BackYard WIP Tutorial: Nosepress

Continuiamo a sfruttare il cortile per lavorare sulle skill. Del resto oltre a pedalare sui rulli e’ l’unica cosa che si puo’ fare, ed e’ l’unica che puo’ portarci a vedere migliorare la tecnica (o a non regredire) una volta che torniamo sui trail. Tra gli obiettivi che mi sono prefissata in questi giorni c’e’ quello di imparare il nosepress: ecco in questo video come sta andando :

La tecnica da me usata è in un certo senso “parente” di quella gia’ sfruttata per il bunnyhop, basata molto su ausili visivi / spaziali che aiutano a includere il gesto tecnico in un certo contesto, a dargli una certa utilita’ pratica. Se per il bunnyhop l’asticella e’ stata fondamentale, qua sono le piastrelle del cortile ad essere molto utili. Ben vengano consigli su come migliorare, questo non vuole essere un vero e proprio tutorial ma piu’ che altro la descrizione della mia esperienza di questi giorni di lockdown.

Buon divertimento.

Backyard Tutorial: Il Surplace

Dopo il bunnyhop ho impegnato un po’ di tempo (che non manca) per fare un tutorial su uno dei metodi utilizzabili per imparare il surplace. Come sempre, il sistema si basa sulla mia personale esperienza e non ha valore assoluto, ma, come si suol dire, se ha funzionato con me puo’ funzionare anche con altri. Il surplace e’ allenabile davvero in piccoli spazi con qualunque bicicletta: la mia progressione didattica prevede l’iniziare con una andatura molto lenta da realizzarsi soltanto a mezze pedalate, prima in maniera lineare, poi a S e per finire a spirale, fino a riuscire a restare fermi quasi automaticamente. Provare per credere !

Sondaggio: Gravity game/trainer

In questi giorni di reclusione obbligata causa quarantena e’ molto complesso trovare stimoli per restare in forma per chi come me associa all’attivita’ sportiva una forte componente di divertimento, di adrenalina, e di voglia di scoprire e esplorare nuovi posti. A tale proposito sto valutando di rivalutare il mio passato nell’informatica per effettuare in primis uno studio di fattibilita’ (e poi eventualmente lanciare una startup) per lo sviluppo di una piattaforma orientata alla simulazione/allenamento virtuale nelle discipline gravity (enduro, dh ecc) .

Per capire intanto se ci puo’ essere interesse e quanto, ecco un sondaggio.

Ringrazio chiunque voglia perdere 5 minuti del suo tempo (ora ne abbiamo tanto) per rispondere . Grazie e speriamo di uscire presto 🙁 .

A bikers’quarantine

Come sopravvivere al lockdown …..

Speravo di non arrivare mai e poi mai a scrivere questo articolo. Mai piu’ immaginavo di dover interrompere forzatamente i miei giochini per cause non legate ad un infortunio.
Il “bisogna stare a casa” per un amante dell’outdoor come me e’ davvero duro, difficile da accettare, come e’ difficile accettare che sia vietato andare per i boschi in solitaria , senza propagare contagi. Lo accetto di buon grado solo per il buon esempio, per quel che mi riguarda il discorso “se ti fai male” non sta in piedi in quanto per me vale sempre e comunque, essendo una partita iva e vivendo da sola e’ cmq x me vietato farmi male, con o senza coronavirus a peggiorare la situa.
La fortuna nella sfiga e’ che sono abituata a stare da sola, che non soffro la solitudine ma soffro la reclusione, questo si.
Soffro la mancanza di liberta’, le code al supermercato, il non poter uscire oltre l’isolato.
In ogni caso, sono impotente nei confronti di questa drammatica situazione, e la mia speranza e’ solo quella che si risolva in fretta, nella coscienza che comunque la normalita’ sara’ molto lontana, e che, nella speranza di una riapertura degli spazi verdi in tempi ragionevoli, girare in solitaria sara’ d’obbligo per un bel po’. Progetti, sogni, speranze si infrangono contro un muro purtoppo molto solido per il momento.
Il problema e’ che fermarsi e’ vietato. E’ vietato per la testa ed e’ vietato per le gambe, e, piu’ in generale per il proprio benessere psicofisico.

Come attrezzarsi dunque per limitare i danni della sedentarieta’ forzata ? Purtoppo ahime’ se il vostro sport preferito e’ la bici la risposta e’ una sola: CON I RULLI o indoor trainers.

In rete troverete un sacco di informazioni a riguardo, ma se, come me, l’argomento non vi e’ mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello, il risultato sara’ di avere le idee molto confuse e di aver paura di comprare una cosa che non funziona e di buttare via i soldi. Facciamo subito una premessa.Se avete (come me) una sola bici, non avete problemi economici e avete una bella carta di credito senza limiti, il mio consiglio e’ di orientarvi su rulli smart a trasmissione diretta che siano compatibili con il vostro tipo di perno (di default questi oggetti nascono x le bici da corsa, quindi hanno perno QR, il vecchio quick release, e per i perni passanti necessitano di adattatori a parte …) in modo da non dover combattere contro antipatiche sostituzioni. A questo (ci vanno dai 500 euro in su circa) va sommato (se gia’ non lo avete) un pc da gaming con cui potrete divertirvi con il simulatore/videogioco zwift.

Ma non e’ il caso mio. Io se non lavoro non mangio da brava piva, quindi portete immaginarvi i limiti delle mie riserve monetarie. Ragionando e cercando, ho deciso di optare per un cosiddetto “rullo libero”, ovvero un semplice congegno meccanico composto da 3 rulli e una cinghia di trasmissione. Appoggiando la bici sul congegno e iniziando a pedalare faremo girare i rulli posteriori, che tramite cinghia attiveranno quello anteriore che a sua volta mettera’ in movimento la ruota davanti, permettendoci con un po’ di allenamento di pedalare stando in equilibrio.
Ho scelto questo attrezzo anche perche’ piu’ “tricky”, piu’ impegnativo anche per la testa e allenante per la propriorecettivita’ e quindi usabile senza annoiarsi troppo anche se non si ha un “videogame” con cui interagire.

Non e’ stato facile di questi tempi reperire l’attrezzo. Nuovi sono quasi introvabili, ma fortunatamente nei mercatini sono abbastanza diffusi in quanto vista la situazione molti appassionati sono passati ad un prodotto interattivo. Inoltre c’e’ il problema taglia: se avete una mtb recente, il carro sara’ piuttosto lungo e malgrado i produttori dichiarino la compatibilita’ con 27.5 e 29 la “probabilita’” che la vostra bici sia lunga e’ alta: infatti la mia e’ leggermente lunga e ho dovuto ingegnarmi con una “sicura” per evitare che la bici scappi avanti. Quindi prendete bene le misure della distanza tra i due mozzi, e in caso di valutazione di un usato chiedete al venditore di indicarivi la massima distanza attuabile tra rullo anteriore e il centro dei due anteriori.
Tralasciando questo piccolo ma spero utile dettaglio, veniamo alle sensazioni: non e’ semplice stare in equlibrio, serve un muretto a lato per stare tranquilli e non dovere fare operazioni strane in partenza: si parte appoggiandosi al muro, e pian piano che si capisce che rapporto tenere si mette anche la seconda mano sul manubrio e ci si impegna a stare dritti. UNa bella sfida ….

Vedremo quanto durera’ il giochino … Speriamo poco e di ritornare liberi al piu’ presto. Il mio consiglio e’, comunque, se ne avete la possibilta’, di fare anche un minimo di allenamento sulla tecnica, perlomeno con il surplace, ed eventualmente se non lo sapete fare potete dedicarvi all’apprendimento del bunnyhop, sul quale recentemente ho fatto un tutorial “poco ortodosso” ma forse per alcuni funzionale

A tutto questo si puo’ anche aggiungere qualche componete di allenamento funzionale: per quel che riguarda il corpo libero e/o semprlici attrezzi, io prediligo i workout surf oriented, utilizzando l’indoboard e a volte anche lo skateboard in maniera un po’ insolita (la pagina facebook surf training review pro puo’ essere fonte di ispirazione in tal senso).

Tornando ai rulli, faccio un ultimo appunto sulla soluzione “intermedia” che non ho citato: i rulli smart a resistenza (freno magnetico in genere): hanno un costo accessibile (se riuscite ancora a trovarli), ma implicano anche qua il discorso adattatore (se avete un unica bici) e obbligano ad utilizzare un copertone apposito: questo significa che, se avete una sola bici ripeto, non potrete piu’ usarla outdoor anche solo per esercizietti di tecnica a meno di non cambiare la gomma.

Insomma sara’ dura … Cerchiamo di tenere duro, di trovare l’ispirazione e di non arrenderci. Non e’ facile per nessuno, c’e’ chi e’ piu’ fortunato e magari ha ampi spazi privati in cui costruirisi un mini bikepark, c’e’ chi lo e’ di meno e vive in un piccolo appartamento, c’e’ chi come me sta un po’ a meta’, potendo fortunatamente disporre di un piccolo cortile privato.
Cerchiamo solo di non farci coinvolgere in sterili polemiche … e di non additare chi magari prova a fare qualche km in bici per andare a fare la spesa o al lavoro, c’e’ anche chi i rulli proprio non se li puo’ permettere o non li trova nel suo budget … Sperando ovviamente di tornare al piu’ presto sui sentieri.

Keep on moving and stay strong.

KiaZ

MTB – Lanzo Torinese

Sulla mia carta d’identita’ alla voce “luogo di nascita” c’e’ scritto Lanzo Torinese. In realta’ e’ stata piu’ una questione di casualita’ che altro, de facto non ho reali legami con quelle zone, se non un minimo di curiosita’ nei confronti di valli meno turistiche e meno conosciute. Da circa un paio d’anni o poco piu’ era comparsa su facebook una pagina di un gruppo di locals, MTBPresibene, che aveva iniziato a ripulire e a rendere fruibili alcuni sentieri in zona. A questi punti, riuscire a fare un giro su questi sentieri diventava d’obbligo. Gia’ un annetto fa avevo fatto un rapido giro sul primo trail ripristinato, Fontana d’argento, breve ma comunque interessante. Quest’anno invece, con un poco piu’ di tempo e la disponibilita’ di un contatto in zona a farmi da guida, sono riuscita a percorrere il 352, il piu’ lungo dei trail di St.Ignazio.

Cominciamo dalla salita: dopo un paio di km su asfalto cmq tranquilli, si devia in uno sterrato, che sale a tornanti senza presentare mai pendenze impegnative .. sterrato che poi diventa singletrack mantenendo cmq le stesse caratteristiche. Giunti in localita’ Tortore, sempre nei pressi del santuario di st.Ignazio proseguiamo ancora per un paio di km , prima asfaltati e poi sterrato, fino ad arrivare all’inizio del singletrack . Purtroppo la giornata non e’ delle piu’ limpide, e la foschia lascia giusto intravedere le cime innevate in lontanaza.

Il trail, lungo poco piu’ di 2 km e diviso in due parti parte con un entrata abbastanza tecnica fortunatamente dotata di chicken line. Da qua segue un mix di sezioni costruite ad altre piu’ naturali con qualche passaggio piu’ tecnico senza comunque mai diventare eccessivamente complesso o pericoloso: insomma i trailbuilder locali hanno ben interpretato il terreno, creando un percorso accessibile anche a chi e’ alle prime esperienze enduro, senza compromettere il divertimento dei piu’ esperti.

Si attraversa uno stradotto e inizia il secondo segmento, forse un pelo piu’ complesso: qua il terreno e’ piu’ compatto, ma le pendenze aumentano e ci ritroviamo ad affrontare sezioni di ripido guidato con alcune curve anche in contropendenza, non sempre intuitive… questa sezione sembra costruita “ex novo”, solo per le bici, senza fare riferimento a tracce gia’ esistenti. Un pelo impegnativa ma la pulizia delle linee e l’assenza di grossi ostacoli (eccezion fatta per una rampetta di legno) la rende comunque abbordabile. Un ultimo traverso piuttosto ripido ci riporta in prossimita’ dell’asfalto e quindi alla macchina.

Concludendo: location interessante a 40 minuti circa da Torino, di facile accesso e con ampie possibilita’ di parcheggio. Si parte da un centro abitato piuttosto simpatico e dotato di servizi , acqua lungo la strada alla Fontana d’Argento. Non conosco gli altri trail ma anche solo questo merita una discesa nel caso ci si ritrovi in zona. Complimenti ai ragazzi locali, MTB Presibene, per il lavoro svolto, sperando magari di vedere altri sentieri e altre linee. Da ripetere e approfondire.

TRACCIA GPS GPX

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MTB: Confidence level

MTB – il confidence level

Confidence level, livello di fiducia, In realta’ e’ un termine che viene dalla statistica ed e’ un indice della significativita’ statistica di dati raccolti per un esperimento o quant’altro, e quindi dell’attendibiltia’ di quel che e’ stato analizzato.
Mi piace applicare questo termine alla mtb, in particolare alla guida sui passaggi tecnici, immaginandolo come un vero e prorio parametro che indica la capacita’ di ottenere un certo risultato in una determinata circostanza, sia essa il superamento di un rockgarden, di un ripidone, di un salto, o anche il miglioramento di un tempo in discesa su un determinato segmento.

Normalmente associo il confidence level a tutte quelle azioni che, in qualche modo richiedano di correre dei rischi, e alla conseguente capacita’ di rendere il rischio “controllato”.

Non e’ solo fiducia in se stessi, ma fiducia nel mezzo e nel suo setup: sospensioni, freni e gomme.

Ci sono giornate NO, in cui questo confidence level non sale, non esiste: la paura la fa da padrona e la fiducia scende.
Ci sono invece giornate SI, (bike-positive), in cui sembra che il feeling con il mezzo e con le proprie skill sia pressoche’ perfetto e ogni passaggio diventa semplice.

Vediamo cosa, nel mio caso, influenza questa interessante variabile, sia in positivo che in negativo.

 nemi rocks
Il rockgarden di Nemi, mi ci e’ voluto tempo per chiuderlo correttamente …

Elementi positivi ;

1) La compagnia giusta: non c’e’ santo. Quando sono con qualcuno piu’ bravo/a di me e che comunque abbia la pazienza di darmi qualche indicazione per i passaggi piu’ complessi mi gaso e mi butto.
In genere funziona bene anche con pari-livello con cui ci si riesce a motivare a vicenda.

2) Freni che fanno quello che devono: elemento che forse alcuni sottovalutano, ma il poter contare su un impianto frenante che fa il suo dovere e rispecchia il nostro stile di guida e di frenata puo’ fare molto la differenza, sopratutto nel “ripido guidato”. Nel momento in cui sappiamo di poter andare piano piano senza bloccare le ruote la sicurezza su questo tipo di tracciati aumenta.

3) Gomme in buono stato e preferibilmente adatte al tipo di terreno. Puo’ sembrare una cosa stupida ma fa tanto ….

4) Progressione positiva: se abbiamo fatto “bene” nell’uscita precedente, siamo piu’ tranquilli e sicuri di fare altrettanto. Al contrario reagire ad un momento “no” non e’ sempre facile.

5) Protezioni: si ma non troppo. Ho notato che a volte faccio meglio quando sono piu’ leggera (caschetto aperto e solo ginocchiere o max gomitiere) di quando mi imbottisco come un palloncino. A volte quando sono eccessivamente imbottita ragiono sul “tanto ci sono le protezioni”, e mi deconcentro facendo errori anche banali. Sono dell’idea che le protezioni siano utili sopratutto se si fanno giri meccanizzati con discese ripetute piu’ volte, caso in cui e’ piu’ facile cadere nell’errore da stanchezza e quindi nella caduta stupida. Ovvio che se so a priori che il giro ha molti passaggi rocciosi, la mentoniera per trasformare il caschetto in integrale diventa obbligatoria.

6) Luminosita’ e sensibilita’ al contrasto: riguarda sopratutto chi ha problemi di vista (come me). Ho notato che, in caso di ambienti con passaggi luce-ombra estremi, o boschi fitti in cui specie in assenza di sole la luminosita’ e’ scarsa, la mia ficudia cala. Non ho ancora una ricetta per questa problematica e credo che non la avro’ mai, al momento l’unico aiuto viene da occhiale o mascherina a lente bianca. Non c’e’ santo. La vista in bici e’ fondamentale, e se “vedo” il terreno ho piu’ fiducia nelle mie capacita’ di assecondarlo.

nemi rocks
Un passaggio su roccia alla Faggeta di Soriano nel Cimino. Malgrado fosse il primo tentativo era una giornata “bike positive” 😉

Elementi negativi:

1) Compagnia sbagliata: si dice meglio soli che mal accompagnati ed e’ cosi’. Nei limiti del controllabile, a volte alzo piu’ l’asticella da sola piuttosto che in gruppi in cui non riesco ad avere il giusto feeling, o in casi in cui il mio “provare un passaggio” possa diventare una poco gradita perdita di tempo per gli altri partecipanti.

2) Problemi meccanici di ogni genere o usura dei componenti. Parliamo sopratutto di freni e gomme … se non ci danno il giusto feeling sara’ piu’ complicato sentirsi sicuri

3) Progressione negativa: uscita precedene andata male … e’ dura reagire per trovare il giusto mood.

4) Cadute o infortuni. Riprendersi dopo un botto o un piccolo infortunio non e’ mai semplice e ci si sente subito piu’ vunerabili. Bisogna andare per gradi e piano piano ripartire da dove si era rimasti. Per ripartire valgono tutte le regole di cui sopra … Non e’ facile ma se troviamo la fiducia nei nostri mezzi e skill torneremo meglio di prima.

5) Condizioni meteo avverse: un passaggio facile sull’asciutto sul bagnato puo’ trasformarsi in un inferno. C’e’ stato un periodo in cui avevo una paura tremenda del bagnato proprio perche’ mi ci sono fatta male. E’ un discorso comunque superabile, e imparare a destreggiarsi un minimo nel bagnato portera’ ad un grosso aumento di fiducia sull’asciutto.

6) Guasti meccanici e “paura di rompere questo o quest’altro”. A volte mi e’ capitato di evitare un passaggio per paura di rompere non solo me, ma anche la bici. Anzi a volte ho piu’ paura per la bici che non per me stessa.

Uno dei tanti roccioni del st.Anna a Sestri Levante

 

 
 
 
 
 
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One nice Rocky line on #sestrilevante #trails #mtb #enduromtb #freeridemtb #mtbenduro #mountainbike #liguria #lovetherocks #lovemybike #not4normals #bicionaverdina #iamspecialized #stumpjumper

Un post condiviso da KiaZ Chiara (@kiazsurfbike) in data:

Un passaggetto tecnico al Circeo

cori jumpUn salto sui trail di Cori … anche questo chiuso “blind” senza esitazioni …

Questo e’ un po’ quel che influenza il mio riding … ci sono alcune situazioni pero’, apparentemente negative, che possono trasformarsi in un futuro aumento del confidence level: ad esempio il bagnato, elemento che fino a qualche giorno fa proprio non riuscivo a digerire, diventando completamente impedita. Ultimamente sono stata costretta a conviverci, e su percorsi semplici sono riuscita a fare notevoli progressi … progressi che ho poi ritrovato sull’asciutto, sentendomi piu’ sicura in molte circostanze.
La MTB e’ una continua sfida e un continuo apprendere e aumentare o consolidare la fiducia in se stessi e nelle skill acquisite. I mezzi attuali aiutano tanto e permettono di andare in tratti dove un tempo dovevi essere mago del trial per passarci. Ma alla base di tutto c’e’ un buon background tecnico e capacita’ di controllo e gestione delle proprie paure e dei propri limiti. E per concludere, ricordatevi che e’ sempre meglio rinunciare ad un certo passaggio che correre rischi inutili, sopratutto se in solitaria. In mtb il “forse” non esiste. O sei sicuro di poter passare (ovvio che la variabile caduta poi si instaura) oppure meglio scendere ….

E voi che feeling avete con i passaggi tecnici in mtb ?

Donne e MTB

In questo periodo, un po’ per il meteo un po’ per l’influenza, non ho avuto chissa’ quale opportunita’ di fare giri nuovi. Cerchero’ quindi di dire la mia su un argomento a cui tengo, ovvero DONNE E MTB.
Ammetto che e’ da un po’ che avevo in mente di scrivere in merito, non e’ un tema semplice e il mio punto di vista potrebbe essere un po’ insolito (tanto per cambiare).

Partiamo da me stessa, anche se non posso definirmi un campione “statisticamente significativo” : ho iniziato ad andare piu’ o meno seriamente in mtb nel 2007, prima con una Decathlon 9.1, poi con la mitica Slayer (#slayerina). All’epoca vivevo in montagna, e la bici e’ stata sia il sistema per trovare uno “snowboard replacement” estivo che un modo per aiutarmi ad affrontare un periodo di transazione piuttosto difficile, che mi ha portato a cambiare completamente lavoro e poi citta’, con conseguente temporaneo abbandono della biciclettina.

Ho fatto tutto da sola e tutt’ora spesso giro da sola. Non ho avuto fidanzati biker. Ho “rubato” consigli da altri riders piu’ bravi, e ho preso lezioni.
Si, lezioni, qualcuno e’ ancora scettico sulla figura del maestro (ok, c’e’ tanto da dire in merito) ma posso assicurarvi che se trovate la persona giusta l’aiuto e’ notevole.

Molte ragazze, differentemente da me invece, hanno iniziato proprio per seguire il proprio compagno/fidanzato/marito. Ben venga anche questo approccio (sempre che il maschietto di turno abbia la dovuta pazienza), non sempre funzionante e non sempre sinonimo di una passione vera. Ma e’ facile capirlo, se la bici dovesse coinvolgervi per bene, non esiterete anche ad uscire da sole o senza il vostro “lui”.

Si dice che non e’ uno sport da femminucce: si fatica, ci si puo’ fare male, ci si sporca, serve coraggio, voglia di mettersi in gioco e superare i propri limiti.


E’ uno sport in cui conta quel che sai fare e non il come sei.
E’ un modo per stare all’aria aperta, per unire il piacere della scoperta della montagna e dell’ambiente naturale in genere ad un qualcosa di adrenalinico che regala belle sensazioni.
Io la vedo cosi’. E nell’epoca dell’ebike l’accessibilita’ si allarga anche a chi (questo vale cmq per ambo i sessi) non ha un granche’ di allenamento e non ama allenarsi in modo sistematico (eh si, in realta’ ancheio faccio parte di questa categoria, pedalo ancora con le mie gambe perche’ le mie finanze sono limitate, e anche un po’ perche’ cmq la soddisfazione di arrivare su senza aiuti resta cmq maggiore…) e vuole semplicemente divertirsi tanto all’aria aperta.

Credo che comunque lo scoglio per chi vuole avvicinarsi alla mtb, specie se donna e insicura del se e quanto potrebbe poi praticare questo sport, resti nel mezzo, che purtroppo, fa TANTO la differenza.

Sono la prima a comprendere e a vedere che, a volte, possono esserci anche delle ragazze curiose nei confronti di questo sport (magari provenienti da altri action sport piu’ economici tipo surf e skate) ma impossibilitate a provare in quanto e’ difficile trovare una bici adatta (specie in taglia piccola), e anche i noleggi hanno un costo che richiede davvero una bella motivazione per avvicinarsi.

3 girlz jumping …. anche le donne saltano …

Pef fare un confronto, se si vuole iniziare a fare surf, e’ facile trovare chi ti presta la tavola e magari pure la muta se in inverno. Le scuole hanno prezzi accessibilissimi per la prima lezione.

La mtb … e’ tutto molto molto piu’ complicato. Oltre alla bici ti serve il casco, e minimo sindacale ginocchiere e guanti, oltre che un pantaloncino con il fondello.
E sarebbe meglio che tutte queste cose fossero della taglia giusta.

Sopratutto la bici.
Spesso non si trovano le S a noleggio. O se ne trovano poche e magari montate entry level.

Sarebbe bello promuovere questo sport tra le donne, farlo conoscere e far capire che puo’ essere molto divertente e che non necessariamente deve essere preso come attivita’ agonistica o come una cosa estrema. Ci sono percorsi divertenti, panoramici e accessibili che permettono di impratichirsi nella guida della mtb in contesti molto belli, senza farsi prendere dalle ossessioni dei tempi e di strava.

Stara’ poi a voi decidere quale sara’ il vostro obbiettivo e quanto alta posizionare l’asticella.

Un bel saltino … ma e’ piu’ facile di quello che potete immaginare ….

Il problema di fondo e’ che manca il background e che il costo d’ingresso in questo sport e’ alto: diventa ancora piu’ alto se si vuole tutto-e-subito (ebike) … si riduce se si decide di valutare un buon usato (e qua si possono fare affari d’oro di questi tempi) e iniziare spingendo con le proprie gambine (cosa che puo’ diventare una buona alternativa alla palestra)

Un’altro deterrente che vedo tra le donne e’ che poche hanno il coraggio di uscire da sole come faccio io. Se io, quando sono finita qua a Roma, avessi aspettato di trovare qualcuno con cui andare in bici non avrei ricominciato. Invece mi sono armata di GPS e santa pazienza, e mi sono inerpicata su per Monte Cavo per poi scendere dal trail noto come “tre”.

Pian piano, offline e online, ho iniziato a conoscere altri/e biker con cui condividere qualche uscita. Non sempre ho trovato la compagnia giusta, a volte sono stata io a improvvisarmi guida e accompagnare altri biker in trail per loro nuovi, altre volte sono riuscita a fatica a inserirmi in gruppi dove ero (sono) il fanalino di coda, altre volte ancora mi sono trovata nella situazione di essere “la piu’ brava degli scarsi”.

Tornando al tema primario, io credo che in fondo, sia tutta una questione di mancanza di background … sopratutto se si vive in una grande citta’ non e’ facile farsi venire la fantasia di andare giu’ per sgarupi con una bicicletta. Non e’ la “fantasia esotica e/o fashon” del surf. La MTB e’ un mondo a se, ha tante variabili e tante sfaccettature, credo pero’ davvero che ce ne possa essere per tutti.

La MTB, un po’ come lo skialp/snowalp, unisce la voglia di esplorazione e di stare nella natura con un pizzico di adrenalina e divertimento.
Se questo mix vi incurioisice, e’ uno sport da provare.

Sarebbe bello vedere qualche azienda di quelle piu’ sensibili al mercato ladies (la prima che mi viene in mente e’ GIANT), organizzare test events GRATUITI o a costi irrisori che permettano di incuriosire piu’ ragazze e donne a questo sport. Solo cosi’ forse si ampliera’ la base e potremmo vedere un incremento delle “quote rosa”

Concludendo, se siete curiose di provare questo sport ma non avete contatti, non arrendetevi. La via piu’ semplice e’ il noleggio nei bikepark durante la stagione estiva, altrimenti anche gli eventi test tipo italian bike test talvolta possono riservare delle opportunita’. Per quello che mi riguarda, metto ben volentieri a disposizione gratuitamente la mia skill e la mia qualifica di TM1 (maestra FCI di 1o livello) ad ogni ragazza curiosa di provare questo fantastico sport.

Spero in futuro di vedere + donne sui trail 😉

Surf: 4 giorni di onde liguri

4 giorni di onde nel Levante Ligure … ecco come e’ andata …
Every day … is DAY ONE

Prologue

Sono sul trail Sant’Anna di Sestri … fa caldo e qualcosa non va. Non riesco a trovare fiducia e lucidita’, non c’e’ un anima in giro in quanto c’e’ la gara a Torriglia … insomma non trovo le linee di discesa giuste e sembra che la probabilita’ di cadere sia elevata ad ogni angolo. Ma da lassu’ guardando le due baie di sestri noto schiume bianche lungo la costa … si risveglia l’anima surfista repressa e nascosta e mi chiedo … ma non e’ che c’e’ mare ????

st anna 1
Uno sguardo alla webcam di Recco ed e’ piatto (oltre che esserci divieto) … scendo come posso facendo buona parte dei passaggi impestati a piedi …. mi concedo un pezzo di focaccia e una birretta , carico la specy e rotolo lentamente lungo l’Aurelia … arrivo al ponte sull’Entella e quell’automatismo di guardare il mare che ho da quando ho messo le chiappe su una tavola piu’ di 20 anni fa la prima volta e’ ancora li …. “ma cavoli c’e’ gente in acqua … ci sono le onde…..”
Piu’ veloce della luce esco dall’aurelia e prendo lo svincolo verso la foce dell’Entella. Lo spot dove tutto e’ iniziato.

Every Day is DAY ONE.

#dayOne

Un tizio in mare da solo sta prendendo qualche bella destra. Non e’ che ci sia chissa’ cosa e rompe abbastanza vicino a riva. Ma sembra esserci acqua abbastanza x non farsi male.
Surfare con l’acqua calda da soli o quasi non ha prezzo.
Io mi preparo, il tizio intanto esce.
Mezz’ora a mollo da sola prendendo alcune divertenti destrine.
So ancora surfare dopo 6 mesi di astinenza voluta.
Every Day is Day One.
Dopo mezz’ora entrano alcuni altri, ma l’ambiente resta tranquillo e il livello non elevato mi permettono di continuare a prendere onde.
Fino a quando il freddo (il caldo era solo apparente) prende il sopravvento e lascio lo spot felice come la prima volta che mi sono alzata su una tavola.

fognone day1

#dayTwo

Repetita iuvant. A Recco c’e’ divieto per manifestazione, l’Entella resta l’unica soluzione vicino casa. Il cielo e’ grigio, ha piovuto tutta la notte e l’aria e’ quasi fredda.
Smette di piovere e attorno alle 11.30 arrivo allo spot. Stavolta e’ affollato, molto piu’ delle sue capacita’. Onde di buona qualita’, poco sotto il metro le serie piu’ grandi, periodo lunghissimo.
Va beh mi faccio coraggio perche’ “se poi viene vento addio” e mi butto. Stavolta con la muta retro 2.2. Aspetto. Troppo casino. Provo a remare un onda ma la remano in altri 5.
Situazione che detesto. Mi sposto piu’ in la e continuo ad aspettare. Niente. Il picco buono e’ dei padroni di casa, e guai se provi ad invadere il loro territorio. Non passa lo straniero.
Me ne faccio una ragione e aspetto. Sento che parlano tra loro e che intendono uscire per una pausa. Un sospiro di sollievo, forse riusciro’ a prendere qualche onda. Meno male che ho messo la muta.
I soggetti escono e il picco si libera un po’. Arriva una serie. Buona la prima, destra ovviamente … e cosi’ avanti per un altra oretta circa … tutte destre, a volte anche un pelo ripide,
con una buona potenza. In qualche raro caso riesco a fare qualche timido passo verso il nose.
Attorno alle 14 il vento sale e il mare inizia a non essere cosi’ pulito anche se la misura aumenta. Game over per me, e vediamo di risparmiarci perche’ le onde ci saranno anche domani.

entella day2

#dayThree

Finalmente la balneazione e’ praticabile a Recco. Un occhiata alla webcam e via. Voglio surfare sinistre. Si, Recco e’ piu’ noto per la destra, ma anche quella e’ prioritaria per i locali. La sinistra che rompe verso il fiume invece, e’ quasi deserta ed e’ molto meno gettonata, almeno finche’ non entra la scuola, ovvero alle 11.
Fa un freddo dannato anche se sono gia’ le 9. Tra un po’ di impicci con le chiavi e il fatto che non ho parcheggiato vicinissimo faccio le 9.30.
Arrivano alcune serie davvero belle per il long. Piccoletto, mezzo metro o poco piu’, ma e’ quel che ci vuole per un bel po’ di belle scivolate senza pensieri. Sulle prime, di qualita’ superiore arrivano anche un paio di five. Registro con l’orologio gps … un ora e mezza, 4 km di spostamento, velocita’ massima 18 kmh. Interessante. Esco per entrata scuole e effollamento. Niente male pure oggi, questo e’ il surf che mi piace.

recco day3

#dayFour

Rotta senza deviazioni e perdite di tempo verso l’Entella. La situazione almeno da fuori pare non ottimale, un po’ irregolare e picco multiplo, ma ci sono solo 3 persone in mare e ogni tanto qualche destra che apre a dovere adatta al long arriva. Non perdo tempo mi metto la muta e mi butto. Prendo 4 destre molto belle, veloci, abbastanza ripide su cui se si trova il timing giusto si chiude l’ultima sezione in nose. Non male e non facilissimo … al contorno anche una partenza su un “fuori misura” che pero’ si e’ risolto in una fuga dal close out tirando dritto nella schiuma. Il mare purtoppo inizia ad incasinarsi e a diventare incomprensibile, l’ultimo tentativo di partenza si conclude in una facciata nell’inside nel peggiore dei punti, venendo letterlamente buttata fuori dall’acqua dalle schiume con una bella pinnata sul braccio compressa nel prezzo. Quando il mare non ti vuole piu’ e’ un segnale, non resta che uscire e trarre il massimo da questi 4 incredibili giorni di surf ligure, constatando che, quando la forutna gira, questa attivita’ ha ancora tanto da dare ….

day 4 entella

#epliogue
… finite le onde e’ dinuovo il turno della Specy. Sono dinuovo sul trail Sant’Anna di Sestri. Stavolta in compagnia dell’amico Maestro Beppe. Confidence level high. Avra’ anche vinto il Mare, ma stavolta sul Sant’Anna pareggio i conti, portando a casa tutti gli ostici passaggi di questo trail sempre incredibilmente unico nel suo genere….

st anna last
Conclusioni : il surf … difficile non ricaderci se capita l’occasione giusta… ma altrettanto facile rischiare di finire in situazioni di scazzo e di profonda impressione di perdere tempo galleggiando.
Cominciamo con il dire che, anche se “ci vuole il fisico” non e’ uno sport. Ci vuole il fisico a priori punto. Il consumo energetico in acqua nelle condizioni da longboard piu’ frequenti e’ minimo.
Sicuramente diverso e’ il discorso per una tavola corta. Resta il fatto che una buona remata aiuta …. ma una session di surf in condizioni di mare medio piccolo brucia circa 200 kcal ora … meno che andare in bici in pianura. Piu’ passa il tempo pero’, o meglio piu’ si invecchia, piu’ diventa necessario mantenersi allenati fuori dall’acqua per non trovarsi impreparati dopo mesi di lontananza dalle onde. Tornero’ in acqua a breve ? Non lo so. E’ un attivita’ (spiacenti ma definirlo sport quando lo si pratica a livello ludico e’ troppo) che richiede il giusto mood, e che deve portare solo feedback positivi. Se fare surf significa sgomitare a giocarsi un’onda con altre 50 persone magari assatanate perche’ non fa mare da 1 mese …. allora questo non e’ una cosa che fa per me.
Se ci saranno altri momenti fortuiti … sara’ direttamente lui, il Mare, a chiamarmi, come e’ stata questa volta ….

A presto surfers 😉