eMTB AM Genova Mte Fasce 2 Sori

A volte mi si chiede se non ho paura a girare in mtb da sola.
La risposta e’ si, a volte si, ma se dovessi sempre trovare qualcuno per fare un determinato giro sarei piu’ sul divano che in bici.
E questa cosa vale sopratutto in questa fase personale di ricostruzione. Lasciata alle spalle la Capitale, ora la mia concentrazione e’ sull’arrivare a termine del corso regionale ACT e sul portare avanti i miei progetti in quello che voglio che sia il mio mondo.
Per arrivare indenni all’esame finale, farsi male e’ severamente vietato. Ed e’ x questo che negli ultimi tempi mi avete visto fare anche molti km, (cosa che comunque evito di fare con frequenza) pur di avere compagnia, sopratutto in giri piu’ lunghi e magari dallo stampo piu’ AM.
Ma le belle giornate e il richiamo dell’esplorazione del meraviglioso territorio che ho a pochi km dalla mia base invernale (attualmente sono a Rapallo e ci restero’ fino al disgelo) stavolta mi hanno convinto a rimettermi a “ravanare” in un giro piu’ lungo di stampo all-mountain. L’idea arriva da un post su facebook di un uscita effettuata dal CAI di Savona, alla quale ha partecipato una biker che ho tra i contatti. Mi informo e ottengo il gpx. Si tratta di un alternativa alla gia’ nota Porcilaia , che dalla strada del monte Fasce scende su St.Ilario. Stavolta invece ci si stacca poco prima, e sulla carta dovremo affrontre una serie di creste, fino a scendere a Sori passando per la localita’ Teriasca , il tutto seguendo uno spettacolare crinale , sul quale si alterneranno sezioni esposte ad altre piu’ aperte, per concludersi con uno splendido sentiero a tornantini (minuto 7.49 del video sottostante x i piu’ impazienti) .

Quindi pronti … VIA . Vi lascio subito il vlog del giro ….

Ma procediamo con ordine. Dislivello e kilometraggio ignoti, in quanto la traccia che ho parte da Nervi e sale per la classica risalita che in genere si utilizza per i trail lato antenne (Geometra, Topinigi, Tupango) , mentre per me, arrivando da Levante conviene lasciare la macchina a Sori e salire da qua. 9km per alzare circa 620 d+, ad incrociare la strada del Fasce che arriva da Uscio in localita’ Case Cornua. Da qua ancora 2km e 100 d+ per lasciare poi l’asfalto in corrispondenza di uno slargo, e seguire una visibile e sempre pedalabile linea di cresta che porta ad una stazione metereologica. Inutile dire che il panorama lascia senza parole.

Raggiunta la cresta piu’ alta inizia la discesa. La prima parte, dopo un poco visibile attacco a valle di una lastra rocciosa, e’ un lungo traverso con un paio di tornantini, il tutto fattibile ma decisamente esposto. Serve prudenza e cautela sopratutto se si e’ in solitaria; il traverso poi conduce ad un altra serie di creste con qualche rilancio e qualche scalino in salita, fino ad un ultimo ripido molto smosso (che non mi vergogno ad aver fatto a piedi vista la situazione) . Da qua il sentiero cambia totalmente, si entra nel bosco in una classica mulattiera che talvolta presenta qualche restringimento e qualche passaggio su pietra fissa a rischio rotture, terminando con uno stretto tornante che conduce in una altrettanto stretta linea racchiusa tra muretti a secco. Superata questa sezione, possiamo dire di esserci lasciati alle spalle la parte piu’ ostica del trail, indicata come nera su trailforks. Finalmente possiamo mollare un po’ i freni, immettendoci sul divertentissimo “Cortino DH“, blu su trailforks: una discesa sempre panoramica con una prima parte natural flow in cui il sentiero trova il suo percorso tra la bassa vegetazione mediterranea, per poi diventare piu’ tortuoso aggrovigliandosi in una divertente e sfidante serie di tornantini. Il fondo breccioloso non e’ dei miei preferiti e richiede cautela, ma a parte questo dettaglio la discesa e’ davvero TOP ! Un ultima “S” ci porta nuovamente a contatto con la civilta’, sbucando in una cementata al servizio di qualche abitazione.
Ancora pochi metri in lieve salita e ci troviamo in localita’ Teriasca.

Da qui possiamo rientrare a Sori su asfalto, o in alternativa fare un ultimo trail, purtroppo non pulitissimo sopratutto nella parte finale che ci porta rapidamente nel fondovalle sulla cementata che costeggia il torrente e che conduce con piacevoli passaggi tra le tipiche abitazioni, fino al mare.

CONCLUSIONI: giro bellissimo, abbinabile volendo ad altri elementi nella zona del Fasce. (Il giro in se come lo ho fatto io sono poco meno di 20 km e 830 d+) Paesaggi e terreni che ricordano l’alta montagna, ma sotto c’e’ il mare …. esposizione sud quindi ben drenante . Peccato che l’ultima sezione (CORTINO) non abbia una via d’accesso semplice e alternativa al lungo traverso, in quanto meriterebbe la possibilita’ di una risalita dedicata essendo molto divertente dal punto di vista della guida e della pratica sui tornantini stretti.

STRAVA: https://www.strava.com/activities/8548438525
TRAILFORKS : https://www.trailforks.com/ridelog/view/49008744/

Relive:
https://www.relive.cc/view/vQvxpMXjR9v

eMTB: Andora/Diano e il salto nel blu

Ancora un invito a girare a Ponente. Stavolta arriva da Luca di ebiketour.net . Non do nemmeno troppo peso al giro, mi dice zona Andora/Diano, chiedo se si fara’ il salto nel blu e la risposta e’ affermativa. Il Salto Nel blu e’ forse, dopo i sentieri di Finale, il trail piu’ famoso, fotografato e documentato su Youtube del Ponente o forse della Liguria in generale.
La curiosita’ quindi c’era … ma stavolta arrivare al traguardo non sara’ semplice.
Si preannunciano una 40ina di km e circa 1300 d+- Diciamo che so da subito che con la pila sto al limite e che non sara’ facile chiudere il giro esenti da fatica. Ma ci proviamo.
Chiedo perdono se daro’ + spazio alle mie sensazioni che non ad una precisa descrizione della location, il Ponente lo conosco solo per il surf, e anche il ridelog su Trailforks non mi aiuta al 100%. Iniziamo dunque … simpatico gruppetto elettrico in cui siamo ben due donne, livello … livello .. gia’ il livello. Quella cosa che non so piu’ come definire perche’ e’ troppo relativa. Facciamo prima a dire livello compatibile con il mio, almeno in discesa …
In salita pero’ … o sul mangiaebevi con cui e’ esordito il giro … lasciamo perdere.
La sottoscritta ha scomodato tutti i santi a lei noti, maledicendo fango e “LEPEGO**” in generale, per un lungo e poco piacevole mangia-e-bevi che ci ha condotto al primo trail.
E si attacca subito con una nera. Si chiama “i tecci”, e mena. Mai esposta e mai pericolosa, le difficolta’ maggiorni sono le canale e alcuni punti scavati. Nulla di impossibile ma impegnativa e continuamente scassata.


Dopo una breve pausa in un bar nel fondovalle, risaliamo sul versante opposto. Altro giro altro regalo, un altro trail scassato il giusto, un po’ + guidato e scorrevole con alternanza di pezzi veloci e alcuni tagli mezzacosta di collegamento. Direi piu’ xc moderno che enduro, ma comunque interessante e ignorante quanto basta. Qua sotto il video, trattasi di un mix di varie linee e quindi non so darvi un nome di riferimento.

Anche se le gambe sono decisamente cedevoli, mi convinco a fare – a fatica – l’ultima risalita per arrivare a queste famose antenne. Oltre alle gambe inizia a cedere anche la batteria, che va in rosso a circa 100 d+ dalla fine. Fortunatamente l’ultima salita mena meno delle altre e finalmente siamo in prossimita’ delle antenne gia’ viste in svariati video online.


Da qua, inizia il vero piatto forte della giornata: antenne/salto nel blu, un flow trail che alterna scorrevolezza a elementi tecnici tutt’altro che banali. Anzi forse il piu’ banale e’ proprio il famoso salto … a seguire c’e’ di tutto e vanno conosciute alcune chickens in quanto la linea principale ha alcuni drop che richiedono tanto manico e zero paura. A contorno di tutto una bella vista mare che lo rende ancora piu’ spettacolare. Forse il trail tra quelli “costruiti” piu’ bello che ho mai fatto in Liguria … e uno dei piu’ belli in generale se parliamo di Enduro.

Stremata mi trascino al qubo. 40 km abbondanti e quasi 1400 d+. Non so se sono + ko io o la pila della bici. Una bella prova e sopratutto un uscita che mi ha riportato il mood in bike positivity, in buona compagnia e con in piu’ la motivazione di avere nel gruppo un’altra ragazza, Marcella, di livello compatibile con il mio.

Ringrazio ancora tutto il bel gruppetto elettrico e in particolare Luca x l’invito e l’ideatore della traccia, Marzio, quasi local in questa zona dove l’ignoranza la fa da padrona (come del resto in gran parte della Liguria)

Relive:
https://www.relive.cc/view/vPv4AP32XRO

Strava:
https://www.strava.com/activities/8347791439

** LEPEGO = umido viscido in Genovese.

eMTB Liguria – Spotorno Monte Mao (e dintorni)

Primo post ufficiale lontana ormai da un paio di mesi abbondanti dalla Capitale. Tra impegni vari correlati al corso (leggere qua se siete nuovi qui o se vi siete persi le puntate precedenti) e meteo sfavorevole le occasioni per vedere posti nuovi degni di recensione non ci sono state. Finalmente location, meteo e compagnia riescono a quadrare, e decido di spingermi a Ponente (NB: attualmente sono abbastanza stabile a Rapallo, sul levante ligure) per incontrare Daniele (mio “collega” al corso di cui sopra) e andare a provare alcuni trail, tra cui Mao Crest , gia’ PS EWS nel 2018, del quale avevo visto qualche interessante video.
Ma andiamo con ordine.
Purtroppo uscire la mattina in un giorno feriale anche qua non e’ cosa, Genova non e’ Roma, ma la coda GE EST/GE OVEST e’ comunque una garanzia. Non finisce qua, un ulteriore strettoia la trovo poco dopo Savona, ma per fortuna il tutto si risolve in “soli” 15 minuti di ritardo.
Finalmente quindi si pedala. Prima risalita va via abbastanza scorrevole, come il primo trail, “Resident Evil” su trailforks, non fatevi ingannare dal nome perche’ non e’ niente di che, in realta’ un traverso di trasferimento. Soffro molto il passaggio luce/ombra con la luce bassa, e questa sofferenza si traduce in insicurezza sui successivi trail: Zak, un mangia-e-bevi sul genere xc moderno,che si innesta sull’ultima parte de “la folia”, uno scassatone breccioloso su cui prendo qualche pietra rotolante non so bene dove, fatto sta che la bici comincia a fare strani rumori di dubbia provenienza. Rumori che spariscono per miracolo dopo la prima risalita su asfalto pedalando agile.
Purtroppo l’asfalto dura poco , e lascia spazio ad una sterratona relativamente fattibile in ebike, e a seguire un trail in salita a tratti un po’ ostico. Il tutto ci porta all’inizio de “La Rete”, bellissimo trail dalle pendenze piu’ accentuate che mixa sezioni guidate e spondate a rockgarden su pietra fissa, mai banale ma mai impossibile. Lo definirei sul genere del st Anna, ma decisamente piu’ pulito. Dal punto di vista della guidabilita’ direi il trail + interessante di tutta la giornata.

cresta mao
vista su savona
bergeggi


Ci tocca risalire nuovamente per il percorso precedente, fino stavolta a portarci oltre, per prendere un taglio su singletrack verso il Monte Mao, ultimo obbiettivo della giornata e “pezzo forte”: Mao Crest, PS EWS nel 2018, un lungo e panoramico singletrack su fondo smosso che alterna sezioni piu’ guidate con curve a traversi, il tutto partendo da una cresta, mai esposta che punta dritta sull’isolotto di Bergeggi, lasciandoci da un lato Savona e dall’altro Spotorno. Molto molto bello e panoramico, mai difficile mai ripido a patto di avere una buona familiarita’ con lo smosso e l’esposto (mai eccessivo, sempre in zona di confort almeno x me, grazie anche all’onnipresente vegetazione). La bici purtroppo su questo trail riprende a fare “i rumori”, ma mi porta indenne alla macchina. Concludendo, 1270 d+ e 28 km, zero biker incontrati. Giro che sicuramente si adatta a varianti e ad ulteriori modifiche/integrazioni, ma Mao Crest e “la Rete” IMHO sono un must.

Ridelog su trailforks

https://www.trailforks.com/ridelog/view/47000547/

NB: da qualche settimana, ho attivato i ridelog su trailforks. Tutte le mie uscite saranno su questa piattaforma (oltre che su strava) e sara’ mia premura segnalare eventuali problematiche riscontrate sui trail e/o livelli incongruenti di difficolta’. Per dirne una , anche in questo giro i colori sono un po’ incongruenti. Mao Crest non e’ nero ma un po’ meno (S2-), La Rete non e’ blu ma qualcosa in piu’ (S2 pieno), Resident Evil potrebbe addirittura essere verde (S1). Il blu puo’ starci per “zak”. La questione difficolta’ dei sentieri contunua ad essere un tema spinoso , servirebbe una classificazione che vada un po’ oltre i colori.. ma questo e’ un altro discorso …

Relive:

Che budget per avvicinarsi alla MTB ?

Avvicinarsi alla MTB/eMTB – opportunita’ e budget –

Diciamolo apertamente : quando qualche amico/parente/conoscente non biker mi chiede quanto costa la mia bici rimane negativamente colpito e vede questo sport come inavvicinabile. E sottolineo che la mia Thok e’ un entry level come montaggio, e, nel mondo elettrico, e’ poco piu’ del “minimo sindacale” che serve ad avvicinarsi ad un uso offroad sportivo/enduristico.

thok mig sauze

Questo “costo di strartup” e’ un gran deterrente per tanti che vorrebbero provare, avvicinarsi a questo mondo , capire di che si tratta e se puo’ essere il loro sport. Purtroppo anche le formule di leasing o long term rental (noleggio a lungo termine) non sono sempre attuabili e/o convenienti , e implicano un impegno minimo di 1 anno, e sono rare le offerte dedicate a privati che permettono la restituzione del mezzo senza penali.

Tutto questo scoraggia il semplice sportivo curioso, magari praticante di altre attivita’ outdoor, anche solo nei confronti di un noleggio giornaliero , timoroso del “e se poi mi piace come faccio ?”

Facciamo dunque due passi indietro. Le eMTB non sono sempre esistite, e anche senza il motore questo sport puo’ avere il suo perche’ , a patto di mettere a budget – prevalentemente nella stagione estiva – qualche uscita in bikepark , quindi usando le seggiovie o altro mezzo di risalita, per poter migliorare rapidamente in discesa e avere l’opportunita’ di non stancarsi in salita e perdere lucidita’.

Il periodo ideale per avvicinarsi a questo sport con un budget ridotto, e’ secondo me, prima dell’estate , in modo da poter approfittare della stagione di apertura dei bikepark per farci un idea globale di quello che vogliamo fare con la bicicletta.

In ogni caso, il budget minimo per una full (ovvero bici con sospensione sia anteriore che posteriore) usata puo’ variare tra i 1000 e i 1500 euro.
Sotto questa cifra si rischia di tornare molto “indietro nel tempo” , trovando mezzi ormai decisamente obsoleti sui quali puo’ risultare anche difficile reperire i ricambi.

E … se a questa cifra non ci arrivo ?

Se proprio si vuole provare, il mio consiglio e’ di affittare un enduro muscolare in un bikepark e cercare di capire se questo mondo fa per noi. Meglio se accompagnati da un maestro o almeno da un amico/a esperto/a . Il costo di una giornata puo’ variare – incluso skipass e noleggio – dai 70 ai 120 euro a seconda della location scelta.

… Basta una giornata a capire ?

Non e’ detto. In questo caso – ahime’ – il mezzo e il tipo di sentieri fa la differenza. Per questo, nel dubbio meglio affidarsi ad un esperto/a .

… Non ho bikepark accessibili, so a priori che dovro’ pedalare, posso iniziare con una buona front ?

La risposta e’ ASSOLUTAMENTE SI !! Il “frontino”, sopratutto se moderno , e’ un mezzo divertente, allenanete e didattico. E’ piu’ agile e meno faticoso in salita di una full pari peso, in discesa e’ agile e reattivo sul veloce. Richiede pero’ maggiore controllo, scelta di linea e skill a bassa velocita’ sul tecnico. Tutte cose che possono essere imparate, e che sono anche motivanti e divertenti da acquisire.

frontino manual
frontino chiesetta

Dunque, che caratteristiche deve avere un frontino divertente ? All’incirca quelle del mio FrontinoRosso: telaio in alluminio (alcuni propongono l’accaio, sinceramente lo sconsiglio ad un principiante poco allenato, l’aumento di peso non e’ trascurabile), sterzo mediamente aperto (66-67 gradi), ruote da 29 e escursione della forcella intorno ai 120-130 mm. Ci sono front da enduro con escursioni maggiori, ma fidatevi, sopratutto se dovete pedalarci ed e’ la vostra prima bici e’ solo peso in piu’ . Un mezzo del genere permette di iniziare a divertirsi e di imparare solidamente i fondamentali della guida offroad.

E ricordatevi che gran parte delle volte, se non riuscite a chiudere un passaggio , non e’ colpa “della bici” …. La guida attiva in mtb richiede tecnica, che non tutti riescono ad apprendere in modo autonomo e intuitivo. Qualche lezione puo’ essere piu’ utile di un inutile upgrade …

E vi ricordo che se vi trovate in alta Valsusa, per tutto Agosto sono disponibile per lezioni per livello principiante/intermedio in bikepark e non solo, sia per ebike che non.

maestra mtb

eMTB Malamot 2.0 (beta)

Domenica 3 luglio 2022: a distanza di quasi due anni si torna sul Malamot, quota 2914, con l’intenzione stavolta di testare una linea inedita, almeno per me e per Daniele, mio “socio” in questa uscita di scouting, Da qui la definizione di “beta”, rubata all’IT, ovvero di un qualcosa di non ancora stabile e utilizzabile (nel caso specifico) percorribile in sicurezza.

Ma cominciamo dall’inizio. Partenza dal piccolo lago di Moncenisio paese, con il meteo che ci assistera’ (cosa non scontata con le altitudini in questione) per tutta la giornata. Sulla carta ci aspettano 1500 d+, il massimo attualmente sperimentato dalla batteria della Thok, andando al risparmio.

Saliamo dalla strada del lago Arpon, fino ad incrociare il bivio per il Malamot. Da qua la salita e’ identica a quella del precedente giro effettuato nel 2020.

Andiamo piano, molto piano, diciamo che reggo bene il primo “millino” in eco, ogni tanto in caso di (rari) passaggi tecnici preferisco scendere e spingere la bici, sia per cambiare tipo di sforzo (si, si fatica anche con l’ebike, sopratutto se si deve arrivare a compromessi per risparmiare) che per conservare la batteria. Il paesaggio e’ quello caratteristico del Moncenisio, che come sempre da l’idea di trovarsi su di un’altro pianeta.
Dopo circa 4 ore e mezza siamo in cima , e finalmente si recupera fiato e energia.

Iniziano le valutazioni per la discesa. La traccia che intendiamo seguire e’ stata scaricata da Trailforks, e punta verso il lago bianco tagliando diretta tra i sassi. Non ci sono ridelog recenti. Guardando verso il basso, tra le pietre si scorge una specie di camminamento relativamente vicino, che potrebbe semplificare la discesa. Decidiamo quindi di seguire una specie di scalinata segnata da alcuni “ometti” che punta verso il camminamento intravisto. Qualche gradone sarebbe teoricamente anche ciclabile, ma evitiamo inutili rischi, trovandoci nel nulla a quasi 3000 mt slm.

top malamot

Dopo un po’ di ravanaggi inizia il divertimento. Freeride tra prato e pietra fissa molto divertente, con lo sfondo del lago bianco e del monte Giusalet a fare da piacevole contorno.

Purtroppo un bel gioco dura poco, e si ricomincia a ravanare per cercare un passaggio che ci permetta di superare indenni alcuni “cliff” e trovare la strada sterrata che arriva dal basso.
Morale della favola: un ora circa di ravanaggio per 10 minuti di piacevole discesa. Ma questo fa parte dell’all-moutain, sopratutto in fase di “beta test” o scouting che dirsi voglia.

Inizia quindi la seconda parte di discesa, quella che, almeno sulla carta dovrebbe essere piu’ flow e semplice. Seguiamo una traccia segnata sulle mappe come strada, effettivamente ha l’aspetto e la larghezza di una strada in disuso, ma il fondo e’ comunque insidioso e di strada ha ben poco. In ogni caso niente di difficile, circondati sempre da un contesto naturalistico e paesaggistico spettacolare da cui non bisogna lasciarsi distrarre troppo. La presunta strada diventa poi singletrack, a tratti decisamente esposto, con simpatici passaggi tecnici su roccia, e man mano che perdiamo quota iniziano a comparire anche divertenti tornantini. Insomma, il trail sembra valere il giro, unendo perfettamente piacere di guida della bici in discesa e ambiente alpino mozzafiato.

Ma anche qui purtroppo ritroviamo un’uscita non semplice. Poco prima di ritrovare la strada del lago Arpon, dobbiamo nuovamente “combattere” contro un passaggio non ciclabile e difficilmente percorribile anche a piedi dovendoci trascinare dietro le pesanti ebike. In qualche modo ne usciamo, sperando che le insidie siano finite.

out


In teoria ci aspetta un ultima piacevole discesa fino alla piana di St Nicolas e a seguire verso Moncenisio via sentiero dei Monaci … ma come si poteva immaginare c’e’ ancora da tribolare. Una frana interrompe il sentiero, dobbiamo tornare indietro (santa ebike) e trovare una traccia alternativa. In qualche modo scendiamo e incrociamo quella che una volta era la base della Ferrovia Fell, che nell’800 collegava la val di Susa alla Maurienne. Ultimi metri tritabraccia sul lastricato del sentiero dei monaci, dopodiche’ finalmente troviamo una fontana e poco dopo le macchine.
Tirando le somme, 1650 d+, il record per la mia Thok. Malgrado i problemi di “ravanaggio” giro bellissimo, ma da rivedere per trovare passaggi piu’ agevoli (dovrebbero esistere) . E’ davvero un peccato che la sezione finale del trail che dal lago bianco scende alla strada dell’Arpon sia cosi’ complessa da superare. Sulle mappe e sulle strava heatmap risulta esistere un passaggio alternativo. Forse vale la pena tornare ad indagare ………

A questo link :
https://www.facebook.com/media/set?vanity=mtbexplorer360&set=a.3287690804889674
potete trovare tutte le foto di Daniele, (mtbexplorer360), che ringrazio per aver condiviso questa esperienza per me “epica”.
Il Moncenisio e’ sempre affascinante, un posto unico come ce ne sono pochi e che vale davvero la pena visitare. Vedremo se ci sara’ una release “3.0” del Malamot !!!

PS: un ultima nota sul comportamento di motore e batteria. La mia thok ha una batteria da 504 watt/h, al giorno d’oggi considerata “piccola” per una ebike “classica”. Eco e’ regolato dall’app a medio, tutto il resto a basso. Durante il giro ho usato trail solo nella fase finale e quando siamo dovuti risalire causa frana. Ovviamente la velocita’ di crociera e’ comparabile ad un muscolare allenato. Ma con un po’ di pazienza anche senza le “megapile” si possono fare giri di tutto rispetto.

eMTB Jenne All Mountain

Jenne e dintorni, all-mountain appenninico

Era da un bel po’ che non scrivevo di un giro in centro Italia.
La mancanza di scassato o comunque di terreno naturale iniziava a farsi sentire.
Quindi non avendo impegni volevo assolutamente azzardare qualcosa di nuovo.
Girare “fuori dal preparato” in Appennino Centrale e’ ben diverso dal farlo nella “mia” ValSusa. Si e’ spesso senza segnale telefonico, in zone molto lontane da centri abitati , e lo sviluppo kilometrico in genere prevale su quello altimetrico. Quindi e’ bene avventurarsi perlomeno con un compagno/a. Cosa che negli ultimi tempi era diventata difficile, visti i frequenti impegni didattici sia con la Tibur Bike che per il mio progetto RidePink.
Ma i social talvolta aiutano, e riesco ad accordarmi con Tony, e-biker che gradisce il riding su terreno naturale e scassato in quota (e che e’ pure capitato nella “mia” Valsusa …)
Il giro che prevediamo di fare e’ un mix tra due tracce in zona monti Simbruini. La partenza e’ da Jenne, alcuni km oltre Subiaco lungo la strada alternativa per monte Livata. Saliamo per asfalto direzione Livata fino a localita’ Fondi, un immenso altopiano in “classico” stile Simbruini. Con qualche taglio ci portiamo su una carrabile che in cresta diventa sentiero, e diventa un po’ sporca e non semplice da seguire. Dobbiamo far affidamento alle bandierine CAI, oltre che alla traccia GPX. Del sentiero non vi e’ praticamente segno. Seguendo la cresta arriviamo ad uno scollinamento su prati in dicesa che ci conduce al punto piu’ panoramico del giro. Un breve ma spettacolare saliscendi, comprensivo di qualche zona ancora innevata, ci porta su un crestino (Colle Campitellino) dal quale e’ possibile ammirare alcune cime innevate, a cui purtroppo non saprei dare nome (eh no, questa non e’ la mia valle :/ …)

Ritrovato il sentiero dopo qualche ravanaggio, continua la “caccia alla bandierina”. Un peccato perche’ il percorso – tutto pedalabile – sarebbe davvero bello e accessibile se fosse pulito. Le faggete dei Simbruini sono un terreno perfetto per la mtb e, sotto quello strato di foglie secche e ramaglie, si nascondono davvero trail di ogni genere.
In ogni caso, a forza di bandierine arriviamo sull’asfaltata. Ancora un saliscendi e inizia il primo vero e proprio trail della giornata: fondo prevalentemente smosso con qualche parte su pietra fissa, non particolarmente difficile ma abbastanza “fisico” per braccia e sospensioni. Verso la parte finale il trail si incattivisce un pelo, con un paio di curve non banali e il fondo che prende un aspetto piu’ di pietra fissa/rockgarden, sbucando infine nuovamente sulla traccia asfaltata da cui siamo saliti.


Risaliamo nuovamente per un paio di km e andiamo a prendere l’ultimo segmento della giornata: un divertente trail, decisamente piu’ flow talvolta interrotto da passaggi su roccia fissa, con alcune sezioni che richiedono un giusto bilanciamento tra precisione di guida e capacita’ di fare scorrere alla velocita’ corretta.
Con un ultima sezione a tornantini si ritrova l’asfalto poco sopra l’abitato di Jenne, e quindi le macchine.

Video By Toni

Concludendo: mi mancava un giro “all mountain”, dove la protagonista e’ la Natura e la Montagna, e la bici e i trail diventano un mezzo appagante e sfidante per goderseli. Ambienti affascinanti e particolari, ben diversi dalle Alpi, dove c’e’ ancora un qualcosa di selvaggio e ben lontano dall’antropizzazione.

Traccia su Strava, consiglio buone capacita’ di orientamento e uso del gps (che deve essere carico e avere le mappe offline) per seguire la parte alta.

https://www.strava.com/activities/6855435457

MTB Valsusa: San Colombano, 804a, Bisee

Media Valsusa: San Colombano, Trail 804_a , Combes, trail Bisee

Un inverno anomalo, ma questa anomalia purtroppo e’ sempre piu’ frequente. Le precipitazioni nevose sono sempre piu’ rare, e spesso alternate a rialzi termici non indifferenti tali da rendere impossibile la persistenza del manto di neve a quote medio-basse.
Anche a Febbraio quindi niente splitboard, ma ebike. Approfittiamo quindi per esplorare una parete sud che d’estate puo’ essere troppo calda: si tratta dell’area sopra Exilles, e in particolare dei sentieri che collegano quest’ultimo con le frazioni Deveys, Combes e San Colombano. L’idea in realta’ deriva da un trail che piu’ di una volta avevo notato percorrendo la SS24, un susseguirsi di tornanti che piombavano direttamente sulla strada asfaltata da una parete piuttosto ripida.

Aprendo trailforks si nota che questo trail esiste, ed e’ segnato come blu. Resta da trovare il modo per inserirlo in un giro piu’ lungo (il trail in se e’ circa 1km, e il dislivello positivo per raggiungere il singolo trail e’ di 300 d+) , compito per il quale ho deciso di riprovare ad usare Komoot. L’altro riferimento da inserire, sempre guardando trailforks e ricordandomi anche di un giro proposto sul libro Western Trail, e’ il sentiero 804 A, che in realta’ andrebbe preso dalla Grangia Soullieres lungo la strada che porta a Grange della Valle, a quota 1700 circa. Ma di questa seconda opzione vi faro’ cenno successivamente.

Saliamo quindi da Exilles verso San Colombano, da qua lasciamo l’asfalto per seguire una sterrata di recente realizzazione. In questa zona sono state ristrutturate alcune antiche grange , quindi c’e’ una strada al servizio di queste. La strada sale tranquilla , si incattivisce solo verso la fine, terminando in un incrocio con proprio il trail che stiamo cercando. La salita e’ comunque facile e pedalabile, alternando scorci sul fondovalle a passaggi tra conformazioni rocciose e muretti a secco. Visto il numero di “ruderi” osservabili presumo che doveva essere una zona ben abitata in passato.

Ma passiamo alla prima discesa. Direzione localita’ Combes: ci aspetta una prima serie di tornanti su fondo smosso e traversi mediamente esposti, nulla di ripido ma che richiede un po’ di sicurezza nella conduzione del mezzo. Scenario sempre molto spettacolare come dal video seguente.

Giunti alla localita’ le Combes proseguiamo continuando la discesa in direzione Deveys. Qua le cose si complicano un pelo, incontrando un traverso esposto dal fondo smosso franoso, che genera alcune contropendenze non banali e non sicure. Il mio consiglio e’ di spingere la bici per i pochi metri “critici”, se non si ha il pelo di rischiare uno scivolone . Lasciato alle spalle il traverso incriminato, la discesa diventa un po’ piu’ scorrevole, e la pietra se compare diventa fissa, proponendo alcune divertenti S e curve varie fino a Deveys.

Ritrovato l’asfalto, si risale per circa 150 d+ fino al ripetitore di San Colombano. Da qua inizia il sentiero Bisee, che pur essendo indicato da paline ha un accesso non visibilissimo, staccandosi a sinistra da uno stradotto che risulta senza uscita. E qui inizia il divertimento: se fosse pulito (basterebbe soffiarlo e levare ramaglie) sarebbe un bellissimo “natural flow” , che alterna parti piu’ “mulattierose” (genere bassa valle, vedi il giro in zona Susa) , ad altre piu’ scorrevoli e addirittura qualche sponda naturale generata dai muretti a secco. Insomma, foglie secche e ramaglie a parte una goduria , con un gran finale a tornantini a picco sulla statale.

Visto il successo di quanto riportato finora, il giorno seguente decido di avventurarmi fino alla grangia Soullier, quota 1700 circa per vedere la parte alta del trail 804 a . Mi affido nuovamente a komoot per vedere quale sia il metodo piu’ rapido per evitare il piu’ possibile la statale in salita. Il suggerimento e’ quello, di percorrere un mezzacosta (o almeno si presume tale) che si stacca dalla strada percorsa il giorno precedente in corrispondenza delle prime case, e inizia a costeggiare la parete. Purtroppo il trail, contrassegnato dalle paline “sentiero balcone” e indicato cosi’ sulle carte, risulta spesso strettissimo, esposto e con passaggi tecnici in salita che gia’ non sarebbero banali in un altro contesto, figuriamoci con uno strapiombo da una parte

sentiero balcone

In ogni caso in qualche modo, spingendo piu’ di una volta la bici (nb: il trail se si ha pelo e manico in salita con un e-bike e’ ciclabile al 95% forse anche oltre) si arriva alla localita’ Combes. Da qua ora solo asfalto, lungo la strada x Grange della Valle, fino a quota 1700 mt slm.

gr soullier

Fa freddo e tocca muoversi. Il sentiero e’ facilmente individuabile dalle seganalzioni biancorosse CAI, e , promette davvero bene. Purtroppo e’ sporco, sporchissimo, pieno di rami e ramaglie di larice, ma se ripulito sarebbe a dir poco spettacolare dal punto di vista del divertimento a due ruote.

ramaglie 804

UN mix tra singletrack e mulattiera con qualche pietra fissa, e muretti a secco che fanno da sponde naturali. Molto particolare la parte di uscita dal bosco, che ci porta a ritrovare l’itinerario gia’ noto del giorno precedente, con passaggio in una “barriera” costruita con lastre di pietra .

lastre 804

Ripercorriamo dunque la strada del giro gia’ noto a ritroso, incontrando anche qualche pianta in fiore … la primavera e’ ormai gia’ qua (con un mese di anticipo) . Il giro si conclude con il bellissimo sentiero Bisee di cui abbiamo gia’ parlato per un totale di 970 d+.

pianta fiorita

Concludendo: una zona che ancora non conoscevo, estremamente interessante. Con un po’ di lavoro di pulizia l’accoppiata 804/bisee diventerebbe davvero un giro TOP per chi ama l’enduro su terreno naturale. Ottima scoperta sopratutto in mid season ovvero “destagionalizzata”.

Per completezza lascio i link alle due attivita’ su Strava. Il mezzacosta “sentiero balcone” e’ da percorrere con cautela e a proprio rischio e pericolo.

https://www.strava.com/activities/6731781950

https://www.strava.com/activities/6726933564

Nasce Ridepink.it

Con immenso piacere annuncio anche qua sul blog personale la mia nuova grande sfida. Si chiama RidePink.it ed e’ (per quanto a mia conoscenza) il primo progetto di MTB Coaching offerto da Istruttrici donne nei confronti di altre donne bikers. Con me in questa avventura ci sara’ Barbara, rider e personal Trainer , con cui nell’ultimo periodo ho condiviso uscite in bici, progressi e confronto tecnico.

kiaz and bi argentario
"ride P.NK DON'T THINK" logo

Il nostro obiettivo e’ quello di vedere sempre piu’ ragazze e donne di tutte le eta’ in MTB e in EBike. Vogliamo far capire che con un opportuno background tecnico questo sport puo’ essere davvero divertente e motivante, permettendoci non solo di ricercare l’adrenalina sui trail, ma anche di raggiungere posti fantastici. Crediamo fermamente che la MTB “ricreativa”, intesa come attrezzo per godersi il mondo outdoor abbia una potenzialita’ simile a quella dello sci alpino e dello snowboard … sopratutto in funzione del fatto che nevica e nevichera’ sempre meno, dunque la montagna andra’ sempre piu’ vissuta in modo alternativo e destagionalizzato. La filosofia didattica e’ gia’ quella che trovate qua, ovvero #dazeroalsentiero , un approccio progressivo che mira a consolidare le abilita’ tecniche di base e a portarle sui trail, guadagnando fiducia e imparando a superare i blocchi mentali, problema tipico dell’universo femminile.

k & b tivoli

Ed e’ dai blocchi mentali che arriva il nostro slogan: “Don’t think, ride pink”, ovvero non pensare, ma “raidare” , proprio perche’ spesso tendiamo a bloccarci ragionando in maniera eccessiva e facendo girare piu’ il cervello che non le ruote 😀 !!

Vi invitiamo a seguirci sul nuovo sito e sui rispettivi canali social !

FB: https://www.facebook.com/ridepinkmtb
IG: https://www.instagram.com/ridepink.it/

MTB: Susa – i trail del Rocciamelone: Trucco 558 e Batteria Paradiso

Trucco 559 e Batteria Paradiso, i trail del Rocciamelone

Come tutti gli anni trascorro il periodo tra Natale e la Befana in ValSusa dai miei. Purtroppo quest’anno la neve scarseggia, e la splitboard non ha avuto praticamente occasioni di essere utilizzata in modo apprezzabile. Fortunatamente ho portato anche l’inseparabile ebike e ho deciso di approfittare delle anomale temperature per spostarmi verso la bassa/media valle e esplorare zone per me ancora ignote. Ho sempre, sia dal libro Western trail che da racconti e/o post su vari forum, avuto un certo timore nei confronti dei trail che scendono dalle pendici del Rocciamelone, montagna che supera i 3000 e che domina la bassa e media Valle. Su trailforks la zona presenta molti trail indicati come “neri”, e il libro in media parla di livelli medi dall’S2 all’S3 continui. Insomma non propriamente una passeggiata o un giro in bikepark.

Le recenti esperienze Liguri e la maggiore confidenza acquisita con lo “scassato”, sommate ad alcuni feedback e alla visione di alcuni video mi han fatto pensare che era giunta l’ora di andare a vedere cosa c’e’ su quella ripida montagna . Nei giorni precedenti, tramite un contatto comune, ho avuto l’occasione di conoscere Gianni, e-biker che come me guida una Thok Mig, “local” della bassa valle con molta esperienza. Sara’ lui a farmi da guida in questa nuova avventura: 1500 d+ sulla carta, partenza da Susa (quota 500 mt slm) , salita fino alla borgata Truc (O Trucco – termine che in piemontese significa collinetta) , discesa dal “558” fino a ritrovare l’asfalto, breve risalita per poi prendere il trail Batterie Paradiso.
Insomma una cosa bella impegnativa, considerata sopratutto l’autonomia della Thok.
Per l’occasione, abbasso i livelli di assistenza: eco medio, trail basso, boost basso. In questo modo la bici dovrebbe bere meno, e con la dovuta calma non dovrebbero esserci sorprese.

La salita procede prima su asfalto , sempre in direzione Rocciamelone e poi su piacevole sterrata, lungo la quale talvolta si incrociano alcune frazioni, a volte anche con case ben ristrutturate. E’ sempre pedalabile e mai troppo impegnativa, la giornata purtroppo non e’ delle piu’ limpide e non permette di apprezzare appieno il panorama sulla bassa valle.

Dopo circa 2 ore , arriviamo finalmente alla borgata Trucco, quota 1700 mt slm. Abbiamo percorso 1200 d+ su 15 km, e la Thok ha ancora 2 tacche accese. Anche da qua purtroppo la foschia non rende apprezzabile al 100% la vista, ma si intuisce che in una giornata limpida il posto deve essere notevole.

Inizia la discesa quindi dal sentiero 558. Superata la caratteristica borgata, il trail si restringe , attraversando prati con un ampio traverso dal fondo irregolare ma buono, e alterna parti piu’ scorrevoli (si fa per dire) a sezioni piu’ tecniche su pietra fissa. Purtroppo ben presto la nostra corsa termina, e viene interrotta da un susseguirsi di alberi caduti, talvolta non facili da superare. Peccato, perche’ il trail offriva proprio un bel mix tra tecnicita’ mai elevata, contorno paesaggistico, e scorrevolezza.

Ritrovata la strada asfaltata, risaliamo per circa un paio di km per andare a prendere Batterie Paradiso. E’ proprio di quest’ultimo trail che avevo visto interessanti video e che mi aveva suscitato molta curiosita’. L’entrata, in corrispondenza dell’omonima localita’ (che prende il nome da artefatti militari presenti in loco), prevede un lungo e panoramico taglio mezzacosta esposto. Peccato che anche qui, gli alberi caduti abbiano complicato le cose fino a rendere il trail non percorribile. Dunque piano B, si torna indietro e andiamo a riprendere il trail poco piu’ in basso dalla localita’ case Bonetti.

[Mi scuso per l’audio non perfetto. Questa “nuova” gopro, con cui son tornata sul trail, ha poco guadagno sul microfono integrato. Sto cercando una soluzione… ]

Che dire … esattamente quello che mi aspettavo. Una bellissima mulattiera, a prevalenza pietra fissa, con passaggi molto caratteristici tra roccioni e tratte mediamente esposte (ma comunque protette da muretti a secco) , mai troppo ripida e mai eccessivamente tecnica ma fisicamente impegnativa. Il paesaggio un po’ spettrale , complici gli incendi degli scorsi anni, ha reso la discesa ancora piu’ caratteristica e affascinante. Sicuramente da inserire tra i piu’ bei trail mai percorsi.

Per scendere, e’ consigliata una full. Lo sconnesso e’ continuo , e anche se non presenta scaloni importanti una front – anche da enduro – potrebbe rendere l’esperienza un po’ meno apprezzabile. Non ci sono ripidi importanti o curve sul ripido , quindi direi che la prevalenza e’ un livello S2 con qualche sezione che si avvicina all’S3. A mio giudizio il trail e’ fattibile da chiunque abbia un buon allenamento e resistenza alla guida sullo sconnesso e esperienza regressa su rockgarden e simili. Il trail in pratica, e’ quasi un continuo rockgarden di pietra fissa, che muta aspetto a seconda dalla sezione. Altamente raccomandato agli amanti del genere.

Per concludere, un giro spettacolare in cui l’unica nota negativa e’ data dagli alberi caduti. Sono sentieri purtroppo che si “allontanano molto” da quello che e’ il mainstream della mtb attuale e che richiedono una propensione ad un determinato tipo di guida che non e’ quella orientata alla velocita’, ai santi e al superflow. Ma – anche dal punto di vista didattico – girare su questo tipo di terreno e mantenere la concentrazione a lungo e’ un esercizio che aiuta a migliorarsi anche quando si torna in terreni ben + scorrevoli.

Un ringraziamento va a Gianni, che mi ha condotto per questo splendido territorio e che mi ha prestato la sua action cam ; la mia e’ morta dopo il primo trail, e purtroppo non ho controllato i settaggi ed era senza audio e con la data resettata, ma fortunatamente ci sono tornata (leggi note finali) con la “nuova” si fa per dire GoPro che mi ha permesso di fare un video migliore (attualmente pubblicato)

Speriamo in futuro di approfondire meglio la conoscenza della zona, magari andando a visitare i trail delle cosiddette “Terre del Moncenisio”.

Buon anno a tutti e alla prossima run !

IL giro su Strava : https://www.strava.com/activities/6466584498

EDIT : in data 26-02-2022 ho ripercorso Batterie Paradiso, e lo ho trovato perfettamente agevole, pulito e senza alberi caduti !!! Approfittatene !

MTB Coaching: blocchi mentali

MTB Coaching: blocchi mentali

Comincia con questo articolo una serie dedicata alla didattica. Se trovero’ tempo e location idonea cerchero’ anche di fare una versione video (vlog), giusto per cercare di stare al passo con i tempi 😀

Veniamo subito al dunque. L’idea di trattare questo insidioso argomento mi e’ venuta venerdi’ scorso, a Sestri levante alla fine del ST.Anna. Chi conosce il trail sa che alla fine del suddetto c’e’ un passaggio su roccia che puo’ incutere timore.

La sottoscritta ci ha messo parecchio tempo a trovare il coraggio di chiuderlo.
Parlo di trovare il coraggio, perche’ in se il passaggio non ha nulla di particolarmente complesso sopratutto se affrontato con una full moderna sia essa a pile o no. La prima volta che lo ho “portato a casa” risale al 2019, con la stumpjumper

il primo superamento del “sasso” in questione, nel 2019 con la specy

Ma cos’ha di particolare questo sasso ? Lo si capisce abbastanza bene dalla foto recente, la prima che ho postato: e’ messo in un punto dove c’e’ roccia sia a destra che a sinistra e per copiarlo e’ necessario mettere le ruote in un punto ben preciso.
Dopodiche’ si tratta di un droppetto come tanti altri, addirittura piu’ facile del roccione della Capra di formello, che pero’ ho “imparato a chiudere” molto prima del suddetto passaggio di Sestri Levante.

drop 4mello

Addirittura, posso dire che la difficolta’ e’paragonabile ad un altro passaggio presente a Formello, ovvero il drop sulla Volpe.

volpe drop old
il drop della Volpe, non e molto diverso. Ma fa un effetto diverso essendo circondato da vegetazione.

Perche’ quindi ci sono “certi passaggi” che chiudiamo e certi altri, di pari difficolta’ che ci mandano in tilt ?

Molto semplice. Si tratta di blocchi mentali, spesso correlati a qualche “elemento di disturbo” che incute timore, tipo una parte esposta, un albero in un posto scomodo, o semplicemente il fatto di trovarsi in un “posto nuovo”.

Il ragionamento che sto per fare PRESUPPONE che il/la rider abbia il livello necessario e sufficente a superare il passaggio incriminato.
Nel caso specifico stiamo parlando di un breve ripido roccioso, definibile come drop, con analogie didattiche con, ad esempio, una scalinata ripida ma breve, elemento reperibile con facilita’ e utilizzabile per apprendere la tecnica in un contesto protetto.

Ecco, introduciamo il concetto di “contesto protetto”: definisco contesto protetto tutte quelle situazioni in cui possiamo praticare determinate skill minimizzando i rischi di infortunio: bike park, parchi urbani con zone adatte alla mtb, alcuni tracciati xco anche. Trattasi tipicamente di aree in cui e’ facile prestare assistenza agli allievi in caso di coaching, e, piu’ generalmente di “spot” in cui ci troviamo nella nostra zona di comfort.

Il blocco mentale avviene quando non riusciamo a ricondurre quanto abbiamo davanti ad un qualcosa di simile gia’ effettuato in un contesto protetto e/o su un trail che e’ nella nostra zona di comfort.

Come possiamo fare a sbloccarci, e a trovare la fiducia necessaria sia nella bici che nelle nostre skill per azzardare un nuovo passaggio?
Provo a dare qualche consiglio.

1) Osservare bene l’ostacolo, e se possibile verificare che la bici lo “copi” in maniera agevole senza rischio di toccare sul MC o altrove.
2) Spesso questo tipo di drop ha un entrata blind, ovvero alla cieca, che da l’idea di aver a che fare con un salto piuttosto che con un passaggio copiabile. Il non avere visibilita’ sul dopo e’ uno dei primi fattori di blocco. Individuare dunque il punto di ingresso del drop.
3) Individuato il punto d’ingresso fare qualche metro indietro e studiare bene la linea per entrare dritti. Questa fase e’ molto importante, perche’ talvolta e’ meglio una linea retta anche se piu’ dissestata piuttosto che introdurre curve per cercare la parte piu’ pulita.
4) Visualizzare mentalmente e memorizzare la “cosa piu’ simile” che abbiamo gia’ fatto in altri contesti.

A questi punti la strategia e’ la stessa che si usa per imparare a saltare : ovvero “commit” , termine che non riesco a ben tradurre dall’inglese. “Commit” nell IT e’ la conferma di un blocco di istruzioni ad un database relazionale.

Qualcosa del tipo, ok, ho chiare le istruzioni, devo eseguire senza interruzioni .

In questo caso il significato e’ avere bene in testa quello che dobbiamo fare, concentrandoci solo sulla linea e non su tutto il resto, tenendo a mente che ci sara’ un istante di “non ritorno”, superato il quale gli errori si pagano. Se abbiamo bene in mente la linea, se sappiamo gestire in maniera opportuna lo spostamento dei pesi sulla bici (bike body separation, separazione corpo bici), l’ostacolo risultera’ “una cazzata”, in quanto non sara’ altro che la replica di un gesto che abbiamo gia’ fatto e che ben conosciamo.

Sottolineo l’importanza di visualizzare: di pensare ad un “e’ come … un qualcosa di gia’ noto” e di non pensare a cosa ci sta attorno. Questo e’ molto d’aiuto anche nel superare parti esposte anche molto facili.

Ovviamente oltre che la tecnica, serve esperienza, fiducia e ripetibilita’. Un consiglio su passaggi di questo tipo e’ di ripeterli piu’ volte, fino a portarli nella nostra zona di confort.

Se invece ci accorgiamo che arrivamo indecisi, e che all’attacco del passaggio non riusciamo a visualizzarne la chiusura, meglio lasciare perdere per il momento e tornare a consolidare le abilita’ tecniche necessarie in un “contesto protetto”.

Ma quali sono le abilita’ piu’ importanti per gestire in sicurezza drop e passaggi scalonati ?
Oltre la gia’ citata bike body separation, serve una buona gestione dei freni nonche’ fiducia negli stessi (brake confidence) e nozioni base di equlibrio. Sono dell’idea che un buon surplace (qua un mio tutorial fatto in passato) sia sempre alla base di tantissime altre skill utili sopratutto in un contesto all-mountain. Ovviamente questo articolo e’ rivolto a chi inizia a confrontarsi con trail piu’ tecnici. Per chi invece vuole migliorare la velocita’ la questione e’ diversa ma ne parleremo in futuro.

Vi ricordo che sono Maestra di MTB. Se volete approfondire dal vivo qua il mio progetto di coaching.