eMTB Jenne All Mountain

Jenne e dintorni, all-mountain appenninico

Era da un bel po’ che non scrivevo di un giro in centro Italia.
La mancanza di scassato o comunque di terreno naturale iniziava a farsi sentire.
Quindi non avendo impegni volevo assolutamente azzardare qualcosa di nuovo.
Girare “fuori dal preparato” in Appennino Centrale e’ ben diverso dal farlo nella “mia” ValSusa. Si e’ spesso senza segnale telefonico, in zone molto lontane da centri abitati , e lo sviluppo kilometrico in genere prevale su quello altimetrico. Quindi e’ bene avventurarsi perlomeno con un compagno/a. Cosa che negli ultimi tempi era diventata difficile, visti i frequenti impegni didattici sia con la Tibur Bike che per il mio progetto RidePink.
Ma i social talvolta aiutano, e riesco ad accordarmi con Tony, e-biker che gradisce il riding su terreno naturale e scassato in quota (e che e’ pure capitato nella “mia” Valsusa …)
Il giro che prevediamo di fare e’ un mix tra due tracce in zona monti Simbruini. La partenza e’ da Jenne, alcuni km oltre Subiaco lungo la strada alternativa per monte Livata. Saliamo per asfalto direzione Livata fino a localita’ Fondi, un immenso altopiano in “classico” stile Simbruini. Con qualche taglio ci portiamo su una carrabile che in cresta diventa sentiero, e diventa un po’ sporca e non semplice da seguire. Dobbiamo far affidamento alle bandierine CAI, oltre che alla traccia GPX. Del sentiero non vi e’ praticamente segno. Seguendo la cresta arriviamo ad uno scollinamento su prati in dicesa che ci conduce al punto piu’ panoramico del giro. Un breve ma spettacolare saliscendi, comprensivo di qualche zona ancora innevata, ci porta su un crestino (Colle Campitellino) dal quale e’ possibile ammirare alcune cime innevate, a cui purtroppo non saprei dare nome (eh no, questa non e’ la mia valle :/ …)

Ritrovato il sentiero dopo qualche ravanaggio, continua la “caccia alla bandierina”. Un peccato perche’ il percorso – tutto pedalabile – sarebbe davvero bello e accessibile se fosse pulito. Le faggete dei Simbruini sono un terreno perfetto per la mtb e, sotto quello strato di foglie secche e ramaglie, si nascondono davvero trail di ogni genere.
In ogni caso, a forza di bandierine arriviamo sull’asfaltata. Ancora un saliscendi e inizia il primo vero e proprio trail della giornata: fondo prevalentemente smosso con qualche parte su pietra fissa, non particolarmente difficile ma abbastanza “fisico” per braccia e sospensioni. Verso la parte finale il trail si incattivisce un pelo, con un paio di curve non banali e il fondo che prende un aspetto piu’ di pietra fissa/rockgarden, sbucando infine nuovamente sulla traccia asfaltata da cui siamo saliti.


Risaliamo nuovamente per un paio di km e andiamo a prendere l’ultimo segmento della giornata: un divertente trail, decisamente piu’ flow talvolta interrotto da passaggi su roccia fissa, con alcune sezioni che richiedono un giusto bilanciamento tra precisione di guida e capacita’ di fare scorrere alla velocita’ corretta.
Con un ultima sezione a tornantini si ritrova l’asfalto poco sopra l’abitato di Jenne, e quindi le macchine.

Video By Toni

Concludendo: mi mancava un giro “all mountain”, dove la protagonista e’ la Natura e la Montagna, e la bici e i trail diventano un mezzo appagante e sfidante per goderseli. Ambienti affascinanti e particolari, ben diversi dalle Alpi, dove c’e’ ancora un qualcosa di selvaggio e ben lontano dall’antropizzazione.

Traccia su Strava, consiglio buone capacita’ di orientamento e uso del gps (che deve essere carico e avere le mappe offline) per seguire la parte alta.

https://www.strava.com/activities/6855435457

MTB: Monte Calvo

Monte Calvo (AQ)

Ammetto che stavo studiando questo giro da un po’, sempre su ispirazione del solito Bicinatura.
C’erano due cose che non mi convincevano: 1) lo spingismo 2) il lungo transfer su asfalto su strada statale. Fortunatamente con il gruppo degli elettrici si riesce a organizzare un recupero, risparmiando se non altro i 10km di asfalto, noiosi e pericolosi.
Come sempre, quando il gruppo e’ tutto elettrico, non tutti i giri sono fattibili in convivenza pacifica. Se devo dare una valutazione, questo si pone in una situazione intermedia, vediamo un po’ il perche’ ed il come e’ andata. Google maps mi dice che il punto di partenza (una a me ignota localita’ a 10km dall’uscita L’Aquila ovest) e’ a un ora e mezza da casa, ma ormai conosco il mio “pollo” e so che con la lentezza di Qubo ci vorranno quasi 2 ore. Pazienza, speriamo valga la pena. Organizzate le operazioni di recupero, si sale, su una bella stradina asfaltata che tiene il 10% costante e che tira su 100 d+ ogni km. Il mio “peso morto” si fa sentire gia’ dal secondo km. Diciamo chiaramente che, con il dovuto allenamento, finche’ le pendenze non superano il 6-7% stare in scia ad un elettrico in eco non e’ fuori portata , ma le cose diventano ben diverse quando devo mettere il 46 e salire pian pianino. Sottolineo che la strada, avendo buon fondo asfaltato e’ pedalabilissima e la avrei pedalata tutta, con i miei tempi. Ma per non aspettare troppo agganciamo la famosa “cima di recupero” e recuperiamo 1km/h abbondante sulla mia media, arrivando rapidamente alla fine dell’asfalto, in corrispondenza di un ripetitore.
Il posto gia’ da qua offre panorami gia’ di “montagna”, o perlomeno, ad ampi spazi aperti con praterie e sassi sparsi, lasciando per un po’ da parte le consuete faggete che sono un po’ il default appenninico.

calvo ripetitori

Bisogna continuare a salire …e le pendenze diventano sempre + imporanti e il fondo sempre peggiore: per me non resta che una soluzione, ovvero lo spingismo. E mentre quasi tutti gli elettrici riescono a salire in sella io spingo , spingo e spingo, fino ad una scassata strada mezzacosta che torna pedalabile.

calvo mezzacosta
calvo 2

Raggiungo cosi’ a quello che sara’ per me, Guido, Massimo e Pino il punto d’arrivo. Gli altri, coraggiosi, azzardano la salita in vetta, ovvero ancora 200 d+ di cui parti a spinta anche con l’ebike. Diciamo pure di aver spinto abbastanza e di non essere particolarmente propensa a questo tipo di giri, anche se immagino che il sentiero di cresta possa valere la fatica.

croce calvo

Anche dalla nostra “anticima” comunque il paesaggio non e’ male, e per certi versi, ricorda il monte Fasce sopra Genova, ma in un contesto compltamente differente, e fortuntamente, meno esposto.

calvo down
calvo mybike

Dopo una lunga attesa a tratti al freddo, ricompattiamo il gruppo e iniziamo la vera discesa, che non delude.
Si parte con un lungo traverso, molto panoramico, a cui segue una parte in pieno freeride giu’ per le praterie fino alle prime faggete. Da qua, la musica cambia, con un sentiero in terra fondamentalmente flow che ogni tanto nasconde qualche tratto insidioso e qualche tornante , perdendo quota varia anche la vegetazione, e, stranamente, si osserva la presenza di conifere. Varia anche il fondo, diventando a tratti molto breccioloso, e dopo un rilancio, inizia quella che forse per me e’ la parte piu’ bella, una serie di stretti tornantini, un po’ in stile Torretta o Infernet, con cui mettersi alla prova. Un totale di 11 kilometri di discesa , molto vari e mai banali , raggiungibili in fondo con “solo” 9.5 km di salita (su 800 d+) facendo recupero. Volendo pedalarsi l’asfalto, c’e’da aggiungere 10km di statale che “dolcemente” guadagnano 300d+.

Il giro e’ stata anche l’occasione per provare la mia nuova “gopro dei povery”. La xiaomi ahime’ mi ha tradito, e ho dovuto optare per questa ApeCam dalle discrete recensioni. Purtroppo pero’ sono riuscita ad editare solo i file a bassa risoluzione, quindi perdonatemi se i filmati non sono come speravo. E spero anche di ricredermi su questa action cam.

Traccia con recupero

Powered by Wikiloc

Ringrazio Guido, Giuseppe, Roberto, Orlando e tutti gli altri Elettrici che mi han fatto da skilift e pazientato durante le tratte spingistiche. Il giro comunque, se fatto senza vetta, visto comunque il ridotto sviluppo kilometrico della salita, e’ fattibile tranquillamente da gruppi misti senza eccessivi “squilibri temporali”

Montagna Libera!

Ci vuole Accesso LIBERO alla MONTAGNA ! (e alla collina, campagna, e qualunque spazio aperto dove vi siano sentieri e strade bianche)

La telenovela degli arresti domiciliari continua. Dal 4 corrente mese si potra’ uscire a fare attivita’ sportiva individuale “anche lontano da casa”.
La bici e nello specifico la Mountain Bike (traduzione letterale BICI DA MONTAGNA) e’ uno sport individuale.
La normativa e’ pero’ assolutamente POCO CHIARA sulla possibilta’ di spostarsi con un’altro mezzo privato(leggi veicolo a combustione termica), ovviamente DA SOLA, in luogo piu’ consono all’utilizzo di una BICI DA MONTAGNA.
Qualcuno potra’ farmi notare che i francesi la chiamano VTT ovvero Velo’ tout terrein ovvero, piu’ genericamente, bicicletta fuoristrada.
Va bene allora prendiamo atto che non e’ necessariamente “da montagna” ma semplicemente “da fuoristrada”, “da sterrato”.
Non abito in una location che permetta la pratica di tale disciplina in maniera coerente con il mio mezzo.
Quindi o faccio asfalto – a tratti anche molto pericoloso – per provare facendo qualche km – a raggiungere luoghi piu’ idonei al mio sport o continuo ad andare in escandescenza fino alla follia.
Ribadisco il concetto gia’ espresso nel precedente articolo : ANCHE IMMAGINANDO DI ESSERE POSITIVA ASINTOMATICA, CHI CONTAGIO ANDANDO DA SOLA TRA BOSCHI, COLLINE, E MAGARI MONTAGNE ???
ESIGO UNA RISPOSTA A QUESTA DOMANDA.

Una risposta con un motivo scientifico. E non tiratemi fuori il “se ti fai male”, perche’ e’ + facile che mi faccio male su asfalto perche’ qualche scellerato in macchina mi cilindra.
Mantenendo un range di movimento regionale (o addirittura anche solo provinciale), nell’Appennino Centrale ci sono un sacco di posti splendidi, isolati quanto basta per disperdere altri eventuali amanti dell’outdoor, non solo bikers, ma anche escursionisti, trail runners, e chiunque abbia semplicemente BISOGNO di riprendere contatto con la Natura.

Ed e’ proprio chi abita in citta’ che si e’ visto sottratto di una fondamentale liberta’ e di un fondamentale diritto, quello di potersi spostare, nel rispetto della tutela della propria salute e di quella altrui !
Fior di esperti affermano che anche solo camminare in un bosco, in montagna, in collina, insomma nel verde fa bene al fisico e allo spirito.

Abbiamo fatto i bravi anche troppo a lungo. Posso resistere ancora una decina di giorni, arrangiandomi in qualche modo con il poco che ho a disposizione in zona e approfittandone per riprendere un minimo di allenamento. Ma poi BASTA. Non facciamo del male a nessuno. Non capisco questo accanimento contro chiunque abbia delle passioni correlate all’outdoor, questo ignorare tutta una serie di esigenze che comunque hanno a che vedere con il benessere psicofisico delle persone. E’ concessa l’attivita’ “sportiva” ma non quella “ludica”. Come se, per poter apprezzare le bellezze che la Natura offre bisogna per forza fare qualcosa di “sportivo”. Io mi definisco sportiva ma non atleta. Faccio sport per il piacere di farlo e perche’ mi diverte, non per fare una certa performance.
Forse per i piani alti la mia idea di sport e’ sbagliata.
Forse (anzi di sicuro) io e quelli come me per i piani alti sono sbagliati.

Probabilmente a chi sta ai piani alti vedere foto come quelle che ri-posto qua sotto non fa ne caldo ne freddo. E ho volutamente scelto gli Appennini proprio nel rispetto del fatto che al Nord la situazione e’ ancora un po’ piu’ complessa.

nuria
autore
camposecco
autore
camposecco 1

Il tempo libero, probabilmente, per chi rappresenta l’italiano medio e’ fatto da calcio, tv, mangiate senza inizio ne’ fine, e il mare d’estate.

Tutto il resto non esiste. Come non esistono i singles e non esistono coloro che, per qualunque ragioni esse siano, non hanno CONGIUNTI.
I miei CONGIUNTI sono le MONTAGNE … esigo la possibilta’ di raggiungerle !!!

EDIT: Ad oggi , 29 Aprile 2020 , leggo questo per quel che concerne la Capitale:

http://www.romatoday.it/politica/parchi-roma-riapertura-come.html

Si parla di parchi a numero chiuso: tra i molti irrazionali commenti della serie “continuiamo a stare a casa” (ma stateci voi dato che vi piace tanto) qualcuno intelligente segnala che “appena fuori dalla citta’ ci sono tantissime aree di campagna PRATICAMENTE DESERTE” e che la concessione dello spostamento verso codeste aree eviterebbe l’affollamento dei parchi cittadini. Cosa giustissima peccato che difficilmente puo’ entrare nella testa di chi governa. Infatti, ribadisco il concetto, se mi fosse concesso spostarmi non andrei di certo a girare nei parchi, ma altrove in posti ben piu’ isolati. Speriamo in un minimo di buon senso (questo sconosciuto)

EDIT 2: Consiglio di firmare questa petizione a tutti coloro interessati a tornare al piu’ presto sui monti:

https://www.change.org/p/nicola-zingaretti-diritto-alla-frequentazione-della-montagna-nella-propria-regione/psf/promote_or_share?source_location=petition_show

MTB: Nuria – Antrodoco

Mt. Nuria – Antrococo

Tornare a Roma come sempre è un po’ traumatico, ma fortunatamente il caldo ancora a livelli accettabili mi ha permesso di andare ad affrontare un giro a quote medio basse di cui avevo letto un molto ben promettente report su bicinatura: si tratta della discesa dal monte Nuria, in zona Antrodoco/Borgo Velino (RT). La partenza è attorno a quota 450 slm, le previsioni dicono temperatura sotto i 30 fino a ora di pranzo.
Visto il molto probabile innalzamento delle temperature nei giorni successivi decido di avventurarmi anche se in solitaria.
Poco prima delle 10 sono pronta ad affrontare la lunga salita da Antrodoco al Monte Nuria. Sulla carta sono circa 17 km, di cui 8 su asfalto, a seguire sterrato quasi sempre pedalabile eccezion fatta x gli ultimi due km.
L’unico ostacolo della prima parte asfaltata è il caldo, che mi costringe ad andare ancora piu’ piano di quel che potrei e a frequenti soste appena si nota qualche punto ombroso. Arriviamo alla fine dell’asfalto, 1000 mt slm, in localita’ Rocca di Fondi, paesuncolo dalle case in pietra appunto “arroccato” sulla montagna.

rocca fond

Da qua l’asfalto termina, e la strada prosegue su sterrato, leggermente breccioloso ma tutto sommato pedalabile se non per qualche strappetto. Dopo alcuni saliscendi, finalmente la strada perde il suo “anonimato” e spunta in un ampio altipiano dall’aspetto un po’ alieno, al fondo del quale si intravede una costruzione abbandonata. Ora non dobbiamo sbagliarci, e seguendo la traccia lasciamo la via principale per curvare a gomito su una trattorabile double, il cui fondo con lo scorrere dei km peggiora, che riprende a salire fino ad un colletto con un evidente quadrivio ove incontro Fede e Nik, simpatici elettrici con cui avro’ il piacere di condividere la discesa. Ammetto che se fossi stata sola non avrei azzardato gli ultimi metri di spingismo, e avrei proseguito sul mezzacosta per trovare il trail piu’ in basso.

colle2 colle1

Mi faccio coraggio e inizio a spingere la bici. Mancano circa 2km su 250 d+. Uso la tecnica che uso in snowalp. Conto i passi … uno due tre quattro …
arrivo a trenta e conto ancora. Quando mi mancano le energie ho visto che questo metodo ha un suo perchè. Almeno siamo all’ombra, ma dinuovo con panorama quasi nullo. Non resta che spingere, fino a quando si lascia il bosco e si intravede l’anticima del monte Nuria … un ultima tratta pedalabile dinuovo tra i faggi e dal nulla piu’ totale spunta un casotto con tavolini antistanti, il Rifugio Antrodoco, a segnare la fine delle fatiche. Abbiamo pedalato e spinto per 1100 d+ su 17 km …

top r. antrodoco

Quassu’ ritrovo i miei nuovi compagni d’avventura. La curiosita’ mi porta a ficcanasare dentro il rifugio non gestito. La parola rifugio, a me fa pensare a ben alro …  troviamo stufa, camino, letti a soppalco, stoviglie e vettovaglie lasciate da chi ha cercato riparo e ristoro . Da restare abbastanza stupiti immaginando come “rifugio” una struttura gestita da personale.

Giunge l’ora della super discesa, che non delude. 8km di flow naturale, mai tecnico, tra faggete, mezzacosta e un immensa prateria che sembra una pumptrack naturale. #nientedidifficile stavolta … solo tanto tantissimo flow con qualche tornante a spezzare il ritmo di linee che sembrano davvero uscite da un bikepark naturale. L’ultima sezione si chiude con il gia’ noto trail San Francesco e le sue spondone naturali, insomma un crescendo di linee mai noiose e mai complesse o pericolose. La giusta ricompensa per un lungo salitone, fattibile con la dovuta cautela anche con frontino. Tanto tanto divertimento per tutti !!!

Per finire non rinunciamo alla birretta di rito, strameritata, assieme ai nuovi amici che spero di ritrovare presto sui trail appennici.

Ringrazio Bicinatura (qua il loro report) per la traccia e l’ispirazione, e i ragazzi di ASD Monte Giano Antrodoco per aver reso fruibile questo trail supersonico.
Direi che ad ora nell’appennino centrale è il TOP !!!

Conclusione: Trail top, livello S0-S1 (max blu). Panormama …. mmh, difficile esprimersi dopo 1 mese sulle Alpi occidentali. Sicuramente diverso, particolare la parte freeride nei prati. La salita purtoppo invece, per gran parte ha poco da mostrare. Dalla seconda parte dello sterrato diventa di indubbia e selvaggia bellezza… Ma la discesa vale tutta la fatica fidatevi !!!!

relive

Relive ‘Supernuria’

traccia gpx

Splitboard in appennno Mt Ocre

Splitboard in Appennino – Monte Ocre

The Splitboard Chronicles #2

Non e’ assolutamente stato facile, dopo la prima esperienza non propriamente positiva e le difficolta’ incontrate nel trovare informazioni ed eventuali skialper disposti ad accettare la sottoscritta principiante in salita, riuscire a far quadrare impegni, meteo e orari per finalmente andare a capire cosa possono offrire queste montagne del centro sud, cosi’ tanto diverse dalla mia Valle.
Dunque finalmente in compagnia di Ottavio, biker, skialper profondo conoscitore dell’Appennino centrale inizia quest’avventura sulla neve.
l’itinerario previsto e’ il Monte Ocre: 2200 di quota con circa 900 d+ per arrivare in vetta.
La sveglia suona presto ma non mi pesa, la curiosita’ di collaudare per davvero la split e’ molta. Raggiungiamo la location di partenza attorno alle 10, un paesuncolo non molto distante da Campo Felice, Casamaina. E’ l’ennesimo dei “posti improbabili” gia’ incontrati in bici, insomma uno di quei posti dove ti sembra di capitarci per sbaglio. La neve apparentemente sul versante che dovremmo affrontare e’ poca, sono scettica nella mente ma mi fido cecamente della mia guida. Iniziamo a salire per uno stradotto, poi zig zag tra cespugli e sassi, neve poca e dura. I miei pensieri sono il non rovinare la split e sperare di scendere indenni. Il panorama e’ particolare, molto diverso da quelli che conosco, e guardandomi attorno penso che queste pendenze sarebbero molto interessanti da visionare in estate per vedere se c’e’ un qualche percorso adatto alla mtb.

(foto fontana e parte bassa)
ocre up 2 oxee up 1

Si continua a macinare metri in salita, senza grossi intoppi, fino all’avvicinarsi ad un “muretto“, diciamo ad una pendenza da pista rossa difficile o nera facile. E, come volevasi dimostrare qua iniziano i problemi. Dopo un gia’ complicato traverso, nel tentativo di cambiare direzione, scivolo e cado rotolando all’indietro come una patata lessa. Un bello spavento, considerata la pendenza e la presenza di pietre, fortunatamente l’incrocio con un pianetto mi fa fermare. A questi punti c’e’ da fare una cosa sola: farsi passare la paura, montare i rampant e affrontare lo strappo. In qualche modo piu’ o meno ortodosso e ancora incerta e non fiduciosa al 100% nel mezzo raggiungo il primo scollinamento, da cui finalmente si intravede il nostro obbiettivo. La neve migliora di qualita’ facendomi sperare e sognare qualche cuvra perlomento dignitosa.

pianetti 2 pianetti 1 split rampant 2 up rampant 1

Si prosegue con piu’ facilita’, senza rampant, lasciandosi a destra uno splendido pianoro su cui si affacciano altre alture dalle pendenze perfette, capace di far sognare qualunque amante del freeride. La particolaritadell’appennino e’ la vastita di pendiisurfabili” senza ne alberi ne niente a quote basse, cosa che sulle alpi non c’e’, o meglio ha conformazione completamente diversa.
uphill 2 uphill 1

Salendo ulteriormente si ha sempre piu’ la percezione di un paesaggio extraterrestre, che potrebbe essere adatto ad un set di star wars. La neve inizia a mollare, le temperature poco coerenti con la stagione fan si che si ottenga il cosiddetto “firn“, neve primaverile trasformata portante, molto godibile con attrezzi quali la mia splitboard. Abbiamo passato i 2000 e la fatica inizia a farsi sentire … io procedo sempre piu’ a rilento, preferendo linee molto dirette anche se piu’ faticose. La paura di cadere in un inversione sta sempre li, ma pian piano la fiducia con il mezzo di salira arriva. Lentamente arriviamo su un anticima. quota 2140, la cresta del monte Ocre e’ proprio in faccia, ma la mia stanchezza sommata alla paura di cadere mi fa optare per accontentarmi di questo montarozzo. Per me e’ gia’ un gran risultato, circa 800 d+ #conlemiegambe , al momento e’ il dislivello piu’ importante raggiunto con la split.

top m4 top ocr3 top 8 1

Ripreso fiato e riportata la split in posizione di discesa, iniziamo a scendere. Le prime curve regalano ancora qualche sprazzo di powder compatta un po’ gessata, ma decisamente apprezzabile, poi giu’ sul firn, che rimane comunque di gradevole sensazione sotto la soletta.
Curve di diverso raggio, tendenti allo stretto visto che devo seguire uno skier, poi giu’ sempre su trasformata, con qualche breve punto in cui ricompare la powder gessata. Tirando le somme e considerato il meteo ballerino non ci si lamenta. L’ultima parte diventa un po’ piu’ macchinosa e crostosa, ma il know-how di Ottavio fa si di trovare sempre il passaggio giusto anche per la tavola. Per tutta la discesa solo una volta ho dovuto fare buta/gava (metti e togli la tavola x i non piemontesi) e il bastoncino che ho tenuto preventivamente a portata di mano e’ serivto piuttosto di rado. Gita perfetta per la tavola dunque … magari da ripetere in condizioni di neve “recente” .
(video discesa)

Concludendo, anche d’inverno l’appennino centrale mostra di avere un suo perche’. Sono montagne diverse dalle alpi, con paesaggi estremamente vasti e sconfinati, e le alterzze e pendenze non eccessive fanno piu’ effetto di enormi collinoni innevati, tutti adattissimi ad essere “surfati”. C’e’ tanto da fare e da esplorare, non e’ facile muoversi in autonomia in quanto il territorio e’ molto, molto differente da quello alpino ed il numero di praticanti dello skialp molto basso, quindi e’ frequente poter tracciare per primi (oggi sul versante da noi scelto cosi’ e’ stato). Le variabili meteo in gioco sono molte piu’ che sulle alpi, e mi ci vorra’ del tempo per imparare a comprenderle ed interpretarle in maniera corretta. Ma, km da tritare in macchina a parte, c’e’ tutto un mondo da scoprire (e da surfare) la fuori …..

Un enorme ringraziamento alla mia guida, Ottavio “otto”, che ha avuto la pazienza di introdurmi a questo territorio per me completamente inesplorato 😉

Traccia GPX : fornisco la traccia, ma raccomando di usarla solo se ben coscienti di quello che si va a fare. Il territorio e’ vasto, privo a volte di punti di riferimento, ed un errore puo’ portare su versanti completamente opposti. Il mio consiglio e’, se non siete del posto, di cercare di affidarvi a qualche esperto.

MTB: Morra Ferogna

Morra Ferogna, l’infernet “de noi artri” … (o quasi)

Morra Ferogna è un’altro trail che da tempo osservavo tra quelli proposti da Bicinatura, un giro AM sui 20 km/800 d+ range 600-1400 mt slm con salita in prevalenza su asfalto anche se non esente da rampe, ed una discesa su trail AM naturale di media difficolta’.
La zona è quella dei Simbruini, gia’ meta di miei altri giri. La partenza dovrebbe essere da Subiaco, ma problemi di orario mi hanno fatto optare per salire in macchina fino a Monte Livata, dove ho incontrato i ragazzi di Bicinatura.

l1vata

Da qua abbiamo ancora una breve, pedalabilissima e panoramica salita su sterrato, che tagliando il monte a mezzacosta ci porta all’imbocco del trail,
in prossimita’ di uno splendido altipiano.

k1az stradottofoto by bicinatura

altopìano morra 1

gruppofoto by bicinatura

Si parte con un rockgarden super tecnico, da me evitato, che risulta essere poi l’unica vera difficolta’ del trail .
Dopodiche’ tornantini piu’ o meno stretti, che a tratti ricordano il singletrack de l’infernet, qualche rockgarden e qualche passaggio
angusto, ma mai niente che non si possa fare. Non manca il flow, sopratutto nella parte conclusiva … parte conclusiva con cui prendo
un po’ troppa confidenza con conseguente caduta e nuova botta al ginocchio infortunato (Vedi Prarotto)



Dopo qualche istante per fortuna il dolore si riduce e riesco a tornare in sella. Ho perso molta sicurezza, e per non peggiorare le cose scendo nell’ultimo passaggio un po’ ostico.
Raggiungo l’asfalto sana e salva o quasi, ma il ginocchio è ancora indolenzito … non me la sento di pedalare la risalita (circa 700 d+ su 12km) e riesco a farmi accompagnare a riprendere il Qubo a Livata.

Qua trovate un video del giro giusto x capire un po’ di cosa parliamo … 

https://www.facebook.com/1564808144/posts/10216992032624082/

Concludendo, un giro da rifare conquistandolo a pedali, magari con un po’ piu’ di calma per metabolizzare meglio alcune linee … siamo
di fronte ad un trail naturale a cui comunque non mancano parti flow e qualche sezione a pietre fisse liguria like, il tutto condito da
un buon numero di divertenti tornantini.

Da rifare e approfondire.

Relive solo discesa

Relive ‘Discesa morra ferogna’

Per la traccia e altre infos rimando a bicinatura :
http://www.bicinatura.it/index.php/2018/05/15/mora-ferogna/

Ringrazio come sempre tutti i ragazzi con cui ho girato e che hanno avuto la pazienza di aspettarmi, e in particolare Jacopo che ha accompagnato me e i ragazzi del Doblo’ che mi hanno portato su la bici.

Al prossimo giro birra offerta per tutti 😉

MTB: Monte Autore da Camerata Nuova

Monte Autore da Camerata Nuova …Scatenato …

Le temperature piuttosto alte e le giornate ancora decentemente lunghe mi hanno fatto optare per un giro che andasse oltre quota 1000…
L’idea iniziale era, visto lo stato di allenamento piuttosto buono per i miei standard, di affrontare il famoso Zi Chiccu, nella to do list appenninica da un po’. Purtoppo il tempo (fisico, non metereologico) e la lontananza del suddetto trail mi hanno fatto optare per qualcosa di piu’ vicino, dunque assieme all’elettrico Guido abbiamo deciso per un giro gia’ piuttosto lunghetto, ovvero la salita al Monte Autore da Camerata nuova via CampoSecco (che gia’ abbiamo conosciuto con i giri che partono da Livata) con un lungo anello in discesa che dal Monte autore scende a Fosso Fioio e seguendo quest’ultimo ci riporta a Camerata Nuova.

Totale 34 km circa con 1000 d+, di cui 15 in salita e quasi una ventina in discesa. Almeno sulla carta.

Anche per questo giro, facciamo affidamento alle tracce di Bicinatura, ormai punto di riferimento online per i giri in centro Italia.

Ci ritroviamo a Camerata Nuova, quota 788 mt slm, altro paesuncolo improbabile con le case di pietra dove pare che il tempo si sia fermato, e dove parcheggiare non e’ semplicissimo, alla fine troviamo qualche slargo al campo sportivo.

Iniziamo la salita, che attacca subito abbastanza cattivella, dopo un breve pezzo d’asfalto inizia uno sterratone poco pendente ma anche poco scorrevole, molto ciottoloso e breccioloso, che mi impone di farlo tutto con il 46 a velocita’ inferiori ai 5km/b. Im questo modo  guadagnamo i primi 500 mt positivi, fino a Camposecco, quota 1300 slm circa, la grande piana dall’aspetto extraterrestre con cui abbiamo gia’ fatto conoscenza nei giri estivi.

campo secco 1 campo secco2

lago campo secco

Da qua, la salita e’ nota e piu’ scorrevole, prima parte in singletrack nel bosco, mai troppo pendente quasi sempre pedalabile con il 39,
a seguire ultmi km di sterrata facile fino alle Vedute dell’Autore … da cui apprezziamo uno scorcio panoramico tra i piu’ belli della  zona.
Totale, tre ore e mezza per guaragnare poco piu’ di 1000 mt in circa 15 km. Il cielo e’ scuro, minaccia pioggia, decidiamo di non perdere tempo e di avventurarci alla scoperta di questo singletrack.

autore croce croce bk tratto espsto me autore autore specy autorevedute

Si inizia con una parte esposta, a volte non pedalabile in leggera salita, poi una prima parte flow nel bosco che in breve diventa piu’ tecnica, intervallata da qualche rockgarden (teoricamente tutti fattibili, ma non conoscendo la linea e con i nuvoloni alle spalle  ho preferito evitare esperimenti), fino ad una radura in cui si perde un po’ la traccia nei prati, ma si ritrova con facilita’ un singletrack strettino ma molto flow, che ci conduce ad un’altra sezione tecnica nel bosco un po’ sporca …

Sezione tecnica che risulta per me fatale: un ramo mi si incastra tra ruota e deragliatore e distrugge quest’ultimo.
Unica soluzione: togliere la catena e scendere “scatenati” finche’ si puo’ ….

Gia’ … finche’ si puo’ …
L’esperienza di girare senza catena e’ tuttavia divertente … una sensazione unica, in cui non si sente il rumore della ruota libera e che obbliga ad usare i freni il meno possibile per non perdere velocita’. Peccato che l’ultima parte del trail presenti non pochi saliscendi, che per quanto vuoi non frenare non sono fattibili di slancio. Pazienza si Spinge.

Sbuchiamo su uno stradone, non capiamo molto bene dove siamo, alla fine seguendo la traccia riusciamo a trovare la sterrata che costeggia
Fosso Fioio. Purtoppo qua iniziano per me i dolori … la strada e’ piuttosto pianeggiante, e lo sara’ per circa 5km. Sono costretta
a farmi tirare da Guido per un lungo tratto … in qualche modo ci arrabattiamo, ogni tanto la strada diventa piu’ pendente e si riesce a far scorrere la bici, ma questo Fosso Fioio che attraversa in maniera piu’ o meno scassata e fastidiosa la sterrata che scende senza nessuna particolarita’ sembra eterno, mettiamoci pure che ha anche iniziato a piovicccicare e che le frequenti pozze non aiutano, insomma gli ultimi km anche se privi di difficolta’ sono stati una sofferenza unica.

fosso

Finalmente ritroviamo una stradina asfaltata, in leggera salita ahime’, e poco dopo la “civilta‘” …. con il solito contorno di nerissimi nuvoloni che sovrasta il centro abitato di questo paesino senza tempo.

camerata nuova

Premesso che il mio giudizio sul giro puo’ essere influenzato dall’incidente con il cambio traiamo le conclusioni :

Salita: medio-lunga, pendenza appropriata al dislivello, ma sempre fattibile e pedalabile senza troppi patemi. La prima parte oltre ad essere scassata, e’ pallosa, sempre uguale, chiusa in una valle senza scorci panoramici. Da Camposecco la cosa si fa piu’ facile e piacevole, grazie anche al terreno migliore.

Discesa : panoramica, molto per gli standard appenninici, nella prima parte, poi varia e variabile, passando dal super flow al tecnico con
roccia fissa, ad alcune tratte con fondo un po’ piu’ instabile su cui scegliere la linea.
Unico neo per me fatale gli innumerevoli rami nella seconda parte, che hanno messo ko il mio deragliatore posteriore. Tutto questo godimento
dura circa 4 km.

Il seguito, fosso Fioio, a parte il particolare paesaggio della prima parte, lo ho trovato davvero “inutile” … certo senza catena e’ stato particolarmente pesante, ma trattasi di stradotto senza difficolta’, largo, senza curve, in cui l’unica particolarita’, che puo’ piacere o no, sono alcuni attraversamenti del gretto del torrente, piu’ o meno lunghi, piu’ o meno fattibili in sella a seconda della tecnica del rider.

Da rifare ? Sicuramente si prima o poi, magari senza rompere il cambio e in compagnia di qualcuno che gia’ conosce i rockgarden in modo da provare ad affrontarli seguendo la giusta linea 😉

E adesso tocca aspettare l’arrivo del deragliatore e giocare al piccolo meccanico ….

Relive

Relive ‘Autore scatenato..’

 

Traccia

Un ringraziamento particolare va a Guido, senza il suo supporto elettrico nella parte pianeggiante sarei rientrata con il buio probabilmente …..

MTB Tornimparte 2018

Tornimparte – il Casello

Il rientro al mio attuale mondo reale, ovvero Roma e le difficolta’ che il vivere nella Capitale implica d’estate per un’amante dell’aria fresca e dei monti, è sempre un semi trauma. Aggiungiamoci il ginocchio (piccolo infortunio durante il mio breve break in Val Susa) che non è ancora stabile a complicare le cose e a limitare le scelte … Scelta che cade su Tornimparte, location gia’ esplorata lo scorso autunno  , che offre un range di quota 1000-1500, non il massimo certo, ma si sa, sugli Appennini è difficile trovare flow trail in quota raggiungibili pedalando. Stavolta ci limiteremo al solo trail “Casello“, che offre ben 4 km di discesa abbondanti, con una prima parte molto flow interrotta da qualche breve rockgarden, e un ultima parte con stretti tornantini poco graditi alle mie attuali capacita’ e forma fisica. IIl breve ma divertente giro si sviluppa con circa 500 mt d+, con una salita che prevede un breve tratto di asfalto (2 km) e poi una piacevole e panoramica sterrata lungo la quale troviamo due fonti , ottima cosa per rinfrescarsi dal caldo che si è fatto sentire malgrado l’altitudine.

fontana

Consigliato anche a chi non ama i tornanti, la prima parte è davvero flow e piacevole per tutti.

Relive :

Relive ‘Casello Tornimparte’

Per la traccia vi rimando a quella del precedente articolo

MTB: Torninparte enduro

Torninparte enduro (prove speciali Casello e Canalone)

15/10/17: La giornata si preannuncia con una temperatura tutt’altro che autunnale e cielo sereno, quindi quale migliore occasione per tornare sopra i 1000 metri? Stavolta andiamo ad esplorare i trails appositamente costruiti per la gara di Enduro svoltasi a Torninparte circa un mesetto fa. Stavolta a farmi da guida c’e’ Alessandro, mio “compagno di scuola di MTB”. A dire il vero sulla carta la destinazione mi aveva gia’ incuriosito, anche se gli elementi in mio possesso lasciavano intuire una noiosa risalita su asfalto lungo la strada che porta a Campo Felice. Fortunatamente Alessandro con alcuni amici ha scovato un’alternativa, che limita l’asfalto a 3km, dopodiche’ si sale su una piacevole sterrata, mai troppo ripida e molto panaoramica: la vegetazione e’ a prevalenza di faggi che in questa stagione assumono colori spettacolari che spaziano dal giallo al rossiccio.

torni 1 torni 11

Arriviamo all’imbocco della prima speciale, chiamata Canalone. Questi trail sono stati appositamente creati per un evento, ma fortunatamente si e’ cercato di mantenere il piu’ possibile il terreno naturale, senza grossi sconvolgimenti e strutture improbabili. E’ la piu’ corta delle speciali (meno di 2km) , presenta qualche elemento tecnico compresi alcuni scalini all’inizio che mi mettono subito in difficolta’ , poi la cosa diventa piu’ flow, con alcuni ripidi abbastanza dritti che non spaventano per nulla la specy. Il trail si chiude con un complicato canyon tra le rocce, poco piu’ largo di un manubrio da 800 mm …. canyon che ne io ne Alessandro riusciamo a chiudere in sella.

torninparte enduro from KiaZ bike surf and more on Vimeo.

Si risale una seconda volta, stavolta piu’ alti, per imboccare la speciale chiamata il Casello, nome dovuto al fatto che termina proprio attaccata al casello autostradale. Le gambe vanno quasi meglio che al primo giro, e i faggi colorati continuano a dominare il paesaggio,rendendo il tragitto sempre piacevole.

salita stradotto stumpy

Partiamo quindi per la seconda ed ultima per oggi discesa. Un bel sentiero natural flow, che purtroppo per me si conclude con una serie di strettissimi tornantini, e mi riprende il flashback del famoso singletrack de l’infernet, gioie e dolori di quest’estate … e contestualmente anche l’idea che sullo stretto la slayer girava meglio (penso che con la vecchia 26 li avrei chiusi non dico tutti ma quasi) … continuo a non arrendermi e a pensare che sia una questione di tecnica … se ci scende gente con bici con taglie piu’ grandi della mia perche’ non ci devo scendere io ????


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Purtroppo il giro e’ finito, tutto molto divertente anche se si aggiunge un nuovo “conto in sospeso” ai miei problemi tecnici e ritorna un po’ di nostalgia per Slayerina, che e’ tornata a sgambettare e a zompare a Formello con il nuovo proprietario: un 13enne senza paura …

nik

Concludo con il solito relive e link alla traccia. Al prossimo giro !
Relive:


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Traccia GPX :

MTB: Monte Livata

Monte livata (MTB con GPX)

La fuga dal caldo questa domenica e’ stata pressoche’ obbligata. Ecco che quindi tocca guadagnare quota e cercare temperature piu’ accettabili e aria buona. Continuando l’esplorazione dell’appennino a me quasi ignoto, La scelta stavolta cade su monte Livata, ski resort semi-dismesso ad un ora e mezza di macchin dall’EUR.
La stazione, seppur ormai di limitato interesse per gli sport invernali, rimane invece molto frequentata d’estate da merenderos di  ogni genere e sorta che cercano un po’ di refrigerio dalle elevate temperature che in questi giorni caratterizzano la capitale.


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Se non altro si respira, e si spera che addentrandosi nei boschi si trovi un po’ di pace. Stavolta sono dinuovo in compagnia di  Guido (elettrico) e suo fratello Massimo con il frontino. Il problema, quando non si conosce una location e si hanno svariate tracce a disposizione e’ valutare quale sara’ piu’ adatta al nostro livello e apprezzabile da tutti, visto che il nostro gruppo e’ piuttosto eterogeneo, come mezzi, tecnica e preparazione. Un maestro di mtb local ci consiglia un giro che potrebbe fare il caso nostro,
vedremo se troveremo qualche trail interessante. Ci viene consigliato di lasciare le macchine leggermente piu’ in alto, al passo dell’Osso, io sono un po’ scettica sulla cosa e gia’ mi sento che andremo a finire con un #scendopersalire o una via di mezzo.

radura2

Dal passo dell’Osso finalmente in sella si sale prima su asfalto e poi su sterrata fino ad un punto panoramico. Breve discesa in singletrack facendo lo slalom tra i merenderos, poi dinuovo in discesa nel bosco, stavolta su una sterrata piuttosto larga, con #nientedidifficile che presenta qualche variante simil singletrack a tratti e qualche taglio nei prati. Piacevole comunque e sopratutto fresco. Ci fermiamo ad una radura con un piccolo laghetto, poi si risale un pezzo, stavolta su singletrack verso un’altra
piana, e qua dinuovo triboliamo un po’ a ritrovare la traccia.

livata laghetto radura

Ci troviamo a scegliere tra l’opzione di un discreto tratto a spinta (per me, non per chi ha il motore ….) e una discesa tecnica.
Io sono senza protezioni (sulla carta il giro doveva essere superfacile e il caldo mi ha fatto desistere dal metterle) ma decido di optare per scendere. Ci troviamo su un singletrack molto scassato, tutto pietre sia fisse che mosse con alcuni passaggi tecnici teoricamente fattibili con manico e protezioni, ma cosi’ prevale lo spirito di conservazione e ne chiudo circa il 70% in sella.

tratto finale

Rientrati al resort di Livata, tocca risalire fino al passo dell’Osso per riprendere la macchina. Guido Elettrico vorrebbe risalire per uno sterrato, piu’ breve ma sicuramente impegnativo per chi non ha il motore o delle super gambe da pro dell’xco (e non rientro in nessuno
dei due casi) . Io faccio l’asfalto, alla fine no way out, mi seguono anche gli altri, anche se Guido appena addocchia un singletrack parallelo alla strada ci si infila e da l’ennesima dimostrazione di quel che puo’ fare il suo mezzo motorizzato.


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Alla fine anche io , nemmeno troppo stanca arrivo al piazzale. Non amo le salite (specie se gia’ di una certa lunghezza, nello specifico
stiamo parlando di circa 4km) a fine giro, preferisco l’idea di conquistare una cima e godermi la discesa. La prossima volta
faremo in modo da partire direttamente da Livata.

Relive :

 

Traccia GPX