MTB: Monte Calvo

Monte Calvo (AQ)

Ammetto che stavo studiando questo giro da un po’, sempre su ispirazione del solito Bicinatura.
C’erano due cose che non mi convincevano: 1) lo spingismo 2) il lungo transfer su asfalto su strada statale. Fortunatamente con il gruppo degli elettrici si riesce a organizzare un recupero, risparmiando se non altro i 10km di asfalto, noiosi e pericolosi.
Come sempre, quando il gruppo e’ tutto elettrico, non tutti i giri sono fattibili in convivenza pacifica. Se devo dare una valutazione, questo si pone in una situazione intermedia, vediamo un po’ il perche’ ed il come e’ andata. Google maps mi dice che il punto di partenza (una a me ignota localita’ a 10km dall’uscita L’Aquila ovest) e’ a un ora e mezza da casa, ma ormai conosco il mio “pollo” e so che con la lentezza di Qubo ci vorranno quasi 2 ore. Pazienza, speriamo valga la pena. Organizzate le operazioni di recupero, si sale, su una bella stradina asfaltata che tiene il 10% costante e che tira su 100 d+ ogni km. Il mio “peso morto” si fa sentire gia’ dal secondo km. Diciamo chiaramente che, con il dovuto allenamento, finche’ le pendenze non superano il 6-7% stare in scia ad un elettrico in eco non e’ fuori portata , ma le cose diventano ben diverse quando devo mettere il 46 e salire pian pianino. Sottolineo che la strada, avendo buon fondo asfaltato e’ pedalabilissima e la avrei pedalata tutta, con i miei tempi. Ma per non aspettare troppo agganciamo la famosa “cima di recupero” e recuperiamo 1km/h abbondante sulla mia media, arrivando rapidamente alla fine dell’asfalto, in corrispondenza di un ripetitore.
Il posto gia’ da qua offre panorami gia’ di “montagna”, o perlomeno, ad ampi spazi aperti con praterie e sassi sparsi, lasciando per un po’ da parte le consuete faggete che sono un po’ il default appenninico.

calvo ripetitori

Bisogna continuare a salire …e le pendenze diventano sempre + imporanti e il fondo sempre peggiore: per me non resta che una soluzione, ovvero lo spingismo. E mentre quasi tutti gli elettrici riescono a salire in sella io spingo , spingo e spingo, fino ad una scassata strada mezzacosta che torna pedalabile.

calvo mezzacosta
calvo 2

Raggiungo cosi’ a quello che sara’ per me, Guido, Massimo e Pino il punto d’arrivo. Gli altri, coraggiosi, azzardano la salita in vetta, ovvero ancora 200 d+ di cui parti a spinta anche con l’ebike. Diciamo pure di aver spinto abbastanza e di non essere particolarmente propensa a questo tipo di giri, anche se immagino che il sentiero di cresta possa valere la fatica.

croce calvo

Anche dalla nostra “anticima” comunque il paesaggio non e’ male, e per certi versi, ricorda il monte Fasce sopra Genova, ma in un contesto compltamente differente, e fortuntamente, meno esposto.

calvo down
calvo mybike

Dopo una lunga attesa a tratti al freddo, ricompattiamo il gruppo e iniziamo la vera discesa, che non delude.
Si parte con un lungo traverso, molto panoramico, a cui segue una parte in pieno freeride giu’ per le praterie fino alle prime faggete. Da qua, la musica cambia, con un sentiero in terra fondamentalmente flow che ogni tanto nasconde qualche tratto insidioso e qualche tornante , perdendo quota varia anche la vegetazione, e, stranamente, si osserva la presenza di conifere. Varia anche il fondo, diventando a tratti molto breccioloso, e dopo un rilancio, inizia quella che forse per me e’ la parte piu’ bella, una serie di stretti tornantini, un po’ in stile Torretta o Infernet, con cui mettersi alla prova. Un totale di 11 kilometri di discesa , molto vari e mai banali , raggiungibili in fondo con “solo” 9.5 km di salita (su 800 d+) facendo recupero. Volendo pedalarsi l’asfalto, c’e’da aggiungere 10km di statale che “dolcemente” guadagnano 300d+.

Il giro e’ stata anche l’occasione per provare la mia nuova “gopro dei povery”. La xiaomi ahime’ mi ha tradito, e ho dovuto optare per questa ApeCam dalle discrete recensioni. Purtroppo pero’ sono riuscita ad editare solo i file a bassa risoluzione, quindi perdonatemi se i filmati non sono come speravo. E spero anche di ricredermi su questa action cam.

Traccia con recupero

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Ringrazio Guido, Giuseppe, Roberto, Orlando e tutti gli altri Elettrici che mi han fatto da skilift e pazientato durante le tratte spingistiche. Il giro comunque, se fatto senza vetta, visto comunque il ridotto sviluppo kilometrico della salita, e’ fattibile tranquillamente da gruppi misti senza eccessivi “squilibri temporali”

MTB: Zi’ Chiccu

Zi Chiccu, stairway to flow…

Zi Chiccu: credo che piu’ o meno chiunque vada in MTB con orientamento AM/Enduro nel lazio abbia sentito perlomeno parlare di questo trail mitologico. A dirla tutta e’ stato uno dei primi report che ho letto sul sito Bicinatura quando ho ricominciato con la MTB e cercavo giri che matchassero i miei gusti, rimanendo colpita dai video e dalla descrizione del trail, un natural flow da 11 km che per venir conquistato pero’ richiedeva un’eterna pedalata di 28 km su 1300 d+. Cosa che 3 anni fa era sicuramente fuori dalla mia portata. Adesso, visto il momento di bike positivity e un allenamento presumibilmente “quasi accettabile” le potenzialita’ per chiudere il giro senza incontrare troppi santi lungo la strada ci sono tutte. Non era in realta’ questo il programma per ieri: sarei dovuta spararmi quasi 3 ore di macchina per andare a girare all’Amiata con le #RagazzeFreeride, ma, da una parte la proposta dei miei amici elettrici Guido e Giuseppe, dall’altra lo stato meccanico non ottimale dela mia bici, dall’altra ancora che 3 ore di macchina sono tante, guardo il meteo e decido: NOW OR NEVER, adesso o mai, in quanto Zi Chiccu ha uno sviluppo altimetrico con range 450-1600 circa, con conseguente “finestra” per svolgerlo in sicurezza e divertendosi piuttosto limitata, sopratutto se non si dispone di un ebike. Mi spiego meglio … la parte bassa puo’ anche essere molto calda … mentre poi si sale di quota e il clima puo’ cambiare, il giro e’ lungo (il mio logging time e’ stato di 8h41 minuti), quindi per una/o rider muscolare con allenamento appena sufficente ad affrontare tale dislivello (ma sopratutto kilometraggio) la finestra di svolgimento del giro si limita al periodo che va da giugno ai primi di luglio, a cui va aggiunta la condizione – almeno per chi come me soffre il caldo tantissimo- di avere alla partenza una temperatura sotto i 30 gradi.
Ieri dunque tutte le condizioni erano al top, e questa occasione non potevo farmela sfuggire.
Si parte dunque, con quasi 1h di anticipo nei confronti dei miei due compagni d’avventura elettrici che mi raggiungeranno lungo la via.

Il luogo di partenza e’ Borgo Velino, location gia’ nota per la partenza di altri bei giri quali il Nuria. Da qua, si sale, inerosabilmente, prima su asfalto pedalabile, poi inizia un eterna sterrata, noiosa quanto basta, con un fondo che non e’ mai dei migliori. Cerco di non forzare assolutamente, e di evitare qualunque strappo anche se fattibile. La strada non e’ lunga, di piu’, e bisogna conservare le forze per arrivare fino al fatidico imbocco del mitologico ZiChiccu. Il panorama lascia qualche scorcio interessante, ma fondamentalmente la strada e’ lunga e noiosa. Attorno al 15esimo km mi raggiungono i miei amici, e ci concediamo una pausa nei pressi di una fonte in compagnia di alcune vacche al pascolo.

uphill1
pozza
mkka pazza

Prosegue quindi l’eterna via crucis, su fondo non sempre buono. Per un breve tratto scambio la bici con Giuseppe, e l’elettrica mi permette di risposare un po’ le gambe. Il giro pero’ e’ talmente lungo che nemmeno gli elettrici possono permettersi di “correre”, pena l’esaurimento precoce della batteria. Arriviamo fino ad una sella panoramica: siamo a 23 km e 1000 d+ abbondanti gia’ percorsi.

sella
pan

Da qua, in teoria dovrebbe/potrebbe esserci una scorciatoia, che riduce la parte su singletrack ma toglie anche l’ultima, antipatica, salita. Credo che sara’ oggetto di futura esplorazione.
Proseguiamo ancora, su una strada fortunatamente tutta in ombra, che ben presto inizia a presentare qualche saliscendi. Purtoppo per me la stanchezza si fa sentire, le gambe non girano piu’ e sono costretta ad arrendermi e a farmi tirare lungo quest’ultima, quasi mortale, sezione. Lungo questa tratta, malgrado il traino, faccio approfondita conoscenza con un bel po’ di santi … insomma l’altro mondo e’ davvero vicino. E’ passata un eternita’, io ho il culo piatto ormai, ma ora davanti a noi c’e’ una sbarra e poi l’asfalto della strada del Terminillo. Ancora qualche colpo lentissimo di pedale e arriviamo in localita’ Cinque Confini, da cui finalmente siamo sovrastati da un qualcosa che somiglia da una montagna (per come intendo io le montagne ..) e non ad immensi collinoni. Siamo tornati alla “civilta’”, e possiamo addirittura fermaci ad un bar per un caffe’ (e per un OKI , in quanto la sottoscritta ha dolori in ogni dove, e desidera comunque riuscire a godersi la super discesa).

Terminillo

Finalmente puntiamo le ruote verso valle. Tralasciando la prima parte un po’ sporca, il sentiero e’ esattamente come speravo: un infinito mix di sezioni flow, curve strette, qualche parte piu’ rocciosa. Dopo un mezzacosta si apre una sezione a tornanti che culmina in una prateria panoramica … Questa’ e’ l’unica parte che la mia telecamera la cui batteria e’ ormai in fin di vita ha riuscito a documentare:


Si prosegue poi con una lunga e bella parte superflow, dove la scorrevolezza su sentiero naturale fa dimenticare la fatica fatta per arrivarci. Giusto qualche piccolo pezzo un po’ piu’ ostico e piu’ scivoloso mi mette in leggera difficolta’. Il trail sbuca sulla strada dei castagneti (gia’ percorsa nel giro della Cicloturistica di Antrodoco), che dovremo percorrere in discesa fino al tornante dove inizia il “vero” Zi Chiccu, ovvero l’ultima sezione (esplorata comunque in un precedente giro): si tratta di un sentiero straordinario, un flow guidato naturale con cuve strette a tratti ripide con qualche pietra fissa per complicarci ogni tanto la vita … ma nella globalita’ questo e’ davvero uno dei sentieri naturali piu’ belli e godibili mai percorsi. Fatto con una maggiore lucidita’ (qualche curva a sinistra la ho sbagliata) diventerebbe ancora piu’ apprezzabile.

Per concludere: se abitate nel centro Italia e andate in mtb, questo e’ un giro che vale l’immane sforzo della salita. Non e’ un giro da panorami imponenti o di alta quota, ma e’ letteralmente la “conquista” di quella che per ora mi permetto di definire come la piu’ bella e lunga discesa all-mountain (o enduro naturale se preferite) del centro Italia. Con questa e il Nuria, la zona di Antrodoco si conferma con un potenziale unico nel suo genere, con discese perfette per chi ama il “#naturalmentescorrevole“.

Un ringraziamento grande a Giuseppe e Guido per la compagnia e la pazienza.

Per la traccia, vi rimando a Bicinatura.

MTB Liguria – Uscio

MTB Liguria : Uscio’s trails

Lasciato alle spalle o quasi il lockdown, si “rotola” verso Nord con ovviamente la bici al seguito. Dopo un tempo che pare eternita’ ritrovo la mia Liguria, ovvero il posto che chiamo #casa- La stagione non e’ di certo quella ideale per girare in bici al livello del mare, ma il caldo qui e’ rimasto accettabile. Grazie alla vicinanza di alture le temperature restano sempre accettabili all’ombra, salvo rare eccezioni. E questa situazione ci permette di andare a vedere un posto nuovo. Parliamo stavolta di Uscio, a 10 km da Recco salendo verso l’interno. Famoso per la produzione di orologi da Torre, da poco in questa location che si trova gia’ a 360 mt slm alcuni local si sono impegnati nella pulizia e nel recupero di alcuni sentieri “storici”. Quindi non siamo davanti ad un bike park o ad una trail area realizzata ad-hoc per la mtb, ma in un opera di riqualificazione e pulizia di tracce pedonali esistenti, rendendole quindi usufruibili sia dai biker che dagli escursionisti. A tal proposito consiglio a chi desidera seguire la mia traccia ed esplorare la zona, di portare massima attenzione visto l’uso promiscuo dei trail.
Ma veniamo al giretto esplorativo: in compagnia dei local Mauro e Marcello, iniziamo a salire su asfalto verso il bivio della strada del Monte Fasce fino a localita’ Calcinara. Da qua prendiamo il primo trail, breve ma molto divertente, che parte con un bel paio di tornantini in un contesto verde e panoramico verso l’entroterra. A seguire un traverso molto fresco all’ombra, fino ad una fonte (o meglio – al troppo-pieno dell’acquedotto) dove e’ possibile ricaricare acqua freschissima. Riprendiamo asfalto a salire, per poi passare a sentiero che presto richiede – almeno per me – la percorrenza di alcune tratte a spinta. Iniziamo ad essere verso la cresta, i boschi si diradano iniziando a farci intravedere in mare. Giriamo pero’ nuovamente verso il lato nord, percorrendo un sentiero mezzacosta un po’ “mangia e bevi”, con qualche passaggio tecnico e qualche tornante ostico. Forse il pezzo piu’ bello del giro, che conduce alle antiche cave di ardesia. Con la dovuta cautela ci si puo’ avvicinare a quel che resta degli scavi, ormai trasformati in laghetti, dove addirittura han “trovato casa” alcuni pesci rossi da acquario, probabilmente un regalo non gradito. Meglio nel laghetto che in un boccione in casa, mi viene da pensare. Resta impressionante la storia di queste cave, dove piu’ di 100 anni fa le lastre di ardesia venivano estratte a mano, e trasportate verso valle con un trenino (del quale e’ esposto un carro abbandonato).

cave 1
cave 2
cave 3

Da qua, ritroviamo il lato del mare arrivando ad un simpatico e panoramico crucivio con un caratteristico ponticello. Qui parte un altro trail , la “casa del cinese”, che punta diretto sul paese di Uscio. Noi invece riprendiamo un traverso panoramico, lungo il quale troviamo anche un area pic-nic attrezzata in un punto con vista panoramica sul Promontorio di Portofino e Punta Chiappa.

lato mare 1
lato mare 2

Pochi metri e inizia l’ultimo trail: la Polveriera, un sentiero mediamente scorrevole con giusto qualche sezione un po’ piu’ scassata ma senza particolari difficolta’, che ci riporta dritti sulla strada principale nella parte alta del paese di Uscio.

Nel video potete trovare un mix dei passaggi piu’ interessanti dei trail percorsi.

Video integrale by UscioOutdoor

Concludendo: una location da esplorare ulteriormente, che sicuramente porta un offerta un po’ “diversa” da quel che siamo abituati a vedere in Liguria. L’approccio multidisciplinare e conservativo e’ apprezzabile, e la rende idonea anche per chi sta muovendo i primi passi sui trail, situazione non facile da trovare in terra ligure.
Allego relive e traccia, ma vi consiglio di dare un occhiata al sito di usciooutdoor.it per trovare maggiori informazioni e le tracce di tutti i trail presenti.
Un ringraziamento a Mauro e Marcello per avermi fatto conoscere questa interessante location.

TRACCIA GPS GPX

Direttissima All-Mountain

Direttissima All Mountain

Il mio buono stato di forma (x i miei standard ovviamente) sembra persistere, e le risposte positive del mio fisico avute durante l’impegnativo giro del Morretano di 2 settimane fa mi danno l’input per alzare ulteriormente l’asticella, e sopratutto mi permettono di poter ampliare le possibilita’ di scelta dei giri (e della compagnia), senza dovermi imporre limiti dovuti alla mia scarsa preparazione atletica. A dire il vero di questo giro sapevo ben poco, sapevo che si sarebbe fatta la classica “direttissima“, e che ci si sarebbe arrivati da un’altra strada, piu’ lunga ma piu’ pedalabile. Questo e’ quanto mi aveva detto Gianluca, local della zona Castelli Romani e Guida MTB CSEN, l’ideatore del giro. In genere sono abituata a documentarmi molto, ma negli ultimi giorni ho avuto poco tempo. Quindi ho deciso di accetare questa proposta un po’ blind, ispirata anche dalla presenza di Ottavio (maestro mtb con cui avevo gia’ girato non solo in bici ma anche con la splitboard) e del mitico Giangi (un pezzo di “storia” della MTB da queste parti … potrebbe essere mio padre e pedala una specy enduro 26 muscolare) e di mettermi nuovamente alla prova.

Si parte su asfalto poco pendente, la direzione e’ quella del giro classico ma stavolta il bivio per RoccaGiovine lo lasciamo alle spalle e proseguiamo lungo la valle, fino ad imboccare uno sterrato che conduce ad un fiumiciattolo che scende nel verde tra pozze e cascatelle. La location si chiama “Giardino dei 5 sensi” ed ovviamente si presta alla foto di rito.

cascata 5 sensi

Inizia la salita, che ben presto si incattivisce con due rampe mortali, fortunatamente abbastanza brevi. Da qua in poi diventa sterrato dal buon fondo, tutto pedalabile e senza particolari difficolta’, una classica strada che sale a tornanti molto panoramica, cosa rara in queste zone dove troppo spesso quando sali non riesci a capire di quanto stai salendo, sali e basta. Da qua si scorge spesso il fondovalle, e ben si realizza il guadagno di quota. Il tutto va avanti tranquillo fino a quota circa 1000 e qualcosa slm, dove, raggiunto un colletto, troviamo una fonte fresca abbastanza per rifornirci d’acqua. Siamo poco lontani dal “famoso” monte Pellecchia, classica “spingistica” dei monti Lucretili.

gruppetto
mukke


valley down

Da qui in poi la musica cambia e iniziano una serie di singletrack a tratti piuttosto sporchi e scassati, con frequenti saliscendi intervallati da sezioni piu’ flow, attraversando boschi e radure. In questo ambiente, molto diverso da quello alpino e’ facile perdere l’orientamento e trovarsi senza punti di riferimento. Questa e’ la stranezza che caratterizza gli appennini centrali, che spiazza completamente chi viene da un contesto alpino come me, abituato ad aver riferimenti ben precisi legati all’orografia e quindi alla presenza di corsi d’acqua. Qua non c’e’nulla di simile, il gps e’ d’obbligo e io non faccio altro che chiedere “dove siamo” in quanto ho serie difficolta’ ad inquadrare il posto.

sassaia
big tree
prati

Con molta fatica e qualche sporadico segno di cedimento, si prosegue tra brevi tratti a spinta e singletrack piu’ o meno scassati … sporadicamente esce qualcosa di flow, ma pietre e rami la fanno piu’ da padrona. Una cosa e’ certa, che se venisse fatta un po’ di manutenzione e pulizia questi sentieri sarebbero ancora piu’ apprezzabili. Ma ci troviamo davvero fuori dal mondo e lontanissimo dalla civilta’.

Per parte del giro ci ritroviamo in compagnia di un cagnolino, probabilmente abbandonato … purtroppo ogni tentativo di avvicinarlo e’ stato vano… fortunatamente il giorno successivo una trekker e’ riuscita a recuperare la bestiola, rivelatasi poi una femminuccia, e a portarla in salvo.

Continuiamo quindi , tra saliscendi piu’ o meno faticosi, tra pezzi scassatissimi intervallati da parentesi flow, fino a ritrovare un posto noto: prato delle Forme, gia’ incrociato durante il primo giro alla Direttissima, proprio a fine lockdown. Da qua finalmente riprendo il senso dell’orientamento, e anche la fiducia e la voglia di finire il giro. Un ultimo saliscendi, poi ancora gli strappi infernali nella faggeta per giungere, finalmente allo start della Direttissima.

direttissima 1
direttissima 2

Terreno perfetto stavolta, per un trail fantastico che mixa un po’ tutto, flow, rocce, salti, ripido guidato.
Malgrado la stanchezza l’adrenalina e la voglia di godersi la discesa sale, e si viaggia bene, sia sulle rocce che staccando le ruote dal suolo sullo spettacolare salto nei pressi del fontanile.

rockgarden
jump

Ma le immagini come spesso avviene rendono piu’ delle parole, e vi lascio in compagnia del video della nostra super-guida Gianluca Russo

How to Share With Just Friends

How to share with just friends.

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Per concludere, un giro bello, impegnativo, alla scoperta di posti affascinanti su terreni a tratti difficili, lontani quanto basta dalla civilta’ umana. Compagnia davvero al TOP, meteo e temperatura perfetti, insomma un sabato superlativo, e grande soddisfazione per essere sopravvissuta senza sfigurare e rallentare a 1200 d+ su 33 km.

Ringrazio infinitamente la guida Gianluca Russo , Ottavio , Giangi e Francesco per questa bellissima giornata. Speriamo che si ripresenti l’occasione di girare assieme 😉

Traccia (NB punto di partenza sballato in quanto unione di due segmenti, partire dal parcheggio a Vicovaro nel punto + basso della traccia)

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Sondaggio: Gravity game/trainer

In questi giorni di reclusione obbligata causa quarantena e’ molto complesso trovare stimoli per restare in forma per chi come me associa all’attivita’ sportiva una forte componente di divertimento, di adrenalina, e di voglia di scoprire e esplorare nuovi posti. A tale proposito sto valutando di rivalutare il mio passato nell’informatica per effettuare in primis uno studio di fattibilita’ (e poi eventualmente lanciare una startup) per lo sviluppo di una piattaforma orientata alla simulazione/allenamento virtuale nelle discipline gravity (enduro, dh ecc) .

Per capire intanto se ci puo’ essere interesse e quanto, ecco un sondaggio.

Ringrazio chiunque voglia perdere 5 minuti del suo tempo (ora ne abbiamo tanto) per rispondere . Grazie e speriamo di uscire presto 🙁 .

MTB – Lanzo Torinese

Sulla mia carta d’identita’ alla voce “luogo di nascita” c’e’ scritto Lanzo Torinese. In realta’ e’ stata piu’ una questione di casualita’ che altro, de facto non ho reali legami con quelle zone, se non un minimo di curiosita’ nei confronti di valli meno turistiche e meno conosciute. Da circa un paio d’anni o poco piu’ era comparsa su facebook una pagina di un gruppo di locals, MTBPresibene, che aveva iniziato a ripulire e a rendere fruibili alcuni sentieri in zona. A questi punti, riuscire a fare un giro su questi sentieri diventava d’obbligo. Gia’ un annetto fa avevo fatto un rapido giro sul primo trail ripristinato, Fontana d’argento, breve ma comunque interessante. Quest’anno invece, con un poco piu’ di tempo e la disponibilita’ di un contatto in zona a farmi da guida, sono riuscita a percorrere il 352, il piu’ lungo dei trail di St.Ignazio.

Cominciamo dalla salita: dopo un paio di km su asfalto cmq tranquilli, si devia in uno sterrato, che sale a tornanti senza presentare mai pendenze impegnative .. sterrato che poi diventa singletrack mantenendo cmq le stesse caratteristiche. Giunti in localita’ Tortore, sempre nei pressi del santuario di st.Ignazio proseguiamo ancora per un paio di km , prima asfaltati e poi sterrato, fino ad arrivare all’inizio del singletrack . Purtroppo la giornata non e’ delle piu’ limpide, e la foschia lascia giusto intravedere le cime innevate in lontanaza.

Il trail, lungo poco piu’ di 2 km e diviso in due parti parte con un entrata abbastanza tecnica fortunatamente dotata di chicken line. Da qua segue un mix di sezioni costruite ad altre piu’ naturali con qualche passaggio piu’ tecnico senza comunque mai diventare eccessivamente complesso o pericoloso: insomma i trailbuilder locali hanno ben interpretato il terreno, creando un percorso accessibile anche a chi e’ alle prime esperienze enduro, senza compromettere il divertimento dei piu’ esperti.

Si attraversa uno stradotto e inizia il secondo segmento, forse un pelo piu’ complesso: qua il terreno e’ piu’ compatto, ma le pendenze aumentano e ci ritroviamo ad affrontare sezioni di ripido guidato con alcune curve anche in contropendenza, non sempre intuitive… questa sezione sembra costruita “ex novo”, solo per le bici, senza fare riferimento a tracce gia’ esistenti. Un pelo impegnativa ma la pulizia delle linee e l’assenza di grossi ostacoli (eccezion fatta per una rampetta di legno) la rende comunque abbordabile. Un ultimo traverso piuttosto ripido ci riporta in prossimita’ dell’asfalto e quindi alla macchina.

Concludendo: location interessante a 40 minuti circa da Torino, di facile accesso e con ampie possibilita’ di parcheggio. Si parte da un centro abitato piuttosto simpatico e dotato di servizi , acqua lungo la strada alla Fontana d’Argento. Non conosco gli altri trail ma anche solo questo merita una discesa nel caso ci si ritrovi in zona. Complimenti ai ragazzi locali, MTB Presibene, per il lavoro svolto, sperando magari di vedere altri sentieri e altre linee. Da ripetere e approfondire.

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MTB: Confidence level

MTB – il confidence level

Confidence level, livello di fiducia, In realta’ e’ un termine che viene dalla statistica ed e’ un indice della significativita’ statistica di dati raccolti per un esperimento o quant’altro, e quindi dell’attendibiltia’ di quel che e’ stato analizzato.
Mi piace applicare questo termine alla mtb, in particolare alla guida sui passaggi tecnici, immaginandolo come un vero e prorio parametro che indica la capacita’ di ottenere un certo risultato in una determinata circostanza, sia essa il superamento di un rockgarden, di un ripidone, di un salto, o anche il miglioramento di un tempo in discesa su un determinato segmento.

Normalmente associo il confidence level a tutte quelle azioni che, in qualche modo richiedano di correre dei rischi, e alla conseguente capacita’ di rendere il rischio “controllato”.

Non e’ solo fiducia in se stessi, ma fiducia nel mezzo e nel suo setup: sospensioni, freni e gomme.

Ci sono giornate NO, in cui questo confidence level non sale, non esiste: la paura la fa da padrona e la fiducia scende.
Ci sono invece giornate SI, (bike-positive), in cui sembra che il feeling con il mezzo e con le proprie skill sia pressoche’ perfetto e ogni passaggio diventa semplice.

Vediamo cosa, nel mio caso, influenza questa interessante variabile, sia in positivo che in negativo.

 nemi rocks
Il rockgarden di Nemi, mi ci e’ voluto tempo per chiuderlo correttamente …

Elementi positivi ;

1) La compagnia giusta: non c’e’ santo. Quando sono con qualcuno piu’ bravo/a di me e che comunque abbia la pazienza di darmi qualche indicazione per i passaggi piu’ complessi mi gaso e mi butto.
In genere funziona bene anche con pari-livello con cui ci si riesce a motivare a vicenda.

2) Freni che fanno quello che devono: elemento che forse alcuni sottovalutano, ma il poter contare su un impianto frenante che fa il suo dovere e rispecchia il nostro stile di guida e di frenata puo’ fare molto la differenza, sopratutto nel “ripido guidato”. Nel momento in cui sappiamo di poter andare piano piano senza bloccare le ruote la sicurezza su questo tipo di tracciati aumenta.

3) Gomme in buono stato e preferibilmente adatte al tipo di terreno. Puo’ sembrare una cosa stupida ma fa tanto ….

4) Progressione positiva: se abbiamo fatto “bene” nell’uscita precedente, siamo piu’ tranquilli e sicuri di fare altrettanto. Al contrario reagire ad un momento “no” non e’ sempre facile.

5) Protezioni: si ma non troppo. Ho notato che a volte faccio meglio quando sono piu’ leggera (caschetto aperto e solo ginocchiere o max gomitiere) di quando mi imbottisco come un palloncino. A volte quando sono eccessivamente imbottita ragiono sul “tanto ci sono le protezioni”, e mi deconcentro facendo errori anche banali. Sono dell’idea che le protezioni siano utili sopratutto se si fanno giri meccanizzati con discese ripetute piu’ volte, caso in cui e’ piu’ facile cadere nell’errore da stanchezza e quindi nella caduta stupida. Ovvio che se so a priori che il giro ha molti passaggi rocciosi, la mentoniera per trasformare il caschetto in integrale diventa obbligatoria.

6) Luminosita’ e sensibilita’ al contrasto: riguarda sopratutto chi ha problemi di vista (come me). Ho notato che, in caso di ambienti con passaggi luce-ombra estremi, o boschi fitti in cui specie in assenza di sole la luminosita’ e’ scarsa, la mia ficudia cala. Non ho ancora una ricetta per questa problematica e credo che non la avro’ mai, al momento l’unico aiuto viene da occhiale o mascherina a lente bianca. Non c’e’ santo. La vista in bici e’ fondamentale, e se “vedo” il terreno ho piu’ fiducia nelle mie capacita’ di assecondarlo.

nemi rocks
Un passaggio su roccia alla Faggeta di Soriano nel Cimino. Malgrado fosse il primo tentativo era una giornata “bike positive” 😉

Elementi negativi:

1) Compagnia sbagliata: si dice meglio soli che mal accompagnati ed e’ cosi’. Nei limiti del controllabile, a volte alzo piu’ l’asticella da sola piuttosto che in gruppi in cui non riesco ad avere il giusto feeling, o in casi in cui il mio “provare un passaggio” possa diventare una poco gradita perdita di tempo per gli altri partecipanti.

2) Problemi meccanici di ogni genere o usura dei componenti. Parliamo sopratutto di freni e gomme … se non ci danno il giusto feeling sara’ piu’ complicato sentirsi sicuri

3) Progressione negativa: uscita precedene andata male … e’ dura reagire per trovare il giusto mood.

4) Cadute o infortuni. Riprendersi dopo un botto o un piccolo infortunio non e’ mai semplice e ci si sente subito piu’ vunerabili. Bisogna andare per gradi e piano piano ripartire da dove si era rimasti. Per ripartire valgono tutte le regole di cui sopra … Non e’ facile ma se troviamo la fiducia nei nostri mezzi e skill torneremo meglio di prima.

5) Condizioni meteo avverse: un passaggio facile sull’asciutto sul bagnato puo’ trasformarsi in un inferno. C’e’ stato un periodo in cui avevo una paura tremenda del bagnato proprio perche’ mi ci sono fatta male. E’ un discorso comunque superabile, e imparare a destreggiarsi un minimo nel bagnato portera’ ad un grosso aumento di fiducia sull’asciutto.

6) Guasti meccanici e “paura di rompere questo o quest’altro”. A volte mi e’ capitato di evitare un passaggio per paura di rompere non solo me, ma anche la bici. Anzi a volte ho piu’ paura per la bici che non per me stessa.

Uno dei tanti roccioni del st.Anna a Sestri Levante

 

 
 
 
 
 
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One nice Rocky line on #sestrilevante #trails #mtb #enduromtb #freeridemtb #mtbenduro #mountainbike #liguria #lovetherocks #lovemybike #not4normals #bicionaverdina #iamspecialized #stumpjumper

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Un passaggetto tecnico al Circeo

cori jumpUn salto sui trail di Cori … anche questo chiuso “blind” senza esitazioni …

Questo e’ un po’ quel che influenza il mio riding … ci sono alcune situazioni pero’, apparentemente negative, che possono trasformarsi in un futuro aumento del confidence level: ad esempio il bagnato, elemento che fino a qualche giorno fa proprio non riuscivo a digerire, diventando completamente impedita. Ultimamente sono stata costretta a conviverci, e su percorsi semplici sono riuscita a fare notevoli progressi … progressi che ho poi ritrovato sull’asciutto, sentendomi piu’ sicura in molte circostanze.
La MTB e’ una continua sfida e un continuo apprendere e aumentare o consolidare la fiducia in se stessi e nelle skill acquisite. I mezzi attuali aiutano tanto e permettono di andare in tratti dove un tempo dovevi essere mago del trial per passarci. Ma alla base di tutto c’e’ un buon background tecnico e capacita’ di controllo e gestione delle proprie paure e dei propri limiti. E per concludere, ricordatevi che e’ sempre meglio rinunciare ad un certo passaggio che correre rischi inutili, sopratutto se in solitaria. In mtb il “forse” non esiste. O sei sicuro di poter passare (ovvio che la variabile caduta poi si instaura) oppure meglio scendere ….

E voi che feeling avete con i passaggi tecnici in mtb ?

MTB Caldirola CaldiRock BikePark

Caldirola “CaldiRock” Bikepark.

Chi mi conosce e mi segue sa che non sono particolarmente amante dei bikepark, ma fin dalle prime volte che ho sentito parlare di questo fantomatico posto chiamato Caldirola ammetto di essermi incuriosita non poco. Sara’ perche’ sentivo dire di “una vecchia seggiovia MONOPOSTO” riadattata alle bici e che indicativamente ho riscontrato molte opinioni positive, decido, malgrado il maltempo di accettare l’invito di Sara e di approfittare di questo ennesimo break ligure per raggiungere la misteriosa location.
Sono in teoria 108 km da Rapallo … in teoria. Questi 108 km si traducono in una 60ina di km di autostrada e i restanti per strade improbabili che ti impongono un estrema fiducia in google maps.
Si sale sempre di piu’ su strade e stradine, con il tempo che non promette nulla di buono, ma ormai siamo in ballo e balliamo. La strada termina in un piazzale sterrato, circondato da alcune costruzioni che chiaramente risalgono agli anni 70, come la seggiovia. Si la seggiovia, esiste davvero ed e’ davvero ad un solo posto, con quei vecchi seggiolini in ferro che mi fanno tornare bambina a quando ancora si sciava a Beaulard… o ancora piu’ indietro, quando ricordo che a impianti chiusi giocavo a dondolarmi sui seggiolini del Frais.
E infatti bisogna tornare un po’ bambini per trovare il coraggio sia di salire su quel trabiccolo che di girare sotto quella pioggerella che a Roma definiscono gnagnarella.
Purtoppo almeno la mattina mi tocca girare da sola. Tutti gli altri ragazzi/e fanno parte dei corsi di Deepbike, e non trovo compagnia pari livello sul momento. Non riesco nemmeno a rimediare
una traccia gps del percorso piu’ facile, complice l’assenza quasi totale di copertura dati in zona. Va bene poco male. SOno abituata a ravanare da sola e anche stavolta iniziamo la giornata ravanando.
Ritirato lo skipass (un adesivo da attaccare al manubrio o al cavo freno, anche questo piuttosto inconsueto) tocca salire sul trabiccolo monoposto. Fortunatamente gli inservienti sono gentili,
e mi aiutano a caricare la bici al gancio. Bici sul gancio, la sottoscritta su un poco rassicurante dondolante seggiolino metallico. Bisogna, appena seduti tenere la bici che non sbatta …. insomma trattasi di un impianto un pelo agricolo, ma svolge egregiamente il proprio dovere.
In cima, circa 1450, la nebbia e’ ancora piu’ fitta e si fatica a capire dove andare. Dinuovo per fortuna riesco ad ottenere indicazioni, inoltre le piste sono segnate in modo abbastanza comprensibile.
Il terreno e’ umidiccio ma ho visto di peggio, va beh proviamo a buttarci per il piu’ facile dei trail, LaPierre Fun. Ed e’ davvero fun, peccato per il tempaccio, l’umido e il livello di fiducia che cala.
Ma se pare divertente sul bagnato figuriamoci in condizioni ottimali …. LaPierre Fun e’ un flow trail Formello style (chi mi legge da Roma sa) , difficolta’ simil-cinghiale/scoiattolo tanto per restare
su un punto di riferimento ben preciso. Assolutamente niente di difficile, ottimo per chi e’ alle prime armi e magari pure poco allenato e vuole farsi un idea di questo sport senza grossi investimenti (e’ possibile affittare bici).
Ripeto lo stesso trail una seconda volta… purtoppo la pioviggine persiste e il terreno non migliora ma mi reputo gia’ piu’ che soddisfatta.
Eccovi il resoconto video della mattinata …

(video)

Dopo una pausa ricomincio. Stavolta “faccio l’intrusa” e decido di accodarmi al gruppo di Deepbike in cui ci sono altre due ragazze, in modo da vedere un’altro trail, la Capannina. Questo e’ un po’ piu’ guidato, ha alcuni passaggi che non riesco a concludere causa terreno scivoloso, ma pure qui e’ prevalenza flow, grandi sponde e qualche simpatico saltino. In compagnia ci si diverte e ci si
confronta di piu’. A fine trail non me la sento di risalire, lo spirito di conservazione ha la meglio e decido di lavare la bici e di chiudere cosi’ questa giornata dal meteo avverso ma comunque divertente e in ottima compagnia.

Per concludere: “se l’universo ha un centro luminoso, qua siamo nel punto piu’lontano”. Questo e’ quel che mi e’ venuto da pensare appena scesa dalla macchina nel piazzale di Caldirola.
Ho visto pochissimo di quel che offre la location, ma i presupposti sono ottimi, trail curatissimi e adatti a tutti. Pazzesco inoltre vedere parecchia gente girare malgrado il maltempo e le distanze non indifferenti dal “mondo civile”. E’ interessante notare come una piccola stazione di bassa quota dal destino “segnato” abbia saputo ottimamente riciclarsi offrendo un ottimo servizio ai bikers in un ambiente accogliete e familiare. In un futuro sempre piu’ “elettrico” Caldirola e’ una parentesi aperta a tutti coloro che vogliono divertirsi senza faticare in salita senza necessitare di una superbici. I due trail da me percorsi sono tranquillamente “a portata di frontino” e di full senza escursioni intergalattiche. Un viaggio indietro nel tempo a 360, quando non esisteva l’enduro ma esisteva il “freeride”, appellativo ormai scomparso dal mondo della mtb (o relegato ad un certo tipo di competizioni che non han niente a che vedere con quel che significa freeride in se).
Spero che si ripresenti l’occasione di tornarci, malgrado la non facile raggiungibilita’ della location.

Vi lascio la traccia GPS GPX del Lapierre Fun in download diretto nel caso qualcuno volesse “sentirsi piu’ sicuro” 😉

https://drive.google.com/open?id=1kF4nWBj-H-32Uv83I27RTas3W3elj5Ot

Mtb: Monte Soratte

AM – Enduro sul Soratte

Il Monte Soratte e’ un’altura di 690 mt slm a Nord di Roma, che si eleva solitaria dalla Valle del Tevere. Questo particolare rilievo ospita nella sua parete sud un sistema di gallerie risalenti al 1937 ad uso rifugio militare … ma offre anche alcuni interessanti trail affrontabili in mtb. Andiamo dunque a vedere cosa ci aspetta, stavolta in compagnia degli Elettrici Guido e Giuseppe.
Partiamo da Sant’Oreste, caratteristico borgo situato sulle pendici del monte, e da qua saliamo con una ripida cementata (pendenza media 14%) fino alla chiesa che si trova poco sotto la vetta …
La salita e’ davvero ripida, io uso le mie gambe senza aiuti, e comunque arrivo in qualche modo in cima con qualche brevissimo pezzo a spinta per recuperare.
Da qua tocca spingere ancora pochi metri per raggiungere l’eremo di San Silvestro, costruito proprio in cima al monte, da cui si gode di una vista a 360 verso le pianure sottostanti.

top soratte

Si cambia assetto e si scende. Prima parte, la stessa fatta in salita a spinta, e’ un susseguirsi di rockgarden molto divertenti che ci riportano con scalinata finale al piazzale della chiesa. Da qui con un po’ di ravanaggio imbocchiamo il primo trail , breve ma tutt’altro che semplice almeno per me, Il fondo di queste zone e’ molto diverso da queii su cui ho girato negli ultimi tempi. E’ un mix di terra non particolarmente grippante, pietre fisse e pietre rotolanti. Sono sopratutto queste ultime a darmi molta noia e a togliermi sicurezza. Comunque riesco a chiudere buona parte dei passaggi, inclusi alcuni tornanti poco intuitivi.

 

Si spunta alla cappelletta gia’ incrociata in salita, di qua si prosegue con un trail che mantiene piu’ o meno lo stesso genere, forse poco poco piu’ flow in alcune parti. Purtoppo le complicazioni sono date dalla vegetazione a tratti fitta e per niente amichevole (rovi e altre piante spinose), fino a sbucare su una sterrata mezzacosta che ci riportera’ a Sant’Oreste.

Da qua con un po’ di ravanaggio troviamo l’imbocco del successivo trail. L’incipit non e’ dei piu’ invitanti, una scalinata in terra-tronchi molto stretta, che nessuno di noi osa rischiarsi. Poi un trail piu’ o meno simile ai precedenti, con sempre la vegetazione a farla da padrona … dopo un po’ il trail s’allarga e diventa una specie di sterratone (forse evitabile), che culmina con un ripido con due enormi canaline pronte a mangiarmi a colazione. Giuseppe mi costringe a provarlo. Con molta paura passo in mezzo alle canale e lo chiudo. Non e’ niente di difficile ma se per qualunque cosa stupida la ruota va dove non deve non e’ bello. Per farmi passare le mie fobie lo ripeto una seconda volta, ma ancora non mi sento tranquilla e sicura in tali circostanze.

Purtoppo ora non ci resta che risalire su strade asfaltate secondarie , anche queste con alcuni strappi oltre il 10%. Fortunatamente stavolta arriva in soccorso la “cima di recupero”, e Giuseppe “spartisce” con me un po’ dell’assistenza della sua Levo trainandomi fino al centro storico del paese.

st oreste soratte

Concludendo: Location particolare non troppo distante da Roma, sentieri interessanti sopratutto la parte alta, panorama e contesto naturale piacevole. Salite hardcore ma essendo cementate si pedalano (a fatica per me). Un ringraziamento a Roberto Taccio per averci fornito la traccia del giro e averci garantito la percorribilita’ dei sentieri, che non essendo molto frequentati sono facile preda della vegetazione.

EDIT del 28-10-19: Sono tornata sul Soratte in compagnia del “local” Taccio e altri amici , facendo lo stesso giro ma optando per una risalita piu’ lunga, tranquilla e panoramica, e aggiungendo alcune brevi varianti per fare visisita ad alcuni Eremi e avvicinarsi ai particolarissimi meri, vere e proprie “voragini” di origine carsica che sembrano addentrarsi fino al centro della Terra. In conclusione, la risalita ci porta nei pressi del famoso Bunker, ove si attraversa un vero e proprio museo a cielo aperto con esposti svariati mezzi bellici.  Varianti consigliatissime per chi, oltre a divertirsi sui trail (che purtoppo con l’umidita’ diventano almeno per me piuttosto complessi) conoscere le particolarita’ storiche e naturalistiche della zona.

Qualche foto del giro “lungo”

meri1
nei pressi dei “meri”

eremo inside
dentro la cripta ..

meri 2
Uno dei meri … brr

eremo 2

carro armato
carro armato in mostra vicino al bunker

 

soratte 1
lungo la risalita

st oreste
st oreste

eremo
resti di un eremo incastonato nella roccia..

soratte
panorama dalla cima

missile bunker
nei pressi del bunker …

io
fine giro

Traccia giro corto (salita hard):
GPSies - Soratte EnduroSoratte enduro

Traccia giro lungo (risalita soft e varianti panoramiche
GPSies - Soratte Enduro Panoramico

MTB: Sestri-Riva Tritone Trail

Tritone Trail (Sestri-Riva.t)

Un “qualcosa di nuovo” era d’obbligo in questi giorni, quindi chiusa la parentesi surfistica torniamo in sella e torniamo a esplorare. Stavolta siamo sul versante di Riva, e per raggiungere l’attacco del trail occorre pedalare per circa 6 km di cui 4 su asfalto (Aurelia, a tratti puo’ essere trafficata). Come gli altri sentieri della zona anche Tritone e’ super panoramico, ed e’ principlamente flow anche se con un terreno non facilissimo e breccioloso. Unico “neo”, per raggiungerlo c’e’ una parte in comune con l’altro tracciato, Manierta, molto piu’ tecnico, che sul momento ho trovato decisiamente scassato e complesso. Per ragioni di sicurezza trovandomi in solitaria ho preferito scendere a piedi, ma parliamo davvero di pochi metri. Dopodiche’ tocca stare attenti e prendere il bivio a destra a salire, da qua inizia Tritone, nel solito contesto naturale fantastico tipico di queste zone. La mia bassa velocita’ e’ dovuta, oltre alla non conoscenza del trail, al voler apprezzare appieno la vista sul mare sempre unica, aiutata da un meteo perfetto con un cielo limpidissimo. Buona visione.

Per concludere, eccezion fatta per la parte comune a Mainerta, Tritone e’ trail davvero per tutti, cosa “rara” in questa zona 😉 . Consigliato .

Traccia GPS GPX