in una location che permetta la pratica di tale disciplina in maniera coerente con il mio mezzo.
Quindi o faccio asfalto – a tratti anche molto pericoloso – per provare facendo qualche km – a raggiungere luoghi piu’ idonei al mio sport o continuo ad andare in escandescenza fino alla follia.
Ribadisco il concetto gia’ espresso nel precedente articolo : ANCHE IMMAGINANDO DI ESSERE POSITIVA ASINTOMATICA, CHI CONTAGIO ANDANDO DA SOLA TRA BOSCHI, COLLINE, E MAGARI MONTAGNE ???
ESIGO UNA RISPOSTA A QUESTA DOMANDA.

Una risposta con un motivo scientifico. E non tiratemi fuori il “se ti fai male”, perche’ e’ + facile che mi faccio male su asfalto perche’ qualche scellerato in macchina mi cilindra.
Mantenendo un range di movimento regionale (o addirittura anche solo provinciale), nell’Appennino Centrale ci sono un sacco di posti splendidi, isolati quanto basta per disperdere altri eventuali amanti dell’outdoor, non solo bikers, ma anche escursionisti, trail runners, e chiunque abbia semplicemente BISOGNO di riprendere contatto con la Natura.

Ed e’ proprio chi abita in citta’ che si e’ visto sottratto di una fondamentale liberta’ e di un fondamentale diritto, quello di potersi spostare, nel rispetto della tutela della propria salute e di quella altrui !
Fior di esperti affermano che anche solo camminare in un bosco, in montagna, in collina, insomma nel verde fa bene al fisico e allo spirito.

Abbiamo fatto i bravi anche troppo a lungo. Posso resistere ancora una decina di giorni, arrangiandomi in qualche modo con il poco che ho a disposizione in zona e approfittandone per riprendere un minimo di allenamento. Ma poi BASTA. Non facciamo del male a nessuno. Non capisco questo accanimento contro chiunque abbia delle passioni correlate all’outdoor, questo ignorare tutta una serie di esigenze che comunque hanno a che vedere con il benessere psicofisico delle persone. E’ concessa l’attivita’ “sportiva” ma non quella “ludica”. Come se, per poter apprezzare le bellezze che la Natura offre bisogna per forza fare qualcosa di “sportivo”. Io mi definisco sportiva ma non atleta. Faccio sport per il piacere di farlo e perche’ mi diverte, non per fare una certa performance.
Forse per i piani alti la mia idea di sport e’ sbagliata.
Forse (anzi di sicuro) io e quelli come me per i piani alti sono sbagliati.

Probabilmente a chi sta ai piani alti vedere foto come quelle che ri-posto qua sotto non fa ne caldo ne freddo. E ho volutamente scelto gli Appennini proprio nel rispetto del fatto che al Nord la situazione e’ ancora un po’ piu’ complessa.

nuria
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camposecco
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camposecco 1

Il tempo libero, probabilmente, per chi rappresenta l’italiano medio e’ fatto da calcio, tv, mangiate senza inizio ne’ fine, e il mare d’estate.

Tutto il resto non esiste. Come non esistono i singles e non esistono coloro che, per qualunque ragioni esse siano, non hanno CONGIUNTI.
I miei CONGIUNTI sono le MONTAGNE … esigo la possibilta’ di raggiungerle !!!

EDIT: Ad oggi , 29 Aprile 2020 , leggo questo per quel che concerne la Capitale:

http://www.romatoday.it/politica/parchi-roma-riapertura-come.html

Si parla di parchi a numero chiuso: tra i molti irrazionali commenti della serie “continuiamo a stare a casa” (ma stateci voi dato che vi piace tanto) qualcuno intelligente segnala che “appena fuori dalla citta’ ci sono tantissime aree di campagna PRATICAMENTE DESERTE” e che la concessione dello spostamento verso codeste aree eviterebbe l’affollamento dei parchi cittadini. Cosa giustissima peccato che difficilmente puo’ entrare nella testa di chi governa. Infatti, ribadisco il concetto, se mi fosse concesso spostarmi non andrei di certo a girare nei parchi, ma altrove in posti ben piu’ isolati. Speriamo in un minimo di buon senso (questo sconosciuto)

EDIT 2: Consiglio di firmare questa petizione a tutti coloro interessati a tornare al piu’ presto sui monti:

https://www.change.org/p/nicola-zingaretti-diritto-alla-frequentazione-della-montagna-nella-propria-regione/psf/promote_or_share?source_location=petition_show

Outdoor is not a Crime

Siamo ad un mese abbondante ormai di arresti domiciliari (si, per me la definizione piu’ appropriata e’ questa) e, se negli scorsi giorni si intravedeva qualche spiraglio di apertura alle attivita’ motorie in solitaria all’aria aperta rimuovendo i vincoli di prossimita’, ora chi ci comanda sembra fare passi indietro. Io vorrei tanto una spiegazione scientifica a queste insensate richieste.
Molti usano la motivazione del “non bisogna sovraccaricaricare il sistema sanitario e quindi se fai attivita’ outdoor puoi farti male” per giustificare questo provvedimento, ma forse, dico FORSE, questo aveva senso a inizio emergenza e probabilmente ha senso nelle regioni in cui il rischio e’ maggiore, ma uno ci si puo’ fare male anche vicino a casa, uno si puo’ fare male amche facendo lavori domestici improvvisati magari non di sua competenza. In quasi 42 anni di esistenza, non ho mai avuto traumi importanti al punto da dovermi rivolgere al 118 per mia fortuna, si, tanti microtraumi, distorsioni, striamenti a caviglie e ginocchia, i problemi di schiena, ma mai cose che mi impedissero di tornare a casa con i miei mezzi. Questo anche perche’ vivo da sola in una citta’ che non e’ la mia, sono padrona di me stessa (leggi partita iva) quindi non ho tutele, dunque, covid o non covid A ME L’INFORTUNIO NON E’ PERMESSO. E come sono riuscita io a non essere mai un “costo per il SSN” causa trauma sportivo credo che con le giuste cautele e limitandosi ad attivita’ che non ci portino fuori dalla zona di confort chiunque altro, pur di ritornare alla propria passione, sia in grado di auto-limitarsi.
Ipotizzando anche x un momento di essere un positivo asintomatico, vorrei proprio sapere chi contagio se vado a spasso nei boschi da sola? I cinghiali ?
In anni di MTB sono tante le uscite volutamente in solitaria durante le quali non ho incontrato NESSUNO. Credo che i bikers dalle ruote grasse siano assolutamente capaci di autoregolarsi, di evitare uscite impegnative (eh gia’, perche’ si vocifera che poco sport fa bene, mentre l’eccesso puo’ indebolire il sistema immunitario e quindi puoi prenderti il COVID) e di accettare una normativa (come in altri Paesi piu’ Civili) che limiti l’orario delle uscite alla prima mattinata e al tardo pomeriggio, in modo da scoraggiare i “merenderos” a fingersi bikers o trail runners.
Ormai, nel mio caso, e come in quello di tanti altri appassionati immagino, e’ diventata anche una questione di salute mentale. Sto lavorando ad un progetto virtuale (qua piu’ infos) per creare un software, un app, un simulatore che potrebbe renderci periodi simili meno noiosi, ma l’aria aperta, i boschi, il verde, i prati, le montagne, non potranno mai sostituire lo schermo di un pc.

mtb is not a crime

Non e’ solo questione di muoversi, e’ questione di poter apprezzare quel poco di bello che c’e’ ancora su questo Pianeta a cui non vogliamo abbastanza bene. Lo so, per la maggior parte della gente (e probabilmente anche x i nostri politici) la massima ambizione e’ stare sul divano e mangiare come una fogna. La maggior parte degli italiani in questo lockdown si e’ rifugiata in cucina. Gli sportivi vengono visti come pericolosi untori o egoisti irrispettosi “di chi sta a casa” o “dei medici eroi in prima linea”. A nessuno importa che invece la popolazione diventi sempre piu’ in sovrappeso e che aumenti il rischio di patologie cardiovascolari legate alla sedentarieta’. Adesso si parla anche di incentivi per utilizzare la bicicletta come mezzo di spostamento, sopratutto nell’ottica di alternativa ai mezzi pubblici. Ovviamente da biker (che gia’ sta usando quando il meteo lo permette la bici per andare a lavorare) non posso che essere interessata a questo approccio, ma, sarebbe anche bello vedere che tutte queste forze dell’ordine, spiegate in assetto quasi bellico per andare alla caccia dell’untore che corre o va in bici, venissero utilizzate per contrastare la microcriminalita’, rendendo “sicuro” non solo lo spostamento in bici, ma anche la possibilta’ di parcheggio/stallo del proprio mezzo. Le aziende che dispongono di spazi privati appositi sono poche, io stessa nel momento in cui il lavoro dovesse tornare al volume normale, avrei dei problemi.


Ma torniamo al nostro amato outdoor. Da qualche parte bisognera’ ripartire. Sono stati vietati gli spostamenti “non necessari”. Non tutti abitano in zone che consentano di fare attivita’ fisica all’aperto in modo piacevole per non pensare anche ai bambini che in questo regime a lungo non possono durare. Non tutti hanno un giardino o un cortile privato in cui poter comunque far qualcosa. Ma non ci si puo’ limitare al cortile. In questo periodo mi sento come se avessi 12 anni, e scendessi a giocare da sola, con l’ordine di “non allontanarsi dal cortile e non andare sullo stradone …”.


Non patisco la solitudine. Ci sono ormai abituata. Patisco la reclusione, questo si. Sono due cose molto diverse. La soppressione della liberta’ e delle proprie passioni in nome di un virus e’ una cosa che mi fa pensare di essere finita in un bruttissimo film. Una prova generale di sottomissione e omologazione, a cui non posso piu’ resistere a lungo. Una prova di controllo totale tramite un’app spiona (mi direte anche i social sono spioni, si certo, ma i fini sono differenti e inoltre la funzionalita’ dei social e’ basata su un concetto di scambio, i tuoi dati in cambio di un servizio) dalle dubbie funzionalita’ e implementazioni. Dicono che installando l’app si avranno meno vincoli. Vedremo con la dovuta attenzione.
Resta il fatto che del benessere psico-fisico di quella fetta, probabilmente troppo piccola, di popolazione che non e’ uno sportivo da divano (o al massimo da palestra) non importa niente.


Eppure, concedendo gli spostamenti, si farebbe in modo che la gente si disperda, che non si accumuli nei supermercati aperti (al supermercato non si prende il virus, nei boschi si, pure questo spiegatemelo) e che, nel rispetto del social distancing ripartano cmq i consumi di carburante (che sono scesi del 90% in questo periodo) il cui contributo al PIL e’ significativo.
Facendo due conti stupidi, in questo periodo ho risparmiato circa 200 euro di gasolio non potendo allontanarmi per uscire in bici nei boschi. Chi vive in citta’ fa anche molti km per andare a fare un bel giro e scoprire nuovi sentieri. A differenza di quel che probabilmente pensano ai piani alti la mtb non e’ fare il giretto nel boschetto dietro casa. Certo, per chi ce l’ha e’ pure quello, ma tutti i biker con un minimo di vena esplorativa spesso si allontanano in macchina per affrontare nuovi giri e scoprire nuovi posti.
Ritrovarsi privati di tutto questo, che vale anche per altri sport, e’ come sentirsi completamente svuotati, rendendo completamente inutile e insensata la propria esistenza.
E penso che tanti la pensino come me.
Spostandoci su altri sport, aggiungo due righe riguardanti il surf, gli sport acquatici individuali e l’accesso al mare in generale. Qua la cosa, sopratutto x il surf potrebbe essere piu’ complessa, ma con il buon senso credo che si possa tranquillamente evitare di affollare le line up, e magari accontentarsi di surfare spot con una qualita’ dell’onda un po’ piu’ “sporca” mantenendo per bene le distanze. Per l’accesso alla spiaggia basterebbe vietare lo stazionamento, consentendo solo il passaggio per fare il bagno, sport, o attivita’ motorie di allenamento a secco in spiaggia.

surf is not a crime
Ma pure qua, in fondo, vale il discorso di cui sopra: della salute psicofisica delle persone poco importa. Ci vogliono tutti grassi, con il colesterolo alto, ipertesi e pronti ad essere vaccinati contro un virus con un vaccino probabilmente fasullo (sono tante le fonti scientifiche che riferiscono che la profonda instabilita’ di questo virus ne rende difficile lo sviluppo di un vaccino efficace).
Questo non e’ il mio mondo, questo non e’ il mio paese. Una vita a queste condizioni non vale la pena di essere vissuta. Spero fortemente di vedere qualche segnale di comprensione a maggio, altrimenti la mia sopravvivenza (come quella di tanti altri) sara’ davvero dura. E non aggiungo altro perche’ se iniziamo ad analizzare anche la situazione economica la cosa si fa ancora piu’ preoccupante.

NON SIAMO CRIMINALI
SIAMO SOLO INDIVIDUI CHE AMANO L’OUTDOOR E LE LORO PASSIONI.

BackYard WIP Tutorial: Nosepress

Continuiamo a sfruttare il cortile per lavorare sulle skill. Del resto oltre a pedalare sui rulli e’ l’unica cosa che si puo’ fare, ed e’ l’unica che puo’ portarci a vedere migliorare la tecnica (o a non regredire) una volta che torniamo sui trail. Tra gli obiettivi che mi sono prefissata in questi giorni c’e’ quello di imparare il nosepress: ecco in questo video come sta andando :

La tecnica da me usata è in un certo senso “parente” di quella gia’ sfruttata per il bunnyhop, basata molto su ausili visivi / spaziali che aiutano a includere il gesto tecnico in un certo contesto, a dargli una certa utilita’ pratica. Se per il bunnyhop l’asticella e’ stata fondamentale, qua sono le piastrelle del cortile ad essere molto utili. Ben vengano consigli su come migliorare, questo non vuole essere un vero e proprio tutorial ma piu’ che altro la descrizione della mia esperienza di questi giorni di lockdown.

Buon divertimento.

Backyard Tutorial: Il Surplace

Dopo il bunnyhop ho impegnato un po’ di tempo (che non manca) per fare un tutorial su uno dei metodi utilizzabili per imparare il surplace. Come sempre, il sistema si basa sulla mia personale esperienza e non ha valore assoluto, ma, come si suol dire, se ha funzionato con me puo’ funzionare anche con altri. Il surplace e’ allenabile davvero in piccoli spazi con qualunque bicicletta: la mia progressione didattica prevede l’iniziare con una andatura molto lenta da realizzarsi soltanto a mezze pedalate, prima in maniera lineare, poi a S e per finire a spirale, fino a riuscire a restare fermi quasi automaticamente. Provare per credere !

Sondaggio: Gravity game/trainer

In questi giorni di reclusione obbligata causa quarantena e’ molto complesso trovare stimoli per restare in forma per chi come me associa all’attivita’ sportiva una forte componente di divertimento, di adrenalina, e di voglia di scoprire e esplorare nuovi posti. A tale proposito sto valutando di rivalutare il mio passato nell’informatica per effettuare in primis uno studio di fattibilita’ (e poi eventualmente lanciare una startup) per lo sviluppo di una piattaforma orientata alla simulazione/allenamento virtuale nelle discipline gravity (enduro, dh ecc) .

Per capire intanto se ci puo’ essere interesse e quanto, ecco un sondaggio.

Ringrazio chiunque voglia perdere 5 minuti del suo tempo (ora ne abbiamo tanto) per rispondere . Grazie e speriamo di uscire presto 🙁 .

A bikers’quarantine

Come sopravvivere al lockdown …..

Speravo di non arrivare mai e poi mai a scrivere questo articolo. Mai piu’ immaginavo di dover interrompere forzatamente i miei giochini per cause non legate ad un infortunio.
Il “bisogna stare a casa” per un amante dell’outdoor come me e’ davvero duro, difficile da accettare, come e’ difficile accettare che sia vietato andare per i boschi in solitaria , senza propagare contagi. Lo accetto di buon grado solo per il buon esempio, per quel che mi riguarda il discorso “se ti fai male” non sta in piedi in quanto per me vale sempre e comunque, essendo una partita iva e vivendo da sola e’ cmq x me vietato farmi male, con o senza coronavirus a peggiorare la situa.
La fortuna nella sfiga e’ che sono abituata a stare da sola, che non soffro la solitudine ma soffro la reclusione, questo si.
Soffro la mancanza di liberta’, le code al supermercato, il non poter uscire oltre l’isolato.
In ogni caso, sono impotente nei confronti di questa drammatica situazione, e la mia speranza e’ solo quella che si risolva in fretta, nella coscienza che comunque la normalita’ sara’ molto lontana, e che, nella speranza di una riapertura degli spazi verdi in tempi ragionevoli, girare in solitaria sara’ d’obbligo per un bel po’. Progetti, sogni, speranze si infrangono contro un muro purtoppo molto solido per il momento.
Il problema e’ che fermarsi e’ vietato. E’ vietato per la testa ed e’ vietato per le gambe, e, piu’ in generale per il proprio benessere psicofisico.

Come attrezzarsi dunque per limitare i danni della sedentarieta’ forzata ? Purtoppo ahime’ se il vostro sport preferito e’ la bici la risposta e’ una sola: CON I RULLI o indoor trainers.

In rete troverete un sacco di informazioni a riguardo, ma se, come me, l’argomento non vi e’ mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello, il risultato sara’ di avere le idee molto confuse e di aver paura di comprare una cosa che non funziona e di buttare via i soldi. Facciamo subito una premessa.Se avete (come me) una sola bici, non avete problemi economici e avete una bella carta di credito senza limiti, il mio consiglio e’ di orientarvi su rulli smart a trasmissione diretta che siano compatibili con il vostro tipo di perno (di default questi oggetti nascono x le bici da corsa, quindi hanno perno QR, il vecchio quick release, e per i perni passanti necessitano di adattatori a parte …) in modo da non dover combattere contro antipatiche sostituzioni. A questo (ci vanno dai 500 euro in su circa) va sommato (se gia’ non lo avete) un pc da gaming con cui potrete divertirvi con il simulatore/videogioco zwift.

Ma non e’ il caso mio. Io se non lavoro non mangio da brava piva, quindi portete immaginarvi i limiti delle mie riserve monetarie. Ragionando e cercando, ho deciso di optare per un cosiddetto “rullo libero”, ovvero un semplice congegno meccanico composto da 3 rulli e una cinghia di trasmissione. Appoggiando la bici sul congegno e iniziando a pedalare faremo girare i rulli posteriori, che tramite cinghia attiveranno quello anteriore che a sua volta mettera’ in movimento la ruota davanti, permettendoci con un po’ di allenamento di pedalare stando in equilibrio.
Ho scelto questo attrezzo anche perche’ piu’ “tricky”, piu’ impegnativo anche per la testa e allenante per la propriorecettivita’ e quindi usabile senza annoiarsi troppo anche se non si ha un “videogame” con cui interagire.

Non e’ stato facile di questi tempi reperire l’attrezzo. Nuovi sono quasi introvabili, ma fortunatamente nei mercatini sono abbastanza diffusi in quanto vista la situazione molti appassionati sono passati ad un prodotto interattivo. Inoltre c’e’ il problema taglia: se avete una mtb recente, il carro sara’ piuttosto lungo e malgrado i produttori dichiarino la compatibilita’ con 27.5 e 29 la “probabilita’” che la vostra bici sia lunga e’ alta: infatti la mia e’ leggermente lunga e ho dovuto ingegnarmi con una “sicura” per evitare che la bici scappi avanti. Quindi prendete bene le misure della distanza tra i due mozzi, e in caso di valutazione di un usato chiedete al venditore di indicarivi la massima distanza attuabile tra rullo anteriore e il centro dei due anteriori.
Tralasciando questo piccolo ma spero utile dettaglio, veniamo alle sensazioni: non e’ semplice stare in equlibrio, serve un muretto a lato per stare tranquilli e non dovere fare operazioni strane in partenza: si parte appoggiandosi al muro, e pian piano che si capisce che rapporto tenere si mette anche la seconda mano sul manubrio e ci si impegna a stare dritti. UNa bella sfida ….

Vedremo quanto durera’ il giochino … Speriamo poco e di ritornare liberi al piu’ presto. Il mio consiglio e’, comunque, se ne avete la possibilta’, di fare anche un minimo di allenamento sulla tecnica, perlomeno con il surplace, ed eventualmente se non lo sapete fare potete dedicarvi all’apprendimento del bunnyhop, sul quale recentemente ho fatto un tutorial “poco ortodosso” ma forse per alcuni funzionale

A tutto questo si puo’ anche aggiungere qualche componete di allenamento funzionale: per quel che riguarda il corpo libero e/o semprlici attrezzi, io prediligo i workout surf oriented, utilizzando l’indoboard e a volte anche lo skateboard in maniera un po’ insolita (la pagina facebook surf training review pro puo’ essere fonte di ispirazione in tal senso).

Tornando ai rulli, faccio un ultimo appunto sulla soluzione “intermedia” che non ho citato: i rulli smart a resistenza (freno magnetico in genere): hanno un costo accessibile (se riuscite ancora a trovarli), ma implicano anche qua il discorso adattatore (se avete un unica bici) e obbligano ad utilizzare un copertone apposito: questo significa che, se avete una sola bici ripeto, non potrete piu’ usarla outdoor anche solo per esercizietti di tecnica a meno di non cambiare la gomma.

Insomma sara’ dura … Cerchiamo di tenere duro, di trovare l’ispirazione e di non arrenderci. Non e’ facile per nessuno, c’e’ chi e’ piu’ fortunato e magari ha ampi spazi privati in cui costruirisi un mini bikepark, c’e’ chi lo e’ di meno e vive in un piccolo appartamento, c’e’ chi come me sta un po’ a meta’, potendo fortunatamente disporre di un piccolo cortile privato.
Cerchiamo solo di non farci coinvolgere in sterili polemiche … e di non additare chi magari prova a fare qualche km in bici per andare a fare la spesa o al lavoro, c’e’ anche chi i rulli proprio non se li puo’ permettere o non li trova nel suo budget … Sperando ovviamente di tornare al piu’ presto sui sentieri.

Keep on moving and stay strong.

KiaZ

MTB – Lanzo Torinese

Sulla mia carta d’identita’ alla voce “luogo di nascita” c’e’ scritto Lanzo Torinese. In realta’ e’ stata piu’ una questione di casualita’ che altro, de facto non ho reali legami con quelle zone, se non un minimo di curiosita’ nei confronti di valli meno turistiche e meno conosciute. Da circa un paio d’anni o poco piu’ era comparsa su facebook una pagina di un gruppo di locals, MTBPresibene, che aveva iniziato a ripulire e a rendere fruibili alcuni sentieri in zona. A questi punti, riuscire a fare un giro su questi sentieri diventava d’obbligo. Gia’ un annetto fa avevo fatto un rapido giro sul primo trail ripristinato, Fontana d’argento, breve ma comunque interessante. Quest’anno invece, con un poco piu’ di tempo e la disponibilita’ di un contatto in zona a farmi da guida, sono riuscita a percorrere il 352, il piu’ lungo dei trail di St.Ignazio.

Cominciamo dalla salita: dopo un paio di km su asfalto cmq tranquilli, si devia in uno sterrato, che sale a tornanti senza presentare mai pendenze impegnative .. sterrato che poi diventa singletrack mantenendo cmq le stesse caratteristiche. Giunti in localita’ Tortore, sempre nei pressi del santuario di st.Ignazio proseguiamo ancora per un paio di km , prima asfaltati e poi sterrato, fino ad arrivare all’inizio del singletrack . Purtroppo la giornata non e’ delle piu’ limpide, e la foschia lascia giusto intravedere le cime innevate in lontanaza.

Il trail, lungo poco piu’ di 2 km e diviso in due parti parte con un entrata abbastanza tecnica fortunatamente dotata di chicken line. Da qua segue un mix di sezioni costruite ad altre piu’ naturali con qualche passaggio piu’ tecnico senza comunque mai diventare eccessivamente complesso o pericoloso: insomma i trailbuilder locali hanno ben interpretato il terreno, creando un percorso accessibile anche a chi e’ alle prime esperienze enduro, senza compromettere il divertimento dei piu’ esperti.

Si attraversa uno stradotto e inizia il secondo segmento, forse un pelo piu’ complesso: qua il terreno e’ piu’ compatto, ma le pendenze aumentano e ci ritroviamo ad affrontare sezioni di ripido guidato con alcune curve anche in contropendenza, non sempre intuitive… questa sezione sembra costruita “ex novo”, solo per le bici, senza fare riferimento a tracce gia’ esistenti. Un pelo impegnativa ma la pulizia delle linee e l’assenza di grossi ostacoli (eccezion fatta per una rampetta di legno) la rende comunque abbordabile. Un ultimo traverso piuttosto ripido ci riporta in prossimita’ dell’asfalto e quindi alla macchina.

Concludendo: location interessante a 40 minuti circa da Torino, di facile accesso e con ampie possibilita’ di parcheggio. Si parte da un centro abitato piuttosto simpatico e dotato di servizi , acqua lungo la strada alla Fontana d’Argento. Non conosco gli altri trail ma anche solo questo merita una discesa nel caso ci si ritrovi in zona. Complimenti ai ragazzi locali, MTB Presibene, per il lavoro svolto, sperando magari di vedere altri sentieri e altre linee. Da ripetere e approfondire.

TRACCIA GPS GPX

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MTB: Confidence level

MTB – il confidence level

Confidence level, livello di fiducia, In realta’ e’ un termine che viene dalla statistica ed e’ un indice della significativita’ statistica di dati raccolti per un esperimento o quant’altro, e quindi dell’attendibiltia’ di quel che e’ stato analizzato.
Mi piace applicare questo termine alla mtb, in particolare alla guida sui passaggi tecnici, immaginandolo come un vero e prorio parametro che indica la capacita’ di ottenere un certo risultato in una determinata circostanza, sia essa il superamento di un rockgarden, di un ripidone, di un salto, o anche il miglioramento di un tempo in discesa su un determinato segmento.

Normalmente associo il confidence level a tutte quelle azioni che, in qualche modo richiedano di correre dei rischi, e alla conseguente capacita’ di rendere il rischio “controllato”.

Non e’ solo fiducia in se stessi, ma fiducia nel mezzo e nel suo setup: sospensioni, freni e gomme.

Ci sono giornate NO, in cui questo confidence level non sale, non esiste: la paura la fa da padrona e la fiducia scende.
Ci sono invece giornate SI, (bike-positive), in cui sembra che il feeling con il mezzo e con le proprie skill sia pressoche’ perfetto e ogni passaggio diventa semplice.

Vediamo cosa, nel mio caso, influenza questa interessante variabile, sia in positivo che in negativo.

 nemi rocks
Il rockgarden di Nemi, mi ci e’ voluto tempo per chiuderlo correttamente …

Elementi positivi ;

1) La compagnia giusta: non c’e’ santo. Quando sono con qualcuno piu’ bravo/a di me e che comunque abbia la pazienza di darmi qualche indicazione per i passaggi piu’ complessi mi gaso e mi butto.
In genere funziona bene anche con pari-livello con cui ci si riesce a motivare a vicenda.

2) Freni che fanno quello che devono: elemento che forse alcuni sottovalutano, ma il poter contare su un impianto frenante che fa il suo dovere e rispecchia il nostro stile di guida e di frenata puo’ fare molto la differenza, sopratutto nel “ripido guidato”. Nel momento in cui sappiamo di poter andare piano piano senza bloccare le ruote la sicurezza su questo tipo di tracciati aumenta.

3) Gomme in buono stato e preferibilmente adatte al tipo di terreno. Puo’ sembrare una cosa stupida ma fa tanto ….

4) Progressione positiva: se abbiamo fatto “bene” nell’uscita precedente, siamo piu’ tranquilli e sicuri di fare altrettanto. Al contrario reagire ad un momento “no” non e’ sempre facile.

5) Protezioni: si ma non troppo. Ho notato che a volte faccio meglio quando sono piu’ leggera (caschetto aperto e solo ginocchiere o max gomitiere) di quando mi imbottisco come un palloncino. A volte quando sono eccessivamente imbottita ragiono sul “tanto ci sono le protezioni”, e mi deconcentro facendo errori anche banali. Sono dell’idea che le protezioni siano utili sopratutto se si fanno giri meccanizzati con discese ripetute piu’ volte, caso in cui e’ piu’ facile cadere nell’errore da stanchezza e quindi nella caduta stupida. Ovvio che se so a priori che il giro ha molti passaggi rocciosi, la mentoniera per trasformare il caschetto in integrale diventa obbligatoria.

6) Luminosita’ e sensibilita’ al contrasto: riguarda sopratutto chi ha problemi di vista (come me). Ho notato che, in caso di ambienti con passaggi luce-ombra estremi, o boschi fitti in cui specie in assenza di sole la luminosita’ e’ scarsa, la mia ficudia cala. Non ho ancora una ricetta per questa problematica e credo che non la avro’ mai, al momento l’unico aiuto viene da occhiale o mascherina a lente bianca. Non c’e’ santo. La vista in bici e’ fondamentale, e se “vedo” il terreno ho piu’ fiducia nelle mie capacita’ di assecondarlo.

nemi rocks
Un passaggio su roccia alla Faggeta di Soriano nel Cimino. Malgrado fosse il primo tentativo era una giornata “bike positive” 😉

Elementi negativi:

1) Compagnia sbagliata: si dice meglio soli che mal accompagnati ed e’ cosi’. Nei limiti del controllabile, a volte alzo piu’ l’asticella da sola piuttosto che in gruppi in cui non riesco ad avere il giusto feeling, o in casi in cui il mio “provare un passaggio” possa diventare una poco gradita perdita di tempo per gli altri partecipanti.

2) Problemi meccanici di ogni genere o usura dei componenti. Parliamo sopratutto di freni e gomme … se non ci danno il giusto feeling sara’ piu’ complicato sentirsi sicuri

3) Progressione negativa: uscita precedene andata male … e’ dura reagire per trovare il giusto mood.

4) Cadute o infortuni. Riprendersi dopo un botto o un piccolo infortunio non e’ mai semplice e ci si sente subito piu’ vunerabili. Bisogna andare per gradi e piano piano ripartire da dove si era rimasti. Per ripartire valgono tutte le regole di cui sopra … Non e’ facile ma se troviamo la fiducia nei nostri mezzi e skill torneremo meglio di prima.

5) Condizioni meteo avverse: un passaggio facile sull’asciutto sul bagnato puo’ trasformarsi in un inferno. C’e’ stato un periodo in cui avevo una paura tremenda del bagnato proprio perche’ mi ci sono fatta male. E’ un discorso comunque superabile, e imparare a destreggiarsi un minimo nel bagnato portera’ ad un grosso aumento di fiducia sull’asciutto.

6) Guasti meccanici e “paura di rompere questo o quest’altro”. A volte mi e’ capitato di evitare un passaggio per paura di rompere non solo me, ma anche la bici. Anzi a volte ho piu’ paura per la bici che non per me stessa.

Uno dei tanti roccioni del st.Anna a Sestri Levante

 

 
 
 
 
 
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One nice Rocky line on #sestrilevante #trails #mtb #enduromtb #freeridemtb #mtbenduro #mountainbike #liguria #lovetherocks #lovemybike #not4normals #bicionaverdina #iamspecialized #stumpjumper

Un post condiviso da KiaZ Chiara (@kiazsurfbike) in data:

Un passaggetto tecnico al Circeo

cori jumpUn salto sui trail di Cori … anche questo chiuso “blind” senza esitazioni …

Questo e’ un po’ quel che influenza il mio riding … ci sono alcune situazioni pero’, apparentemente negative, che possono trasformarsi in un futuro aumento del confidence level: ad esempio il bagnato, elemento che fino a qualche giorno fa proprio non riuscivo a digerire, diventando completamente impedita. Ultimamente sono stata costretta a conviverci, e su percorsi semplici sono riuscita a fare notevoli progressi … progressi che ho poi ritrovato sull’asciutto, sentendomi piu’ sicura in molte circostanze.
La MTB e’ una continua sfida e un continuo apprendere e aumentare o consolidare la fiducia in se stessi e nelle skill acquisite. I mezzi attuali aiutano tanto e permettono di andare in tratti dove un tempo dovevi essere mago del trial per passarci. Ma alla base di tutto c’e’ un buon background tecnico e capacita’ di controllo e gestione delle proprie paure e dei propri limiti. E per concludere, ricordatevi che e’ sempre meglio rinunciare ad un certo passaggio che correre rischi inutili, sopratutto se in solitaria. In mtb il “forse” non esiste. O sei sicuro di poter passare (ovvio che la variabile caduta poi si instaura) oppure meglio scendere ….

E voi che feeling avete con i passaggi tecnici in mtb ?

Donne e MTB

In questo periodo, un po’ per il meteo un po’ per l’influenza, non ho avuto chissa’ quale opportunita’ di fare giri nuovi. Cerchero’ quindi di dire la mia su un argomento a cui tengo, ovvero DONNE E MTB.
Ammetto che e’ da un po’ che avevo in mente di scrivere in merito, non e’ un tema semplice e il mio punto di vista potrebbe essere un po’ insolito (tanto per cambiare).

Partiamo da me stessa, anche se non posso definirmi un campione “statisticamente significativo” : ho iniziato ad andare piu’ o meno seriamente in mtb nel 2007, prima con una Decathlon 9.1, poi con la mitica Slayer (#slayerina). All’epoca vivevo in montagna, e la bici e’ stata sia il sistema per trovare uno “snowboard replacement” estivo che un modo per aiutarmi ad affrontare un periodo di transazione piuttosto difficile, che mi ha portato a cambiare completamente lavoro e poi citta’, con conseguente temporaneo abbandono della biciclettina.

Ho fatto tutto da sola e tutt’ora spesso giro da sola. Non ho avuto fidanzati biker. Ho “rubato” consigli da altri riders piu’ bravi, e ho preso lezioni.
Si, lezioni, qualcuno e’ ancora scettico sulla figura del maestro (ok, c’e’ tanto da dire in merito) ma posso assicurarvi che se trovate la persona giusta l’aiuto e’ notevole.

Molte ragazze, differentemente da me invece, hanno iniziato proprio per seguire il proprio compagno/fidanzato/marito. Ben venga anche questo approccio (sempre che il maschietto di turno abbia la dovuta pazienza), non sempre funzionante e non sempre sinonimo di una passione vera. Ma e’ facile capirlo, se la bici dovesse coinvolgervi per bene, non esiterete anche ad uscire da sole o senza il vostro “lui”.

Si dice che non e’ uno sport da femminucce: si fatica, ci si puo’ fare male, ci si sporca, serve coraggio, voglia di mettersi in gioco e superare i propri limiti.


E’ uno sport in cui conta quel che sai fare e non il come sei.
E’ un modo per stare all’aria aperta, per unire il piacere della scoperta della montagna e dell’ambiente naturale in genere ad un qualcosa di adrenalinico che regala belle sensazioni.
Io la vedo cosi’. E nell’epoca dell’ebike l’accessibilita’ si allarga anche a chi (questo vale cmq per ambo i sessi) non ha un granche’ di allenamento e non ama allenarsi in modo sistematico (eh si, in realta’ ancheio faccio parte di questa categoria, pedalo ancora con le mie gambe perche’ le mie finanze sono limitate, e anche un po’ perche’ cmq la soddisfazione di arrivare su senza aiuti resta cmq maggiore…) e vuole semplicemente divertirsi tanto all’aria aperta.

Credo che comunque lo scoglio per chi vuole avvicinarsi alla mtb, specie se donna e insicura del se e quanto potrebbe poi praticare questo sport, resti nel mezzo, che purtroppo, fa TANTO la differenza.

Sono la prima a comprendere e a vedere che, a volte, possono esserci anche delle ragazze curiose nei confronti di questo sport (magari provenienti da altri action sport piu’ economici tipo surf e skate) ma impossibilitate a provare in quanto e’ difficile trovare una bici adatta (specie in taglia piccola), e anche i noleggi hanno un costo che richiede davvero una bella motivazione per avvicinarsi.

3 girlz jumping …. anche le donne saltano …

Pef fare un confronto, se si vuole iniziare a fare surf, e’ facile trovare chi ti presta la tavola e magari pure la muta se in inverno. Le scuole hanno prezzi accessibilissimi per la prima lezione.

La mtb … e’ tutto molto molto piu’ complicato. Oltre alla bici ti serve il casco, e minimo sindacale ginocchiere e guanti, oltre che un pantaloncino con il fondello.
E sarebbe meglio che tutte queste cose fossero della taglia giusta.

Sopratutto la bici.
Spesso non si trovano le S a noleggio. O se ne trovano poche e magari montate entry level.

Sarebbe bello promuovere questo sport tra le donne, farlo conoscere e far capire che puo’ essere molto divertente e che non necessariamente deve essere preso come attivita’ agonistica o come una cosa estrema. Ci sono percorsi divertenti, panoramici e accessibili che permettono di impratichirsi nella guida della mtb in contesti molto belli, senza farsi prendere dalle ossessioni dei tempi e di strava.

Stara’ poi a voi decidere quale sara’ il vostro obbiettivo e quanto alta posizionare l’asticella.

Un bel saltino … ma e’ piu’ facile di quello che potete immaginare ….

Il problema di fondo e’ che manca il background e che il costo d’ingresso in questo sport e’ alto: diventa ancora piu’ alto se si vuole tutto-e-subito (ebike) … si riduce se si decide di valutare un buon usato (e qua si possono fare affari d’oro di questi tempi) e iniziare spingendo con le proprie gambine (cosa che puo’ diventare una buona alternativa alla palestra)

Un’altro deterrente che vedo tra le donne e’ che poche hanno il coraggio di uscire da sole come faccio io. Se io, quando sono finita qua a Roma, avessi aspettato di trovare qualcuno con cui andare in bici non avrei ricominciato. Invece mi sono armata di GPS e santa pazienza, e mi sono inerpicata su per Monte Cavo per poi scendere dal trail noto come “tre”.

Pian piano, offline e online, ho iniziato a conoscere altri/e biker con cui condividere qualche uscita. Non sempre ho trovato la compagnia giusta, a volte sono stata io a improvvisarmi guida e accompagnare altri biker in trail per loro nuovi, altre volte sono riuscita a fatica a inserirmi in gruppi dove ero (sono) il fanalino di coda, altre volte ancora mi sono trovata nella situazione di essere “la piu’ brava degli scarsi”.

Tornando al tema primario, io credo che in fondo, sia tutta una questione di mancanza di background … sopratutto se si vive in una grande citta’ non e’ facile farsi venire la fantasia di andare giu’ per sgarupi con una bicicletta. Non e’ la “fantasia esotica e/o fashon” del surf. La MTB e’ un mondo a se, ha tante variabili e tante sfaccettature, credo pero’ davvero che ce ne possa essere per tutti.

La MTB, un po’ come lo skialp/snowalp, unisce la voglia di esplorazione e di stare nella natura con un pizzico di adrenalina e divertimento.
Se questo mix vi incurioisice, e’ uno sport da provare.

Sarebbe bello vedere qualche azienda di quelle piu’ sensibili al mercato ladies (la prima che mi viene in mente e’ GIANT), organizzare test events GRATUITI o a costi irrisori che permettano di incuriosire piu’ ragazze e donne a questo sport. Solo cosi’ forse si ampliera’ la base e potremmo vedere un incremento delle “quote rosa”

Concludendo, se siete curiose di provare questo sport ma non avete contatti, non arrendetevi. La via piu’ semplice e’ il noleggio nei bikepark durante la stagione estiva, altrimenti anche gli eventi test tipo italian bike test talvolta possono riservare delle opportunita’. Per quello che mi riguarda, metto ben volentieri a disposizione gratuitamente la mia skill e la mia qualifica di TM1 (maestra FCI di 1o livello) ad ogni ragazza curiosa di provare questo fantastico sport.

Spero in futuro di vedere + donne sui trail 😉

EOY 2019

EOY 2019 – End of Year 2019

Se c’e’ una cosa che ha fatto da padrona in quest’anno e’ la paura di invecchiare.
La paura di essere troppo vecchia per fare questo, quest’altro, quest’altro ancora.
Dove questo e’ la bici, quest’altro e’ il surf, quest’altro ancora e’ lo snowboard, e poi aggiungiamoci ancora la crisi di infantilismo con i pattini in linea.
Mi fa profondamente male dirmelo, ma sto vivendo una seconda adolescenza.
Da over 40, sto rivivendo in un altra ottica e con problematiche diverse (ma sostanzialmente simili) gli stessi problemi che avevo quando avevo 15 anni.
Per farla breve, l’essere semplicemente me stessa, peccato che questa “me stessa” sia un qualcosa di diverso da quello che la societa’ vuole farci essere e da quello che e’ il comune conformismo.

Aggiungiamoci l’essere attualmente prigioniera in una citta’ con cui non ho nulla da spartire se non il fatto che ho un lavoro che cmq mi piace ed e’ coerente con i miei studi.

Ma non e’ cmq il lavoro della mia vita … o meglio diciamo che se potessi riprodurre la mia situazione attuale in uno dei due posti che chiamo casa (uno e’ la liguria di Levante, l’altro e’ qua, l’alta Valsusa) potrei tranquillamente continuare a vivere felice godendo delle bellezze offerte dal territorio e raccontandole qua sul blog.

Purtoppo, non e’ cosi’, o non lo e’ al momento. In questo 2019 che sta per concludersi ho fatto alcune scelte, ho cercato di lavorare sul mio livello in bici, ho anche raggiunto un certo traguardo che consideriamo per ora “congelato”, continuando a fare continuamente i conti con il mondo circostante e una realta’ che non mi appartiene.
Sono tante piccole cose, che messe tutte assieme creano una situazione di non facile (di)gestione.

La maggior parte dei miei coentanei e’ “sistemata”. Molti sono “sistemati a dovere”, ovvero hanno figli. Molti fanno “salti mortali” per continuare a dedicarsi alle proprie passioni.
Alcuni cercano, quando possibile, di trasmetterle alla nuova generazione. Cambiano le esigenze, posso capirlo credo cambi tutto.

E invece io sono ancora qua, a giocare con la biciclettina, con il surf, con “lo snowboard che si trasforma in due sci” e con i pattini.
E voglio continuare a giocarci piu’ a lungo possibile. Ho la sindrome di peter pan, lo so, mi piacerebbe prima o poi che uno di questi giochini (quello che so utilizzare meglio …) potesse permettermi di fare un qualcosa di diverso anche lavorativamente parlando, ma la cosa non e’ cosi’ semplice e, inoltre, lo spettro di “non essere piu’ in tempo” continua a infastidirmi con la sua presenza.

Ad ora non posso fare altro che giocare il piu’ possibile all’aria aperta nei miei playground; le montagne per quanto riguarda bici e snowboard, e il mare per quel poco surf che continuo a fare.

Gia’ il surf, e il mio rapporto di amore e odio per questa attivita’. Ho concluso l’anno con un periodo “surf positive”, dove sono stata fortunata con alcune belle giornate di onde adatte al longboard e a quel che cerco di farci. Sto cercando, per quanto possibile, di darmi degli obiettivi tecnici per trovare uno stimolo a migliorarmi e entrare in acqua, cercando di dimostrare che anche una vechia gallina, a tratti goffa e senza il fisico da top model, puo’ fare surf (longboard) in maniera dignitosa.
Il fisico da top-model ecco: ne avevo gia’ parlato su facebook, ma questo estremismo sessista che caratterizza l’immagine che viene propinata mediaticamente del surf, proprio non riesco ad ingurgitarlo.
Nel nostro mare non e’ considerabile uno sport, la frequenza delle mareggiate e l’affollamento fanno si che l’energia necessaria per surfare con un longboard, una volta apprese le basi, sia davvero poca.
Un discreto nuotatore con un buon equilibrio e una discreta forza esplosiva impara a surfare tranquillamente senza troppi impedimenti. Ma poi tocca scontrarsi con tutta una serie di cose e di meccanismi poco compatibili con chi, come me, ha bisogno in primis di pace e di trovare la giusta sintonia con gli elementi. Se fare surf deve essere come andare all’ikea, allora non ci siamo. E non mi dilungo in ulteriori analisi perche’ tanto, quello dell’affollamento e’ un problema senza soluzione.
surf

Passiamo alla bici: annata che definirei con alti e bassi, fortunatamente senza infortuni. La nota positiva e’ stata quella di aver trovato, finalmente, anche in centro Italia un’altra ragazza (Laura) con cui condividere buona parte delle mie follie e a cui cercare di trasmettere il mio know how (foto) e addirittura far conoscere la mia Valle.

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Tecnicamente parlando, e’ stata una fase un po’ a corrente alternata, sia per la forma fisica che per la tecnica in discesa. C’e’ tanto da lavorare, e vorrei riuscire ad avere una maggiore continuita’ sui tracciati tecnici tipo quelli Liguri. La cosa finche’ saro’ a Roma, costretta a macinare km, senza essere “local” di un bel niente, non sara’ semplice per 1000 ragioni legate piu’ che altro alla logistica e al fatto che serve fare tanti km per arrivare sui trail “giusti”. Forse se trovassi qualcuno pari livello – o meglio poco piu’ bravo/a di me – con cui mettersi in gioco e motivarsi a vicenda potrei fare qualche passetto avanti. Un ultima considerazione e’ quella “elettrica”. Puo’ sembrare una sconfitta ma potrebbe essere una rinascita, spero cmq a breve di avere il budget per “elettrificarmi”. Ormai la direzione della mtb “just 4 fun” e’ quella elettrica, chi continua a pedalare con le proprie gambe e’ sempre piu’ spesso un atleta, ex atleta o cmq persone con un certo tipo di allenamento e di background. E dato che per me il divertimento e il piacere di stare all’aria aperta viene prima di ogni cosa, cash permettendo, il futuro e’ segnato.

st anna last

(playlist best of 2019)

Apro una breve parentesi sull’ultimo giochino riscoperto, i pattini in linea: riesumati un po’ per caso e un po’ per impossibilita’ di usare lo skateboard causa mal di schiena, sono stati una piacevole riscoperta: basta davvero poco spazio e qualche conetto per mettersi in gioco cercando di imparare qualche trick. Ok, ovvio, ci andavo da ragazzina ad alti livelli, ma considerati tutti gli infortuni alle ginocchia che mi han fatto dimenticare le 8 ruote per piu’ di 20 anni direi che e’ un buon risultato. Inoltre il cimentarsi nei trick aiuta a migliorare equilibrio e propriorecettivita’ in generale, trovando delle utili applicazioni ad esempio, quasi per assurdo, nel surf da onda (longboard)

(video coni ista chiavari)

Terminiamo la rassegna con la protagonista di questi ultimi giorni, ovvero lei, la Splitboard. E qua, ancora una volta sento piu’ che mai il forte legame che ho con queste montagne. L’aver assistito nei giorni scorsi ad un breve corso di sicurezza in caso di valanga ha ulteriormente aumentato in me la consapevolezza che e’ solo grazie alla conoscenza che ho del territorio che mi posso permettere di andare a spasso da sola con una tavola che si divide in due e ti permette di salire per pendii incontaminati alla ricerca di pace, e di una bella linea da tracciare in discesa. Anche qua, la priorita’ e’ il divertimento e l’outdoor, l’immergersi nella natura, l’andare per boschi. Per quel che mi riguarda ha poca importanza “quanti” d+ riesco a guadagnare, meglio poco ma buono e in sicurezza che andare a correre inutili rischi. Non parlo solo delle valanghe, ma di tanti altri piccoli inconvenienti che possono capitare girando in terre sconosciute, dallo sbagliare strada (d’inverno il gps aiuta ma non e’ garanzia di non perdersi) al finire in un fosso al ritrovarsi con qualche problema tecnico alla split in posti dove il cellulare non prende. D’accordo, molti mi dicono che sono matta a girare da sola nel backcountry. Intanto mi fido di piu’ di me stessa e delle mie montagne che non di inserirmi in gruppi di sconosciuti, di cui reciprocamente non conosciamo il livello reale, con il duplice rischio di essere “problematica” in quanto lenta (anche qua il mio allenamento e’ quel che e’, siamo su una VAM di circa 300-350 d+/ora a seconda del terreno) e sopratutto di non saper gestire certe situazioni e certi tipi di neve, oltre al non aver alcuna intenzione di confrontarmi con componenti piu’ prettamente “alpinistiche” ove diventa necessario l’uso di ramponi e talvolta pure picche. Bene, saro’ anche una “montanara della mutua”, ma non sono assolutamente attratta da quel tipo di discorso, come non sono attratta da canali, ripido ecc. Lo snowboard per me e’ surfare linee di neve. La splitboard e’ uno strumento per raggiungere la “mia” lineup innevata. Il resto lasciamolo ai pro. Thats’it, that’s all.

(video insta split champlas)

Tirando le somme, questo 2019 e’ stato un anno di transizione. Di consapevolezza che devo trovare una strada che mi porti via dalla Capitale. Il mio mondo e’ outdoor, prevalentmente tra i monti.
Mi piace esplorare, conoscere posti nuovi, lo stare a Roma cmq mi ha dato opportunita’ di vedere, sopratutto in bici, localita’ improbabili e molto diverse dal contesto alpino con comunque un certo fascino, di surfare onde qualitativamente alte senza fare piu’ di 1h di macchina, di fare snowboard in un contesto completamente diverso da quello che conosco e in cui sono cresciuta.
Non riesco a concepire un evoluzione quando sei costretto a passare gran parte del tempo in macchina per poterti dedicare alle tue passioni. Per non parlare del fatto che tutti questi spostamenti “inutili” di certo non fanno bene al pianeta. Ricordiamoci che se nevica sempre meno e se gli inverni sono sempre piu’ caldi e’ anche grazie ai km che facciamo usando veicoli che inquinano.
Poter uscire in bici a km0, surf quasi a km0, e dovermi spostare solo d’inverno per fare snow ma potendo comunque contare su una “base” qua in Valle e’ ben diverso.E’ un piccolo passo, di difficile attuazione, ma da qualche parte bisognera’ pure cominciare.

Buon 2020 a tutti, piu’ o meno “non normali”, nell’augurio di poter continuare il piu’ a lungo possibile ad inseguire le proprie passioni.
Life is too short, dont’waste it, go riding !