Surf alle olimpiadi : la fine di un lifestyle o l’inizio di uno sport ?

Del Surf alle Olimpiadi sono anni che  se ne parla ormai, e ieri sera e’ arrivata la notizia. Brutta o bella che sia, a seconda dei punti di vista, e’ una notizia di una certa rilevanza e tocca parlarne.

surfolympics

Pur avendo partecipato a qualche garetta, non ho mai visto il surf come uno sport agonistico. Le gare di qualunque livello esse siano e’ giusto che ci siano, sono una opportunita’ di confronto che serve a mettersi alla prova e, perche’ no, a imparare da chi e’ piu’ bravo di te. Ma porre uno sport estremamente filosofico, meteodipendente, legato all’ambiente in cui si pratica, in un contesto di competitivita’ ai massimi livelli come quello olimpico, secondo me va ad alterare ulteriormente la gia’ alterata visione che danno i media di questo sport. E’ successo gia’ in parte con lo snowboard, anche se quest’ultimo almeno per quanto riguarda e discipline alpine/racing (slalom e boardercross) ci sta al 100% nel contesto, sul freestyle ci sarebbe da fare un ragionamento piu’ complesso ma non e’ questa la sede per tale discussione.

Il surf, per come la vedo io, e’ uno sport che va ben oltre ad un gesto tecnico a cui viene attribuito un punteggio. Non si puo’ attribuire un punteggio al feeling che puo’ avere in quel momento il/la surfsta che sta effettuando una certa manovra su un onda, o sta semplicemente scivolando in tranquillita’ sentendosi completamente parte degli elementi che lo circondano. Il surf e’ conoscenza del Mare e rispetto dello stesso, e’ anche espressione tramite la propria capacita’ di sfruttare appieno quanto offerto dal moto ondoso per compiere manovre che non potranno mai e poi mai essere le stesse. La surfata e’ la magica combinazione tra onda, surfista e tavola. Non esistono due onde uguali, la ripetibilita’ nel surf non esiste e di conseguenza il confronto in uno sport basato su punteggi attribuiti da giudici e non da un ordine di arrivo diventa estremamente complesso.

Per cercare di aumentare la ripetibilita’ proponendo condizioni piu’ o meno uguali per tutti e’ stato proposto l’utilizzo di una wave pool, grazie alle tecnologie emergenti quali wave garden e kelly’s wave . E per me siamo punto e a capo. Non sono contraria alle wave pools in quanto credo che in un paese come l’Italia dove la frequenza delle mareggiate e’ incostante potrebbro ridurre l’affollamento e darebbero possibilita’ di mantenersi in forma quando il mare e’ piatto. Credo pero’ che portare un Olimpiade in una piscina con le onde snaturi il surf in una maniera estrema, facendolo diventare un fenomeno da baraccone, quasi un videogame dal vivo.

Dato che il Giappone (ricordiamo che il surf fara’ il suo esordio a Tokyo 2020) e’ bagnato dall’Oceano e vanta alcuni spot interessanti si sta valutando la possibilta’ di gareggiare in un vero surf spot …. e torniamo a quanto detto prima aggiungendoci : waiting period obbligato e finestra meteo troppo cortaper consentire condizioni ottimali a tutti sul singolo evento (ci lamentiamo alle garette italiote …. ) … conseguente difficolta’ nella copertura mediatica …. allora se proprio dobbiamo farlo tappiamoci il naso e facciamo vedere il fenomeno da baraccone in piscina.

Potrei continuare a scrivere perche’ e percome il surf spirit c’entra poco o nulla con lo spirito Olimpico … spero che abbiate capito la mia avversita’ a questa decisione. L’unico (forse) input positivo potrebbe essere una maggiore presenza del CONI a livello di scuole e asd , e magari una regolamentazione del discorso istruttori con conseguente migliore formazione e istruzione …… ma forse tutto questo nell’Italietta che ha gia’ la sua surf star (aka Leonardo Fioravanti) e’ altrettanto utopico ……