Freeride.

freeride

Freeride

Solo chi la ha vissuto, chi lo ha visto nascere, chi ci si identificia dall’inizio puo’ comprendere il significato totale di questo termine.

Credo di avere alle spalle circa .. piu’ di 25 anni di freeride. Con pause, alti bassi, allontanamenti, ma lo spirito nasce da li e li resta.

Ed e proprio stato l’andere via, il tentare qualcosa di diverso, l’allontanarsi da quella filosofia che alla fine mi ci ha ricondotto.

La bici, e ancora di piu’ l’ebike, assieme allo snowboard e sopratutto alla splitboard, mi han fatto trarre una conclusione pesante, ma reale.

Surfing is not freeride. Freeriders don’t surf.

Forse questa affermazione verra’ non condivisa e criticata da alcuni, e verra’ invece compresa da altri.

Per dare un senso compiuto al mio ragionamento, cerchiamo di capire cos’e’ il freeride dalle origini, nelle sue due grosse branche, quella invernale legata allo snowboard (e/o allo sci negli anni successivi, o meglio freeski) e quella legata alla mtb.

Wikipedia recita:

Il freeride, letteralmente guidare liberi, è la pratica ludica e soft degli sport di natura. Riguarda principalmente gli sport di movimento, dei quali sottolinea il contatto con la natura, gli spazi ampi e liberi, il divertimento, in alcuni casi l’importanza del gruppo, rendendo secondario l’aspetto agonistico e competitivo.

Se nello snowboard (e/o nello sci) questa definizione si traduce perfettamente nell’andare fuoripista, con o senza impianti, sempre alla ricerca di nuove linee e pendii da tracciare, nella MTB ha preso in passato alcune connotazioni tali da farla trasformare in una disciplina ben precisa, in cui viene valutato lo “stile” di una determinata discesa su un mix di terreno naturale e strutture costruite, allontanandosi in realta’ da quello che e’ il “freeride” dei comuni mortali, e lasciando spazio ad altre definizioni, tipo “all mountain” e “enduro” – quest’ultimo agli albori – parlo di meta’ anni 2000 quando veniva chiamato anche “Freeride pedalato”, e forse proprio questo freeride pedalato, andato a finire nel dimenticatoio, rappresenta quello che io e molti altri facciamo con la ebike: pedalarsi (aiutati) le risalite per godersi discese sfidanti e divertenti, e magari cercarne sempre di nuove. Un po’ proprio come d’inverno con la tavola o gli sci, quando si inizia ad uscire “fuori dal preparato”.

Questo per me e’ il significato di freeride: “fuori dal preparato, costruito”.

Spesso si cerca il legame tra snowboard e surf. Anche io del resto al surf ci sono arrivata dallo snowboard, perche’ volevo “capire dove tutto era iniziato”.
Una sorta di ricerca personale nel mondo dei boardsports, nel loro passato.
E posso reputarmi fortunata, per due motivi. Per una volta, l’essere “vecchi” e’ un bene, e sono felice di aver vissuto gli anni 90 e il primo decennio degli anni 2000.

Ci sono ancora alcune esperienze che mi mancano e che non so se riusciro’ a fare prima di morire, ma in snowboard posso dire di aver fatto tanto, ho lasciato il mio segno a la Grave e ho surfato powder a luglio a les2alpes. Ho tracciato sul ban per prima tante volte, ho trovato powder in momenti in cui non ci credevo piu’, ho visto la morte in diretta un paio di volte ma sono ancora qua.
Ho ancora un sogno nel cassetto, quello almeno 1 volta nella vita di volare. (helisnow).

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linee sul Fournier nella prima meta’ del 2000. Immagine di repertorio.
il saltare in snow e’ quel che mi ha portato a saltare anche in bici

Ma non era abbastanza. Un qualcosa mi aveva richiamato alla ricerca delle origni degli sport di scivolamento. Da windsurfista fallita per tutta una serie di ragioni, un qualche legame con l’elemento liquido comunque lo ho sempre avuto, anche se sono cresciuta tra i monti. Cosi’ alla gia’ veneranda eta’ di 30 anni ho imparato a fare surf, e questo ha condizionato un po’ troppo la mia vita con il senno di poi.

Surf ma non solo. Una svolta epocola nella mia vita a 360 che parte dagli occhi e passa per il lavoro arrivando appunto al surf mi ha portato a “rotolare verso sud” e iniziare una “ricerca di un qualcosa che forse non c’e'”.

Dal 2013 sono ufficialmente piu’ o meno fissa nella Capitale, e dopo i primi anni di entusiasmo (oltre che aver imparato a fare surf ho anche imparato a costurire tavole da surf, cosa che mi piacerebbe riprendere a fare, molto piu’ del surf in se) da qualche tempo a questa parte, grazie fondamentalmente alla bici, ho ripreso coscienza di quello di cui mi stavo privando:

l’ebike permette accesso a tanto “freeride” …
cambia il mezzo, ma non il concetto … off the ground …

IL FREERIDE

Il surf non e’ freeride. Forse ne condivide il “feeling” ma non lo spirito in se. Purtroppo ci sono voluti secoli perche’ mi entrasse in testa. O almeno, non lo puo’ essere x un comune mortale. E con l’affollamento degli spot non si puo’ assolutamente applicare una “pratica ludica e soft” al surf, e alle sue regole non scritte.
Ecco parliamo di REGOLE. Una caratteristica di tutto quello che e’ freeride e’ proprio l’assenza di regole precise, tranne che quelle che detta Madre Natura.
Non ci sono regole dettate dall’uomo se sto scendendo da un pendio innevato, le uniche regole sono quelle relative a pendenza, esposizione, tipo di stratificazione della neve. Le regole che devo conoscere per sapere dove andare. Tutto qui. Non ci sono precedenze. NO PRIORITY, questo e’ il freeride.

L’unica affinita’ che tiene e’ quella relativa alla ricerca della perfezione, perfezione che ha un valore del tutto personale. La linea in neve fresca perfetta, il trail perfetto, l’onda perfetta sono tutti valori soggettivi che possono cambiare in ogni rider.

Ultimo e non meno importante, si puo’ cercare di rinngeare le proprie origini, si puo’ cercare di sotterrarle, ma se si scopre poi che il “nuovo mondo” non ci appartiene non c’e’ verso.
Prima o poi le origini ricompariranno, e la voglia di ricominciare da “dove tutto e’ iniziato” sara’ piu’ forte che mai.

Non escludo comunque il dare qualche chance ancora all’h2o , ma con qualcosa di diverso che meglio rispecchi questo spirito …

NB: per chi non ha esperienze surfistiche, potrebbe essere un po’ complicato capire il senso di quest’articolo. Ad oggi inoltre i media offrono un immagine sempre piu’ deviata, distorta e surreale di quello che e’ il surf da onda. In Italia, il surf da onda, significa avere molta pazienza per poi essere al posto giusto nel momento giusto. Significa pero’ poi dover “lottare” assieme ad altri surfisti assatanati per avere i propri 10 -15 secondi di godimento assoluto. Questo perche’ la regola non scritta impone 1 surfista 1 onda, ma e’ giusto che sia cosi’ per poter fare curve e manovre in liberta’. Ma il surf non e’ democratico, vige la legge del piu’ forte, del local, del piu’ bravo, ecc ecc. Salvo rare eccezioni in alcuni spot che non lavorano spesso c’e’ da discutere, e per evitare incidenti sia fisici che diplomatici io preferisco evitare queste situazioni. E’ come se in un bikepark ci fosse un unico trail, adatto sia a pro che a principianti, senza possibilita’ di sorpasso, e i pro girassero ad oltranza a trenino su questo trail, impedendo di fatto ai principianti di provarlo. E’ un paragone un po’ forzato ma e’ l’unico che mi viene in mente.