GPS su Android : guida rapida per non perdersi in MTB

Il GPS (global positioning system) e’ stato il sistema che mi ha permesso di riprendere a pedalare senza conoscere percorsi in zona e/o disporre di amici bikers volenterosi di fare da guida. Non ho un gran senso dell’orientamento, quindi vi posso assicurare che se lo uso io lo puo’ usare chiunque.

Come funziona e cosa serve ? In questo articolo utilizzeremo uno smartphone Android e l’app MyTrails, e ovviamente la traccia GPS che ci interessa in formato GPX.

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Trovare le tracce non e’ difficile. Certo dobbiamo avere almeno una vaga idea di dove vogliamo andare. Ad esempio sul sito di MTB Formello trovate quelle dei simpatici e facili trails enduro Scoiattolo, Cinghiale e Volpe, per la Liguria su PortofinoBike ci sono alcune tracce delle prove speciali della gara di SuperEnduro, tornando qua a pochi km da Roma e in particolare al mio amato Montecavo la cosa e’ stata un po’ + complessa, e vi offro io la traccia del Giuliana + 3 + piccola variante , che e’ una buona base di partenza per chi vuole divertirsi in modalita’ #salgoperscendere sull’antennuto montarozzo.

In primis pero’ dobbiamo installare MyTrails : lo trovate sul play store qua.  Le tracce possiamo scaricarle direttamente sul telefono oppure copiarle dal computer al telefono in bluetooth o come preferiamo, l’importante e’ che il file abbia estensione .GPX . Una volta che scarichiamo – o apriamo dal cellulare un file GPX Mytrails chiedera’ immediatamente di dargli un nome e importarlo.

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Nell’esempio sto usando la traccia di montecavo, quindi daro’ un nome di conseguenza. Ora MyTrails ci fa vedere la traccia, e se abbiamo la posizione attiva (e siamo in zona) ci mostrera’ la nosra posizione con un pallino rosso nei confronti della traccia.  Automaticamente, sempre se abbiamo la posizione attiva l’app comincera’ a registrare i nostri spostamenti, generando una nuova traccia di un altro colore. Guardando sullo schermo possiamo capire la nostra posizione nei confronti della traccia, e di conseguenza riuscire a seguire la strada giusta.

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Di default mytrails utilizza le mappe militari IGM. Vi consiglio dal menu mappa (disegnino mappa in alto alla vostra dx) di usare openhiking map, al momento la piu’ adatta alla bike tra quelle disponibili.

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durante il giro oltre che vedere la nostra posizione possiamo anche accedere alle statistiche, in cu ci viene indicata velocita’ istantanea, media, km percorsi e dislivello.

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A fine giro dobbiamo salvare la nostra traccia, spingendo il bottone rosso “stop”. Mytrails ci chiedera’ un nome e salvera’ la traccia in locale sul telefono.

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Se vogliamo possiamo poi copiarla su computer e usare strumenti di analisi piu’ precisi per vedere il nostro percorso (ad esempio l’app gpx viewver per il browser google chrome, o lo stesso Google Earth).


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MTB: Monte di Portofino

Premessa : la circolazione in mtb sul monte di Portofino e’ stata per lungo tempo interdetta, tant’e’ che si trattava di una meta che all’inizio della programmazione di questo mini bike trip nel Levante Ligure non avevo nemmeno preso in considerazione. E invece da qualche anno a questa parte l’accesso al parco del Monte di Portofino e’ consentito anche se regolamentato: nei giorni festivi e’ consigliabile farsi accompagnare da una guida , come ho deciso di fare io, rivolgendomi a PortofinoBike .

Malgrado l’esistenza di tracce gps (i percorsi della gara nazionale di Enduro svoltasi )Ho optato per l'”investimento guida” per essere sicura di divertirmi, di non perdermi e di non rischiare di fare troppo dislivello negativo con conseguente rischio del ricadere nello “scendopersalire” , che su asfalto da Santa Margherita e’ tutt’altro che divertente.

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E quindi eccoci qua, Slayerina pronta, appuntamento a Ruta alle 10 con Beppe che sara’ la mia guida.

Tempo per un caffe’ e partiamo, arrampicandoci sull’asfalto che porta fino all’ormai semi-abbandonato hotel Portofino Kulm, niente di complesso … saliamo ancora per i sentieri pedonali, fino a raggiungere l’imbocco della prova speciale “i mulini” della gara Enduro.

Questa prima discesa presenta alcuni tratti tecnici complessi per il mio livello, e altri piu’ scorrevoli e divertenti. Con piu’ tempo a disposizione avrei potuto sicuramente studiare meglio alcuni passaggi e tentarli senza correre rischi.
Si risale poi a piedi lungo un sentiero pedonale, teoricamente pedalabile, pendenza simil-via-sacra (chi sa-sa- #montecavo …) e fondo migliore ma le mie gambe poco gradiscono le rampe e quindi si spinge … e Beppe mi fa presente che anche nella gara questo trasferimento era previsto a spinta.
Finalmente partiamo per il trail “Pollone” : e qua comincio a divertirmi a dovere … traccia divertente, con qualche pezzo un po’ piu’ tecnico ma tutta fattibile, ottima per migliorare e imparare, e con una bella parte panoramica

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Il meteo purtroppo non aiuta, ma l’importante e’ divertrsi.
Sono soddisfatta del mio riding e di aver scoperto nuovi trails e nuovi spunti tecnci su cui riflettere: in primis il come affrontare i ripidoni, puo’ sembrare strano ma vero il “culo indietro” fa perdere controllo, impedendo all’anteriore di lavorare correttamente. Bisonga imparare a portare il peso anche davanti, facendo in modo che la ruota possa rotolare e non andare in blocco. Non sara’ facile padroneggiare questa tecnica, ma faro’ di tutto per riuscirci … senza cappottoni ovviamente !!

Un ultima parte di singletrack, un po’ troppo xc a volte palloso a mezza costa ci riporta alla “civilta’” … in localita’ San Lorenzo, da dove si riprende per un breve tratto l’Aurelia fino al parcheggio.

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La traccia da un idea solo indicativa del giro, in alcuni tratti e’ incompleta ed e’ stata raccordata a mano. Giro molto bello, vario, ottimo per migliorare. Terreno piu’ che discreto malgrado l’umidita’. E ultimo e non meno importante l’idea di portare la “vecchia” gomma maxxis anteriore al posteriore ha funzionato.

Purtroppo ora tocca rientrare … Dopo questo giro e quello di Sestri #Montecavo mi sembrera’ il giro dell’isolato …

Ringrazio ancora Beppe la mia guida che pazientemente si e’ adeguato al mio ritmo da bradipo 😉 , permettendomi di divertirmi e migliorare senza sentirmi il tappo di turno.

Speriamo di ritornare presto a girare in questa splendida Terra che e’ la Liguria.


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MTB: sestri levante enduro

Sestri Levante, Liguria.
Credo che chiunque si interessi alla mtb ne abbia almeno sentito parlare e/o visto qualche foto o video sui principali portali web italiani. Per quanto mi riguarda era da un po’ che volevo provare a fare almeno un pezzo della superenduro di cui si fa tanto parlare. L’occasione dopo tanti anni di tornare in Liguria con #slayerina e’ si e’ presentata con questo breve ponte: tempo buono e mare piatto han fatto si che si verificassero le condizioni per provare questo benedetto giro. Premetto che saranno passati almeno 6 anni se non di piu’ dall’ultima volta che ho portato #slayerina a sgambettare in Liguria, e i miei ricordi erano ormai vaghi e confusi.

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L’unico ricordo concreto e’ che le salite liguri sono ripide.
Tra google e facebook riesco a rimediare una traccia affidabile da un amico. Carico su mytrails, e a guardarla non sembra #nientedidifficile,
insomma 100 mt in piu’ di monte cavo per salire su questo collinotto chiamato monte Costello, a quota 500 mt slm.
La salita e’ per l’80% su asfalto, con qualche rampa nella prima parte fino a localita’ San Bernardo, ma nulla di preoccupante, io vado
piano, molto piano ma vado. L’ultima parte, con qualche tornante su sterrato nel bosco di castagni, e’ decisamente piu’ impestata ma mai
da dover andare a spinta insomma fattibilissima anche per le mie gambine. Ci metto circa 1h e 35 minuti ad arrivare in cima, compresa una sosta per bere e una sosta foto … Prendo fiato e mi faccio spiegare da alcuni ragazzi com’e’ la discesa. Mi dicono di stare attenta ad un paio di bivi, chiedo se posso seguirli almeno a fino a dove non posso sbagliare.
Capisco subito che non sara’ ne Montecavo ne Formello ne qualunque bikepark a me noto, ne robe tipo il cotolivier in Valsusa.
Qua e’ un susseguirsi di sassi, pietre, pietroni, il sentiero non e’ mai stretto, ma e’ molto scassato ed e’ importantissimo mantenere la
linea. E sopratutto e’ – teoricamente – importante conoscere la linea. E qui casca l’asino piu’ di una volta.
Considerando la mia schiena ancora convalescente e il fatto di non avere il casco integrale e la pettorina/paraschiena (ma salire fin su con quella roba appresso non sarebbe stato semplice) decido di non rischiare e di scendere a piedi quando le linee si fanno complesse.
In compenso il panorama e’ notevole, e il giro vale solo per la vista sul golfo di Sestri levante. Il resto sono dettagli tecnici.


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Questo tipo di trails e’ stancante anche in discesa, e mette a dura prova gambe, braccia, forcella e ammo. E’ il vero test per la Pike,che si dimostra eccellente su questo terreno, e nuovamente apprezzo la precisione e sicurezza fornita dal mozzo a perno passante.
Mai una caduta per infossamento dell’anteriore. Invece le frequenti sollecitazioni mi fanno perdere il quick release posteriore in una caduta, per altro stupida causata dalla presenza di pedoni sul trail. Risistemo tutto e riparto. Il mio prossimo telaio (se e quando mai arrivera’) avra’ solo perni passanti pure al posteriore.
Per l’ultima parte del tracciato mi viene consigliato un percorso piu’ semplice, ma sempre pieno di sassi sassini sassetti pietre e pietroni.

Finalmente raggiungo l’asfalto, e la mia schiena chiede tregua. Nel complesso giro molto bello, panoramico, con un clima praticamente estivo.
Consigliato ha chi ha un buon livello tecnico, e rigorosamente con una full.
Dovessi rifarlo mi piacerebbe poterlo fare con qualcuno piu’ esperto di me su questo tipo di terreni che mi sappia indicarela via migliore nei passaggi tecnici. Di seguito mappa e …. traccia gps scaricabile 😉

mappasestri

DOWNLOAD GPX SESTRI ENDURO

 

 

MTB: Front o Full ? #Slayerina vs #Verdina29

Front o Full ? Questa e’ la tipica domanda che si pongono quasi tutti coloro che stanno per acquistare la loro prima mountain bike. Su questo argomento si trovano miliardi di articoli e di opinioni, oggi cerchero’ di parlarvi del mio pensiero riguardo i due mezzi facendo riferimento per la front ad una 29′ entry level con qualche piccolo upgrade e come full ovviamente a #Slayerina.

Cominciamo dal “frontino“. La bici che sto testando in questi giorni e’ una Bianchi Kuma 29 taglia M , con un paio di upgrade a cui ne seguiranno altri. La prima cosa che cambia dal setup di serie e’ il manubrio, un Race Face Riser bello largo (780 mm) nato in realta’ per bici da freeride/dh, ma in grado di dare una posizione piu’ eretta e quindi piu’ confortevole e stabile anche su una front “teoricamente” da cross country, specie se si ha problemi di schiena. Altro upgrade degno di nota anche se “economico” sono i pedali flat in composito (tipo questi) indispensabili per chi come me non ama i sistemi a sgancio rapido.

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La geometria di questa 29 e’ mediamente slopata, ovvero con il tubo orizzontale abbastanza inclinato e una posizione di guida che tende all’arretrata. Questo permette di avere una migliore maneggevolezza e precisione di guida. I ruotoni da 29 sono molto d’aiuto nello sconnesso e quasi non fanno rimpiangere l’ammortizzatore posteriore … quasi … La bici si e’ comportata benone sia in un singletrack in leggera discesa senza particolari difficolta’ che su un breve tratto ripido, ovviamente moderando bene velocita’ e freni.

Per il momento i punti deboli di questa bici sono la forcella (una suntour da 100 di escursione entry level) e i freni, che pur essendo dei shimano deore idraulici dimostrano precisione e potenza limitate se paragonate agli avid juicy 5 della mia Slayer.  Insomma, se uno non esagera ci si diverte anche con una front , a patto di evitare tratti eccessivamente tecnici e scassati. A chi consigliare una front, meglio se da 29 (puo’ sembrare strano, ma le ruotone aiutano tanto) dunque ? A chi non ha le idee chiare, a chi ha come primo obbiettivo il fitness,a chi sa di non dover affrontare dislivelli verticali eccessivi e gira in zone massimo collinari, e ovviamente a chi ha un budget limitato ma vuole restare sul nuovo per sicurezza. Anche se pure su questo argomento ci sarebbe molto da approfondire in quanto spesso le front di “marca” come appunto quella testata sono, a parita’ di prezzo, montate con componenti qualitativamente piu’ bassi rispetto ad un equivalente di brand meno noti o distribuiti solo online.

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Per quanto riguarda invece la full (biammortizzata): #Slayerina ormai sta con me da 8 anni, e comincia ad avere una “certa”, ma si difende ancora bene.

E’ una 26, e posso assicurarvi che se siete piccoletti/e la 26 va piu’ che bene. Inoltre adesso e’ facile trovare bici usate piu’ che dignitose per avvicinarsi all’enduro/freeride a prezzi accettabili. Il nuovo invece, tranne qualche eccezione online piuttosto rara tipo CRC in periodo di saldi, ha prezzi spesso improponibili per chi e’ alla prima bici e ha le idee confuse. Per cercare di fare un minimo di chiarezza, la full puo’ essere d’obbligo se:

  • Sapete gia’ che quel che vi interessa e’ scendere, e quando salite salite per scendere .
  • Avete problemi di schiena .

Inoltre, SE vi capita spesso di fare percorsi misti con rilanci e saliscendi scendisali, mettete anche ben in conto un bel reggisella telescopico…

In tutti i restanti casi il mio consiglio e’ di iniziare con un bel frontino magari da 29 😉

PS : sono una sunday biker, con orientamento all’enduro/AM/freeride fatto just4fun, solo per divertirsi al massimo. I miei consigli sono da prendere in funzione di questo e non sono da considerarsi assoluti. 

 

MTB: #scendopersalire (veio bike park – Formello)

C’e’ qualcosa che non va …. non era #salgoperscendere ????
Eh si qualcosa non torna. Oggi ho deciso di cambiare location, e anche un po’ genere, avendo piu’ tempo a disposizione. E’ una
splendida e fresca giornata, e dopo un po’ di ravanamento online decido che la cosa piu’ semplice risponde al nome di Formello (Parco di Veio), scelta dettata fondamentalemnte dal fatto di esserci gia’ stata con un amico in primavera e di ricordarmi vagamente che i trails
sono divertentima ricordo anche che c’e’ da faticare, e non poco … piu’ che altro perche’ questa location ha una peculiarita’
che puo’ mettere a dura prova chi viene da un concetto “all mountain” di vecchia scuola e alta montagna ovvero #salgoperscendere.
A Formello de facto, prima si scende e poi si sale ….. e , se non hai due gambe degne di questo nome e una buona dose di forza resistente … si spinge.

formello bikepark

Eh si, perche’ a differenza di Monte Cavo o dei tipici giri a cui ero abituata quando vivevo a Torino, qua non c’e’ “la strada” che ti porta a inizio trail.
Si tratta di una serie di anelli, tutti su singletrack, il cui accesso (o rientro) e’ piu’ o meno agibile.

Premetto che si tratta di un terreno semi “costruito”, e anche parzialmente segnalato con opportuni cartelli.

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Partiamo dal primo anello : lo Scoiattolo. Per raggiungerlo, dopo aver percorso il raccordo su uno sterrtone relativamente facile, tocca
stare attenti all’indicazione e non stranirsi vedendo il singletrack salire. Se siete pippe come me tocca spingere per un po’. Se avete
le gambe buone, beh buon divertimento. Una volta arrivati in cima nei pressi di uno slargo inizia il trail, caratterizzato da salti quasi
tutti fattibili / copiabili, una bella parabolica e un ripidone finale a cui stare attenti perche’ il terreno e’ franoso.



E poi ecco … tocca risalire … ovviamente per quanto mi riguarda a SPINTA, fino all’attacco del secondo anello, il Cinghiale.

Il Cinghiale e’ il piu’ lungo e divertente dei trails di Veio da me finora provati. Abbastanza free, con qualche facile saltino e molto
flow, alcuni rilanci un po’ antipatici per chi ama come me la sella bella bassa in discesa ma nel complesso scorrevole e veloce, senza alcuna
tecnicita’ eccessiva. Il bello di questi trails, poco frequentati dai “bicioni” da DH e’ che non son per niente scavati dalle frenata
tranne in rari punti, e quindi permettono una guida veloce e piacevole … fino a quando non arriva la fine e la salita obbligata. Ma
del cinghiale, tranne i soliti ripidi che a me tocca fare a spinta, e’ bella anche la risalita, da godersi con la giusta calma in
uno splendido e fitto bosco che pare qualcosa di incantato.

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Una volta risaliti tocca alla Volpe. E’ un trail easy, con parecchi rilanci, un po’ troppo on-off per i miei gusti , ma adatto anche
a chi e’ alle prime armi e ad essere tranquillamente percorso con una front. Saluariiamente ha qualche salto (dotato di eventuale chiken line)
e conviene specie se non si e’ allenatissimi come me cercare una via d’uscita verso la strada bianca prima di perdere troppa quota.
La volpe e’ l’unico sentiero la cui risalita si fa su facile (ma polverosa e pallosa) strada bianca che riporta al parcheggio.

Nel complesso: Il posto ha un suo fascino, specie per chi ama la solitudine e il silenzio. C’e’ del buono, ci si allena in skill a me ignote, ma richiede un po’ piu’ di forza resistente rispetto ai miei standard
per poter essere apprezzato appieno …. e sarebbe anche vivamente consigliato un reggisella telescopico, che alla prima occasione
cerchero’ di regalare a #slayerina.

MTB : Fear Of The Dark

Fear of the dark … paura del buio : a molti un po’ vecchiotti come la sottoscritta suonera’ come il titolo di una canzone degli Iron Maiden. Niente di piu’ opportuno per descrivere quanto sperimentato oggi con #slayerina. La location e’ la solita, la voglia di sgambettare e di provare nuovi trails piu’ del normale : tra lavoro, maltempo e – diciamolo – surf – #slayerina si era limitata al giro dell’isolato infrasettimanale. Gia’, maltempo, perche’ pure oggi non e’ che attorno all’antennuto monte (monte cavo, ndr) splenda il sole. Con l’autunno le giornate si accorciano, e tocca farci i conti anche a pedali. Sono quasi le 15 quando riesco a mettermi in moto … le gambe girano molto bene, e senza problemi in poco piu’ di 1 ora sono in cima a godere della splendida vista sui ripetitori …

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Bene, tempo di cambiare maglia mettere le protezioni e si scende, anche perche’ qualche nuvoletta c’e’, e sporadicamente ho pure le sensazione di sentire qualche gocciolina. Giu’ per il trail Giuliana, e poi per il 3 , abbastanza veloce fino al quadrivio dal quale decido di risalire per farmi il divertente pezzetto della variante del 6 … non mi basta, perche’ oggi le gambe stanno bene e voglio vedere qualcosa di nuovo. Salendo dall’asfalto avevo visto altri “buchi” verso il bosco, quindi decido, malgrado siano gia’ quasi le 17 di risalire ancora una volta fino a circa l’altezza dell’incrocio con la via Sacra …. bene! Gia’ alla prima discesa avevo avvertito qualche problema di visibilita’ nella parte piu’ fitta del bosco. Sono ahime’ miope, e non di poco, e vi assicuro che per un forte miope il “buio e’ piu’ buio“. Ed eccola li … dopo un inizio tranquillo il sentiero – che dovrebbe essere il 5 – inizia a presentare una bella serie di pietroni fissi, che ricordano tanto quelli dei trail Liguri. Non ho molta dimestichezza con questo terreno, ci vedo poco e male, e il principio di conservazione mi obbliga a fare qualche pezzo a piedi. Il bosco si fa sempre piu’ fitto, il GPS non prende … non riesco a capire dove sono l’unica cosa certa e’ che sto scendendo e che passato il peggio il trail diventa divertente, ma la visibiltia’ lascia a desiderare al punto da costringermi ad usare il telefono montato sul supporto da manubrio come torcia …. va un po’ meglio e finalmente arrivo sul sentiero a mezzacosta ormai noto …

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Ultimi sforzi con visibiltia’ precaria, ultimo raccordo e finalmente sono fuori dal bosco, super contenta di rivedere la luce !!

La mountain bike prevede anche questo : capacita’ di planning e di adattamento … mi sa che potrei pensare ad una bella luce a led come prossimo acquisto visto l’accorciamento delle giornate 😉 !!!!

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Per chi fosse curioso , qua sotto c’e’ la mappa del giro, a breve rendero’ anche disponibili le tracce GPS 😉

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E infine il video, che carico solo oggi x problemi di connessione …


fearofthedark @ montecavo from WhyBeNormal KiaZ on Vimeo.

 

MTB: monte cavo 2, better ravanation

Monte Cavo, atto secondo. Pare che l’antennuto montarozzo stia permettendo alla sottoscritta di non lamentarsi per la persistente assenza di onde da surfare, e alla sua bike #Slayerina di far girare le ruote, senza fare troppi km e senza dover investire troppo tempo. L’obbiettivo di oggi e’ capire meglio i sentieri, testare il nuovo setup delle leve dei freni e ovviamente scendere con maggiore fluidita’.

Prima di partire rimetto mano alla prima traccia che avevo scaricato, cercando di visualizzare meglio il territorio e di individuare i suggerimenti che mi erano stati dati. C’e’ un trail ottimo come “riscaldamento” che parte dalla prima parte dell’asfalto, decido quindi di iniziare da li, in modo da “allungare il giro”, e da capire cosa c’e’ di proponibile anche ad amici dotati solo di front e/o alle prime armi.



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Ho scoperto che in realta’ i sentieri di Monte cavo hanno una numerazione, anche e’ totalmente teorica e quasi priva di indizi/indicazioni. Quindi il primo trail provato oggi, dopo una breve e facile risalita si chiama 6. Ho scoperto ben presto che in realta’ e’ + comodo farlo in salita, meno ripido della “via sacra” percorsa alla mia prima esperienza , permette comunque di tagliare la parte di “stradone” che collega il punto di partenza al bivio per Monte Cavo. In discesa non e’ nulla di che ma e’ adatto per prendere confidenza a chi e’ alle prime esperienze con i singletrack.

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Il 6, ha pero’ una variante piu’ ripida e divertente, scoperta alla seconda run e visibile sulla cartina ricavata dal GPS.  Non so se ha un nome, ma e’ un pezzetto carino, con belle curvette veloci e qualche dosso su cui staccare. Finalmente con le leve dei freni inclinate correttamente ho ripreso anche a fare qualche piccolo saltino …. #nientedidifficile o di spaventoso diciamo.

Dopo queste 2 run di riscaldamento decidiamo di salire fino all’antennuta cima. In poco piu’ di un ora arrivo lassu’ … altezza ben 948 mt slm, siamo quasi in montagna 🙂 🙂 😀 …. Non c’e’ nulla da vedere, se non tante antenne la cui vicinanza mi fa addirittura venir mal di testa, quindi preferisco riprendere la mia “caccia al trail”.

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Scendo un breve tratto sull’asfaltata, imbocco un raccordo e poi vedo l’attacco di un sentiero segnato da una fascetta rossa. Il GPS conferma che ci siamo, trattasi del trail “Giuliana”, davvero divertente e flow anche se breve.

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Per la parte intermedia decido di stare sul sicuro, scegliendo l’ormai noto “3”, e anche qua la differenza del nuovo setup si fa sentire. Nella parte bassa ritrovo, anche se con un po’ di fatica l’allaccio del “6” , e risalgo un pezzetto per fare l’ultima divertente discesina, parte della quale visibile nel video qua sotto, realizzato con un adattore fisheye per cellulare.



Per concludere, Monte Cavo promosso a pieni voti. Vicino, senza risalite faticose, ottimo per la modalita’ “salgoperscendere” a me tanto cara, mai troppo impegnativo, mantenendo il margine di sicurezza molto alto anche senza casco integrale e pettorina (consiglio comunque almeno le ginocchiere, non solo per le eventuali cadute ma anche per gli onnipresenti rovi). E’ un ottimo spot per chi vuole avvicinarsi al concetto di enduro/freeride pedalato senza dover lottare contro drop fuori portata e/o linee impestate/esposte/complesse.

Una bella scoperta, e di trails me ne mancano ancora tanti 😉

MTB : Monte Cavo HowTo 4 dummies

700 e rotti km mi separano dalle Alpi … #Slayerina e le mie gambe non possono stare ferme: l’idea che nel giro di pochi giorni il lavoro fatto in quota vada perduto mi terrorizza piu’ nel perdermi in zone a me ignote. Quindi, pronti via. Si parte da Google per …. Monte Cavo !!!

Breve premessa: vivo a Roma da 3 anni, e in questi 3 anni con la bici ho fatto poco o niente di vagamente comparabile a quello che si chiama “All Mountain” o “Enduro” , questo fondamentalmente per totale non conoscenza del territorio e perche’ “non conosco nessuno o quasi che va in mtb” , limitandomi a qualche scorrazzata in “criceto mode” al BikePark di Campo Felice (risalite meccanizzate in seggiovia).

Detto questo, ho deciso di farmi avanti, e potendo al giorno d’oggi sfruttare la tecnologia offerta dal GPS con qualunque smarthphone, mi sono prodigata su Google in cerca di tracce da seguire.La scelta di Monte Cavo, un antennuto collinotto alto ben 950 mt(non chiamatemelo Monte quel coso plz..) che domina il lago di Castel Gandolfo e’ dettata dal dislivello notevole che offre per essere in zona collinare e dal fatto che, almeno sulla carta e’ molto gettonato da chi pratica mtb Enduro e anche dai discesisti che risalgono in furgone. Tutte caratteristiche che mi fanno ben sperare di aver trovato un posto dove “#salgoperscendere” permettendomi il cambio di assetto a Slayerina senza continui stop. E in effetti cosi’ e’ stato.

Dopo un po’ di ricerche la mia scelta cade su una traccia di soli 12 km contro la media di super-giri da 40/50 km per me improponibili e palesemente di genere XC (Cross Country, ovvero salgo per salire e pedalo per pedalare….) poco idonei al mio stile e allenamento. Bene, carichiamo la bici, carichiamo la traccia, e raggiungiamo in macchina senza troppe sorprese il punto di partenza, riconoscibile dalla presenza di tante, troppe macchine con portabici posteriore e un viavai di bikers.

Ok, ora si tratta di capire dove andare. Sono molto vicina alla traccia, ma ho qualche difficolta’ all’inizio a trovarne l’attacco, complice anche il fatto che la zona presenta una vegetazione abbastanza fitta di latifoglie, cosa che non aiuta il GPS a mantenere il segnale. Dopo qualche avanti e indietro imbocchiamo il sentiero giusto … dove subito vengo passata da gente con gambe palesemente piu’ allenate e potenti delle mie. Il GPS conferma che la traccia e’ quella, si sale per un singletrack, piacevole finche’ non mi ritrovo ad incontrare questa cosa :

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La “cosa” in foto che ha provocato la reazione nella foto sottostante e’ una specie di strada a lastroni un po’ in stile ligure, una mulattiera di pietre fisse piatte, che sa di roba di tempi antichi …. in salita, molto in salita, con pendenze che superano palesemente il 10% e un fondo non dei piu’ semplici. Vabbeh, con le dovute pause cerco di portare su Slayerina, un po’ preoccupata dal fatto che, guardando il GPS pare che questo strappo diretto nella massima pendenza delle curve altimetriche, dorvrebbe durare per un po’ … Mi affianca per poi superarmi un’altro biker, il quale arrivati all’incrocio con l’asfalto (non pareva vero) mi rassicura che si arriva in cima anche con la strada asfaltata, che sale per fortuna in maniera molto piu’ dolce. Fine delle cose difficili, riprendo a pedalare con il mio ritmo fino alla fantastica quota di 870 mt slm !!!! Wow siamo quasi in “montagna” 😀 😀 😀 😀 … Purtroppo causa una manifestazione la strada che porta in cima all’antennuto cucuzzolo e’ interrotta, ma poco male, perche’ una coppietta con bici da Enduro mi indica dove attacca il sentiero che scende e mi rassicura che e’ a livello Campo Felice, quindi #nientedidifficile ….

La discesa e’ divertente, piacevole, senza nulla di difficile tranne il primo attacco ripido, un classico singletrack con qualche parte un po’ + tecnica ma tutto alla portata della sottoscritta e #slayerina. Insomma, non male per essere a mezz’ora da Roma. Chi si accontenta gode, anche se la Montagna, quella vera e’ tutta altra cosa e sopratutto tutt’altro belvedere ….

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Per un idea migliore, anche se di qualita’ non eccelsa causa luce rognosa, ecco il anche il video di parte della discesa :



La discesa alla fine in tutto non dura piu’ di una decina di minuti, considerate pause e velocita’ ridotta causa non conoscenza del posto. L’ultima parte del sentiero sbuca poi diretto sullo stradone dove si parcheggia, ecco forse questa e’ la cosa a cui tocca stare piu’ attenti 😉 …

Per concludere la breve gitarella (meno di 2 ore in tutto) decido di concedermi un bel bagno rinfrescante nel laghetto di Castel Gandolfo

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Tirando le somme : si fa, probabilmente ci sono altri sentieri da scoprire, l’importante e’ capire un po’ come e’ fatta la zona , il GPS e’ un grosso aiuto, anche se le valutazioni delle difficolta’ in salita/discesa sono concettualmente diverse da quanto si fa in alta montagna. Pero’ alla fine ci si diverte anche qua, tocca solo reinventare un po’ il proprio modo di concepire la MTB. Al prossimo giro !!!

Backcountry a pedali: Cotolivier MTB

Il conoscere il territorio permette di sentirsi in qualche modo sicuri e di avventurarsi su sentieri non propriamente frequentati, e con un concetto di “ciclabile ben diverso da quello che molti immaginano. Tornare a “casa” mi permette di fare quello che in location a me sconosciute non farei mai : ravanare per sentieri senza doversi preoccupare troppo, sapendo che prima o poi una strada la si incrocia.

Ieri il protagonista e’ tornato dopo tanti anni ad essere il Cotolivier. Meta piu’ che altro invernale per backcountry e sci alpinismo, e’ molto interessante anche in mountain bike a patto di avere il mezzo giusto (una full da 120 minimo) . Visto il poco interesse in discesa per la parte bassa decido di partire da Chateaux Beaulard riducendo il dislivello totale di 350 metri circa. La salita al Cotolivier e’ relativamente agevole, con primo pezzo asfaltato fino all’abitato di Vazon, dove una bella fontana permette di rifornirsi d’acqua.

vazon

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Da Vazon la strada diventa sterrata, senza particolari difficolta’ o rampe, diciamo un po’ piu’ regolare di quella del Colomion fatta qualche giorno prima. Sara’ per il dislivello leggermente inferiore e per quel pelo di allenamento in piu’ ma raggiungere la vetta non mi ha impegnato le gambe in maniera eccessiva. Dalla cima del Cotolivier si gode di una splendida vista, purtroppo la luce non era delle migliori e le foto non rendono come dal vivo.

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Qualche minuto di meritato riposo e ora viene il bello. L’idea e’ di riscendere verso Chateaux, seguendo piu’ o meno la linea che si segue d’inverno in backcountry o ski-alp. In teoria c’e’ un sentiero, in teoria ho una traccia sul GPS, proviamo a seguirla. Il percorso e’ facile lungo la cresta spartiacque fino al bivio per le grange Pourachet , poi le cose si fanno meno chiare. La traccia che ho caricato se seguita palesemente risale, costringendo a pezzi a spinta. A “naso” parrebbe virare molto verso la zona del Rifugio Rey e delle antiche piste da sci … ma il profilo altimetrico mi scoraggia. Salire a spinta e’ una cosa che non sopporto. Quindi opto per cercare la traccia della scialpinistica, seguendo qualche indicazione sugli alberi e affidandomi ai riferimenti della cartogrfia del gps seguo una pseudotraccia molto rovinata dai cinghiali ma comunque percorribile a patto di avere il mezzo giusto e un po’ di esperienza sul tecnico. La traccia, molto divertente e addirittura a tratti flow, in pieno freeride spirit un po’ oldskool,  mi porta ad un bivio , di non semplice interpretazione ….

cartello

Lo spirito di conservazione mi fa optare per la scelta piu’ sicura, ovvero rientrare su Vazon. Molto probabilmente seguire per il Rey mi avrebbe comunque portato ad incrociare la traccia in discesa che si ricollega a Chateaux, ma nel dubbio ho preferito restare sul sicuro … sicuro che purtroppo ha implicato un allungamento della fase di rientro, con ultima faticosa parte pedalata al freddo lungo la strada quasi in piano che riporta a Chateaux.

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Un bel giro, divertente al punto giusto, ben rappresentativo di quello che si puo’ fare con una bici da All-Mountain/Enduro. Altro grande aiuto e’ dato dal GPS: io uso myTrails su android, che anche nella versione free ha tutte le funzioni che servono a non perdersi, a patto di trovarsi in una zona supportata da una buona cartografia.