Nasce Ridepink.it

Con immenso piacere annuncio anche qua sul blog personale la mia nuova grande sfida. Si chiama RidePink.it ed e’ (per quanto a mia conoscenza) il primo progetto di MTB Coaching offerto da Istruttrici donne nei confronti di altre donne bikers. Con me in questa avventura ci sara’ Barbara, rider e personal Trainer , con cui nell’ultimo periodo ho condiviso uscite in bici, progressi e confronto tecnico.

kiaz and bi argentario
"ride P.NK DON'T THINK" logo

Il nostro obiettivo e’ quello di vedere sempre piu’ ragazze e donne di tutte le eta’ in MTB e in EBike. Vogliamo far capire che con un opportuno background tecnico questo sport puo’ essere davvero divertente e motivante, permettendoci non solo di ricercare l’adrenalina sui trail, ma anche di raggiungere posti fantastici. Crediamo fermamente che la MTB “ricreativa”, intesa come attrezzo per godersi il mondo outdoor abbia una potenzialita’ simile a quella dello sci alpino e dello snowboard … sopratutto in funzione del fatto che nevica e nevichera’ sempre meno, dunque la montagna andra’ sempre piu’ vissuta in modo alternativo e destagionalizzato. La filosofia didattica e’ gia’ quella che trovate qua, ovvero #dazeroalsentiero , un approccio progressivo che mira a consolidare le abilita’ tecniche di base e a portarle sui trail, guadagnando fiducia e imparando a superare i blocchi mentali, problema tipico dell’universo femminile.

k & b tivoli

Ed e’ dai blocchi mentali che arriva il nostro slogan: “Don’t think, ride pink”, ovvero non pensare, ma “raidare” , proprio perche’ spesso tendiamo a bloccarci ragionando in maniera eccessiva e facendo girare piu’ il cervello che non le ruote 😀 !!

Vi invitiamo a seguirci sul nuovo sito e sui rispettivi canali social !

FB: https://www.facebook.com/ridepinkmtb
IG: https://www.instagram.com/ridepink.it/

MTB Coaching: blocchi mentali

MTB Coaching: blocchi mentali

Comincia con questo articolo una serie dedicata alla didattica. Se trovero’ tempo e location idonea cerchero’ anche di fare una versione video (vlog), giusto per cercare di stare al passo con i tempi 😀

Veniamo subito al dunque. L’idea di trattare questo insidioso argomento mi e’ venuta venerdi’ scorso, a Sestri levante alla fine del ST.Anna. Chi conosce il trail sa che alla fine del suddetto c’e’ un passaggio su roccia che puo’ incutere timore.

La sottoscritta ci ha messo parecchio tempo a trovare il coraggio di chiuderlo.
Parlo di trovare il coraggio, perche’ in se il passaggio non ha nulla di particolarmente complesso sopratutto se affrontato con una full moderna sia essa a pile o no. La prima volta che lo ho “portato a casa” risale al 2019, con la stumpjumper

il primo superamento del “sasso” in questione, nel 2019 con la specy

Ma cos’ha di particolare questo sasso ? Lo si capisce abbastanza bene dalla foto recente, la prima che ho postato: e’ messo in un punto dove c’e’ roccia sia a destra che a sinistra e per copiarlo e’ necessario mettere le ruote in un punto ben preciso.
Dopodiche’ si tratta di un droppetto come tanti altri, addirittura piu’ facile del roccione della Capra di formello, che pero’ ho “imparato a chiudere” molto prima del suddetto passaggio di Sestri Levante.

drop 4mello

Addirittura, posso dire che la difficolta’ e’paragonabile ad un altro passaggio presente a Formello, ovvero il drop sulla Volpe.

volpe drop old
il drop della Volpe, non e molto diverso. Ma fa un effetto diverso essendo circondato da vegetazione.

Perche’ quindi ci sono “certi passaggi” che chiudiamo e certi altri, di pari difficolta’ che ci mandano in tilt ?

Molto semplice. Si tratta di blocchi mentali, spesso correlati a qualche “elemento di disturbo” che incute timore, tipo una parte esposta, un albero in un posto scomodo, o semplicemente il fatto di trovarsi in un “posto nuovo”.

Il ragionamento che sto per fare PRESUPPONE che il/la rider abbia il livello necessario e sufficente a superare il passaggio incriminato.
Nel caso specifico stiamo parlando di un breve ripido roccioso, definibile come drop, con analogie didattiche con, ad esempio, una scalinata ripida ma breve, elemento reperibile con facilita’ e utilizzabile per apprendere la tecnica in un contesto protetto.

Ecco, introduciamo il concetto di “contesto protetto”: definisco contesto protetto tutte quelle situazioni in cui possiamo praticare determinate skill minimizzando i rischi di infortunio: bike park, parchi urbani con zone adatte alla mtb, alcuni tracciati xco anche. Trattasi tipicamente di aree in cui e’ facile prestare assistenza agli allievi in caso di coaching, e, piu’ generalmente di “spot” in cui ci troviamo nella nostra zona di comfort.

Il blocco mentale avviene quando non riusciamo a ricondurre quanto abbiamo davanti ad un qualcosa di simile gia’ effettuato in un contesto protetto e/o su un trail che e’ nella nostra zona di comfort.

Come possiamo fare a sbloccarci, e a trovare la fiducia necessaria sia nella bici che nelle nostre skill per azzardare un nuovo passaggio?
Provo a dare qualche consiglio.

1) Osservare bene l’ostacolo, e se possibile verificare che la bici lo “copi” in maniera agevole senza rischio di toccare sul MC o altrove.
2) Spesso questo tipo di drop ha un entrata blind, ovvero alla cieca, che da l’idea di aver a che fare con un salto piuttosto che con un passaggio copiabile. Il non avere visibilita’ sul dopo e’ uno dei primi fattori di blocco. Individuare dunque il punto di ingresso del drop.
3) Individuato il punto d’ingresso fare qualche metro indietro e studiare bene la linea per entrare dritti. Questa fase e’ molto importante, perche’ talvolta e’ meglio una linea retta anche se piu’ dissestata piuttosto che introdurre curve per cercare la parte piu’ pulita.
4) Visualizzare mentalmente e memorizzare la “cosa piu’ simile” che abbiamo gia’ fatto in altri contesti.

A questi punti la strategia e’ la stessa che si usa per imparare a saltare : ovvero “commit” , termine che non riesco a ben tradurre dall’inglese. “Commit” nell IT e’ la conferma di un blocco di istruzioni ad un database relazionale.

Qualcosa del tipo, ok, ho chiare le istruzioni, devo eseguire senza interruzioni .

In questo caso il significato e’ avere bene in testa quello che dobbiamo fare, concentrandoci solo sulla linea e non su tutto il resto, tenendo a mente che ci sara’ un istante di “non ritorno”, superato il quale gli errori si pagano. Se abbiamo bene in mente la linea, se sappiamo gestire in maniera opportuna lo spostamento dei pesi sulla bici (bike body separation, separazione corpo bici), l’ostacolo risultera’ “una cazzata”, in quanto non sara’ altro che la replica di un gesto che abbiamo gia’ fatto e che ben conosciamo.

Sottolineo l’importanza di visualizzare: di pensare ad un “e’ come … un qualcosa di gia’ noto” e di non pensare a cosa ci sta attorno. Questo e’ molto d’aiuto anche nel superare parti esposte anche molto facili.

Ovviamente oltre che la tecnica, serve esperienza, fiducia e ripetibilita’. Un consiglio su passaggi di questo tipo e’ di ripeterli piu’ volte, fino a portarli nella nostra zona di confort.

Se invece ci accorgiamo che arrivamo indecisi, e che all’attacco del passaggio non riusciamo a visualizzarne la chiusura, meglio lasciare perdere per il momento e tornare a consolidare le abilita’ tecniche necessarie in un “contesto protetto”.

Ma quali sono le abilita’ piu’ importanti per gestire in sicurezza drop e passaggi scalonati ?
Oltre la gia’ citata bike body separation, serve una buona gestione dei freni nonche’ fiducia negli stessi (brake confidence) e nozioni base di equlibrio. Sono dell’idea che un buon surplace (qua un mio tutorial fatto in passato) sia sempre alla base di tantissime altre skill utili sopratutto in un contesto all-mountain. Ovviamente questo articolo e’ rivolto a chi inizia a confrontarsi con trail piu’ tecnici. Per chi invece vuole migliorare la velocita’ la questione e’ diversa ma ne parleremo in futuro.

Vi ricordo che sono Maestra di MTB. Se volete approfondire dal vivo qua il mio progetto di coaching.

La bicicletta (a pile e non) mi salvera’

Mi scuso per il lungo silenzio stampa, ma sono reduce da un periodo impegnativo, culminato con l’acquisizione del brevetto di Guida Cicloturistica Sportiva FCI che si aggiunge a quello di Maestro di primo livello. Questo ulteriore piccolo tassello si aggiunge ad un percorso, intrapreso quasi inconsapevolmente e per gioco nel 2018, che mi ha portato finalmente a veder pian piano realizzarsi un sogno, quello di riuscire a “monetizzare” una passione sportiva.
In questo periodo ho capito di aver fatto tanti, tantissimi errori, di essermi fatta influenzare da legami e da stereotipi.
La bicicletta e’ un “attrezzo” che mi e’ sempre venuta incontro nei momenti difficili. E in tali situazioni non mi ha mai deluso, indicandomi la strada per uscire dai guai. In bici c’e’ sempre tempo di riflettere. Sopratutto quando giro da sola. Forse e’ proprio la contrapposizione tra le mie riflessioni in salita e la concentrazione e l’adrenalina della discesa che rende per me questo sport un qualcosa di unico che mi fa sentire viva, unito allo stare all’aria aperta e esplorare posti nuovi.
Gia’ dallo snowboard (con il quale il mio sogno di diventare maestra purtroppo non e’ andato a buon fine) sentivo di avere una buona propensione alla didattica. Anche in settori completamente differenti (IT) ho avuto esperienze positive nell’insegnamento. Purtroppo questi elementi sono risultati transitori, non ho mai avuto la capacita’ di dare importanza a questa skill.
Finalmente, a fine 2020 in piene emergenza Covid, grazie ad una coincidenza inizio una collaborazione con una scuola di MTB e metto in opera le mie skill. Bambini alle prime esperienze, poi ragazzini aspiranti enduristi, e nel mentre qualche “ragazza cresciuta” alle prime armi.


La cosa pare funzionare, e credo che sia giunta l’ora di continuare in questo percorso, di migliorare ulteriormente il mio livello (no, non chiedetemi di fare i qom/kom su strava) e di promuovere il piu’ possibile l’uso turistico/ricreativo della MTB con la SICUREZZA come prima finalita’. Si, la sicurezza, perche’ ad oggi chiunque puo’ affittare un ebike senza avere un minimo di conoscenza di come va guidata.
La mtb si guida, si guida !!! Non si pedala e basta, si GUIDA !
La tecnica e’ quello che permette di acquisire sicurezza : #dazeroalsentiero e’ uno dei miei hashtag, e significa arrivare sui trail con le nozioni necessarie e sufficienti a e evitare incidenti.

drop 4mello


Il 2022 riservera’ grandi cambiamenti. Posso reputarmi fortunata attualmente a permettermi di correre alcuni rischi che sono cosciente non tutti possono correre. Le persone normali non corrono questi rischi. Le persone normali hanno una vita normale. Io no. E non la voglio.

Probabilmente i miei clienti, o i genitori dei miei clienti, sono o saranno persone normali per una buona parte.
Magari qualcuno ha questa passione. Magari molti spendono anche cifre per me irraggiungibili per avere un ebike di ultima generazione o per andare in ferie o a girare nei posti piu’ “cool”. E’ passione anche quella in un certo senso.
Non sono fatta per restare a guardare.
Non sono fatta per giocare ad un videogame reale (strava).


Quello che attualmente faccio (lavoro in uno studio oculistico) lo faccio solo per “mangiare” e ripagarmi l’affitto in una citta’ che non mi e’ mai appartenuta.


La vita e’ una sola ed e’ gia’ quasi tardi. Va vissuta, non sprecata. Sopratutto di questi tempi, dove il covid ha fatto emergere il peggio dell’essere umano e, almeno per quello che mi riguarda, mi ha fatto capire cosa e’ VERAMENTE IMPORTANTE per me.
Non crediate che quello che sto per fare non sia un atto di coraggio.
Non posso svelare tutto e subito.
A presto su queste pagine, a presto con altre novita’.

Stay Tuned,

KiaZ