MTB: DuneMosse – Miralago

Carsoli – Lago del Turano – Dune Mosse

Il countdown che ci riportera’ finalmente a Nordovest e’ iniziato, e questo che e’ appena trascorso e’ l’ultimo weekend che passo nella capitale, prima della pausa estiva. Luglio e’ il mese che forse piu’ odio trascorrere in una grande citta’ come Roma… fa caldo, e fare attivita’ all’aria aperta implica fare tanti kilometri in macchina… e non sempre questo e’ possibile, sopratutto infrasettimanalmente quando il traffico, ormai tornato alla normalita’, puo’ trasformare un’uscita fuori porta in una lunga permanenza sul GRA (Grande Raccordo Anulare per chi legge da fuori).La conseguenza e’ che quell’ottimo stato di forma che avevo raggiunto dopo il lockdown, sta pian piano lasciando il posto alla mia consueta pippaggine e lentezza. Non sono un atleta, la genetica non mi ha aiutato, allenarmi in maniera sistematica quando ho “altre cose piu’ divertenti” da fare non e’ cosa per me … il futuro sara’ elettrico questo ormai e’ chiaro. Ma in attesa di trovare un mezzo motorizzato compatibile con le mie esigenze anatomiche e finanziarie, continuo a spingere la specy e a esplorare nuove location. E proprio per concludere questo luglio malefico scelgo di tornare con i ragazzi di Bicinatura a provare un giro inedito per tutti. Siamo poco oltre Carsoli, sulle sponde del lago del Turano, e da qua saliremo ad affrontare un sentiero chiamato dune mosse. Il nome non mi ispira fiducia, ma ho voglia di posti nuovi, e poi se non sono troppo lontani da casa ancora meglio.

L’appuntamento e’ alle 8.30 , prestino per i miei standard, ma oggi comunque preferisco non fare troppo tardi visto che ormai sono nell’ottica della partenza. Ormai ho capito che maps non conosce Qubo e le sue limitate performance in salita, e che 10 minuti in piu’ di quel che dice il navigatore van sempre presi in conto. Alle 7.15 circa sono in macchina, e arrivo giusto puntuale all’appuntamento.

L’itinerario prevede una primo avvicinamento su asfalto pressoche’ pianeggiante, e poi si inizia a salire, sempre su asfalto, tranquillo e poco trafficato. Non fatico piu’ di tanto ma non riesco a tenere il ritmo del gruppo, o meglio potrei anche provare a forzare un pelo ma il rischio di crollare e’ alto. Gia’ cosi’ la mia media non supera i 6.1 km/h , con una VAM di 414 d+/h. Insomma sono tornata ai miei standard “medi”. Lasciato l’asfalto, ci si inerpica su una carrereccia dal fondo smosso che fortunatamente resta sempre all’ombra di una pineta: eccezion fatta per una breve tratta, sarebbe tutta pedalabile o quasi, ma le mie gambe non sono in grado, quindi non resta che la solita soluzione: spingismo.

E a spingismo con poche interruzioni raggiungiamo il punto piu’ alto, attorno a quota 1200: l’arietta e fresca e si gode di un bel panorama.

dunemosse top


Ancora pochi metri ci separano dalla discesa: si parte con un tratto nel sottobosco, che ben presto lasciamo in favore di spazi piu’ aperti, ma con un terreno smosso tipo stradotto dismesso e privo di manutenzione che mi crea non pochi problemi. Le pietre mobili fanno da padrona spesso e volenteiri, mettendomi paura e impedendomi di apprezzare appieno il trail. Fortunatamente a rendere il tutto piacevole c’e’ la vista sul lago del Turano che non lascia indifferenti.

top
lake
down

Ma serve concentrazione e fiducia per riuscire a superare queste sassaie. Fiducia che non ho, in queste situazioni a me ancora ingestibili, il mio confidence level scende sottozero, e la fiducia nel mezzo e’ nulla. In pratica sono spesso costretta a scendere, anche in tratti dove le pendenze non sono di certo il pericolo, ma l’imprevedibilita‘ della guida sullo smosso non fa parte del mio repertorio e non so se mai lo fara’ … non con questo mezzo almeno.

Scendendo si alterna qualche tratto piu’ “scorrevole” a qualche passaggio piu’ tecnico, il caldo non aiuta e non riesco a concentrarmi. Gestire la bici che “scapretta” (termine coniato nella giornata odierna) non e’ cosa semplice e l’idea di andare in terra sulle pietre rotolanti non mi alletta piu’ di tanto. Non e’ il mio trail e forse nemmeno la mia giornata, ma non sempre le aspettative vengono mantenute. E poi questa discesa era “blind” per tutti. L’unica certezza erano i paesaggi indubbiamente piacevoli e l’arrivo sulle sponde del lago che quasi inviterebbe ad un bagno.

lago

Per concludere … ci sono trail che mi lasciano conti in sospeso e che mi fan venire voglia di ritornarci a “risolvere i conti in sospeso”. Questo no. La mia poca affinita’ con il fondo smosso fa si che, almeno finche’ la stumpjumper sara’ la mia bici, queste pietre che rotolano e’ meglio lasciarle da parte. Vedremo se in un futuro “elettrico” , quindi con un mezzo indubbiamente piu’ stabile in queste circostanze potro’ cambiare opinione su questo tipo di terreno.

Video : ho apprezzato i panorami piu’ rivedendo la discesa che non dal vivo … tanto era la mia preoccupazione per le pietre rotolanti …

Traccia
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Si ringraziano gli amici di Bicinatura per la guida, la compagnia e sopratutto la pazienza.

NB: il giudizio sul trail e’ estremamente soggettivo. Io non ho mai avuto un buon rapporto con il terreno smosso. Forse nel futuro elettrico con un mezzo piu’ stabile diventero’ in grado di apprezzare di piu’. Per il momento diciamo proprio che non e’ il mio genere di percorso …

MTB: Monte Calvo

Monte Calvo (AQ)

Ammetto che stavo studiando questo giro da un po’, sempre su ispirazione del solito Bicinatura.
C’erano due cose che non mi convincevano: 1) lo spingismo 2) il lungo transfer su asfalto su strada statale. Fortunatamente con il gruppo degli elettrici si riesce a organizzare un recupero, risparmiando se non altro i 10km di asfalto, noiosi e pericolosi.
Come sempre, quando il gruppo e’ tutto elettrico, non tutti i giri sono fattibili in convivenza pacifica. Se devo dare una valutazione, questo si pone in una situazione intermedia, vediamo un po’ il perche’ ed il come e’ andata. Google maps mi dice che il punto di partenza (una a me ignota localita’ a 10km dall’uscita L’Aquila ovest) e’ a un ora e mezza da casa, ma ormai conosco il mio “pollo” e so che con la lentezza di Qubo ci vorranno quasi 2 ore. Pazienza, speriamo valga la pena. Organizzate le operazioni di recupero, si sale, su una bella stradina asfaltata che tiene il 10% costante e che tira su 100 d+ ogni km. Il mio “peso morto” si fa sentire gia’ dal secondo km. Diciamo chiaramente che, con il dovuto allenamento, finche’ le pendenze non superano il 6-7% stare in scia ad un elettrico in eco non e’ fuori portata , ma le cose diventano ben diverse quando devo mettere il 46 e salire pian pianino. Sottolineo che la strada, avendo buon fondo asfaltato e’ pedalabilissima e la avrei pedalata tutta, con i miei tempi. Ma per non aspettare troppo agganciamo la famosa “cima di recupero” e recuperiamo 1km/h abbondante sulla mia media, arrivando rapidamente alla fine dell’asfalto, in corrispondenza di un ripetitore.
Il posto gia’ da qua offre panorami gia’ di “montagna”, o perlomeno, ad ampi spazi aperti con praterie e sassi sparsi, lasciando per un po’ da parte le consuete faggete che sono un po’ il default appenninico.

calvo ripetitori

Bisogna continuare a salire …e le pendenze diventano sempre + imporanti e il fondo sempre peggiore: per me non resta che una soluzione, ovvero lo spingismo. E mentre quasi tutti gli elettrici riescono a salire in sella io spingo , spingo e spingo, fino ad una scassata strada mezzacosta che torna pedalabile.

calvo mezzacosta
calvo 2

Raggiungo cosi’ a quello che sara’ per me, Guido, Massimo e Pino il punto d’arrivo. Gli altri, coraggiosi, azzardano la salita in vetta, ovvero ancora 200 d+ di cui parti a spinta anche con l’ebike. Diciamo pure di aver spinto abbastanza e di non essere particolarmente propensa a questo tipo di giri, anche se immagino che il sentiero di cresta possa valere la fatica.

croce calvo

Anche dalla nostra “anticima” comunque il paesaggio non e’ male, e per certi versi, ricorda il monte Fasce sopra Genova, ma in un contesto compltamente differente, e fortuntamente, meno esposto.

calvo down
calvo mybike

Dopo una lunga attesa a tratti al freddo, ricompattiamo il gruppo e iniziamo la vera discesa, che non delude.
Si parte con un lungo traverso, molto panoramico, a cui segue una parte in pieno freeride giu’ per le praterie fino alle prime faggete. Da qua, la musica cambia, con un sentiero in terra fondamentalmente flow che ogni tanto nasconde qualche tratto insidioso e qualche tornante , perdendo quota varia anche la vegetazione, e, stranamente, si osserva la presenza di conifere. Varia anche il fondo, diventando a tratti molto breccioloso, e dopo un rilancio, inizia quella che forse per me e’ la parte piu’ bella, una serie di stretti tornantini, un po’ in stile Torretta o Infernet, con cui mettersi alla prova. Un totale di 11 kilometri di discesa , molto vari e mai banali , raggiungibili in fondo con “solo” 9.5 km di salita (su 800 d+) facendo recupero. Volendo pedalarsi l’asfalto, c’e’da aggiungere 10km di statale che “dolcemente” guadagnano 300d+.

Il giro e’ stata anche l’occasione per provare la mia nuova “gopro dei povery”. La xiaomi ahime’ mi ha tradito, e ho dovuto optare per questa ApeCam dalle discrete recensioni. Purtroppo pero’ sono riuscita ad editare solo i file a bassa risoluzione, quindi perdonatemi se i filmati non sono come speravo. E spero anche di ricredermi su questa action cam.

Traccia con recupero

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Ringrazio Guido, Giuseppe, Roberto, Orlando e tutti gli altri Elettrici che mi han fatto da skilift e pazientato durante le tratte spingistiche. Il giro comunque, se fatto senza vetta, visto comunque il ridotto sviluppo kilometrico della salita, e’ fattibile tranquillamente da gruppi misti senza eccessivi “squilibri temporali”

MTB : monte Pellecchia

Monte Pellecchia, hardcore Spingismo .

Si avvicina il fine settimana …. Finalmente il meteo è buono, e ho voglia di fare un giro nuovo. La proposta per il weekend degli amici di bicinatura è il “monte” Pellecchia, 1300 mt slm , 750 d+ di cui la metà circa a spingismo . Complice il mio desiderio di mettermi alla prova nell ordine di riprendere anche con lo snowboard alpinismo quest inverno, decido che il suddetto giro si può fare.

La giornata non inizia nel migliore dei modi: la posizione di partenza viene mal interpretata da Google , che mi manda su un improbabile sterrata ….

Lost

Il telefono non prende, ma incrociando la traccia con la posizione il gps mi fa capire che siamo fuori mano. Quasi convinta di non recuperare il gruppo reimposto il navigatore con destinazione monteflavio, e riesco a recuperare il gruppo anticipando in macchina 1km circa di salita.

Finalmente siamo in sella, e ci apprestiamo a salire su una comoda sterrata fino ad una radura. Da qua si iniziamo ad alternare piccoli saliscendi in singletrack a tratte a spinta. Il contesto è comunque molto piacevole.

Up 1

Updue

Uprew

Purtoppo nel giro di poco le cose cambiano, e ci apprestiamo ad affrontare lo spingismo, quello vero. Trattasi di inerpicarsi su una cresta dal fondo erboso/pietre fisse, con pendenze importanti ove saltuariamente tocca sollevare la bici. In circa un ora di fatica abbastanza pesante per gambe e braccia si raggiunge la vetta, contrassegnata dall’immancabile croce. Il panorama è stupendo, in lontananza si scorge addirittura qualche vetta innevata.

Pellecchia to top Pellecchia rock Pellecchia skiline Way to top Creste pellecchia

La fatica non è ancora conclusa, per arrivare alla meritata discesa tocca un saliscendi, o meglio sali e spingi, su altre due crestine, reso più piacevole da qualche divertente discesetta su fondo misto erba pietre fisse.

Me

Rocks kiaz

Raggiunta l’ultima cresta ovvero la cima del monte Pellecchia si riprende fiato godendoci il panorama e ci si prepara alla conquistata discesa

Rock Way Snow far Pellecchia to Kiaz cross

Le foto rendono più di 1000 parole … Quel che non esprimono è l estrema fatica fatta x arrivare lassù . Ma finalmente si scende .

La discesa fa parte, almeno nel primo segmento, del #diversamentescorrevole , resa ancora più impervia dall ampia presenza di foglie che coprono la linea. Tutto sommato riesco a difendermi tranne che in qualche passaggio più angusto e smosso. Un fondo non facile ma comunque gestibile , effettuabile in sella al 90% con la mia attuale tecnica. Un grosso aiuto ė arrivato dai nuovi freni shimano xt m8000, che con le loro piccole leve ed un ottima modularita’ si sono dimostrati ottimi x pesi leggeri e mani piccole. Finalmente uso il freno com un dito anche sul tecnico, con conseguente miglioramento del controllo della direzionalita’ del mezzo.

Down the leaves

Conclusa la prima fase di discesa ci aspetta un breve ma faticoso rilancio pedalato, per poi imboccare l’ultimo singletrack , flow su fondo breccioloso, divertente ma purtroppo breve. Dopo un ultimo pezzo su sterrata carrabile ritroviamo l abitato di monteflavio ed un km più avanti ritrovo il mio inseparabile qubo.

End

Conclusioni: un giro “all mouuntain” non per tutti, dove nella forma mentis deve prevalere l interesse a raggiungere la panoramica vetta, piuttosto che l aspetto di effettiva ciclabilita’ . Mettiamoci anche che la discesa non era in condizioni ottimali e ciò, almeno per la mia personale opinione, ha limitato un po’ la componente del puro divertimento . Per fare un doveroso paragone con il mondo del backcountry, snowalp e skialp, è come quando si cerca e spera di trovare powder e poi ti ritrovi a ravanare su tracciato o neve trasformata. In ogni caso per gli amanti della natura e delle location selvagge e fuori dalle rotte è una meta da considerare. Un ultima nota positiva riguarda il miglioramento del mio confiidence level , che dopo l infortunio mi aveva parecchio frenato sul tecnico scassato. Oggi di questo non posso lamentarmi ….

Grazie come sempre x le foto on bike a Marco di bicinatura .

Relive

Relive ‘Pellicchia hardcore’

Traccia

 

 

MTB Cerveteri enduro rock center : Dark Deer e Snake

MTB: Cerveteri enduro rock center : Dark Deer & more …

il rientro dalla Liguria con conseguente ritorno alla consueta solitudine porta una buona dose di motivazione per partire ad esplorare nuovi trail e nuove location. Di Cerveteri ne sentivo parlare da un po’, o meglio da un po’ cercavo di documentarmi in merito per capire che genere di percorsi potesse offrire. Una cosa era chiara dal materiale trovato in rete : trattasi di zona umida, con corsi d’acqua e terreno tutt’altro che drenante. Premesse interessanti in caso di secco … due giorni di sole probabilmente non sono abbastanza, ma la voglia di andare in esplorazione è tanta. Sapevo a priori che lo “spingismo“* sarebbe stato protagonista, ma dopo l’esperienza ligure credevo di essere pronta a tutto …
Quindi eccomi pronta a seguire la traccia gentilmente resa dispobibile da Cerveteri enduro rock center , con partenza dalle Necropoli.
Dopo un breve tratto costeggiando l’area archeologica, si inizia a salire in mezzo ai prati, su strada bianca piacevole, unico neo le frequenti pozze d’acqua che fanno presagire quel che mi aspetta e confermano i miei sospetti. Il panorama è molto bello, si scorge il mare in lontananza, e sono circondata di prati fioriti. Una classica giornata di primavera insomma …

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Ma il rilassante “bucolico” paesaggio primaverile ben presto viene interrotto da un cancello lucchettato che segnala una zona di caccia…
dopo un po’ di esitazione sulla scia di un gruppo di persone a cavallo che lo aggira, decido di scavalcare e proseguire. I prati lasciano spazio alla macchia, e le dolci pendenze a delle impervie rampe, spesso scassate, che sono costretta a superare a spingismo.
Altra conferma assieme al fango, che continua “piacevolmente” a rendere ostico il passaggio anche nei pochi tratti pedalabili … ma non mi arrendo e continuo a spingere la specy … Arrivo – stanca – finalmente in cima all’altura dopo ben 1h e 40 minuti tra tratti pedalati e spingismo, ma la vista e la pace ripaga … tempo per godersi un po’ di aria buona, cambiarsi , fare foto e montare la mentoniera al casco.

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Dunque ripartiamo alla ricerca dell’attacco del Dark Deer. Trattasi dell’ultimo trail nato in zona, che dal materiale visto in rete promette bene. Dopo qualche ravanamento** riesco a trovare l’imbocco, che si incanala tra gli alberi sul versante est. Il sentiero è ancora “fresco”, si vede che è nato da poco, ma promette bene. Unico problema continua ad essere il fango, ho le gomme quasi lisce e questo mi crea insicurezza al punto da evitare alcuni passaggi in realta’ fattibili. Il trail alterna qualche tratto pedalato a tornanti e parti piu’ guidate, con due bei salti ben costruiti.

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Il sentiero termina ad una specie di crucivio, al centro del quale c’e’ un simpatico ponticello sotto il quale scorre un torrente…
la location mi fa pensare che siamo nella zona delle famose cascate, attrazione turistica/ambientale della zona. Da qua il GPS inizia a fare i capricci, e inizio a non capire dove devo andare. Malgrado la posizione imprecisa provo a seguire la direzione che ritengo piu’ plausibile … mi ritrovo un folto gruppo di bikers XC (cross country) in direzione opposta … quindi temo di aver sbagliato.Provo a seguirli ma dopo poche curve il sentiero inizia a salire pesantemente, quindi confidando nel fatto che la traccia da me scaricata dovrebbe essere “enduro“, quindi prediligere la discesa alla salita, faccio inversione di marcia.
A intuito mi “arrabatto” tra pedalata e spingismo, lungo un sentiero che costeggia le famose cascate che riesco a intravedere …

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la priorita’ è trovare il sentiero della traccia.

Ingannata dalle segnaletiche cai mi ritrovo a scendere dei ripidi scaloni per poi risalire l’ennesimo stradotto scassato … fino ad imboccare finalmente il secondo trail in discesa del giro, lo “snake”. Questo è sicuramente piu’ flow, con qualche tratto tecnico che giunge senza preavviso e qualche strettoia … anche qua purtoppo lo spirito di conservazione ha la meglio, e decido di evitare punti dove rischio di cadere … sono comunque da sola, in zona non coperta dal cellulare . Il ravanaggio continua e alla fine tra difficolta’ di orientamento e un guado non troppo facile affronto l’ultima salita a spingismo, che mi riconduce sulla sterrata larga in direzione Necropoli … ci sarebbe stato un terzo trail, il boschetto, ma la poca batteria del cellulare mi ha fatto desistere, non potevo permettermi di non sapere come ritrovare la macchina …

n3cropoli

Un giro faticoso, caratterizzato da salite impegnative con discese sicuramente interessanti, che richiederebbero una resistenza alla
fatica superiore alla mia attuale per essere apprezzate appieno, oltre che magari ad un clima molto secco. La zona vale comunque qualche ulteriore indagine per capire se ci sono sistemi per percorrere singolarmente i trail in modo da metabolizzarli senza perdere troppe energie.
Voglio concludere con un paio di riflessioni: la prima riguarda l’eventuale utilzzo di una mtb elettrica per il giro; credo che sicuramente il dispendio energetico e i tempi di percorrenza saranno minori, ma le rampe in salita sono a tratti molto tecniche e richiedono suppongo una certa preparazione … penso che con il mio attuale know-how e allenamento avrei faticato in ogni caso, magari in modo diverso. La seconda riguarda il mio girare da sola. De facto è una necessità. Adoro la MTB, e il suo scopo primario per me è quello di andare a spasso alla scoperta di nuovi trails e nuovi posti. Andare a spasso e magari divertirsi in discesa, senza dover fare le corse. Un giro come questo, fatto in modo frenetico puo’ diventare molto pesante.
In giri cosi’ vado piano, mi piace fermarmi a fare foto e ammirare il paesaggio e ho i miei tempi. Purtoppo in zona Roma per ora non ho trovato altri bikers che condividono questa mentalita’, e dopo un po’ fare sempre gli stessi trail diventa un po’ noioso.

Lo so sono un po’ folle, ma adoro la mia bici e voglio portarla a spasso !!!

Traccia (tnx Cerveteri enduro rock):
https://drive.google.com/open?id=1utYyqG9eNqtQ5tEaAoA6cG1dHOBdC3dv

Relive

Relive ‘Cerveteri dark deer snake ravanation’

Glossario:
Spingismo : spingere a piedi la bici
Ravanamento, ravanare, ravanaggio: di provenienza dallo sci alpinismo, girare a volte a vuoto per trovare un passaggio.