Libere riflessioni sugli ultimi anni di evoluzione di uno sport che per me e’ sempre stata una costante …
NB: per chi non mi conosce e legge questo per caso: sono piu’ vicinA ai 50 che ai 40, la prima full la ho avuta nel 2007, e la passione per la MTB nasce dalla necessita’ di trasportare in estate quello che facevo in snowboard (con le ciaspole prima e con le splitboard) poi d’inverno .
Sara’ l’eta’ che avanza …
Sara’ l’evoluzione sia dei mezzi che dello sport …
Sara’ che per ottenere attenzione mediatica servono sempre piu’ “numeri” …
Fatto sta che mi viene da mettere in dubbio il nome di questo blog su cui ancora ogni tanto ho piacere di scrivere e esprimere liberamente il mio pensiero in fatto di action sport outdoor e piu’ in particolare di MTB.
Senza scendere nel dettaglio di discipline da sempre considerate estreme, tipo Slopestyle e Freeride** (e sull’uso inproprio di questo termine mi addentrero’ dopo) , ma anche della DH, parliamo un attimo del Cross Country.
Quando e’ nato questo blog e nei successivi anni, diciamo fino al 2018/2019, sopratutto tra i comuni mortali sunday riders con presunto orientamento gravity , l’essere un “crosscountrista” era quasi considerato un insulto, o cmq spesso, tra gli amatori, era sinonimo di gran pedalatore con bagaglio tecnico discesistico limitato. Posso tranquillamente riportare una personale esperienza, quella dell’unica volta in cui ho attaccato un numero alla bici, alla Cicloturistica di Formello nel 2018 ( https://whybenormal.net/mtb-cicloturistica-formello-terre-veio-2018 qui trovate il report di quell’esperienza, se volete fare un bel tuffo nel passato) . dove in discesa se ne sono davvero viste di tutti i colori e un buon 70% dei partecipanti (e direi il 99% delle donne , almeno quelle che ho visto) se non di piu’ aveva un livello tecnico in discesa DECISAMENTE inferiore al mio.
Ai tempi non avevo ancora il ti2, ne sapevo che mi sarei imbaracata in questa avventura che mi avrebbe portato nel bike business, ma sicuramente l’esperienza di quell’evento ha influenzato le mie scelte future.

Ma nel frattempo , cosa e’ successo ?
La prima cosa che e’ successa e’ l’elettrificazione che ha riguardato una buona fetta dei praticanti (se non la quasi totalita’) non agonisti (O senza decorso agonistico) di questo sport.
La seconda, bici con sempre piu’ escursione, geometrie sempre piu’ spinte, e , una giusta implementazione di queste geometrie anche nel mezzi da cross-country (full sopratutto) , con conseguente modifica dei tracciati (sopratutto a livello di coppa del mondo, ma vedo da video anche in gare minori, e non solo nell’XCO, ma anche nelle marathon) e richieste di un bagaglio tecnico completo e non solo piu’ “della gamba”. Cosa che comunque a mio avviso e’ corretta , altrimenti davvero, “fai gravel”.
Ne consegue che, a livello mediatico (e per carita’ da un certo punto di vista ci sta) si vede questo sport sempre piu’ spettacolarizzato, si vedono promossi sempre piu’ percorsi artificiali, bikepark o comunque tracciati costruti artificialmente, con sponde, salti ecc.
Fatto sta che sembra che tutto quello che non e’ quella roba li’ non fa piu’ parte della MTB.
O non di quella mainstream.
L’all-mountain, le escursioni in montagna in mtb, vengono fatte vedere solo se in contesti pericolosi e spettacolari, magari con riders che effettuano nosepress al limite del tecnicamente fattibile.
Se quando e’ nato questo blog, inizialmente con il nome “whybenormal” che e’ ancora presente nella stringa dell’url ma che ho scoperto postuma di non poter usare come marchio in quanto registrato da terzi, e poi con not4normals , le cose che facevo, in bici o con altro erano fuori dal comune, adesso, con l’iperspecializzazione e iperpersonalizzazione (o ipertracciamento, ma non entriamo nel merito) dei media , divento la “parte normale” in un mondo di supereroi.

Tutto questo crea, nei confronti di chi vorrebbe avvicinarsi a questo mondo, confusione (della serie : per fare quello ti basta una gravel, vedi articolo precedente … – si in teoria la cicloturistica di formello era in gran parte fattibile anche con una gravel , ma non so quanto possa essere piacevole ecco…) , aspettative gonfiate, paura di non essere all’altezza.
Quello che penso sulla scelta del mezzo lo ho gia’ scritto in passato.
Quello che vorrei fare presente e’ che e’ giusto evolversi , e’ giusto continuare a miglioarrsi, ma la mtb (che abbia o meno un motore) non e’ (solo) girare al massimo della performance su tracciati ad-hoc. E quel tipo di approccio richiede capacita’ che condividono gli stessi fondamentali che si usano in contesti piu’ naturali, tipo all-mountain, ma che per forza di cose poi si sviluppano diversamente.
Non e’ uno sport solo per supermen o wonderwomen : l’evoluzione sui mezzi ha fatto tanto . Il mondo All-Mountain o Downcountry (termine che purtroppo e’ passato di moda ma che secondo me ben rappresenta un certo tipo di trail) e’ per tanti, e puo’ dare soddisfazioni senza doversi concentrare sulla prestazione. E’ la natura che da spettacolo. Noi ne siamo semplici utenti che ne traggono il meglio.
Quindi forse, piu’ che not4normals, qua parliamo di “Just4normals” ormai !!!
PS : mi sembra di dire le stesse cose che dicevo quando nello snowboard le strutture freestyle tipo rail ecc han fatto la loro pesante comparsa. Strutture su cui ho girato poco e che non ho mai apprezzato.
Freerider sono, freerider resto, usando il termine nel senso “snowboardistico/sciistico” della questione.

Che poi per ragioni professionali sia giusto “aggiornarsi” sugli elementi newschool, questo e’ un capitolo a parte di cui eventualmente parlero’.
NB/PS : Per chi leggesse l’articolo originale del 2018: va contestualizzato nell’epoca , epoca in cui vivevo a Roma e in cui, perlomeno in centro italia, i praticanti di quello che ora viene definito gravity erano pochi, e che , sopratutto a livello femminile, bastava scendere dignitosamente da trail che ad oggi sono tranquillamente definibili xc , per essere considerati parte del contesto gravity. Ad oggi non e’ assolutamente piu’ cosi’ (o almeno, non lo e’ qui in Liguria dove vivo, e nemmeno in Piemonte) e la differenza non la fanno tanto la tipologia di percorsi, ma , a tutti gli effetti il come li si va ad affrontare. Non e’ quasi piu’ il tipo di bici usata a definire un sentiero, ma l’approccio che si ha nei confronti dello stesso, eccezion fatta per alcuni estremi come il downhill agonistico .