Emtb: La Thok in Valsusa

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La Thok in Valsusa

Back 2 the roots, a tutti gli effetti. Roots come radici: radici mie, radici della stessa thok (il suo “creatore”, Stefano Migliorini, e’ cresciuto qui a Bardonecchia) , radici presenti in abbondanza sui sentieri.

Come e’ andata la piccola bici a pile sui sentieri di “casa” ?

Bene direi, ma la sottoscritta deve lavorare ancora tanto su molti aspetti tecnici.

Con il mezzo c’e’ molto feeling e questo si e’ capito. E’ facile da condurre, il peso extra non si sente mai troppo. Nello scassato veloce, stile park “oldskool” , ovvero Sauze Style, si e’ ben difesa, ma la mia abilita’ di guida e’ ancora ben lontana dai tempi dei primi 10 su strava. Ricordiamo che quando ancora qualcuno credeva in questa Valle, sui trail di Sauze ci fu una superenduro: il trail su cui mi sono concentrata maggiormente e’ stato il karamell, che mixa una prima sezione guidata a tratti ripida con un divertentissimo tobgoga, tutto “naturale” su base di sentieri esistenti, con pochissimi interventi di contenimento.

La buona risposta del mezzo, con cui ho chiuso pure un passaggio su roccia mai chiuso prima sul trail delle grange Dalma (zona lago Nero – monti della Luna) mi ha convinto a provare qualcosa che non facevo da un po’, tornando, dopo 3 anni abbondanti allo spettacolare passo della Mulattiera, sopra Bardonecchia.

Qua, dopo una parte molto flow e panormaica, il sentiero diventa di fondo molto breccioloso. Ammetto che non me lo ricordavo e che ho sbagliato molte linee , ma le pietre che rotolano continuano ad essere, indipendentemente dal mezzo, il terreno che piu’ in assoluto mi spaventa e mi mette in serie difficolta’.

Ma le “prove tecniche” non si fermano qui. Il breve giro nella valle di Rochemolles presenta ben due trail tecnici: iniziamo dalla spettacolare discesa dalla diga, che dopo due facili tornanti si incattivice con fondo sassoso misto fisso/mobile che ricorda la Porcilaia (fortunatamente + breve) con pendenze mai estreme ma non indifferenti. Qua la bici direi che ha dato il meglio di se dimostrando di essere ben controllabile e guidabile anche in queste circostanze

A seguire, dopo una breve risalita fino alle granche Mouchequite , prendiamo il trail che dal mezzacosta Gran bea si ricollega al paese. Partenza molto flow con salti naturali (da imparare e ricordare) , a segurire sezioni piu’ scassate con tornanti a volte in contropendenza e un passaggio su roccia che in realta’ spaventa solo alla vista ma risulta semplice.

E pure questo lo abbiamo portato a casa ….

Gli ultimi giorni sono stati caratterizzati dal meteo molto incerto: si resta in basso (si fa x dire, range 1100 – 1400) e si torna sulle linee dell’Irontibi Challenge (il percorso creato la scorsa estate da Andrea Tiberi, local ex olimpionico xco) , affrontando il “temuto D2“. Il D2, che non ho volutamente documetnato, e’ il + tecnico dei trail dell’Irontibi. Dopo un prologo facile, inizia a presentare curve in contorpendenza su pendenze importanti , spesso esposte e passaggi ripidi e scavati. Posso dire di averlo chiuso quasi tutto, tranne due curve, ma con molta prudenza e cautela, non nascondo che se un passaggio e’ esposto la paura si triplica.

Concludiamo rilassandoci con il veloce e facile “superflow“, la linea piu’ scorrevole delle Irontibi :

Tirando le somme, la Thok a casa sua in discesa ha fatto il suo dovere. Forse e’ da valutare la sostituzione perlomeno del freno anteriore con un modello a 4 pistoni per poter avere una modularita‘ migliore sul ripido e ridurre il surriscaldamento in caso di discese molto lunghe. In salita invece, come c’era da aspettarsi non ha le performance che aveva la mondraker motorizzata bosch, sia x quel che riguarda l’autonomia che per la capacita’ di superamento ostacoli e mantenimento della traiettoria sullo scassato. La maggiore guidabilita’ in discesa in salita diventa “nervosismo” , il che richiede una tecnica molto avanzata per superare ostacoli tecnici (che io non ho). Ma la priorita’ resta per me scendere divertendomi, quindi promossa a pieni voti !